La ChiamataRiunione Segreta dei Kage

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  1. - Hohenheim -
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    Erano un paio di sere che non riusciva a dormire. Più precisamente, i suoi sogni erano inquieti da quando gli era stato detto che sarebbe diventato il nono Kazekage. Quella era davvero l'ultima cosa che si sarebbe aspettato. Hoshi sarebbe dovuto essere il nuovo leader della Sabbia, non lui. Ma gli anziani avevano deciso, ed a poco erano servite le rimostranze del jonin, il quale, solo per spirito di servizio, aveva infine accettato. Era pronto a portarsi dietro quella responsabilità? Non davvero, o per lo meno non credeva di esserlo. Per questo la sera non dormiva. Come si poteva dormire quando così tante vite dipendevano dalle proprie decisioni? Certo, non era da solo. Daishin stava facendo un ottimo compito come amministratore. Ma alla fine sono i Kage che fanno la storia, ed Hohenheim, che lo volesse o meno, avrebbe anche lui plasmato il futuro del Paese del Vento e dell'Alleanza tutta.

    Quella sera, il jonin bambino era uscito dall'imponente Palazzo del Kazekage, la sua nuova casa, ed era salito in cima alla cinta di rocce che circondavano completamente il villaggio. Il deserto era freddo, svuotato rapidamente del calore che aveva accumulato durante il giorno. A quell'ora l'Anauroch mostrava la sua seconda natura che così spesso veniva dimenticata da coloro che non vivono in quei luoghi, ma vi passano solo di sfuggita. Una leggera brezza stava erodendo le dune a nord del villaggio, facendo salire nel cielo la sottile sabbia che a tratti brillava nel riflettere la luce della lune e le stelle. All'interno del villaggio non c'era quasi più nessuno per le strade e solo le guardie di ronda sulle mura davano l'impressione al jonin di non essere completamente solo.

    Chiuso nei suoi pensieri e nei suoi dubbi, il jonin tirò fuori un rotolo e ne fece fuoriuscire il contenuto. Era una piccola statua d'argilla: il busto incompleto di un personaggio immaginario che aveva sognato quando ancora la sua mente era sgombra da questioni più importanti. Aveva iniziato a lavorarvi in quelle sere, solo con le mani e pochi arnesi, non usando le arti ninja. Il lavoro manuale gli piaceva, lo calmava. Riuscì a lavorare in serenità solo una mezz'ora tuttavia, prima che un chunin del villaggio non gli si avvicinò con una busta sigillata. Il bambino prodigio la prese con un cenno di ringraziamene e l'aprì. Ne lesse rapidamente il contenuto ed aggrottò le sopracciglia. Anche quella sera probabilmente non sarebbe riuscito a riposare.

    [...]



    Daishin sarebbe stato convocato nell'ufficio del Kazekage il giorno successivo, di prima mattina. Il giovane volto di Hohenheim nascondeva bene le poche ore di sonno che era riuscito a dormire. Hohenheim stava cercando di aggiornarsi sui diversi affari del villaggio leggendo pesanti tomi e pergamene che il suo predecessore gli aveva lasciato, quando Daishin si fosse presentato. Buongiorno Daishin, accomodati. Mise da parte il volume che stava leggendo e tirò fuori la lettera che aveva ricevuto poche ore prima.L'ho ricevuta ieri notte, leggi. Cosa ne pensi?Avrebbe ascoltato l'opinione dell'amministratore.Sembra che avremo la possibilità di chiarire le cose con Oto e gli altri villaggi prima di quanto non ci aspettassimo, non trovi? Forse meglio così...la verità è che siamo in guerra, ed il nostro villaggio è stato fin troppo fortunato a non essere toccato dai nostri nemici, fino ad ora....ad ogni modo...vorrei che venissi con me alla riunione dei Kage come consigliere ed accompagnatore. Sono sicuro che sarà utile averti al mio fianco. Daishin non avrebbe detto di no, Hohenheim ne era certo.

    [...]



    Per l'occasione, il jonin bambino indossava un elegante kimono del color chiaro della sabbia che lambiva le coste a sud del Paese del Vento. Una serie di vortici stilizzati da semplici linee squadrate decoravano i bordi del suo indumento e richiamavano i bordi del cappello da Kazekage che portava per la seconda volta da quando gli era stato dato.

    Volavano rapidi su un enorme drago di argilla che il bambino aveva plasmato per se stesso e per l'amministratore, così da affrontare il viaggio verso il Paese del Ferro. Se c'era qualcosa che davvero lo incuriosiva in tutta quella storia era il coinvolgimento di Jotaro. C'era il suo nome in calce alla lettera che aveva ricevuto. Ma qual'era il suo ruolo in tutto quello? Esternò il suo dubbio al suo accompagnatore, ma le parole vennero risucchiate dalle forti e gelide folate di vento che dominavano quella quota.

    Il monastero, luogo dell'incontro tra i massimi vertici militari dell'Accademica, giaceva su un'altura difficilmente raggiungibile, tra i monti innevati del Ferro. Il gelo era penetrante, ma non riusciva a tangere il corpo minuto del Kazekage, schermato com'era dal chakra repulsivo. Ad accoglierli c'era un solo messo accademico. Nessuna cerimonia o calorosa accoglienza. Al jonin piacque quell'approccio spartano, che era così simile allo stile sunese. Entrando nell'edificio, la vista di Hohenheim si soffermò sulle vallate che si susseguivano infinite sotto i suoi occhi. Così dissimile da quelle di casa sua eppure ugualmente bellissime.

    L'accomodamento che gli avevano dato era semplice e minimalista. Mentre mangiavano quello che era stato loro offerto, Hohenheim avrebbe detto a Daishin: Qualche aggiunta finale prima che la riunione inizi? Finito l'aggiornamento, avrebbe detto:Andrò a meditare per qualche ora, quando tornerò ci potrai collegare con la comunicazione mentale, dovessi aver bisogno di informazioni durante l'incontro. Grazie Daishin. Si sarebbe quindi diretto nella sua stanza. Ignorando il letto, il Kazekage si sarebbe seduto a gambe incrociate a terra. Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente vagasse nei meandri della sua coscienza, così come gli avevano insegnato nel Monastero del Giglio molti anni prima.

    [...]


    Entrando nella sala dell'Alto consiglio, Hohenheim sarebbe stato colpito dalla magnificenza di quella sala. Nella sua semplicità, i simboli dei quattro Paesi sopra un unico tavolo era un simbolo tanto potente da togliergli il fiato. A dispetto di tutti gli egoismi, era per quello che combattevano ed in quell'idea erano riposte tutte le loro speranze per un futuro migliore. ...vale davvero la pena perdere la vita per questo...

    Si sedette alla destra dell'Hokage, dove il simbolo del Paese del Vento gli indicava il suo posto. Una bella sera per cambiare le sorti del mondo ninja, non trovi Hokage Raizen? La sua voce era calma e rilassata, la sua mentre era sgombra, ed il suo chakra silente.

     
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