La ChiamataRiunione Segreta dei Kage

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Chiamata


    II


    I problemi erano tanti, ed io ero a conoscenza di molti di essi. Le notizie oltre a viaggiare rapidamente per i canali normali, giungevano - come ad ogni altro Kage - in forma di rapporti dettagliati delle missioni che venivano svolte. Sapevo cosa stava succedendo nel mondo. Ma avevo anche assistito in prima persona ad alcuni di questi eventi: nel Mondo Senza Tempo i Cremisi avevano dichiarato guerra al mondo con le loro azioni e ben presto questa avrebbe arso tutto il mondo.
    Un'altra guerra.
    Forse trentotto anni di pace erano stati davvero troppi.
    Ma al di la del fraterno spirito che poteva unire i presenti, aiutato da un certo istinto di sopravvivenza che richiedeva che noi fossimo uniti per affrontare chi voleva distruggerci, c'erano questioni intestine all'Accademia che dovevano essere risolte immediatamente. Non si poteva sperare in un clima di collaborazione se non c'era sincerità ed unità d'intenti. E mentre per qualche ragione il Kazekage condivise immediatamente tutte le informazioni, quando ebbe terminato, presi parola.
    Grazie Kazekage, dissi con sincerità. Avevo appreso diverse cose, ma il punto primo della mia agenda non erano informazioni. Non ho intenzione di tenere nulla per me. Detto senza mezzi termini, siamo nella merda.
    Conoscevo tutti lì dentro, era una riunione ufficiale ma poteva essere tranquillamente una tavolata di vecchie conoscenze. Prima di ogni altra cosa, però, nello spirito che la collaborazione richiede vorrei domandare al Kokage una cosa. Il mio sguardo lentamente si spostò su di lui. I miei occhi incrociarono i suoi e sostenni lo sguardo senza difficoltà.
    Lo avevo temuto, un tempo. Lo temevo ancora, solo un folle avrebbe finto di non avere paura del Mikawa. Ma adesso sapevo che anche lui doveva temere me. Adesso eravamo pari.
    Cosa ti è passato per la testa negli ultimi anni? Sia chiaro, nessuno di noi è esente da colpe. Se l'Accademia è un coacervo di persone che non fanno altro che sospettare le une delle altre anziché chiamarsi alleati, questa non è solo colpa tua. Ma nessuno, nessuno, si è prodigato quanto te nel tentativo di distruggere questa alleanza. Le parole erano dure e dirette. Dammi una ragione, Aloysius. Una ragione per cui dovrei fidarmi di te. Un nemico comune? Chi mi dice che tu non ci tradisca, alleandoti con quel nemico. Una ragione per cui io dovrei credere a te dopo tutto ciò che hai fatto e ciò che progettavi di fare. Basta con i rancori, e basta con le stronzate. Dobbiamo sopravvivere e se dobbiamo farlo, la prima cosa da fare è avere uno straccio di vera fiducia l'uno nell'altro.
    C'erano questioni irrisolte che non potevano essere ignorate. Avrebbero logorato quell'alleanza fino ad ucciderla. Quello era il momento giusto. Il momento di chiarire, prima di condividere e decidere.




     
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