Tanabata

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    Festa delle Stelle


    I



    Appena al di fuori delle mura di Konoha erano arrivati diversi carri, e molte persone appostate lì fuori stavano prendendo posto in attesa di partire. Tra queste persone una figura in particolare spiccava tra le altre, un ragazzetto dai capelli bianchissimi e l'animo vivace, che ronzava emozionato attorno ai diversi carri, cercandone uno dove ci fosse ancora posto per lui. Ben presto, i carri sarebbero partiti in direzione del paese del The, portando tutti gli interessati alla più bella festa delle stelle del continente. Il paesello, circondato da campi, vantava uno scarsissimo inquinamento luminoso, rendendolo così tra i luoghi migliori dove godersi il festival. Approfittando della marea di gente, il paese si organizzava bene nel soddisfare le richieste dei visitatori, riempiendo la città di banchetti di vario genere, musica e tutto ciò che potesse incitare chi vi partecipasse a spendere e restare il più possibile.
    Youkai aveva saputo del festival tramite il sarto da cui lavorava, originario del paese. Era stato così gentile a raccontargli tutto, dandogli persino della stoffa con la quale crearsi uno yukata. Emozionato, l'albino si era messo subito al lavoro, facendosi aiutare solamente per i tagli e le cuciture più difficili. Non aveva ancora mai partecipato a quel festival, non che lo ricordasse almeno. Negli ultimi due anni che ricordava, uno di questi era chiuso in ospedale, mentre nell'altro chiuso nel villaggio, data la presunta invasione di Cantha, arrivata solo poco dopo. Non che a Konoha non si festeggiasse quell'occasione, ma le forti luci provenienti dalla città e dalle mura non permettevano di godersela al meglio. Aveva persino iniziato a studiarsi le costellazioni, per poterle poi riconoscere una volta arrivato là.
    Prese posto su una delle carrozze, agitando i piedi su e giù e guardandosi attorno, impaziente di partire. A breve, una ragazza avrebbe preso posto accanto a lui. Espansivo, la salutò calorosamente.

    Hey! Anche tu diretta al festival?

    Sorrise allegro, bloccandosi dopo averla osservata per bene. La giocane aveva gli occhi molto chiari, totalmente bianchi, senza nemmeno una pupilla! Certo, lui era l'ultimo a potersi lamentare della stranezza del colore, dati i suoi occhi purpurei, ma il primo pensiero che gli attraversò la testa era che la ragazza potesse essere cieca. Si alzò dal suo posto, spostandosi verso di lei.

    Attenta! Qui c'è un gradino. U-uhm. Ma riesci a vedermi?

    Sicuramente il fatto che un konohaniano non fosse in grado di riconoscere gli Hyuga poteva risultare piuttosto bizzarro. Se la ragazza avesse nominato il suo cognome, l'albino si sarebbe ritratto imbarazzato, tornando al suo posto.

    Hyu... AH! Sì, già, Myo mi aveva detto che... No, scusa, non importa, figuraccia.

    Si sedette in un angolino del carro, con le guance visibilmente arrossate, guardando fuori distrattamente. Data la sua amnesia, una tutrice gli era stata assegnata per insegnargli tutto quello che c'era a Konoha, ma alcuni dettagli tendeva a dimenticarli, ed a quanto pareva nei momenti peggiori. Ed il viaggio era ancora lungo...
     
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    Tanabata


    I


    The bamboo leaves rustle,
    shaking away in the leaves.
    The stars twinkle
    on the gold and silver grains of sand.
    The five-colour paper strips
    I have already written.
    The stars twinkle,
    and there they will watch us.



    Quando arrivava luglio, col suo carico di afa e gracchiare dei grilli, il villaggio si riempiva di festoni. I negozianti si apprestavano ad abbellire l'esterno dei propri negozi, sicuri di riuscire a sfruttare l'occasione per migliorare le vendite. I bambini correvano per i lunghi viali, portando con sé stelle filanti e sonagli. Murasaki aveva sempre amato il caldo e soleggiato mese di Luglio, così distante dall'uggiosità di Novembre, il mese della sua nascita. C'era qualcosa nel modo in cui la gente affrontava l'estate, che differiva totalmente dal resto dell'anno. E questo metteva sempre la Hyuga di ottimo umore.

    Aveva appena terminato una lunga passeggiata per il villaggio con sua sorella, quando, rientrate nel quartiere Hyuga, la giovane venne informata del fatto che il Clan richiedeva la sua presenza, in quanto rappresentante, alla festa che si sarebbe tenuta come ogni anno nel Paese del Té, in occasione del Tanabata. Sin da piccola questa festività l'aveva affascinata, in un misto di leggenda e storia che si perdeva nei millenni.

    Cosa indosserai, sorella?

    Murasaki la guardò rapidamente, spostando poi di nuovo l'attenzione sull'immensa stanza che raccoglieva la collezione di kimono e yukata della sua famiglia.

    Stavo pensando... Cosa ne dici di questo?

    Mostrò alla sorella uno yukata che rientrava tra i possedimenti della famiglia Hyuga da generazioni. Vi era chi diceva che risalisse al tempo dei diretti discendenti di Hanabi Hyuga.

    Pensi che madre me lo lascerà indossare?
    Oh, sai che lei adora queste cose.

    Tomoe sbuffò, prendendo la veste dalla sorella, facendole segno di voltarsi. Poi, cominciò a disporre la veste e gli accessori, così da cominciare la vestizione.

    Devi ricordare che sei stata invitata in quanto Murasaki Hyuga, principessa del Byakugan. Se nona vessi scelto tu questo yukata, probabilmente l'avrebbe fatto papà.

    La sorella le sorrise, sistemandole la veste sulle spalle. In breve, la ragazza ebbe finito di stringere l'obi. Guardò la sorella con un misto di timore ed esitazione.

    Allora?

    Murasaki guardò in basso, accarezzando lievemente il morbido cotone, reso liscio e colorato da antiche mani esperte. Sorrise appena, notando il modo in cui la sorella aveva chiuso il suo yukata,

    Tutto perfetto, Tomoe. Certo, se tralasciassimo il fatto che mi hai praticamente dato per morta.

    Rise, sciogliendo l'obi e invertendo la sovrapposizione dei due lembi frontali di tessuto.

    Farò finta di ignorare questa velata minaccia alla mia incolumità, signorina Hyuga.

    Risero assieme, Tomoe leggermente imbarazzata, e si diressero verso la sala centrale

    [...]

    Qualche ora dopo, Murasakijpg si era recata alle porte di Konoha, al cui esterno attendeva una lunga teoria di carri, dai più finemente decorati a quelli adibiti al trasporto dei bagagli. La ragazza salì su uno dei mezzi, cercando di fare attenzione a non inciampare. Tanta era la sua preoccupazione, che si accorse solo una volta seduta di quello che sarebbe stato il suo compagno di viaggio. La Hyuga era solita conoscere la quasi totalità dei membri del villaggio, quindi il vedere una faccia nuova - e tanto particolare - si rivelò una piacevole sorpresa.

    Buongiorno.

    Disse, sorridendo appena al ragazzo di fronte a lei. Non sapeva l'età del giovane, ma a giudicare dalla sua apparenza non doveva essere molto più grande di lei.

    Murasaki annuì alla domanda del ragazzo, ma non fece nemmeno in tempo a rispondere che il ragazzo le venne incontro rapidamente, avvicinando il proprio viso al suo.

    La kunoichi sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di processare le parole appena pronunciate dal ragazzo. Possibile che...?

    Io... Mi dispiace, non mi sono presentata. Sono così abituata ad avere a che fare con gente che conosce la mia famiglia da non prendere nemmeno in considerazione l'idea che qualcuno possa rimanere turbato dai nostri occhi.

    Rise appena, indicando il proprio viso.

    Vedi, il mio nome è Murasaki, del Clan Hyuga. Nella nostra famiglia viene tramandato da millenni il byakugan, un potere oculare molto potente, ma che ha come caratteristica somatica i caratteristici occhi bianchi di Konoha.

    Scosse la testa quando il ragazzo si scusò.

    Nessun problema, è bello conoscere qualcuno che non conosce gli Hyuga. Vorrà dire che almeno tu non avrai alcun preconcetto su di me.

    Andò a sedersi vicino al ragazzo, nell'angolo in cui si era ritirato dopo il suo passo falso.

    Ma dimmi, se non conosci gli Hyuga devi aver passato tanto tempo lontano da Konoha. In effetti, la tua faccia non mi è conosciuta.
     
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    Tanabata


    Post 1 ~ Festival

    Lungo la trafficata strada in terra battuta, percorsa da un continuo andirivieni di uomini e carri trainati da buoi, in pochi avrebbero fatto caso alla figura rannicchiata in un angolino, talmente piccola da scomparire quasi alla vista. Seduta sui gradini di ingresso di una locanda che offriva ristoro ai viaggiatori, Harumi si massaggiava i polpacci indolenziti. La strada da Oto fino al Paese del Tè era stata lunga, considerando che se l'era fatta a piedi. Matsumoto le aveva suggerito di unirsi ad una delle tante carovane che si dirigevano verso sud, per viaggiare più comodamente, ma Eiatsu era stato categorico: doveva aumentare la sua resistenza se desiderava diventare una kunoichi del Suono, perciò avrebbe dovuto farsela camminando. Il jonin, che nonostante la sua fama da misantropo aveva assunto per la ragazzina un ruolo molto simile a quello di un tutore, non aveva voluto sentire storie, soprattutto considerando il motivo di quella trasferta.

    Harumi, nella sua breve vita, non aveva mai partecipata ad un festival. Era comprensibile, quindi, come l'avvicinarsi di una delle feste più celebrate del continente, l'avesse rapidamente mandata su di giri. Tanabata, la festa delle stelle, aveva come fondamento un mito antico, dal sapore dolce-amaro tipico delle storie d'amore ostacolate dal fato. Col tempo, si era trasformata in un motivo come un altro per ritrovarsi insieme e divertirsi, mangiando, giocando e bevendo, ma conservava ancora parte del suo originale fascino. Perciò quando la giovane aveva chiesto quale fosse il luogo migliore per godersi quei giorni speciali, quasi tutti erano stati concordi con l'indicarle il Paese del Tè. Lo stato occupava una lunga penisola che si estendeva verso sud, e l'unico modo per raggiungerla, escludendo il mare, era passare per i territori del Paese del Fuoco, ed era stata proprio quella la strada seguita dall'otese, che ora si godeva un po' di frescura prima rimettersi in cammino. Ora che era ferma e poteva osservare con più attenzione, il flusso di persone dirette nella sua stessa direzione si era fatto via via più intenso, ed ora pareva una vera e propria folla. Controvoglia, la kunoichi si rimise in piedi. Le avevano detto che se arrivava troppo tardi rischiava di farsi una coda interminabile all'ingresso della città, ragion per cui doveva sbrigarsi e raggiungerla fin che il sole era ancora alto.

    La sede del festival era un modesto villaggio, generosamente definita cittadina. Solitamente era un luogo pacifico, i cui abitanti passavano le giornate nei campi di tè da cui il Paese prendeva il nome, ma in quel periodo dell'anno aumentava di decine di volte la propria popolazione, e la sua estensione quasi triplicava con la costruzione di un gran numero di strutture provvisorie e l'istallazione di una serie di attrazioni e luoghi di ristoro ed intrattenimento. Il viale principale, lo stesso su cui si trovava in quel momento la giovane, era stato rimesso a nuovo, ed ogni edificio che vi si affacciava era stato ricoperto di ogni genere di decorazioni. Tra tutte, spiccavano i festoni, le lanterne di carta e, ovviamente, il bambù. Con il naso all'insù, Harumi evitò per un niente uno sciame di bambini urlanti che facevano a gara tra di loro per raggiungere una bancarella di mele candite. Per lei tutto era nuovo ed una scoperta. Nell'angusta vallata dove era cresciuta, priva d'affetto, una festa di quelle proporzioni era semplicemente inimmaginabile, ed anche nel periodo trascorso ad Oto non aveva avuto modo di osservare nulla di paragonabile. Sopra a tutto, ciò che più la toccava dentro erano i sorrisi delle persone che incontrava, abitanti e turisti, contadini e commercianti, anziani e bambini, famigliole e coppiette. Ognuno di loro appariva ai suoi occhi felice, tanto da brillare di luce propria. Senza sapere bene il perché, la fanciulla avrebbe sentito una stretta alla bocca dello stomaco, quasi come se il demone che ospitava dentro di sé si fosse rigirato inquieto. Harumi si sfiorò una guancia con la mano, e nel ritrarla si realizzò che fosse umida. Silenziose, lacrime che aveva dimenticato di possedere avevano iniziato a scendere lentamente lungo il suo viso. Sarebbe durato un secondo soltanto, il tempo di riscuotersi e di passare una manica dell'abito sugli occhi per asciugarli. Uno dei motivi per cui aveva scelto di venire fin lì era per recuperare almeno in parte le esperienze che non aveva potuto fare fino ad allora, e non aveva intenzione di lasciarsi andare a pensieri tristi proprio quando avrebbe dovuto divertirsi. Alzando un pugno chiuso al cielo, si sarebbe data la carica, rivolgendosi a se stessa.Forza, ho un elenco lunghissimo di cose da provare!

    C1JZyC9


     
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    II



    La ragazza, di natura gentile, si scusò lei stessa per l'errore di Youkai, che a sua volta si scusò, dicendo che lei non avrebbe dovuto scusarsi, prendendosi le colpe per la sua svista. Per come si erano presentati, il botta e risposta di scuse avrebbe potuto proseguire a lungo. Nonostante la figuraccia, la giovane aveva comunque deciso di sedersi vicino a lui, presentandosi per prima con estrema educazione. L'albino sobbalzò, agitato: non si era presentato! Scattò in piedi, mimando un piccolo inchino con le braccia ben tese sui fianchi.

    N-Non mi sono presentato! Mi chiamo Youkai. You-Uhwah!!

    La carrozza partì mentre era ancora in piedi, facendolo scivolare e costringendolo ad aggrapparsi malamente ai lati. Ridacchiò nervoso, tornando a sedersi, sbuffando deluso da se stesso.

    Aaah... mmm... scusa di nuovo. Non sono bravo con le buone maniere, anche se la mia tutrice dice che devo portare rispetto agli altri shinobi. Devo ancora prenderci la mano... Anche se devo dire che preferisco gli approcci più informali.

    Ridacchiò, allegro. Tornato al suo posto, la ragazza fece una domanda, apparentemente innocua, di cui forse si sarebbe pentita ben presto. Con una delle sue espressioni più solari, l'albino rispose:


    Non preoccuparti, nessuno sembra conoscermi qui al villaggio. E lo stesso vale per me, da quando sono morto e tornato in vita non ricordo più niente del mio passato. Ma la mia tutrice mi ha detto tutto sulla storia di Konoha e sui vari clan, anche se spesso mi dimentico certi dettagli.

    Avrebbe perso un po' di tempo a guardare i dintorni, agitando i piedini, prima di rendersi conto che la ragazza lo stava probabilmente guardando come fosse uno spettro... o forse sentendosi presa in giro. Qualsiasi accenno di disagio avrebbe spinto il ragazzo a portare avanti le mani, resosi conto della sua spontaneità nel dare una notizia del genere.


    Ah, ma non preoccuparti! Ora sto bene! Beh, più o meno. Sono un poco spettro. Ma spettro buono! Raizen dice che potrei diventare un ottimo shinobi grazie a questo potere!

    Se fosse stata ancora titubante, o solamente curiosa, Youkai avrebbe semplicemente mostrato la sua abilità: il braccio sinistro sembrò afflosciarsi, mentre da questo ne uscì un braccio trasparente, di un colorito vagamente bluastro, ed intangibile. Avrebbero sicuramente avuto molto di cui parlare durante il viaggio...


    All'arrivo, l'albino saltò giù dal carro emozionato, saltellando in giro osservando la strada illuminata che si apriva davanti a loro, inondata da persone e banchetti. Si trattenne dal buttarvisi in mezzo solamente per la presenza di Murasaki, ormai decisi a partecipare al festival insieme.
    Si incamminarono con calma, entrando nella piazza centrale della fiera, dove Youkai si perdeva soffermandosi quasi ad ogni banchetto. Incantato dai diversi profumi, colori e giochi di ogni tipo, si soffermò stranamente all'improvviso, tirando appena una manica della Hyuga. Seguendo il suo sguardo, la ragazza avrebbe notato un banchetto circondato da peluches, con all'interno diversi barattoli posizionati a piramide, ed un uomo sui quarant'anni, panciuto, che invitava la gente ad avvicinarsi. L'albino si voltò, quasi preoccupato, prendendo la ragazza per le spalle.

    Voglio provare quello! Tu... Ti va?? Poi scegli tu che fare, promesso!!

    Emozionato, se avesse sentito un consenso, si sarebbe voltato, pronto a correre a tutta velocità verso il banchetto, zigzagando tra la folla, e-

    Ouhf!

    Sbattè la testa contro qualcun altro, scontrandosi con un "tok" deciso, finendo a terra. Si rialzò in piedi vagamente stordito, agitando le mani di fronte all'altra persona, probabilmente lei stessa a terra. La sua sovraeccitazione per quella festa lo stava facendo agire con troppa sconsideratezza.

    Mi dispiace, mi dispiace!! T-ti aiuto...

    La vittima era una ragazzina, circa della sua età (fisicamente parlando almeno. Nonostante fosse un ventiduenne almeno, sembrava molto più giovane), dai capelli neri legati in una treccia. Sorrise, visibilmente dispiaciuto, sperando di non aver colpito nessuno di troppo aggressivo che se la sarebbe presa per il suo gesto, chinandosi porgendo la mano alla sconosciuta. Uno sguardo colpevole avrebbe fissato prima lei, poi Murasaki dietro di lui, sperando si avvicinasse. Forse dopo quello scontro si sarebbe calmato. Non sembrava aver il coraggio di dire altro al momento, limitandosi a strofinarsi la fronte nel punto dell'impatto.
     
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  5. l'Horla
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    Tanabata


    I

    Le ragioni, che mi avevano spinto ad andare nella cittadina del Paese del Thè in occasione del Tanabata, mi erano ancora ignote. La festa delle stelle, come ogni anno, riversava nel pacifico paese un'enorme quantità di popolazione delle più varie origini; malgrado odiassi i luoghi densamente vissuti dalla massa, per varie ragioni come il caldo, la puzza e il chiasso che possono provocare migliaia di persone in un'unico centro abitato dalle modestie proporzioni, mi ero deciso a vedere con i miei occhi quel festival gigantesco di cui più volte avevo sentito parlare.
    Sì, probabilmente dev'essere stata la curiosità a spingermi a prendere una nave da Kiri e dirigermi verso il continente, il viaggio non fu faticoso e potei approfittare di un passaggio offertomi da una famigliola di mercanti che erano diretti proprio verso la mia meta. Fu però quando, arrivati a qualche kilometro dal villaggio, dove si era formata una lunga coda di carri lungo la strada di terra battuta, che decisi di salutare con un accenno di sorriso e qualche moneta i mercanti per incamminarmi da solo verso il villaggio. Il cappuccio era alzato sul capo e camminavo rapidamente evitando i passaggi più affollati, da quel momento iniziai a chiedermi perché mai avessi deciso di andare a quel famigerato Tanabata.
    Gli schiamazzi della gente per strada si univano in un unico urlo di umanità tra le vie della cittadina, inutilmente cercavo riparo nelle piccole vie che facevano da traversa a quelle ben più illuminate e popolate, cariche di lanterne e festoni appesi sui cornicioni. Se non avessi già prenotato una piccola stanza per un paio di giorni, molto probabilmente, avrei già fatto dietrofront ma, essendo ormai arrivato, tanto valeva mettere da parte tutta la mia misantropia e provare a godermi i frutti di ciò che le relazioni umane potevano creare. Feci un grosso respiro e, infilandomi in una delle arterie cittadine, mi persi nel fiume di persone che placidamente - troppo placidamente per i miei gusti - camminavano con lo sguardo perso verso l'alto ammirando la città nel suo splendore.
    Ci vollero diversi minuti, che io passai sbuffando ogni volta che trovavo qualcuno di troppo lento e impacciato di fronte a me, per arrivare alla pizza centrale. Lì vi erano banchetti di ogni tipo, da quello di dolciumi a cibarie salate, altri che vendevano giochi per bambini, alcuni vendevano vestiti mentre altri oggetti per poter vedere gli astri celesti. Ero piuttosto annoiato, sapevo che difficilmente avrei trovato qualcosa da comprare tra quelle bancherelle quindi non gli prestavo nemmeno tanta attenzione, camminavo piuttosto guardando la gente presa dall'euforia.
    Ad un certo punto vidi Murasaki Hyuga, genin di Konoha con cui aveva partecipato ad una missione nel paese delle riso, aveva un kimono elegante e, in sua compagnia, c'era un ragazzetto dai capelli albini che si stava rialzando da terra e una ragazza, con cui probabilmente si era scontrato. Non li conoscevo quindi non gli prestai molta attenzione quando mi avvicinai alla giovane erede, a qualche passo da lei, avrei abbassato il cappuccio del mantello che si sarebbe dischiuso mostrando un kimono umile dai colori scuri che andavano dal grigio al blu marino. E' un grandissimo onore incontrare l'erede del clan Hyuga in un'occasione di festa popolare come questa avrei detto con voce rituale prima di scoppiare in una risata una volta che si fosse girata verso di me. Avevamo, durante la missione, già avuto modo di discutere sul concetto di clan e ruolo che si ha in esso, per questo mi ero permesso di usare un tono sarcastico e innocuo per presentarmi a lei e ai suoi amici. Sul mio viso glaciale si sarebbe lentamente dipinto un sorriso e avrei ripreso a parlare dopo aver lanciato un'occhiata verso gli altri Come vanno le cose, tutto bene? Cosa ti porta da queste parti? Tutta questa gente attorno mi fa sentire male... No? chiesi lasciando scorrere lo sguardo accigliato verso la gente che camminava per la piazza Ah scusate, io sono Youshi Tokugawa, genin della nebbia. Perdonatemi l'intrusione, spero di non avervi disturbato accompagnai le parole con piccoli e abbozzati inchini in loro direzione, non ci trovavamo in un'occasione formale certo ma il rispetto e la salvaguardia, minima, del bon ton andavano preservati. Quindi notai che mancava Judai in sua compagnia, mi guardai attorno per cercarlo e quindi le chiesi rivolgendole di nuovo lo sguardo E Judai dov'è? L'hai lasciato al villaggio questa volta o si sta infilando in qualche guaio? Conclusi sorridendo e sistemando meglio sulle spalle il cappuccio.
    La prospettiva di rimanere in mezzo a tutta quella gente forse poteva essere più rosea ora che avevo trovato un volto conosciuto, non sapevo quali fossero i loro progetti per la giornata ma magari avremmo potuto farci compagnia. Infondo era una giornata di festa, potevo almeno provare a divertimi, no?
     
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    II



    Murasaki sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di captare qualche segnale da Youkai che indicasse che il ragazzo la stava prendendo in giro.

    Tu eri... Morto?

    Osservò il viso del giovane, alla ricerca dei segni che avrebbero potuto rivelare un passato del genere. Durante i suoi giorni di studio, Murasaki aveva letto qualcosa a proposito di una tecnica utilizzata anticamente per riportare in vita i morti. Che Youkai rientrasse in tale categoria. Quando il ragazzo pronunciò il nome dell'Hokage, la Hyuga parve tranquillizzarsi. Quale che fosse la provenienza del non-morto, il fatto che egli fosse sotto la protezione del grande shinobi escludeva la possibilità che fosse vittima di un qualche jutsu di controllo.

    Uno spettro? Come... Un fantasma? Ah! Ora capisco il modo peculiare in cui indossi lo yukata.

    Disse la giovane, sorridendo appena ed indicando la chiusura della veste del ragazzo.

    Sai, pensavo fosse semplicemente una distrazione. Ma dimmi, come sei diventato... Uno spettro?

    Rise delicatamente, mentre ancora faticava a prendere coscienza della stramba situazione in cui si trovava. Spettri, non-morti... Era tutto materiale da leggende, che aveva incontrato solo nelle sue letture d'infanzia. Eppure, Youkai pareva esserne la concreta manifestazione. Posò lo sguardo sul viso felice del giovane, mentre egli le mostrava le sue abilità, in estati contemplazione delle stranezze che il mondo ninja aveva da offrirle.

    [...]

    Quando furono arrivati, Murasaki non ebbe nemmeno il tempo di scendere dal carro che Youkai si era già gettato a capofitto nella folla, con l'aria esagitata di un bambino che entra per la prima volta in un negozio di caramelle. La Hyuga cercò di non perderlo di vista, accelerando il passo e riportandosi al suo fianco. Qualche minuto e chiacchiericcio dopo, Youkai prese a tirarle la manica dello yukata in direzione di un buffo banchetto di peluches.

    Certamente, abbiamo tutto il giorno per fare quello che più ci aggrada.

    Il ragazzino la guardò fare emozionato, per poi voltarsi e correre in direzione dei peluches. Non fece nemmeno in tempo a percorrere metà strada, che Youkai si schiantò sonoramente contro una ragazzina minuta e dall'aria riservata, che venne letteralmente travolta dall'esuberanza del giovane non-morto.

    Ti sei fatta male? Devi scusare il mio compagno, è solamente molto emozionato all'idea di partecipare al Tanabata.

    Disse, chinandosi sulla ragazzina per sincerarsi della sua condizione fisica. Le avrebbe poi offerto aiuto a rialzarsi, qualora la giovane avesse accettato di afferrare la sua mano tesa.

    Il mio nome è Murasaki, del Clan Hyuga. Questo è Youkai, veniamo entrambi da Konoha. Spero tu possa perdonarci.

    Indietreggiò, affiancandosi nuovamente a Youkai e appoggiando la mano destra sul suo braccio sinistro, come a rassicurare il giovane riguardo al piccolo incidente. L'insolito trio era intento in questi scambi, quando una figura ammantata comparve quasi dal nulla, affiancandosi alla genin della Foglia. Murasaki, allarmata, si voltò, mantenendo Youkai alle sue spalle. Ma, non appena lo sconosciuto ebbe rimosso il cappuccio, il volto della ragazza si illuminò di un sorriso sincero.

    Youshi! Che piacere vederti qui! Sì, è un'occasione un po' affollata, ma di certo passeremo una giornata più piacevole rispetto a quella nelle paludi.

    Chinò appena il capo in segno di saluto, spostandosi poi per rivelare al Tokugawa il suo compagno di viaggio.

    Youkai, ho l'onore di presentarti Youshi. Siamo stati compagni di missione qualche tempo fa, è un ninja formidabile, e un compagno affidabile.

    Era felice di rivedere un volto amico, che aveva pensato di non incontrare mai più Tuttavia, non appena il ragazzo nominò Judai, la giovane si fece lievemente scura in volto, avvicinandosi a Youshi.

    Judai... È complicato. Come saprai, i rapporti tra le nostre famiglie non sono distesi. Non ho più avuto sue notizie dopo la nostra missione insieme.

    Sospirò, guardando lontano, dietro di loro.

    Spero se la stia cavando bene.

    Abbozzò un sorriso, rivolgendosi nuovamente al resto del gruppo.

    Bene, io e Youkai avevamo intenzione di fare un giro dei vari banchetti. Penso di parlare a nome di entrambi, ci farebbe molto piacere se voleste unirvi a noi!
     
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    Post 2 ~ Incontri

    Vedendola così, a camminare spensierata tra le bancarelle e le attrazioni di quella enorme sagra, nessuno avrebbe mai pensato che la ragazza in questione era una delle forze portanti del Suono. A dire la verità, a volte se ne dimentica anche lei. Il suo rapporto con il demone che custodiva era, a detta di molti, anche se erano in realtà pochi a saperlo, strano, o per lo meno peculiare. Sembrava quasi che lo accudisse, come un randagio scorbutico trovato per strada. E, cosa ancora più bizzarra, era anche capitato che i ruoli si invertissero.

    L'otese, che aveva appena finito di esaminare con cipiglio critico una serie di piccole figure animali intagliate nel legno, vendute come souvenir ai visitatori, si allontanò dal banchetto facendosi largo tra la folla. Lungo la strada affollata c'erano talmente tanti stimoli ad attirare la sua attenzione che a stento badava a ciò che le stava davanti. Con gli occhi alzati al cielo, stava infatti osservando l'insegna di una locanda, con sopra raffigurato un gatto addormentato, quando qualcosa, o più correttamente qualcuno, la colpì violentemente alla tempia, facendole perdere l'equilibrio. La giovane avrebbe barcollato all'indietro, finendo con il sedere a terra. Lasciandosi sfuggire un lamento soffocato, la ragazza si sarebbe stretta il capo dolorante, iniziando subito a scusarsi. Ahi... Perdonami, mi sono distratta! Solo a quel punto avrebbe alzato lo sguardo sullo sconosciuto, che stava a sua volta cercando di rimettersi in piedi, dispiaciuto. La kunoichi avrebbe accettato la mano tesa del ragazzo, che sembrava avere più o meno la sua età, sorridendogli. Non preoccuparti, sono cose che capitano... e poi la colpa è di entrambi! Affabile, avrebbe cercato di rassicurare il giovane che stava prendendo un po' troppo seriamente quel banale incidente. La ragazza dietro di lui si sarebbe fatta avanti a sua volta per sincerarsi delle sue condizioni e presentarsi. Sto bene, tranquilla! Anche se non sembra, sono abbastanza robusta. Realizzando che non aveva detto il suo nome, l'otese avrebbe inclinato leggermente il capo, rimediando con un sorriso. Io mi chiamo Harumi, è un piacere conoscervi.


    Il gruppetto si sarebbe allargato da lì a poco con la comparsa di un nuovo giovane, che sembrava conoscere la fanciulla dalle iridi candide come la neve. Harumi infatti non aveva potuto evitare di rimanere affascinata dagli insoliti occhi della fogliosa, cercando tuttavia di non fissarla troppo a lungo per non risultare fastidiosa. L'ultimo arrivato era un genin, e visto che Youkai e Murasaki provenivano da un Villaggio ninja, la ragazzina dedusse che lo fossero anche loro. La piccola jinchuriki si sarebbe quindi presentata anche allo shinobi di Kiri, specificando di essere una collega. Il mio nome è Harumi, e sono una kunoichi di Oto. Piacere di fare la vostra conoscenza. Avrebbe dunque chinato rispettosamente la testa e le spalle di fronte a tutti e tre. Non conosceva molti altri ninja, e quei pochi che le venivano in mente erano per la maggior parte dal Suono. Perciò era felice di quell'incontro, frutto interamente del caso. E la sua felicità non poté che accrescersi, al punto che a stento riuscì a trattenersi, quando venne invitata ad unirsi a loro. Cercando di non parlare con un tono di voce troppo acuto, Harumi avrebbe tentennato, chiedendo conferma, quasi non credendo che quanto aveva udito fosse vero. D-davvero non è un problema se mi unisco a voi? Avrebbe spostato lo sguardo dalla Hyuga al ragazzo con cui si era scontrata, raggiante. Anche... Anche per me è la prima volta ad un Tanabata Matsuri! Solo che girarlo da sola era un po'... Ma in compagnia è sicuramente meglio! Sicuri che vada bene? La giornata aveva appena preso una piega imprevista, ma piuttosto piacevole per la portatrice del due code. C'erano molte cose che voleva scoprire ed imparare del mondo, ed ora che aveva anche delle guide ne avrebbe approfittato a pieno. Ricevute le dovute rassicurazioni di non essere di troppo, si sarebbe ancora una volta chinata, tre volte in rapida sequenza, una per ciascuno dei suoi compagni di festival. Allora... Mi affido a voi!

     
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    III



    Youkai annuì allegro vedendo come Murasaki iniziava pian piano a comprendere la sua situazione, nonostante la stesse spiegando nel peggiore dei modi. Abbassò lo sguardo osservandosi lo yukata, andando in panico all'affermazione della ragazza:

    Ah?? Ho sbagliato qualcosa?

    Si sarebbe reso disponibile a farselo aggiustare per tornare a rappresentare i vivi. Dopotutto non poteva sbandierare così la sua natura (come se non lo avesse appena fatto con estrema naturalezza). E poi la naturale domanda, alla quale l'albino sembrò felice di rispondere, nonostante il ricordo traumatico.

    Credo durante una missione di cui non ricordo i dettagli. C'era questo tizio con me, in mezzo alla neve. Credo fosse lui il mio nemico. Ricordo solamente la sua mano che mi tirava i capelli, alzandomi la testa, e che lui si era tolto la sua maschera. Poi buio. Finchè un tizio un po' strambo non mi ha ritrovato, rimettendomi in sesto.

    Lo sguardo si fece più vuoto ed il vocino meno squillante man mano che ricordava il momento. Ancora sognava quella stretta ai capelli, insieme a quel volto. Gli aveva portato via il suo passato, doveva essere arrabbiato per la cosa... Invece pareva vivesse il post-morte con tranquillità, felice di rivivere la sua vita. La solitudine era l'unica cosa che rimpiangeva, ma pian piano cercava di farsi sempre più amici, e quell'occasione poteva essere l'ideale!

    Posso farti anche io una domanda? Gli occhi brillarono mentre aspettava il consenso da parte della ragazza. Com'è il tuo clan?? Voglio dire... Come passate le giornate tra Hyuuga?

    Era davvero incuriosito dalla cosa. Far parte di un clan significava quasi far parte di una famiglia estremamente numerosa. Era qualcosa che desiderava tantissimo, gli piaceva essere circondato da persone, e voleva saperne di più sui clan e sulle loro abitudini.


    Dopo lo scontro, Murasaki si affrettò nel soccorrerlo, scusandosi con la giovane a nome suo, come avrebbe fatto una sorella maggiore. Probabilmente aveva già intuito l'infantilità del ragazzo, forse empatizzando con la storia della sua morte, ed a Youkai avrebbe sicuramente fatto bene una figura più responsabile a tenerlo d'occhio. L'albino imitò Harumi, inchinandosi a sua volta copiandone le movenze.

    Youkai, da Konoha. Piacere mio! Non sono mai stato ad Oto, com'è??

    Il ragazzo venne poi presentato da Murasaki a Youshi, uno shinobi da Kiri. Qualsiasi amico della Hyuuga era libero di essere anche amico suo. Ripetè l'inchino, non capendone effettivamente l'importanza, ma ritenendolo un ottimo modo per salutare qualcuno. Al suo commento riguardo la folla, il foglioso espresse un'emozione contraria a quella del freddo kiriano:

    Mi piacciono le folle! Si possono incontrare un sacco di persone nuove. Insomma... E' così che abbiamo formato questo gruppetto improvvisato, dopotutto.

    Ridacchiò allegro. Harumi sembrava piuttosto sorpresa nel ricevere quell'invito. Forse anche lei era sola quanto l'albino nel suo paese. Non potè trattenersi dal condividere la sua felicità, sfoggiando un sorriso solare ad Harumi. Iniziò a saltellare da un piede all'altro quando ricordò il motivo della fretta che lo aveva fatto scontrare poco prima, incrociando una seconda volta lo sguardo con il banchetto dei peluches. Dietro ad essi sembravano esserci altri premi, che variavano da kunai a spade in legno, bracciali, e simili. Il signore, che non sembrava aver più di quarant'anni, si concentrò sul gruppetto che si stava avvicinando, invitandoli a giocare.

    Venite, venite! Se buttate giù tutti i barattoli, riceverete un premio a scelta! Un tentativo tre palline, solo per 150 Ryo!

    Il gruppetto non aveva scelta. Se non avessero voluto nulla di ciò che vedevano, si sarebbero accorti che l'albino aveva appena puntato uno dei peluches più grandi di tutto il baracchino: un grosso gufo dall'apparenza morbida, che da come indicato richiedeva il crollo di tutti i barattoli. Youkai rimase sul banchetto a fissare con meraviglia il probabile premio, per poi frugare in una tasca interna del suo yukata e tirar fuori gli spiccioli necessari. Allungò le manine prendendo le armi e preparandosi al lancio. Le palline erano soffici, ma da quella distanza i barattoli non sembravano chissà quanto resistenti. Eppure, se uno di loro fosse stato pratico di quelle fiere, sapeva bene qual'era il trucco di quelle bancarelle...
    I barattoli erano divisi in tre piramidi, da 5 barattoli per base e 5 d'altezza. Quello che gli shinobi non sapevano, è che il fondo e l'ultima riga erano incollati e contenevano dei sassi, rendendoli così terribilmente pesanti ed apprentemente impossibili da buttare giù! In quel modo, i premi più grossi sarebbero sempre rimasti a disposizione del signore nella bancarella.
    Quest'ultimo rise allegramente dopo l'ultimo lancio del ragazzo, che riuscì solamente a buttarne giù una decina, ricevendo come regalo un piccolo portachiavi con sopra il simbolo del paese del the. Il ragazzo si voltò verso il gruppetto, visibilmente deluso, anche se col suo vocino si sforzava di non farlo notare.

    Oh uhm... E' comunque un bel ricordo, no? Heh! Forse ho puntato al premio troppo ambizioso...
    Coraggio piccoletto, non è ancora finita. 150 Ryo e posso far fare un altro tentativo a te o ai tuoi amici. Allora, chi vuole provare? 150 Ryo tre palline, signori!


    Edited by Waket - 23/7/2018, 13:24
     
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    Tanabata


    III



    La Hyuga sorrise, offendosi di sistemare lo yukata del ragazzo.

    Non vorrai che la gente cominci a farti domande scomode, giusto?

    Alzò lo sguardo, seguendo attentamente ogni parola che Youkai pronunciava riguardo al passato. Più il giovane proseguiva nel racconto, più il suo viso, prima pieno di felicità e spensieratezza, si faceva ombroso e distante. Per un secondo parve fermarsi, come se i suoi grandi occhi rosati avessero visto qualcosa di lontano, nel tempo e nello spazio. Durò un attimo, poi la sua espressione si fece nuovamente vispa, tornando a concentrarsi su Murasaki.

    Il mio Clan... La mia è una famiglia molto antica, Youkai. Pertanto, tutti i membri devono sottostare ad un preciso insieme di codici e leggi. Soprattutto io, in quanto erede designata del capoclan attuale, mio padre.

    Alzò lo sguardo al cielo, per evitare che il giovane non-morto potesse percepire nei suoi grandi occhi bianchi quel velo di tristezza che la attanagliava ogni qualvolta pensasse al suo destino, e a quello della sorella. Inspirò, tornando a guardare il ragazzo.

    Ma ti piacerebbe vivere con noi, ne sono sicura. Il Clan vive tutto in un unico quartiere, in cui si conoscono tutti. È impossibile sentirsi soli, in un posto così. Quando vorrai, sarai ospite gradito.

    Sorrise, non senza un velo di tristezza.

    [...]

    La ragazza si affrettò a seguire Youkai, che, attirato dai peluches che l'avevano portato a scontrarsi con Harumi di Oto. Prima di lanciarsi all'inseguimento del ragazzo, però, si sarebbe voltata verso gli altri due fortuiti compagni di viaggio, facendogli segno di seguirla.

    Perdonate Youkai, è solo molto contento di essere qui.

    Avrebbe poi sorriso, voltandosi e seguendo il piccoletto di Konoha. Una volta giunta alla bancarella, aveva trovato Youkai con un tale faccino triste, che solo a vederlo sentì una stretta al cuore.

    Non ti preoccupare, vedrai che riusciremo a conquistare il peluche più grande. È come una missione, no? Ci vuole gioco di squadra!

    Si voltò verso il venditore ambulante, squadrandolo dall'alto verso il basso. Nei giorni felici della sua infanzia, i suoi genitori lpavevano spesso portata a fiere simili, in compagnia della sorellina minore. Per quanto però le due Hyuga protestassero, non avevano mai potuto prendere parte a giochi del genere. Il padre, infatti, non faceva altro che sottolineare quanto certi negozianti amassero truccare i loro giochi, impedendo ai malcapitati clienti di vincere il premio più ambito.

    Lascia fare a me.

    Posò con veemenza i 150 ryo sul bancone dell'uomo, ricevendo così le sue tre palline. Al tatto apparivano soffici, più che sufficienti a far cadere quei leggeri barattoli. Il trucco doveva esserci per forza, altrimenti Youkai avrebbe agilmente vinto al primo turno. Afferrò la prima, lanciandola un paio di volte in aria per saggiarne la consistenza. Murasaki era sempre stata veloce, ma i vari addestramenti dell'ultimo periodo l'avevano resa fulminea. Il negoziante non avrebbe nemmeno visto partire il colpo, così da scongiurare l'utilizzo di ulteriori meccanismi sconosciuti alla ragazza. Avrebbe tirato le tre palline in sequenza, senza pausa tra una e l'altra. Ciò che però probabilmente il negoziante non avrebbe visto, era che la ragazza aveva velocemente applicato un piccolo fogliettoCartabomba I [Bomba]
    La cartabomba è un piccolo foglio sul quale è inciso un fuuinjutsu: causa una potente esplosione di diametro pari a 1,5 metri quando attivata; entro un raggio di 3 metri causa danni dimezzati. L'attivazione è percepibile tramite udito, vista e tatto; è possibile scegliere il tempo dell'esplosione, da tre secondi fino a 30 ore.
    Tipo: Speciale - Ustione
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 2
    (Potenza: 30 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    [Da genin in su]
    alla pallina centrale, recante dei fuuinjutsu esplosivi. Una volta effettuati i tre lanci, Murasaki avrebbe attirato verso di sé il negoziante con la scusa di voler riprovare i tiri, così da farlo allontanare dall'area della futura esplosione. Qualche secondo dopo, la pallina sarebbe saltata in aria, riuscendo, nell'idea della Hyuga, a distruggere il tavolo su cui erano state costruite le tre piramidi.

    Beh, lei ha detto solo di farle cadere, non ha mai specificato come.

    Avrebbe inclinato appena la testa, sorridendo al venditore ambulante. Non aveva mai sopportato gli imbroglioni, tantomeno quelli che si rifacevano sui ragazzini.

     
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    Tanabata


    II

    Murasaki mi introdusse al ragazzo e alla ragazza con cui stava parlando, erano anch'essi ninja, uno da konoha e l'altra da oto, si presentarono ed io ricambiai nuovamente l'inchino per rispetto e saluto. La Hyuga si fece cupa in volto quando le citai Judai, mi ricordò il rapporto complicato che c'era tra le loro due famiglie e che, da dopo la missione al Paese del Riso, non ne aveva avuto più notizie. Ah Judai, è un ragazzo sveglio, se la starà passando al meglio! Le dissi sorridendo come se quelle poche parole chiuse in un sorriso potessero tranquillizzare la genin della foglia. Quindi guardai il gruppetto e, mantenendo un tiepido e imbarazzato sorriso, continuai Se vi fa piacere mi unisco volentieri anch'io con voi, ragazzi cercai uno scambio di sguardi con loro per rassicurarmi che la mia presenza non fosse un peso ma, guardando il ragazzo saltellante e la giovane kunoichi del suono, non sembrava fosse un problema la mia presenza.
    Altri ninja come me ne avevo conosciuti pochi e mi avrebbe fatto piacere passare quella giornata con miei parigrado, oltretutto venivamo da tre paesi diversi ed ero curioso di vedere i loro modi di fare, di porsi con la gente. Il ninja di konoha, ad esempio, disse di apprezzare la folla e il suo inevitabile incontrarsi e scontrarsi tra i singoli individui che la formavano; io, a differenza sua però, preferivo i luoghi isolati e tranquilli, luoghi dove non fossi costretto ad avere a che fare con la gente. Forse questo mio atteggiamento era mosso dalla sfiducia verso i grandi ammassi di persone ma quella era una buona occasione per provare a smentirmi. Ad esempio, odiavo camminare a rilento in tutta quella gente che si era riversata nella piazza, avrei voluto avere un manganello o sfolla gente ed aprirmi la strada di fronte a me menando colpi a destra e a manca contro quelli che camminavano troppo lentamente per i miei gusti, mi facevano incespicare, rallentare e anche l'aria sembrava essere contesa tra tutti quei polmoni.
    Il ragazzo che si chiamava Youkai sembrò tranquillizzare la sua agitazione quando arrivammo di fronte ad una bancarella in cui, dietro al bancone della quale, un uomo ci invitò a partecipare ad un gioco a premi. Si trattava, semplicemente, di abbattere tre piramidi composte da barattoli per poter ambire ai migliori premi che offriva. Il ninja della foglia decise di giocare, era evidentemente attratto da un grande peluche che svettava tra l'ammasso dei giocattoli più vari che costituivano il monte premi, i suoi tiri però non andarono a segno e si fece di lato con il viso un po' contrariato.
    Murasaki rincuorò dunque il ragazzo e accettò a sua volta la sfida, pagò i 150 ryo e prese le tre palline si posizionò e si apprestò a tirare. Fece il primo tiro però la pallina non si scontrò contro la base dei barattoli e ne fece cadere solo qualcuno, il secondo tiro venne caricato con la stessa velocità ma, un sibilio che ben conoscevo, mi fece accapponare la pelle. La Hyuga aveva attivato una carta bomba! Davvero ci teneva così tanto a vincere quel premio ma a quale costo?
    Agii prontamente, le stavo dopotutto a poco più di un passo di distanza e, impastata una leggera quantità di chakra nelle gambe, scattai nella sua direzione bloccandole con la mano la sua chiusa con la pallina e carta bomba. [I Slot Difesa] Murasaki-san! le dissi con voce dura e ferma lanciandole uno sguardo severo proprio in direzione di quei occhi privi di iridi Cosa stai facendo? continuai provando, non mollando la presa, ad abbassare il suo braccio e usando un tono di voce più basso Al di là di quelle che poi potrebbero essere le condizioni di questo bottegaio, non hai pensato a cosa potrebbe provocare un'esplosione di questo genere in mezzo ad una piazza piena di persone? Dissi con tono preoccupato guardandomi attorno, davvero non aveva pensato alle conseguenze di quel suo gesto? Non solo si sarebbe potuto avviare una reazione a catena di paura e rovinare la festa a tutti, ma c'era pure il rischio che venissimo beccati e di certo non c'avrebbero fatto i complimenti per il nostro operato. Siamo in vacanza ma rimaniamo pur sempre ninja. Abbiamo delle responsabilità, non possiamo fare cose del genere...
    Quindi avrei sciolto la mia espressione contrariata, mi augurai di non essere stato troppo duro con lei e che gli altri due non avessero sentito con chiarezza ciò che le dicevo per evitare che poi potesse sentirsi in imbarazzo. Se avesse quindi deciso di disattivare la carta bomba, avrei mollato la presa dal suo polso e, sorridendo, mi sarei fatto di lato lasciandole fare gli ultimi suoi due tiri.
    Se non fosse riuscita però ad abbattere tutte e tre le piramidi, mi sarei fatto avanti io, non perché ci tenessi realmente a vincere a quel giochetto ma perché, se tanto al ragazzo della foglia interessava quel peluche, di riflesso anche Murasaki sembrava ambirgli proprio per la gioia del ragazzo e, in qualche modo, sentivo di dovermi fare perdonare, o qualcosa del genere. Avrei fatto cenno all'uomo che avrei provato un altro giro e gli lascia sul banco i soldi che gli spettavano, soppesai le palline tra le mani e le feci saltare riprendendole al volo mentre guardavo quelle tre piramidi. Quei "proiettili" sembravano essere troppo leggeri per abbattere i barattoli, i quali erano posti con base cinque e altrettanto in altezza, figurando dunque come cinque-tre-due-uno. Vabbè, proviamoci allora dopo essermi messo in posizione scagliai in successione le palline, di ogni piramide tentai di colpire il terzo barattolo alla base così che potessero sbilanciarsi quelli di sopra. Nel farlo, ad ogni lancio, avrei impastato una discreta quantità di chakra, per dare più forza a quelle palline. [ * ]


     
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    Tanabata


    IV


    Murasaki si voltò appena in direzione di Youshi, spostando lentamente lo sguardo dal ragazzo al suo polso. Inclinò appena la testa, mentre un moto lento di rabbia le montava in petto. Durò un momento, nel quale l'unica cosa a cui riuscì a pensare fu a tutti i modi in cui avrebbe potuto spezzare la presa del kiriano, procedendo poi con il rompergli ogni singolo osso del braccio. Scosse la testa, come se si fosse ripresa da una sorta di trance. Alzò la mano sinistra, ancora libera, disinnescando istantaneamente la piccola cartabomba. Poi, con uno strattone, si liberò della presa del giovane.

    Non temere, Youshi. Verificavo quanto fossi attento.

    Fece roteare in aria la pallina, scagliandola poi con tutte le sue forze verso la piramide. Sorrise.

    Mi sorprende che uno come te abbia paura di una piccola esplosione controllata. Ti facevo più impavido, Youshi Tokugawa!

    Appoggiò appena la sua mano sulla spalla sinistra del ragazzo, avvicinandosi a lui.

    Devi sapere che non ho mai amato chi si prende gioco delle persone più ingenue.

    Fece un passo indietro, posizionandosi dietro Youkai. Aveva voluto sdrammatizzare, ma era lei stessa ad essere turbata dal suo gesto. Dal suo ritorno dalla missione ad Otafuku, le pareva che vi fossero momenti, in particolare quelli di agitazione, in cui una parte di lei nascosta, strisciante, prendesse autonomamente il sopravvento. Moti di cattiveria e freddezza l'attraversavano spingendola a compiere azioni fino a poco tempo prima per lei impensabili. Sospirò, sfiorando soprappensiero il polso che Youshi le aveva stretto. L'aveva percepito in modo così chiaro, così intenso: la voglia di ferire il suo ex compagno di team.

    D'altronde, ho ucciso due persone a sangue freddo. Tre, per l'esattezza. Cosa mi impedisce di farlo di nuovo?

    Sentì una ansia cieca pervaderle lo stomaco e la mente, le sue mani fredde parevano intrappolarla, e trascinarla giù, verso un abisso senza fine. I rumori, gli odori, le sensazioni. Pareva tutto scomparso. Poi, un colpo secco la riportò alla realtà. Di fronte a lei, il Kiriano si stava cimentando nell'abbattere quelle stupide piramidi di barattoli, seguito attentamente da Youkai, ancora inspiegabilmente agitato dalla presenza del peluche. Lentamente uscì da quella immobilizzante sensazione di torpore, riabbracciando il mondo esterno.
    Era una bella giornata, e sperava di vederne la fine.
     
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    Tanabata


    Post 3 ~ Tiro al bersaglio

    Senza smettere di sorridere, la giovane rispose al curioso ninja della Foglia. Com'è, dici? A me piace, non ci si annoia mai! Molte persone sul continente, tra cui diversi abitanti del Suono stesso, avrebbero potuto dissentire, ma per la ragazzina, che viveva praticamente sotto una campana di vetro protetta dal Mikawa e dai suoi sottoposti, Oto era una casa di certo molto più ospitale della precedente. Rivolgendosi poi al kiriano, la jinchuriki non smise di sorridere. Ma certo, Youshi-san, anzi probabilmente sono io di troppo, visto che vi conoscete già tra di voi... Spero che andremo d'accordo. Mentre la conversazione proseguiva, Youkai era già scattato in avanti, iperattivo come un criceto su una ruota, puntando senza esitazione una bancherella stracolma di pupazze di peluche e costringendo il resto del gruppo a partire all'inseguimento per non perderlo di vista.

    La delusione sul volto del foglioso era palpabile, ed era evidente che stava mentendo per non farli preoccupare. Nell'osservarlo, anche Harumi si fece avvincere da un velo di tristezza, ma la Hyuga reagì diversamente. Porgendo l'obolo richiesto dal gestore, si fece consegnare altre tre palline per un nuovo tentativo. Sembrò però prendere la faccenda un po' troppo sul personale, mostrando di non avere nessuna intenzione di perdere. Fu solo la prontezza di riflessi del ragazzo della Nebbia, che prontamente le afferrò il polso bloccandone l'azione, a evitare una potenziale strage, o per lo meno una denuncia per danni. Ehm... Murasaki-san... Anche se avessero imbrogliato, così si abbasserebbe al loro livello... Harumi cercò di calmare i due prima che iniziassero a litigare, anche se probabilmente non ne avevano intenzione, ma lei non conoscendoli ancora bene si preoccupò lo stesso. Le acque sembrarono comunque calmarsi presto, e anche il giovane decise di fare un tentativo per esaudire il desiderio del pallido foglioso. La kunoichi del Suono si avvicinò a sua volta alla bancarella, affiancandosi allo shinobi. Youshi-san, grazie di essere intervenuto. Se non ti dispiace ci proverò anche io, in due abbiamo più possibilità, che ne dici? Estratte dal borsellino le monete necessarie, le adagiò gentilmente sul palmo aperto del negoziante. La ragazzina soppesò con attenzione la pallina, prima di prendere la mira. Avrebbe scagliato la sfera sofficiosa direttamente contro la base del triangolo, tra il bordo delle lattine e il ripiano di legno, con una potenza decisamente fuori luogo [Lancio]. L'addestramento ninja le dava un vantaggio non indifferente sia per quanto riguardava la precisione che il fisico. Se avesse buttato giù i barattoli avrebbe ridacchiato imbarazzata, spostando lo sguardo sui colleghi. Forse neanche così è molto diverso da imbrogliare però, eh?

    h3yLFQC


     
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