Le 3 prove dello Yokai dell'Ovest: Parte I°

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  1. leopolis
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    Alla fine dei conti potevamo dire che fosse stato un vero massacro, nonchè una gran prova per tutti noi. Avevamo fatto un disastro su quella collina e il sangue ne aveva coperto una bella parte. Tuttavia... anche noi eravamo praticamente morti. Io ormai ero sfinito quasi, tanto che non riuscivo nemmeno a rialzarmi: continuavo a osservare il sigillo sul mio corpo come se fossi un malato. Il tizio sunese che avevo incontrato, invece, stava blaterando qualcosa... osservandolo riuscivo a vedere perfettamente quanto fosse incredibilmente stanco. Tanto che, addirittura, vedevo perfettamente che stava per svenire. In effetti, però, la mia attenzione era diretta solo verso quel strano sigillo: cosa comportava? Come togliercelo? Bisognava davvero andare dove aveva detto quel vecchio oppure vi erano delle altre possibilità?.. - «Sì, è di merda...» – risposi osservando come quel tizio ricciolino [cadde]fintanto che hai 1/4 di Basso di chakra... bhe... svieni... a terra come un sacco di patate praticamente sfinito. Osservai soltanto il suo corpo per un po', facilmente comprendendo che non sarei mai riuscito a portarlo in spalla giù da quella montagna. Anche perché io stesso ero quasi morto, il che significava una cosa sola: bisognava aspettare che quel tizio si riprendesse, anche perché non avevo tonici per aiutarlo e anche se avessi voluto, non sarei comunque riuscito a ficcargli quei tonici in bocca senza che quello gli potesse andare di traverso. Per questo mi adagiai semplicemente al fianco di quel ragazza e, una volta steso, pensai a fare una cosa sola: riposare. E a quel punto il tempo sarebbe andato molto più velocemente, nel mentre chiudendo gli occhi percepii come le mie energie venivano ripristinate e io, piano-piano, diventavo un po' più simile a me stesso... Non che questo togliesse dalla mia testa i pensieri relativi a quel strano sigillo che il vecchio mi aveva imposto. Tutt'altro. Pensavo solo a questo e cercavo anche di percepire che non ci fosse qualcun altro su quella montagna mentre quel tizio riposava. Certo, anche se ci fosse stato qualcun altro non sarei riuscito a difenderlo, né a difendere me stesso. Per fortuna, però, non venne nessuno...

    [...]



    Il ragazzo si sarebbe risvegliato direttamente al calare delle ombre, il che significava che aveva passato in quello stato di svenuto all'incirca 8 ore. Anche con quell'entità di riposo, però, non avrebbe ristabilito le sue energie del tutto, esattamente come io non riuscii a ripristinare le mie. Ciononostante, riuscì comunque a ripristinarsi quasi del tutto, motivo per cui quando avrebbe aperto gli occhi lo avrei guardato incazzato facendo notare che ormai stavano regnando le tenebre la fuori. - «Era l'ora che ti svegliassi,» – gli dissi con una certa nota di disapprovazione per quel suo svenimento così improvviso, quasi come se fosse stata tutta colpa sua. In ogni caso, qualsiasi fosse stata la sua reazione, avrei continuato imperterrito a parlargli. - «Questo sigillo è una merda,» – gli dissi senza mezzi termini. - «Mi sa che dobbiamo andare verso quella montagna che ha detto quel tizio. Sai mica dove si trova?..» – gli chiesi per poi aggiungere: «Mi sa anche che dovremo andarci il prima possibile considerando che questo sigillo potrebbe trasformarci presto in dei vegetali.» – In ogni caso a quel punto ci toccava la discesa e considerando che la maggior parte dei kunai che avevo lanciato prima per fare una specie di rotta erano ormai caduti giù, non restava altro da fare che andare a occhio sperando che le trappole apposte sulla collina non si attivassero oppure sperando di schivarle tutte. - «Non ti sei ancora dimenticato come camminare sulle superfici verticali, vero?» – Speravo che quel tizio non avesse una memoria troppo corta, altrimenti eravamo destinati a restare lì sopra, entrambi. - «Seguimi.» – Cadere da 200 metri d'altezza di quella grossa montagna non era un'opzione che mi piaceva. D'altro canto, non vi erano altre strade per scendere, motivo per cui attivai il chakra adesivo e a occhio provai a riscendere la parete.

    Non fu facile, poiché in alcuni punti le trappole si attivarono comunque provocando una certa esplosione, come quando scendevamo la parete. A quel punto, però, avevamo un certo vantaggio dalla nostra: sapevamo come funzionavano le bombe, motivo per cui schivarle fu abbastanza facile, almeno per me, anche perché molte delle trappole erano state disattivate già all'ascesa della montagna. In diverse occasioni venni comunque colpito da alcuni detriti che provocarono dei tagli leggeri su diverse parti del mio corpo [4]. Una volta giù, poi, avrei provato a guardare il ragazzo: - «Mai stai scendendo o no? Perché vorrei finalmente andare a prendere il mio premio.»
     
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