Il Soldato dell'Oni

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    La via di casa





    Ascoltai con attenzione le parole del ronin che non mi aveva rivelato il suo nome, forse perché non lo avevo esplicitamente chiesto.
    La sera del mio rapimento aveva sconvolto il villaggio, il nove code era stato strappato da Raizen che, miracolosamente, era riuscito a rimanere in vita, non potevamo dire lo stesso per il daymio però. La nostra missione era fallita: Shiro ci aveva fregati, eppure lo sentivo fin dall'inizio che qualcosa non andava, avevo persino provato a dirlo a Raizen, ma non mi aveva dato retta.

    "Maledizione..."

    Oda almeno stava bene, questo consolava molto il mio animo, il pensiero di lui era l'unica cosa che mi aveva mantenuto attaccato alla vita per tutto quel tempo.

    -Non ho idea di cosa mi abbiano fatto, non è che parlassero molto, solo l'indispensabile per quello presumo fosse un rituale o una specie di tortura.-

    Normale, così mi avevano definito i monaci, ma era davvero così? No, qualcosa era cambiato, lo esplicava il mio modo di vedere il cinque code; questo sembrava infatti avere un aspetto davanti ai miei occhi ben diverso da quello che si mostrava agli altri, ma se il demone non era quello ad essere cambiato, allora dovevo essere io.

    "Normale..."

    Pensai, ancora una volta, guardandomi le mani, come se in esse potessi trovare la confermi di quella parola tanto comune.
    Era vero, mi sentivo normale, ma il mio istinto sembrava volermi comunicare qualcosa, come una sensazione viscerale che non riuscivo veramente a spiegarmi.
    In quel momento però erano ben altri i pensieri che mi preoccupavano, come aveva affrontato tutti gli avvenimenti il villaggio? Cosa stava accadendo a Konoha? E soprattutto, se giungere in quel luogo era davvero così pericoloso dovevamo tornare al villaggio prima che gli altri rischiassero le loro vite per venire a salvarmi.

    -Dobbiamo tornare il più presto possibile, non possiamo permetterci che Konoha rischi oltre, hanno bisogno di me e del cinque code. Hai parlato di una bussola e di un edificio in cui è custodita, cosa dobbiamo fare per recuperarla?-

    Attesi così una risposta dal mio salvatore.
     
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    [9]



    << Al momento ci troviamo nel monastero di Shing Jea, sull'isola omonima. E' una delle isole minori dell'arcipelago di Cantha, tutto il territorio è tappezzato di guardiole dell'imperatore, o veri e propri avamposti; qui, per un accordo stipulato molto tempo fa, esiste solo un piccolo posto di blocco. L'imperatore non avrebbe offeso i monaci portando l'esercito sulla loro isola, essendo loro pacifici e privi di alcun desiderio di potere, e loro avrebbero fatto il possibile per mantenere le divinità favorevoli a Cantha. O almeno questo era il patto. Il piccolo accampamento in questione si trova sulla riva est dell'isola, è poco più di una caserma, con pochi soldati al suo interno, sono più che sicuro che al suo interno ci sia l'oggetto in questione. Bastano un paio d'ore di navigazione per arrivare da qui all'isola principale, ma in caso di una tempesta o se le correnti fossero in grado di portare fuori rotta una nave, quelle bussole sono l'unica cosa in grado di salvarle, quindi è plausibile che qui ce ne sia una. Era più che altro una teoria, ma mentre dormivi sono andato a controllare. Le provviste dirette a quella caserma, via nave, arrivano ogni 4 giorni alla stessa ora, e ho potuto notare che il capitano di questa nave ha sempre con sè l'oggetto in questione. I nemici sono molto pochi, Shiro tiene con sè nella capitale il grosso dell'esercito, disperdendo le sue forze il meno possibile, figurarsi in un luogo come questo. >>

    Quindi Jotaro si cambiò davanti al ragazzo, mostrando un corpo pieno di cicatrici e segni del tempo, di battaglie e ferite che risalivano all'alba della fondazione. Forte di un nuovo abito da battaglia, passò al ragazzo il necessario, prendendolo dai bauli della stanza in cui si trovavano [Ricevi il tuo equipaggiamento] quindi si rivolse nuovamente al ragazzo, mentre si infilava un mantello con cappuccio recuperato dagli stessi bauli.

    << Sebbene la tua forza sia più che sufficiente a radere al suolo tutta la caserma, dovremmo agire con perizia. Non possiamo permetterci di abbattere i nemici, nè possiamo attirare la loro attenzione, ancor meno far suonare un allarme. Eventuali nostre azioni qui, ricadrebbero su questi monaci, e non possiamo permetterlo. Possiamo mettere fuori gioco un paio di soldati e dare l'impressione che si siano ubriacati fino a pestarsi, data la noia di sorvegliare una spiaggia vuota, ma nulla di più. La guarnigione conta 5 individui stanziali, più il capitano della nave con le sue due guardie. Mi dicono che sei tra i migliori shinobi attualmente in servizio alla foglia, quindi tu sarai la punta, entrerai e recupererai la bussola. Io sarò la tua copertura, mi occuperò di spianarti la strada e attirare l'attenzione dei nemici lontana da te. Se è tutto chiaro, partiremo subito; dovremmo arrivare in tempo per beccare i marinai che scendono dalla nave. >>

    [Presso la spiaggia]

    Nel giro di un'ora circa, i due sarebbero arrivati al mare, scendendo le pendici del monte, non troppo alto, dove si trovava il monastero. A quel punto, superate un paio di colline, sarebbero arrivati sulla sabbia. La nave si trovava già al porticciolo dove era stata legata. Si trattava di una corvetta a vela piuttosto ristretta, per poco equipaggio e poco materiale da trasportare. La caserma invece sembrava più un conglomerato di due o tre capanne in legno e pietra, in passato usate dai pescatori, ora appena fortificate, ad un piano singolo. I ninja avrebbero trovato facile riparo tra le rocce, le sterpaglie, e i tronchi ammassati dalla mareggiata, che delimitavano l'accesso alla spiaggia.

    << Dunque, il capitano difficilmente si aspetterà un attacco, specialmente qui. E' logico pensare che porti la bussola sempre con sè, essendo un oggetto grande come un'arancia e di vitale importanza, dal momento che non si vede ancora nessuno, e che il sole sta tramontando, potrebbero essere già tutti dentro la caserma, oppure in fase di decisione se scaricare la nave subito o domattina. >> Infatti i due non avevano potuto notare la nave in arrivo, scendendo dal monastero, per via delle nebbie che cingevano il mare e la posizione delle scogliere.

    << Questa situazione imprevista rende futile il mio piano, dobbiamo decidere subito e agire, uno di noi assalterà la nave, uno la caserma, trovare il capitano, prendere la scatola e togliersi dai piedi. In ogni caso, tra 30 minuti a un km da qui, a ovest. Ci aspetta il nostro piccolo vascello. >> A quel punto, Sho avrebbe solo dovuto decidere quale lato dei nemici attaccare.
     
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    LA bussola





    -Se quello dei monaci è n rapporto così in bilico con Shiro ed il suo maestro perché hanno rischiato così tanto solo per salvarmi? La mia vita non è così importante alla fine, ma scommetto che è il demone che ho dentro a contare qualcosa eh?-

    Salvare la mia vita poteva costare tutto ai monaci, eppure lo avevano fatto ugualmente, come se non bastasse all'umiliazione di essere stato catturato per il mio demone si aggiungeva quella di essere salvato per lo stesso. Il valore che aveva la mia persona diminuiva sempre di più, non contavo niente rispetto a ciò che portavo dentro.

    Non è così



    Parlò forte quello che ai miei occhi appariva come un lupo.

    Non sei come gli altri, sei riuscito a resistere alla mia follia e persino alla mia corruzione, vali più di quello che pensi



    Avrei voluto credere a quelle parole, ma non era così facile, sembravo continuamente vittima di eventi più grandi di me; tuttavia mi era stata data una seconda opportunità, i monaci mi avevano restituito la vita, che fosse per il bene del demone o il mio questo oramai contava poco, l'avrei sfruttata per non permettere più a nessuno di potermi usare così, avrei sfruttato il nuovo rapporto con Kokuo per diventare tanto forte da poter fronteggiare qualsiasi avversità.

    -Beh, se l'elité del villaggio si fa prendere con questa facilità direi che la foglio non è messa così tanto bene!-

    Scherzai con Jotaro, eppure era vero, dovevamo trovare il modo di fronteggiare quel nemico apparentemente invincibile, ma come?

    "Raizen... spero che tu stia bene..."

    Sapevo che mio fratello era salvo, lo sentivo nelle viscere, inoltre Jotaro non aveva parlato di perdite tra i chunin della foglia, eppure era proprio la nostra punta di diamante, il Kage, ad essere ridotto male.
    Raizen per me non era solo il capovillaggio, ma anche un maestro, sarei dovuto tornare anche per lui.

    -Prendere la bussola, non uccidere nessuno. Sembra facile.-

    [Alla spiaggia]

    -Nessun problema, prendo la nave. Tra mezz'ora nel posto prestabilito.-

    Dissi sintetico, il tempo delle chiacchiere era finito, volevo solo fare il necessario per tornare a casa.
    Utilizzando il chakra adesivo discesi lungo una scogliera che dava sulla spiaggia sulla quale era approdata la nave, mantenendomi nascotro tra le rocce e le sterpaglie che caratterizzavano la zona non ebbi problemi ad occultare la mia presenza agli uomini che stavano cominciando a mettere delle grosse casse dalla nave sulla spiaggia.

    "Stanno scaricando le provviste."

    Osservai per qualche tempo il movimento sul vascello, dovevo capire come agire per minimizzare il mio impatto.
    Non debbi attendere troppo prima che un uomo con un grande cappello ed un abbigliamento di qualità decisamente migliore degli altri sbraitasse contro coloro che erano sulla spiaggia per la scarsa attenzione con cui questi spostavano la merce.
    Analizzai l'uomo: il naso rosso, gli occhi leggermente chiusi, una fiaschetta legata in vita, era chiaro che si trattasse di un forte bevitore.

    "Perfetto."

    Pensai mentre il bersaglio smetteva di imprecare e tornava nella sua cabina.
    Attaccai una carta bomba ad un kunai in modo da usarli successivamente come diversivo e, dal mio nascondiglio, scattai verso il mare.
    Il chakra adesivo mi permise di camminare agevolmente sull'acqua in modo da fare il giro della nave e ritrovarmi sotto la cabina del capitano, utilizzando sempre la potenza adesiva del chakra ne scalai il lato tanto quanto bastava da permettermi di vedere sul ponte.
    L'attività era molto frenetica, volevano finire di scaricare il prima possibile e non sembravano potersi aspettare un attacco, proprio come aveva detto Jotaro; rapidamente lanciai il kunai con la carta bomba in modo che questo si conficcasse sul lego del ponte nel punto più lontano dalla mia posizione.
    La bomba esplose e con essa il chaos, tutti i marinai a bordo si fiondarono a vedere cosa fosse successo e a tentare di spegnere l'incendio che stava nascendo, con il trambusto il capitano uscì dalla sua cabina, non appena vi mise piede fuori mi sporsi quanto bastava per afferrarlo per il colletto e trascinarlo giù dalla nave, aumentando l'afflusso di chakra adesivo alle piante dei piedi in modo che queste sostenessero il peso di due persone.
    L'uomo, sorpreso e leggermente brillo, non ebbe tempo di capire cosa stesse succedendo prima che lo mettessi ko con un pugno nella nuca estremamente rapido ma abbastanza debole da non ucciderlo.
    Rapido frugai nelle sue tache ed in men che non si dica ne estrassi l'inconfondibile bussola che mi misi in tasca, poi presi la sua fischetta e ne riversai l'intero contenuto sul volto ed i vestiti dell'uomo che poi rigettai sul ponte.
    Distratti dal mio stratagemma gli altri marinai non si erano accorti della mia azione,, anche perché il tutto era durato forse poco più di una decina di secondi.
    Al massimo della mia velocità percorsi la strada a ritroso mentre le urla dei marinai, dovute al casino che era successo, continuavano, in breve tempo fui di nuovo in cima alla scogliera da cui ero partito per poi dirigermi al punto fissato con Jotaro.

    -Nessuno si è accorto di niente, i monaci non avranno di che preoccuparsi.-

    Dissi una volta che il mio nuovo compagno di disavventure arrivò sul posto, mostrandogli la bussola.


    Come accordato con Jotty sono stato autoconclusivo sulla situazione rendendolo più un post di narrrativa che di infiltrazione.
     
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    [10 - La via di casa]



    << I monaci non hanno un rapporto in bilico, semplicemente non ne hanno uno, e l'ultima cosa che voglio è che per aiutare noi il rapporto nasca nel peggiore dei modi. Ti hanno aiutato perchè mi dovevano un favore, non hanno idea di chi o cosa sia tu; ma sono pacifici, e preferisco che Shiro continui ad ignorarli. Far avere loro la colpa di qualcosa è evitabile e voglio evitarlo. In ogni caso, i nostri nemici sono forti, ma non sono gli unici a giocare, sappiamo anche noi il fatto nostro. Quello che è successo qui in questi giorni non è stato rintracciato, questi sacerdoti sono abili. >>

    [...]

    Sho fu molto repentino nella scelta, di questo il ronin fu soddisfatto; il ragazzo si sarebbe occupato della nave mentre lui della guardiola. Partirono entrambi in due direzioni opposte, ma con lo stesso obiettivo. A differenza del foglioso, Jotaro non poteva servirsi del chakra adesivo, quindi scalò i muriccioli della caserma alla vecchia maniera, rampino e corda. Ci impiegò giusto un istante in più e rapidamente fu dall'altra parte. Mentre il foglioso setacciava la nave, Jotaro era vicino ad una porta secondaria di quello che un tempo era il granaio dei pescatori, ma le due guardie del posto erano sedute proprio nella piazzola davanti, rendendo molto difficile il passaggio senza essere notati. Proprio in quel momento, senza nemmeno essersi accordati, Sho generò un diversivo molto gradito e molto poco invasivo; in qualche modo aveva creato uno scoppio che poteva essere ricondotto ad una miriade di cose ma non certo ad un attacco; fu sufficiente a far accorrere le guardie ma senza metterle in allarme. Sfruttando quel momento, il ronin si introdusse nel complesso e setacciò le stanze alla ricerca della bussola. Notò con disappunto che gli effetti personali del capitano e l'uomo in questione non si trovavano nella guarnigione, quindi doveva essere ancora in fase di discesa dalla nave. Jotaro si affacciò spesso alle finestre per controllare l'operato delle guardie e la loro posizione, così come la posizione del capitano, senza riuscire mai a scorgerlo; probabilmente, dal momento che nemmeno Sho era in vista, il capo dei marinai doveva aver avuto un incontro poco piacevole con il portatore del cinque code. Dopo un ulteriore controllo in cerca della bussola, Jotaro abbandonò l'area richiudendo le porte che aveva superato, compresa quella esterna, per assicurarsi di non dare nell'occhio o per non suscitare dell'attenzione nei loro avversari. Dopo qualche minuto si trovava al piccolo golfo, era arrivato dopo Sho, che teneva in mano la bussola.

    << Ottimo lavoro, allora possiamo partire. >>
    A differenza di come era forse abituato Sho, il ronin non gli chiese come aveva svolto la missione, nè volle saperne i particolari. Lui lo considerava un professionista e si fidava dei suoi metodi, non ci sarebbe stato alcun bisogno di assicurarsene. Jotaro invitò il ragazzo a seguirlo sulla piccola imbarcazione a vela, ed entrambi partirono in direzione del continente. Nel giro di pochi minuti, fece capolino la nebbia direttamente dalla superficie dell'acqua; divenne in breve tempo così fitta da rendere impossibile vedere oltre il bordo della barca, era chiaramente qualcosa di innaturale, troppo densa e stabile anche per la peggiore delle nebbie. Jotaro non perse mai di vista la bussola per tutta la navigazione, che sarebbe durata parecchio tempo. La barca aveva una zona in coperta, composta unicamente da un piccolissimo servizio igienico e una rientranza con un materasso singolo. Jotaro insistette perchè Sho riposasse il più possibile durante il tragitto, dal momento che quello che aveva passato, probabilmente aveva richiesto un grande sacrificio di energie, e il ragazzo presumibilmente non si poteva ancora essere ripreso, secondo lui.

    [...]

    La traversata sarebbe durata due settimane. Metà del tragitto sarebbe stato invaso dalla nebbia, impenetrabile per qualunque sguardo, e impossibile da lasciarsi alle spalle. Jotaro aveva caricato il ponte della barchetta con provviste che li avrebbero accompagnati per tutto il viaggio, e avrebbero fatto rifornimento su un piccolo atollo presente circa a metà strada. Durante il tragitto, il ronin continuò a prestare attenzione alla bussola, fino a che non fossero usciti del tutto dal continente nebbioso. Una volta che i due si fossero lasciati alle spalle la nebbia innaturale di Cantha, il normale clima dell'oceano li avrebbe accolti, con le sue onde, il suo sole, il suo vento e le sue tempeste, risultando pericoloso, ma non terrificante come una settimana di silenzio assoluto in mezzo alla nebbia. A quel punto, durante le piogge i due avrebbero spostato le provviste sotto coperta, risultando molto ristretti durante il sonno, ma impedendo alle derrate di bagnarsi.
    All'alba del 14° giorno, le rive del paese del fuoco si fecero chiare negli occhi e nel petto di Sho, facendogli sentire di essere a casa. Persino l'aria aveva un odore familiare.

    << Ti accompagnerò fino alle rive del paese del fuoco, poi dovrai proseguire da solo, io ho molti luoghi da raggiungere, e ammetto di essere stanco. Puoi tenere la bussola, consegnala al tuo Kage se vuoi, e conservala con attenzione; una bussola può condurre una sola nave, non importa quanto vicine le imbarcazioni possano essere, quella senza bussola finirà per perdersi nella nebbia. Una bussola, una nave, non scordarlo mai. >>

    E così avrebbe fatto. Lo avrebbe condotto fino alla riva più vicina a Konoha, gli avrebbe lanciato quello che restava del cibo, assieme ad una coperta, e dopo averlo salutato come si fa con un vecchio amico, sarebbe ripartito subito, sparendo nell'orizzonte dell'oceano. Sho avrebbe raggiunto Konoha nel giro di pochissime ore di camminata, o ancora meno a corsa se ne avesse avuto le energie. Molto poco avrebbe ricordato della sua tortura, molto altro avrebbe ricordato di quel viaggio, e delle ultime giornate, che il suo accompagnatore non aveva mai chiuso occhio per dormire. In 14 giorni.
     
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    Il ritorno





    Jotaro non si fece attendere molto, arrivò infatti pochi minuti dopo nel posto prestabilito e, senza aggiungere nulla più dello stretto necessario, decretò la nostra partenza.
    Salpammo a bordo di una piccola imbarcazione, solo noi due, nel silenzio. Mentre quella che sembrava una scialuppa più che una nave si allontanava dalla riva sabbiosa osservavo il continente che stavo lasciando; un sorriso si dipinse sul mio volto, ero arrivato a credere che non ne sarei uscito vivo, ed in effetti era stato così.
    Quante volte ero morto e riportato in vita? E per quanto effettivamente ero stato via? I miei giorni in quel luogo erano stato scanditi solo dal dolore ed i rituali che,
    nonostante tutto, non sembravano avermi spezzato.
    Non ci volle molto perché la tanto famosa nebbia ci abbracciasse, avvoglendoci completamente e rendendo impossibile la vista a più di un palmo dal proprio naso.

    -Non può essere normale, ci deve essere qualcosa di magico sotto, è così, Jotaro?-

    Chiesi al mio compagno di viaggio mentre tentavo di toccare la densa nebbia, come se mi aspettassi di trovarla solida; tuttavia il mio interlocutore era ben impegnato ad osservare la bussola che avevo recuperato e non avevo intenzione di disturbarlo con domande non necessarie.
    Inizialmente cercai di stare sveglio il più possibile per far compagnia al capitano di quella piccola nave, ma ben presto la stanchezza derivata da tutti i trami che avevo accumulato prevalse e mi trascinò in un profondo sonno.
    Fu solamente quando mi risvegliai che Jotaro mi rivelò che il mio dormire era durato circa tre giorni ininterrotti, durante i quali il mio compagno non aveva mai chiuso occhio per continuare ad osservare la tanto preziosa bussola.

    -Grazie Jotaro, sembra che la lista dei miei debiti con te sia destinata ad allungarsi ulteriormente.-

    Nei successivi giorni, recuperate le forze, tenni compagnia il più possibile al ronin, concedendomi appena qualche sonnellino; all'alba del settimo giorno uscimmo da quella densa nebbia che ci aveva accompagnato fino ad allora, parai la mano destra sugli occhi parzialmente accecati dalla luce di un sole che non vedevo oramai da una settimana; qualcosa era diverso nell'aria, nel mare , in tutto ciò che mi circondava: ricordava casa.

    -Siamo vicini! Stiamo tornando!-

    In un moto di gioia abbracciai Jotaro prima che questo potesse opporsi.
    Una breve tappa per i rifornimenti in un piccolo atollo fu tutto quello che ci concedemmo prima di ripartire.
    I successivi sette giorni scorsero molto più rapidi, accompagnati da un tempo mite e dall'idea sempre più concreta di essere a casa fino a quando...

    -TERRA!-

    Urlai.
    Erano le rive del paese del fuoco, nemmeno troppo distanti dal villaggio della foglia! Jotaro mi accompagnò fino alla riva più vicina al villaggio prima di continuare per la sua strada.

    -Ti devo molto, Jotaro. Porterò con me la bussola e terrò ben a mente le tue parole. So che le nostre strade si incontreranno ancora, avrai sempre una casa che ti aspetta a Konoha, ti dobbiamo molto. Grazie.-

    Congedai così il mio salvatore, convinto che lo avrei rivisto, magari in occasioni migliori di quella che ci aveva unito in quel viaggio, e scattai alla massima velocità verso il villaggio.
    La gioia di essere di nuovo nella mia terra impedì al mio corpo di sentire le stanchezze del viaggio e gli diede tanto vigore dal permettermi di raggiungere le mura della foglia in poche ore, anche aiutato dal potere del cinque code, che non esitai ad usare.

    -Sono tornato...-

    Sussurrai, con il fiatone, mentre mi fermavo davanti alle grandi mura del villaggio della foglia ed una lacrima lenta scendeva dall'occhi destro inumidendomi la guancia.

    -Sono a casa.-
     
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