La Via del Ferro

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  1. Alkaid69
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    -Un rifugio sotterraneo... sì, ricordo che ne aveva alcuni. Pensavo fossero stati tutti distrutti...
    Per il momento lasciò perdere l'argomento, ma non sembrava ancora convinto. Che la diffidenza fosse un tratto distintivo ereditario?

    A fine giornata, Raizen volle chiedere il motivo dell'enigmatico commento del ragazzo sul metallo. -No, userai il metallo proprio perché sei alle prime armi. D'altronde l'uomo stesso è partito dall'utilizzo di tecnologie basilari e poi si è evoluto. Un altro commento criptico, ma quel giorno non avrebbe trovato altre risposte se non ulteriori dubbi.

    L'indomani, e cioè al secondo giorno di apprendistato, le cose non sarebbero cambiate molto, ma Raizen avrebbe avuto la possibilità di seguire Ryo anche in un'area sul retro della bottega, nella quale erano presenti altri strumenti, come ad esempio una sorta di macchina munita di manovella simile a quella per fare gli spaghetti di soya. E poi alembicchi, mortai e distillatori con varie strane polveri. Non lo vide però utilizzarle, ammesso e non concesso che servissero per davvero alla sua attività.
    Qualora Raizen avesse fatto proprio questa domanda: -No, questi assolvono ad un unica funzione: soddisfare le mie fissazioni. Non avrebbe sorriso e non avrebbe spiegato altro.

    Alla fine del secondo giorno, tuttavia, gli diede un incarico: avrebbe dovuto creare dei semplicissimi fogli d'acciaio, con delle dimensioni specifiche e diverse, mettendo in pratica alcune delle cose che già aveva visto. Molte avrebbe dovuto dedurle, in quanto non aveva mai visto il Maestro creare quel tipo di prodotto, nonché quello andò via alcuni minuti dopo avergli dato l'incarico.


    La sera del primo giorno: Kunihiro

    Kunihiro non comprese la battuta dell'Hokage, ma rispose sottovoce alla questione degli specchi: -In villa abbiamo una stanza fatta di soli specchi girevoli, posso guardarmi ovunque. Fece ancora l'occhiolino.

    Probabilmente capì tutto del ragionamento che l'altro fece in seguito ma fece finta di non esserne interessato, seguendo a bocca aperta un pipistrello che proprio in quel momento stava svolazzando sopra le loro teste.
    Poi si mise le mani davanti agli occhi gemendo come una donnicciola imbarazzata, quando l'Hokage si spogliò di fronte a lui. Che a furia di stuzzicarlo alla fine gli avesse fatto intendere qualcosa di sbagliato? No, gli chiese di andarsene.

    Kunihiro rimase comunque nei paraggi guardando quello che Raizen si era inventato. Aveva usato i propri cloni per capire visivamente dove arrivare con un eventuale dislocazione. Se anche lui avesse saputo usare quella tecnica ai tempi, avrebbe sfruttato anche lui qualcosa di simile. Vedendo che il suo allievo era sulla giusta strada, l'anziano maestro capì che il suo apporto per quel giorno era stato sufficiente. Dall'alto della sua esperienza, Kunihiro sapeva che un giorno l'Hokage sarebbe potuto forse arrivare ai suoi livelli. Quindi, rassicurato, svanì.

    Lì vicino...

    -heeee ma io pensavo proprio di bypassarla come tecnica. Pensavo ci fosse di meglio sul mercato... E comunque, sarei frettoloso? Hokage-sama, voi siete davvero esilarante! Rise. Non era d'altronde l'Hokage stesso quello che faceva tre cose nello stesso momento e voleva consigli su come sfruttare una capacità che non sapeva neanche cosa fosse esattamente?
    Poi all'assurda richiesta di intrufolarsi nella zona proibita della biblioteca: -Momento, momento, mooooomento, mi state forse chiedendo di fare qualcosa di illegale con il vostro benestare? BOMBA! Gli ricordava molto una serie di libri scritti da un'autrice del Paese del Tè, nella quale i protagonisti spesso si intrufolavano nella biblioteca di un castello. Prima che Raizen potesse eventualmente controbattere, Kunihiro svanì, assieme al suo clone.


    Il giorno seguente, Kunihiro si svegliò nel letto di villa Horikawa, fece colazione di buon ora e andò a parlare con la sua matrigna di un certo argomento.
    Poi si diresse alla biblioteca di Konoha.
    Come aveva anticipato Raizen Ikigami, il posto era diviso in tre zone ben delimitate, di cui le prime due facilmente individuabili, mentre la terza, quella proibita, meno. Ma non se ne sarebbe dovuto preoccupare, quel giorno.

    L'unico che poteva dargli il benestare per entrare nella zona shinobi, anche senza un coprifronte, era il bibliotecario. Notoriamente quella dei bibliotecari è una casta a sé, con regole di comportamento e di lavoro ideate e protratte dalla casta stessa, che ha come unico scopo quello di ammassare conoscenza. E potere, perché il potere permette accesso alla conoscenza.
    La bibliotecaria della foglia era una donna sulla cinquantina, alta e magra per la sua età e con degli occhiali a corno tenuti bassi sul naso.
    -Tessera, per favore. Disse con una voce squillante. Gli porse la tessera da civile. -Che cosa sta cercando?
    -Beh, vede, nobile dama, la mia mamma è molto appassionata di testi dedicati agli shinobi e vorrebbe tanto che gliene portassi uno.
    -Ohohoh, ma che gentile, chiamarmi nobile. Ma vede, non possiamo dare quel tipo di testi alla gente comune, perché si farebbe male.
    -Ma non li userebbe per farci qualcosa, ma solo il puro gusto di sapere. Sa, la mia mamma è alle dirette dipendenze del Daimyo, ed era da un po' che pensava di fare una generosa donazione alla vostra struttura... potrebbe anche far venire qui il Daimyo per la lettura della sua nuova biografia... ecco, questo è un gentile acconto per la dedizione che mettete ogni giorno nel vostro lavoro.



    La seconda sera - Kunihiro

    -Hokage-sama, questo pollo venale, frettoloso e sciocco ha fatto ritorno! Tutti gli appellativi che fino a quel punto l'uomo aveva utilizzato per descriverlo. -Ditemi, nobile Hokage, che cosa avete imparato???

    Edited by Alkaid69 - 7/4/2018, 14:56
     
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