Una promessa dal passato

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  1. Jotaro Jaku
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    Jotty2Hotty

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    La riunione improvvisata con il commesso del drago nei morti prese una piega piuttosto inaspettata, specialmente quando Akira si fece in quattro per convincere il vecchio non solo della sua importanza per i loro fini, ma anche per spingerlo ad addestrarlo. Egli accettò in cambio della consegna di 4 anime di individui che Jotaro non conosceva, non tutti almeno.

    CITAZIONE

    Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende
    Meku il fabbro, che per inciso ti consiglio come persona capace di rimettere in sesto l'arma
    Orochimaru, o almeno uno dei suoi frammenti ancora viventi
    E per finire Yorishiro, il Padre delle Genti, che tramava nell'ombra quando io ero ancora un mero apprendista nell'arte della spada.


    Il ronin si grattò il mento aggrontando la fronte. Dei 4 nominati dal guardiano, 3 gli erano del tutto sconosciuti, mai sentiti nominare, quanto ad Orochimaru invece...

    CITAZIONE

    Chi diavolo sono questi personaggi? Va bene, Orochimaru va bene, ma... Gli altri? Jotaro, Febh? Mai sentito parlare di qualcuno di loro?


    Sinceramente non ne ho idea, non ho mai sentito nominare questi individui, tranne Orochimaru. Per quello che ricordo, ovvero molto poco, fui evocato tramite l'Edo Tensei per aiutare Diogene e Febh a sconfiggere il Kokage, ma non ho alcun ricordo di quell'impresa, pensavo che la serpe fosse stata del tutto eliminata, sebbene conoscere un minimo Orochimaru significa comprendere che la parola "sparire" non sia nel suo vocabolario... Dal momento che Jotaro non aveva alcun collegamento con gli altri tre individui, avrebbe offerto il suo aiuto ad Akira come poteva, per quanto riguardava Oto. Sono sempre vissuto ad Oto, sono certo di poterti aiutare riguardo la Serpe. Oltretutto, c'è qualcosa che non quadra nel villaggio, non può essere uscito dal nulla un ninja così potente da eliminare Febh senza che nessuno ne abbia mai sentito parlare...ora salta fuori che Orochimaru è ancora vivo, posso indagare. Che il vecchio o Amesoko si sbagliassero era impossibile...

    Quindi Tamashi liberò quella che sembrava l'anima di Jotaro, o qualcosa che doveva somigliarle. Akira non comprese bene le azioni del ronin, e gli pose delle domande, ma mischiate ad una consapevolezza che il ragazzo stava iniziando a dimostrare, per tutta risposta Jotaro gli rispose con un mezzo sorriso. Qualunque cosa avesse in mente, era sicuramente poco piacevole per molte persone, lui in primis.

    CITAZIONE

    Tu? Da preda a cacciatore? Un simile ruolo significherebbe rinunciare per sempre a ogni tuo ricordo e attaccamento coi vivi. Saresti mero strumento del Bonshouno, non una persona con pensiero indipendente come credi, Jotaro. Abbandoneresti davvero il tuo individualismo per questo? Solo per poter stare qui? Oh, magari avresti l'impressione di essere ancora tu, ma con la tua anima tra le fauci di Amesoko saresti solo un guscio vuoto convinto di avere ancora il libero arbitrio. Il Grande Drago potrebbe anche ordinarti di dare la caccia ad Akira, qui, e non potresti opporti, ne sei consapevole? Vuoi davvero questo? Magari all'inizio ricorderai tutto e ti sentirai libero e potente, ma ben presto ogni traccia di te sparirà. Se accetti, il posto è tuo.


    A quel punto Jotaro comprese chiaramente che il drago non aveva scelto Touki per le sue doti di comprensione, quanto per le sue capacità di guerriero. Il ronin non rispose cercando di convincere il vecchio, ormai aveva già deciso da molto tempo quale fosse il suo destino. Non aveva interesse nel raggiungere la cima di una qualche montagna della potenza, che i ninja più insicuri di loro stessi cercavano di scalare, per sostituire con il potere la loro inadeguatezza, gli bastava un posto nel mondo, e un lavoro da svolgere. Tagliò corto, conscio di quello che stava facendo.

    ...Sai bene che non sarei in grado di battere il nostro Akira qui, nemmeno tra cento anni.

    Jotaro si passò la mano destra sul lato sinistro del collo, come per accarezzarlo, o per grattarsi, il punto dove decenni prima aveva stupidamente scelto di perseguire il potere al costo di tutto il resto, sorrise, e rispose al vecchio.

    Ho già pagato tutti i miei debiti tranne uno, per saldare il conto devo accettare le conseguenze delle mie scelte. Aveva capito cosa doveva fare per sdebitarsi coi suoi vecchi compagni, e con il mondo intero, e servire la Morte era l'unico modo per farlo. La soddisfazione, il potere, la libertà, non gli erano mai interessati.

    [...]

    La porta era rimasta socchiusa tutto il tempo. l'Antico era rimasto ad ascoltare fino a quel momento, ignorando, inizialmente, quali fossero le intenzioni del suo Cenobita fino a pochi istanti prima che Jotaro terminasse la sua risposta. Per una creatura antica e sapiente, tronfia del proprio ego, il totale abbandono del proprio io era quasi del tutto incomprensibile, per questo Indra comprese solo alla fine il significato della richiesta posta da Jotaro, quando erano discesi nel Bonshuno. Perchè il ronin gli aveva chiesto di coniare una pergamena per lui laggiù? Contenente che cosa? Il ninja non aveva rivelato spontaneamente all'essere con cui condivideva il Corridoio, in modo tale che lui fosse obbligato ad assecondarlo quando fosse arrivato il momento di svelare le carte. Ora tutto era chiaro. Il corpo di Jotaro era solo un involucro, un ricettacolo di geni ed esperimenti, riprodotto più volte, di proprietà di nessuno, la sua anima, devastata dalle continue trasmigrazioni, era ormai un palloncino sgonfio che sarebbe finito nelle fauci del drago di lì a poco, ma la sua mente, la sua volontà, quelle gli appartenevano ancora. L'unica vera lezione che aveva accolto da Ayato riguardava la volontà;

    una volontà in grado di spaccare le montagne può eclissare qualunque potere



    Questo doveva contenere la pergamena di Indra, la volontà di Jotaro, la sua mente, la sua esperienza, i suoi ricordi, i suoi pensieri e i suoi piani, una copia, trascritta dentro un rotolo del tipo che solo l'Antico poteva forgiare. Che funzionasse da nucleo centrale per far muovere un corpo che di lì a pochi istanti, sarebbe divenuto niente. Una vera e propria intelligenza artificiale basata sui principi e suoi fondamenti che avevano generato ogni singola azione di quell'individuo, e di cui lui era ormai così sicuro e fiducioso, da affidare alla sue convinzioni il proseguo della sua esistenza. Una mente perfetta, una trascrizione incorruttibile e inalterabile, che non si sarebbe mai fermata, non avrebbe mai vacillato, priva di emozioni che l'avrebbero potuta ostacolare.




    Quella volontà convinse Indra di aver scelto bene.




     
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