VIII

"Non poter vincere direttamente e' come ammettere di essere inferiore ed aver bisogno di qualche stratagemma." questa era la risposta alla domanda del suo giovane sensei, ma si limito' a pensarla, mentre ingeriva il tonico e provava ad alzarsi da terra. Sempre sfinito ma senza dolore, il corpo sembrava risanato e rispondeva bene, le droghe ninja erano armi da non sottovalutare, l'ennesima lezione che avrebbe serbato al termine di quella missione.

<< Combatti bene. >> avrebbe cominciato cosi' il suo tentativo di far aprire la ragazza, con un ammissione che costava all'inesperto shinobi piu' di quanto volesse dare a vedere, sedendosi sui talloni difronte a lei e distante pochi passi. Il corpo fasciato nel kimono logoro e nella veste da viaggio era immobile e composto, con quella pronunciata ricercatezza di forma e perfezione che era prerogativa delle classi abbienti. I lunghi capelli neri coronavano il volto giovane con i grandi occhi cerchiati di rosso e le iridi fluide e vibranti di un animo sanguigno piegato dalla stanchezza.
<< Combatti bene, eppure tu sei legata li ed io qui ad osservarti. Nonostante le tue capacita', la tua bramosia, sei inerme e forse finita. Forse perche' lotti per la causa sbagliata o hai solo avuto sfortuna. Non e' molto importante adesso vero? >> una pausa, ne corta ne lunga, una pausa giusta, di quelle che usava suo padre per fargli riflettere sui propri errori.
<< La squadra torturatori arrivera' e ti strappera' le informazioni dalla mente. Poi verrai arrestata. Certo sempre che il tuo gruppo non mandi un ninja a farti fuori... No, quello no, in fondo sei una novizia come me del resto, non si prenderanno la briga, ne di salvarti ne di finirti.>>, un altra pausa mentre gli occhi del foglioso avrebbero girovagato distrattamente attorno, << Ad ogni modo, io tornero' al villaggio, ad addestrarmi sulle mancanze che il nostro scontro mi ha mostrato, peccato che non avremo mai modo di sfidarci nuovamente. Ma ti capisco, l'onere dell'orgoglio. Bhe', grazie per quello che mi hai insegnato e addio. >>
Si sarebbe quindi faticosamente alzato, concludendo quella scenetta che del tutto non era. Avevano lottato, avevano imparato qualcosa, ma solo lui avrebbe avuto la liberta' per raccoglierne i frutti. Chissa' se presa consapevolezza di quello, la ragazza non avrebbe provato a scambiare qualche informazione con la possibilita' di una pena ridotta.

IX

L'acqua della doccia accarezzava affettuosamente la pelle giovane ma segnata dalle ferite dello scontro, portando via la polvere e la sabbia, mentre gli occhi chiusi osservavano da distanza i ricordi di quella che era stata la sua prima missione ufficiale per conto dell'accademia. Era stato messo difronte ad un numero insospettabile di prove non trovandosi sempre all'altezza eppure, in qualche modo, era riuscito a tornare al Villaggio della Foglia. La voce della ragazza gli rimbalzava in testa, portando con se riflessioni e quesiti, mentre con l'indice destro si trovava a disegnare cerchi concentrici sulla superficie appannata del vetro. Hayate, vecchi Dei e tecniche di resurrezione erano argomenti delicati che potevano minare la compostezza di ninja ben piu' navigati, eppure al giovane Indra, niente di tutto cio' interessava veramente. La sua sconfitta in combattimento e l'incredibile superiorita' dello shinobi bambino erano per lui maggior motivo di tedio e preoccupazione. Possibile che fosse con in dietro rispetto agli altri?

Uscii dalla doccia senza neanche asciugarsi, trovandosi a guardare con i suoi occhi scuri e vibranti, il palazzo disabitato del capoclan, che si trovava al centro del quartiere Uchiha, dalla finestra della sua stanza arredata in modo semplice e spartano. Quando si distese sul letto il sonno lo colse quasi subito, trascinandolo in un caleidoscopico turbine di sogni ed incubi. Si sarebbe risvegliato il giorno dopo amaramente consapevole di quanta strada aveva ancora davanti a se, e con un rotolo ad aspettarlo nel salone al piano inferiore, che conteneva le informazioni sulla sua seconda missione per conto dell'accademia.