La Via del Ferro

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    L'ultima Martellata del Fabbro


    - XV -




    L’indomani, il raffazzonato gruppo, si rimise in cammino per esplorare l’ultimo dei rifugi che, come tutti i suoi predecessori si rivelò vuoto, privo di qualsiasi tipo di informazione e indizi, eccezion fatta per una trappola che avrebbe trasformato Raizen in una rabbiosissima polpetta di carne se non avesse usato la tecnica appena appresa per allontanarsi dalla sua posizione e portarsi in salvo.
    Tuttavia lo scampato pericolo gli fece realizzare che forse non era più il caso di impegnarsi in quella ricerca.
    Un pesante sospiro fu il suo modo di richiamare l’attenzione di Ryo.

    Ryo.
    Basta. Non c’è niente da cercare qui.


    Venne ascoltato, evento più unico che raro, e furono liberi di dirigersi al nascondiglio di Meku, quello vero.

    Ma che diavolo è successo qui?

    Scese con gli altri nel sotterraneo solo per constatare che era avvenuta una lotta e che nessuno era sopravvissuto ad essa.

    Una trappola?
    Quindi secondo te l’Hokage cerca di fare fuori una miniera di conoscenze che già si è dimostrata collaborativa?
    Geniale.
    Mille anni di vita non ti hanno certo aiutato con le deduzioni.


    Cercarono in lungo e in largo, ma oltre ad avere conferme dell’assenza del fabbro non trovarono nulla, tranne un biglietto, un piccolo biglietto che Meku aveva lasciato in un luogo che solo chi fosse stato a conoscenza della struttura di quel luogo potesse trovare.
    Il contenuto lo spaventò.

    Ryo.

    Le cose si fecero confuse, Meku sapeva e aveva mandato Raizen per imprigionare il suo aguzzino, oppure aveva dedotto e lo stava informando?
    Che Ryo avesse avuto la prontezza di fingersi suo amico per conquistarsi la sua fiducia?
    Non ebbe modo di rispondersi, un empia voce attirò la sua attenzione, facendogli sperare per un momento che il suo maestro non fosse il suo avversario, ma quando si voltò si rese conto che tutti erano stati ingannati, lui, Meku e lo stesso Ryo.

    E questo, chi te lo dice?

    Nella confusione di terra causata dalla distruzione del soffitto Raizen aveva attivato la trasformazione, su se stesso e il foglietto che teneva in mano, cosa che lo fece apparire come il diario tanto agognato.
    Non sapeva se l’inganno sarebbe riuscito, ma la domanda di Ryo gli fece supporre che non fosse in grado di percepire le fonti di chakra, altrimenti avrebbe visto, anche senza chiedere che li attorno non era presente il diario in cui sicuramente erano presenti fuuinjutsu o quantomeno il chakra di Meku, nel foglietto però c’era una traccia biologica del fabbro, magari avrebbe potuto ingannare altri sensi dello sciagurato nipote.
    Non sapeva cosa l’avesse fatto imbestialire, ma in quelli che poco più tardi avrebbe scoperto essere i suoi ultimi istanti di vita si scagliò contro il Colosso ad una velocità folle.
    Non da meno la forza, a cui però Raizen riuscì ad opporsi senza troppe difficoltà irrorando le parti colpite col chakra per aumentarne la resistenza e coprendo il volto con un arto, vista la difficoltà di incrementare la durezza dei muscoli in quella parte del corpo.
    Era già pronto ad afferrare la gamba che stava per colpirlo per scaraventarlo al muro quando si rese conto che Kunihiro stava tentando di essere parecchio di più di una distrazione.

    NOOO VA VIA!
    TORNA AL VILLAGGIO A CHIEDERE AIUT…!


    Ma venne comunque colpito, un impatto non da poco, ma a cui si poteva sopravvivere, giudicò l’esperienza di Raizen, mentre osservava con stupore il corpo del “giovane” fabbro disgregarsi.

    Ecco perché stava morendo, in cinquant’anni gli ha prosciugato l’anima…

    Ben presto, dei fabbri leggendari non rimase solo nulla, solo il loro talento ed un grazie.
    Leggermente abbattuto si diresse da Kunihiro per aiutarlo a rialzarsi se ne avesse avuto bisogno, o per chiedergli come stava.

    Ti sei beccato una bella botta, ho visto incudini faticare sotto colpi più leggeri
    Potrebbe non sembrarti il momento più adatto, ma non so quando ci rivedremo.
    Tieni questa, la prossima volta colpi simili li sentirai un po' meno.
    E considerando che quello qui era solo l’emanazione di colui che ha mandato i soldati a fregarci Meku, direi che ti servirà quando andremmo a riprendercelo.


    Così dicendo gli consegnò la cotta di maglia a scaglie completata qualche sera prima, scorreva come acqua sulle mani nonostante fosse composta da placche abbastanza grandi, si capiva subito al tatto che era un metallo singolare quanto silenzioso.

    Grazie per l’aiuto.

    Non gli restava che sperare che l'amo gettato con quella trasformazione attirasse qualche pesce.
     
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