La Via del Ferro

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    La Vera Arte


    - XII -




    Il Colosso sorrise alla provocazione di Kunihiro.

    Certo.
    Contaci.


    Rispose con sarcasmo, non era già una bella sensazione ricevere tutti quegli stimoli di dolore figurarsi riceverli in prima persona.
    Nell’altra stanza Raizen annuiva alla soluzione del grillo.

    Si, è una buona idea, ma stacci attento, il cervello ha il brutto vizio di abituarsi agli oggetti che gli impediscono i movimenti o comunque ai carichi leggeri, e generalmente è un bene, ma non troppo quando l’oggetto è affilato.

    Non fece in tempo a dirgli che poteva ottenere lo stesso risultato rischiando meno che questo svanì. Sorrise al vuoto, avrebbe imparato dai suoi errori pensò.

    Ehhh, giovani.

    Il tipico suono di una copia che si schiantava al muro mise un accento di chiusura alla sua frase che lo divertì, ricevere quei ricordi l’indomani mattina non sarebbe stato piacevolissimo.

    [...]

    Intanto Ryo tornò alla forgia, soddisfatto dell’operato di Raizen non potè che causare in quest’ultimo un sincero sorriso.

    Mi creda, è cosa ben rara per me ricevere dei complimenti.
    Penso di trovarmi meglio con la modifica fata al maglio, è un metodo veloce e preciso che con qualche modifica ha un discreto potenziale.
    Piuttosto, se non la disturba, mi tolga una curiosità, non ci ho badato fino ad ora perché con individui normali è per l’appunto normale… ma lei dove se ne va tutte le sere?
    Nel senso, non può dormire, la cose che più la dilettano stanno dentro quelle boccette di vetro.


    Che gli venisse o meno data una risposta poco importava, la sua era semplice curiosità, e vista la scarsa importanza soddisfarla o meno non era una priorità.
    In compenso gli venne finalmente rivelata l’utilità della stanzetta sul retro e di ciò che conteneva: ricerca e progresso.

    Oh, vedo che l’utilizzo del cervello ci accomuna quindi, mi domandavo in realtà quando saremmo arrivati a questo punto.

    Eseguì le richieste di Ryo senza fiatare, constatando la particolarità del metallo con stupore, conosceva infatti quella proprietà fisica, ma ignorava del tutto che fosse applicabile ai metalli.

    Conosco questo tipo di liquido, l’amido di mais e l’acqua miscelati danno lo stesso effetto.
    Ma non pensavo che fosse possibile ottenerlo col metallo.
    Anche se onestamente non ci avevo mai pensato a sufficienza.


    Armeggiò per qualche minuto con i due materiali cercando di comprendere da cosa fossero caratterizzati, quali fossero le loro proprietà, anche se sembrava essere maggiormente interessato alla boccetta col metallo liquido.

    È fantastico.
    Quindi dopo aver avuto questo prodotto mediante il chakra gli dai una forma finita che però non perde la sua capacità di assorbire gli urti.


    Annuiva in automatico, passando per varie connessioni logiche e rendendosi conto dell’utilità di un simile materiale.
    Il filo invece lo incuriosiva molto meno, ma per un unica basilare ragione: in natura c’era di meglio, gli esseri umani non erano decisamente i maggiori esperti in tessitura, i ragni lo erano e la loro fibra naturale aveva l’ottima capacità di condurre il chakra, a lui stava sfruttarla e piegarla alle sue necessità.
    Per quanto aveva compreso fino a quel momento il miglior modo per comporre i due materiali era… non comporli.
    Di base dal suo punto di vista la cosa migliore era lasciarli esattamente così come Ryo glieli aveva presentati e lasciare la parte di irrigidimento alla necessità, produrre una piastra dal suo punto di vista voleva dire andare contro a tutta la versatilità che un materiale morbido poteva concedere.
    Ora doveva solo cercare di ottenere una versione sua di quel liquido così singolare, la cui tenacia probabilmente era data dalla capacità di interazione dei due elementi, e dalla capacità del materiale solido di aggregarsi e disperdersi nuovamente con efficienza.
    Aveva passato parecchie ore con il liquido versato su una ciotola per capire come modificarlo, e l’illuminazione arrivò a tarda sera, quando stanco pensò al fatto che una volta tornato nella sua residenza temporanea avrebbe dovuto continuare il suo allenamento: il chakra era la soluzione.
    Il fatto che Ryo gli avesse parlato di conducibilità termica ed isolamento elettrico l’aveva distolto dall’energia che comandava il mondo.
    Ciò che serviva a lui era un metallo a memoria di forma che venisse stimolato dal chakra, a quel punto sia le forme che gli utilizzi andavano moltiplicandosi, pur senza perdere l’ottima qualità di resistere agli urti anche senza l’interazione del chakra.

    Bene.
    È ora di produrre.


    Si alzò soltanto per rendersi conto che era troppo tardi per fare alcunchè, rimandando tutto alla mattina successiva.
    Al ritorno da Kunihiro quest’ultimo gli porse la domanda corretta, a cui non potè che annuire.

    Si, me ne sono accorto ieri per puro caso, quando il mio istinto si è accorto che iniziavo a farmi troppo male.
    Vedi le crepe nel muro?
    Sono inconsciamente arrivato a sviluppare quel tipo di controllo, però hai ragione, se posso spostare tutto me stesso a quella velocità posso farlo anche con porzioni più piccole del mio corpo se affino la tecnica.
    Ah, per favore, visto che torni a Konoha, portami questo ragno dalle serre del villaggio.


    Scarabocchiò un disegno non troppo preciso, ma il ragno aveva elementi distintivi che lo rendevano di facile individuazione per gli entomologi degli Aburame.
    Quando tornò ai suoi allenamenti si rese conto che tra il dire e il fare c’era di mezzo il mare, si trattava infatti di limitare quella trasformazione in pura energia ad una sola parte del suo corpo, nonostante gli venisse naturale impastare il chakra in parti limitate del suo corpo lo stesso non si poteva dire per quella prorompente quantità di energia che era in grado di sviluppare, accendere e spegnere era ben diverso dal creare delle chiuse che controllassero il flusso e gli permettessero di accendere parzialmente.
    Ma era una questione d’esercizio, e poteva controllarlo partendo dalla capacità appena acquisita di creare quelle protezioni di chakra, si trattava dopotutto dello stesso tipo di energia, doveva solo mantenerla limitata al suo braccio, ai suoi muscoli in modo che non si concretizzasse all’esterno.
    Stava per lanciarsi nella pratica quando si rese conto che fino a quel momento aveva usato quel modo per spostare il suo corpo di parecchi metri, spostare solamente un braccio lasciando sul posto il resto dell’organismo in caso di errore non era decisamente una buona idea.
    Lentamente, con l’espressione traumatizzata di chi è consapevole di aver appena evitato un danno irreparabile sciolse la sua posizione di meditazione e creò qualche clone da macello.
    Lo aspettava una lunga notte di pessime esperienze.

    […]

    Alla forgia intanto era il momento delle verità.

    Non ho compreso appieno il funzionamento dello Shingoukin, forse per via del fatto che in effetti non conosco il suo processo di creazione.
    Sono arrivato ad una semplice conclusione, non servirmi unicamente di lui.
    Se usato da solo, per quanto resistente corre il rischio di spaccarsi sotto colpi potenti, seppure la sua durezza è sorprendente è virtualmente fragile.
    Il che mi porta a domandarmi… perché trasformarlo e bloccare il suo stato a solido?
    Avrei una scomoda piastra meno reattiva e versatile alle mie esigenze, ed un filo composto da lui manterrebbe comunque una certa rigidezza, dopotutto sarebbe comunque un metallo, sarebbe come mettersi una zanzariera addosso.
    La soluzione?
    Materiali differenti.
    Un metallo a memoria di forma e un filo che non so se lei conosce.


    Estrasse dalla tasca il piccolo contenitore di vetro che conteneva il ragno selezionato dagli Aburame.

    È un esemplare selezionato artificialmente, in natura è velenoso, ma grazie all’intervento di un clan del villaggio sono stati resi innocui, anche se il morso è ancora doloroso, ma la cosa più importante è la loro tela.
    A parità di spessore non c’è metallo, a meno di lavorazioni che ancora non mi sono inventato, che regga il confronto, considerando che sotto ad un certo spessore il metallo diventa troppo morbido, ma comunque…


    Sapeva che la scienza era fatta anche da una buona parte di incredulità, per cui, spinto il prezioso artropode a filare un po' della sua tela, Raizen ne dimostrò la resistenza, appendendo ad essa una quantità di peso superiore di quindici volte quella sostenuta da un filo di acciaio del medesimo spessore.

    Ora, sai il bello di questi esserini?
    Oltre ovviamente al fatto che il loro prodotto reagisce in maniera eccellente al chakra
    Quello che mangiano lo trasformano in tela, e producono fili lunghissimi, per cui fare filati di qualità è semplicissimo.


    L’entusiasmo era visibile nei suoi occhi, era appassionato da tutto ciò che sconfinava oltre la comune immaginazione, ed un filo, prodotto da un ragno, che si poteva rinforzare mediante altri materiali che questo ingeriva era decisamente incredibile.

    Quindi, dalle ragnatele si otterrebbero i due strati più esterni della protezione, ma per quanto incredibile stiamo parlando di un filato, una mazza si sentirebbe parecchio bene, ecco che interviene il metallo.
    L’idea è una maglia leggermente diversa dal normale, un quadrato agganciato all’altro mediante i soliti anelli, MA, il quadrato ha potere magnetico, in modo da tenere il metallo liquido al suo posto, avvolto dalla tela di ragno.
    Quando il chakra viene impastato, in una zona ridotta, o su tutta l’armatura questi si attivano e permettono al metallo di aggregarsi, addensandosi
    Qui subentra la memoria di forma.
    E gliene spiego il motivo, un granello è pur sempre un granello, e in quanto tale ha un suo limite, agire sulla sua forma aiuterebbe tantissimo.
    Una texture formata da esagoni ad esempio formerebbe una piastra molto più compatta, o se formata da filamenti disposti casualmente aiuterebbe a dissipare meglio la forza, la memoria di forma permetterebbe a forme complesse come queste di tornare sempre alla forma originale una volta disattivato il flusso, rendendole sempre perfette ed impedendo che la forma acquisita tra un compattamento e l’altro ne disturbi il funzionamento.
    Una protezione praticamente impossibile da usurare, a cui potrei aggiungere il metallo che le ho mostrato i giorni passati.
    Il liquido in cui disperdere il metallo a questo punto dovrebbe avere una leggerissima capacità lubrificante, ma grazie al chakra penso che sia possibile sia qualcosa che lubrifichi e che sia in grado di fare da collante.


    Aveva dato fondo all’immaginazione per ideare quella protezione e la successiva lezione su come creare lo Shigoukin rese il tutto più chiaro anche a lui. Nonostante durante la prima parte si fosse accorto dei limiti dell’indurimento del particolare metallo ideato da Ryo mentre lo lavorava si rese conto che sarebbe stato stupido non utilizzarlo come materiale di partenza per la sua idea, sia per costruire la maglia, sia per farlo ingerire agli artropodi.
    La natura liquida del metallo non ne rendeva complessa la forgiatura giungere ad una forma definitiva era semplice visto che questo rispondeva al chakra, ben diverso era crearlo.
    La polvere doveva essere estremamente fine, ed ottenerla mediante limatura di un blocco non era certo semplice, far reagire il materiale inorganico al chakra richiedeva infatti una determinata lavorazione basata su di esso, quando questo mancava, generalmente o si induriva o si ammorbidiva.
    Nel suo stadio primordiale lo Shigoukin ricadeva nel primo caso, la durezza era infatti necessaria per ottenere grani piccoli e spigolosi, anche se era noioso da trattare.
    Il liquido in cui veniva disperso era il principale conduttore di chakra nella fase di lavorazione, era infatti necessario tarare quello col proprio chakra, era probabilmente ricavato dallo stesso albero da cui si ricavavano i foglietti per riconoscere la natura del chakra e quando veniva stimolato reagiva, memorizzando chissà come quell’unico chakra fino al termine della lavorazione che lo avrebbe eliminato, rendendo la forma del pezzo stabile e definitiva.
    In quel momento per Raizen le deduzioni servivano a poco, il lavoro era tutto basato sull’esperienza nata dagli errori, poco chakra, pochi effetti, troppo chakra troppa fatica e risultati scadenti, era un continuo bilanciare fino al raggiungimento del risultato finale, lavoro che gli costava una concentrazione non da poco, difficile da dissipare.

    Si si, certo, il tempo di finire qui e… che cosa?!?

    Chiese meravigliato.

    Vuoi tornare?
    E perché questo cambiamento improvviso?
    E soprattutto… perché dovresti sparire?
    Mi hai insegnato tutta questa roba, senza nemmeno insultarmi, intendiamoci!
    Sei il mio migliore amico e mi dici che potresti sparire?!?
    Se non altro spiegami che diavolo è successo, o almeno se posso proteggerti!


    Ricevute le risposte o meno sarebbe rimasto li, imbambolato come un adolescente davanti al suo primo paio di tette che per divina concessione erano perfette e sufficientemente grandi da annegarci in mezzo.
    Recuperò lucidità solo all’arrivo di Kunihiro.

    Eh!
    Io stavo per avvertirti, guarda come ti sei conciato!
    Se erano le misure ad interessarti bastava una replica di legno!
    Se invece volevi occuparti anche del peso… beh, allora mi dispiace e basta, ma se non altro hai tutto al suo posto!
    La soluzione è estremamente interessante, potrei quasi fregartela, proteggere la reale tecnica con un guscio, seppur blando, comporta una perdita di tempo.
    Bravo.
    La pratica non sarà semplice però, adesso saprai creare la lama, ma il guscio è un ulteriore espansione, e mantenerla ad una distanza costante e tangibile ti prenderà un po' di tempo.
    Non saprei cosa suggerirti, prova a partire dal chakra repulsivo provando a intensificarne l’effetto in una distanza limitata, aumentanto la concentrazione dovresti arrivare a qualcosa di solido.
    Ma queste cose vanno a sentimento, fai le tue prove.


    Dall’altra parte l’allievo fuoricorso mostrava a Kunihiro i risultati.

    È stato un percorso abbastanza traumatico, ma ora sono in grado di compiere spostamenti di singoli arti a quella velocità.
    Non riesco a lanciare oggetti ancora, ma ci sto lavorando, non riuscire a trasformarli come trasformo il corpo mi impedisce di accelerarli alla stessa maniera.
    Ma il braccio ad esempio…


    Uno squarcio nell’aria annunciò il movimento dell’arto che, dalla gamba di Raizen si era spostato, di fatto scomparendo e riapparento, al centro del petto dell’Orikawa, causando uno spostamento d'aria non indifferente, probabilmente modulato in modo che non mandasse il chunin gambe all'aria.
     
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