[News GDR] La Fonte della Vita EternaVillaggio dell'Abete

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    La Fonte della Vita Eterna


    Riflessi d'ombre,
    gran finale.

    Kagami subì i miei attacchi, sia la bomba gelo che l'illusione sembrarono avere effetto sebbene non rallentò i suoi riflessi o la velocità d'esecuzione delle sue successive parate e schivate. La cosa mi fece corrucciare la fronte, ma l'obiettivo delle mie azioni era quello di inchiodarlo al terreno e, infatti, terminò la sua corsa in direzione della Muuga. Così i miei alleati poterono concatenare le loro offensive, forti del fatto che Kagami non si sarebbe potuto muovere, prima Fudoh tramite un fuinjutsu riuscì a limitare le conoscenze disponibili del ninja - tant'è che la spada enorme che prima brandiva con naturalezza scomparì - poi lo shinobi della foglia, dopo l'uso di una tecnica a me ignota e di cui non ne compresi bene l'utilizzo, fece fuoriuscire un getto d'olio a cui diede fuoco dopo l'affondo del mio compagno con il suo fuuma kunai.
    Mentre quell'essere, recitata la sua battuta d'uscita, esplose in un rumore di vetri infranti e emettendo una nube di fumo - scomparsa la quale però non ne rimase traccia - vidi il fuoco propagarsi sulle vesti di Fudoh, troppo vicino a Kagami per non esserne direttamente coinvolto. Spalancai gli occhi atterrito dalla situazione, immediatamente mi tolsi il mantello e mi gettai in sua direzione spalancandolo e avvolgendo il mio compaesano tentando di soffocare il più rapidamente possibile le fiamme. Mondocane, Fudoh dissi a denti stretti, mentre estinguevo le fiamme Tranquillo fratello, ce l'abbiamo fatta, specchietto è morto e... alzai lo sguardo proprio mentre la Muuga si prodigava nel suo attacco al cuore, seguito da quello di Kensei e quindi il Coraggio tra poco anche il cuore, ce l'abbiamo fatta Fudoh-san aggiunsi infine sentendo le parole e seguendo le azioni dei due guerrieri del vuoto.

    Stavano per mettere in pratica il loro rito quando, in quello che forse potrei definire varco spazio-temporale, a pochi metri di fronte a loro, comparve Akira Hozuki Jonin di Kiri. Rimasi a bocca aperta, allora Kensei aveva ragione nel riporre tale fede in quel ninja, serrai gli occhi guardandone il profilo prima che la mia attenzione venisse attirata dal cuore. Prima della comparsa dello shinobi della nebbia, il cuore dell'arma sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro - per questo il repentino intervento dei due guerrieri del vuoto -, ma con la comparsa di Akira il sangue emesso da quell'essere immondo iniziò a evaporare e rapidamente quella struttura di occhi, bocche e carne iniziò a rimpicciolirsi e scomparì in una nuvola di polvere.
    Allo stesso modo sentii qualcosa dentro di me andarsene, il potere che avevo assorbito, le ombre dell'arma, con la distruzione del cuore, lasciò il mio corpo. Il mio sguardo si perse nel vuoto mentre ciò avveniva, rimase in me un senso di vuoto che difficilmente avrei potuto colmare sebbene parte del potere, potei sentirlo distintamente, rimase in me. Mossi lo sguardo verso la mia mano mancina da cui proveniva uno strano formicolio, rimasi esterrefatto nel vederla completamente nera, la riconoscevo al tatto e ugualmente la sua sensibilità era invariata, ma aveva perso ogni riflesso dell'ambiente, sembrava quasi che assorbisse la luce circostante. Alzai la manica del kimono vedendo che quella macchia di tenebra proseguiva lungo il braccio fino alla spalla, in mancanza di uno specchio non potei notare che terminava sul collo, allungandosi alla mascella affusolandosi in dita sul mio viso. Gli altri, tra coloro che mi avrebbero guardato in viso, avrebbero potuto notare come quella macchia d'ombra sembrasse muoversi.

    Mi girai verso Fudoh per chiedergli un aiuto, infondo lui era un medico e magari se ne intendeva anche di maledizioni dopotutto, ma quello che vidi mi preoccupò ancora di più. Era lì stramazzato al suolo, subito mi scagliai in sua direzione controllando immediatamente il battito del cuore ed il respiro. Mi lasciai andare in un sospiro di sollievo sentendo le funzioni vitali, forse i danni accumulati in precedenza, con la scomparsa dell'immortalità, l'avevano portato allo svenimento, come aveva fatto notare anche Akira stesso. Quindi, muovendomi con calma, me lo caricai in spalla, era piuttosto pesante anche per via della cotta di maglia che indossava, ma potei rafforzarmi con piccole dosi di chakra. Stavo per incamminarmi verso l'uscita, un foro sul soffitto da cui si poteva vedere il cielo terso, quando venni fermato da Feng Gu, mercenario delle fenici che avevo trasportato nella sala del cuore. Mi parlò ed io ascoltai le sue parole con calma prima di rispondere aggiustando meglio sulle spalle Fudoh Sì, Feng Gu. E' scomparso in una nuvola di fumo dopo che gli è stato appiccato fuoco mi guardai attorno un'ultima volta per controllare Ma non è rimasto nessun suo resto, forse si è teletrasportato via conclusi rialzando lo sguardo verso di lui e ascoltando con maggiore sorpresa le sue parole successive. Aveva conosciuto direttamente Yashimata che, da quello che mi riportò, aveva vissuto un periodo ad Ame, alle sue parole circa le mie capacità chinai il capo imbarazzato e intimidito. La strada è ancora molto lunga, Feng gu - sama. Ma diventerò ben più forte di mio zio, laverò l'onta che ha gettato sul mio clan e sul villaggio alzai lo sguardo fiero verso di lui, infondo era quello il motivo per cui ero stato addestrato fin dall'infanzia, quello il motivo per il quale ero entrato nella Mano Nera Il suo passato è a me ignoto ed è nel mio interesse approfondirlo, se dice che parte delle sue radici sono state ad Ame, con il suo permesso, verrei a trovarla Quindi avrei serrato le mascelle attendendo speranzoso una sua risposta.

    Quindi seguii il resto della comitiva verso l'uscita, impastai del chakra rendendo la pianta del piede adesivo e ci muovemmo verso l'aria fresca. Nel farlo mi sarei avvicinato a Kensei Hito, che verosimilmente si era preso cura di Akira, quindi con voce lenta parlai Ti devo chiedere scusa, Kensei-sama. Ho commesso un errore nel non avere fede in Akira-sama e nel dubitare delle sue parole a quel punto, dopo aver prima riabbassato lo sguardo e quindi rialzato, giunti finalmente alla luce del sole, dissi sempre in sua direzione Fudoh, Kitori ed io siamo stati mandati su quest'isola per consegnare una lettera ad Akira da parte di Sanjuro, disse che era importantissima e che avremmo dovuto consegnargliela a tutti i costi feci una pausa schiarendomi la voce E' in possesso di Fudoh e credo, per quello che ha dimostrato su quest'isola, che sia lui stesso a doverla consegnare ad Akira-sama
    Sistemando meglio per un'ultima volta il mio compaesano sulle spalle, mi sarei diretto verso il villaggio e avrei affidato a qualcuno di abile le sue cure per poi dirigermi nello spiazzo bruciato dove si sarebbe tenuta una riunione conclusiva tra le parti coinvolte. Ci vennero forniti diversi tonici e cure mediche, dopo un'ora circa iniziò la riunione a cui partecipai ma rimanendo in disparte.
    Molti dei discorsi che fecero non li compresi completamente, vi fu una evidente divergenza di visioni tra l'Hokage e Akira, il quale si propose - o meglio, autoproclamò - tutore della tregua. Mi passai la mano sul mento riflettendo sulla posizione in cui si era messo, certo facendo leva del fatto che fosse un guerriero del vuoto, aveva messo sulle sue spalle la salvaguardia e la tenuta di un'alleanza che coinvolgeva la Zanna con l'Accademia stessa. Stava dunque caricando su di sé una carica politica che, in linea di massima appartenendo all'Accademia, sarebbe dovuta essere plurale per sua natura, come la stessa Muuga aveva suggerito. Scossi la testa sorridendo, quel Akira lì gli piaceva fare lo stravagante ma era molto intelligente e ne sapeva di politica era innegabile.
    Quindi seguirono altre discussioni circa il ruolo di Hayate e i rapporti tra di loro e l'Accademia.

    Il mio grado mi recludeva al silenzio, non sentivo alcun diritto di prendere parole, inoltre la mia ignoranza sulle vicende di cui parlavano era tale che temevo, unicamente, di fare una gran brutta figura. Ma, una volta che i toni si fossero abbassati e chiusi taluni discorsi, se da parte dei miei diretti superiori non fosse già stata mossa tale domanda, alzando il braccio e muovendo qualche passo verso il centro, dopo aver schiarito la voce per attirare l'attenzione, mi sarei rivolto verso i ninja della zanna e della tregua. Il mio sguardo si sarebbe soffermato su quello della Muuga, erano successe molte cose da quando l'avevo portata alla sala del cuore, però dubitavo che si fosse dimenticata chi, per primo e a nome del proprio villaggio, l'aveva avvisata circa il piano di ucciderla da parte di Akira-gen. Sono Youshi Tokugawa, genin di Kiri mi presentai, dando per scontato che in pochi avrebbero potuto sapere chi fossi Sono partito dall'isola del mio villaggio che eravamo in tre, uno ora è privo di sensi e gli sono state fornite delle cure, l'altro risulta momentaneamente scomparso feci una pausa serrando le mascelle, forse per Hayate o la Zanna le mie parole valevano poco, ma tra gli Accademici in molti avrebbero potuto cogliere il dolore nel vedere il proprio team smembrato Volevo chiedere a voi tutti se è stato avvistato, il suo nome è Kitori Kuro Kenkichi dicendo il suo nome mi guardai attorno, assicurandomi che tutti lo sentissero E' più alto di me, capelli chiari e ha circa vent'anni. Qualcuno l'ha visto?
    Quindi mi sarei taciuto lasciando che lo sconforto non prendesse il sopravvento, ero preoccupato che fosse stato rinvenuto il suo corpo, in caso contrario, invece, un barlume di speranza non si sarebbe spento e, senza attendere di riprendermi completamente e con il consenso da parte dei miei superiori, mi sarei dedicato alla ricerca di Kitori-san.

     
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    Falce dei Kaguya


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    Y Danone
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    La Fine della Balena


    La mancanza...



    Non lo avrei mai detto: ma riuscimmo, più o meno, a coordinarci.
    Vi spiego il "più o meno": Youshi-san apparve e lanciò quel suo esplosivo congelante, la ragazza dagli occhi bianchi riuscì ad evitare l'attacco dello Specchio ed il piagnone fece la sua parte, prima che io arrivassi addosso al suddetto uomo specchiato.
    E la mia idea funzionò! La sua spadona scomparve nel nulla! Riuscii persino a piantargli il mio Fuuma Kunai in corpo.
    Se non è fortuna questa!

    Ed ovviamente subito dopo quel pensiero ecco che il piagnone pensò bene di darmi fuoco assieme all'omino specchio.
    Urlai di dolore, perché sarà stata anche un'isola dove non si muore mai, ma l'ustione la sentii decisamente, cadendo a terra, in mezzo al ghiaccio, in cui inizia ad agitarmi per spegnare le fiamme e raffreddare le ustioni, forse non l'azione più igienica e corretta da un punto di vista medico, ma ammetto che ero abbastanza concentrato sul dolore in quel momento.
    Lo Specchietto, comunque, fu sconfitto e mentre anche Youshi mi aiutava con le fiamme, potei sbirciare, seguendo lo sguardo del mio compaesano, la battaglia che stavano combattendo gli altri ninja contro quella gigantesca cosa.
    Vidi la donna con la lancia, Elmo-san, e poi il nanetto con la mazza dorata, scatenarsi in attacchi decisamente non da poco, tutti quanti fecero uso di taijutsu davvero impressionanti, però che non bastarono a distruggere quel "Cuore" che vidi gonfiarsi, mentre il dolore delle ustioni sulla mia schiena si stava, stranamente, espandendo verso il petto?
    Sentii una prima fitta, poi una seconda, mentre i guerrieri del Vuoto si facevano avanti, poi il "Cuore" smise di gonfiarsi ed appassì.
    E quella fu l'ultima cosa che vidi.
    Un dolore acuto mi spezzò il fiato, non riuscii nemmeno ad urlare come quando ero stato ustionato, semplicemente mi mancò il fiato per la sofferenza... e poi il buio.

    [...]

    Mi trovavo in mezzo alle tenebre, era tutto buio, il mio primo istinto fu di chiamare per Youshi-san, o per Elmo-san, ma un rumore mi fermò: non vedevo niente, ma li sentii, un pò come quando quel branco di ragni ci aveva attaccato vicino al lago, i passetti, ma non moltiplicati per decine di volte, solo due serie, ma molto, molto, più pesanti.
    E si dirigevano verso di me!

    Iniziai a correre. Correvo, correvo, fino a sentire i polmoni prosciugarsi ed il cuore esplodere. No, non stava esplodendo, stava prosciugandosi come i polmoni!
    Poi d'improvviso, mentre correvo, mi resi conto che non sentivo più stanchezza, vedevo una sagoma davanti a me, piccola, insulsa, che correva e mi stavo divertendo ad inseguirla, ad osservarla con i miei occhi, consapevole che le avrei dato un obiettivo.
    Sì, avete capito: sei occhi ed aggiungerei che avevo sei zampe con cui battevo il terreno ritmicamente, correndo in quelle tenebre senza fine.
    Almeno finché non sentii di nuovo la stanchezza e la paura, inseguito dal gigantesco ragno, disperato per riuscire a salvarmi da lui.
    E di nuovo, la paura lasciò il posto al divertimento di inseguire l'insulsa figura che scappava.
    Questo continuo passaggio dalla paura e dalla stanchezza, al divertimento, fu... infinito.
    Non vi saprei dire per quanto dormii in quelle condizioni, posso dirvi che quando tutto finì, realizzai che quelle tenebre erano un'ombra sopra di me, un'ombra gigantesca, che alzai la testa per guardare di cosa fosse.
    Era... una balena. Una Balena con le ali ed una grossa coda che si muoveva, sorrisi nel vederla, come se fosse famigliare... come se fosse un amico, o forse qualcosa di più, qualcosa a cui non sapevo dare un vero e proprio termine. Ma assieme a quel senso di legame, ad una sorta di felicità per la consapevolezza di averla incontrata, per qualcosa che non sapevo definire, sentii anche una mancanza, come se avessi perso qualcosa di importante che non sapevo di avere e che, onestamente, non vi sarei nemmeno definire.
    Mi guardai intorno, confuso: il ragno non c'era più, ma distanti c'erano due figure, una specie di gigante dalla pelle scura e... una sirena? Mi salutavano ed io avrei voluto dirgli di aspettare, di parlarmi, di spiegarmi cos'era successo, cosa era quella sensazione, quel senso di... appartenenza! Ecco quella era la parola che credo potesse definire quello che sentivo, ma non era come l'appartenenza del Fuuma Kunai, era quasi come il legame con le tartarughe, ma più forte, più strano.
    Avrei voluto parlarne con quelle due figure, ma erano distanti e mi salutavano. E così anche io le salutai.

    [...]

    A quel punto aprii gli occhi: avevo un tetto sulla mia testa e sentivo un'insolita sensazione di morbidezza sotto di me.
    Allungai un braccio e capii.
    M'hanno messo su un letto.
    Come ben sapete, io dormo per terra normalmente.
    Ma quel piccolo fattore passò subito dalla mia mente: mi sentivo il fiato corto ed ero stanco, e, cosa più grave, quel senso, quella mancanza, non m'aveva abbandonato. Sentivo di aver perso qualcosa, di aver perso un'appartenenza, un qualcosa.
    Stavo sudando, mi asciugai la fronte, e mi resi conto che non solo sudavo, piangevo.
    Eh?
    E nel passarmi la mano sul volto, lo notai, fra le dita, una nocchiera con su scritto "Bakekujira".
    Eh??
    Mi guardai intorno, non c'era nessuno, ed onestamente, per quanto non ce la facessi a stare intorno a qualcuno in quel momento, volevo capire com'era finita dopo che avevamo sconfitto lo Specchio, così mi rialzai e nascosi fra i miei abiti il tirapugni, notando a quel punto che avevo ancora il rotolo dello Sciamano-sama.
    Devo ancora trovare Akira-san.
    Mi ricordai e, facendo forza sulle gambe affaticate, uscii.

    [...]

    Ci misi un pò a raggiungere il luogo della riunione, fortunatamente avevo trovato nel palazzo dov'ero un tizio, abbastanza gentile, che mi disse della riunione. [Nota]
    C'erano quattro tavolate: riconobbi la donna con la lancia e Mascherina, assieme ad un biondino, dalla posizione da cui stavo arrivando, da una parte rispetto a loro c'erano il nanetto schizzato che conosceva Elmo-san con altre tre persone, fra cui una ragazzina.
    Dall'altra parte, più volti noti: riconobbi Elmo-san, ma d'altronde vi sfido a non notarlo, poi c'era Youshi-san, cosa di cui fui grato, ed anche Akira!
    C'era anche il gigantone che s'era presentato come Hokage, notai il piagnone che mi aveva dato fuoco, altri che erano presenti durante lo scontro (fra cui l'uomo Gabbiano, un pò in disparte, fortunatamente senza le ali) e poi vidi Masayoshi di Suna!
    Mi avvicinai agli altri ninja accademici, perché mi parve di capire che quella era la divisione in gruppi e rimasi ad ascoltare fino alla fine della discussione.
    Ammetto che avere il fiato corto e sudare, non è che potesse dare di me un bello spettacolo, oltre al senso di perdita che ancora sentivo, ma rimasi lì ad ascoltare, notando all'ultimo tavolo i due guerrieri del Vuoto ed una donna che non avevo mai visto prima.
    Alla fine della riunione, per prima cosa mi avvicinai al Tokugawa: Youshi-san, quindi abbiamo..., non riuscii a finire la frase, dire "Vinto", o che tutto era andato per il meglio, non mi risultava normale in quel momento, Siamo tutti vivi., fu l'opzione migliore che riuscii a pensare.
    Dov'è Kitori-san? Hai chiesto a Mascherina? E cos'è successo quando sono svenuto?, chiesi, prima di voltarmi verso Elmo-san e, dopo aver finito di disquisire con il mio parigrado, mi sarei diretto da lui, Aveva ragione, Inquisitore-san, Akira Hozuki era vivo, anche se era scomparso nell'acqua con tutta quella strana storia del Vuoto., dissi con un leggero colpo di tosse, per poi prendere, finalmente, il rotolo dato da Sanjuro-sama ed avvicinandomi al jonin spadaccino.
    Akira-san! Sanjuro-sama ha chiesto di portarle questa missiva, con la massima urgenza... ma fra lei che scompare nell'acqua e tutto quel casino di tizi che si chiamavano con lo stesso nome, m'è riuscito un pò difficile farlo prima., affermai porgendogli il rotolo, forse interrompendolo mentre parlava con il piagnone e Masayoshi.
    E verso il sunese mi rivolsi nel frattempo: Masa-san! C'eri anche tu qui? Certo non è il momento migliore, ma felice di vederti., ammisi, per quanto mi rendevo conto che, fortunatamente, ero visibilmente stanco, altrimenti sarebbe forse, stato possibile notare un certo senso di tristezza che mi sentivo addosso.
    Dopo aver, possibilmente, scoperto cosa c'era nel rotolo inviato da Sanjuro, mi sarei diretto all'altro tavolo, quello con Mascherina-san e le avrei rivolto la parola (poco m'importava se c'era pure la donna con la lancia assieme a lei, o meno).
    Mascherina-san, mi scusi, ma che ne è stato di Kitori? Lo avevo lasciato assieme a lei nel cunicolo, quando ho attaccato l'Haya-pardo, poi il cunicolo è crollato e sono usciti quei... ragni., ebbi un brivido nel dire quella parola e non per il ricordo dell'attacco sul lago, Cos'è successo al mio compaesano nel frattempo?, chiesi ancora con sincera e gentile curiosità, sperando in una risposta.
     
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    Abete


    Post XXV


    Alla fine dei conti nessuno dei colpi che avevo lanciato addosso all'avversario andò a segno, anche a causa delle sue immense capacità difensive. Creando degli scudi e destreggiandosi in difesa, l'Hayate Jins Kaguya riuscì a subire solo una piccola ferita nonostante la velocità dei miei colpi. Sì, non sapevo proprio niente dei Kaguya. Non sapevo proprio niente di quel clan. E prima di quella missione strana e improvvisata non sapevo niente nemmeno di tutto il resto, come gli Hayate, Armi, Balene, gente immortale e così via. Era, per questo, una specie di un nuovo universo che si era aperta davanti a me su quell'isola. O, meglio, più che grazie a me, alla gente che mi aveva affidato il compito di fare il mio piccolo, ma doveroso, contributo.

    Quando mi chiese se non fossi diventato un codardo, digrignai i denti. - Sei un povero infame Jins. - Gli dissi. - Un povero infame. Buono a colpire i deboli alla schiena. Ma non appena hai a che fare con persone più forti, ecco che, letteralmente, diventi inutile passando sulla difensiva. - Era vero. Era più forte di me. Ma con i cambiamenti che erano avvenuti, dopotutto, non era la sola forza che faceva da padrona ai combattimenti in quella sala. C'erano anche molte altre cose a cui prestare attenzione; c'erano tanti altri fattori da considerare. Quel combattimento mi sarebbe servito, quello sì, per vedere come quel ragazzo riuscisse a combattere, a tirar fuori le ossa dal suo corpo, a difendersi e ad attaccare con la lancia. Non potevo sapere delle capacità dei Kaguya senza averle prima viste. Quando, invece, mi chiese se volevo vedere come infilzare un'arma, gli feci il cenno di farsi avanti: - Hai già provato a infilzarmi Jins Kaguya, e non una volta. Ma sei lento e goffo: solo un gatto sovrappeso che vuole battere un leone. - Ero abbastanza sicuro che Jins non avrebbe capito né il paragone, né la similitudine. Anche se era bravo con la sua lancia e a tirare fuori le ossa dal corpo, - un combattere da corpo a corpo, proprio come me, - prima o poi avrei trovato la chiave per aprire le sue difese. Trovavo sempre la chiave per aprire le difese. L'unica difficoltà era che avevo poco chakra e dopo tutta quell'avventura che, speravo, avesse portato del denaro nelle mie tasche, ero anche abbastanza provato e stanco.

    Probabilmente fu l'altro combattimento a farlo arretrare da me (e a dire la verità, concentrato com'ero sul nemico, non mi accorsi nemmeno di come stessero andando le cose più in là, non che m'importasse molto). In quel movimento, forse, avrei potuto provare a prenderlo in qualche modo; di contro, però, guardai come mettesse la lancia nell'incavo del suo gomito per comporre un sigillo inondando tutta l'area di nebbia. Capii subito cos'è che stesse per fare, anche perché girai la testa di lato guardando come un altro dei nemici fu ferito, a quel punto, ne ero sicuro, mortalmente. Subito dopo tutta l'area sarebbe stata letteralmente pervasa dalla nebbia. Ero sicuro che era nebbia finta, di chakra; quella nebbia che dopo un po' si sarebbe sicuramente dissipata. Ciononostante ero anche sicuro che Jins Kaguya mi avrebbe sentito. Perché la nebbia non poteva mica fermare il suono della mia voce. - Fuggi Jins Kaguya. Scappa rapido, come un coniglio da un lupo. Ma sappi che ti troverò prima o poi. E non importa quanto tempo dovrò cercarti, quanti soldi dovrò spendere nelle ricerche, quante energie consumare. Ti troverò e a quel punto taglierò quelle tue ossa e ti farò diventare polvere, costi quel che costi. Così come, - e questa è una promessa, - troverò tutti i membri della vostra cricca di criminali immortali. - Mi avrebbe sentito. Mi avrebbe sentito senza alcun dubbio. Avrebbe senz'altro sentito la mia voce in mezzo alla nebbia. L'avrebbe raggiunta quella mia voce poco prima che avesse tentato di sorpassare il condotto; poco prima che fossero esplose le bombe. - Diventerò più forte Jins Kaguya. E ti taglierò. Eccome che ti taglierò. - Non appena la nebbia si fosse diradata avrei testato l'ambiente alla ricerca di possibili trappole che il Kaguya avesse potuto lasciare nel campo e, ovviamente, avrei provato anche a capire sé se ne fosse andato per davvero oppure no: non mi fidavo di lui. Se tutto fosse proceduto come doveva, avrei poi raccolto il corpo della kunoichi svenuta, la Chiba. C'era da portarla fuori e, considerando che la mia tecnica avrebbe smesso di funzionare da lì a poco, farlo non sarebbe stato per niente facile: i corridoi di quel posto non erano chissà quanto larghi e camminare con un peso sulle spalle, da affaticato e stanco qual'ero, non era sicuramente la cosa che preferivo fare in quel momento. Tuttavia non ero un medico e certamente dovevo fare in modo che qualcuno dei "superiori" si potesse prendere cura della ragazza. Quanto avrei camminato prima di portare il corpo dove dovevo? Quante energie mi avrebbe portato via la cosa? Non lo sapevo nemmeno io, ma ciò che doveva essere fatto, andava fatto. Semplicemente. Ai miei compagni, invece, non avrei rivolto parola fissandomi per bene la kunoichi del clan Chiba alla schiena, fissando anche il sacchetto con la testolina tagliata e andandomene da lì usando il chakra adesivo nel migliore dei modi. Durante lo spostamento con il sacchetto legato alla mia schiena, avrei usato entrambe le braccia per sostenere il peso della kunoichi.

    [...]



    Fu solo successivamente che scoprii della Tavola Rotonda proposta da Hayate e accettata dai miei alleati. - "Questi scendono a patti con il Diavolo..." - pensai capendo che mai avrei accettato un qualsiasi dialogo con il Male del mondo. Tuttavia non ero nessuno, purtroppo; non ero nemmeno accademico, un ronin come mille altre e nemmeno il più bravo. Non che potessi oppormi chissà quanto alle decisioni prese dell'Alto: se i grandi capi della Tregua e persino Raizen volevano quel tipo di "dialogo", l'avrebbero avuto.

    Ci avrei trovato praticamente tutti gli Hayate, - forse, - tranne Jins. In effetti Jins non c'era e forse era meglio così anche per lui. Del resto, se era in qualche modo legato al leader forse aveva già preso una barca o qualcosa del genere e si era allontanato dal posto. Tuttavia, anche con il sacchetto legato alla schiena e con tanto di faccia stanca e corpo provato, non mi sarei di certo risparmiato. Come prima cosa ascoltai quello che aveva da dirmi Raizen, il che non sembrava felice del mio operato. - Se fossi stato il più bravo dei mercenari, non le avrei offerto la mia lealtà per 300 ryo. - Tagliai secco come per dire qualcosa di simile a: "La qualità del prodotto è relazionato al prezzo del prodotto". Non è che uno poteva aspettarsi chissà cosa da un altro che faceva tutto quello che aveva fatto per un paio di spiccioli. - I nemici incontrati erano ben più forti di me e anche i 1000 ryo da lei proposti mi sembrano pochi per quello che ho dovuto fare. Ma i patti sono patti. Ahimé, le prometto che mi impegnerò al massimo allenandomi giorno e notte per diventare più forte da tutti i punti di vista. Non per soldi. I soldi non mi interessano alla fine del viaggio. Ma per battere i miei nemici, che sono anche i suoi a quanto suppongo, la prossima volta che li reincontrerò. - Continuai mettendo il sacco con la testa sul pavimento. - In ogni caso credo di aver fatto il mio: qui ho la testa di un servitore degli Hayate. Ho massacrato la Speranza. Ho fatto arrabbiare a Magnanimità. E ho dato del filo da torcere a Jins provando a salvare i miei compagni. Non credo che la mia giornata sia stata proprio inutile. - Commentai stanco dicendo che, in effetti, c'erano delle persone molto più brave di me in quel posto e che, in effetti, non che si potessero aspettare molto da me. In quel discorso, però, Raizen avrebbe comunque sentito delle note strane. Quasi come se pronunciavo quelle parole con una frenetica voglia di tornare ad allenarmi il prima possibile: Jins e Magnanimità, ecco quali erano i miei giurati nemici alla fine di quel viaggio. E dovevo crescere. Dovevo crescere maledettamente. Velocemente. Follemente. Dovevo crescere tanto per riuscire a pulire il mondo dalla loro pestifera presenza.

    In quel posto trovai anche il ragazzo dai capelli blu che amava parlare da solo, oltre a Raizen e un paio di altre persone. Vi erano praticamente tutti gli accademici e anche altra gente che non conoscevo e non sapevo chi fossero. Ascoltai le parole di Raizen, il quale sembrava essere piuttosto predisposto verso il Dialogo con il Diavolo, per come la chiamavo io. Non era propriamente la posizione che mi aspettavo da un capo accademico, ma era la sua posizione. - "Mi pare che abbiano già leso gli innocenti..." - pensai non trovandomi per niente d'accordo con Raizen con quella sua posizione. Da quanto avevo imparato nel corso del tempo, il Male riusciva sempre a crescere se gli si dava la possibilità di crescere. Gli bastava spesso un alleggerimento, un forto; una sola possibilità e il fuoco nero infernale poteva divampare in tutto il mondo. Ma che ne potevo sapere io?
    Incrociai le braccia. - "Sono solo un piccolo uomo in un mondo troppo grande." - - pensai ascoltando gli altri interventi. Quello di Feng Gu mi parve decisamente più interessante e mirato, - oltre che meno diplomatico, il che per me era una cosa buona e giusta, - rispetto a quello di Raizen. Anzi, mi piacque così tanto che volli alzarmi per applaudire. Ma non lo feci. Non sapevo che tipo di Vendetta perseguitasse quel tizio; non sapevo cosa volesse, quali fossero i suoi obiettivi e non conoscevo i motivi per cui era così acceso, infuocato e... strano? L'unica cosa che mi preoccupava fu la possibile reazione di Raizen. Al tempo, difatti, non sapevo se Feng Gu fosse un suo amico o nemico considerando che non era un accademico.

    Venne, quindi, la volta del ragazzo dei capelli Blu, la cui posizione era più o meno simile a quella di Feng Gu e quindi alla mia. Che chiamò "Kaguya". - Troppi Kaguya in giro. - Pensai sconsolato nel sentire le parole del ragazzo dai capelli blu. Per come parlava sembrava comunque un ninja importante per la Nebbia, tanto da assicurare la mancanza di azioni ostili contro i ninja della Zanna e persino spingersi oltre, tanto da rimarcare l'inimicizia con gli Hayate e persino quasi nominò nukenin un proprio conterraneo. Non ebbi voglia di applaudire alle sue parole, anche perché forse non erano così "accese" come quelle di Feng Gu. Ciononostante, mi trovai d'accordo con le stesse per quanto riguardava la parte degli Hayate, anche se più di qualche preoccupazione nacque nel mio cuore. - "Speriamo che Raizen non abbia da ridire... E poi... beh... sarebbe anche l'ora di eliminare le differenze tra i vari villaggi accademici... Perché di 4 non farne solo uno?" - Un pensiero a dir poco assurdo, concordo. Ma davanti alle possibili differenze tra gli accademici; dinnanzi a un possibile pericolo di scissione nel momento di maggiore crisi mi sembrava un pensiero alquanto logico.

    A quel punto, però, in mancanza di altri ninja che dicevano la "loro", mi sarei alzato io. Forse la sola e unica comparsa nella scena di me avrebbe adirato tutti gli hayate. O forse no. Fatto sta che mi sarei tolto il sacchetto dalla schiena e avrei tirato fuori dallo stesso la testa dell'Hayate ucciso. Poi, con un calcio l'avrei spedita direttamente verso il tavolo degli Hayate, cercando di farla atterrare, con una cura pressoché maniacale, davanti alla Magnanimità in modo che potesse ammirarla in tutta la sua bellezza.



    - Io sono Tasaki Moyo, ronin di Kumo, e vi dichiaro, da ora in poi, miei giurati nemici. Questa è la mia posizione. - Dissi chiaramente e senza troppi giri di parole. Nessuna diplomazia; non ero mai stato diplomatico se non si fosse capito da quel gesto che avevo fatto poco prima. E non volevo nemmeno esserlo con quelle persone verso il quale provavo solo due sentimenti: odio e disprezzo più totale. - Jins Kaguya è scappato come un coniglio. Tipico stile Hayate, a quanto sembra; tipico stile del vostro piccolo e insulso Dio. A differenza dell'Hokage io non sono affatto incline a dialogare con il Male Assoluto; né a fare favori al Male Assoluto; l'unica cosa che si può fare con il Male è dargli fuoco e mandarlo all'inferno per farlo soffrire in eterno. Ed è quello che succederà. Così imparerete come mentire, attaccare alle spalle o prendervi gioco dei più deboli. Vi troverò, cani, ovunque voi andiate, e vi ucciderò così tante volte che vi stancherete di risorgere. Avete la mia promessa e non m'importa cosa dovrò spendere per mantenerla. -



    Il mio sguardo si sarebbe concentrato solo sulla Magnanimità; ma ovviamente provato ad analizzare Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    il chakra di tutti i presenti nella sala: le informazioni mi servivano come non mai. Le mie parole erano rivolte a tutti, ma era chiaro che prima di qualsiasi altro Hayate parlavo soprattutto a lui. E sì, non importava cosa dovessi fare; non importava quanti soldi dovessi spendere: dovevo diventare ancora più forte. A qualsiasi costo. Solo così avrei potuto sradicare quella setta di malvagi dalla terra. - Io vi dichiaro Guerra Totale brutti infami. - Dissi infine con quel tono di voce che sembrava voler tagliare ogni singola speranza di diplomazia dell'hokage, risedendomi al mio posto subito dopo con le braccia incrociate davanti al petto.

    [...]



    Finito tutto in un modo o nell'altro avrei preso i soldi che mi spettavano e avrei provato a trovare una compagnia per il viaggio di ritorno. Ovviamente, una compagnia accademici, ma preferibilmente non con l'Hokage. Anche se non ero un accademico, quella sua "Piccola" apertura verso gli Hayate non solo non mi era piaciuta per niente, ma mi aveva persino adirato. E anche se eravamo dalla stessa parte della barricata, la posizione di Fengu Gu e quella del ragazzo dai capelli Blu che per un attimo avevo scambiato con il Mizukage data l'autorità mostrata, mi parve più sobria. Non avrei comunque imposto la mia compagnia a nessuno, ma non mi andava di viaggiare da solo e anche stanco. Per questo, se non fossi riuscito a trovare una compagnia di accademici con cui tornare al Continente e quindi andare ad Ame, avrei sfruttato del tempo per riposarmi ancora un po' sull'isola. E solo dopo, fresco e con le nuove energie, avrei intrapreso il viaggio di ritorno con tanto di 4000 ryo in tasca, la convinzione di dover subito ritornare agli allenamenti nella maniera più faticosa più possibile, con la conoscenza di nuovi ninja e anche con una matta voglia di sangue. Soprattutto di quello di JIns e della Magnanimità.

    In un modo o nell'altro.




    Chakra: 18,75/60
    Vitalità: 10/14
    En. Vitale: 14,5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 675
    Velocità:  650
    Resistenza: 500
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 675
    Intuito: 625
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico di Recupero Medio × 2
    • Shuriken Gigante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Katana × 2

    Note
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    Post 22 ~ Epilogo

    Forza bruta. Veleno. Fulmini e fiamme. Il trio accademico aveva scatenato contro CaoCao tutto ciò che aveva, arrivando al limite ultimo delle loro possibilità. Per come erano allora, almeno. Dove da soli avrebbero fallito, in tre riuscirono, costringendo il nemico terribilmente debilitato a ritirarsi definitivamente dallo scontro. Privo di energia e senza più il corpo del clone a sorreggerlo, il braccio del Kinryu che reggeva la spada cedette. La punta di Luglio d'Accompagnamento si piantò nel terreno annerito e lo shinobi si appoggiò di peso alla guardia dell'arma, piegando un ginocchio.

    Ce l'abbiamo fatta.

    Fu poco più di un sussurro. Non era finita. L'ultima frase pronunciata dallo spirito della spada, la situazione di vita e di morte in cui si trovavano, lo scontro che proseguiva altrove. Tuttavia, erano sopravvissuti ad un avversario terribilmente scaltro, per quanto prossimo alla follia, e già quello era un risultato degno di lode. In più avevano portato a termine il compito loro assegnato dal fato, di proteggere la stanza da intromissioni finché il Cuore non fosse stato sconfitto. Eppure, nessuno lì dentro aveva voglia di festeggiare.

    Con estrema difficoltà, reggendosi a malapena sul precario sostegno, il Kinryu si tolse la maschera dal viso, respirando finalmente con tranquillità a pieni polmoni. Gli veniva da ridere nel considerare quanto anche quel gesto semplice gli procurasse fitte al costato. Raramente era stato ridotto così male nella sua carriera. A fatica slacciò i primi bottoni del corpetto e infilò l'oggetto nella tasca interna dove lo conserva di solito. Nel ritrarre la mano sfiorò qualcosa, e il ragazzo abbassò lo sguardo. Ciò che vide lo fece rabbrividire, ma poi sul suo volto si dipinse un sorriso triste.

    Era prevedibile immagino...

    Traballante nel corpo e nello spirito, il giovane forzò il suo corpo a rialzarsi. L'esaurimento della sua tecnica speciale aggiungeva dolore e stanchezza, e il chakra gli bastava appena per non svenire, ma c'era chi era messo peggio. Rivolse lo sguardo al suo primo compagno dei tempi dell'Accademia. Il suo primo amico fuori dalla propria famiglia. Si morse il labbro per non distogliere lo sguardo dal moncherino sanguinante. Quella ferita era per lui il monito di quanto aveva realizzato su quell'isola, dopo l'incontro con il Coraggio. Era stata la sua debolezza ad infliggere quello sfregio sul corpo del marionettista. Non era abbastanza forte per proteggere nessuno, era quella la verità.

    Si riscosse solo quando Kato iniziò a tamponare la ferita del sunese. Con passi pesanti, si avvicinò all'Abara per prestargli soccorso a sua volta. Srotolando alcune delle fasce da combattimento che portava alle braccia, le strinse intorno al busto del ragazzo per tenere premuta la benda improvvisata.

    ...mi dispiace, Shunsui.

    Shin avrebbe pronunciato quelle parole senza alzare gli occhi dal suo lavoro, ma se il marionettista l'avesse osservato, avrebbe notato sul suo viso una serie di sentimenti contrastanti, ma sul sollievo svettava il senso di colpa. Era chiaro a chi lo conoscesse bene quali ragionamenti popolavano la sua mente in quel frangente. Sia che il sunese avesse parlato, sia che fosse rimasto in silenzio, appena finito di medicarlo il foglioso si sarebbe rialzato, passandosi una mano sul viso per rimuovere la polvere e forse un accenno di lacrime.

    La comunicazione di Hayate avrebbe rialzato lievemente il loro umore, ma lo scricchiolio sinistro proveniente dal soffitto gli avrebbe fatti rapidamente ripiombare nella preoccupazione. Rimanere lì era pericoloso, ma anche andarsene non sarebbe stata una passeggiata. Shin avrebbe preso sottobraccio dal lato sano il compagno ferito, facendo cenno all'otesi di aiutarlo.

    Il tunnel è ancora bloccato... Noi siamo stati portati qui da quel traditore, ma voi da che strada siete arrivati Shunsui? Indicaci la via, ti portiamo noi.

    La voce era secca, quasi arida, come se non gli fosse rimasta una goccia di saliva in bocca. Una volta che si fosse poggiato a lui il ninja della Sabbia avrebbe percepito quanto fosse teso il giovane, tanto da tremare lievemente. Eppure i suoi occhi continuavano a scandagliare la stanza, alla ricerca di un soluzione. Il suo animo era spezzato, ma non si era ancora arreso.

    A quanto pareva l'unica strada percorribile era attraverso la pesante anta metallica divelta dal Guerriero del Vuoto. Avrebbero fatto a ritroso il cammino del gruppo dell'Abara finché non avessero incontrato la Mansuetudine, che era venuta loro incontro, portando con sé tanto il braccio mozzato del sunese quanto il necessario per le prime cure. Tra gli Hayate che avevano incontrato fin'ora non sembrava così malvagio, ma anche si fosse rivelato il peggiore dei mostri ormai doveva considerarlo un suo superiore.

    Quella consapevolezza colpì Shin mentre veniva ripulita la ferita del ninja della Sabbia e sostituito il bendaggio. In cuor suo non aveva abbandonato Konoha, ma mettersi agli ordini di un'organizzazione di quel tipo non lo rendeva certo meritevole di lodi. Scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero. Avrebbe affrontato quel dilemma quando sarebbe stato inevitabile, per il momento aveva altro di cui preoccuparsi. In particolare una questione pressante, che iniziava a mettergli una giustificata ansia. I suoi tradimenti quel giorno non erano ancora finiti.

    Andate pure avanti, vi raggiungo tra un minuto.

    Con un groppo in gola, la voce del giovane era uscita stranamente strozzata. Una tenue luce filtrava da quella che doveva essere l'entrata a quel complesso sotterraneo e ben presto sarebbero stati all'aria aperta, ma a lui rimaneva ancora una cosa da fare. Quando fosse rimasto solo ed il rumore dei passi fosse scomparso, avrebbe infilato la mano sotto la maglia, tirando fuori un ciondolo. Il cristallo di puro chakra condensato era attraversato da una miriade di crepe sottili e il colore, solitamente di una trasparente lucentezza come l'acquamarina, ricordava un opale nero.

    Il pendente sembrava sul punto di esplodere in mille pezzi, ed era un vero miracolo che non fosse successo durante il combattimento in effetti. Mentre lo fissava, un piccolo frammento si staccò e cadde, polverizzandosi prima di toccare il suolo. Il tempo stava finendo. Doveva mandare un messaggio, e ripagare un debito. Non voleva fare nessuna delle due cose, ma non poteva sottrarvisi, lo sapeva bene. Con una lentezza esasperante, unì le dita macchiate da una goccia del suo sangue a formare poche posizioni magiche.

    Non stava pensato a niente e a nessuno mentre apriva il varco, il cervello sembrava paralizzato con il corpo che agiva come un automa, perciò Yukichi non avrebbe potuto incolpare nessuno della sua sfortuna se non gli dei avversi. Era la prima volpe del clan di Inari ad avere aderito alla sua causa, con l'entusiasmo tipico della gioventù, dopo che il ragazzo aveva siglato il contratto sul monte Yume. Il fato aveva scelto lui, con un macabro senso dell'umorismo.

    La kitsune, dall'aspetto di giovinetto, lo fissava preoccupato, e ne aveva ben ragione. Di sicuro Shamada prima e Anzu poi dovevano aver riferito cosa stava accadendo su quell'isola, ed esservi convocato non prometteva di essere una passeggiata di piacere. Quando vide che non c'era nessun pericolo imminente si rilassò un poco, ma gli bastò alzare lo sguardo sul volto del suo evocatore per essere assalito dall'ansia. Quelli erano gli occhi di qualcuno che aveva la morte nel cuore. Non che lui l'avesse più un cuore, ma questo non cambiava. Aveva perso un muscolo, non la sua anima. Non ancora almeno, non del tutto.

    Ho un ultimo messaggio da affidarti, Yukichi.

    Prese fiato un paio di volte, senza riuscire a formulare le parole, mentre la kitsune iniziava ad agitare irrequieta la coda, riflettendo sul significato della parola ultimo.

    Dì agli anziani di preparare la Pergamena che vi ho affidato, verrò presto a prenderla. E... Perdonami, se puoi...

    Luglio d'Accompagnamento sibilò nell'aria, recidendo in modo pulito il braccio della creatura. La volpe rimase immobile, pietrificata, mentre il sangue sgorgava dalla sua spalla. Lo shinobi alzò il ciondolo davanti a sé, mettendolo di fronte agli occhi dell'evocazione.

    Il talismano è spezzato. Non sono più degno della vostra amicizia e collaborazione. Riferisci anche questo.

    Il monile, che aveva resistito fino a quel momento, si disciolse in una miriade di frammenti come neve al sole. Ben presto, nella mano del giovane rimase solo il cordino vuoto che fluttuava lievemente sospinto dalla corrente che proveniva dall'uscita. Lentamente aprì le dita, e quello fu trasportato lontano dall'aria. L'ultima cosa che Yukichi vide prima di scomparire, tornandosene al tempio furono le guance del ragazzo solcate da lacrime silenziose.

    Tutto è compiuto.

    La lama maledetta era ricoperta di sangue innocente, e al ragazzo sarebbe bastato fissarla per capire se il suo debito era stato saldato. Con quel taglio non aveva solo privato di un braccio la volpe umanoide, ma spezzato il legame che l'univa a quelle creature. Non sarebbe stato mai più il benvenuto tra loro. Era stato un prezzo da pagare che andava oltre il mero pezzo di carne richiesto dalla spada. Un'altro brandello della sua anima gli era stato strappato con l'inganno.

    Ora sei soddisfatto?

    Aveva perso ancora qualcuno, ed era giusto così. Per i deboli non c'erano scuse o preghiere che tenessero. Nonostante ciò, affidò ai kami Yukichi, sperando che le arti mistiche delle kitsune gli salvassero per lo meno la vita. Con che occhi l'avrebbe guardato Anzu quando si sarebbero rivisti? Lei era l'unica alla quale non voleva rinunciare, a costo di perdere egli stesso qualcosa. Per lei avrebbe sacrificato ogni altra evocazione. L'aveva già dimostrato durante l'incontro con l'Inquisitore di Kiri. Per lui, Anzu era speciale. Erano stati insieme fin dal giorno della sua nascita, quando ancora la kitsune era imprigionata all'interno di una vecchia moneta.

    E proprio per poterla liberare aveva raggiunto il santuario delle volpi di Inari e stretto un contratto con loro, a patto di seguirne i principi. Le avevano offerto un posto dove stare, anche se non apparteneva al loro clan, ma rimaneva comunque un'estranea per loro. Ora che la promessa era stata spezzata, sarebbe stata cacciata per causa sua? O sarebbe rimasta con loro, abbandonandolo? L'avrebbe accettato, in fin dei conti se lo meritava. Come probabilmente si meritava il suo disprezzo. Quello sarebbe stato però un colpo molto più duro da sopportare.

    Uscendo dal percorso sotterraneo, si sarebbe ricongiunto con gli altri. Il suo volto privo di qualsiasi forma di vitalità, segnato troppo profondamente perché la sola stanchezza potesse giustificarlo. Non avrebbe proferito parola con nessuno, a meno di non essere interpellato. Ad un certo punto però, rimasto un po' discosto con solo Kato al suo fianco, gli avrebbe sussurrato poche criptiche parole, che solo lui avrebbe potuto capire.

    Quando tutto questo sarà finito, accompagnami al monte delle Volpi. Sono atteso.



    Sul terreno reso provvidenzialmente brullo da un incendio di origine sconosciuta erano stati disposti, probabilmente dai padroni di casa, dei lunghi tavoli dove fare accomodare un grande numero di ospiti. Il Kinryu era terribilmente provato dalla giornata impegnativa, ma cercò di trovare un minimo di motivazione per partecipare a quello che sembrava un summit conclusivo. L'Arma era stata sconfitta con la collaborazione di tutti, ora restava da decidere una linea d'azione, possibilmente comune, per il futuro. Il ragazzo lasciò vagare lo sguardo, riconoscendo Xu Shu, affiancato da due donne che non aveva mai visto, e poi gli esponenti di Hayate a parte.

    Ignorò tanti i primi quanto i secondi, ed avrebbe fatto lo stesso con il terzo tavolo, ad esclusione i rappresentanti della Tregua, non fosse stato la persona seduta al centro della delegazione e incaricata di presiederla. Nonostante il suo spirito esausto, il ragazzo ne fu rapito. Era probabilmente una delle donne più belle che avesse mai visto, forse alla pari di Kairi Uchiha. Ma dove quella appariva indomita e fiera, questa appariva delicata e maestosa. Se si fosse voltata nella sua direzione avrebbe notato le lunghe ciglia fremere appena sulle palpebre socchiuse, ma avrebbe avuto comunque l'impressione di essere osservato. Rendendosi conto di essersi immobilizzato per un istante, si sarebbe limitato a portare una mano aperta al petto e a chinare rispettosamente il capo, prima di proseguire entrando nella zona riservata agli accademici.

    Con lieve sorpresa, tra di loro si trovava niente meno che l'Hokage. Era abbastanza sicuro che non fosse con la delegazione accademica con cui lui era approdato sull'isola, quindi doveva averla raggiunta solo in seguito. In ogni caso non ebbe modo di avvicinarvisi per il momento, circondato com'era da ragazzini per lo più di altri villaggi, né ne aveva motivo. Non era a lui che doveva riferire l'esito della missione, ma all'Accademia intera, compresa ovviamente Konoha. Cercando un posto libero, Shin vide altri due volti familiari, e passando si fermò a scambiare poche parole.

    Ti avevo detto di non preoccuparti perché avrebbe trovato da solo un modo di uscirne, Kensei Hito, e da quello che vedo avevo ragione. Mi fa piacere rincontrarti, Akira-san, nonostante le circostanze. Abbiamo ancora un ramen in sospeso dai tempi della Valle del Riso.

    Si fermò un istante, come se avesse improvvisamente realizzato qualcosa di fondamentale.

    In effetti è da prima della partenza che non mangio nulla... Anche se temo che il cibo dovrà aspettare. Sembra che stiano per iniziare. A più tardi, Akira-san, Kensei-san.

    Gli ultimi convitati stavano infatti prendendo posto. Rivolse un cenno del capo in segno di commiato a ciascuno dei due, cercando di non incrociare lo sguardo dell'Inquisitore di Kiri. Anche con lui aveva una questione in sospeso, ma non così rilassante come una ciotola di spaghetti in brodo fumanti. Lo shinobi della Foglia si sedette poco discosto, rimanendo vicino a Shunsui se questi avesse voluto, in modo da potergli offrire una mano in caso di bisogno. Il giovane infatti, per quanto non lo desse a vedere, continuava a covare un sordo senso di colpa per le condizioni del compagno, fosse stato curato o meno nel breve intervallo di tempo trascorso. Dall'altro lato avrebbe avuto piacere si sedesse l'amico del Suono, ma avrebbe ovviamente lasciato libero Kato di agire come meglio avesse creduto.

    Il chunin cambiò diverse posizioni sulla seduta, nel tentativo di trovarne una comoda. L'altezza del tavolo non era evidentemente pensata per quella sedia, ma non ci si poteva aspettare altrimenti vista la fretta con cui era stato preparato tutto. Alla fine si appoggiò con un gomito al piano, proteso in avanti, mentre con le dita dell'altra mano tamburellava sul legno, decisamente annoiato. Quel tipo di riunioni non portava mai a nulla di buono, nella sua acerba opinione, e la scena che aveva davanti sembrava confermarlo. I pezzi grossi parlarono per primi, e se da una parte si muovevano timide proposte di collaborazione, dall'altra si levarono ingiuriose minacce che la rendevano impossibile.

    Il clima era teso, e i rapporti sembravano tesi non solo con Hayate, ma all'interno dell'Accademia stessa, se non addirittura dello stesso Villaggio. Shin avrebbe voluto veramente chiudere gli occhi ad un certo punto, esausto com'era gli era bastato accomodarsi tranquillo perché gli calasse addosso tutta la stanchezza. Si stava sforzando di rimanere attento, ma era ormai al limite. Tuttavia quando il Coraggio fece il suo nome trovò la forza di sollevare la testa per rivolgergli uno sguardo che, agli occhi di tutti i presenti, sarebbe stato inequivocabilmente di disprezzo.

    Ti piace prendere in giro la gente, non è vero?

    L'odio negli occhi del foglioso era d'altronde ben giustificato. All'angolo, con la propria vita e quella dei suoi amici a rischio, aveva chiesto alla spada di prestargli il suo potere. E quella l'aveva fatto, chiedendo un compenso esagerato. La ferita era troppo fresca nell'animo del ragazzo perché riuscisse a trattenersi. Era inutile, non sarebbe mai potuto andare d'accordo con quel mostro. Però ne aveva bisogno, per diventare più forte. Aveva stretto un patto con il Diavolo, ne era sicuro, ma era troppo tardi per pentirsene. La cosa migliore che poteva fare era approfittarne a pieno per trarne il massimo profitto, considerando il prezzo che aveva dovuto pagare.

    Ascoltò con attenzione, sebbene sempre con un principio di sonnolenza, gli interventi dell'uomo che avevano trovato in compagnia di Shunsui nella camera del trono e che rispondeva al nome di Feng Gu, così come di Akira Hozuki. I quali certo non la mandarono a dire ad Hayate, entrando in contrasto tanto con le proposte della fanciulla che aveva attirato il suo sguardo in precedenza come un fiore con un'ape, tanto con l'Hokage stesso. Il ragazzo stava veramente iniziando a ponderare di fingersi morto nel caso in cui avessero iniziato ad estrarre le armi, ma la situazione poteva ancora peggiorare, come in effetti tentò di fare un ronin di Kumo a lui sconosciuto, gettando una testa mozzata sul tavolo di Hayate. Però gli diede anche un'informazione interessante, che gli permise di unire diversi puntini.

    Alla fine l'assemblea ordinata si trasformò in una serie di piccoli capannelli di persone, alcune impegnate in comunicazioni dal carattere più riservato, altri che cercavano di smussare gli angoli emersi durante i colloqui. Shin si stiracchiò, cercando con lo sguardo gli amici alla sua destra e sinistra, se fossero stati lì ovviamente, chiedendo in particolare all'Abara se avesse bisogno di qualcosa, considerate le sue ferite e poi domando ai due se sarebbe stato scortese andarsene a quel punto.

    Immagino abbiate qualcosa da dirmi e da dirvi.

    Il giovane alzò gli occhi in direzione della voce. Alle sue spalle stava Raizen Ikagami, il decimo kage di Konoha. Anche se si fosse messo in punta di piedi, Shin non gli sarebbe probabilmente arrivato che al mento. Nascosta dalla sua imponente massa scorse poi Saru, la giovane kunoichi di Suna con cui aveva condiviso l'inizio dell'esplorazione sull'isola, prima di abbandonarla al suo destino per sfuggire alla cattura. Doveva intendere per forza quell'episodio con quella richiesta diretta. Il Kinryu affilò lo sguardo per un istante, ma subito dopo tornò a poltrire sul tavolo.

    No, non credo.

    Sarebbe seguito un momento di silenzio decisamente imbarazzante, che avrebbe provocato probabilmente una qualche reazione da parte della focosa ragazzina piuttosto che dall'imponente capovillaggio. Visto che tuttavia la sua battuta non era stata compresa, si sarebbe riscosso, deciso a levarsi di torno quella scocciatura il prima possibile. Non gli importava che le tavole intorno a loro fossero ancora gremite di gente, in fin dei conti erano stati loro a voler iniziare il confronto in quel luogo. Il giovane lasciò uscire un lungo sospiro.

    D'accordo, prestiamoci a questo ridicolo teatrino.

    Appoggiate le mani sul piano vi avrebbe fatto forza per alzarsi in piedi e rivolgere la sua attenzione verso il duo male assortito.

    Di solito i panni sporchi si lavano in casa, ma diamo pure spettacolo in pubblico. Prego, prima le signore.

    Non avrebbe né rivolto un sorrisetto sarcastico, né provocato in alcun modo la sua interlocutrice. Anzi, il volto del giovane era insolitamente serio, quasi scuro, e la voce secca, priva di ogni traccia di allegria, ma abbastanza forte per raggiungere anche le persone più distanti tra quelle lì radunate, a patto di essere interessati ad ascoltare.

    Avrebbe lasciato che fosse la genin a riassumere l'avvenuto, limitandosi ad annuire di quanto in quanto, a patto che non dicesse palesi bugie, per le quali l'avrebbe ripresa, dicendo la sua. Solo dopo che questa avesse esaurito le proprie argomentazioni sarebbe intervenuto.

    Come ha sentito da lei, ho proposto a Jins Kaguya di collaborare, in qualità di alleati accademici, senza nascondergli alcuna delle informazioni in nostro possesso. Lui ci ha però prima minacciati di imprigionarci, quindi mi ha attaccato una volta che mi sono, giustamente, opposto. Ne è seguita una breve lotta alla quale mi sono infine sottratto ritirandomi. Ho lasciato lì la kunoichi di Suna perché ho reputato che non fosse in pericolo di vita e il vederla qui sana e salva mi conferma che il mio giudizio non è stato sbagliato. A proposito, dov'è Jins?

    Avrebbe fatto atto di guardarsi intorno, prima di tornare a fissare i suoi interlocutori.

    Ah già, l'ha detto prima il ronin di Kumo esaltato. A quanto pare era un Hayate, quindi il suo obiettivo fin dall'inizio era ostacolarci. Ora mi spiego la stranezza del suo comportamento ed il rifiuto di farci incontrare una rappresentanza della Tregua. Direi che i fatti abbiano dato ragione alla mia intuizione, ed il mio operato dovrebbe essere lodato anziché messo in discussione.

    Non aveva ancora risposto dell'accusa silente di aver abbandonato un alleato per mettersi in salvo da solo, ma ci sarebbe arrivato presto, il tempo che uno dei due glielo facesse notare. E, vagamente irritato dal tono che stava prendendo l'intera conversazione, non si sarebbe certo risparmiato, rivolgendosi direttamente al capovillaggio anche mentre parlava con la sunese.

    Hokage-sama, non penso che ci sia bisogno di ricordarle cosa siamo, ma lo dirò ugualmente. Noi siamo ninja, soldati addestrati a compiere il nostro dovere. Non siamo bambini dell'asilo che giocano a fare gli amiconi. Se qualcuno qua lo pensa, ha decisamente sbagliato mestiere. La missione viene prima.

    Anche senza spostare lo sguardo, poteva immaginare che l'Inquisitore di Kiri fosse in ascolto. Avevano avuto, qualche ora prima, un violento scambio di opinioni su cosa volesse dire essere uno shinobi. Su alcuni punti si erano trovati d'accordo, anche se vi erano arrivati da percorsi differenti per trarne conclusioni differenti. Quella che stavano combattendo era diversa da una guerra solo nel nome, ed in una guerra sacrifici andavano fatti. Nei villaggi nascosti non vigeva la coscrizione obbligatoria: ognuno era libero di scegliere quella strada. Ma, se lo faceva, doveva essere pronto a mettere a repentaglio la propria vita.

    Avrebbe avuto molto altro da aggiungere, ma si morse la lingua. Invece, se fosse stato vicino a lui avrebbe interpellato direttamente Shunsui Abara, il ninja di Suna con il grado più elevato presente sull'Isola, cui si sarebbe rivolto con l'onorifico in forma di rispetto, cosa che non faceva ormai da tempo. Mentalmente si scusò con l'amico per averlo sfruttato come via di fuga ad una conversazione che sembrava sul punto dal degenerare.

    Shunsui-san, pensavo che spiegassero queste cose alle reclute della Sabbia, o sbaglio? Tra alleati ci si aiuta come se fossimo membri dello stesso villaggio, ma abbiamo dei compiti da assolvere. Salveresti un compagno, condannando un paese?

    Lo stesso Shin avrebbe dato una risposta ben diversa solo qualche giorno prima, ma nel frattempo erano avvenute molte cose. Soprattutto, aveva preso consapevolezza di quanto fosse debole e dell'inutilità dei suoi sforzi. Il potere dell'amicizia poteva sconfiggere il male solo dentro a un fumetto. Nel mondo vero serviva il potere per poter proteggere le persone care. Il Kinryu continuò dopo aver lasciato cadere la domanda retorica posta in precedenza.

    La risposta dovrebbe essere chiara a tutti. Tuttavia, se il Villaggio di Suna ha qualche rimostranza verso il mio operato, ne renderò conto.

    Aveva finito la sua arringa difensiva, per il momento. Guardare troppo a lungo negli occhi Raizen gli aveva fatto tornare in mente una notte terribile per Konoha che avrebbe preferito dimenticare, le cui ferite erano troppo recenti e non si erano ancora rimarginate, perciò sperò la che questione si sarebbe chiusa lì. Rimaneva da spiegare la frase sibillina del Coraggio, ma quello sarebbe stato semplice: gli sarebbe bastato dire la verità. Certo, sfruttando l'ambiguità della lingua parlata, ma erano dettagli.

    Per quanto riguarda la spada, è presto detto. Ho combattuto con il Coraggio e Kensei Hito, come potrà confermarti lui stesso, e al termine ho perso la mia lama. Hayate me ne ha offerta una in prestito come sostituzione, e come si può notare non è una persona che accetta un no come risposta. Oltretutto è un'arma piuttosto pesante da impugnare. Ma è meglio di niente suppongo.

    Ancora, avrebbe guardato con astio verso il moccioso con la mazza, che probabilmente avrebbe risposto ridendosela di gusto. Dove c'era da seminare zizzania, era sempre pronto. Dopo alcuni secondi, se nessuno avesse aggiunto altro, si sarebbe riseduto al suo posto. Non aveva le energie per allontanarsi al momento, e già reggere una discussione di quel calibro era sfiancante. Non vedeva l'ora di andarsene da lì e andare a farsi un bel bagno caldo. Anche se c'era il rischio concreto che vi ci si addormentasse dentro e affogasse.

     
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    Il Fiore Lupo

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    La Fonte della Vita Eterna


    25



    Cao Cao si era rivelato il burattinaio, il manipolatore che aveva condotto tutti i presenti a quel giorno, a quel momento specifico. Era stato lui ad avvisare Hayate, ed era stato lui a portare su quell’isola il Coraggio o la Magnanimità. Io e Shin stesso. Shunsui e Kensei.


    IhIhIhIhIhIhIhIhIh!



    Scoppiai a ridere, istericamente. Se non fosse stato per lui non avrei mai conosciuto quell’isola maledetta e mai avrei firmato un patto con il Diavolo, travestito sotto forma di ragazzino. Grazie Cao Cao, con il Cuore. Fu il mio pensiero, che non condivisi con nessuno.

    Poi come immaginai il Guerriero fu colpito da quell’attacco ad area del Chakra compresso. E come tutti prima di lui non poté molto se non quello di subire la spinta che lo avvicinò inevitabilmente alla sua sconfitta. Certo, prima di scomparire davanti ai nostri occhi riuscì a sottrarmi la pergamena da sotto il mio naso ma l’avevamo sconfitto perché Shunsui e in particolare Shin, sacrificando furbescamente e teatralmente la propria copia, riuscirono a colpirlo con una tale foga da costringerlo ad una fuga disperata. Era finito da qualche parte, poteva essere ovunque ma non troppo distante visto che era stato ferito ed era tremendamente indebolito.

    Fu in quel momento che realizzai che avevamo costretto alla resa un nemico che ci si era rivelato incredibilmente ostico. Avevamo forse vinto? Era ancora presto da dirlo, ma una cosa era certa: dovevamo andarcene il prima possibile! Scattai verso Shunsui, il mio compagno di mille avventure che aveva ricevuto i danni decisamente più gravi e fu in quel momento che mi chiesi in che modo stava ricevendo le informazioni per ricongiungersi con Hayate. Rimasi in silenzio a riguardo, tuttavia il Coraggio e la Magnanimità ci avevano istruito su come contattarsi tra Hayate e il fatto che Shunsui sapesse cosa stesse facendo l’altra Virtù mi fece sorgere qualche dubbio. Come poteva saperlo e comunicare se non attraverso un’effige di un lupo? Anche lui era diventato un membro dell’organizzazione? Oppure utilizzava un metodo diverso? O più banalmente la Mansuetudine lo aveva edotto a tale forma di comunicazione per qualche altro motivo?

    Ci sarebbe stato il tempo delle domande ma quello di certo non sarebbe stato il momento adatto. Ricevute le informazioni da Shunsui mi rivolsi verso entrambi: - Sarà scontato dirlo, ma qui noi non possiamo fare più nulla e di certo dobbiamo andarcene molto in fretta verso Hayate, forse lui riuscirà a sistemare la tua grave ferita! Io sono privo di energie ma grazie ai tonici non sono ferito tanto quante te Shunsui! – così cercai di fornire supporto, per quanto possibile. Strappandomi una manica del vestito tamponai l’enorme moncone del mio compagno: - Tieni stretto, speriamo che gli effetti dell’isola resistano ancora per qualche tempo. Abbastanza per evitare di morire dissanguato! – e poi spalla su spalla avrei cercato di aiutare il Sunese a muoversi verso l’uscita, quella dove prima Cao Cao aveva recuperato il portone di metallo e quindi ci saremmo diretti incontro ad Hayate, che stava venendo in nostro aiuto.

    Ricongiunti con i soccorsi avrei lasciato la priorità delle cure a Shunsui, da canto mio mi sarei riposato in disparte, con l’unico e ovvio scopo di recuperare le energie richiedendo delle cure mediche solo in seguito. Mai come quei giorni avevo spinto il mio corpo oltre superando la soglia del dolore. Vivendo l’attimo della morte, più e più volte. Affrontando e combattendo contro nemici dai poteri superiori e dalla forza soverchiante. Scambiando la mia stessa vita, concedendo il mio cuore in cambio di una promessa di potere. Quanto ero cresciuto, e quanto avevo sofferto in quell’isola lo potevano sapere solo Shunsui e Shin. Noi tre ce l’avevamo fatta. Eravamo sopravvissuti al peggio. Ancora una volta. [Nota per Febh QM]Non calcolo il chakra e vitalità recuperate, lascio a te l'eventuale stima.

    Poi giunse il momento catartico. L’isola, o meglio l’arma venne sconfitta. E questo significò una cosa molto semplice: Cao Cao aveva perso. In qualche modo lui non era riuscito a ribaltare la situazione ed era evidente che poteva rappresentare ancora un pericolo, in un futuro prossimo o lontano. La vera domanda era una sola: dove era finito? Shin prima di dividerci, prendendomi in disparte, mi indicò di presentarmi al monte delle Volpi una volta finita questa storia. E così avrei fatto, ero certo che qualunque fosse stato il motivo era sicuramente grave e importante. Annuii in segno di assenso - Appena ritornati e liberi da questa missione troviamoci al monte. -

    Per riguarda Cao Cao invece l’avrei forse scoperto più tardi quando su richiesta della Speranza di Hayate tutti i partecipanti di quella missione, compresi i difensori dell’Isola, vennero chiamati a raccolta in una zona neutra. Si poteva quasi considerare come una sorta di debrifieng. Un momento di condivisione. Decisi di partecipare e chiaramente per destare il minor numero di sospetti scelsi di posizionarmi dal lato accademico, per ovvie ragioni. Tuttavia la mia attenzione fu subito richiamata dalla mancanza della mia evocazione: Shitto. A stento trattenni la rabbia nei confronti di Kensei, di Youshi e di Fudoh. Dove era finito il Corvo?! Cosa era successo? Strinsi i pugni e cercai di contenermi. Avrei chiesto sicuramente alla mia evocazione delucidazioni in merito, ma una cosa era certa: se non era presente in qualche modo aveva rischiato la vita e pur di salvarsi, ammesso che fosse stata ancora viva, si era pareggiata. Motivo in più per il quale stare dalla parte opposta di Kensei e dei Kiriani. Comunque avrei cercato di sedermi vicino a Shunsui, o comunque in una posizione defilata rispetto al centro del tavolo. Rimasi in silenzio tutto il tempo, a braccia incrociate. Ascoltai con la massima attenzione ogni discorso dei presenti, cercando di memorizzare le facce e osservando da lontano la fazione a cui avevo ceduto il mio cuore e garantito la mia fedeltà: Hayate. Loro sicuramente avrebbero capito il motivo per il quale avevo scelto di rimanere dal lato accademico.

    Si parlarono di molte faccende, principalmente politiche e tutte vertevano sulla sorte che avrebbe dovuto affrontare l’Abete per il suo futuro. L’Arma era stata sconfitta. E questo era un fatto, ora bisognava preservare l’incredibile risorsa segreta dell’isola. L’immortalità delle sue persone, nei nativi. Ma come? I Ninja della Zanna, un Villaggio di cui avevo sentito parlare solo per sentito dire e in ben poche occasioni, consigliarono una sorta di Tregua allargata. Spostando per un attimo lo sguardo verso le Virtù non potei che pensare alla più ovvia delle conseguenze: più persone venivano coinvolte più erano le probabilità di infiltrarsi senza destare sospetti. Nel marasma dei discorsi e delle rivelazioni la mia attenzione si posò su quella di Akira, il Ninja degno di tanta fiducia da parte di Kensei, e sul fatto che Cao Cao o meglio il suo simbolo era andato perso. Significava che era morto? Che lo aveva ceduto? Ma a chi? E perché? Forse quello era il motivo per il quale non aveva agito. Era stato ucciso o messo fuori gioco? Forse non lo avremmo mai scoperto.

    Comunque dopo qualche istante vedi sopraggiungere, a sorpresa, il Maestro accompagnato da un altro corvo. Con un leggero inchino della testa salutai il suo compagno, o meglio fratello, e ascoltai le sue parole – Interessate – fu il mio commento, mentre riponevo con cura il dono appena ricevuto. La bestia che avevo sconfitto mi aveva garantito un materiale di prima qualità. Ma avevo bisogno di un fabbro adeguato per forgiare qualcosa di speciale. Lo avrei chiesto al Coraggio, ammesso che me lo avrebbe concesso.

    Già, ora il nostro Cuore apparteneva al Coraggio e noi eravamo alla sua mercé. Tuttavia non mi sentivo troppo in difficoltà. Sapevo che presto avrei affrontato un viaggio con la Virtù, assieme a Shin. Un viaggio che mi avrebbe sicuramente portato ai limiti, ai confini della follia più di quanto fossi arrivato in quell’isola. Ma era quello che volevo. Non chiedevo altro.

    Giunse poi il momento delle dichiarazioni. Il primo a parlare fu l'Hokage, prima ancora che si presentasse lo riconobbi fin da subito poiché l'avevo già incrociato una volta al Gate quando ero ancora Genin. Sostanzialmente propose di condividere le informazioni ottenute sulle armi con Hayate e questo in linea di principio sarebbe stato una cosa positiva per ciascuno dei partecipanti. Le Armi dovevano essere distrutte, esse non avevano schieramento e agivano secondo una volontà opposta a quella dei presenti, questa era la conclusione a cui era giunto. Restava chiaramente da vedere se ci sarebbe stata questa condivisione di pensiero. Da parte mia non ci avrei scommesso molto che Hayate avrebbe fornito le proprie conoscenze all'Accademia. L'astio era ancora forte e il patto che aveva proposto l'Hokage probabilmente non era sufficientemente convieniente all'organizzazione tanto da spingere la stessa a rivelare eventuali informazioni. L'Hokage poi si rivolse ai Ninja della Zanna, ascoltai in silenzio le parole che scambiò con essi e onestamente non seguendo il filo del discorso non potei trarre molte conclusioni. Invero quando si rivolse a Shin focalizzai la mia concentrazione su entrambi. Il mio compagno di avventura mi aveva raccontanto della fuga da Jins prima di incrociarci nella foresta e probabilmente il suo Kage stava chiedendo delucidazioni in merito. Con mia sorpresa fu l'intervento di un altro Ninja, in seguito, a dichiarare la fazione di appartenenza di Jins: Hayate. Mentalmente tirai un sospiro di sollievo, questo fatto indirettamente e logicamente avrebbe fugato ogni dubbio di lealtà per Shin. [Nota per tutti]Se dovessero esserci eventuali interazioni con il mio pg proseguirò la giocata in una forma di interpost o post, comunque a meno di stravolgimenti e sviluppi eccezionali considero la prosecuzione della riunione e del mio post nel modo seguente.

    Fu poi il Mercenario a parlare, l'uomo che ebbi modo di incontrare per poco tempo nella sala del trono. Parlava con la voce di chi aveva un'esperienza immensa alle spalle e memorizzai ogni suo singolo discorso, ricco di informazioni utili sulle Armi e su Hayate. L'odio e la dichiarazione di guerra che gridò agli astanti contro Hayate non fece altro che aumentare la stima che ponevo verso l'organizzazione. Se veramente la Speranza aveva quasi tremila anni di vita il rispetto che le era dovuto era ancora maggiore. Sopravvivere per un così lungo periodo di tempo era prova stessa della sua forza. In ogni caso era chiaro ed evidente che l'odio che provava quell'uomo nei confronti della Speranza e su membri di Hayate era praticamente incommensurabile, di sicuro avrei cercato di evitare un contatto diretto con il Mercenario.

    Poi venne il momento di Akira, il Ninja tanto rispettato da Kensei. Un brivido percorso il mio corpo quando nominò Kensei e il suo rapporto con il Coraggio, se Kensei avesse ceduto alle parole del suo compagno la mia, nostra, copertura sarebbe saltata completamente con risultati imprevedibili! [Nota per tutti]Anche qui, stesso discorso di sopra. Ovviamente se Kensei spifferà i tradimenti non considerate la parte successiva del post visto che non avrebbe alcun senso! Eventualmente riprenderò da questo punto. In ogni caso se Hito avesse mantenuto il riserbo la mia posizione come accademico non era per nulla al sicuro. Era evidente come tra i due esistesse un rapporto di fiducia, un pò come tra me e Shin, e non potevo escludere a priori la segretezza del mio tradimento. Kensei avrebbe potuto benissimo costruire un castello di carte, fingere ad Hayate e farsi cancellare la memoria... ma per recuperarla in qualunque altro momento, del resto aveva incrociato molte persone dopo il nostro incontro. Senza considerare i filatteri di sangue, che potevano contenere qualunque genere di informazione in linea teorica. Insomma, la mia posizione ad Oto era quanto mai precaria!

    Da parte mia mi sarei limitato ad aggiungere qualche commento in calce: - In quanto unico Ninja del Suono coinvolto in questa missione presenterò gli eventi succeduti qui all'Abete ai miei superiori ad Oto. Non posso che condividere l'opinione comune, per quanto ovvia. Dobbiamo distruggere le armi, senza se e senza ma. Avrete il mio supporto e verosimilmente quello di Oto. Riferirò ai Jonin del Suono le sue dichiarazioni, Akira, e le sue proposte, Hokage, ammesso e non concesso che vogliate discuterne direttamente al Suono. - Fu la mia conclusione sulle armi. Una verità che giovava anche ad Hayate. Tuttavia non azzardai a mettere bocca sul patto con Hayate, c'era già troppa tensione tra l'Hokage e Akira e non avrebbe avuto senso alzare ulteriormente i toni.

    Al termine della riunione, una volta che tutti avrebbero detto la loro e non ci sarebbe stato nessun altro intervento che avessi ricevuto o meno domande mi sarei limitato a salutare con un cenno della mano gli Accademici: - Ritorno ad Oto. - E sfruttando il Maestro, assieme al suo compagno Kuroi al suo fianco, mi sarei allontanato in volo dall’isola, seguendo esattamente lo stesso percorso in andata, radente al livello della superficie del mare sicuro di trovarlo sgombro delle trappole che erano state fortunatamente disattivate mentre procedevamo in barca durante l'arrivo all'Abete.

    Una volta a terra, lontano dall’isola e da orecchie indiscrete in direzione di Oto avrei evocato Shitto, rassicurandomi sulla sua incolumità ma scoprendo la più amara delle conseguenze. Era stato attaccato dopo qualche minuto da Youshi, il quale in teoria era al completo oscuro del mio tradimento. Kensei in qualche modo, nonostante la presenza dell’evocazione, era riuscito ad informare i suoi compagni del nostro misfatto? Davvero, si stava giocando tutto per così poco? Oppure il motivo era un altro? Ma ormai non potevo fare più nulla, se non contare nel buon senso del Coraggio di Hayate e della lealtà di Kensei. Inoltre avrei chiesto al Maestro di annullare il sigillo del pensiero che mi aveva applicato all'inizio della missione, un trucco che mi era servito per diminuire il dolore provato dalla separazione dei cloni. Sicuramente il male sarebbe riaffiorato ma ero certo che sarei stato in grado di sopportarlo e di metabolizzarlo nel tempo, superandolo.

    Concluso quel piccolo scambio il Maestro prese a parlare: - Kato, ti presento il mio fratello di sangue, Rimuba. E' un membro del nostro Clan, anche lui esiliato molto tempo indietro dal mio più accerrimo avversario. Dalla sciagura della nostra specie. Il Corvo bastardo a capo dei ribelli: Saigai (Sciagura). Hai compiuto delle scelte terribilmente pesanti per il tuo futuro, ma sei diventato più forte. Per quello ti chiedo di aumentare il tuo supporto alla nostra causa. Non è più sufficiente reclutare i miei fratelli, dovremmo agire contro gli Usurpatori. - Annuii, in segno di assenso. Non avevo nulla da obiettare. I nostri patti erano chiari. - Ma dimmi Kato, per quale motivo... hai veramente scelto questa nuova strada così sanguinosa? - Attesi qualche secondo e guardando nella direzione di Oto mi limitai a proferire poche parole: - Oto non può più esaudire il mio desiderio, indebolita da Ninja indecisi e deboli. Voglio diventare il più grande combattente del continente. Voglio diventare forte come il Coraggio. Voglio diventare un Demone. Akuma no Shi, un Demone della Morte! Il Potere, per ottenerlo questo e altro ancora. -

    [Abete]E' finita, almeno per Kato! Incredibile giocata, grandissimo Febh come QM!





    Chakra:??
    Vitalità:??
    En. Vitale:??
    Statistiche Primarie
    Forza: 675
    Velocità: 600
    Resistenza: 600
    Riflessi: 600
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Materu × 1
    • Charkam × 2
    • Amplificatore Suoni × 1
    • Kunai × 4
    • Rongusukai × 1
    • Bomba Abbagliante × 1
    • Maschera × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 2
    • Cartabomba II × 1
    • Stivali da combattimento × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Bolas × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1

    Note




     
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    L'ultima cena


    XXII




    Il piano improvvisato del trio sembrò funzionare: Kagami non potè trasformarsi e venne avvolto dalle fiamme. Un'esplosione di vetri dichiarò la sua sconfitta. L'idea di averlo distrutto, per quanto fosse un nemico, non sarebbe piaciuta all'albino, ma più tardi avrebbe scoperto che si trattava di un'evocazione. Probabilmente la sua era stata un'uscita di scena esplosiva, ma forse era ancora vivo. Purtroppo Fudoh finì vittima del fuoco amico, finendo a terra ustionato. Youkai lo fissò paralizzandosi, mentre Youshi lo precedeva, andando a spegnere le fiamme come meglio poteva. Aaaah... N-Non era quello che volevo! Mi dispiace! Aiutando l'altro kiriano, il konohaniano lo costrinse a spostarsi dal ghiaccio, il contatto con quella superficie così fredda rischiava di ustionarlo ancor più del dovuto. Tutt'attorno a loro c'era ancora l'acqua lasciata dai precedenti nemici, e sfruttando quella fece bagnare il mantello di Youshi così da spegnere le fiamme e dare sollievo al genin. Avevano vinto, anche se uno di loro aveva dovuto pagarne il prezzo.

    Mentre lo soccorrevano, dietro di loro un'infernale battaglia si concludeva. Il ragazzetto ebbe tempo di voltarsi solamente quando ormai il cuore era ridotto in cenere. Non ebbe tempo di chiedere spiegazioni che sentì Natsuhime appropriarsi del proprio corpo, parlando a tutti i presenti. Avevano vinto, ma sembrava che per lei non ci fossero speranze. Youkai, inerme, non fu in grado di ribellarsi alla sua scelta, ed anche se avesse potuto, cosa avrebbe potuto fare? Ne sapeva qualcosa di anime, forse poteva assorbirne la sua, ed una volta trovato un corpo vuoto che potesse abitare, trasferirla e ridarle vita? Più probabilmente quell'azione le avrebbe solo permesso di impossessarsi di un corpo non suo, ma era sempre meglio di svanire.

    Non ebbe tempo di fare la sua proposta. Il ragazzino inquietante munito di mazza sembrava avere le idee chiare: il suo piano non era semplice, ma dallo sguardo d'intesa dei due guardiani forse era possibile. L'albino iniziò a sentirsi a disagio, venendo circondato dai due guardiani, pronti ad agire su Natsuhime. Istintivamente, chiuse gli occhi stringendo i pugni, aspettandosi chissà che conseguenza sul suo corpo che ora ospitava l'antica guerriera. Li riaprì non appena sentì un tonfo, non capendo cosa fosse successo, ma ritrovandosi la donna, in carne ed ossa, ai suoi piedi! La piratessa venne immediatamente circondata dai due guerrieri, più grati che mai di vederla nuovamente in quella forma. Il ragazzino, fattosi in disparte, si limitò ad intrecciare le mani, nervoso, osservando la scena con un sorrisetto ebete stampato in faccia, gioendo tanto quanto i guerrieri stessi. Non appena avessero allentato il loro abbraccio e Natsuhime avesse posato lo sguardo su di lui, timidamente avrebbe parlato, tenendo le mani occupate per la vergogna. Uhmmm... Mmmh... E' un piacere incontrarla... in carne ed ossa. Imbarazzato, ed iniziando a sentirsi un po' di troppo in mezzo a loro, scappò verso il suo Hokage, nascondendosi dietro di lui.

    Raizen, dopo aver fatto salire Murasaki in spalle, prese Youkai per il busto, incastrandoselo sotto al braccio. Awww... Ci volevo stare io sulla schiena... Il non volerli perdere di vista risuonò nella testa del genin come un rimprovero, facendosi piccolo piccolo. Fortunatamente l'Hokage aveva altre priorità.


    Poco prima di raggiungere la zona stabilita, Youkai, che fosse solo o costretto ad essere accompagnato almeno da Raizen, tornò alla locanda della vecchia Mori-Baa, bussando alla porta e presentandosi in lacrime, borbottando qualcosa su come fosse preoccupato che una Forgia la bruciasse del tutto e confessando la sua bugia, mostrandole la sua chioma albina e dicendole il suo vero nome. Piangeva come un bambino, singhiozzando rumorosamente, sinceramente dispiaciuto sia per lei che per il resto degli abitanti, nonostante non ricordassero nulla dell'accaduto.

    Vennero disposti diversi tavoli per ognuna delle fazioni presenti. Youkai non ci pensò a lungo, spostandosi stancamente al fianco di Xu-Shu, trascinandosi dietro Murasaki. Seppur con gli occhi a mezz'asta, aveva abbastanza energie per presentare l'uno all'altra, raccontando alla genin le folli disavventure che i due furono costretti a superare. Era così stanco che l'Hyuuga, del suo riassunto frettoloso, avrebbe capito poco e niente, a meno che il guardiano non avesse avuto la pazienza di spiegarne i dettagli... o avesse preferito restarsene in silenzio, ascoltando i vaneggiamenti dell'albino che parlava entusiasta, mentre attendevano che tutti fossero presenti.

    Natsuhime fu la prima a parlare, osservata con ammirazione dal giovane genin. Stanco, non connettendo del tutto i neuroni, sorrise ed annuì quando la donna ringraziò tutti i presenti, inchinandosi insieme ai guerrieri. Quando la Speranza prese parola, invece, in un primo momento sobbalzò, per poi chinare la testa, nascondendosi come poteva. Ricordava bene il suo sguardo iracondo, e l'ultima cosa che voleva era che la donna si accorgesse della sua presenza, anche se molto probabilmente era già troppo tardi per nascondersi. Difficilmente lo avrebbe attaccato in mezzo a quell'improvvisata riunione, ma il timore lo spinse comunque a nascondersi. Distratto dal profumo delle pietanze di fronte a loro, attendendo impaziente di potersi finalmente rifocillare, quasi non si rese conto dell'importanza del momento. Vide Lianshi alzarsi per andare a parlare con un ragazzo, iniziando a domandarsi cosa stesse succedendo. Subito dopo, anche Xu parlò con qualcuno. Con lui, per la precisione. E gli donò il suo potere più prezioso, scegliendo proprio Youkai come degno successore di una tale responsabilità. Le dita toccarono la fronte del genin, lasciandovi un simbolo luminoso che scomparve in pochi secondi, rilasciando un nuovo potere nel corpo dello spettro. Rimase in silenzio, sorpreso. Ben presto gli occhi si fecero lucidi, ed in un gesto forse poco professionale ma estremamente sincero, si tuffò in uno stretto abbraccio al guerriero. Prometto di usare la tua eredità solamente per il bene. Sorrise, riconoscente. Le parole non servivano, il suo sguardo era sufficiente per comprendere con quanto orgoglio e determinazione aveva accettato quel dono. Ti renderò fiero della tua scelta.

    Il momento del riposo era ancora lontano. L'Hokage aveva il suo discorso da fare, e sembrava che un'alleanza Hayte-Accademia fosse necessaria, perlomeno per sconfiggere un nemico in comune. Il genin non si sarebbe opposto, restando nel suo piccolo, comprendendo però le pesanti decisioni del suo Kage. Forse era la buona occasione per convincere gli Hayate a pentirsi dei loro gesti immorali, ed aiutarli a riportarli sulla strada giusta. Il portavoce di Kiri controbattè con aggressività, negando qualsiasi cosa ad Hayate, così come un uomo dalla folta chioma bionda. L'albino si intimorì di fronte a tanta aggressività, temendo che il folle gruppo di immortali potesse rispondere con la violenza. Prese il braccio di Murasaki, cercando conforto. Quei tizi non mi piacciono per niente. Borbottò a bassa voce. Più tardi le avrebbe raccontato ciò che sapeva su di loro e sui loro metodi immorali. Voleva assicurarsi che sapesse chi fossero davvero.


    Finalmente poterono rilassarsi dopo aver terminato tutte le discussioni. Gongolava, allegro, passando il tempo a raccontare superflui aneddoti della sua vita, condividendoli con tutti i guardiani e chiedendone di ricambio, sereno e rilassato. L'Hokage apparve alle sue spalle, rivolto sia a lui che Murasaki. Nonostante il loro rischioso viaggio in quell'isola, sembrava soddisfatto dei loro risultati. La sacca che diede ai due genin conteneva un'incredibile quantità di Ryo. Youkai iniziò a toccarne uno per uno, incredulo. Tutti!? A noi due!?! Tornò ad osservare i soldi, concentrato, sembrava stesse calcolando qualcosa di molto importante. ...Posso finalmente comprarmi gli adesivi fosforescenti!!

    Più tardi, Akira riunì lui e Masayoshi, un ragazzo di Suna, per complimentarsi con loro. Anche lui aveva ottenuto il vuoto, ma da qualcuno di ancora più antico dei guerrieri presenti, ed in un'occasione ai limiti del surreale! Youkai lo fissava con rispetto ed ammirazione, ascoltando le sue parole come fossero oro colato. Annuì vigorosamente, mostrandogli tutta la sua determinazione. Sì, per favore! Sono pronto a prendermi le responsabilit-OUHF!! La sonora pacca che lo colpì alla schiena lo fece schiantare faccia a terra, restando disteso per una discreta manciata di secondi. Tossì un paio di volte, ampliando tutto il dolore che sentiva alla cassa toracica. Il kiriano aveva ottenuto la sua ammirazione, ma anche una discreta dose di timore.

    Tornato al suo posto, avrebbe fatto poco altro. Il tempo di qualche chiacchiera, e finalmente la stanchezza lo avrebbe avvolto, facendolo addormentare stremato sul tavolo, con un terribile dolore alla schiena, ma il cuore leggero. Ancora non aveva realizzato, ma aveva contribuito a salvare tutta l'isola ed i suoi abitanti. Non vedeva l'ora di poter tornare al suo villaggio, ma sarebbe tornato più che volentieri su quell'isola, anche solo per incontrare ancora una volta i tre guerrieri.


    Edited by Waket - 21/6/2020, 23:05
     
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    La Pace degli Hayate


    XXVI



    Il dolore era totalizzante. Per pochi secondi la foga della battaglia e l'adrenalina lo avevano sostenuto. Eppure, quel taglio innaturalmente preciso del suo arto, il sangue che colava a terra...era diventato troppo. Ci mise un attmo a capire che lo scontro era finito quando Cao Cao si smaterializzò dalla sala del trono portando con sè la Pergamena. Sarebbe tornato? Oppure lo avevano conciato per le feste? Sarebbe dovuto rimanere vigile, ma non sostenne più lo sforzo e la fatica. Il suo respiro era pensate, il suo volto imperlato di sudore e pallido per l'emorragia. Crollò a terra senza alcun suono, prima che il buio si impossessò dei suoi pensieri.

    Si risvegliò quasi di soprassalto, sentendosi sollevato. Intorno a lui Kato e Shin si stavano prendendo cura della sua ferita. Il dolore era ancora lancinante e gli distorse il volto. Shin gli chiese da dove erano venuti entrando nella sala, ma Shunsui non aveva la forza per rispondere. Volse gli occhi nella direzione del pozzo che li aveva condotti lì, ma non riuscì afare molto di più. Quando i due chunin gli pulirono la ferita, stringendo le bende, il dolore raggiunse nuovamente livelli insopportabili. Urlò. Poi fu buio ancora.

    Riaprì gli occhi. Non sapeva quanto tempo era passato. Dal moncherino si propagavano scariche di dolore lungo i nervi tranciati, ma complessivamente era molto diminuito. Al suo fianco, Shunsui vide la Magnanimità che stava lavorando con precisione e maestria sul suo arto mozzato. In quel momento non c'era nessun altro con loro. Gli chiese cosa dovevano fare con il suo braccio: voleva il suo indietro oppure uno nuovo? Shunsui era in preda al dolore, a mala pena comprese di aver raggiunto un obiettivo per lui fondamentale. Disse...Voglio il mio braccio...ma non subito.. La sua pelle era ancora madita di sudore, e nella confusione del momento, i suoi occhi si muovevano freneticamente cercando di pensare. Fa passare il dolore...al braccio penseranno i ninja di Suna... La procedura richiese diverso tempo, ma alla fine la ferita venne pulita e chiusa, forse gli venne dato qualcosa contro il dolore.

    Shunsui si alzò ancora tremante per la stanchezza e per la ferita. Ma lucido. Shin non era nei dintorni e Kato se ne stava in disparte. Immagino che Shin e Kato non sappiano che sono uno di voi, giusto? Bene, preferirei che le cose rimangano così. Se Shunsuui voleva fare il doppio gioco, allora meno persone sapevano meglio erano. Forse le Virtù gli avrebbero detto o meno che Shin e Kato erano anche loro diventati aspiranti membri di Hayate. Ma se i due pianificavano di restare con l'accademia, probabilmente era il caso che nessuno sapesse dell'altro, almeno per il momento. Probabilmente non era la prima volta che una cosa del genere accadeva, e le Virtù avrebbero saputo come era meglio gestire la cosa.

    In quella circostanza avrebbe anche fatto la conoscenza del Coraggio di Hayate. Per il suo disappunto, Shunsui avrebbe chiesto di avere dei materiali per una nuova marionetta. Il suo corpo gli piaceva integro, per il momento. Infatti, una volta recuperato il braccio, avrebbe usato le sue arti di eliminatore per bloccare il deterioramento di quel pezzo di carne, fin quando non fosse giunto a Suna a farselo ricucire (o dalla stessa Magnanimità, ma in un secondo momento). Aveva preso quella decisione di getto, ma era convinto di aver fatto la scelta giusta. Del resto, quando aveva scritto quel messaggio per avvertire l'accedemia della posizione del cuore, lo aveva fatto inserendo volontariamente il suo nome. Voleva che tutti sapessero del contributo che aveva dato alla riuscita di quella missione, e che fosse considerato un eroe. Perchè nessuno dubita degli eroi. Ed il braccio mozzato sarebbe stato un segno potente di quanto lui aveva sacrificato per la riuscita di quella missione.

    [...]

    Qualche tempo più tardi, Shunsui raggiunse i vari gruppi accademici, della tregua e degli Hayate alla riunione che era stata organizzata. Si sedette tra gli accademici, giusto alle spalle di Saru e Masayoshi. Vedere il Jinchuuriki in perfetta forma gli tolse l'ultima preoccupazione che ancora ronzava da qualche parte nella sua testa. Saru, Masayoshi...mi fa piacere che stiate entrambi bene...dov'è Daishin? Dell'amministratore sunese non c'era ancora traccia. Se i due genin gli avessero voluto raccontare le loro peripezie, il chunin li avrebbe ascoltati con piacere Bene, vi siete comportati entrambi egregiamente. Farò in modo che ai piani alti sappiano del vostro operato.

    Intanto la riunione era iniziata: gli avvenimenti di quella missione avevano stravolto lo status quo dell‘Abete e serviva un nuovo equilibrio, una nuova tregua. Raggiungere un punto di incontro non sarebbe stato facile, non se c‘erano di mezzo gli Hayate. Semplicemente i sentimenti di astio di alcuni membri accademici, come Akira, e non, come il Mercenario, erano troppo marcati per avere una conversazione ragionevole a quel tavolo. Paradossalmente l‘Hokage, che pure si era predigato nel combattere strenuamente gli Hayate in quella missione, aveva deciso di andare a patti con loro se era per distruggere le armi. Per Shunsui la questione era molto semplice: tanto più l‘accademia fosse stata aperta alla collaborazione con gli Hayate, tanto più lui avrebbe avuto vita facile nel condurre le sue ricerche. Ad ogni modo, Shunsui non pensava che Suna o Daishin in quella sede si sarebbe opposta all‘alleanza con Hayate e, se così non fosse stato, non poteva poi fare poi molto di più. Avrebbe dato il suo contributo solo se qualcuno avesse sollevato e voluto approfondire la questione del tradimento di Cao Cao. A quel punto avrebbe detto: Cao Cao era in effetti impazzito alla fine. Quando ha scoperto che la forgia era stata attivata e che Natsuime-dono era in pericolo di vita non ci ha visto più dalla rabbia. Ha cercato di prendere il controllo della Balena...ed è solo grazie all‘unione delle forze tra me Kato, Shin e la Mansuetudine, oltre che al Mercenario, che siamo riusciti ad impedirgli di riuscire nel suo compito. Ci ha rivelato di essere stato contattato da un emissario dell‘Oni, che gli ha dato informazioni ed un modo per far tornare Natsuime, e quindi stare insieme. E‘ stato Cao Cao a far trapelare ad Hayate le informazioni sulla Balena, non immaginando che avessero il potere della Forgia. Era un uomo consumato dalla sua ossessione...dopo la battaglia ne abbiamo perso le tracce. Per il momento portare qualche prova del buono che era uscito dalla collaborazione con gli Hayate era tutto quello che aveva intenzione di fare. Del resto, se aveva distrutto il cuore e fermato Cao Cao era anche merito loro. Questo era un fatto.

    La missione viene sempre prima di tutto... Avrebbe risposto Shunsui alla domanda di Shin. Non aveva chiara tutta la storia, ma sembrava che il foglioso avesse lasciato Saru alla mercè di un nemico. Gli sembrava strano: Shin non lo aveva mai lasciato indietro, così come era accaduto anche in questa missione. C‘era quindi sicuramente una ragione dietro. Ad ogni modo, non gli sembrava di dover interferire ulteriormente in quella faccenda: tutti gli interessati erano vivi e vegeti, quindi nulla di grave era successo.

    Come ultima nota, Shunsui rimase piacevolmente sorpreso dal destino che era capitato a Masayoshi e Youkai: i nuovi guerrieri del vuoto. Per una frazione di secondo, percepì una leggera invidia per aver ricevuto quel potere con tanta semplicità. Soprattutto il Vuoto dell‘Esistenza, che gli era sfuggito tra le mani per le paranoie di Youkai. In effetti, in quella missione aveva perso la possibilità di comprendere ed analizzare molte capacità uniche: l‘intermediario, il Vuoto dell’esistenza e della distanza così come quella famosa pergamena. Tuttavia, aveva potuto vedere i piani di costruzione della Balena e, cosa più importante, aveva ottenuto un rango tra gli Hayate. Finalmente una sensazione di pace lo accolse. Non aveva importanza che Youkai e Masayoshi avessero ottenuto un potere che lui voleva. Potevano possedere quel potere per qualche anno o per tutta la loro vita. Quando i loro corpi sarebbero marciti, lui sarebbe stato ancora lì per impossessarsene.



     
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    Epilogo


    Atto XXII
    Colpi di Testa †



    La taijutsu che avevo perfezionato nel corso degli anni sulla base dello studio della quinta Forma Kenkichi, la Suiryoku, riuscì nel suo intento principale, quello di lanciare lontani i bozzoli di carne rigettati dal cuore spianando la strada ai miei compagni. Anche la nube di gas tutt'altro che salubre si diradò per qualche tempo, complice anche la spazzata del ventaglio d'ossa generato sul momento dal Mercenario delle Fenici. Fu quella la prima volta in assoluto che mi resi conto che quell'uomo aveva origini kiriane. [Note]Nonostante le mille giocate con Shiltar, questa è la prima volta che il Risorto mostra apertamente la sua TS davanti a Kensei. Fino ad ora si era ben guardato dal farglielo notare. Ed ha ragione. :guru: Qual era la sua storia? Che quello fosse in parte il motivo per cui nascondeva il suo vero nome sotto svariati pseudonimi? Ma non era certo il momento di continuare ad interrogarsi riguardo ciò: il Cuore dell'Arma stava ancora davanti a me, mostruoso nella sua presenza anche se evidentemente indebolito.
    Lo scoperto Kaguya e la Muuga si esibirono poi in una combinazione di colpi abbastanza potente da spaccare il ghiaccio che l'anticorpo riversava sul cuore, proteggendolo - ma non abbastanza forte dal distruggere l'anticorpo stesso. L'attacco del Kage della Foglia sulla protuberanza che collegava il cuore al soffitto fu impressionante ma non si rivelò abbastanza, complice l'anticorpo di vento che si interpose alla potenza del colpo. Nonostante questo il Cuore gridò nuovamente di sofferenza e rabbia infinite. Un secondo ed un terzo teletrasporto dell'Hokage gli permisero di portarsi in salvo assieme alla sua kunoichi. Qualsiasi cosa avesse fatto quest'ultima, la pioggia che mi avevano detto alterare i ninjutsu adesso stava esaurendosi.
    Fu poi il turno della kunoichi della zanna che, sfruttando la ritrovata possibilità di utilizzare il chakra per le arti ninja, iniziò a far roteare la sua lancia cosicché generasse un'infinità di altre lance che subito direzionò verso il cuore, dilaniandolo in più punti nonostante gli anticorpi tentarono di esibirsi in una protezione maldestra e arrabattata. Fu questo in quel momento che tutti gli anticorpi furono distrutti ed io mi resi conto che dovevo agire. Correndo alzai la mia spada e, quando fui abbastanza vicino, saltai fino a raggiungere il mezzobusto del mostro. Abbassando la Yakusoku, rapido e mortale, vibrai il fendente che lo decapitò. Getti di sangue e materiale mefitico si riversarono sulle mie vesti tuttavia senza ferirmi se non donandomi una forte sensazione di nausea. Come c'era da aspettarsi, quell'essere non funzionava come funzionavano le normali persone. Decapitarlo, dunque, non fu troppo efficace - nonostante l'avesse sicuramente ferito molto.
    Il Coraggio, sia per il mio gesto che per la mia frase di evidente sfida, iniziò a ridere nel suo modo pacato ed esternò nuovamente il piacere che avesse nello stare in mia presenza. Non che la cosa fosse particolarmente positiva dato il numeri di accademici presenti. Ma ora guarda fin dove mi spingo IO. tuonò poi il ragazzino in monopattini, terribile nonostante l'aspetto tutt'altro che spaventoso. E accorciando le distanze proprio grazie a quegli strani oggetti che aveva ai piedi, il Coraggio si esibì in tre colpi mostruosi, evidentemente taijutsu: il Cuore fu strappato dal suo aggancio carneo al soffitto, fu colpito a mezz'aria e, proprio mentre il Coraggio si esibiva nel suo assalto finale, fu salvato dai suoi due anticorpi rimasti, i quali tuttavia non riuscirono a evitare che il sangue, generato dalle ferite subite in quel frangente, vennisse rispedito all'interno delle ferite del Cuore, gonfiandole in modo immondo e ferendolo abbastanza perché - finalmente - cedesse. Una serie di tecniche interessanti quelle del Coraggio, senza dubbio, ma troppo pirotecniche per i miei gusti. Non sono affatto contento, KENSEI HITO, FAI QUALCOSA! Gridò l'Hayate, come un bambino cui era stato sottratto un dolcetto. Eravamo compagni nel distruggere il Cuore, come detto, non mi mossi quindi ulteriormente vedendo quel che già stava succedendo: non ero il suo schiavo, i patti erano chiari su questo.
    Il Cuore, ora che era debilitato e stanco, ribolliva di chakra e si gonfiava pronto, come preannunciato dai Guerrieri del Vuoto, ad esplodere. Xu Shu e Lianshi non si persero dunque d'animo ed iniziarono il loro rituale combinato per contenere ed annullare l'esplosione dell'Arma, chiedendo di non essere interrotti. Eppure accadde comunque qualcosa, qualcosa che avevo preannunciato e che mi rese orgoglioso e tronfio: Akira apparve dal niente, annunciato dal breve rumore d'una cascata d'acqua scrosciante, cadendo a terra di faccia e riuscendosi solo in un secondo momento ad alzarsi. Sembrava secoli da quanto eravamo partiti insieme ad Itai, al Mercenario e Densen per l'Abete, sembravano anni. Mi voltai verso Youshi e Fudoh, come a cercare uno sguardo di stupore e vergogna nei due Genin. Rivoltandomi potei notare come il Cuore aveva iniziato un processo del tutto diverso da quello precedente: delle venature rosse erano comparse sopra di esso e anziché continuare a gonfiarsi, iniziò ad avvizzire, perdendo volume e, nel giro di qualche istante, tramutandosi in polvere. Sentii l'isola tremare mentre il cuore si spengeva: non era un tremito fisico quanto un sussulto della vita stessa. Una sensazione terribile, simile a quando si sogna di cadere. Ed infatti, poco dietro di me, Fudoh cadde a terra, forse troppo stanco per resistere a quel sussulto. Youshi si gettò subito in suo soccorso rendendo inutile un mio eventuale intervento.
    L'attenzione fu tutta per Akira, poi. I due guerrieri del vuoto e il mio compagno delle squadre speciali si avvicinarono parlando poi, una seconda volta, il canuto ragazzino di Konoha iniziò a parlare con una voce che non gli apparteneva: quella di Natsuhime. La donna di Pangu ci ringraziò ed iniziò il più classico dei discorsi sacrificali: e dopo il dovuto commiato, l'isola dell'Abete iniziò a modificarsi con l'acqua presente ovunque in quel luogo che iniziò a ritirarsi e fluire nelle viscere della terra. Poi, dopo l'apparizione di quelli che immaginai essere altri guerrieri del vuoto, dato il simbolo che portavano con sé, Natsuhime disse finalmente qualcosa che attirò le mia attenzione e che compresi fino in fondo. Ho percepito qualcosa su ciò che accadeva a CaoCao in queste ore...è terribile. Non pensavo potesse impazzire a quel modo. Ma...non è più tra i vivi. Ho percepito il suo sigillo spezzarsi prima della disattivazione dell'Arma. Sorrisi sotto l'Elmo. I suoi discorsi erano troppo frettolosi, campati per aria e inconcludenti perché non stesse tramando qualcosa. Se però le cose stavano in questo modo era probabile che il duo di neo-hayate lo avessero ucciso e che quindi fossero vivi. Un bene, da una parte, dato che potevo giurare vendetta contro quello stupido otese, un male, dall'altro, perché significava che il mio impegno verso il Coraggio doveva essere saldato. Iniziai a domandarmi se tutte le mie precauzioni che avevo adottato potessero essere abbastanza. Forse l'Hayate con la mazza se ne accorse poiché un istante dopo, mentre Xu Shu e Lianshi parlavano, mi interpellò, attirando nuovamente le attenzioni di tutti su di me. Tutto qui? MA CHE NOIA! Non sei daccordo, Kensei Hito? O tu, Hokage Inopportuno. Mi piace, ti chiamerò così! Disse, prima di scoppiare, al solito, nella sua sguaiata risata. Tacqui, senza degnarlo d'attenzione quando egli parlò di nuovo, suggerendo qualcosa di estremamente astuto: un modo probabilmente efficace per far tornare Natushime al mondo dei vivi. Che non fosse uno stolto l'avevo ormai capito benissimo.
    E fu così che Lianshi e Xu Shu concentrarono il jutsu che precedentemente stavano caricando contro il cuore verso l'anima della donna che ora era intrappolata nel corpo del foglioso. Pochi istanti dopo, proprio come era apparso Akira, anche l'antica kunoichi e la sua ancora furono in mezzo a noi. È un piacere conoscerla, Natsuhime-dono. Dissi, abbozzando un leggero inchino formale. Lasciando i principali convenevoli agli altri, notai il Mercenario avvicinarsi al sottoscritto. Ti devo un tonico, Inquisitore, se un giorno vorrai qualche altro pezzo d'armatura forgiato, visto che ancora usi elmo e corazza, avrai di certo uno sconto. Puoi cercarmi ad Ame, tanto quanto a Suna. E poi abbiamo ancora degli affari in sospeso, giusto? Sorrisi soddisfatto sotto l'elmo, al sentire quelle parole. Certamente l'uomo sapeva come prendermi. Non si rinuncia mai ad un po' di ferro, specialmente di ottima fattura come quello che sai costruire tu ... Kaguya. L'enfasi su quell'ultima parola era evidente e lasciava presagire ben poche cose buone. Le Grotte del Silenzio ci aspettano: non tarderemo molto il nostro incontro. Aggiunsi poi, con un leggero cenno del capo. Ma la storia della Hakushaku, dei Demoni Ombra, della perdita dell'orecchio del Kazekage e del ritrovamento da parte di Minarai del Lato Oscuro del Ciliegio sono vicende che non possono trovare sfogo in questa storia.
    Poco dopo il Coraggio ci comunicò le comunicazioni della Speranza di Hayate. Un incontro, un'ora dopo, in un luogo neutrale qualunque cosa quel termine volesse dire. Accettammo tutti di buon grado, zannosi e guerrieri del vuoto compresi. Non potevo esimermi in nessun caso. Il secondo ad approcciarsi al sottoscritto, prima di cercare di uscire da quel buco sotterraneo, fu Youshi, il Genin Tokugawa che aveva saggiato la mia ira al lago. Si stava già occupando di Fudoh. Ti devo chiedere scusa, Kensei-sama. Ho commesso un errore nel non avere fede in Akira-sama e nel dubitare delle sue parole. Lo scrutai un attimo attentamente, prima di rispondergli. Il fallimento è il miglior insegnante, dopotutto. Dissi, cambiando poi discorso. Assicurati che abbia le migliori cure. A quel punto restava a me fare la parte del galoppino. Composi rapidamente i sigilli necessari alla tecnica del richiamo pinzandomi, ritualmente, il palmo della mano destra con pollice ed indice del braccio metallico. Riapparve Kyofu, ancora una volta. Per favore, trasporta me e l'Hozuki in superficie. E così facendo volammo verso l'uscita di quella grotta.

    [...]


    Nell'ora che trascorse tra l'uscita dalla Sala del Cuore e l'incontro tra tutti i protagonisti di questa storia ebbi modo di stare da solo con Akira, anche se soltanto per degli istanti. Ciò che mi premurai di fare per prima cosa fu ragguagliarlo sull'accaduto. Ti chiederai dove sia stato tutto questo tempo, dato che siamo partiti insieme e il naufragio ci ha divisi. Diciamo che ho avuto una perdita di memoria momentanea. Ma, insomma, è una lunga storia, non per questo momento. Diciamo che dopo un lungo peregrinare ero riuscito a ritrovarti, anche grazie al qui presente Kyofu ... Il pipistrello albini, esattamente come noi, stava mangiando prelibatezze fornite dalla tregua per gli elementi come lui: insetti, frutta e una graziosa ciotola di sangue di vacca. ... ma quando ti ho raggiunto ti eri appena dissolto in Natsuhime, come mi ha riferito CaoCao. Ho confidato che tornassi, decidendo quindi di aspettarti e vietando a Youshi di seguire il Guerriero del Vuoto ed i suoi strani piani farneticanti, ma l'arrivo di un ninja della Zanna, Akira Gen, e l'attivazione degli Anticorpi della Bakekujira mi hanno costretto ad agire ed allontanarmi dalla zona del Lago. E poi, insomma, sapevo che te la saresti cavata da solo. Gli anticorpi erano delle entità sferiche elementali, forse simili a evocazioni, che controllavano un determinato elemento e che erano formate dall'elemento stesso. Sembravano eseguire ordini semplici e non possedere una coscienza propria. Il Cuore le controllava, quindi forse era lui la sua coscienza, e le plasmava a proprio piacimento. Devo dire che questa loro capacità ci ha dato più di qualche grattacapo durante la battaglia con lo stesso. Comunque, Fudoh e Youshi, seguendo delle tracce create non so bene come da Shunsui Abara - persona di cui ignoro assolutamente tutto - sono riuscite a trovare la sala del Cuore ed grazie al mio aiuto, siamo riusciti a giungere davanti al Cuore. Non ho ancora capito bene come, ma uno alla volta, tutti i ninja che erano arrivati su quest'isola furono trasportati là dove ci trovavamo finché l'Hyuga di Konoha e Daishin di Suna non sono arrivati col Coraggio, spaccando la parete là dove siamo usciti. Il resto ... bhè, credo tu lo sappia. Continuai a mangiare, cercando anche di distogliere lo sugardo e l'attenzione dalla poca posatezza dell'Hozuki. In un secondo momento, quando potei avere la certezza che nessuno ci stesse osservando, presi Akira in disparte, portando una mano all'interno della mia armatura, afferrando il filatterio che avevo creato, nascosto, sul dorso di Kyofu mentre entravo, aprendo le fila con Kato e Shin, nella zona sotteranea dell'Isola. Mentre lo facevo, tuttavia, un pensiero mi balenò in testa, rapido e tetro come la discesa della scure di un boia: e se, durante la cancellazione dei ricordi da parte degli Hayate, questi vedessero anche questo momento? Se questi vedessero il momento in cui cedevo il filatterio ad Akira, dandomi la possibilità di recuperare i miei ricordi in un secondo momento, cosa sarebbe accaduto? Sarei stato condannato a morte certa, ecco cosa sarebbe accaduto. Avrei voluto farlo, ma non potevo. Avrei voluti confidare al ... mio migliore amico ciò che avevo in mente, cosa ero riuscito ad architettare agendo come Mano Sinistra di Itai. E fu proprio quell'ultima parola a farmi realizzare una seconda cosa, in quel momento. Dov'è il Mizukage, Akira? Dov'è Itai!? Chiesi, levando rapidamente la mano dall'interno dell'armatura per poggiarle, entrambe, sulle spalle dello Spadaccino della Nebbia. Cosa potevamo fare senza il nostro Kage?

    [...]


    Infine scoccò l'ora e tutti ci ritrovammo nel luogo previsto per la riunione. Fu mentre giungevo sul posto che qualcosa scoppiò vicino al mio orecchio, così piccola che non riuscii a vederla, sussurrandomi ciò che stavo aspettando da molto tempo, ormai: il luogo di incontro per mantenere la mia parola con gli Hayate. La resa dei conti, l'ora del gran finale.
    Con un brutto tiro mancino, gli Hayate avevano scelto la casa che Densen aveva dato alle fiamme. Ed a proposito di Densen ... dov'era? Mentre, sparuto, mi guardavo intorno, Fudoh, a quanto pare rimessosi dal suo precedente mancamento, si avvicinò a me. Aveva ragione, Inquisitore-san, Akira Hozuki era vivo, anche se era scomparso nell'acqua con tutta quella strana storia del Vuoto. Guardai il giovane medico per qualche secondo. La fiducia che mi hai dimostrato è stata un'ottima arma contro il nemico, Fudoh. Dissi, marziale, per poi voltarmi ed andare a prendere posto, lasciando che il giovane sbrigasse le sue faccende con Akira. A quella sorta di rimpatriata c'era anche qualche faccia che non avevo mai visto oltre a quelle che più ardentemente desideravo rivedere: Kato e Shin. Quest'ultimo mi venne incontro, proprio per discutere di qualcosa che ci aveva riguardato.
    Ti avevo detto di non preoccuparti perché avrebbe trovato da solo un modo di uscirne, Kensei Hito, e da quello che vedo avevo ragione. Sorrisi sinistro sotto l'elmo. Anche io avevo ragione su CaoCao. Replicai. A giudicare dalle loro condizioni era evidente che il Guerriero del Vuoto gli avesse dato non poco filo da torcere. Il suo sguardo e modo di fare mi innervosiva ed irritava: avrei potuto ricominciare a combattere in qualsiasi momento dato che ero, a tutti gli effetti, molto fresco e tutt'altro che stanco - a differenza sua, come detto. Il mio corpo, inoltre, era capace di una stamina quasi infinita. Ma non era quello il momento di combattere, pur essendo certo che avrei potuto far valere la mia posizione e la mia forza. Fu comunque lui a congedarsi poco dopo.
    Attesi che tutti prendessero posto osservando il quadrato che si venne a delineare con le fazioni che prendevano la loro posizione: Hayate da una parte, l'accademia da un'altra, la Zanna da un'altra parte ancora e gli abitanti dell'Abete dirimpetto a questi ultimi. Una quinta fazione, quasi un satellite accademico, si venne a delineare con la peculiare posizione che decise di mostrare il Mercenario, da solo, tra l'Accademia e la Tregua. La prima a parlare, per aprire le danze, fu Natsuhime-dono, ringraziando tutti i presenti, seguita, come un'eco dalla Speranza di Hayate, la quale chiarì la posizione della sua organizzazione: infatti la Speranza, avente le sembianze di una bambina, disse che gli Hayate non erano nemici dell'accademia e che quindi non si sarebbero opposti in nessun modo salvo il caso in cui essi avessero interferito coi loro piani. Un punto di vista che comprendevo, sinceramente, e che per questo sapevo nascondere più di una insidia: la cooperazione era una mera maschera dello sfruttamento. L'Accademia doveva tornare utile in qualche modo agli Hayate e quindi, finché questa situazione si manteneva, questi ultimi non avevano interessi a smantellare la prima. La Muuga poi, la donna capace di utilizzare sapientemente la sua lancia, prese parola proponendo l'estensione della Tregua da Kiri a tutti i villaggi Accademici. Storsi ovviamente il naso ma l'assenza di Itai e il mio basso grado non mi permettevano di mettere bocca in quel tipo di questioni. La risposta alla proposta della Muuga, che escludeva gli Hayate, arrivò immediatamente dal Coraggio e, con essa, arrivò alle orecchie di tutti anche il mio nome. Akira si voltò immediatamente verso di me, squadrandomi con un odio e una rabbia che gli avevo visto in corpo soltanto in poche altre occasioni. Tacqui, ancora una volta. Rispondere, in un senso o in un altro, era assai pericoloso. Tuttavia, al sentire quelle parole, provai a farmi intendere dagli uomini che stavano dall'altra parte del tavolo delle contrattazione con un gesto semplice e apparentemente innocente. Dalla posizione che avevo preso, quella accanto ai Kiriani, lanciando una occhiata ad Akira che ancora tremava di rabbia, mi spostai, andando a posizionarmi tra l'Otese e il Foglioso che mi avevano accompagnato, nel bene e nel male in quella missione. Il gesto, era evidentemente chiaro.
    A questa tensione seguirono prima le parole dell'Hokage, del Mercenario e poi quelle del Capo delle Squadre Speciali di Kiri, Akira. Raizen propose una sorta di alleanza-pace tra l'Accademia e gli Hayate fintanto che questi non avessero ostacolato la prima e avessero aiutato a distruggere le Armi di Iwa. Mi voltai verso Akira, cercando il suo sguardo da lontano, solo per notare come fosse già pronto a rispondere all'Hokage con la stessa rabbia con cui mi aveva fissato precedentemente. Fu però il Kaguya delle Fenici a parlare rivolgendo parole nient'affatto edulcorate nei confronti di Hayate. Fece poco altro, oltre ciò, se non chiedere informazioni a Natsuhime ed i Guerrieri del Vuoto. La sua conoscenza del gruppo di Hayate - e di tutte le altre cose di cui parlò, tra cui la posizione delle altre armi, a dir la verità -, sembrava sconfinata e precisa. Non potei non domandarmi i suoi trascorsi con l'associazione. Ma quando anche il suo discorso fu terminato, allora sì che accadde l'impensabile. Dopo un primo discorso completamente condiviso sulla Trega e su Kiri, Akira non solo rigettò - a ragione - ogni proposta d'alleanza con gli Hayate avanzata dall'Hokage ma fece di più e lo fece investendosi il diritto di agire in virtù della mia persona. Non voglio sapere minimamente quale sia il tuo trascorso con Kensei, ma considera pure ogni questione con lui sollevata del tutto. Se si tratta di promesse, considerale spezzate. Se si tratta di debiti, o crediti, considerali saldati. Nulla ti sarà dovuto, nulla ti è richiesto. Ogni tuo rapporto con Kiri o ninja di Kiri si esaurisce oggi. Se Kensei non è d'accordo... I suoi occhi cercarono i miei, in una sfida di forza e testardaggine che l'Hozuki sapeva di non poter vincere. ... sarà considerato, da Kiri... Prego tutti i ninja accademici di ascoltare e, anzi, di riportare queste parole ai rispettivi Villaggi e all'Accademia stessa, che devono concordare in tal senso... Alla stregua di un nukenin, come un qualsiasi membro di Hayate. Il mio odio ed il mio risentimento si riversarono sull'Hozuki come aria gelida e pesante. Poteva sentire il peso di ogni mio singolo pensiero lambire le sue membra. Trattenermi dal combattere fu quasi impossibile ed infatti un ringhio anticipò le mie parole. Io rendo conto delle mie azioni soltanto al Mizukage di Kiri, Akira Hozuki. In qualità di Mano Sinistra era mio dovere agire nell'ombra, sporcarmi con le questioni meno piacevoli, fare ciò che gli altri non avevano il coraggio di fare, fare, cioè, ciò che andava fatto. Sempre. A qualsiasi costo. Per fas et nefas. Non avrei tollerato un'ingerenza di quel tipo da parte di Akira, per nessun motivo al mondo. E se avessi dovuto scegliere tra gli interessi di Kiri e le pretese di un ragazzino dai capelli blu, bhè, la scelta sarebbe stata indubbiamente facile. E lo sai bene. Mi voltai comunque verso il Coraggio. Aprendo le braccia avrei toccato le spalle sia dello Yotsuki che del Kinryu. Sulla spalla del primo applicai una pressione maggiore cosicché potesse sentire tutta la mia forza e la potenza del mio arto sinistro ancora una volta. Stavo cercando di comunicare col corpo ciò che non potevo dire con la bocca. Stavo cercando di far comprendere come le parole che da lì ad un attimo sarebbero seguite erano false. Dopotutto non era strettamente col Coraggio che avevo avuto accordi riguardo ciò che loro dovevano fare a me, quanto con la Magnanimità. Cercai dunque di pronunciare delle parole che potessero apparire come accondiscendenti sia per gli Hayate che per Akira. Nonostante questo i miei obblighi verso il Coraggio di Hayate cadono qui, adesso. Come detto, io nei suoi confronti non avevo obblighi. Lui li aveva nei miei ed io verso la Magnanimità. A quel punto tolsi le mani della spalle dei due aspiranti Hayate ma non cambiai posizione, rimanendo là dove ero stato fino a quel momento.
    Seguirono altri momenti peculiari, come la testa di un hayate lanciata in mezzo agli stessi da un ninja sconosciuto. Tuttavia ormai la mia attenzione ed i miei pensieri erano rivolti ad altro.
    L'unica cosa che riuscì a carpire per un istante i miei distanti pensieri fu nuovamente il foglioso votatosi ad Hayate che cercò una mia conferma riguardo le sue azioni e l'ottenimento della spada che gli aveva fornito il Coraggio. Posso confermare, Hokage. Quello del Coraggio è stato un dono disinteressato. A nessuno è utile uno spadaccino senza arma se c'è da fronteggiare un nemico comune. Ironico notare come il dono fosse davvero disinteressato. Ciò che era nell'interesse del ragazzino sui pattini era punire ed a giudicare dalle parole di Shin la spada c'era riuscita eccome, anche se non sapevo dire in che modo.
    Quando le discussioni terminarono andai verso la Muuga che già era stata più volte raggiunta da svariati ninja tra cui il Mercenario e l'Hokage e gli comunicai quanto avevo sentito nella zona del Lago previa un piccolo inchino. Mi sarei accertato, tuttavia, prima di parlare, di essere scortato in una zona dove né le mie parole né le mie azioni potessero venir sentite da orecchie indiscrete - in particolar modo dagli Hayate. Muuga, è un piacere fare la sua conoscenza adesso che la situazione è più calma. Sono qui per comunicarle una congiura ai suoi danni da parte di un ninja della Zanna, Akira Gen. Ho le prove e la testimonianza diretta di quanto sto dicendo. Le devo chiedere soltanto un po' di pazienza, però. Se infatti avesse accettato avrei rapidamente inciso la mia pelle con Unagi facendo sgorgare il sangue necessario per imprimere i ricordi sullo stesso e creare un Filatterio. Dopo di che, attraverso le mie capacità, avrei reso il filatterio in grado di comunicare il suo contenuto a chiunque bevesse anche soltanto una goccia di quel liquido cremisi. [Note]Conoscenze derivanti dalle due generiche Arte dei FIlatteri + Filatteri Bugiardi. Rimango a vostra disposizione, io come Kiri, per qualsiasi cosa. Avrei detto, prima di congedarmi.
    Mi restavano altre due questioni in sospeso: gli Hayate ed Akira. Alla seconda avrei pensato quando sarei ritornato a Kiri. Alla prima, però, dovevo pensare immediatamente. Saltai sul dorso di Kyofu, millantando un mio ritorno a Kiri. Quando fui abbastanza lontano dalle orecchie e dagli occhi di tutti avrei virato tornando indietro verso l'Isola e, saltando dal dorso di Kyofu, sarei atterrato nel boschetto ai piedi dell'Atollo che mi era stato indicato dagli Hayate per poi proseguire a piedi, furtivo tra le fronde degli alberi.
    Mi aspettavo di trovare il Coraggio e la Magnanimità su quell'Atollo ma non avrei escluso la presenza di altri.
    L'ora della resa dei conti aveva appena scoccato il suo primo minuto.



    Chakra:
    Vitalità:

    En. Vitale: 28/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 850
    Velocità: 700
    Resistenza: 700
    Riflessi: 700
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 700
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Medio × 3
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Base × 2
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Spiedi Potenziati × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Unagi × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1

    Note Combattere con Handicap disattivato.



    Parlato
    Citato
    Koutsu
    Pipistrelli
    Yakusoku



    Edited by Ade Geist - 24/6/2020, 14:58
     
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    La fuga di Jins e la Riunione


    Chapter XXII - Villaggio dell'Abete



    La scimitarra tranciò il collo dell'Hayate senza incontrare resistenza. Come aveva promesso a se stesso, quel ragazzo aveva terminato i suoi giorni in quella sudicia e umida grotta, lontano dal Paese del Fuoco da cui proveniva.
    Alle sue spalle, crepitanti di energia demoniaca, i costrutti di inchiostro si erano sciolti come neve al sole. Non ci furono esultanze o grida di giubilo.
    Avvolto da una sottile aura bluastra, Masayoshi rimase calmo, concentrato, freddo...glaciale. Con la scimitarra insanguinata inclinata davanti al busto, Il Genin posò il suo sguardo sul Lupo Dorato. Era giunto il suo turno. Se i due ninja lo avessero tenuto occupato, il Jinchuuriki avrebbe potuto colpirlo con tutta la sua forza.
    Nel mondo interiore che condivideva con il Rokubi, il Potere di Lianshi aveva fatto breccia nel "cuore del demone", permettendo al ragazzo di assorbire sempre più energia. Anche il Bjuu aveva subito gli effetti del bizzarro potere della guerriera: la sua rabbia nei confronti del genere umano era diminuita, assorbita dal Vuoto, e si sentiva uno sciocco ad aver nutrito per anni un odio così viscerale e snervante per ogni essere umano, a partire da Haruki. D'altro canto, l'idea di combattere al fianco di un ragazzino lo faceva rabbrividire.

    Accerchiato da tre accademici, senza più altri Hayate a spalleggiarlo, Jins optò per una ritirata.
    Un denso fumo nero coprì la sua corsa verso la più vicina via di fuga.
    Sul momento Masayoshi pensò di inseguirlo, di immergersi nella nebbia senza pensare alle trappole escogitate dal nemico, forte della sua incredibile velocità, ma poi decise di lasciarlo scappare. Con una fugace occhiata constatò lo stato di salute di Saru, bravissima nel combattere contro i lupi dell'Hayate.
    Tasaki derise il fuggitivo, giurando una vendetta contro lui e ogni uomo dell'organizzazione, ma Jins non cadde nella provocazione. Con una serie di cartebombe, si chiuse il cunicolo dietro di lui, in modo da rallentare la loro risalita.
    Lasciò a Tasaki l'onere e l'onore di prelevare la Chiba, ancora distesa a terra, priva di sensi.
    Solo un momento. Sussurrò al suo demone, dopo essersi allontanato dal duo.
    In superficie, se saremo fuori pericolo, disattiverò il potere. E stranamente il Rokubi non rispose.
    Ritorniamo a rivedere il cielo ahah. Esclamò, accennando un sorriso rilassato, il primo dopo molto tempo.

    [...]


    Rattoppato e riposato, con il demone assopito dopo l'uso del potere del Vuoto, Masayoshi si diresse verso la casa dei coniugi Yukimune, dove era stata organizzata una riunione molto importante. Notò subito l'assenza delle venature bluastre. Non poté non chiedersi che fine avesse fatto Lianshi e i suoi amici.

    Il Jinchuuriki pensò a un incontro riservato ai soli accademici perciò fu sorpreso di trovarsi davanti a una trentina di ninja, alcuni mai visti, tra cui spiccavano gli Hayate con cui aveva combattuto nella grotta. Dietro un tavolo piuttosto lungo sedevano la Speranza, la Magnanimità e due tipi strambi, di cui uno inquietante con quello sguardo folle incorniciando da una folta chioma riccia. Di Jins non vi era traccia.

    jpg


    Nessuno aveva ancora estratto le spade, ma la tensione tra gli schieramenti era palpabile.
    Lanciò un'occhiata carica di astio alla bambina immortale e ai suoi scagnozzi, poi concentrò la sua attenzione sui ninja accademici, raggruppati attorno a un secondo tavolo, alla ricerca di Daishin e di Shunsui. Il primo era scomparso mentre il secondo riuscì a intravederlo in lontananza, un attimo prima di scorgere la figura di Lianshi, seduta comoda alla sinistra di una donna misteriosa, mai vista prima.
    Era viva, illesa e felice a giudicare dal suo volto. Cercò di farsi notare, spostandosi di qua e di là, senza successo.

    La Montagna del Fuoco apparve davanti a lui e a Saru.
    Tutto bene Hokage-sama, lei? Se la sua amica avesse menzionato Jins e la sua identità, lo Shokuto avrebbe aggiunto.
    È stato messo in fuga Non spese parole riguardo alla Chiba e alla Muuga. 

    Il volto del ragazzo si illuminò quando, tra la folla in movimento, emerse Feng Gu. Strinse la sua mano dura come l'acciaio e si chiuse sulle spalle quando l'altro lo ringraziò per essergli stato d'aiuto. Emozionato dai complimenti, ridacchiò.
    Non so come si sia concluso lo scontro. Mi sono svegliato tutto ustionato ahahah assaggerò il tuo talento di fabbro anche se non mi sono mai sdebitato per il tuo aiuto nella missione per i Kiseki.Ripensò ad Hoshikuzu.
    Farò prima a venire ad Ame... Hoshikuzu è inafferrabile ahah Esplose in un' altra fragorosa risata. Il ninja più sfuggente di Suna era proprio lui, il Jonin dai capelli rossi, in grado di ingurgitare litri e litri di birra.
    Ame...Sapeva fosse un covo di traditori e tagliagole, ma ne ignorava ogni dettaglio. Per un drink con il suo amico mercenario, non si sarebbe fatto problemi a raggiungerlo nella Pioggia, vestito con venti sciarpe e pesanti vestiti per le precipitazioni torrenziali che flagellavano quella terra.
    Ci si rivede...e grazie Accennò un inchino, lasciandolo solo con Saru-san, che forse avrebbe rivelato anche a lui la vera natura di Jins.

    Si accomodò alla destra di Saru, dietro l'Hokage, con gli occhi fissi sulla cara Lianshi. Non lo aveva ancora notato, ma non importava. Prima che la riunione ebbe inizio, una voce familiare risuonò dietro il ragazzo. Alle sue spalle si era accomodato Shunsui Abara. Masayoshi si voltò quel poco che bastò per essere udito, dal lato opposto al braccio mancante.
    Stiamo tutti bene Sospirò, poi allungandosi verso di lui avrebbe indicato con discrezione la Speranza di Hayate.
    Io e Saru abbiamo combattuto contro di lei...e Jins ...che si è rivelato essere un Hayate Sussurrò, ignaro del suo doppio gioco. Come avrebbe reagito alle parole del Genin?
    E qualche ora prima, con il mercenario, contro Akira Gen Aggiunse, spocchioso. Forse Saru lo avrebbe accusato di eccessiva spavalderia, ma era fiero di ciò che aveva fatto, anche se in quei momenti aveva preferito pagare per trovarsi altrove. Accorgendosi di avere l'Hokage davanti, che lo aveva salvato più volte, si affrettò ad aggiungere.
    Fortuna l'Hokage eheh. Poi pensò all'amministratore. Daishin non so dove sia in effetti. Un bel guaio per Suna.

    A dare inizio alla riunione fu la donna che sedeva al fianco di Lianshi. Dopo essersi alzata in piedi, prese parola, proponendo una nuova Tregua  sottoscritta da ogni paese accademico. Sebbene non si fosse presentata, il ragazzo impiegò meno di un minuto per capire che si trattava di Natsuhime, colei che aveva accettato Lianshi nella sua famiglia.
    Come aveva fatto a ritornare in vita?
    A turno intervennero la Speranza, il Mercenario, il cui grido finale fece infuocare l'animo dello Shokuto; Akira Hozuki, che sedeva poco lontano da lui e poi Shunsui, il quale si limitò a informare che il Kazekage sarebbe stato aggiornato.
    Akira Hozuki... Lo squadrò da capo a piedi. Non era riuscito a condurre Lianshi-sama da lui.
    Ma ecco che lei si alzò, catturando il suo sguardo stanco. Si aspettò un discorso al veleno contro gli Hayate, invece, si avvicinò al sunese. Si sentì osservato da tutti i ninja presenti e la cosa lo emozionò al punto da fargli abbassare lo sguardo, per nascondere quell'emozione che non riusciva a controllare. Si sentiva le guance in fiamme, in disagio ma felice.

    CITAZIONE
    Senza di te e senza il tuo coraggio tutto sarebbe andato perduto. Accogli la mia eredità, Masayoshi, Guerriero del Vuoto. Rifletti e studia, trova la tua Declinazione del Vuoto. Akira ti guiderà.

    Si bagnò le labbra, in fiamme, vibranti del potere che gli era stato concesso qualche ora prima. Il Sigillo scese su di lui, fino a scomparire, assorbito dal suo spirito. Il Rokubi tentò di divincolarsi ma il Genin lo ignorò. Si sarebbe scusato con lui per averlo usato in quel modo, anche se nulla sarebbe cambiato. L'odio del sei code bruciava in eterno e non si spegneva con delle scuse.
    Lo farò Lianshi-sama. Dimostrerò di essere degno di questo dono Disse, con la voce rotta dall'emozione. La sua pelle vibrò per un istante come una corda di violino, poi il calore alle labbra scomparì.
    Grazie. Sussurrò con un filo di voce, mentre osservava un secondo ninja dell'accademia ricevere il potere del vuoto. A fine riunione, avrebbe dovuto parlare con lui e l'Hozuki, incoronato primo di una nuova schiera di guerrieri.
    Userò questo potere per liberare la mia terra dai Kijin. Promise a se stesso. 


    png



    [...]



    La riunione terminò dopo qualche altro intervento. Qualsiasi fosse la decisione finale, era una questione riservata ai Kage e ai ninja più potenti. Lui era solo un soldato senza potere decisionale. Vide Saru allontanarsi con l'Hokage e un altro ninja.
    Fece spallucce seppur incuriosito da ciò che dovevano dirsi, ma lui doveva trovare l'Hozuki. Decise di avvicinarsi a Youkai, il ragazzo che aveva ricevuto il potere del vuoto da Xu Shu. Avrebbe voluto presentarsi ma Akira li riunì al suo cospetto. Osservandolo da davanti, era un ragazzo della sua età, con uno strano ciuffo rivolto verso il cielo.
    Sono colui che ha scortato Lianshi-sama per trovarti Rispose scherzoso quando il kiriano gli chiese chi diavolo fossero.
    Lo lasciò parlare senza interromperlo.
    Voglio imparare, aiutami a intuire la declinazione del .... Il trattamento fu lo stesso per i due neo Guerrieri. La mano dello spadaccino si schiantò con forza  sulla sua spalla dolorante.
    Ahia...ehy, sono ferito! Brontolò, massaggiandosi la spalla con cui aveva lanciato la cartabomba.
    Non esiterò comunque! Lo salutò.
    E io dovrei andare a Kiri per incontrarlo? Perché proprio a Kiri? Si chiese, allergico al freddo umido di Kirigakure. La risposta alla sua domanda retorica non si fece attendere. Una voce familiare echeggiò alla sua sinistra. I suoi occhi si illuminarono come due stelle.
    Era lui. Era Fudoh, l'incredibiile e magico Fudoh, proprio quel barbone con cui aveva combattuto divertendosi un mondo.
    ANCHE TU QUIIIII!! Saltellò sul posto, felice. Si sporse alla ricerca del maledetto Fuuma Kunai con cui l'aveva sconfitto in passato.
    Dove tieni quell'arma maledetta? il fuuma kunai intendo ahah

    [...]



    Sarebbe tornato a casa con Saru e Shunsui-sama, dopo aver salutato il mercenario, Youkai, Fudoh, l'Hokage ma sopratutto Lianshi-sama.
    In cammino verso le navi con cui erano arrivati in quell'isola, il Jinchuuriki si accorse che il marionettista aveva perso un arto. Cercò di rincuorarlo, di ricordargli che se l'arto mozzato si fosse deteriorato con il viaggio, grazie le sue strabilianti abilità da meccanico avrebbe potuto fabbricare una protesi più efficiente in battaglia, con trappole e veleni.
    Sarebbe rimasto volentieri qualche giorno all'Abete per cercare Daishin, scomparso nel nulla, ma la decisione spettava a Shunsui. Non sembrò interessato al destino dell'amministratore.



     
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    Missione: Si vive insieme, si muore soli

    XII: The End Is the Beginning Is the End 



    Faceva male. Molto male.
    Cosa? Ogni singola parte del suo corpo, a voler essere precisi. Il suo animalesco avversario, dopo aver lanciato un tremendo guaito, si era accasciato a terra, con lo sguardo vigile e carico di sofferenza. Non era morto, d'altronde nessuno pareva potersi arrogare tale privilegio in quella landa dimenticata dai Kami. Però giaceva lì, immobile, la schiena spezzata incapace di sorreggere oltre le sue fatiche. E tanto bastava a Saru per avvertire un moto di contentezza attraversarle il corpo. Era finita, questa volta davvero.
    Visto che la sua richiesta era stata totalmente ignorata dai suoi adorati compagni, la Rossa si risolse a puntare un piede verso la schiena dell'animale, facendo perno e riuscendo dolorosamente a sgusciare da sotto il peso della bestia immobilizzata.

    E' sempre bello contare su di voi, ragazzi!

    Sbuffò, passando la mano sui resti logori dei suoi vestiti, in un gesto che voleva togliere un po' della polvere depositata, ma che non sortì certamente alcun effetto. Oramai lei e il fango di quella maledettissima grotta erano un unico, schifoso elemento.
    Vide in una manciata di secondi lo scontro di Masayoshi terminare in suo favore, provocandole un inaspettato moto di contentezza e orgoglio che sorprese anche lei. Erano compagni di sventure, dopotutto, e il pensiero di non dover affrontare Shunsui o Daishin riguardo alla morte di un giovane Jinchuuriki di certo la rincuorava. Fu in quel momento che lo vide, i capelli biondi ancora saettanti nello scontro con Tasaki. Jins si era appena fermato, constatando che la situazione non volgeva più a suo favore. Dedicò meno di uno sguardo a tutti i presenti, lei compresa, e in una parola scomparve, lasciando dietro di sé nebbia e distruzione. Jins Kaguya era scappato. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi, d'altronde?
    Eppure...

    JINS! MALEDETTO KAGUYA, TI TROVERO' PRIMA O POI. DOVESSI ANDARE IN CAPO AL MONDO.

    Urlò, stringendo il braccio che - grondante di sangue - cominciava appena a rimarginarsi. Poteva avvertire le ossa e i muscoli della gamba ricomporsi, il corpo guarire gradualmente. Ma qualcosa l'aveva ferita più in profondità, in un orgoglio che non pensava di possedere. In uno dei pochi slanci di bontà della sua breve vita si era fidata ed affidata ad un alleato. Lui l'aveva tradita, abbandonata.
    L'avrebbe trovato. Dovunque fosse. E gli avrebbe fatto scontare ogni singolo debito.

    Masayoshi! Sei stato bravo, piccolino. Sono sicura che a Suna canteranno le tue gesta, alla prossima sagra. Chissà come te la cavi come protagonista di una canzoncina da osteria.

    Disse, con intento decisamente canzonatorio, scompigliandogli la zazzera di capelli rossi e bianchi con la mano buona. Eppure era contenta davvero, c'era qualcosa nel non essere finita morta - o peggio, dannata lì sotto per l'eternità - che la metteva stranamente di buon umore. Chissà.

    Sì, è il momento di uscire da questa tomba. Non vedo l'ora di sentire un po' d'aria fresca, per quanto l'umidità di questa fetida isola sia insopportabile.

    Sorrise, forse genuinamente dopo tanto tempo. Era finita, era finita davvero. Era il momento di tornare a casa.

    [...]

    Ma guarda che bel ritrovo di disgraziati.

    Sussurrò, diretta più a sé stessa e Masayoshi al suo fianco, che non ad altri. Si aspettava di tutto, una volta raggiunti i superstiti della missione, ma non di certo un postribolo in cui leccarsi tutti insieme allegramente le ferite e auto compiacersi a suon di pacche sulle spalle e finti complimenti. Avrebbero potuto essere più sinceri e dire a chiare parole che, non fosse sussistita la necessità corrente, la maggior parte dei presenti si sarebbe volentieri attaccata una al collo dell'altra. Eppure erano lì a scambiare falsi convenevoli e dolci parole.
    Che amenità.

    Ai potenti piace esibire orgogliosamente l'agognato risultato. Che poi faccia schifo o meno, non importa a nessuno.

    Rimuginò, mentre in sottofondo discorsi altisonanti, ringraziamenti strappalacrime, e inaspettate proposte venivano sbandierati ai quattro venti. Lasciò che i grandi del Continente continuassero nella loro opera di vicendevole masturbazione mentale, mentre lei prendeva saggiamente posto vicino alle cibarie.

    Oh, se non è il mio parruccone preferito!

    Feng-gu si era avvicinato quatto quatto - ma poteva davvero, vista la sua stazza? - a lei e Masayoshi. Fu quasi carino da parte sua sincerarsi della condizione dei due Sunesi, quasi inquietante, sarebbe da aggiungere.

    Ah, non preoccuparti bestione. In qualche modo me la cavo sempre. Jins, beh che dire. Ci è stato d'aiuto, finché non ha deciso di rivelarsi per la merda che è: il Lupo d'Ora di Hayate. Ci puoi credere? Penso non ci sia altro da aggiungere, abbiamo speso anche troppe parole per lui.

    Fece spallucce, mentre la furia si impadroniva dell'Albino. Di certo non si poteva dire che amasse quello sgangherato gruppo mononome. Era lì, persa tra una pietanza e una chiacchera svogliata, quando la massa imponente dell'Hokage le fece ombra, dichiarando la sua presenza. Aveva già una qualche batuttta pronta in canna, ma che puntualmente dimenticò una volta girato lo sguardo e avendo verificato chi avesse accompagnato l'omone di Konoha alla sua mensa.

    Chi non muore si rivede, Miraggio della Foglia.

    Non fosse stato stupido, avrebbe potuto scorgere nel titolo affibiatogli una mal celata vena di ironia. Ma nemmeno su questo Saru poteva garantire, quindi lasciò cadere lì la provocazione.

    Non c'è molto da disquisire, Hokage. Quello che dovevo dire l'ho già detto. Un tuo ninja ha deliberatamente abbandonato un alleato per potersi esibire in una fuga degna del miglior codardo del Continente. Ho lottato, sono sopravvissuta. Sono contenta che lui non sia finito a marcire per l'eternità in un buco sotto terra.

    Lo guardò, e non era certa di aver detto tutta la verità in quell'ultima frase. Per il suo personale codice d'onore, l'aver abbandonato un alleato non lo rendeva diverso da Jins Kaguya. Che potessero morire male, tutti i Jins Kaguya del Continente.

    Cosa c'è da dire di te, Shin, che non abbia già espresso tu stesso in questa ridicola arringa. Ti nascondi dietro una fantomatica etica dello shinobi solitario, dietro alla missione, quando il tuo rango ti imporrebbe la protezione dei tuoi alleati e compagni. Non mi importa di come la Foglia cresca i suoi membri, so che la differenza tra un nostro capo squadra e te è abissale, e la tua bella dialettica non potrà mai colmare l'irrimediabile distanza che ti separa dall'essere un leader. Avrai forse avuto successo nel tuo personale intento, ma il tuo fallimento come comandante non è passato inosservato. Sarai condannato ad una vita da secondino, se questa è la tua idea di successo.

    Spostò lo sguardo verso le sue braccia, sulla pelle bruciata ed esposta. I nuovi innesti di pelle fresca si fondevano con quella già presente, creando un insolito mosaico bianco e rosso, lì dove il tessuto epiteliale si stava faticosamente ricostruendo.

    Abbandonare i più deboli è facile. Condurre una missione in solitaria è facile. Rimanere quando la situazione si fa dura, resistere alle avversità insieme ai propri compagni. Portare a termine la missione e tornare a casa con la squadra. Dividere oneri e onori. Questo vuol dire essere shinobi della Sabbia per Saru Mononobe. Queste ferite sono la prova del mio operato, del nostro operato, e le portrerò con orgoglio fino al giorno in cui le mie membra mi abbandoneranno, in cui non avrò più la forza di combattere. Perché sono la prova del mio impegno e della mia fedeltà.

    Coprì di nuovo le braccia, riportando lo sguardo sul ragazzo di fronte a lei. Shunsui era lì presente, forse non avrebbe gradito il suo discorso, forse avrebbe appoggiato lo shinobi della Foglia. Non le importava, la sua integrità e il suo credo non erano alla mercé di nessuno.

    Ma non so nemmeno perché ne stiamo discutendo. Le differenze fra noi sono troppe e troppo profonde. Non avrò mai nulla a che spartire con un accademico che si presenta armato come un Hayate. Shin Kinryu, non ho animosità verso di te o il tuo popolo. Spero solo che le nostre strade non si incrocino mai più, questo non posso negarlo.
    Ora vogliate scusarmi, altri impegni più urgenti mi attendono.


    Si alzò, esibendosi in una teatrale pacca sulla schiena dell'Hokage e prendendo il largo da quell'inutile discorso. Cosa le importava di Shin? Cosa le importava della Foglia? La Tregua, Jins Kaguya, l'Arma. Era tutto già passato, nascosto in un tempo che si allontava da lei ogni secondo di più. Ogni respiro a pieni polmoni la portava lontano da quella grotta, da quel banchetto, da quell'Isola. Volava rapida sull'Oceano, vedeva lontane le dune di Suna, il caldo del Sole, il bruciore del vento caldo del Deserto. Voleva solo andarsene da lì, abbandonare quei luoghi per sempre. Era giunto il momento.
    Era pronta a partire.
     
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    In missione all'Abete


    XI



    Ce l'abbiamo fatta. Hokage-dono...

    Sorrise, lasciando la frase in sospeso, mentre anche l'uomo più alto in rango della Foglia si mostrava esausto e soddisfatto della conclusione di quell'odissea. Di fronte a loro il cuore, dapprima colmo e rigonfio di oscuri umori, era andato incontro ad un appassimento improvviso, come se ogni fibra del suo essere avesse improvvisamente perso energia. Una moltitudine di personaggi sconosciuti era ora apparso, andando a gremire la sala quasi oltre le sue capacità. Guerrieri conosciuti e non accerchiavano ora Youkai, o chi ne aveva preso le veci. Murasaki rimase in disparte, mantenendo comunque sotto controllo la situazione del non-morto, che sembrava comunque non soffrire più.
    Parole di sconforto e separazione furono scmabiate, mentre le voci sovrapposte di Youkai e della donna annunciavano la volontà di quest'ultima di abbandonare questo mondo, nonostante le rimostranze dei suoi più fedeli servitori. Gli altri potevano solo rimanere in silenzio e osservare lo svolgersi della vicenda, che però parve concludersi nel più fasto dei modi. Parve incredibile alla Hyuga come la proposta arrivò dal più scalmanato degli elementi del gruppo, eppure Natsuhime fu salva, e la sua sorte rallegrò non di poco l'umore della sala.
    Fu allora che la ragazza fu finalmente libera di ricongiungersi con i suoi compagni, in particolare con Youkai. Lo aveva visto combattere al fianco di Youshi e Fudoh, era orgogliosa dell'impegno con cui si era destreggiato in quella situazione difficile. Non glielo disse, ma il ragazzo avrebbe avvertito tutto ciò nello sguardo di intenso affetto che i suoi occhi bianchi gli regalarono.

    H-Hokage-dono, non mi sembra... Appropriato. E' sicuro che non ci sia un altro modo per lasciare la sala?

    Sospirò, già rassegnata al suo sconveniente destino. Fece del suo meglio per toccare il meno possibile il Gigante mentre si arrampicava sulle spalle dello stesso, titubante. Erano fortunati che Genji Hyuga non fosse stato convocato per quella missione.

    [...]

    Non pensavo avremmo visto presto questo momento. Sono contenta di vedere tutti sani e salvi.

    Lunghi tavoli erano stati predisposti per accogliere la grande delegazione sopravvissuta alle fatiche dell'Abete. Se prima il gruppo le era parso eterogeneo, ora era davvero bizzarro. Membri dell'Accademia e della Tregua discutevano amabilmente, chi più e chi meno, godendosi una rinnovata serenità e un nuovo senso di sicurezza.
    Fu allora che Youkai venne avvicinato da un uomo che gli affidò il suo potere millenario, suscitando una forte emozione nel non-morto. Murasaki sorrise a entrambi, e fece segno al ragazzo di seguirla per prendere posto a uno dei grandi tavoli predisposti per loro da chissà chi. Avrebbe voluto chiedere ragione di ciò che i suoi occhi avevano visto depositarsi sulle sue mani, quel residuo che pareva non volerla lasciare. Eppure non era il momento, ci sarebbe stato tempo una volta tornata al Villaggio di verificare come l'Abete l'avesse per sempre cambiata.

    Non dovresti crucciarti, Youkai. A volte un bene superiore ci impone di dialogare con entità che preferiremmo ignorare. Lo Hokage conosce bene questa situazione, non farà nulla per mettere in pericolo il suo Villaggio.

    Strinse forte il braccio del ragazzino, per offrirgli quanto più conforto possibile. Eppure il suo animo era altrettanto inquieto di fronte alla proposta avanzata da Raizen. Scendere a patti con Hayate voleva dire condonare i suoi metodi e idee. Erano pronti a sacrificare la popria integrotà sull'altare di qualcosa più grande di loro?
    Scosse il capo, come a voler scacciare certi pensieri. C'era una persona con cui non aveva avuto ancora occasione di disquisire. Lo vide lì, inombrato dai suoi stessi pensieri. Il suo sguardo pareva distante e assente dal momento presente. La Hyuga si accomodò di fronte a lui, facendo attenzione a non risvegliarlo troppo bruscamente da quella trance.

    Youshi-san, mi rincresce non aver avuto occasione di salutarti in precedenza, ma il momento concitato richiedeva la nostra piena attenzione.

    Sorrise appena, inclinando di poco il capo.

    Sono contenta di rivederti sano e salvo. Ho a lungo pensato al mio alleato di Kiri, trovarti qui è stato motivo di gioia e sorpresa per me. Vedo che la vita da shinobi ha già cominciato a chiedere un certo scotto a entrambi, ma spero che ti abbia anche concesso le soddisfazioni che meriti.

    [...]

    Era di ritorno verso il loro tavolo, quando da una certa distanza scorse Youkai abbandonato in un sonno ristoratore. Sorrise tra sé e sé, mentre con fare materno posizionava la propria giacca come una coperta sulle spalle del non-morto. Avrebbe cercato con lo sguardo la figura di Raizen, facendogli cenno di avvicinarsi. Era arrivato per loro il momento di lasciare quell'Isola, congedandosi dai suoi strani luoghi e intrighi.

    Toriamo a casa.
     
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    Le Macchie di Konoha


    XXXII






    Quando Akira gli si affiancò lo salutò con un cenno del capo.

    Ciao Akira, non ti ho visto durante la breve pausa negli alloggi della Tregua, ma probabilmente è colpa del fatto che il mio campo visivo era largo il giusto per farci entrare un piatto e poco più, dovrai raccontarmi cosa diavolo ti è successo prima di sbucare fuori dal nulla nella sala del cuore.
    Non è roba che si vede spesso.
    Natsuhime ci ha detto che sei stato decisivo, ben fatto.


    Accennò un sorriso, a tono col fare cordiale del jonin kiriano, per poi dare attenzione alle prime parole che vennero proferite nella riunione.
    Raizen non fu l’unico ad alzarsi e prendere parola, anzi, venne persino seguito da figure più o meno inattese nel farlo, e incredibilmente si dimostro lui quello ad impostare la linea più morbida, non potè che esserne meravigliato, almeno quella volta non sarebbe stato additato come guerrafondaio. Dopo di lui ad alzarsi fu… Feng. Fu proprio lui a sorprenderlo, quella riunione era fatta per la tregua, per organizzare il futuro dell’abete, cosa poteva volere un cane sciolto da quel congresso pacifico?
    Presto detto: quell’uomo, se davvero così poteva essere definito era in piedi davanti a tutti per esternare la sua ragione di vita, per urlare a tutti loro che il fuoco della vendetta lo sostentava, per definirsi. E di sicuro non sarebbe stata intenzione di Raizen sottrargli alcunchè.
    Il discorso del Risorto però, quasi come se il suo fosse un morbo in grado di essere trasmesso, gli riaccese un fuoco dentro che però fu costretto a soffocare, salato sarebbe stato il conto che avrebbe presentato agli Hayate, ma non prima d’aver ottenuto da loro tutto il possibile.
    Ma Feng non parlò unicamente di quello, le sue informazioni furono preziose una tra tutte: la Speranza, una del magico trio che aveva dato vita al sogno chiamato Hayate, era immortale, ma poteva davvero chiamarsi tale?
    A quel punto Hayate assumeva nuovi contorni, l’immortalità così perfetta che anelavano era forse l’egoismo della Speranza che desiderava liberarsi di quell’ultimo, scomodissimo vincolo?
    Non gli pareva possibile che quella donna così sgradevole fosse riuscita a creare una setta, e soprattutto non era l’unica ad avere tutti quegli anni sulle spalle, quindi anche gli altri tre dovevano avere una qualche forma deviata di immortalità.
    L’Hokage non guardava un punto preciso quando sorrise, ma lo fece, solo il dover parlare a Feng gli fece distogliere lo sguardo dal nulla che aveva davanti.

    Feng.
    Ho dovuto procurarmi più di qualche crepa nei denti per proporre questo accordo.
    La Vendetta è la Tua prima ragione di vita, non la mia.
    Ma se pensi che questo sia sufficiente a farmi dimenticare i conti che ho da saldare con Hayate… allora sbagli mercenario, sbagli di grosso.
    Ti pensavo un esperto in questo campo, chiunque sa che la vendetta è un piatto che va servito freddo e che difficilmente va a male.
    Spero che questo ti aiuterà a comprendere che NON sono ne un amico ne un alleato di Hayate, ma son ben consapevole di cosa abbiamo davanti e che non posso rifiutare il supporto di esperti del loro calibro.


    Lo guardò dritto negli occhi.

    Ma non mancherò, quando sarà il momento il tuo sarà il primo nome che chiamerò, l’informazione sulla Speranza è preziosa, e darti la possibilità di Vivere è il minimo che posso fare per sdebitarmi.

    Avrebbe poi alzato la voce, nuovamente udibile a tutti al contrario delle parole a mezza voce che aveva rivolto a Feng.

    E si, ovviamente mi sbagliavo, con la mia richiesta intendevo proprio riferirmi al loro meccanismo di attivazione, vorrei sapere se qualcuno sa qualcosa di più, o se per caso, nelle guerre antiche, sia stato scoperto chi ha ideato una cosa simile.
    Inoltre, si è parlato del tradimento di Cao Cao... ma cosa l'ha portato così lontano dei nobili valori dei guerrieri del vuoto?
    Qualcuno qui lo ha affrontato direttamente, non ha detto nulla in merito?


    Se Shunsui avesse dato risposta si sarebbe fatto dubbioso.

    Un emissario dell'Oni?
    Com'è possibile?
    Sfortunatamente ho incontrato l'Oni e di sicuro non mi è sembrato incline a passare a miglior vita, com'è possibile che un suo emissario lavorasse alla distruzione della balena?
    Avete idea di chi potrebbe essere?
    Magari una figura sospetta giunta in questo lungo periodo di tempo, Cao Cao potrebbe averne dato segno indirettamente diventando più attivo per far filtrare le giuste informazioni.
    Ma ho il dubbio che l'emissario, se davvero si presentò come tale, non lavorasse per l'Oni o per un suo manipolatore, mi sembra... strano?


    Fu poi Akira ad alzarsi, ed in quanto Kiriano col grado più alto parlò a nome dell’intera Kiri, e probabilmente parlò addirittura un po' troppo, certo non sapeva quanto Itai gli avesse affidato e quanta fiducia nutrisse in lui, ma forse il suo discorso, per quanto fosse un jonin, si era spinto leggermente troppo in là per essere uscito dalla bocca di qualcuno che non era stato scelto per essere Voce e Mano del villaggio.

    Hai ragione Akira, le terre dell’Abete appartengono indubbiamente a Kiri, e mai mi sognerei di imporre in alcun modo la presenza Konohaniana. Anzi, mi scuso per averlo fatto in quest’occasione, ma è giunta al villaggio una missiva di Hayate, e visto il contenuto non potevo evitare di partire. Ho comunque mandato una lettera a Kiri in contemporanea ai miei movimenti per informarvi degli stessi, ma non penso sia stata letta da nessuno a questo punto.
    Piuttosto, sei certo di ciò che affermi?
    Konoha non si tirerà certo indietro se Kiri chiamerà in qualsiasi momento, come abbiamo appena dimostrato, ma la tregua penso che abbia la base in questo luogo anche perché è questo luogo che deve difendere. L’ultima parola sta a Kiri, naturalmente, ma penso che darvi il nostro aiuto senza ninja presenti in loco sia… Inutile.
    Qualsiasi sia l’emergenza non potremmo mai arrivare in tempo.


    Il discorso di Akira sarebbe quindi continuato, sbilanciandosi nuovamente verso ruoli che ancora non gli competevano e facendo le veci di un Kage che comunque Kiri aveva. Nonostante tutto, contrariamente a quanto aveva fatto poco prima non parò a voce alta, se Kiri aveva degli shinobi troppo esuberanti, per quanto a fin di bene, non era affar suo, per cui si sarebbe limitato a chiarire la sua posizione a bassa voce, rendendo le sue parole distinguibili solo al diretto interessato, dopotutto se la prima parte riguardava il mero posizionamento degli uomini sull’isola la seconda riguardava una tregua ben più importante se rispettata da entrambe le parti. Avrebbe quindi fatto un cenno al kiriano di modo che si abbassasse.

    Sei certo di ciò che affermi, Akira?
    Sei un jonin, è vero, e questo ti permette di parlare a nome di Kiri in caso di urgenza e necessità, ma negare questo genere di alleanza non penso spetti a te. Riflettici, stai rinnegando Hayate con tutto te stesso, eppure già hai collaborato con loro.
    Non ti sembra strano concordare col pensiero del mercenario?
    Condividere le idee di un cane sciolto votato alla vendetta che agisce esclusivamente per i propri vizi, e può decidere di sua sponte e senza ledere nessuno quando e dove mordere non mi sembra un vanto per uno shinobi, soprattutto quando tenta di proteggere un luogo e la gente che vi dimora: questa tregua momentanea, se rispettata, permetterà di interrompere le angherie contro i cittadini.
    Dopotutto, cosa succederebbe di male se venisse stipulata?
    Potrebbero uccidere, continuare le loro malefatte, ma già sappiano di non poterci fidare di loro, ma questo cambierebbe se non fossimo alleati con loro?
    No.
    L’unica cosa che cambierebbe è che avremmo accesso alle loro informazioni, ed anzi, se colti ad infrangere il patto potremmo sia riprendere a cacciarli attivamente che tenerci le informazioni, forse dopo aver avuto il tempo di approntare migliori difese per questo luogo.
    Nel caso l’alleanza non fosse stipulata speri forse di essere informato su ogni loro singola vittima?
    Magari per cacciarli uno ad uno e cavargli le informazioni di bocca con le torture?
    Chiunque di loro abbia uno straccio di dettaglio utile alla distruzione delle armi temo che sia decisamente inafferrabile.
    Per come la vedo io il patto è l’unica cosa che, nella più rosea delle previsioni, potrebbe fermarli per un certo periodo e magari farli dedicare esclusivamente alle armi, nella peggiore non smetterebbero di essere se stessi ma avremmo le loro informazioni, e ci avrebbero nuovamente alle calcagna.
    Sta a te: ti lasci divorare dal fuoco, o aspetti che le armi siano distrutte per riprendere a dargli la caccia?
    Porterò comunque la proposta in accademia e quindi la cosa andrà discussa dai Kage, ma il tuo parere a Kiri potrebbe pesare.


    Sperava di averlo convinto, e che Akira non volesse ingrassare il proprio ego con l'illusione di avere una morale incorruttibile, per quanto nobile l'intento di non collaborare con Hayate in questo caso gli avrebbe solamente portato svantaggi, considerando che non era la prima volta e molto probabilmente non l'ultima, aveva davvero senso quella posizione così dura?
    Oppure era così sveglio da bluffare per rendere l'offerda dell'Hokage ancor migliore?
    Tuttavia aveva sentito le parole che aveva riservato agli Hayate, e c’era il rischio che se nessun kiriano la pensasse come lui l’offerta dell’Hokage potesse perdere di appetibilità. Se tuttavia Akira non avesse cambiato idea Raizen avrebbe annuito, intervenendo brevemente.

    Tutti sono stati alleati con hayate nel passato, dalla Zanna fino all'Accademia e alcuni lo sono ancora, dirlo ad alta voce spaventa così tanto?
    Fa paura sentirsi ammettere la verità per ciò che è?
    Che almeno questa volta venga fatto senza scopi che interessino il singolo ma per il bene comune!
    L’offerta è sempre valida, Akira per ora non è Mizukage ma la sua parola immagino peserà nel consiglio Kiriano, che dovrà esprimersi quando l'accademia chiederà al suo leader una risposta definitiva.
    Quando il Mizukage rifiuterà si potrà dire che Kiri avrà rifiutato.
    Inoltre mancano ancora i pareri dei piani alti di Suna e Oto.
    E vorrei rimarcare che qui NIENTE sta venendo condonato e MAI verrà condonato, Hayate ha delle colpe e dovrà pagare per queste, senza alcun riguardo per le azioni che comunque porta avanti per il suo tornaconto.
    Certo, tutto questo sempre che Hayate accetti, qui discutiamo ma forse facciamo i conti senza l'oste, ma loro qui sono i buoni no?
    Fanno solo l'indispensabile per un bene così alto da essere per noi incomprensibile, quindi non dovrebbero rifiutare un simile accordo, no?


    Quella sarebbe stata la sua conclusione sulla questione dell’alleanza con Hayate, prima di rivolgersi a Kato, un ninja del suono che conosceva solo grazie a qualche fugace incontro al gate ma per la maggiore grazie ad un rapporto di Shin.

    Kato, giusto?
    Se ne discuterà in accademia, come di consueto per questo genere di decisioni, Chunin del suono, ma puoi anticipare a chi di dovere questa discussione, non ci sono problemi in merito ed anzi, potrebbe aiutarli a farsi un idea.


    Venne poi la promozione dei ninja accademici a ninja del vuoto, un’eredità che sarebbe potuta tornare utile a Youkai tanto quanto al villaggio, sondare i confini di quel sigillo sarebbe stata una sfida interessante per il genin, ma la motivazione per cui gli venne dato rinfrescò ulteriormente i dubbi sull’eccessiva bontà dell’albino. Ma questo non gli avrebbe impedito in alcun modo di sorridergli, un silenzioso complimento che avrebbe ripetuto più tardi mentre gli consegnava i soldi.

    Stickers?
    Insomma, ti stai già preparando a declinare il vuoto di tasche.
    Facciamo che i tuoi soldi te li metto in un conto con la password, magari la do a Murasaki che mi sembra possa metterti un po' di sale in zucca.
    I soldi possono aiutare durante le missioni, ed è bene conservarli per corrompere qualche imbecillotto o assoldare qualcuno se serve.


    Poco dopo, parlando con la Muuga si accorse che qualcosa di importante gli era sfuggito.

    Inoltre, un ultima curiosità, pare che lei sia stata l’ultima ad aver visto il Mizukage… perché non è qui?

    Il tono non era in alcun modo accusatorio bensì semplicemente curioso, Itai non si sarebbe mai tirato indietro dal tavolo degli accordi. Ma la questione più difficile da risolvere, passato il pericolo della balena, era ancora lì, e non apprezzò minimamente le parole dei due chunin, e nonostante Saru avesse deciso che per lei Shin aveva tanto peso quanto una goccia dentro allo sconfinato mare, Suna forse l’avrebbe graziato, ma lui in quanto Hokage non poteva chiudere gli occhi davanti ad una simile azione.
    Non era quello il modo di operare della Foglia, non lo sarebbe mai stato.

    Simili macchie, Shin Kinryu, è bene toglierle il prima possibile, non attenderò che si saldino sul buon nome di Konoha e dei suoi shinobi, nemmeno sul tuo.
    E sarà meglio che moderi i toni, se non vuoi che lo faccia io per te. Farò finta di non aver sentito per Questa volta.


    Avrebbe quindi ascoltato il resto del resoconto, comprese le parole di Saru cercando di convincerla ad attendere ma parlando anche se fosse andata via.

    Pazienta, Saru di Suna.
    Sarei uno stolto a promuovere l’Accademia e l’alleanza che questa comporta senza punire chi ne infrange le regole, e sarò più chiaro sia per te, Shin, che per te Shunsui: questo è un crimine, non c’è alcun tipo di interpretazione che possa negarlo, ed eviterò di sbilanciarmi a definire quanto maleodorante sia la retorica che montate su per darvi sostegno.
    Konoha è Konoha, e Suna è Suna, possono addirittura avere missioni contrapposte se il caso fosse così meschino da volerlo, ma se la missione vi vede come alleati in nessun caso è possibile abbandonare i propri alleati, SOPRATTUTTO se inferiori di grado, è a tutti gli effetti un tradimento, della peggior specie per Konoha.
    Suna potrà anche perdonarti in un gesto ben più nobile del tuo per bocca della tua stessa vittima, ma il peso delle tue azioni rimane... e non ti rende degno della maschera della Volpe.
    È stata guadagnata col sacrificio che ora rinneghi, verrà affidata a qualcuno che sia consapevole quanto siano preziosi gli alleati e di quanto sia indispensabile proteggerli.
    Parleremo in altre sedi di ciò che il Coraggio ti ha lasciato[c’è un interessante sviluppo con Meku e la tua spada potrebbe aiutarci, se sei interessato potrei coinvolgerti]


    Si sarebbe poi rivolto a Shunsui.

    Ho sentito delle tue imprese, ma perdona la franchezza Shunsui: le tue parole non mi piacciono, e son più che certo che non piacciano a vari dei tuoi superiori che conosco personalmente, e stai certo che farò in modo di far pervenire loro le tue parole.
    Io non posso immischiarmi come ha ben detto Saru, nel modo in cui Suna cresce i suoi shinobi, ma trovo che debbano aver chiaro con chi hanno a che fare.


    Avrebbe quindi lasciato andare i due sunesi, pur non dimenticando il volto di Shunsui, era infatti la seconda volta che lo vedeva ed anche la prima non fu in una situazione del tutto cristallina. Avrebbe però trattenuto Shin per una spalla se questo avesse tentato di voltargli le spalle.

    Ragazzo.

    Cercò un contatto ancor più morbido di quello che aveva tenuto fino a quel momento, ma che comunque non si pentiva d’aver fatto, quello di Shin era un comportamento che fin dal primo Hokage veniva reputato come ignobile, e Raizen non faceva eccezione, ma doveva comunque tentare di portarlo sulla retta via, anche se il suo talento in merito di sicuro non spiccava.

    Spero tu abbia compreso l’importanza e la necessità dei miei gesti, o almeno che ti porteranno a riflettere.
    Non voglio scusarmi per essi o attenuarli, hai delle colpe, ed anche gravi, ed è bene che tu le comprenda quanto prima.


    Fece una leggera pausa, ciò che stava per dire non gli piaceva.

    Io stesso ho posto prima le mie missioni dei miei alleati in passato, e me ne pento ancora oggi, qualcuno porta le cicatrici a causa delle mie scelte avventate ed ancora oggi cerco di fare del mio meglio perché ciò non accada mai più, ne a me, ne a nessun altro.
    Gli uomini non sono eterni, e sono piuttosto facili da uccidere, l’unico modo che abbiamo per migliorarci è tramandare e collaborare.
    Deve ancora nascere lo shinobi in grado di fare tutto da solo, o pensi forse che esista qualcuno in grado di disfarsi da solo delle armi?


    Indicò il tavolo degli Hayate.

    Pensi che tra loro ci sia qualcuno in grado di farlo?
    Sono alla disperata ricerca di alleati per un compito a cui non possono assolvere da soli, il borioso Coraggio ha dovuto aspettare che gli Accademici gli ammorbidissero la carne prima di morderla.


    Lo guardò con fermezza, con una luce benevola ma decisa negli occhi, come un fuoco che può dare al contempo conforto ma distruggere se mal controllato.

    Sei un ninja della Foglia, sei nato alla Foglia, so che comprendi cosa questo voglia dire.
    Non ti è capitato l’Hokage più immacolato tra tutti i suoi illustri predecessori, ma se avrai fiducia potrò mostrarti che nessun errore ha la forza di definirti e che allontanarti dalla luce del Fuoco non è Mai un bene, nelle tenebre sei da solo.
    Come i virtuosi Hayate, così spaventati dalla morte.
    Tutti falliscono, tutti falliamo nell'essere chi dovremmo essere, ma il valore di un ninja è dato da quanto riesce ad essere se stesso.
    Tu chi sei?


    Poteva riavvicinare quella foglia all’albero?
    Che ci riuscisse o meno avrebbe radunato i suoi, e richiesto un tonico alla tregua avrebbe evocato Hibachi per poi svenirci sopra.

    Torniamo a casa, Murasaki, ma ti prego, sveglia tu Youkai, io... inizierò a dormire.
    E prego eh, i soldi cresono sugli alberi tanto!


    Un tono scherzoso, ma sapeva che la Hyuuga ne sarebbe stata mortalmente offesa.

    Scusami Re dell'Ovest, non ho le forze di...

    Hibachi sarebbe stato una guardia sufficiente per il viaggio.



    Edited by F e n i x - 24/6/2020, 17:03
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Un Campo Bruciato

    Raizen avvicinò Lianshi poco prima della Riunione. La donna sembrava sollevata ma esausta, e non della stanchezza legata a un particolare evento ma proprio esausta dentro, nel profondo, come se avesse visto troppo, fatto troppo, vissuto troppo. Nonostante questo rivolse un sorriso all'Hokage, accompagnato da un breve inchino. Ti ringrazio ancora per il tuo aiuto. Tra te e Akira mi avete aiutato a liberarmi dalle pastoie cui io stessa mi ero legata. Il discorso andò poi a Guan Yu e all'immagine che aveva lasciato all'Hokage. Anche la mia memoria non è perfetta. Lui conquistò quelle regioni per conto del nobile cui aveva giurato fedeltà anche se erano molto lontane dal suo territorio. Non so proprio indirizzarti, ma ricordo che in quelle terre era conosciuto come Eroe delle Tre Montagne, perchè tre enormi monti costituivano i limiti delle terre conquistate. Quanto ai draghi...mi risulta che una volta ne uccise uno con un pugno, perchè lo aveva svegliato ma credo fosse una spacconata. Sospirò. Guan Yu era un uomo dai molti eccessi e decisamente dalla bocca molto larga, non ho mai capito quando parlasse sul serio e quando scherzasse. Ma se ti ha mostrato quella fiasca allora vuole che tu la abbia. Si fece pensierosa. Ricordo che mi aveva parlato, una volta, di aver lasciato una figlia illegittima da quelle parti, era una cosa comune al tempo, ma credo sia consapevole del tempo che è passato, è improbabile ritrovarla. Anche Natsuhime e Xu Shu non avrebbero saputo aggiungere altro, se interrogati. Beh, forse non sei bravo con le prime impressioni, ma alla lunga riesci a farti comprendere. Piacere agli altri non è difficile, ma farsi ascoltare lo è molto di più.

    Poco distante Feng Gu, unico a non accomodarsi, stava invece parlando con Natsuhime. Ho sentito parlare di te. Sono STATA in te, in un certo senso, come in tutti i visitatori dell'isola. E anche se il corpo è cambiato ho la sensazione che tu sia stato qui altre volte. Ma non è affar mio indagare. Spiegò semplicemente, con l'ancora a portata di mano e le mani ora ingioiellate con gli oggetti recuperati dal suo monumento funebre. Probabilmente un pò dell'acqua è rimasta in te e con essa una frazione del suo chakra. Per questo ha percepito un'eco di sè stesso in te. Una scintilla del suo chakra che ti ha seguito negli anni tra la tua prima visita qui e il tuo incontro con lui. Sospirò. Spero sia sereno, ora. Ma un pò mi manca.

    La riunione ebbe inizio, e l'Hokage prese la parola per primo dopo Natsuhime e i Guerrieri del Vuoto, annunciando le sue intenzioni di tenere in auge la Tregua e, con sorpresa di questi ultimi, di mettere in atto una sorta di armistizio con Hayate. La Speranza ridacchiò, ma fu il Coraggio a rispondere. A noi non serve il vostro permesso nè il vostro perdono, sai, Inopportuno? HiAHiAHiAHiAHiA!!! Abbiamo la nostra strada. La magnanimità prese parola. Saremo lieti di condividere la lotta contro le Armi, per la gloria del nostro leader e del nostro ideale, ma non cerchiamo certo sconti nè gentilezza. Chiediamo solo di essere lasciati agire, e offriamo il nostro aiuto quando necessario. Queste le parole quasi estatiche dell'uomo mentre la Speranza continuava a guardare Raizen con aria beffarda, come se quella questione fosse solo un gioco divertente per lei...come se aspettasse qualcosa o qualcuno. E in effetti qualcosa o qualcuno arrivò, con Feng Gu il Mercenario (al quale la Muuga aveva lasciato una strana boccetta da aprire in un luogo sicuro quando le chiese indicazioni per la Zanna) e poi Akira Hozuki che si opponevano fieramente a quell'idea.
    Dopo aver ottenuto un cenno del capo affermativo da parte della Muuga e dei tre antichi guerrieri alla sua offerta di aiuto, il Risorto diede inizio a una fitta invettiva contro Hayate, senza lesinare negli insulti e nelle minacce, che tuttavia vennero accolte con risa convulse da parte del Coraggio, con fredda irritazione da parte della Magnanimità e con un'espressione stoica da parte della Mansuetudine. Solo la Speranza, bersaglio della maggior quota di aggressività, si accigliò appena, rispondendo a tono, anche se pacata: Se non avessi fatto quello che ho fatto alle fenici, ora la Bakekujira sarebbe libera di muoversi e ci avrebbe ucciso. Non rimpiango nessuna delle mie azioni. Mai. Lo rifarei senza pensarci un secondo, perchè a differenza di voi, miopi infanti, io guardo al quadro generale. Quando poi spiattellò il segreto della sua immortalità davanti a tutti rimase sorpresa. Oh, vedo che Kuchihige-san non ha saputo tenere la bocca chiusa. Vecchio e sciocco cacciatore di mostri. Molto bene, in fondo ha già pagato il prezzo del tradimento perdendo sua nipote. Anche sapendo queste informazioni, comunque, non vedo cosa possiate farci. Ma c'era una certa durezza nel suo tono: era estremamente irritata dalla piega che avevano preso gli eventi. Nonostante questo, non ci furono reazioni violente.
    Venne quindi il turno di Akira Hozuki, al quale fu la Muuga a rispondere per prima. I termini della Tregua sono chiari e già includono quanto dici. Non vedo alcuna utilità a rinegoziarli, Akira. Disse con un briciolo di freddezza in più di quanto ci si aspettasse, come se non avesse gradito il sottolineare che l'Abete era di Kiri. L'Abete è stato terra della Tregua, e sarà appunto terra della Tregua. E la Tregua non avrà nulla a che vedere con l'Accademia o la Zanna. Come è stato sin dall'inizio. Quanto ad Hayate, fu la Mansuetudine a rispondere, per la prima volta dall'inizio di quella discussione. Noi abbiamo i nostri obiettivi e i nostri metodi. Non chiediamo comprensione nè perdono. Fratello. E poi verso Natsuhime. Antenata. Ci muove un solo scopo, e combatteremo chiunque ci intralci. Se non ci ostacolerete non ci saranno ostilità da parte nostra. Se agirete in modo che favorisce i nostri scopi, noi vi aiuteremo. Nulla di più. Ovviamente nessuno dell'Abete si sarebbe sognato di impedire ad Akira di restare qualche giorno sull'isola, se non qualche mese, per esercitarsi o anche solo per riposare.

    La riunione non era ancora finita, in ogni caso, e fu l'improbabile persona di Tasaki a farsi avanti e con un gesto plateale gettare una testa mozzata sul tavolo degli Hayate. Dell'acqua si sollevò intercettando quell'atipico proiettile e impedendo che tutti finissero inzaccherati di sangue e lordura, mentre la Speranza cercava di capire chi fosse. Oh, quello là. Fece spallucce. Hai lasciato il corpo di là...la testa è già ricresciuta, all'Abete non si muore. Magari sarà ancora stordito per un pò, ma si riprenderà. L'acqua che teneva la testa divenne poi una bolla passando sotto il controllo dell'altra Virtù di Hayate. Tasaki Moyo. Disgustoso piccolo individuo. Il tuo nome è in cima alla mia lista, sappilo. Una mano della Speranza si mosse appena, facendolo desistere. Ma qui siamo in una riunione pacifica, e appena sarà finita ce ne andremo. Questa puoi riprendertela. E nel dirlo la testa si mosse assai rapida come a voler sbattere sulla testa del nukenin [Azione]Precisione Nera+8 tacche, Potenza 10 HiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiA!!! Mi piace questo qui! HiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiA!!! Ma dove lo avete pescato? Nessuno mi aveva ancora dichiarato guerra, è fantastico! HiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiA!!! Ragazzo, appena ti trovo faremo una bella guerra, te lo prometto! HiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiAHiA!!!!

    Non distante, Shin aveva la sua spada, con cui aveva onorato il suo debito, aveva guardato con disprezzo il Coraggio, suscitandone però solo ulteriore ilarità, mentre Kato riceveva il benestare della Muuga e di Natsuhime per fare da portavoce di quella riunione ai Jonin di Oto. Accanto a loro Kensei reagì all'ultimatum di Akira, ottenendo un'espressione imbronciata da parte del folle con la mazza. Ma come? Kensei Hito noi siamo grandi amici! Io voglio giocare ancora con te! Buuuuh! Pur stizzito, la Magnanimità sembrava aver compreso e annuì a quelle parole, guardando intensamente la maschera dell'Inquisitore.

    Io riporterei la questione sulle cose importanti: le Armi di Iwa. Disse la Speranza, ottenendo l'assenso di Natsuhime, per quanto evidentemente di malagrazia. Concordo. Purtroppo per evitare che le informazioni trapelassero ai sopravvissuti di Iwa o ai gruppi belligeranti che erano dalla loro parte dopo la resa, nessuno di noi sapeva in che modo sono state sigillate le altre Armi. La segretezza era un livello di protezione ulteriore. Ma possiamo raccontarvi di COSA fanno quegli abominii. Spiegò Natsuhime quando il discorso si portò sulle Armi, dopo l'intervento di Feng Gu che aveva chiarito alcuni punti al riguardo. Sono lieta di sapere della fine del Tengu e del Gashadokuro, oltre che della Bakekujira. Quelle che restano però non sono meno temibili. Komainu, l'Arma che Squarcia l'Orizzonte, è forse la più semplice tra loro. Priva di mente, se non per l'autodifesa, ha bisogno di un controllore. La sua capacità è forse banale: concentrare chakra e poi spararlo. Il problema è l'entità di questo gesto. Dalla Roccia degli Spiriti poteva colpire tranquillamente territori vicini a quest'isola. Più volte le battaglie navali con Iwa sono state interrotte dal bombardamento di Komainu durante la guerra. Può plasmare i proiettili a piacimento del controllore, replicando impronte elementali o disperdendo i colpi in più proiettili. Ebbe un brivido, forse ricordando le vite annientate da quei colpi terribili. Furono perse molte vite per sconfiggerlo, per avvicinarsi abbastanza da permettere a un tiratore scelto, Yoichi, di colpire il controllore. Il punto debole dell'Arma, se così si può chiamare, è che chi la controlla deve stare sulla sua fronte, virtualmente esposto agli attacchi. Ma avvicinarsi così tanto è molto, molto difficile. Poi c'è il Kappa, l'Arma che Crea Eserciti prendeva i morti di ambo lati e li convertiva in soldati mostruosi al suo servizio. Aveva un controllore ma poteva anche agire in autonomia, come Oni e Jorogumo, per quanto fosse più portato alle attività autonome solo per tattiche brevi, non progettava a lungo termine. La sua forza però era indiscutibile: alto come una montagna, muoveva orridi tentacoli in ogni dove. Onestamente non so come riuscirono a batterlo, non ero presente, ma Nuwa e Fuji furono fondamentali. Spiegò, seria in viso, mentre la Speranza annuiva. Io ero presente. Ma non credo che nessuno in vita possa replicare quello che facemmo. I due fratelli si fusero per l'ennesima volta, e crearono un varco dimensionale che spedì i soldati nell'oltretomba contemporaneamente, io approfittai dell'apertura per bloccare i movimenti dei tentacoli, quindi due Guerrieri del Vuoto colpirono il Controllore. A quel punto combinando le nostre arti, io e NuwaFuji disattivammo l'Arma. Sorrise. Dopo quella battaglia non sono più stati in grado di separarsi e sono rimasti un unica entità...e mi pare di capire che negli anni siano poi degenerati. Natsuhime chiuse gli occhi, sospirando e riprendendo il discorso. Quindi Jorogumo, l'Arma che Crea gli Eroi. Un mostruoso ragno gigante con torso di donna e una mente velenosa, capace di lusingare e ragionare a lungo termine anche da solo. Il suo sangue risvegliava potere e chakra anche nei più miserevoli, ma quasi sempre al prezzo di accorciare mostruosamente la loro vita. Fu Tian a sconfiggerla con le sue Parole della Creazione, ma io non partecipai allo scontro.

    Poco prima della conclusione sia Youshi che Fudoh, arrivato in un secondo momento, chiesero lumi sulla fine di Kitori. In questo momento si trova con Itai Nara sulla via del ritorno a Kiri. Un'evocazione con capacità esplosive ha attaccato il piccolo gruppo in cui eravamo sia io che lui e minacciava di far saltare in aria mezzo centro abitato. Con il suo drago lo ha portato in quota rischiando la vita e mettendoci in salvo, tuttavia non è tornato...era rimasto ferito, e la dragonessa con lui. Minami lo ha curato e si è presa cura anche dell'altro ninja. Quando la balena si è risvegliata lui ha giudicato di essere un peso più che una risorsa e si è allontanato, anche per preparare il mondo esterno alla lotta, se ci fosse stato bisogno. L'altro ragazzo è andato con lui. Queste le semplici spiegazioni della Muuga, che una volta a Kiri sarebbero state facilmente verificate.

    In disparte, mentre le discussioni calavano, l'Hokage si avvicinò al tavolo della Zanna scambiando alcune parole con lei. Probabilmente gli altri al tavolo avrebbero potuto sentire qualcosa, e anche chi aveva orecchio fino e interessi al riguardo, ma era improbabile che un ascoltatore casuale cogliesse qualcosa. Non scambiare la mia gentilezza e il mio essere ragionevole con pace e perdono, Raizen. Siamo nemici. Nemici in buoni rapporti, magari, ma non posso perdonare. Nè possono farlo gli altri della Zanna. Ti sono grata per le tue informazioni ma non avresti dovuto darmele. Dovrò comunicarle alle altre Zanne, e non posso assicurarti che vorranno tutti la fine del Jorogumo. Qualcuno certamente vorrà usarlo contro di voi. Te lo dico sin da ora, così che non ci possano essere fraintendimenti: noi siamo nemici. Quindi sorrise, pur tristemente. Ma è stato un piacere. Ascoltò poi quanto avevano da dire sugli eventi di Jins e su Akira, ma ci sarebbe stato un tempo e un luogo per approfondire la questione, anche con Minami Chiba.

    In un certo senso quella riunione era finita, e Hayate se ne andò pacificamente. Quello che nessuno dei ninja presenti si era chiesto, però, era cosa stessero facendo tutti gli altri membri della setta mentre quelli più forti stavano là a presenziare.
    Il dolore nello scoprire che decine di persone erano state rapite durante la riunione, tradite dalla presenza rassicurante di Jins e delle Terumi, sarebbe stato straziante e intenso. Ma mai quanto le grida che chiedevano vendetta.

    Questa però è un'altra storia.

    Fine


    Appendice 1
    Kensei Hito e il Patto con i Lupi

    Erano là ad aspettarlo, sia la Magnanimità che il Coraggio, e se il primo era serio, nuovamente padrone di sè ora che Tasaki si era allontanato, lo stesso non poteva dirsi per il ragazzino psicotico che stava chino, cupo e silenzioso, disegnando cerchi nella sabbia di quella striscia di terra con la sua mazza. Interessante scelta dei termini. E saggia. Commentò lo zelota manipolatore del sapone. Saggia un corno! Ha detto che non siamo più amici! Odio non avere amici! Disse calciando una conchiglia in mare. La Magnanimità non sembrava turbato dalla cosa. Si riprenderà, ora veniamo agli affari. Poserò una mano sulla tua testa, troverò i ricordi e poi li cancellerò. Ti sveglierai a Kiri, con gambe diverse e una storia accettabile. Ma prima una semplice domanda. Posta tuttavia con l'Interrogazione Mentale. Hai registrato o tenuto nota in qualunque modo di quanto accaduto all'Abete, nello specifico per quanto riguarda me, il Coraggio, Shin e Kato? E poi una seconda domanda: Hai distrutto quanto registrato al riguardo? Quindi una terza. Hai nascosto questi o altri modi per recuperare queste informazioni? Poteva reagire e contrattaccare, ma il Coraggio era a un metro e mezzo e pareva di pessimo umore.
    Dopo aver avuto risposte soddisfacenti (o posto rimedio a quelle insoddisfacenti), la Magnanimità fece un cenno al suo compagno. La mazza dorata scintillò e quella fu l'ultima cosa che Kensei vide o ricordò.

    Kyofu aveva subito il medesimo trattamento, perdendo ogni ricordo dell'accaduto o dei dettagli, ma quando Kensei si riebbe era su una nave a poca distanza da Kiri. Ricordava chiaramente di essere volato via con Kyofu e di essere poi tornato indietro, contattato dalla Tregua, che aveva da offrirgli alcune migliorie sviluppate originariamente per la Zanna. Come facessero a sapere delle protesi non era del tutto noto, ma in fondo la Muuga vedeva gli odori, no? Quanto a Shin e Kato ricordava solo di aver convinto assieme a loro il Coraggio a collaborare, e poco altro. All'apparenza non c'erano differenze in quegli arti, salvo alcune cromature negli "stivali", oltre a un piccolo ma significativo apparato capace di condurre il chakra e provocare l'attivazione di svariati meccanismi. Un semplice atto di volontà e quelle gambe potevano variare assetto [Nota], divenendo più adatte al salto, alla corsa o al calciare, rispettivamente, e ciascuno di questi assetti poteva poi sfruttare il chakra in un movimento più rapido. Un capolavoro di ingegneria, per cui avrebbe dovuto certo ringraziare il ninja che si era occupato di lui ma di cui, per qualche motivo, non rammentava del tutto il volto.

    Edited by Febh - 26/6/2020, 14:55
     
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    Il Fiore Lupo

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    Durante la riunione tra le varie parti coinvolte nella distruzione dell'arma diversi teatrini richiamarono la mia attenzione, alcuni più di altri. Il primo fu quello dello scambio tra Tasaki Moyo e la Magnaminità, il lancio di teste reciproco fu alquanto singolare e la dichiarazione di odio tra quel Ninja a me sconosciuto e Hayate non me la sarei di certo scordata in fretta. Il secondo evento invece e sicuramente più fisico fu quello di Kensei, la sua presa fisica sulla mia spalla fu un più che evidente segno di quanto a quel Ninja piacesse la sua figura e la sua forza. Una sorta di autocelebrazione di se stessi.

    Un Ninja che di fronte a quello che si poteva considerare un suo caro compagno e alleato mentì mascherando così il suo coinvolgimento con Hayate. Kensei Hito, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Un vaso che conteneva la mia già poca considerazione che riponevo nelle istituzione accademiche. Un Ninja di Kiri che attaccava due Ninja alleati... in favore del Coraggio. Quello fu l'evento che sommato a tutto quello che avevo accumulato ad Oto mi spinse a scegliere il tradimento, in favore di Hayate e del Potere.

    Forse con il tempo avrei metabolizzato il gesto di Kensei e riconsiderato la sua posizione. Infondo se si era spinto a tanto, ben oltre a quello che si considerava limite, poteva essere un utile elemento per gestire situazioni grige. Un supporto o chissà un alleato temporaneo. Ma allo stesso tempo avrei dovuto in qualche modo sfogare la rabbia repressa che avevo accumulato. La sua insensata rabbia, e spavalderia non sarebbero state facili da dimenticare e superare.

    Tuttavia agganciandomi al discorso precedente dopo una brevissima conversazione con l'Hokage, con il quale mi limitai a scambiare un accenno con la testa in segno di assenso e recepimento delle sue parole rimasi a dir poco sbalordito dall'evento successivo. L'Hokage, insieme a Saru che identificai come la genin di Suna centro della contestazione, si lasciò letteralmente andare ad una paternale infinita contro Shin. Una serie di giustificazioni, di discorsi, di voli pindarici che non avevano alcun collegamento con la realtà, o meglio con l'interpretazione che io davo del nostro essere Ninja e dell'agire come tale.

    Davvero stavo ascoltando quelle parole? Tradimento? Crimine? Davvero l'Hokage stava difendendo un Genin di Suna, che puzzava ancora di latte materno e che era giusto entrata nella fase ribelle e volgare dell'adolescenza? Davvero l'Hokage stava mettendo in discussione completamente, sotto ogni punto di vista, senza la minima presa di coscienza il lavoro di Shin, un suo sottoposto del suo villaggio? Davvero non si era reso conto che se Shin fosse stato ferito, bloccato o arrestato nessuno di noi sarebbe stato lì presente a parlare con così tanta tranquillità?

    Cercai di mantenere la calma, per Shin. Ma il mio sangue, pompato dal cuore meccanico, ribolliva. Quello che stavo ascoltando era esattamente il motivo per il quale mi ero strappato il cuore dal petto e mi ero consegnato ad Hayate. Quell'Accademia, quello che stava dicendo quel Jonin della Foglia e ciò che giustificava non aveva senso! Alcun senso!

    Se Shin avesse veramente seguito la morale che propinava il suo Kage allora sarebbe stato letteralmente impossibile fermare Cao Cao e il suo piano maligno, e verosimilmente tutto il resto sarebbe andato a rotoli, con chissà quali tremende conseguenze. Inoltre l'Hokage non considerava la più banale delle realtà: non era morto nessuno, Saru non era mai stata veramente in pericolo e Jins era parte di Hayate. Avrei abbandonato anche io Saru, senza problemi fossi stato al posto di Shin. E probabilmente anche Shunsui avrebbe fatto lo stesso, considerando la sua risposta. Figuriamoci Kensei Hito.

    Odio e ribrezzo erano le uniche due sensazioni che provavo nei confronti di Raizen. Odio perché aveva messo in discussione l'operato di Shin e la richiesta di cedere la Maschera e ribrezzo per quello che l'Hokage proferiva sull'essere Ninja. Disgustamente sbagliato. Ecco perché mi ero affidato ad Hayate. Ecco perché avrei cercato il potere a tutti i costi.

    Una forza che mi avrebbe permesso di difendere le mie convinzioni. Hayate sarebbe stata la mia guida per giungere ad un tale obiettivo. L'Accademia era morta, e si stava putrefacendo sotto il peso morto di quei Jonin.

    [Note finali]Per non spezzare un pò, diciamo, l'atmosfera drammatica del post con semplici descrizioni, come specificato in quello mio precedente, ritorno ad Oto nelle modalità già descritte!





     
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    Epilogo


    Atto XXIII
    Memorie di uno shinobi devoto. †



    Mentre camminavo lungo il sentiero che dava alla cima dell'Atollo dove era stato organizzato l'appuntamento, ebbi modo di ripensare agli ultimi scambi tra me e gli Hayate dopo l'uscita di Akira - che ancora mi dava ai nervi per la mancanza di fiducia e l'ingerenza nel mio ruolo. Notare lo sguardo carico di tensione della Magnanimità e sentire il Coraggio lamentarsi come un bambino cui era stato tolto un giocatolo mi fece interrogare su come doveva essere strutturato Hayate. Perché due uomini tanto diversi potevano essere definiti entrambi Virtù e sedere sugli scranni più alti di una associazione sanguinaria e senza scrupoli come Hayate? Qual era la motivazione ideologica che portava due individui come quelli a coesistere e convivere in uno stesso luogo avendo intenti affini? Se la Magnanimità si era rivolta al sottoscritto, in precedenza, con parole cariche di una certa sacralità e di un certo carisma sia nei confronti del suo superiore, Hayate Tamasizu, sia nei confronti della loro missione - facendo quindi trasparire una qualche devozione alla causa piuttosto forte -, il Coraggio era apparso come un araldo del Caos, generato da una qualche tempesta maligna, capace di concentrare in sé il potere di mille uomini e di mille spade - o mazze, che si preferisca -, nato col solo intento di portare distruzione e devastazione nel mondo. Perché dunque unirsi ad Hayate? Cosa poteva mai incastrarci, lui, con la ricerca dell'Immortalità dell'ex kiriano? Tuttavia, queste, non erano domande cui avrei dato risposta in questa occasione.
    Arrivato sull'Atollo trovai soltanto i due Hayate che avevo già incontrato: Coraggio e Magnanimità, appunto. Se il primo se ne stava ritto, evidentemente in ansia ed in attesa, il secondo era chino a terra, evidentemente adirato, che cercava di stemperare la sua rabbia disegnando qualcosa con la sabbia ed un bastoncino. Interessante scelta dei termini. E saggia. Disse la Magnanimità, non appena mi fermai davanti a loro. Saggia un corno! Ha detto che non siamo più amici! Odio non avere amici! replicò il Coraggio ferito forse nell'orgoglio oppure continuando a recitare quella assurda parte del bambino sadico. Lo so. Replicai alla Magnanimità. Il mio destino era non ricordarmi più di te, Coraggio di Hayate. Non avremmo più potuto essere amici dopo questo momento. Stavo parlando con la solita voce grave ma il tono, era evidente, sembrava quello di chi cerca di spiegare qualcosa di non semplice ad un bambino. Ma pensala così: avremmo modo di stringere nuovamente amicizia la prossima volta che ci incontriamo, proprio come se non ci fossimo mai conosciuti. C'era una vena di ironia in quelle parole, ma innocua. Poserò una mano sulla tua testa, troverò i ricordi e poi li cancellerò. Ti sveglierai a Kiri, con gambe diverse e una storia accettabile. Ma prima una semplice domanda. Proseguì la Magnanimità. Allungai la mano dentro la tasca dell'armatura, ovviamente prendendo e tirando fuori il filatterio che avevo creato prima di entrare nel Lago sotterraneo che mi avrebbe portato al cuore della Bakekujira. Hai registrato o tenuto nota in qualunque modo di quanto accaduto all'Abete, nello specifico per quanto riguarda me, il Coraggio, Shin e Kato? Mi chiese lo zelota, mentre gli porgevo il filatterio. Non era comunque mia intenzione mentirgli, quindi l'interrogazione mentale sarebbe stata semplicemente una precauzione in più, in quella circostanza. Sì, è in questo filatterio che vi sto porgendo. Arrivò anche la seconda domanda: Hai distrutto quanto registrato al riguardo? chiese, anche lei saggiamente. No, ma solo perché volevo farlo davanti a voi come segno di fiducia. E, così dicendo, avrei gettato a terra il filatterio, lasciando che quell'oggetto di finissimo vetro si schiantasse al suolo in mille pezzi. Hai nascosto questi o altri modi per recuperare queste informazioni? Chiese infine. No. Replicai io, seccamente. Non avevo mai mentito in nessuna di quelle domande ed ero certo che la Magnanimità lo sapesse. Ed infatti la Magnanimità si voltò verso il Coraggio, facendogli un cenno con la testa. L'arma di quell'uomo così assurdo s'illuminò. Non discostai da essa lo sguardo neanche un secondo fin quando tutto ciò che vidi non fu altro che la più pura e tetra oscurità.
    Quando riaprii gli occhi ero su una nave, disteso, a letto. Mi alzai con la testa frastornata e dolorante, rendendomi conto di essere quasi arrivato a Kiri. Cercai qualche mio compagno di viaggio, senza notare nessuno. Non riuscivo a capire perché fossi su una nave, da solo, quando, specialmente se la missione non prevedeva persone incapaci di utilizzare delle evocazioni per spostarsi in volo oppure direttamente in grado di volare, ero solito muovermi sul dorso dell'Albino delle Grotte del Silenzio. Quando mi sforzai di ricordare però, qualcosa tornò alla mia mente. Avevo distrutto il Cuore della Balena Volante nel Villaggio dell'Abete e, mentre me ne andavo, fui richiamato dalla Tregua che mi offrì dei miglioramenti per ... Le mie gambe? dissi, sottovoce, quasi tra me e me, mentre portavo gli occhi verso i miei arti inferiori ora nuovi, scintillanti e dotati di alcune cromature che non ricordavo il precedenza. Provando a concentrarci del chakra notai l'arto modificare il suo aspetto leggermente, evidenziando delle caratteristiche peculiari ed estramente avanzate. Una volta a Kiri, nella Magione Kenkichi, mi sarei premurato di studiarle a lungo ed a fondo per capirne tutte le potenzialità. Non riuscivo infatti a ricordare chi fosse l'incredibile fabbro che riuscì a forgiarle. Ricordavo solamente la Muuga e la tregua che mi proposero questo miglioramento come ringraziamento per le mie gesta in quel luogo.
    Passarono alcuni minuti prima che arrivassi sulla terra ferma. Guardavo l'acqua scorrere accanto alla nave, ripensando all'incredibile peripezia vissuta quel giorno. Ero riuscito, assieme ad altri due accademici, a convincere un Hayate a collaborare con noi. Quando attraccammo ringraziai il capitano della nave e mi diressi in Amministrazione per riferire al Mizukage di quanto accaduto, dato che avevo saputo che era rimasto ferito ed aveva dovuto ritirarsi insieme al Kitori, un giovane Kenkichi che avevo avuto modo di incontrare forse soltanto un paio di volte. Ma fu proprio mentre varcavo la soglia dell'Amministrazione che accadde qualcosa: sapete, le domande degli Hayate furono precise, esattamente come l'interrogazione mentale richiedeva. Ma più precisa è una domanda e più possibilità ci sono di rispondere coerentemente con essa ma tralasciando informazioni nient'affatto contingenti. La Magnanimità mi aveva chiesto se avessi in qualche modo registrato io le informazioni su Shin, Kato, la Magnanimità e il Coraggio. Mi aveva chiesto se le avessi distrutte e se avessi nascosto qualche altro modo per recuperarle: io avevo risposto sinceramente; non avevo fatto niente di tutto ciò. Eppure ero riuscito comunque ad ingannarli. Al mio fianco, infatti, la Promessa iniziò a vibrare con una intensità inumana e, un istante dopo, venni trascinato a forza nel mio mondo interiore. Kensei, devo raccontarti qualcosa ... Disse l'arma, dietro la sua candida maschera d'osso.
    E questa, oltre che la storia di come partecipai alla distruzione della Bakekujira, è anche la storia della prima volta in cui riuscii ad ingannare le Virtù di Hayate.



    Chakra:
    Vitalità:

    En. Vitale: 28/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 850
    Velocità: 700
    Resistenza: 700
    Riflessi: 700
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 700
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Medio × 3
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Base × 2
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Spiedi Potenziati × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Unagi × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1

    Note Combattere con Handicap disattivato.



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    Citato
    Koutsu
    Pipistrelli
    Yakusoku

     
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