La ChiamataRiunione Segreta dei Kage

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  1. -Hidan
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    La Chiamata


    II


    Non era possibile, eppure era reale.
    Jotaro Jaku era vivo e vegeto.
    Sopravvissuto grazie a qualche misteriosa arte ninja, donatagli come protezione da un misterioso individuo prima ancora che lo salvassi dalla prigionia di ghiaccio eterno che Tensai-ji, nel Gelo, gli aveva donato...
    Non ci credo... Esclamai, abbassandomi il cappuccio, ed avvicinandomi al ronin.
    Mi avvicinai sempre più, fino a mettere le mie mani sulle sue spalle. Quasi che il contatto potesse distinguere realtà e fantasia. Non... Non sapevo che dire, cosa fare. Non... Una lacrima scese giù dal mio occhio destro, posandosi leggera sulla guancia.
    Qualcuno era sopravvissuto.
    Non ero l'unico. Non lo sarei più stato.
    E seppure una sola vita salvata equivaleva a un nulla nel mezzo di tutta quella morte e devastazione che era avvenuta, il pensiero mi scrollò dall'animo, anche se solo per qualche istante, tutto l'alone oscuro che mi circondava l'esistenza da quel giorno.
    Una vita nella morte come una goccia in un oceano; ma era una goccia dalla quale partire.
    Come la mia lacrima.
    Annuii, ancora devastato, ma con un evidente sorriso in volto. Si... Ho bisogno di una doccia e di darmi una sistemata... Ma... Tutti chi? Chiesi al ronin.
    Ero stato lontano dalla civiltà per diverso tempo, e il messaggio era stato molto criptico.

    [...]

    Mi riposai qualche ora, sistemandomi come potevo nella fredda stanza di quel gelido palazzo nel Ferro.
    Quella stanza mi sembrava però essere una regia rispetto ai posti dove avevo dormito nei giorni precedenti.
    Non fu difficile sistemarmi alla meno peggio i capelli e indossare una tunica neutra donatami dal messo accademico.
    La cena fu frugale, ma sarebbe bastata rispetto al pane rinsecchito che avevo ancora nella mia bisaccia.
    Fu dopo cena che mi recai nella stanza di Jotaro.
    Bussai lievemente. Posso entrare? Chiesi al ronin, prima di superare la soglia. Scusa per la mia reazione ma... Ero convinto di essere l'unico sopravvissuto a quell'inferno e... Nulla, ero felice. Sono felice. Precisai, mentre mi sedevo su una sedia di legno. Ancora faccio fatica a crederci... Sbuffai, ridacchiando, quasi a trovare quella situazione comica. Quel giorno... Non so se hai... Se hai visto visto... Quel posto... Dopo che è... Le parole uscivano fuori a singhiozzi. Successo... Sospirai, quasi tremando.
    Non... Non... Io ci ho provato... Ho provato a... Salvarli. Non riuscii a terminare la frase. Ma non ci sono riuscito, Jotaro... Ho fallito... E' colpa mia...
    Incominciai a piangere.
    ... E' solo colpa mia.

    [...]

    Certo che li conosco, ed è per questo che te l'ho detto: questa riunione rischia di essere un immenso fallimento. Poggiai i gomiti sul tavolo, incrociando le dita delle mani e tenendo il mento sopra di esse. Non viviamo più nel mondo in cui probabilmente sei vissuto te... Qui sono troppo impegnati a tirare l'acqua al loro mulino. E tutti vogliono un mulino più grande. Esclamai, sconsolato.
    Sai bene che non ho intenzione di stare dietro ad una scrivania... E per quanto riguarda quella... La porto sempre con me.
    Sospirai, mentre le porte si aprivano. Sai... Devo ancora capire bene cosa hai in mente... Sorrisi.

    Evitai di rispondere alle ostili occhiate di Itai. E non proferii parola, anche a riunione iniziata.
    Non era arrivato ancora il momento di parlare.

     
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73 replies since 17/11/2018, 17:03   3090 views
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