Il Traditore del Culto Jashin

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    Tra le tante missioni che ero costretto a fare per Oto una volta che sono diventato un ninja di questo villaggio, alcune erano davvero particolari. Questo è sicuramente il caso di una missione che venne affidata a me e a un'altra kunoichi del villaggio: dovevamo recarsi in un particolare posto lontano dai confini di Oto per stanare un ninja traditore che apparteneva al culto di Jashin. Secondo le informazioni che ci vennero fornite, non dovevamo uccidere il ninja in quanto, - sempre stando al rapporto che ci era stato fornito, - era impossibile. Cosa dovevamo fare, dunque? Semplicemente catturarlo e portarlo a Oto incatenato. Il gruppo ninja inviato a stanare quel ninja doveva essere composto semplicemente da due persone, - io e la kunoichi che non conoscevo, - per non attirare troppa attenzione nel territorio nemico. Dove si era andato a cacciare quel tizio? Praticamente alla fine del mondo: secondo i dati dell'intelligence di Oto si trovava addirittura su una delle isole nel Paese del Mare e, per giunta, non si sapeva nemmeno benissimo quale era. La buona notizia è che sul territorio operava una spia otese, la quale avrebbe potuto fornirci delle maggior informazioni sulla spia in questione permettendoci anche di stanare il tradito di Oto appartenente al Culto Jashin.
    La missione si qualificava comunque come abbastanza pericolosa per un paio di motivi: non c'erano abbastanza informazioni sulla situazione nel Paese del Mare, non si sapeva quali seguaci avesse il nukenin di Oto e nemmeno con quali persone tenesse il legame. Non solo: a questo si aggiungeva anche il fatto che era un chunin, un ninja di buonissimo livello, quindi. Considerando che poteva avere degli alleati sul posto, la missione per sole due persone poteva rivelarsi estremamente difficile. Per giunta, anche io non sapevo quali fossero le capacità della kunoichi che avrebbe viaggiato con me; sapevo solo che era una genin di Oto.

    Per informarla sulla missione da svolgere le sarebbe stata inviata una missiva: i comunicatori otesi, quelli che ti bussavano alla porta per dirti che l'amministrazione otese t'inviava a fare in culo al mondo, dall'altra parte del Continente, non volevano più svolgere questo lavoro. Ormai esso veniva affidato solamente ai piccioni: pertanto la kunoichi di nome Hebiko avrebbe potuto mostrare tutta la propria ira al piccione, se l'avesse voluto, ma sarebbe comunque dovuta presentari al punto d'incontro puntuale a mezzogiorno del giorno X: davanti al Sout Gate di Oto.

    L'avrei incontrata proprio lì, con tutto il mio equipaggiamento, ma senza il coprifronte. - «Togliti il coprifronte,» – le avrei detto ancora alle porte del villaggio: il mio lo avevo lasciato a casa. - «Viaggeremo in incognito: non c'è motivo per cui far sapere della nostra presenza nel Paese del Mare. Lì andremo in una locanda a incontrare la nostra spia che ci darà delle successive informazioni.» – Alla fine dei conti avevamo dalla nostra il fattore sorpresa: arrivando in modo tale da sfruttarlo a pieno potevamo procurarci un vantaggio non da poco.

    Subito ci saremmo messi in cammino: il viaggio era lungo. E l'avrei sfruttato per capire chi avevo vicino e come avrei potuto usufruire delle sue capacità. - «Io mi chiamo Tasaki Moyo. Sono un chunin esperto del corpo a corpo,» – "come dimostrano le due katane che porto sulla schiena" – «tu invece? Come ti chiami? Di cosa ti occupi?» – Alla fine qual'era il miglior modo di perdere del tempo se non grazie a un'ottima chiacchierata?








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    I




    Nessun piccione o altra bestia strana a recapitare il messaggio per la Vipera: lavorare in Amministrazione dava il vantaggio di avere sott'occhio la maggior parte di quelle missive. Ora che era Consigliera in realtà aveva altri tipi di mansioni, ma dopo tutto quel tempo ancora non aveva perso il vizio di voler tenere tutto sotto il suo controllo. Sapeva di essere sicuramente più affidabile di chiunque altro.
    Non era del tutto entusiasta della sua missione, con la scomparsa del Kokage sentiva di non avere il tempo di lasciare l'Amministrazione; pensare di lasciarci Febh da solo era fuori questione come al solito, ed ancora non riusciva a farsi andar bene la presenza di Eiatsu come rappresentante di quel bisonte fuggitivo. Ma dopotutto il suo lavoro era anche quello, e se avevano chiesto di lei c'erano sicuramente ottimi motivi. Prima di partire consegnò la Kusanagi a Febh, assicurandosi che la mettesse al sicuro fino al suo ritorno. Non si sentiva ancora pronta a brandirla, tantomeno a perderla in una missione qualsiasi. Dopo tutto quel tempo era sicuramente arrugginita, e pensare che doveva persino infiltrarsi, cosa per la quale era poco addestrata. Nemmeno la cattura le andava troppo a genio, vista la sua mania di terminare gli incontri rapidamente uccidere era sempre la sua soluzione migliore, stavolta doveva andarci più leggera.

    Ottima scelta, insomma. Speriamo che l'altro shinobi sia più preparato a riguardo.


    Puntuale come sempre, Tasaki l'avrebbe incontrata mentre discuteva con alcune guardie, intenta a controllare che i lavori per il potenziamento delle mura stessero procedendo bene. Si voltò verso lo shinobi non appena le si avvicinò, restando a fissarlo perplessa e leggermente infastidita:

    Ciao anche a te, eh. Si tolse una spilletta a forma di nota musicale, lasciandola alle mura. Non indosso più quella roba da tempo, è così datata. Dovreste tutti aggiornarvi con qualcosa di più elegante, o perlomeno utile. Lo guardò dall'alto al basso, scrutandolo. Non l'aveva mai visto prima, perciò non aveva idea di come aveva deciso di travestirsi per l'infiltrazione, ne se aveva qualcosa per lei, cosa che si aspettava. Da parte sua, si era preparata la notte precedente, i capelli ora di una tinta corvina, con delle lenti azzurre sopra i suoi fin troppo peculiari occhi dorati, a nasconderle la pupilla affilata. Inoltre gli "aggiustamenti" fatti dal Mikawa tempo prima erano ancora presenti, vista la sua ostilità nei confronti di Eiatsu e in generale in chiunque a farsi toccare per richiedere modifiche al suo corpo, anche se si trattava solamente di tornare alla normalità. Un giorno avrebbe trovato un metodo da sola, fino ad allora avrebbe sopportato quell'orribile peso.

    Allora? Stai aspettando di incontrare la spia prima di cambiarti? Non dobbiamo, che so, trovarci nomi falsi e una storia sensata per la nostra presenza in quel villaggio?

    Era probabile che quel compito spettasse all'altra spia, ma in tal caso sperava che il luogo d'incontro fosse ben lontano da dove avrebbero dovuto poi cacciare il traditore. Non sapere alla perfezione il loro piano d'azione la faeva sentire a disagio, e la innervosiva. Visibilmente.


    Durante il viaggio ebbero modo di chiacchierare un po'. La kunoichi lo fissò perplessa alla sua domanda, ma in quell'occasione non si infastidì: forse il suo travestimento si era rivelato davvero efficace.

    Oh, se un otese non mi riconosce devo essermi acconciata proprio bene. Hebiko Dokujita, consigliera di Oto. Sono sicura che questi accorgimenti si indicò prima i capelli ricolorati per poi seguire la forma del suo busto, che a tutti gli effetti la rendeva irriconoscibile non ti abbiano permesso di riconoscermi immediatamente, ma spero che il mio nome ti basti per capire chi sono. Il tuo mi dice poco. Sentenziò, senza troppi giri di parole. Combatto anche io a corpo a corpo, dovrei cavarmela anche sulla media distanza, ma preferisco non lasciare troppo respiro all'avversario. Letteralmente. Un vago riferimento ala sua abilità di fare ottime prese, ed una vaga idea su come aveva intenzione di tramortire il loro bersaglio.

    Ma parlando di cose serie. Davvero ci sono così poche informazioni riguardo la nostra missione? Non ho intenzione di passare mesi in incognito a cercare un pazzoide religioso, quello era il compito della spia. Mi auguro che una volta là abbia più informazioni da darci rispetto a quell'inutile lettera.



     
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    Quando stavo lì vicino alle mura ad aspettare che arrivasse la mia compagna, lo ammetto, speravo che venisse qualcuno di un po' più grosso e muscolo. Qualcuno che potrebbe avrebbe potuto darmi mano forte in battaglia. Qualcuno che sapeva come si tenevano le armi e che era stato forgiato nel fuoco di mille battaglie. Non una consigliera-contabile, animale d'ufficio, insomma. Facevano prima a darmi come compagna di missione una che lavorava sui campi di grano: sarebbe stato probabilmente meglio. Ma ormai fatto sta che dovevo avere a che fare con quella tizia dall'aspetto intellettuale che, per giunta, sembrava persino dare molto peso alla moda: una cosa che a me non interessava per niente. -«Quella spilla è troppo piccola, non si vede bene, il suo stile lascia a desiderare e per giunta sembra una cosa da checche,» – tagliai corto per nulla felice di ritrovarmi lì con quella specie di "contabile". Il mio coprifronte l'avevo già lasciato in casa, perciò quello che feci fu semplicemente osservarla in modo interessato mentre dava via quella roba orrenda alla. Aveva dei capelli corvini, degli occhi azzurri e sembrava anche avere l'aspetto di una tipica persona che si era tremendamente stancata del lavoro in ufficio e voleva andare a farsi una passeggiata da qualche parte... magari nel Paese del Mare addirittura. E quale miglior modo di farlo se non cacciando un ipotetico traditore? Mentre riflettevo sul suo aspetto che di certo non mi rassicurava, - ma ormai avevo imparato che le sembianze potevano ingannare, a mie spese ovviamente (il che mi faceva sperare che quella donna d'ufficio fosse utile in combattimento), arrivarono le sue prime domande, alle quali risposi guardando i miei vestiti.
    «Perché? Cosa c'è che non va?» – chiesi. Alla fine dei conti, avevo un vestiario normale che non mi ricollegava in alcun modo a Oto. Certo, mi avrebbero subito identificato come un ninja, ma nel Paese del Mare di ninja ce n'erano tanti. Come avrebbero fatto a capire da che villaggio fossi stato mandato? Per giunta, anche se quelli di Kumo sapevano del mio tradimento (e anche del fatto che ormai ero un ninja di Oto), difficilmente ero diventato così famoso che mi avrebbero riconosciuto anche nel Paese del Mare. E se comunque fosse stato così, probabilmente la voce della mia alleanza con Oto non era ancora arrivata al limite massimo del Continente ninja. - «Io una storia già ce l'ho: sono Kurobi, l'esploratore. » – Con quella breve risposta tagliai la parte di curiosità che in qualche modo potevano riguardarmi. Tutt'altro: iniziammo a viaggiare quasi subito e fu allora che la signorina mi disse di essere la consigliera otese.
    «Capisco,» – risposi. - «Sono nuovo a Oto, per questo non ti conosco. Però credo che se sei così famosa dovresti mimetizzarti meglio...» – Alla fine dei conti, lo credevo veramente: altrimenti l'avrebbero potuta riconoscere nel Paese del Mare e, alla fine dei conti, probabilmente avrebbero riconosciuto a me e io non volevo che questo accadesse. - «Cerca di mascherare la tua faccia e inventati un altro nome. Hmm...» – dissi guardandone il viso per un po' mentre saltavamo sugli alberi, da un ramo all'altro. - «Alla fine dei conti i lineamenti del tuo viso non sono differenti dai miei... Hmm... Sarai Arashi, la mia sorella per quest'avventura. E... una domanda... Spero che il tizio che andiamo a cercare non ti abbia mai visto, altrimenti la nostra copertura salta. » – In effetti doveva coprire la sua faccia meglio; forse persino usare la henge per essere più simile a me. Ma era una sua scelta. Se alla fine dei conti il traditore dei Jashin non l'aveva mai vista, non ci sarebbero stati problemi di sorta. Quando spiegò che combatteva in corpo a corpo, la ascoltai in un modo particolarmente attento: corpo a corpo e media distanza... Se fosse riuscita a bloccare il traditore e io gli avrei tagliato le braccia e le gambe, l'avremmo riportato a Oto senza nemmeno troppe difficoltà. - «Ottimo, » – risposi semplicemente. - «Allora dovrai provare a bloccarlo, in modo che non possa fuggire. Poi ci penserò io.» – Quando mi chiese sui dettagli della missione, annuii. - «Non passeremo mesi in incognito,» – le dissi dandole una debole pacca di rassicuramento sulla spalla. - «Hebiko, dobbiamo solo trovare la nostra spia. Stare lì mesi non entra nemmeno nei miei piani. Dobbiamo trovare solo la nostra spia a Umizaki. Quella ci darà tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per trovare il nostro obiettivo e riportarlo a casa, ma...» – Era quella la cosa che mi preoccupava più delle altre: la mancanza d'informazioni. Non sapevamo cosa avesse fatto quel tipo dopo la sua fuga da Oto e mi sembrava pure strano che fosse passato tanto tempo, - da come mi sembrava di capire, - da quel momento. Cosa lo aveva portato a staccarsi da Oto? E Oto aveva già fatto altri tentativi per tornare? Tutte domande che restavano senza risposta. - «... ho come se l'impressione che ci sia qualcosa sotto. Per questo dobbiamo essere sempre pronti. Occhi aperti. Sempre.» – Accentuai comprendendo che durante quel viaggio la vita di quella bestiola d'ufficio era nelle mie mani e io dovevo proteggerla a qualsiasi costo. - «Voglio che tu mi stia sempre affianco, in modo che possa evitare il... peggio.» – Dissi continuando a viaggiare.

    [...]



    Il viaggio verso la città portuale di Umizaki richiese circa giorni. In quel modo non ci stancammo e una volta arrivati sul posto, troverai subito la locanda dove dovevamo incontrare la spia. - «Dev'essere questa,» – dissi guardando la principale, - e la più grande, - locanda di Umizaki. La locanda si chiamava in un modo anche abbastanza tradizionale, - il Riposo del Marinaio, - ed era davvero [bella]2c45abc5f85ff1d9b3e0c4a54cc190fe. - «Qui troveremo le informazioni che ci servono,» – le dissi entrando nella locanda per scrutarla subito con il mio attento sguardo. Camminammo per un po', prima che sentii una mano sulla spalla. «Hey amico!» – mi disse un [uomo] osservandomi in modo attento. - «Per caso non è tua?» – mi chiese mostrandomi una carta da gioco, di quelle che venivano usate nei vari locali in cui si praticava il gioco d'azzardo. - «Sì,» – dissi. - «Credo che sia proprio mia.» – La presi dalla sua mano facendo a Hebiko un cenno con la testa di seguirmi.

    Con quel tizio andammo a sederci dietro a un tavolo, dove accendemmo una piccola candela (o meglio, il resto di una piccola candela) e iniziammo il nostro dialogo. - «Il tizio che cercate si chiama Yashoru, un vecchio appartenente al Culto Joshin, nonché un chunin del villaggio di Oto,» – iniziò questi. - «Non abita in città, ma lontano in periferia. Ciononostante, trovarlo non è affatto difficile. Yashoru, difatti, ha deciso di costruire qui un proprio tempio dedicato a Jashin, che credo sia il suo Dio... Lo troverete uscendo da Umizaki per dirigervi verso Sud. » – L'uomo che avevamo davanti si fermò un attimo osservando la porta. - «Ultimamente da queste parti il suo culto sembra avere molto successo, per questo diciamo che potreste trovare vari fanatici...» – Facendo una pausa tra una parte del discorso e un'altra, l'uomo prese il suo bicchiere e bevve dell'acqua. Poi mi guardò seriamente. - «Non prendete alla leggera questa missione,» – disse. - «Qui siete in territorio nemico. Qui le persone sono indifferenti, ma finché gente come Yashoru gli danno una speranza, loro lo amano. Non solo... Non so se conoscete gli adepti a quel culto, ma in qualche modo, strano modo devo dire, sono Immortali. Non muoiono nemmeno se gli stacchi la testa e cose del genere, capite?» – Aguzzai lo sguardo cercando di capire se quell'uomo stesse bluffando o se fosse serio. - «Capito,» – risposi guardando Hebiko. - «Ti va di fingerti vogliosa di diventare un membro del culto?» – le chiesi. Se avesse accettato, le cose sarebbero divenute estremamente più facili. Alla fine dei conti, se non fossimo riusciti a espugnare quel monastero dei Jashin con la forza, avremmo usato l'inganno e le sue capacità. - «Ma quanti adepti ci sono quel tempio?» – Chiesi all'uomo mentre questi scosse la testa e si alzò. - «Per ora circa una ventina,» – disse facendo finta di niente. Poi guardò Hebiko. - «Ta hai domande?» – le avrebbe risposto prima di allontanarsi scomparendo nella folla del locale.

    Io, invece, guardai Hebiko. - «Sarebbe ottimo far uscire quell'uomo dal monastero usando qualche inganno,» – ragionai a voce alta comprendendo che non mi andava di combattere contro 20 o più persone... D'altro canto, non vedevo molte alternative e non potevo negare che una sfida del genere, - io contro 20 immortali, sul territorio nemico, - mi piaceva alquanto. - «Andiamo a dormire,» – le dissi. - «Siamo stanchi dopo questo viaggio e bisogna ripristinare le forze prima della visita al monastero dei Jashin di domani.» – Avvicinandomi all'oste avrei tirato fuori qualche soldo ordinando due stanze. L'oste scosse il capo e mi disse che c'era libera solo una stanza con 2 letti singoli.
    Accettai.

    Alla fine di quella giornata io e Hebiko saremmo andati nella nostra stanza mettendoci a riposare: all'indomani ci sarebbe stato un giorno piuttosto lungo. Alzatomi, avrei subito salutato Hebiko chiedendole: - «Allora signora consigliera... cosa ci consiglia di fare?»











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    II




    La Vipera rimase in silenzio per qualche secondo, fissando con sguardo socchiuso il ragazzo che le aveva appena criticato la spilletta sostenendola "da checche". Allargò leggermente le braccia, indicandosi:

    ...Sono una ragazza.

    Stavolta fu lei a lamentarsi, borbottando tra se e se in un primo momento. Tasaki avrebbe potuto sentire qualche frase riguardo la precisione e che "prevenire fosse meglio che curare". In generale, sembrava che la ragazza fosse piuttosto paranoica riguardo il loro travestimento.

    E se qualcuno riconosce... Che ne so, una stoffa otese o simili!? Beh, lasciamo perdere, vieni con me due minuti e mi procuro qualcosa di nuovo. Il mio abito è fatto a mano e su misura, si sente la puzza di sospetto lontano un miglio.




    Dopo essersi cambiata, entrambi partirono per il villaggio, ed ebbero modo di discutere un po' tra loro. In primis al personaggio che Tasaki avrebbe interpretato.

    Oh, un esploratore. E cosa esplori di solito, che cos'è che cerchi che ci possa portare a voler sapere di più di questo culto? Sei un teologo? Accompagnavi me? Ti sei preparato a rispondere ad eventuali domande sulla tua professione?

    Nessun dettaglio andava preso alla leggera, non voleva certo finire nei guai solo per essersi organizzata male, sarebbe stata un'onta terribile.
    Iniziò a sudare freddo ai dubbi dell'altro shinobi riguardo i lineamenti del suo volto, iniziando a sudare freddo:

    Sono famosa ad Oto! Mi aspetto che TU mi riconosca, non dei tizi che vengono da fuori... Oddio. Pensi che sia riconoscibile?? Non voglio usare chakra per mascherarmi mi scoprirebbero subito, ne sono sicura! Dovrei forse coprirmi la faccia con una maschera?? Sarei un po' sospetta... MM-magari la indosso per un motivo preciso, uhmmm... AH! Cicatrici?? No, è inutile, a farle ora non guarirebbero in tempo...

    Tasaki aveva appena premuto il bottone della paranoia, forse senza volerlo. Fortunatamente avevano parecchio tempo per decidere cosa fare. Sembrò approvare l'idea della sorella, dopotutto la forma del loro viso era simile, ed ora avevano anche lo stesso colore di capelli.

    E io che ne so se mi ha vista ho no!! Quei geniacci della missiva non hanno nemmeno inserito una stupida fotografia! Ci hanno mandato alla cieca!

    Era furiosa. Sembrava davvero che i due fossero stati inviati in quel posto per puro caso, senza un briciolo di preparazione vera e propria. Se questo fuggitivo era lì da anni sarebbe stato difficile che i due si fossero mai visti, ma se era una fuga più recente, lavorando in amministrazione le probabilità aumentavano, ma quelle per Hebiko: dopotutto non ogni singolo shinobi si recava in ufficio, ma lei aveva dovuto costantemente archiviare le foto di ognuno di loro, perciò c'erano anche alte probabilità che sarebbe stata lei a riconoscerlo, e non lui. Parlò della sua teoria a Tasaki, cosa che la fece sbollire un po', anche se qualche impiegato dell'Intelligence se la sarebbe vista brutta una volta tornata a casa. L'esitazione di Tasaki però la fece preoccupare, facendo risvegliare il suo dubbio:

    ...Dici che siano stati loro a mandare le missive? Sarebbe una trappola ingegnosa... La lettera era ufficiale, no?


    Arrivarono finalmente al luogo di ritrovo, dove la spia attirò la loro attenzione in modo decisamente peculiare. La Vipera assottigliò lo sguardo mentre ne osservava i lineamenti cercando di capire se lo avesse già visto, giudicandolo silenziosamente:

    Maledetto cretino, una carta da gioco!? Una banconota no, magari falsa? Spero per te che nessuno ci abbia visti o ti strapperò le braccia alla prima occasione buona.

    Lo seguì, sedendosi elegantemente al tavolo, scrutando i dintorni con circospezione, sia la locanda che gli attuali clienti. Ascoltò ogni singola parola senza fiatare, ancora sospettosa nei suoi confronti. Avevano un luogo dove lo avrebbero sicuramente trovato a detta della spia, ma le informazioni restavano scarne. A quanto pare c'era persino un gran numero di shinobi che frequentavano quel culto, ma questo Yoshoru sembrava esserne il capo, sarebbe bastato incontrarlo lontano dagli orari della celebrazione, avrebbero ridotto il numero significativamente.

    Oh sì, una domanda ce l'avrei. Si mise comoda, poggiando le braccia sullo schienale della sedia. L'aspetto di questo signore? Lo "conosci" da non so bene quanto, sai dove si trova, e non sei nemmeno riuscito a darci una fotografia? Oserei dire che il tuo lavoro non raggiunge la sufficienza... Sicuro di essere tagliato nel tuo lavoro?

    Lo provocò sfacciatamente, attenta nel valutare le sue reazioni. Un impeto di rabbia poteva anche non significare nulla, ma avrebbe potuto rendergli più difficile il pensare ad una scusa per l'assenza di un simile indizio così fondamentale. Se avesse esitato anche solo per un istante, i suoi sospetti sarebbero saliti.


    Hebiko rimase in silenzio fino a che non rimasero soli nella camera. Annuì alla sua idea, aggiungendone una seconda:

    Dobbiamo anche incontrarlo lontano dalle ore di culto. Se è lui il capo della baracca sarà sempre lì attorno, non è raro che questa gente abiti di fianco al loro tempio, o addirittura all'interno. Avrà sicuramente un paio di scagnozzi con lui, ma sarà un numero sicuramente ridotto.

    Il sonno li aiutò a recuperare le energie, dandole modo di liberare la mente e ragionare meglio sulla loro missione. Al risveglio, approvò l'idea di Tasaki, dopotutto sembrava l'unica cosa sensata da fare.

    D'accordo, ma non subito. Tieni la parte dell'esploratore, digli che sei interessato per... che ne so, la tua rivista, i tuoi studi, quello che ti pare. Gonfiagli l'ego, digli che il suo tempio è molto bello e che vuoi intervistarlo a riguardo. Faremo in modo che sia lui stesso a chiederci di unirci al culto. Intesi, Kurobi?


     
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    Il fatto che era una ragazza non significa che dovesse per forza portare le cose da checche. No, certo, avevo una sorella anche io ed era comprensibile il fatto che una bambina di 12 anni portasse quella roba orrenda, ma una kunoichi da ufficio? Alla fine dei conti, però, era per lo più un fattore stilistico e non me ne importava nemmeno tanto se portava le spille o i coprifronti; l'unica cosa che aveva importanza per me, era la bravura combattiva di quella contabile. Se sapeva maneggiare una katana così bene come faceva, probabilmente, con una penna avremmo sicuramente risolto moltissimi problemi. Per lo meno non sarei dovuto restare costantemente a seguirla e preoccuparmi se era già morta oppure non ancora. In ogni caso non badai alla sua risposta sulla mia osservazione relativa alle checche, ma semplicemente feci spalluce. Alla sua seconda affermazione, invece, per poco non mi misi a ridere davanti alle mura di Oto. Fu una fortuna che nel corso del tempo avevo imparato a controllare i miei desideri. Per questo non lo feci, limitandomi ad annuire in modo serio: - «Aha. La stoffa otese. Sì.» – Come se tutto quello non bastasse, - e avevamo già perso abbastanza tempo, - lei si disse vogliosa di cambiarsi il vestito. E io sapevo bene -quanto- le ragazze ci mettessero per vestirsi. A quel punto credevo che ci avrebbe messo circa 3-4 ore per scegliere un vestito semplice e per niente strano che non la facesse subito saltare all'occhio ai vari adepti del Clan Jashin che si potevano trovare in giro. Quando uscì vestita nel suo abbigliamento nuovo, volli scoppiare a ridere di nuovo, ma di nuovo non lo feci. - «Ah sì, questo vestito. Sì. Per niente strano: mette solo in bella mostra tutte le tue forme.»

    [...]



    Il nostro viaggio sarebbe stato altrettanto loquace ed era una fortuna che non andassimo nel Paese del Ferro, della Neve o del Gelo per come si era conciata: se fosse stata la mia sorella a vestirsi così, l'avrei rinchiusa nelle Prigioni di Oto per un 4 mesi, finché non sarebbe finalmente rinsavita. In ogni caso mi limitai a rispondere alle sue domande. - «No, non un teologo. Sono un antropologo. Kurobi Soyato. Un accademico. Studio le popolazioni del Continente, i loro costumi, tradizioni e usi. Il mio interesse per il Culto Jashin e in particolare per il tempio in cui stiamo andando è prettamente accademico. E ho preso la mia sorella, Arashi Soyato, con me in questo viaggio perché hai deciso anche tu d'intraprendere la carriera accademica e vuoi entrare nel prestigioso collegio Monkashō Yasuda a Tani, nel Paese dei Fiumi.» – Mi fermai un attimo mentre saltavamo da un ramo dell'albero all'altro, poi continuai la mia spiegazione. - «A proposito: noi siamo due semplici abitanti del Paese dei Fiumi. Niente nobiltà, chiaro? Anche perché ora nella nostra Patria c'è una situazione un po' difficile. » – Prima che potesse dire qualcos'altro la guardai in modo serio. - «Un'altra cosa: se non sai cosa dire oppure hai dubbi su qualcosa, lascia che parli io, ok?» – Anche se sembrava una ragazza intelligente, una parola sbagliata avrebbe potuto presto metterci in difficoltà. Condividevo le sue preoccupazioni relative a tutto ciò che riguardava la nostra missione, ma a delle volte mi sembrava che stesse toccando degli apici paranoici non da poco. - «Puoi aspettarti che io ti conosca, ma non ti conosco,» – dissi semplicemente facendo un cenno di no con la testa. - «Se sei così famosa in effetti potrebbero scoprirti, ma non credo che tu sia una VIP di Oto sennò Kato Yotsuki o Febh Yakushi avrebbero accennato a te. No... non serve... credo che non sei così importante da essere facilmente riconoscibile.» - Alla fine dei conti era vero: forse il tizio che era fuggito da Oto alla fine dei conti non l'aveva vista. O se l'aveva vista, se l'era dimenticata. - «Ormai c'è poco da pensarci sù Hebiko. Tanto, se quel tizio dovesse averti vista, non ci permetterà nemmeno di avvicinarci a lui. In alternativa puoi usare la Henge per modificare lievemente le linee del tuo volto. Tanto non credo che subiremo dei danni prima di raggiungere quel tizio... E una volta che gli saremo vicino, ci penso io a farne di lui un puzzle.» – Per quanto riguardava la domanda su chi avesse mandato le missive, scossi il capo in modo deciso. - «No, credo proprio di no. Probabilmente non sanno nemmeno chi sono.» – Le risposi restando comunque agitato nell'animo. Era vero che LORO non sapevano chi fossi; ma era anche vero che quelli di Kumo sapessero chi io fossi e dov'ero finito. Non c'era alcun dubbio sul fatto che la loro intelligence lavorava e lo faceva in una maniera straordinariamente veloce e precisa. Per questo ero sicuro del fatto che a Kumo si sapesse dov'ero. Tuttavia, se avessero voluto tendermi una trappola, perché farlo così lontano? A migliaia di chilometri da Kumo. - «No,» – dissi dopo una pausa riflettiva, - «le possibilità che loro ci abbiano teso una trappola sono infinitamente piccole.» – "Ma ci sono", - disse in mente una voce mentre continuammo il nostro viaggio.

    [...]



    Nonostante il nostro dialogo con la spia, la sua domanda l'avrebbe fatta lo stesso, ma il signore davanti l'avrebbe guardato in modo strano facendo un inchino come per chiedere perdono. - «Scusi, non sono un fotografo signora Hebiko Dokujita, Consigliera di Oto,» – disse questi a voce estremamente bassa togliendo ogni possibile "dubbio" sulla sua professionalità. - «Capirete di chi si tratta non appena arriverete al Tempio. Se vi servono delle armi, sapete a chi rivolgervi.» – L'ultima frase era chiaramente rivolta a me. A quel punto il tizio si sarebbe allontanato in modo del tutto calmo, pacato e silenzioso. Al suo posto sarebbe arrivato il cameriere. - «Lei ha ordinato una tisana signore?»«Ah? Ah sì! Io-io! E' per mia sorella. Guardi, sembra un po' nervosa. Deve superare un importante esame nel collegio Monkashō Yasuda a Tani. Nervi tesi, he-he.»

    [...]



    La sua idea, quella che espose quando eravamo in stanza, era ovvia, ma anche difficile da realizzare. Come avremmo potuto incontrare quel tipo lontano dal Tempio? Attirarlo in una specie di trappola era un'ottima idea considerando il tutto. Alla fine dei conti, una ventina di membri nel Tempio non erano tantissimi... ma se era meglio evitare di combattere tutti direttamente, perché non provarci? L'unico dubbio che nutrivo era su COME attirare quel tipo fuori dal Tempio. - «Se è il Capo del Culto, credo che sarà difficile incontrarlo fuori dalle ore di Culto e soprattutto quasi impossibile farlo fuori dal Tempio.» – Dissi in modo certo. Avevamo decisamente poche informazioni per realizzare una trappola di successo. - «Non sappiamo chi è. Non sappiamo cosa gli piace, perché dovrebbe uscire dal Tempio? » – La chiesi. La mia idea era sempre la stessa e la solita: sacrificarmi affinché il mio compagno di missione potesse fare tutto il resto. Alla fine dei conti feci un cenno con il capo alla sua proposta. - «D'accordo,» – gli dissi, per poi aggiungere: - «Tuttavia, se qualcosa andasse storto, io creo le mie katane e tu immobilizzi quel tizio per più tempo possibile. Intesi?» – Chiesi. Se avesse risposto in modo affermativo, la mattina stessa saremmo partiti verso il Tempo. Era importante che il nostro travestimento e fosse stato realmente perfetto: quindi niente cose che ci avrebbero potute identificare come ninja o come di Oto. Con me avevo solo i tonici e delle fialette di veleno, ovviamente ben celate (nelle mutande).

    [...]



    Il viaggio verso il tempio non sarebbe stato difficile, quanto lungo. Camminando sulla strada che portava verso il centro dell'isola, ci saremmo adeguati al ritmo di altre persone che percorrevano lo stesso sentiero. Non dovevamo essere troppo veloci: la cosa non ci avrebbe permesso di essere come gli altri, facendo cadere sul nostro duetto tutte le attenzioni. Nel corso del viaggio, che sarebbe durato circa 6 ore, avremmo parlato con gli altri scoprendo che 1) Tanti pellegrini percorrevano quella strada per vedere il Tempio, per fare la richiesta e diventare degli adepti di Jashin o semplicemente per raggiungere l'altra estremità dell'isola; 2) Il tempo era estremamente grande, anche se il numero degli adepti non era grandissimo. Questo, a detta di un vecchietto che percorreva il sentiero, perché il Capo del Culto di nome Yashoru faceva un rigida selezione di coloro che potevano diventare membri del culto; 3) Sembrava, inoltre, che molti si "perdevano", letteralmente: arrivati al Tempio, semplicemente sparivano. Dove scomparissero, però, nessuno sapeva, anche se molti supponevano che erano semplicemente sacrificati al Culto o qualcosa del genere oppure restavano a lavorare nel Tempio; 4) Molti non volevano andare al Tempio e percorrendo quella strada preferivano aggirare il Tempio grazie a delle altre strade secondarie. In ogni caso, avremmo comunque trovato un [vecchietto]71S6qLTpC3L._SX268_ che ci spiegò le sue motivazioni: «Tutti i miei parenti e amici sono morti e io... ho paura di morire. D'altro canto sono solo e non voglio essere più solo. Per questo vado al Tempio: si dice che lì posso diventare immortale e farmi degli amici. Vorrei tanto!» – Alla fine dei conti, saremmo arrivato al Tempio insieme e la mia cara sorella avrebbe potuto chiedergli altre cose sul Tempio e sul Culto: sembrava che quel tizio fosse decisamente ben informato sugli affari relativi al Culto di Jashin.

    [...]



    Quando dicevano che il Tempio costruito da Yashoru era magnifico, semplicemente ne diminuivano la bellezza. Era più che magnifico; era [straordinario]big_channel_1517774854_1517774835_40786-anime-Asian_architecture Da lontano si vedeva che era stato realizzato su di un piccolo altopiano, tanto che alcuni frangenti dello stesso erano interconnessi grazie a ponti e torri. Ogni adepto di Jashin qui aveva sicuramente una propria stanza per tutte le sue necessità. Solo la fantasia poteva permetterci d'immaginare cos'altro ci potesse essere in quel posto. La mia mente, ben più logica e razionale del solito, era invece concentrata su altro: rifletteva su quanti diavolo di Ryo ci fossero voluti per realizzare tutto quell'immenso complesso di edifici. Erano così tanti, ma così tanti da lasciare di stucco praticamente chiunque. Probabilmente quel tizio, Yashoru, aveva molti soldi grazie ai quali è riuscito a realizzare quella maestosa costruzione. Un patrimonio? Forse qualcosa del genere, altrimenti non potevo proprio spiegarmi da dove fosse provenuta una bellezza così grande. E chi si era occupato di realizzare tutto quello? Chi era l'Architetto? La mente dietro al progetto?

    In ogni caso, arrivati dinnanzi al [cancello] avrei continuato a stupirmi ancora di più: legno massiccio e decoraton con pietre preziose, mentre ai lati di quel legno si vedevano i segni di ciò che poteva essere a tutti gli effetti un simbolo magico o qualcosa del genere. - "Questo posto è protetto..." - pensai osservando quei simboli mentre mi ero firmato insieme ad Arashi e quel vecchio proprio dinnanzi alla porta sorvegliata da due guardie. Solo a quel punto dinnanzi a me, quasi uscendo da un raggio di sole, sarebbe apparso un uomo vestito completamente di bianco. Un uomo dallo sguardo gelido e freddo, uno di quelli che, probabilmente, avevano la mia stessa indole calcolatrice. Uno di quelli che, come me, ragionavano prima di parlare. Un uomo dai capelli lunghi e bianchi, i cui contorni del corpo sembravano, letteralmente, illuminarsi dai raggi del sole che gli fornivavano un'apparenza strana, insolita, quasi [divina]licht_17282. Un uomo, negli occhi del quale non vidi alcuna traccia di odio, di aggressione, o della voglia di far del male. Un uomo che, dopo avermi guardato per un po' mentre io speravo che non fosse un Sensitivo, finalmente parlò. E la sua voce fu la cosa più melodiosa che potei ascoltare nell'ultimo periodo. - «Benvenuti nel Tempio degli Jashin, stranieri. Io sono Yashoru...» – Mentre parlava, usai le mie capacità di Percezione del Chakra per analizzarlo sino a fondo. Scoprii subito che 1) aveva una quantità di chakra più grande della mia; 2) la sua impronta era quella dell'oscurità nonostante in quel portone sembrava illuminarsi di luce; 3) inoltre sembrava che fosse completamente "oscuro" in un certo senso: come se ci fosse qualcosa in lui che andava molto più in fondo rispetto alle semplici apparenze. Qualcosa che io intuivo, ma non riuscivo a vedere del tutto. - «E vorrei tanto sapere perché siete giunti fin qui.»

    Il primo a parlare era il vecchio, che spiegò le sue motivazioni. Yashoru lo guardò in modo freddo, glaciale. Quelle motivazioni, - pensai, - gli sembravano forse sin troppo umane. Poi toccò a me e ripetei la pappardella che avevo detto ad Arashi. Infine sarebbe toccato a lei. Se avesse confermato la storia della sorella dell'esploratore, sorella che studiava per entrare al collegio, Yashoru avrebbe fatto un cenno con il capo. - «Capisco,» – disse, facendoci il cenno di entrare. - «Soddisferò la vostra curiosità a questo culto: non siete i primi a entrare qui in cerca di spiegazioni. Ma dovete rispettare le regole nel Tempio: esiste solo un Dio Vero e Unico ed è Jashin; qui non potete ricordare nessun altro Dio perché non ne esistono all'infuori da Jashin. Nei momenti della preghiera dovete fare silenzio. Gli uomini e le donne vivono nelle stanze separate, in due diverse ali del Tempio per evitare ogni impurità. Se vedrete degli scontri tra gli Adepti, sappiate che è normale; se vedrei dei morti, sappiate che è normale... in cambio delle informazioni che vi darò, vorrei che anche voi mi diate qualcosa in cambio. Intesi?»
    «Cosa? – guardandolo in modo serio. Lui fece spallucce. - «Solo informazioni... niente di che... Se accettate, ci vedremo già stasera per un evento... hmm... importante,» – disse questi prima di girarsi e addentrarsi nel Tempio lasciando la scelta a me e Hebiko. - «Accettiamo,» - dissi sicuro, considerando che era una delle poche possibilità di avvicinarci il più possibile a quel tipo e rubarlo dal suo stesso tempio.

    Venni subito portato in un'ala del Tempio. Lì mi diedero una stanza con un letto e un tavolo. Lo stesso, se avesse accettato, sarebbe successo anche a Hebiko, che però sarebbe stata portata in un'altra ala del Tempio dove avrebbe trovato la sua stanza: un letto, un tavolo. Niente di che. A quel punto avrebbe potuto decidere da sola cosa fare. Non aveva più alcuna comunicazione con Tasaki che si trovava da tutt'altra parte. Dopo un'ora circa qualcuno avrebbe bussato alla sua porta e aprendola, Hebiko avrebbe visto una cameriera o qualcosa del genere. - «Buonasera signorina. Sua Santità vuole invitarla alla cerimonia d'iniziazione al Culto nella Piazza Principale tra 20 minuti. Parteciperà? » – Cosa avrebbe fatto la ragazza a quel punto?







    Vitalità: 14 leggere
    Chakra: 60 bassi
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.: Katana: 2/2 (nelle mani)
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2
    Shuriken Gigante: 1/1 (dietro la schiena)
    Veleno debilitante B2: 2 dosi su una katana, 2 sull'altra katana e 1 sul shuriken

    Status: ///

    Attese:

    Slot Azione:
    I – ///
    II – ///
    III – ///
    IV (Bonus Agilità) – ///

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – ///
    II – ///
    III (Bonus Intuito) – ///



    Slot Gratuito: ///
     
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    III




    Al commento di Tasaki sul suo vestiario, sentenziò con un Bene. secco, aggiungendo solo dopo qualche secondo: A voi uomini basta poco per distrarvi. Tornerà utile. Non aggiunse che si trattava di vestiari che la vera Hebiko non avrebbe mai voluto indossare in pubblico, teoricamente rendendo il suo travestimento ancora più convincente.


    Tasaki le parlò per bene delle due personalità da interpretare, specificando che non aveva intenzione di interpretare dei nobili. Hebiko sibilò un paio di volte, facendo spallucce. Tanto meglio. Sono cresciuta per strada, dopotutto. Il ragazzo si impose su di lei, mettendo in chiaro che voleva essere lui a parlare per entrambi. La rossa lo fissò assottigliando lo sguardo, sibilando: Non sono stupida. Vedi di raccontarmi il più che puoi sul nostro presunto paese di provenienza in modo da evitare silenzi sospetti, piuttosto.
    Il nominare sia Febh che Kato sostenendo che nessuno dei due avesse parlato di lei, per poi ripeterle che lui non aveva idea di chi fosse, costrinse la Vipera a colpirlo sulla nuca con una secca manata. Sembrava piuttosto furiosa. Sei TU l'idiota che non sa niente del paese dove vive!! Sono consigliera, maledizione, non l'ultima ruota del carro!! Altro che VIP, dovresti COME MINIMO conoscere chi ti comanda! Altro che riconoscibile o no! Non poteva sopportare tanta negligenza, soprattutto da uno shinobi appena adottato da Oto. Allargò le braccia gridando BENE! all'ennesima richiesta di cambiare leggermente aspetto, usando la henge per mutare il suo viso e renderlo più simile al ragazzo, modificando inoltre la sua lingua rettiliana in una umana. Si indicò il viso, rabbioso, con entrambe le mani: Contento ora!? Se qualcuno mi becca perchè ho usato del chakra uccido prima lui e poi te. La situazione non era delle migliori, tra i due. Ma dopotutto, i fratelli vanno difficilmente d'accordo tra loro.


    Hebiko finse un'espressione di sorpresa di fronte alla spia, annuendo solenne. Impressionante, riconosci le persone che hanno mandato da te sotto specifica richiesta. Sono stupefatta. Il sarcasmo era palpabile. Si sedette composta non appena il cameriere arrivò da loro, annusando la sua tazza da the. A casa aveva un'ampia collezione di the e tisane in foglia di ogni tipo, ed annusò per bene la bevanda, assaporandone qualche goccia per essere sicura si trattasse di qualcosa di familiare. In caso contrario, quando fosse stata lontano da sguardi altrui, avrebbe buttato il contenuto in un vaso, o nella zona vicino a loro più nascosta che avesse trovato. Si sarebbe giustificata con Tasaki solo una volta in camera: Non ho intenzione di rischiare un avvelenamento per una tisana dal sapore orribile. Sono abituata a sapori ricercati.


    La ragazza si mostrò più nervosa nel discutere della trappola, sfogando la sua frustrazione contro la spia: Certo che non sappiamo nulla, quel maledetto incompetente non sa fare il suo lavoro, maledizione. Dobbiamo arrangiarci. Ma sai, capita che i culti abbiano dei viaggi spirituali da compiere, zone vicino a delle cascate dove devono meditare e cose così. Dobbiamo solo scoprire quale sia il loro e chiedere di poter assistere ad una meditazione. Mal che vada dovremo combattere alla pari, o contro tre di loro. Cerchiamo solo di non essere frettolosi. Hebiko approvò il piano, aggiungendo un semplice commento: Possiamo anche staccargli la testa. Dopotutto è immortale. La cosa più sicura è portarsi via quella. Ah, se ci tocca combattere con loro, staccagli una o entrambe le mani prima di fare altro. Senza quelle, non sarebbero riusciti a creare nessuna tecnica, tantomeno brandire armi, un ottimo vantaggio. Prima di dormire, si prese il suo tempo (lontano dallo sguardo di Tasaki, aveva imparato a far certe cose di nascosto) per ingoiare alcuni oggetti, tenendo gli altri nel suo tatuaggio da richiamo.


    Nonostante la Vipera perdesse la pazienza giornalmente contro Febh e gli altri dipendenti amministrativi, si mostrava molto più paziente quando doveva occuparsi di faccende un minimo più serie. Una Serpe sa aspettare il momento giusto per colpire la sua preda. Durante il viaggio scoprirono ulteriori informazioni riguardanti le dicerie sul tempio ed i motivi che spingevano la gente a raggiungere il tempio. Hebiko non poteva commentare a riguardo: dopotutto lei stessa, come discendente di Orochimaru, era immortale, anche se la sua era ben diversa da quella proclamata dal culto. Le sue cellule erano in costante riciclo, impedendole così di invecchiare, ed aveva incredibili abilità di rigenerazione, potendo vomitare letteralmente un nuovo corpo privo di ferite. Ma non era immune ad esse, un colpo mortale restava tale. Il culto invece vantava di aver raggiunto l'immortalità suprema. Hebiko era certa di una cosa sola: c'era un prezzo da pagare. Del quale probabilmente i vari aspiranti religiosi non erano a conoscenza. Non c'era nessun club del libro a cui unirsi? Optare per questo culto pare una scelta drastica. Ridacchiò, scherzosa. Era certa che una persona simile non sarebbe resistita cinque minuti in quel tempio. Dopotutto parlavano di immortalità, ma non di ringiovanimento, se le teorie erano vere sarebbe diventato una vittima sacrificale, forse per permettere ad un membro più giovane di far parte del culto. Sa dirci qualcosa riguardo i rituali di iniziazione del culto? Come mai questo Yashoru è così rigido riguardo nuovi adepti? Solitamente delle set- uhm voglio dire, religioni simili accettano volentieri di ampliare il loro gruppetto.


    Dover combattere in territorio nemico non la metteva a suo agio, tantomeno in un posto del genere. Mentre Tasaki pensava al valore di quell'edificio, la Vipera sembrava valutare quanto fosse grande all'interno e quanti passaggi segreti o scorciatoie potessero esserci all'interno. La descrizione del culto era fin troppo losca per non pensare che l'edificio fosse stato costruito considerando vie di fuga, magari trappole e metodi vari per liberarsi di ospiti indiscreti. Sospirò, silenziosa.Non riusciremo mai a convincerlo ad uscire dalla sua fortezza... Devo trovare un modo per usarla a mio vantaggio. Si soffermò insieme a Tasaki per controllare i simboli incisi. Sono fuunjutsu quelli? domandò ad alta voce. Finalmente Yashoru fece la sua apparizione, con un'apparizione quasi divina che però non impressionò la Vipera. Si limitò ad un piccolo inchino rispettoso al momento della sua presentazione. Kurobi vi ha già detto il necessario, lo accompagno solamente per "sfruttare" la sua ricerca. Uno studio approfondito riguardo le usanze e costumi del vostro culto sarà sicuramente un ottima opportunità per aprirmi la strada. Non aggiunse altro, non c'era bisogno di raccontargli tutto subito, aver fretta di parlare rischiava di portare sospetti. Sarebbe bastata una semplice domanda per spingerla a rispondere aggiungendo dettagli, portando le mani verso la schiena con aria spensierata: Per entrare al college, naturalmente. Anche voi scegliete accuratamente i vostri adepti, no? Devo dimostrare di saper fare le giuste ricerche se voglio superare gli altri possibili studenti, non potevo certo perdermi un'occasione unica come questa. Soprattutto perchè la noiosa parte della scrittura spetta comunque a mio fratello. Sghignazzò, divertita. Vennero accolti nel tempio, seppur il discorso del leader sembrava tra le cose più losche che aveva mai sentito prima d'ora. Sapeva benissimo chi loro fossero realmente, ne era ormai certa. Non si sarebbe fatta trovare impreparata.


    Hebiko controllò la zona il più che poteva, discreta, cercando di orientarsi in quello che poteva ben presto diventare un labirinto. Una volta arrivata negli alloggi, avrebbe aspettato quindici minuti, perdendo tempo a sistemarsi e godersi l'alloggio con un ospite qualsiasi, prima di richiamare Aoda, pronta a dargli istruzioni. Controlla tutto l'edificio, cerca passaggi di ogni tipo. Mi raccomando passa solo tra le fessure e non farti vedere. Conta le persone, voglio sapere quanta gente c'è nel tempio e quali sono le stanze più isolate. Controlla anche i ponti e la loro resistenza, ho un'idea ma non sarà semplice da eseguire. Bloccare il maggior numero di adepti possibili nelle torri, distruggendone poi i ponti, unico collegamento col tempio, avrebbe portato un discreto vantaggio ad entrambi. Prenditi il tuo tempo, non voglio che nessuno ti veda. Quando hai finito, tienimi d'occhio e aspetta il mio segnale. Intesi? Se sono ancora nella stanza, da sola, vieni pure da me.
    Che Aoda fosse arrivato prima o dopo la cameriera poco importava, Hebiko le avrebbe risposto positivamente. Non mi perderei mai un simile evento. Sarò puntuale. Risuonava leggermente sarcastica, dopotutto l'idea di dover assistere a rituali di morte non era delle migliori. Per quanto fosse abituata alla violenza otese, i sacrifici non le andavano troppo a genio. Impaziente, avrebbe atteso nella speranza che Aoda arrivasse prima dell'iniziazione, dandole un minimo di vantaggio nel conoscere il territorio nemico.


     
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    «Beh è la natura, non credi: voi siete quelle seduttrici, mentre noi ci facciamo sedurre. Funziona da sempre così.» – Quando viaggiammo verso la nostra destinazione ascoltai quel monologo lungo un'ora (ma forse così mi sembrava, del resto era solo un paio di battute), volendo solo replicare sul fatto che un po' stupida lo sembrava, specialmente quando allargò teatralmente le braccia in quel suo "Bene" ironico. La cosa per poco non mi portò a mettermi a ridere di fronte a lei e sarebbe stata una cosa positiva per entrambi: alla fine dei conti era da un sacco di tempo che non ridevo di gusto. In ogni caso, cercai di non mostrarmi troppo felice di quelle sue azioni che, – un po' un po' – mi facevano sorridere. Almeno dentro. Percepii solo una manatina di quelle dolci che mi colpivano dietro la nuca, ma la cosa mi divertì ancora di più, tanto da farmi replicare: - «Se volevi accarezzarmi sorellona, potevamo farlo prima di partire. Che poi i consiglieri non comandano e tu, se non sbaglio, sei anche di grado inferiore... non darti troppe arie,» – sorrisi lievemente mentre osservavo come quella ragazza stava cambiando il suo aspetto. - «Ecco, ora va decisamente meglio.» – Alla fine dei conti il suo aspetto ora somigliava molto di più al mio. I lineamenti erano praticamente gli stessi, fatta eccezione per il fatto che lei era una donna e io no.

    Non dissi, invece, nulla quando la signora Consigliera-Comando Io si mise a rimproverare la spia subito lì, in locanda. Ascoltavo il suo piano d'azione che consisteva in "portiamolo fuori e pestiamolo a sangue" con una nota di curiosità che non era affatto fatta nascere dalle mie capacità teatrali che, di tanto in tanto, mettevo in bella mostra. - «Se riuscissimo a portarlo fuori dal Tempio e staccargli la testa in un bosco, mentre siamo da soli, di sicuro potremmo evitare di finire male...» – Le dissi quella che, in effetti, doveva essere un'ovvietà bella e buona. Meglio combattere contro un solo nemico che contro 20: che scoperta. I miei dubbi risiedevano proprio nel fatto che difficilmente quel tipo sarebbe andato a farsi una passeggiata nei boschi, tutto d'un punto.

    «Il rituale d'iniziazione?» – commentò il vecchio con la voce di chi si stesse ricordando di qualcosa che aveva sentito 50 anni fa; quel qualcosa che non tanto voleva nascere nella sua mente, ma che comunque c'era... da qualche parte nascosto sotto una fitta coltre di nebbia. - «Ne hanno parlato... ma non ricordo... era ... no... non ricordo... tipo qualcosa con sangue... ma mi sembra giovane ragazza... » – Quando parlò invece di Yashoru, il vecchio sorrise: questa la sapeva e poteva dirla alla ragazza: - «Beh... Yashoru offre... Salvezza. Non tutti... però... sono degni... di questa Salvezza... signorina! » – Disse il vecchio per poi continuare. - «Solo i Meritevoli...» – Ascoltando nemmeno io capii chi diavolo fossero quei meritevoli di cui parlava, ma temevo che lo avremmo scoperto. E temevo anche un'altra cosa: non fosse stato mai che anche io e la mia sorellona fossimo stati giudicati Meritevoli. Per via della questione relativa alla Setta di Somujo e a Seinji Akuma sapevo già quanto potevano essere fastidiosi i religiosi fanatici che iniziavano a importunarti per attirarti nelle loro fila.

    «E beh,» – commentai sarcastico osservandola con fare stranito quella fortezza. - «Fossi in lui non me ne uscirei mai da un posto del genere.» – Era naturale che dentro avesse tutto ciò che gli serviva per vivere: cibo, oggetti ritualistici di vario genere e quant'altro ancora. - «Lo sembrano,» – dissi in riferimento ai fuuinjutsu di cui parlava la mia sorellona. Insieme a mia sorella m'inchinai alla "divinità" in questione, anche se sul mio volto comunque permaneva un'espressione estremamente tranquilla.

    Quando io e mia finta sorella fummo separati, mi portarono in un'ala completamente differente del tempio. Una stanza come altre, con un letto per gli ospiti. Per un attimo mi chiesi se fossero molte le stanze del genere in quel tempio. Mi chiesi anche quante persone venivano in quel posto per... ottenere la Salvezza di cui parlava Yashoru? In ogni caso, come richiesto dall'obiettivo della nostra missione che dovevamo portare via dalla sua stessa casa nonostante, probabilmente, sarebbe stato parecchio difficile farlo, mi sarei senz'altro presentato dove richiesto quando richiesto. Prima, però, avrei preparato un fogliettino con delle indicazioni su scritte per Hebiko: erano una specie di ordini o, se Hebiko l'avesse vista in un'altra maniera, semplicemente delle "linee guida" per così dire che lei avrebbe potuto seguire in modo da capire come agire in seguito.

    Hebiko, d'altro canto, non avrebbe avuto alcun problema a evocare il suo serpente e impartigli quella missione. Il problema, principalmente, era di un altro genere: come anch'essa avrebbe facilmente potuto notare, non vi erano fessure nell'edificio. Il tempio, - un luogo sacro, sacrissimo, - era pulito e ordinato. Non vi erano molte guardie, per questo muovendo nei corridoi del tempio e con una buona dose di furtività, il serpente difficilmente sarebbe stato scoperto: quello, però, era a rischio e pericolo di Hebiko stessa. Insomma, poteva sicuramente inviare il suo serpentone alla ricerca di qualche buco, ma il rischio di essere scoperta era alto... Non in quel momento della giornata, però, considerando che tutti si riunivano nello spiazzale principale davanti al Tempio per una cerimonia che per tutti, - in particolare per la loro divinità, - era di un'importanza a dir poco cruciale.

    Per questo Aoda-il serpente avrebbe potuto muoversi senza problemi trovando solo un sacco di corridoi vuoti e senza guardie. L'illuminazione a quel punto della giornata (ed era quasi notte) era, però, un po' scarsa. Di passaggi segreti, fori nelle mura o altro non ne avrebbe trovato proprio. Per giunta, considerando che quell'edificio era costruito nel vecchio stile, non avrebbe trovato nemmeno dei condotti di aerazione, il che rappresentava un altro bel problema. Di persone non ne avrebbe contate per il semplice fatto che i camerieri non passeggiavano per i corridoi se non avevano alcunché da fare, i cuochi erano in cucina, i prigionieri in prigione e tutti gli altri in Piazza Principale, compresi Hebiko e Tasaki. Le stanze più isolate del Tempio erano quelle più lontane dalla Piazza Principale: sorgevano lontanissime le une dalle altre e si trovavano in due torri simmetriche costruite sui diversi versanti di uno stesso edificio. Per quanto riguardava i ponti, infine, la loro resistenza sembrava piuttosto [alta]Potenza: 30, durezza: 3. Distruggere i ponti non sarebbe stato dunque per niente semplice, ma Hebiko avrebbe comunque potuto ricavare diverse informazioni da quella sua perlustrazione che avrebbe anche richiesto una mezz'oretta di tempo che, considerando il rituale nella piazzetta il serpente ce l'aveva.

    Cosa facevo io al contempo? Un cazzo di niente. Anzi: qualcosa lo facevo. Scrivevo la letterina per Hebiko e, se ne avessi avuta la possibilità, glie l'avrei data in modo da non farmi notare da nessuno.

    [...]



    Per fortuna ebbi quella possibilità non appena giungemmo nella Piazza Principale del Tempio. Nella stessa trovammo già tutti coloro che erano gli Adepti del Culto di Jashin (erano precisamente 24, non c'era nemmeno il bisogno che fosse stato il serpente a contarli): erano tutti ben riconocsibili grazie al loro vestiario. Infatti, avevano dei pantaloni neri ed erano a torso nudo. [Aspetto degli Adepti]hqdefault. Inoltre avevano un [simbolo] tatuato direttamente sul loro petto.
    Agli stessi si aggiungevano coloro che, forse, dovevano diventare degli Adepti di Jashin (erano precisamente 17, vestiti tutti con una lunga veste bianca che li copriva dal collo ai piedi. Quando io e Hebiko arrivammo (giungemmo praticamente al contempo), anche se da lati diversi del Tempio, loro erano già inginocchiati dinnanzi al gruppetto degli Adepti. Infine, vi erano anche delle persone come noi, semplici osservatori per così dire. Eravamo precisamente 9, - compreso me e Hebiko, - e stavamo un po' lateralmente rispetto a tutta la scena. Infine, vi era anche [Yashoru]6715918ecc6ab4a406f0e5e4db5d160667db82db: egli si trovava su un piccolo rialzo, sotto la statua che formava il simbolo che tutte quelle persone portavano direttamente sul petto. Sfruttai quel momento per [analizzarlo] Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    con a mia Percezione del Chakra scoprendo diverse cose interessanti:
    La sua impronta di Chakra era l'Oscurità; la seconda impronta era la Luce.
    Aveva una quantità di chakra superiore alla mia e a Hebiko;
    Inoltre, sembrava possedere un'immensa forza dentro, quasi come quella che possedevano i jinchuriiki... come se qualcosa dentro di lui fosse incredibilmente potente... come se volesse liberarsi... Ma non era una possessione come quella tipica di una qualsiasi altra Forza Portante. No. Era diverso. Estremamente diverso, anche se al contempo simile.
    Mentre lo guardavo analizzandone il chakra e le capacità, il suo guardo si rivolse verso di me. Era uno sguardo calmo, spento... forse anche sorridente. Persino un po' come il mio! Che fosse riuscito a capire che "qualcuno" lì dentro lo stesse "leggendo"? In ogni caso, non lo seppi, perché subito il suo sguardo si distolse e io mio avvicinai ad Arashi-la sorella per stringerle la mano.
    «Mi sei mancata,» – le sussurrai dolcemente passandole il [foglietto]Cara Arashi,
    purtroppo non sono riuscito a scoprire molto su di loro e spero che per il bene del nostro scopo accademico possa farlo tu. Perché non ti fai una passeggiata notturna, per scopi puramente accademici s'intende, cercando di capire dove abita il signor Yashoru? Considerando le tue immense capacità culinarie, inoltre, t'inviterei a scoprire per i nostri scopi accademici anche dove si trovano le cucine. Sarebbe interessante sapere cosa mangiano gli adepti del culto. Io intanto mi farò una dormita aspettando la mattina che ho sonno e un po' di fame. Io intanto proverò a scoprire di più a proposito della zona intorno al Tempio. Chissà che non ci sia qualche luogo esterno dove i membri della Setta si recano e dove potremmo infine carpire ancora più informazioni sul culto ;)
    . La faccina sorridente con l'occhiolino era voluta, in modo da far capire alla ragazza cos'è che Tasaki intendeva precisamente con quella frase.
    Nello stesso istante, quando fratello e sorella si sarebbero strette le mani, Yashoru iniziò a parlare: -
    «Fratelli e sorelle! Nuovi arrivati e aspiranti Adepti... Siete giunti fin qui per Salvarvi e la Salvezza l'avete trovata: la Vita Eterna! Ricordatevi: solo un Dio in questa terra è in grado di andare oltre la morte, sconfiggendola! Ed è Jashin, Colui che Decide; Colui che Vede. Che opera. Che Salva! Jashin l'Onnipotente! E io! Il suo Profeta!» – Lo sguardo di Yashoru per un attimo si fermò osservando le persone vicine. Nei loro occhi sembrava brillare un qualcosa che mi ricordava un pizzico di follia mista all'insano entusiasmo. - "Dei fanatici" – pensai scovando tra i vari aspiranti adepti anche la faccia del vecchio. - «Tanta strada avete fatto... chi per trovare la conoscenza... chi per trovare la Vita Eterna... chi per trovare l'Onore della Morte per un Bene più alto... E io, Yashoru, posso darvi ciò che cercate... » – Negli occhi di coloro che si preparavano a diventare degli Adepti del Culto Jashin si potè allora vedere un pizzico di paura, ma non in tutti. Gli altri, compreso il vecchio, continuarono a guardare Yashoru con fare stranito. - «Che la Benedizione di Jashin scenda su di voi!» – urlò Yashoru alzando le mani. - «Morite... per vivere per sempre!» – Successe tutto in un battibaleno e fu ciò che si poteva a tutti gli effetti considerare come un vero e proprio massacro: gli Adepti di Jashin, che fino a poco prima sembravano semplicemente pregare in modo calmo e misurato, balzarono in avanti armati fino ai denti.

    Si accanirono su coloro che avevano davanti in una maniera animalesca che mi disgustò profondamente e ciononostante stetti la a guardare non muovendo un solo muscolo: senza un adeguato piano non potevamo né fermare quel massacro, né fare qualcos'altro. L'unica cosa ragionevole da fare era darcela a gambe oppure far finta di nulla. Il tutto continuò per qualche istante giusto: la piazza dinnanzi al simbolo degli Jashin si colorò di un rosso acceso e dei 17 possibili adepti, non rimase nessuno in piedi: i loro corpi galleggiavano in quello che si poteva chiamare come un vero e proprio lago di sangue. Solo uno rimase in ginocchio, con una spada che che lo aveva perforato da parte a parte. - «Sta per morire...» – commentai secco con una nota di fastidio nella voce. Nel mentre, Yashoru ci fece cenno di venire: - «Accademici... viaggiatori... curiosi... venite qui... venite da Jashin... Osservate con i vostri stessi occhi come Jashin sconfigge la Morte e Vivrete per l'Eternità...» – Lasciando il foglietto nella mano della sorellona mi sarei avvicinato guardando l'uomo morente: esalava gli ultimi respiri. Yashoru si chinò verso lo stesso: «C'è solo Jashin sia nella tua vita, che nella tua morte. E ora alzati, Hisato Yagi, e rinasci in Jashin! Rinasci ora! Una volta e per sempre!» – I suoi occhi si poggiarono sugli altri 16 corpi: non respirava più nessuno. - «Misericordia a voi, fratelli e sorelle, morte in Jashin per dar vita a un miracolo di Dio!.. 16 morti... per una Vita Eterna! » – Ovviamente, tra i vari corpi deceduti Hebiko avrebbe visto il vecchio: gli avevano ficcato una spada direttamente nel cuore; la morte era arrivata istantaneamente. Mentre qualcuno alle nostre spalle vomitò, Yashoru fece qualcosa tirando la spada fuori da Hisato e ponendo le sue mani sulla ferita, la chiuse in poco tempo. - «Solo tu sei degno di servire Jashin qui! In Terra! Solo tu tra loro sei stato degno di vivere per sempre! » – Hisato sorrise e fece un cenno affermativo con il capo. - «E ora alzati e vivi per sempre! » – Hisato fece come Yashoru gli disse. Non aveva ancora il simbolo di Jashin su di sé ed era ovvio che presto gli avrebbero cambiato il vestiario, ma poteva già dirsi a tutti gli effetti un membro di quella setta. - "Ora voglio sterminare tutto il culto..." - pensai fra me e me alla vista di quell'abominio.

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    Successivamente Yashoru si sarebbe avvicinato proprio a me con la mia sorella guardandoci in un modo estremamente attento. - «Questo è il Miracolo di Jashin di cui chiedevate: è la Vita che sconfigge la Morte. E' la Fede che sconfigge la Scienza. E' l'Idea che sconfigge la Materia. E' l'irrazionalità che sconfigge il raziocinio! Arashi... Kurobi... non volete diventare anche voi dei servitori di Jashin? Di vivere per sempre? Di andare... oltre...? O avete altre domande sulle nostre... usanze?» – chiese Yashoru guardandoci. Nel suo sguardo riuscivo a percepire quel qualcosa di strano; riuscivo quasi a percepire la sua calma. Ma al contempo potevo anche presumere, che non aveva per niente creduto alla favola che ci eravamo inventati. Un ninja del suo calibro, con le sue capacità, poteva anche essere un sensitivo niente male.
    In ogni caso, fui io il primo a rispondere cercando di non accennare a quel massacro d'innocenti che avevo appena visto, ma mantenendo un tono freddo, neutro e distaccato promettendomi che glie l'avrei fatta pagare a quel bastardo: - «La vita eterna non m'interessa. » – Tagliai semplicemente. Poi rivolsi lo sguardo a Hebiko: - «Beh, io il diploma già ce l'ho... Sei tu quella che deve scrivere una tesi sul culto di questo signore qua. Fagli le domande che vuoi.»
    Hebiko avrebbe potuto quindi interrogare l'obiettivo stesso della nostra missione ricevendo tutte le risposte di cui poteva aver bisogno. Non c'era né limiti; né tabù. Alla fine delle questioni della mia giovane sorella accademica, Yashoru avrebbe semplicemente detto:
    «Bene. Potete restare qui altri 2 giorni per scoprire la Misericordia di Jashin,» – qualcosa di strano nei suoi occhi brillò. - «Sentitevi come se foste a casa vostra... E domani c'incontreremo di nuovo... Del resto, un patto è un patto, no?» – disse Yashoru. E una volta che avrebbe finito, due guardie ci avrebbe accompagnato nelle nostre stanze. Le porte sarebbero state chiuse a chiave dall'esterno, mentre vicino alle porte stesse avremmo potuto percepire la presenza di una guardia. Entrambi.
    Cosa fare a quel punto?








    Vitalità: 14 leggere
    Chakra: 60 bassi
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.:
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2


    Status: ///

    Attese:

    Slot Azione:
    I – ///
    II – ///
    III – ///
    IV (Bonus Agilità) – ///

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – ///
    II – ///
    III (Bonus Intuito) – ///



    Slot Gratuito: ///
     
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    La preda sbagliata

    IV




    I vaghi vaneggi dell'anziano che li accompagnava non furono granchè d'aiuto, se non nel farle sospettare che tutta quell'enfasi sul sangue e sui meritevoli fosse un elegante modo per parlare di sacrifici necessari al rito. Non si preoccupi nonnino, le sue informazioni bastano e avanzano. Le religioni si somigliano un po' tutte tra loro, dopotutto.


    Dopo la lunga pausa, raggiunsero la sala del culto, dove avrebbero assistito al rituale. Riunitasi con Tasaki, lui la salutò calorosamente. Troppo per i suoi gusti. Si inclinò leggermente all'indietro, quasi a volersi allontanare. Uuuh... E' passata un'ora. Al tocco sentì il ruvido del foglietto, tenendolo in mano e nascondendolo nelle vesti senza farsi notare. Vagamente imbarazzata da quello scambio di battute, per non parlare della miriade di persone mezze nude di fronte a lei, avrebbe preso posto tra il pubblico, evidentemente a disagio. Pensavo che le religioni fossero tutte pudore e negazioni, è davvero necessario tutto... questo? Borbottò infastidita, mentre il rituale iniziava. Da vaneggi religiosi il tutto si trasformò in un macabro spettacolo all'ultimo sangue, un massacro di innocenti e di bestie fin troppo superiori a loro che si accanivano sui loro corpi indifesi. L'espressione sconvolta della Vipera non avrebbe nascosto i suoi sentimenti a riguardo: la morte non era nulla di nuovo per un'otese come lei, cresciuta tra le strade, ma quello era diverso. Quello era farsi grossi, approfittarsi non dei deboli ma dei debolissimi, per... cosa?
    Alla fine di quel massacro, Yashirou avrebbe mostrato il risultato a tutti: una delle "vittime" era in qualche modo sopravvissuta al sanguinoso rituale, entrando ufficialmente a far parte del culto. In qualche modo, quei sacrifici gli avevano garantito l'immortalità. Il fondatore si sarebbe avvicinato ai due shinobi, estremamente orgoglioso del risultato, tanto da invitare i due a farne parte. Hebiko si lasciò scappare una risata nervosa, indicando distrattamente ciò che era successo poco prima: Sono onorata dal suo invito, ma... Vede, per quanto il rituale fosse interessante, non credo di voler uccidere mio fratello in cambio della vita eterna. Un'eternità da soli è sicuramente noiosa... Si guardò attorno distratta, quasi stesse per rivelare un segreto: Certo, se potessimo discutere di un rituale un po' più privato, non so se mi spiego... Il suo era un banalissimo invito a ridurre il numero di vittime e adepti da affrontare al minimo, ma poteva risuonare estremamente più malizioso agli occhi di Yashoru. Aveva talento nel dire cose terribilmente fraintendibili.
    Arrivò il momento delle domande, dove Hebiko avrebbe estratto dai pantaloni un taccuino sul quale appuntare tutto. Sì, avrei qualche domanda. Il rituale è piuttosto rischioso, quindi mi domando... L'immortalità ne vale il prezzo? Di che tipo di immortalità stiamo parlando? Per quello che ne so, quel tizio sopravvissuto poteva essere un trucco, o un colpo di fortuna. Su ben sedici persone ci si può aspettare che uno di loro non abbia danni gravi. Può provarmi che l'immortalità permane dopo il rituale? E' possibile che, dopo averla ottenuta, la si possa... perdere? Non vorrei sembrare invadente, ma dopo il suo invito nel far parte del culto, vorrei avere le idee ben chiare riguardo cosa sto andando incontro. Se non le dispiace. Un sorrisetto si fece spazio sul suo volto, preparandosi ad appuntare le risposte. Come funziona con i domestici che avete? Sono immortali anche loro, oppure solamente dei comuni mortali possono servire gli adepti? I vostri seguaci sembrano piuttosto in forma, per cosa si allenano esattamente? Si tratta di meditazioni e benessere del corpo puramente religiosi, o c'è qualcos'altro che richiede loro di avere una simile forza? Potete mostrarci questi allenamenti caratteristici, meditazioni, o varie attività del vostro culto?


    Finite le domande, sarebbero stati riaccompagnati ai loro alloggi. Chiusa la porta, il rumore di una chiave che la sigillava risuonò nella stanza. Hebiko sospirò, stressata. Ovviamente, doveva sapere già tutto. L'ombra che bloccava parte della luce sotto la porta lasciava intendere che ci fosse qualcuno lì davanti. Anche il bodyguard, che lusso. Era stranamente rilassata a riguardo, nonostante fosse in trappola. Per quanto l'altro si fosse impegnato per farglielo credere, non si sentiva messa all'angolo. Aveva la situazione sotto controllo. Si posò comodamente sul letto, attendendo paziente il ritorno di Aoda per farsi dare ogni info necessaria. Se ci fosse stato un bagno privato, avrebbe perso tempo con una doccia rapida, rilassandosi poi con qualsiasi comodità potesse esserci in quella stanza, che fossero stati libri, fogli di carta sui quali scarabocchiare, televisione (forse non adatta ad un culto religioso, ma dopotutto i Jashin erano a dir poco particolari). Quest'ultima, o una radio, sarebbe stata molto utile per creare un rumore di sottofondo, utile per mascherare ulteriormente le sue azioni. Lesse la lettera lasciatale da Tasaki, sospirando. Se solo non mi avessero sigillato nella mia stupida stanza.
    Passata un'ora, con calma avrebbe estratto il suo kaiken, impregnando la lama con del veleno, con Aoda al suo fianco che ascoltava i suoi sibili, comprensibili esclusivamente alla serpe, spiegandogli il suo piano. Avrebbe inoltre ricoperto la lama di saliva, sputandola letteralmente sopra. Voleva assicurarsi che il suo colpo fosse rapido e letale. Finita la sua preparazione, passata ormai un'ora e mezza dal suo arrivo in camera, era sicura che chiunque fosse lì fuori avesse abbassato la guardia un minimo. Era il momento di agire.
    La mano destra di Hebiko ed Aoda si mossero sotto la porta, facendo avvolgere il serpente al proprio braccio. Grazie a lui, avrebbe ricevuto un silenzioso segnale (un innocuo morso) per farle capire a che altezza si trovava il collo, assicurandosi di evitare una possibile armatura. Il collo aveva bisogno di spazio per muoversi, perciò grazie ad Aoda avrebbe trovato il punto migliore dove colpire. Con il kaiken impugnato nella sinistra, avrebbe atteso ad agire, lasciando che Aoda per primo, una volta arrivato alla giusta altezza, si avvolgesseSlot azione I attorno alla testa della guardia, coprendone gli occhi. La sua presa era debole, ma il suo scopo era unicamente quello di accecare l'uomo: la Vipera avrebbe immediatamente approfittato della cecità per tagliare di netto la testa con la sua lama, intrisa di veleno.
    Se anche non fosse riuscita a decapitarlo, lo avrebbe probabilmente debilitato parecchio. Senza perdere un secondo, il braccio libero avrebbe rapidamente stretto il busto del malcapitato, bloccandoneSlot azione III
    Presa pot 15 For +3
    le braccia circa a livello del gomito, impedendogli i movimenti. Con il kaiken avrebbe cercato di tagliargliSlot azione IV - Pot 25 For+3
    Avendo usato Saliva acida sopra la spada immagino possa resistere anche un secondo colpo, se decidi che deve durare uno slot solo, allora la potenza di questo colpo è 15
    di netto la mano, raccogliendone la parte staccata e trascinandoselo sotto la porta, negandogli una rigenerazione troppo rapida ed impedendogli così di comporre sigilli. Sapeva che gli Yakushi potevano rigenerare il proprio braccio dal nulla, non ne era certa per questi individui. La prevenzione prima di tutto.

    Se fosse invece riuscita a decapitarlo, il braccio si sarebbe mosso nel bloccargli immediatamente la bocca per ammutolirlo, autara da Aoda, e la mano libera si sarebbe spostata sul corpo mozzato, tastandolo alla ricerca delle chiavi per aprirsi la porta. Avrebbe portato tutto dentro con calma, senza però perdere la presa con la testa, che avrebbe minacciato senza timore, sibilandole in faccia: Senti merdina, se sei ancora vivo no è solo merito di questi schizzodi, ma anche mio. Se vuoi restarlo dovrai iniziare a rispondere a qualche domanda. Se non farai come ti dico ti farò passare all'aldilà una volta per tutte. Intesi? Un piccolo bluff, forse utile a convincerlo a parlare.




    Chakra: 54/60
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    4: ///
    Slot Azione
    1: Aoda
    2: Taglio testa
    3: Presa
    4: Taglio mano
    Slot Tecnica
    1: Attivazione TS
    2: Saliva acida

    Equipaggiamento
    • Kaiken × 1
    • Bomba Sonora × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Coltelli da Lancio × 5
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Antidoto Base × 1
    • Amplificatore Suoni × 1
    • Tirapugni con Lama × 1
    • Bolas × 1
    • Respiratore × 1
    • Tonico Coagulante Minore × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    • Tatuaggio da Richiamo × 1
    • Fumogeno × 1
    • Frusta × 1

    Note
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    "Pensieri"
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    «Le religioni non si somigliano per niente,» – tagliai secco all'affermazione di Hebiko verso il vecchio. Ed era vero: non capivo perché dicesse quello, ma non m'importava nemmeno poi così tanto. L'unica cosa feci, fu chiederle qualcosa tipo: - «Quindi non credi ai Kami, atea

    Alla vista di quel strano rituale che permetteva alle persone qualsiasi di diventare degli immortali mi sorpresi davanti alla sua domanda sul pudore e negazioni. - «Prova a non arrossire sorella, dai... Sono solo dei maschietti a torso nudo. – In effetti non c'era nemmeno una donna tra di loro. Che Jashin prendesse tra gli adepti solo i maschietti? Che alle donne l'ingresso nella setta fosse vietato? Oppure era semplicemente qualcosa di completamente casuale? Che fosse una mossa di Yashoru? In ogni caso, Yashoru ci raggiunse e iniziò a rispondere a tutti i dubbi della mia cara sorellina con un tono particolarmente calmo e misurato. - «Signorina Arashi... – iniziò Yashoru con un tono particolarmente calmo. - «Non le chiedo di uccidere suo fratello e se volesse provarci, sappi comunque che anche suo fratello può diventare immortale.«Ma non m'interessa la mortalità,» – ribattei di nuovo. - «I soldi, la fama, la conoscenza, una vita piuttosto decente e la morte: è tutto quello che voglio.» – Dissi abbastanza serio sul viso. Quando invece la cara sorellina accennò a un rituale privato, la guardai stranito, ovviamente senza comprendere minimamente di cosa stesse parlando. - «Hai sentito il signor Yashoru, no? Non ci sono rituali privati da queste parti. Solo quelli pubblici. Dico bene signor Yashoru?»«Sì, senz'altro, – rispose Yashoru facendoci capire che era come: gli accenni e i doppi significati non li comprendeva mica. - «Questo è l'unico rituale per diventare immortali: bisogna superare la morte stessa, andare oltre, per ottenere il Favore di Jashin.»«Beh, il mondo ninja è pieno di crudeltà. Dico bene signor Yashoru? – Quello mi guardò stranito. - «Le crudeltà del mondo non ci toccano e quello che facciamo qui non è una crudeltà. Guardate, – c'indicò la piazza stracolma di sangue. - «Coloro che sono morti sono già in paradiso a gustarsi la vita ultraterrana. Colui che è sopravvissuta ha trovato il paradiso qui. Allora? Dove sarebbe la crudeltà?» – Certo, la visione di quella piazza ricolma di sangue (in effetti si era a tutti gli effetti colorata di rosso) non era per niente semplice da digerire. Specialmente per chi come me cercava a ogni costo di proteggere gli innocenti e di difendere i più deboli. Tuttavia, non mi lasciai sfuggire nemmeno un segno. Una parola. Niente di niente. Ascoltai solo la valanga di domande da parte di Arashi verso Yashoru. Informazione per informazione, no? Poi ascoltai le risposte di Yashoru. Che sorrise. Macabramente. A modo suo. -

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    «Rischioso? Anche se personalmente qui non vedo alcun rischio, deve sapere che le persone vengono qui di loro spontanea volontà: vogliono restare qui, con i loro cari, con le persone... Certo, Jashin richiede sangue e preghiere, ma diventano in grado di darglielo. Qui non c'è il minimo rischio signorina Arashi. I risultati sono sempre gli stessi: qualcuno va in paradiso, qualcuno resta per servire Jashin qui, in questa dimensione, in questo mondo. Certo, alcune volte su 20 persone 2 sopravvivono e 18 vanno da Jashin. Altre volte muoiono tutte e 20... Ma non c'è nessuno rischio.» – Ecco, chiarito quel punto, Yashoru smise di sorridere malevolo. - «L'Immortalità è la cosa più importante che abbiamo. A chi non piacerebbe vivere per sempre? Tra 40-50-60 anni delle persone comuni non resta che polvere. Gli Adepti di Jashin, invece, saranno qui anche tra 1 milione di anni, quando voi non resterà nemmeno il ricordo. E allora mi permetta di farle io una domanda: qual è il prezzo di un anno di vita? E di un milione di anni di vita? E di un miliardo? E di un tempo infinito? Ecco, questo è il prezzo dei nostri rituali, un prezzo infinito.» – Sembrò, invece, non capire per niente l'altra domanda della giovane. - «Come che tipo d'immortalità?» – chiese mentre io guardavo Hebiko come per chiedere se non avesse per caso bevuto del sakè per strada nel fare queste domande. - «No, nessun trucco signorina Arashi. Gli è stata piantata una lama nel cuore e una nella gola. Non siamo degli illusionisti qui. Siamo degli adepti che uccidono altre persone soddisfare il loro Dio e vivere per sempre. In effetti potremmo anche uccidere voi... Però non siamo cattivi come dicono e proprio per dimostrarlo sto rispondendo alla vostra domanda. Anzi, posso fare di più: se proprio vuole, può testare lei stessa la nostra immortalità... ma domani, che ora vorrei andare a riposare. Domani avrà la sua prova.» – Hebiko, però, non sembrava proprio una di quelli che avrebbero lasciato andare tanto facilmente. - «Una volta che si diventa degli Adepti di Jashin, non si torna più indietro. Per questo no. Non è proprio possibile perdere l'immortalità e non è nemmeno possibile smettere di essere degli Adepti di Jashin... Ma, del resto, non è un problema perché non conosco qualcuno che abbia avuto il desiderio di tornare indietro.» – Il tono di voce di Yashoru era particolarmente calmo e misurato. Parlava in un modo che persino a me sembrava addirittura melodico. Una voce di quelle che potevano appartenere a un buon cantate... o a qualcosa del genere. In ogni caso, mentre la mia sorellina continuava letteralmente a tartassare il povero Yashoru di domande, - invidiavo la sua calma in quei momenti, - io stavo lì ad ascoltare tutto quello. - «Noi non abbiamo domestici. Tutti coloro che ha visto qui, sono Adepti di Jashin. Niente schiavi o domestici. E nemmeno niente ranghi come nei vari villaggi ninja. Siamo tutti uguali dinnanzi a Jashin.» – "Tutti tranne te" – pensai considerando che lui, in effetti era diverso. - «Tutti coloro che sono qui devono servire Jashin. E servire Jashin significa pregare e, quanto serve, uccidere oltre che difendersi. Si allenano, quindi, per combattere. Negli allenamenti che eseguiamo non c'è niente d'interessante... Soliti allenamenti ninja, come molti. Abbiamo qualche piccola sfumatura che ci contraddistingue, vero. Ma niente di che.» – Infine, quando chiese se poteva farle vedere le attività del suo culto, Yashoru fece un cenno affermativo con il capo. - «Sì, ma anche in quel caso non c'è niente d'interessante: ci procuriamo il cibo, peschiamo, ci alleniamo, studiamo, andiamo in giro. L'unica cosa che potrebbe esserle interessante è la preghiera. Forse può servirle per il diploma. Ma ormai le faccio vedere come preghiamo domani, d'accordo? »

    A quel punto il gruppetto si divise e andò chi dove: Yashoru a svolgere qualcosa di molto speciale, Hebiko nella sua stanza con il bodyguard e io nella mia. E indovinate? Anch'io con il bodyguard. Non che m'importava, del resto, visto che c'era la finestra e io nel buio della notte mi sarei mosso in un modo estremamente semplice e silenzioso. Avvicinandomi alla stessa, però, notai che era chiusa. A chiave. - "Ma chi diavolo chiude queste finestre a chiave in questa stagione dell'anno?" - pensai irritato salvo poi trovare una soluzione. Mi avvicinai alla porta e cercando di aprirla, non ci riuscii. - "Ah, ma mi hanno chiuso dentro..." - «Scusa guardia,» – dissi al tizio che stava fuori. - «Qui non si respira. Non è che potresti aprirmi la finestra almeno un pochino? Certo, apprezzo tutto, ma non posso stare in una stanza chiusa senza un po' di aria.» – Questi, però, tacque e solo un po' si sentì la sua risposta. - «Yashoru ha detto che potete sentirvi come se foste a casa vostra. Io ho sentito. Quindi va bene, ti accontento.» – A quel punto la guardia entrò, aprì la finestra lasciando entrare un po' di aria nella stanza e uscì chiudendo comunque la porta. Il bello di tutto quel gesto sapete qual'era? Si portò via la chiave della finestra. Attesi un po' prima di uscirmene dalla finestra, facendoci il tipico rumore di chi russava per una mezz'oretta buona. Volevo che il tizio capisse che ero nella stanza. Che non mi scoprisse. Facendoglielo pensare, avrei ovviamente sistemato tutto il letto in maniera tale da far sembrare che ero nel letto. In effetti, sotto alle lenzuola avrei sistema degli oggetti: così se il tizio avesse provato a guardare nella stanza, avrebbe visto le forme di un corpo umano sotto alle lenzuola.

    Io, invece, sarei sgusciato fuori dalla finestra iniziando la mia esplorazione della zona. Da dove avrei iniziato? Ovviamente dal tetto. Volevo capire qual'era i punti critici della struttura. Se c'era un posto particolare in cui Yashoru si poteva trovare da solo. Fu proprio sul tetto che sentii quelle campane. Davano l'allarme? Cosa era successo? Hebiko?

    E Hebiko? Ebbe successo. Un discreto successo. Tutto andò come previsto e proprio quello fu un problema. Il suo. Anzi: il nostro. La testa del bodyguard rotolò abbastanza incredula sotto ai suoi piedi. Senza problemi avrebbe trovato le chiavi per aprirsi la porta e la finestra. L'unico problema era che non sarebbe riuscito a farlo con calma. Non sarebbe riuscita a fare niente con calma. Perché un secondo dopo essere stata tagliata e rotolata, - il tempo di capire cosa diavolo era successo e soprattutto perché era successo, - quella testa non avrebbe parlato, avrebbe direttamente urlato. E urlare quella testa decapitata avrebbe iniziato in una maniera incredibile. Era un lamento che avrebbe sentito chiunque non solo in quella parte dell'edificio, ma anche nel resto. E, soprattutto, Hebiko per i primi secondi difficilmente avrebbe potuto ammutolire la testolina tagliata. - «AAAAAAAAAAH! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! MI HA ATTACCATOOOOOOOOO! MI HA TAGLIATO LA TESTAAAAA!!! AAAAAAAAAAAAH!!!» – Hebiko avrebbe avuto un secondo o forse due di tempo prima che avrebbe sentito dei passi in lontananza, da destra e da sinistra, mentre il suono delle campane iniziavano a suonare. Voci agitate, voci di almeno 6-7 persone che uscivano dalle proprie stanze per andare da lei bloccandola da ambo i lati in quel corridoio. Più la voce di quella testa parlante tagliata che non la smetteva di urlare, almeno finché non sarebbe stata chiusa in qualche modo.

    Se avesse provato a uscire dalla finestra (del resto le chiavi le aveva), avrebbe avuto un altro problema: in effetti, sarebbe stata velocemente raggiunta da Yashoru stesso, ovunque si fosse trovato. Il motivo era semplice: Yashoru aveva un abile sensitivo e tutto il territorio era sotto il suo controllo. Non appena Hebiko aveva usato il suo chakra per richiamare Aoda, Yashoru lo aveva percepito e si era mosso verso la sua stanza pensando, però, che Hebiko sarebbe uscita dalla finestra. Per questo proprio lì, avrebbe trovato lui.

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    «Buonasera Arashi.»






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    Chakra: 60 bassi
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.:
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2


    Status: ///

    Attese:

    Slot Azione:
    I – ///
    II – ///
    III – ///
    IV (Bonus Agilità) – ///

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – ///
    II – ///
    III (Bonus Intuito) – ///



    Slot Gratuito: ///
     
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    Il tempio Jashin


    V




    Hebiko rimase interdetta dalla domanda di Tasaki, che sembrava aver preso fin troppo a cuore i suoi commenti riguardo le religioni. Uh... No, direi di no. Sbattè gli occhi un paio di volte prima di comprendere che faceva sul serio. Tu si?? Bah. Con la gente di cui si sente parlare, qualsiasi divinità potrebbe essere semplicemente una creatura molto potente, o addirittura uno shinobi a cui il potere ha dato alla testa. Preferisco affidarmi al "culto" della scienza e del duro lavoro per ottenere qualcosa, invece di sperare che mi cada qualcosa dal cielo grazie a chissà che rituale. Tutto sommato quel teatrino non avrebbe fatto altro che alimentare un possibile classico litigio tra fratelli.

    Durante il rituale, Hebiko affossò nella sua sedia, brontolando imbarazzata. Sì, sono maschietti religiosi però, non pensavo fosse un culto di spogliarellisti. Sul momento non fece nemmeno caso all'assenza di donne, troppo distratta. Quando finalmente Yashoru li raggiunse, fu costretta a lanciare un tremendo sguardo al fratello, che le mise i bastoni tra le ruote nel suo vago tentativo di separare il boss dal resto del gruppo. Tu che vuoi, hai detto che l'immortalità neanche ti interessa. Non voglio essere circondata da sudici maschi se decido di intraprendere questa strada. Borbottò. E in quel momento la differenza tra sessi si fece più chiara. Non avete ancora nemmeno una donna tra i vostri adepti, dopotutto. Potrei anche meritare un trattamento speciale.
    Il resto delle spiegazioni sembrava farsi più inquietante man mano che proseguiva. Finire ammazzati in un simile rituale era ciò che c'era di più lontano da una vittoria ai suoi occhi, lo stesso non si poteva dire di Yashoru, visto come un abile manipolatore dalla rossa. Ascoltò il resto delle informazioni in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Era certa che continuare a pressarlo fosse inutile al momento: era un bravo manipolatore se era arrivato dov'era, o era arrivato a credere così fermamente nella sua stessa recita da aver dimenticato qualsiasi dettaglio potesse incastrarlo. Sarebbero stati accompagnati entrambi alle loro stanze, dove avrebbero passato una notte più o meno movimentata...



    Le dimensioni del tempio Jashin non erano di certo quelle che ci si aspetterebbero da un culto agli albori, era evidente che i fedeli foraggiavano i loro sacerdoti in qualche modo, alcuni sembrava fossero mercenari dopotutto, ed era evidente che una struttura come quella non si potesse creare dal nulla.
    Ma forse per capire cosa Jashin fosse, cosa rappresentasse e cosa fosse la fede in lui bisognava capire come un dio nasceva, quello dei ninja dopotutto era un mondo che agli occhi di un semplice civile poteva essere costellato di uomini in grado di diventare leggende col tempo.
    Ma una leggenda era diversa da una divinità. Una divinità aveva la particolarità di non mostrarsi mai, di non dover fare niente per far sì che qualcuno credesse in lei. Un sempliciotto avrebbe potuto dire che semplicemente non poteva, altri avrebbero affermato che semplicemente una divinità iniziava ad esistere in un preciso momento: quando un essere in grado di immaginarla scambiava il caso per un evento voluto da qualcuno di abbastanza potente da influenzare il necessario, anche l’immutabile, per far sì che quel qualcosa accadesse rispondendo alle preghiere di qualcuno.
    Cosa veniva quindi?
    Il sacrificio o la divinità?
    Dentro al tempio nessuno si era mai posto quella domanda, e semplicemente, quando un vulcano nei fondali marini modificò le correnti portando banchi di pesci nella zona, qualcuno fraintese il gesto di un pazzo disperato, costretto ad uccidere suo figlio per non farlo morire di fame, come il segno di un dio soddisfatto, e Jashin assaggiò il sangue degli abitanti del Mare.
    Yashoru sentiva la voce di Jashin potente in quelle terre e li edificò il tempio. Per quanto bello però, nessuno avrebbe mai detto che la luce che emanava fosse in qualche modo vicina all’aura di spiritualità che si poteva percepire vicino ai luoghi di culto più comuni: nel tempio di Jashin sangue, urla e lacrime erano la malta dei mattoni, e se questa non era visibile ad occhio nudo lo stesso senso che metteva in guardia dai pericoli imminenti le avrebbe percepite.
    Come ogni luogo sacro il cancello, per quanto costantemente aperto, rappresentava un varco, un passaggio, oltre esso le regole del mondo perdevano di significato, oltre esso l’unica regola era soddisfare il dio della morte e della distruzione.
    Un tempio Jashin infatti era ben lontano dal seguire le regole dei luoghi in cui sorgeva, farlo avrebbe significato infatti rinunciare ad adorare il dio: presi i giusti accordi, pacificamente o con la forza, si stabiliva infatti che entro i confini del tempio le decisioni venissero prese esclusivamente da colui le cui orecchie erano più vicine all’Unico e la cui bocca poteva riferirne le parole.
    Jashin aveva guidato Yashoru in quel luogo per edificare una delle sue più sontuose dimore, ma dal tetto di essa si poteva intuire ben poco, non tutti erano dotti nell’arte delle costruzioni e tentare di percepire un punto debole in una struttura lignea con tetti quadrati a spiovente non era facile.
    Poteva intuire infatti che il tempio era edificato su più livelli e che certamente ogni angolo del tetto corrispondeva ad un importante pilastro, ma la partizione interna era impossibile da intuire da quella posizione, soprattutto a causa dell’imprevedibilità data da una pianta comune come quella quadrangolare.
    Sapeva però che la magione era divisa fondamentalmente in due parti, una per i maschi ed una per le femmine, era quindi facile immaginare che fosse presente in esso un asse di simmetria interrotto da qualche parte da un ampio spazio comune per consumare i pasti o quantomeno per le ricorrenze presenti nella religione che per quanto strana sicuramente possedeva.
    Era proprio nella parte del complesso dedicata agli alloggi maschili che Tasaki aveva fatto capolino, potendo osservare oltre il cortile comune quella femminile, il che identificava il complesso come la tipologia più estesa e complessa: un Tenshu ad anello.
    Lui stava nell’ala occidentale, e se in quella orientale era presente la parte femminile, a meridione l’ingresso a settentrione era presente il corpo principale, quello di cui non sapeva niente, e molto probabilmente zona in cui si svolgevano tutte le funzioni a cui lui era interessato.
    Il Tenshu era su più livelli ed era probabile che sull’ultimo fossero presenti gli alloggi di Yashoru, ma alla base?
    Indagare non sarebbe stato semplice, le mura perimetrali erano infatti a strapiombo sulla roccia ed erano sufficienti poche guardie per lato per avere un controllo accurato sull’intero lato, considerando che l’attenzione delle stesse poi era indirizzata unicamente a quella parte della magione anziché ai dormitori il compito era anche più semplice.
    Se avesse trovato il modo di calarsi nel cortile per poi arrivare all’ingresso principale del tenshu l’avrebbe trovato sorvegliato e sbarrato da una pesante porta in metallo borchiato, forse un ostacolo non troppo difficile da superare per un ninja preparato, ma dall’aspetto sicuramente imponente, soprattutto se considerate le guardie presenti, immobili al centro di un sigillo di Jashin inciso sulle assi di legno ed armate di lancia. Se fosse facile o difficile eluderle non l’avrebbe mai saputo, quantomeno fino a che non ci avesse provato.



    Nonostante il successo della sua strategia, il leggero ritardo nell'ammutolire la vittima le costò il suono di un allarme, preceduto dal grido della guardia. Strinse i denti, sfogando parte della sua furia sulla porta, colpendola con un pugno secco. Stupida, stupida, STUPIDA. Maledendo se stessa e le guardie in arrivo, senza risparmiare insulti al tempio stesso, si mosse verso l'unica uscita rimastale: la finestra. Aprì la serratura, finendo col gridare in faccia a Yashoru stesso, che sembrava si trovasse lì fuori da parecchio. Per tutti i Kami! ...Mi stava spiando!? Ruggì, offesa. Poco importava il macello dietro di lei che aveva appena combinato, senza conoscere le sue abilità serpentose difficilmente avrebbero trovato prove ad indicare il come avesse fatto a tagliare la testa ad una guardia da dietro la porta. Sempre che questi fossero davvero all'oscuro. Si ricompose, sistemandosi i capelli, pronta a mentire spudoratamente. Stanno facendo un casino tremendo lì fuori, dovrebbe addestrare meglio le sue guardie e fargli capire che di notte non si disturbano le persone. Se avesse nominato le chiavi, le avrebbe osservate per un istante, rispondendo senza fretta. Oh, non so, qualcuno me le ha lanciate dentro. Un gesto carino devo dire, mancava un po' l'aria qui dentro. Meno carino è chiudere i propri ospiti a chiave nelle proprie camere. Borbottò, offesa. Beh e lei? A questo punto che si fa, vuole entrare in camera o porta me fuori? Forse si era appena infilata in una pessima situazione, anche se ancora non se ne rendeva conto. E, seppur il suo errore di poco prima, aveva la sensazione che qualcun altro avesse avvertito Yashoru del loro arrivo.
     
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    I problemi del culto


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    Quando mi rispose che non credeva ai Kami, sbattei le palpebre per due volte. Quasi come se le volli dire che è un'infedele e che non c'era alcuna ragione logica per non credere ai Kami. Chi era Jashin? Beh, forse era un Kami e lei aveva avuto la prova della sua esistenza proprio lì, in quel luogo, in quel momento. - Sei poco razionale, - le feci notare allargando le braccia in modo da farle notare l'immensità del mondo. Come se la mia frase non fosse bastata per farle capire la mia idea, allargai il mio pensiero in merito: - Ci si può affidare al culto della scienza e del duro lavoro senza negare in modo così irrazionale l'esistenza dei Kami, - le dissi abbastanza convinto di quello che stavo dicendo, mantenendo sul mio volto una maschera di fredda e gelida indifferenza. - Infine, per alimentare ulteriormente quella scenetta così strana, non mi rimase che aggiungere altra benzina sul fuoco: - Pentiti finché sei in tempo. -

    Successivamente arrivò la volta del rituale: Resurrezione dei caduti. A quel punto a Hebiko non rimase che osservare ciò che si poteva a tutti gli effetti considerare come la prova del divino. Certo, la cosa venne svolta in un modo che definire tragico era decisamente troppo poco. Quando mi chiese sull'immoralità non mi rimase che confermare le mie parole in merito, mentre quando accennò al fatto che non c'era non donne tra gli adepti del culto, il signor Yashoru rispose in un modo molto composto, diretto ed estremamente chiaro: - Perché nessuna donna fino ad ora si è resa degna di servire Jashin, - tagliò corto il tizio con i lunghi capelli prima di mostrare a Hebiko la propria schiena con tanto di capelli biancastri sparendo nella notte. Forse sarebbe stata la stessa Hebiko a essere onorata di diventare la prima donna in grado di servire Jashin? O forse la questione di base era molto differente e tutti quei tizi a metà nudi erano semplicemente dei sessisti pervertiti che non facevano entrare le donne nel loro culto? La realtà era ben diversa da come la potevo interpretare a prima vista e forse anche Hebiko si sbagliava sul loro conto.

    Successivamente, come ben saprete, le cose andarono in un modo leggermente differente da come potei pensare a prima vista. Nonostante i miei avvisi e speranze sull'agire in modo calmo e spensierato, l'allarme tagliò la notte in modo chiaro, ben definito e sicuro. Ci ritrovammo nella merda entrambi, chi più e chi meno. A dire il vero, però, finché non mi avevano del tutto trovato sul tetto di quell'edificio potevo ancora-ancora spassarmela benino facendo la mia perlustrazione lungo i corridoi di quel posto che non era per niente piccolo. Non servì a niente gridare in faccia a Yashoru, che sembrò osservarla in modo del tutto anonimo e gelido. Quasi come se non fosse Yashoru quello, bensì un'altra figura. Se avesse avuto la percezione del chakra avrebbe comunque scoperto che, forse, non si trattava proprio di Yashoru bensì di un suo clone. E se avesse avuto un modo per capire da dove fosse arrivato, la miglior amica di Tasaki nonché la sua sorella per quella missione (o forse non solo per quella) avrebbe scoperto che non la stava spiando, né era stato lì, sotto la sua finestra per tutto quel tempo. Tutt'altro: era arrivato dalla parte del Tenshu in seguito all'allarme e ora sostava, con circa metà del chakra dell'originale, proprio sotto la finestra per nulla impressionato o spaventato da quel tono particolarmente offeso. Senza rispondere nulla in pochi passi si mosse raggiungendo la finestra e balzando poi nella stanza. Per un attimo il suo sguardo andò sulla testa parlante, per un altro attimo sul corpo. Per un altro attimo ancora su Hebiko e sulle chiavi dentro. Inutile dire che le sue scuse non provocarono sul volto della copia di Yashoru la minima-minimissima emozione. Tutt'altro: rimase a osservarla in un modo particolarmente gelido, illuminando con i suoi occhi una perfetta parvenza di odio. - E' così hai prima evocato qualcosa a cui hai poi dato l'ordine di andare in giro per il tempio. Poi tu stessa hai fatto qualcosa che non dovevi fare confermando i miei sospetti in merito, - disse la copia abbastanza infastidita da tutto quello. E, in effetti, cosa mai avrebbe potuto aspettarsi Hebiko? Era stata colta con le mani nel sacco, - o quasi, - e le parole sulla cosa che aveva evocato erano chiare: controllare una zona così ampia era impossibile senza l'impiego di un sensitivo davvero bravo. Uno di quelli che monitoravano l'edificio in regime H24. In questo, però, devo dire cari lettori che ho sbagliato anche io sottovalutando le potenzialità di Yashoru e del sistema che aveva alzato. Perché pur essendo un sensitivo, non conoscevo alcuna tecnica utile per nascondere il mio chakra e qualsiasi cosa avessi fatto, Yashoru avrebbe senz'altro saputo della mia gita notturna. Erano in grado di percepire il mio chakra, che non potevo annullare; lo potevano leggere esattamente come quello di Hebiko o di Aoda. In sintesi si poteva dire che erano tutti nella merda. A confermarlo ci pensò di nuovo la copia di Yashoru, che alzò le chiavi dandole a una delle guardie accorse lì. Poi prese la testa e il corpo del tizio e, con chissà quale tecnica, le attaccò insieme. - Grazie Maestro, - disse questa riuscendo al contempo a muovere le braccia e tutto il resto. Che avesse in qualche modo riattaccato i nervi della testa a quelli della spina dorsale? Cosa diavolo stava succedendo? Cosa? Era una resurrezione quella? Ed erano quelli tutti i poteri degli Adepti di Jashin? Questo Hebiko non lo poteva sapere. Considerando il tutto, non appena il tizio venne a tutti gli effetti risistemato, lo sguardo della copia di Yashoru si rivolse nuovamente verso Hebiko. Era calmo come non mai; quasi come se niente fosse successo. Il tutto mentre sullo sfondo di quella scena, nel pieno della notte, batteva ancora forte la campana del posto.



    - Ti posso capire, - sospirò. - Tutti siete solo dei piccoli peccatori dinnanzi alla Magnificienza di Jashin. - La sua calma, per dirvela tutta, mi avrebbe messo una certa rabbia persino a me. Anche in quel momento. Quando ci si stava giocando tutto. - Hai sbagliato a venire qui. Hai sbagliato a evocare i tuoi animali. Avresti dovuto pensarci prima. E avrebbe dovuto pensarci prima anche il tuo fratello. Ora sarete entrambi sacrificati a Jashin, Peccatori! - - Il suo sguardo si rivolse dunque verso le 6 persone che sostavano alla porta. Ora, per farvi capire tutta la merda della situazione, il sacrificio a Jashin era un vero e proprio onore per tutti gli adepti. E quell'ordine era stato chiaro: dovevano ucciderla loro, non lui. Lo sguardo con il successivo cenno del capo, del resto, non poteva essere compreso in alcuna altra maniera. Una volta dato l'ordine, la copia di Yashoru semplicemente si dissolse in una nuvolina di fumo lasciando Hebiko da sola con le 6 guardie in uno spazio ristretto. Perché Yashoru aveva deciso di richiamare le proprie guardie? Beh, forse non voleva suddividere il proprio chakra in troppe parti, preferendo andare a incontrare me, cioè Tasaki. D'altro canto, Hebiko non avrebbe comunque avuto il modo di rifletterci troppo, perché sin da subito sarebbe stata letteralmente bersagliata da tutti i membri presenti di quella setta. Per l'onore del vero bisogna dire che nessuno di loro era forte quanto lei: era per lo più gente che era diventata membro del Culto Jashin solo per via dell'immortalità concessa, dopo una vita vissuta a zappare i campi, leggere le pergamene, vendere le cose, insegnare nelle scuole, pescare, arare e così via. Nessuno di loro era un guerriero professionista, anche se molti si allenavano costantemente cercando di diventare degni di Jashin. Per questo, Hebiko non avrebbe dovuto sorprendersi se avesse notato il volo di due kunai verso di lei a una velocità che per una ninja professionista si poteva considerare a dir poco ridicolaVel=Energia Verde.
    Di contro, subito avrebbe scoperto che il suo principale problema non era tanto rappresentato dai singoli membri della Setta, bensì dal loro numero, oltre che dalla loro pazza voglia di farle del male il prima possibile. Subito dopo, uno di loro avrebbe rapidamente attivatoAttivazione Culto Jashin Liv. I gettandosi contro la signora amministratrice di Oto con un piccolo pugnalePotenza = 15 in mano cercando di procurarle un taglio orizzontale a livello della pancia con un movimento che per i gusti di Hebiko poteva comunque considerarsi come troppo lento e persino molto deboleVel= 300
    For = 300
    . Era evidente come tutti quegli attacchi, seppur molto lenti, miravano a graffiarla o ferirla, ma non a ucciderla. Era evidente che, forse, tutto quello quello era fatto apposta. L'uomo con il pugnale era a torso nudo e subito dopo quell'attacco pensò bene di attaccare la nostra eroina preferita di nuovo, cercando di affondareVel= 350
    For = 300
    il pugnale di prima nella spalla destra della Signora Amministratrice. Come se tutto ciò non bastasse a definire una situazione già così molto difficile per Hebiko, quest'ultima avrebbe visto come il suo aggressore sarebbe stato letteralmente spinto a lato. - Lascia fare a me! Io sono degno di sacrificarla a Jashin! - Si sarebbe quindi fatto vivo di nuovo l'uomo che aveva ucciso poco prima staccandogli la testa (o quasi). Come avrebbe visto anche lei, era una specie di fanatico negli occhi del quale brillava una specie di strano barlume: la voleva uccidere senza troppi rimorsi, anche per via di quello che aveva fatto. Anche lui attivòAttivazione Culto Jashin liv. II le sue capacità prima di tirare fuori una Scimitarra cercando quindi di tagliare la nostra amica in due colpi. Il primo sarebbe stato rivolto verso la guancia della signora Amministratrice ed era preceduto da una piccola fintavel=400 che mirava al petto. La scimitarra si sarebbe bruscamente alzata cercando di colpireSlot Azione 1
    Velocità: 450
    Forza: 400
    Potenza: 20
    Hebiko proprio alla guancia, in modo graffiarla e ottenere così del sangue necessario al Rituale della Maledizione. Successivamente, pur ritirando la lama, il fanatico emise un forte grido - AAAAAAAAAAAAAAH - gettandosi letteralmente contro la donna-serpente. Con quell'urlo avrebbe provato ad affondareSlot Azione 2
    Velocità: 450
    Forza: 400
    Potenza: 20
    la sua scimitarra al centro del petto di Hebiko segnando così il 5° attacco di quella serie portata da ben 6 guardia di cui lui era il più forte.
    E qui Hebiko avrebbe potuto pensare che era tutto, ma non proprio... Il peggio, difatti, stava solo per arrivare. Perché avrebbe visto negli occhi di quel fanatico lo stesso barlume. Avrebbe visto come la scimitarra cadeva a terra, avrebbe sentito come qualcuno dietro s'impauriva gridando un forte e netto - NOOOOOOOOOOO - e infine avrebbe visto 3 carta-bombeLiv. II, Potenza 50 nelle mani di quel servitore di Jashin. Il piano a questo punto sembrava semplice: farsi esplodere insieme a lei. E fu in quel momento che tutte e 3 le carta-bombe vennero attivate3° Slot azione nello stesso istante, mentre qualcuno dietro saltava nel corridoio e dalle parole di quel fanatico Jashin usciva la conferma di quanto Hebiko potesse ipotizzare: - TANTO NOI SIAMO IMMORTALI E TU NO! - Un istante dopo nella stanza non ci sarebbe stato nessuno e quel tizio avrebbe lanciato4° Slot Azione, Forza 400 tutte e 3 le carta-bombe attivate direttamente verso Hebiko. A quel punto aveva pochi istanti per capire cosa fare e come comportarsi: fuggire? combattere? usare un ninjutsu per proteggersi? Alcuni fanatici erano folli e lei doveva contrastare le conseguenze di quel fanatismo.

    AVitalità: 12 leggere
    Chakra: 30 Bassi
    Fuori dalla stanza

    BVitalità: 12 leggere
    Chakra: 29 Bassi
    Vicino alla finestra

    CVitalità: 12 leggere
    Chakra: 26 Bassi
    Caduto vicino al letto

    DVitalità: 14 leggere
    Chakra: 36 Bassi
    Con le bombe in mano

    EVitalità: 12 leggere
    Chakra: 30
    Vicino alla porta

    FVitalità: 12 leggere
    Chakra: 30
    Nascosto dietro al muro



    In tutto questo, cari lettori, non ci si può affatto dimenticare di Tasaki. Quest'ultimo quando era suonato l'allarme si ritrovò sul tetto dell'edificio principale che componeva quel tempio, il Tenshu. Era alto, magnifico, costruito su più livelli e dall'aspetto a dir poco straordinario. Era a quello che pensavo quando correvo verso lo stesso, forte della mia ignoranza e convinzione di poter raggiungere Yashoru e ucciderlo nel sonno? Ovviamente no. Ascoltando il rumore della campana che batteva pensavo a Hebiko sperando che fosse sana e salva; sperando che se la stessa passando bene nonostante tutti i problemi e le difficoltà. Sperando, infine, che quel rumore di campane che battevano non fosse stato causato né da me, né da lei. Di contro, non m'immaginavo che tutto il territorio di quel tempo fosse a tutti gli effetti sorvegliato da dei sensitivi. Era una cosa che reputavo essere a dir poco assurda e già, cari amici, non avevo nemmeno pensato alla possibilità che i sensitivi lavorassero nel Tempio Jashin 24 ore su 24, anche di notte. Troppo convinto del mio, avevo dimenticato una cosa così semplice. Per fortuna non ebbi molti problemi nel correre in avanti, superando ostacolo dopo ostacolo, per giungere infine proprio vicino a quel Tenshu in cui, speravo, si nascondesse l'obiettivo della mia missione. Fu in quel momento che mi fermai arrestando abbastanza bruscamente la mia corsa per cercare di guardare oltre e vedere tutte le particolarità di quel posto che è stato costruito in chissà quanti anni di fatica e sudore. Raggiungere subito i piani più alti del Tenshu, in modo da entrare dalla finestra, risultava difficilotto, soprattutto dalla mia posizione. D'altro canto, l'idea di calarmi alla base del Tenshu e quindi, cercando di essere furtivo scalare tutto l'edificio principale con il chakra adesivo, era quella più logica ed era la cosa che ogni ninja più o meno bravo avrebbe senz'altro fatto se avesse avuto un po' d'astuzia. Io, però, ero io e questo vi dovrebbe essere chiaro ormai. Non mi piacevano i metodi tradizionali dei ninja comuni e a tutto questo, cari amici, si aggiungeva il fatto che io non avevo mai capito come si fa a essere furtivi. Così come non sapevo dire bugie (e no, non sapevo proprio farlo, visto e considerando che fine facevano tutte le mie menzogne), la cosa più onorevole e giusta da fare era quella di sbattere fuori le due guardie che sostavano dinnanzi alla porta principale ed entrare dalla stessa. Io, però, non sarei stato io se prima non avessi dato alle due guardie che difendevano quella porta un'ultima possibilità di redenzione, il che, a dirla tutta, rendeva il mio compito ancora più difficile. A tutto questo si aggiungeva anche un'altra difficoltà, che poi tanto difficoltà non era: calarsi nel cortile. Ora, forse qualcuno di voi potrebbe pensare che per farlo mi sarebbe servita una corda o qualcosa del genere. Avrei legato la corda a qualche oggetto presente sul tetto e infine, come un vero alpinista, mi sarei calato nel cortile del Tenshu. Ovviamente no. Per prima cosa provai a usare il Chakra AdesivoControllo del Chakra Adesivo [Combattiva]

    Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali. (Mantenimento: ¼ Basso
    )

    [Da genin in su]

    Tocco Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore è in grado di trattenere senza presa oggetti di dimensioni Piccole o inferiori.(Mantenimento: ¼ Basso a oggetto)
    [Da genin in su]

    Chakra Adesivo (Intermedio)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità anche a testa in giù, in terreni scivolosi o sopra l'acqua.(Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da chunin in su]

    Tocco Adesivo (Superiore)
    Arte: L'utilizzatore è in grado di trattenere su mani e piedi oggetti di dimensioni Medie o inferiori.(Mantenimento: ¼ Basso a oggetto)
    [Da chunin in su]

    Chakra Adesivo (Superiore)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità su terreni con qualsiasi ostacolo. Il terreno non può causare Intralcio.(Mantenimento: Basso)
    [Da jonin in su]
    , in modo da, semplicemente, percorrere la parete verticale come, ne sono proprio sicuro, avrebbero fatto moltissimi altri ninja al posto mio. E se era difficile per qualche motivo, - tipo un rivestimenti anti-chakra o qualcosa del genere, che si poteva di già incontrare in molte altre strutture o edifici, - allora avrei usato il mio Piano B. Fintanto che non potevo proprio creare della corda dal nulla per via delle specificità della Tecnica Creazione della Forma, sarei semplicemente saltato impastando la masisma quantità di chakra che potevo nella gambe, in modo da aumentarne la resistenza al contatto con il terreno.

    In un o nell'altro modo sarei comunque riuscito a raggiungere il cortile e probabilmente l'avrei fatto con un bel tonfo. Ora, ovviamente subito dopo, quando fui vicino abbastanza alle guardie, ma ancora parzialmente nascosto nell'ombra, usai le mie capacità Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    per captare vari dettagli importanti su tutto ciò che riguardava le due guardie: quantità di chakra, l'impronta, capacità e così via. Solo dopo, come se non fosse niente, sarei uscito dall'ombra dirigendomi proprio frontalmente verso le due guardie e al contempo mettendo anche mano alle mie katane. - Scusatemi, gentili signori guardie, sto cercando Yashoru. Non è che sareste così gentili da aprirmi il cancello e scappare? - Ovviamente non mi aspettavo che avrebbero semplicemente accettato di farlo, al che aggiunsi, abbastanza stanco e infastidito da quella recita: - Sono Tasaki Moyo, un ninja di Oto. E mia sorella è Hebiko Dokujita, l'Amministratrice del Villaggio. Siamo venuti qui per recuperare quel traditore, in forma intera oppure in forma di puzzle disconnesso. E sinceramente non m'importa nemmeno se per farlo dovrò staccarvi le teste, le mani e i piedi dal busto. -

    original



    Insomma, eludere le guardie non era di certo nelle mie competenze. Io, per dirla breve, preferivo semplicemente sfondare la porta principale con un gran trambusto, magari mandando all'altro mondo (sempre se fosse stato possibile) tutte le guardie che mi si sarebbero parate davanti e sarei, infine, andato a prendere Yashoru ovunque fosse stato. Tutte le altre possibilità tipiche dei ninja tradizionali, come menzogne, azioni furtive e così via non potevano che suscitare in me un grande sdegno e non meritavano alcuna attenzione. Se, poi, le due guardie si fossero fatte da parte lasciandomi attraversare il cancello principale del luogo, allora avrei semplicemente proceduto aprendo il portone a calci, pugni, sfondandolo o facendo altro ancora. E una volta che il portone fosse stato aperto, avrei cercato quel maledetto dai capelli biancastri. E se i due avesse rifiutato di accettare la mia misericordiosa proposta? Beh, in quel caso mi sarei preparato a combattere: attaccare e respingere i loro attacchi. Del resto erano solo in due. Perché mai avrei dovuto preoccuparmene? Per quegli istanti, però, attesi solo una risposta sperando di poterli mandare via senza versare il loro sangue. Di contro, una vocina dentro di me sapeva di già che la fine di quella recita significava anche la fine della nostra missione di copertura ed eventuale pericolo per Hebiko. A proposito, proprio mentre mi calai nel cortile, qualcosa in lontananza esplose sonoramente: un gruppo di bombe, o qualcosa del genere. Forse anche Hebiko si stava divertendo un mondo...- Dai, sù, levatevi di mezzo. -







    Chakra: ?/60
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  550
    Resistenza: 400
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 525
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken Gigante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Katana × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 2

    Note
    ///


    Edited by leopolis - 1/2/2020, 11:16
     
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10 replies since 6/10/2019, 23:13   208 views
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