Una questione d'amore

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  1. leopolis
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    Ore 11.30 – ???
    Salire al secondo piano, trovare l'ufficio 202, prendere il modulo 42-Bis. Semplice, no? All'apparenza, per lo meno, perché il duo accademico di bambini avrebbe trovato grandi difficoltà sin da subito. Sin dalla salita al 2° piano. Perché... perché non vi era propriamente una "salita" al 2° piano. Era piuttosto strano. Delle scale che non erano scale. E scale che non portevano dove dovevano. E scale che non portavano scale. E scale su altre scale. Un qualcosa che forse loro due incontravano sul loro cammino per la prima volta, perché dopo aver oltrepassato l'accesso alle scale ed essere saliti al primo gradino, si sarebbero letteralmente ritrovati immischiati in un labirino di scale che portavano da tutte le parti e a nessuna in contempo. Insomma, dopo aver intrapreso le scale per salire al secondo piano e averle apparentemente salire si sarebbero presto ritrovati nel sotterraneo della banca, piano -1 (come la chiama la direzione). Poi, non appena avrebbero camminato un altro po', si sarebbero presto ritrovati sul balcone del 4° piano, e dopo ancora sarebbero di nuovo sbucati dal corridoio che portava alle scale del piano terra. Sul loro cammino, poi, avrebbero trovato altre scale: un vero labirinto e le indicazioni sulle pareti non portavano nemmeno dove dovevano. Ma non era nemmeno l'unica stranezza: camminando avrebbero visto delle scale in su cui camminavano le persone proprio sul "muro", cioè perpendicolarmente rispetto alla loro scale. E poi scale sopra di loro. Quelle a chiocciola che si piegavano verticalmente tanto che le persone camminavano a testa in giù senza accorgersene. E poi c'era anche qualche finestra che sbucava... dal muro su cui c'erano le scale. [Scale]illusioni-scale-relativita-escher

    concavo_convesso

    In ogni caso, se fossero stati abbastanza attenti e svegli, avrebbero capito che... una cosa del genere non era proprio possibile e con un Rilascio dalla [Potenza Sufficiente]30 avrebbero presto "liberato" la loro mente da quell'illusione delle Scale. A quel punto tutto sarebbero tornato normale: una scalinata era solo una scalinata e dopo aver salito i gradini, questa volta senza ritrovarsi nel ripostiglio o nel sotterraneo, avrebbero visto il 2° piano.

    Vi era, a dire il vero, una "valida" alternativa: l'ascensore. Quindi, ritrovatisi di nuovo al piano terra dove avevano lasciato la loro amica e il venditore di rose, avrebbero potuto semplicemente mettersi in coda per prendere l'ascensore e salire al 2° piano. Ma, sebbene dovevano "solo" salire al 2° piano (che era quello immediatamente sopra), anche qui avrebbero visto che qualcuno in quella banca o era un Burlone (quello con la B maiuscola) o amava tanto le illusioni. Perché finché non sarebbe toccato a loro entrare nell'ascensore era tutto normale: porte che si aprivano; porte che si chiudevano; l'ascensore che partiva. Ma non appena sarebbe arrivato il loro turno e sarebbero entrati nell'ascensore, tutto sarebbe cambiato non appena le porte dell'ascensore si sarebbero chiuse: una stanza con gli specchi. Quelli che ingrandivano, rimpicciolivano, deformavano il volto, quelli che facevano sembrare più vecchi, più giovani o più magri. Ma soprattutto: quelli che avrebbero fatto sì che la ragazza sunese avesse il volto del ragazzo otese e viceversa. E con quell'apparenza, l'ascensore sarebbe, - apparentemente, - partito... E la loro corsa sarebbe continuata, continuata, continuata e continuata ancora per una decina o quindicina di minuti buoni. Sotto l'influsso dell'illusione in quell'ascensore l'avrebbero percepito in movimento e, forse, davvero diretto al secondo piano... o forse solo fermo. E se non avessero rilasciato quell'altra illusione, dopo una quei quindici minuti di apparente movimento sarebbero... ritornati al piano terra, sbucando da un altro ascensore allo stesso piano. Anche in questo caso potevano provare a rilasciare l'illusione oppure a intraprendere ancor qualche altro tentativo di raggiungere il secondo piano: magari uscire e sfondare la finestra del 2° piano, oppure farsi accompagnare da qualcuno, o qualcos'altro ancora... ma la cosa avrebbe richiesto molto tempo.

    SE il duo accademico fosse riuscito ad arrivare al 2° piano, - cosa non semplice come abbiamo visto, ma possibile, - si sarebbe ritrovato a fare i conti con ciò che era il 2° piano: vari corridoi e vicoli. La cosa sarebbe potuto sembrare un'altra illusione (forse), ma provando il rilascio non avrebbero ottenuto nulla. In compenso si sarebbero ritrovati a cercare l'ufficio 202... tra un botto di uffici che non seguivano una numerazione ordinaria. La prima porta che avrebbero visto sarebbe stata la 219; la seconda, subito dopo la prima, la 211, poi ancora: la 225. E quindi, in ordine senz'ordine: la 203, poi la 201, la 213. Insomma, sembravano esserci tutte le porte tranne quella giusta. In ogni caso avrebbero potuto rivolgersi alle persone che erano presenti sul piano: un piano di clienti che camminavano qua e la, - ma questi avrebbero detto di cercare anche loro il famigerato ufficio 202, - una donna addetta alle pulizie che avrebbe detto che questo ufficio è situato nell'ala destra del piano e un impiegato di un qualche ufficio che avrebbe riferito che in realtà l'ufficio si trova nell'ala sinistra del piano. Tuttavia, entrambi avrebbero rassicurato loro dicendo che tanto possono trovarlo facile perché sulla porta c'è la scritta con il numero.
    Ai giovani ninja il da farsi.

    Ore 11.30 – ???
    Alle parole della ragazza il funzionario della banca sembrò... emozionarsi. «Oh! Devi essere molto ricca se non sai quanti soldi devi depositare...» – La guardò facendole un occhiolino prima che le sue labbra si unissero a formare un bacio... a distanza. - «Se hai lasciato le valigie con i soldi fuori alla carrozza, non ti preoccupare piccola stella. Ci sono quei scansafatiche alla porta che tanto non fanno niente dalla mattina alla sera. Vado subito a chiamarli. Resta qui. » - Guardando alle spalle dell'uomo attraverso il finestrino dello sportello, - il foro attraverso il quale parlavano era di forma rettangolare, con il lato lungo di 30 centimetri circa, mentre quello corto di 20 centimetri, - la ragazza non avrebbe assolutamente visto niente di che: una pianta da ufficio alle spalle del ragazzo, un muro bianco, poi sotto un tavolo con delle scartoffie, un piccolo archivio che sottostava direttamente sotto il banco, un astuccio con penne e matite e così via. Trovare qualcosa con cui sostituirsi non era mica difficile: era difficile passare attraverso il foro che non era coperta da alcuna protezione e per mezzo del quale comunicavano. Insomma, per dirla brevemente: non ci sarebbe riuscita a entrare per mezzo di quel foro. In compenso, avrebbe visto che il ragazzo dagli occhiali finti, avrebbe posizionato proprio davanti a lei un piccolo cartello: Torno tra 5 minuti. - «Aspettami qui tesoro,» – parole alle quali sarebbe seguito un altro occhiolino. Il ragazzo sarebbe uscito dalla porta sul retro di quel piccolo ufficio per passare poco dopo vicino alla ragazza e dirigersi verso l'entrata della banca, verso le guardie. La ragazza avrebbe visto questi avvicinarsi alle guardie e parlare con loro indicandola con il dito per poi guardare fuori dalla banca e indicare qualcosa con le mani. Tuttavia a questa scena si sarebbero unite le voci dei clienti dietro alla kunoichi di Suna, che per via dell'attesa erano diventati un po'... irritati: - «CHE COSA DIAVOLO STAI FACENDO LI MOCCIOSA!! STAI PERDENDO IL MIO TEMPO!»«GIA, ALLORA HAI DECISO CHE DEVI FARE??? NON POSSIAMO MICA INVECCHIARE QUI PER COLPA TUA!» – Quasi nello stesso istante il gentiluomo con gli occhiali sarebbe tornato in compagnia di due [guardie]18f5e77e3e3b10f71e478d3c0fb7a568
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    . - «Signorina, può indicarci la locazione esatta della Sua carrozza?» – Avrebbe chiesto quello più alto. - «Oppure preferisce venire con noi?»
     
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