Addestramento sul Campo

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  1. Waket
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    Un Raizen per tutti


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    Secondo la missiva, l'Hokage ordinava che lui ed altri shinobi si radunassero nella periferia di Konoha, per migliorare le proprie capacità tramite un addestramento da Raizen in persona. Era un evento raro che una figura di tale importanza arrivasse ad addestrare shinobi acerbi come lui e, come avrebbe scoperto più tardi, la maggior parte degli altri presenti. Youkai sorrise allegro, preparandosi con la sua divisa ed equipaggiamento per l'incontro. Il signor Raizen sa essere davvero una personcina adorabile! Forse ogni tanto dovrebbe imparare a controllare la rabbia.


    Fu il terzo ad arrivare, salutando i presenti agitando timidamente la mano. Il primo a salutarlo fu un ragazzo, che si presentò con educazione. Ciao Satoru! Io sono Youkai Uzumaaaah... Il suo sguardo si spostò verso l'altra figura presente con loro, una donna. Una delle donne più belle che avesse mai visto. Rimase impietrito per qualche secondo, senza dire nulla, quasi incredulo. Resosi conto della sua reazione, si mosse per rimettersi rapidamente in riga, con la faccia rossa tanto quanto i suoi capelli. Visibilmente a disagio per la sua figura, si ammutolì, con i pugni stretti sui fianchi, consapevole di non essere stato affatto cortese. A ben pensarci, anche non presentarsi non era cortese. Ma non poteva di certo farlo ora, rosso come un peperone, dopo averla fissata in quella maniera. Maleducato, maleducato, maleducato!! Non era chiaro se la sua fosse vera e propria attrazione sessuale, o se fosse semplicemente incantato da una bellezza fuori luogo, come se avesse visto la più bella delle opere d'arti. Avrebbe evitato altre interazioni per vergogna, a meno che non fosse stato costretto dall'interessata stessa, a rispondere ad una sua reazione.
    Riuniti tutti gli shinobi, arrivò il momento della spiegazione di Raizen, che avrebbe mostrato loro le meccaniche di quell'addestramento, affibbiando ad ognuno una piccola missione: portar via tutte le informazioni, rotoli, documenti sui segreti di Konoha (e non solo, probabilmente) portandole al sicuro ed impedendo furti di informazioni. Sapere che potevano esserci informazioni di ogni singolo clan, e che in precedenza quegli edifici appartenevano a loro, alzò la mano con ansia, agitandola vistosamente e tenendola più in alto possibile mettendosi sulle punte ed aiutato dall'altro braccio, tenendo la sua domanda tra i denti: se tra gli edifici ci fosse stata anche la base degli Uzumaki. Era visibilmente eccitato all'idea di poter scoprire qualcosa riguardo il suo clan.
    Non sembrava certo una gita allegra, ma allo stesso tempo si trovavano dentro al loro stesso villaggio, difficilmente avrebbero trovato veri e propri pericoli. Certo, alla radice potevano esserci trappole di vario tipo, ma sarebbero stati loro contro l'edificio, una prospettiva meno spaventosa rispetto all'affrontare shinobi sconosciuti. C'era da dire che stava pesantemente sottovalutando il numero e la potenza delle trappole che avrebbero potuto trovare in quei labirinti. Ma Raizen avrebbe dato un clone ad ognuno di loro! Solo... non come si aspettavano. Dopo un'immensa dimostrazione delle potenzialità del loro Hokage, moltiplicatosi chissà quante volte creando un'immensa folla di giganti (dal basso del suo metro e sessanta, Youkai si sentiva un bimbetto), che, veloci così com'erano apparsi, sparirono ad eccezione di uno per ninja. A detta di Raizen, quei cloni sarebbero stati ben poco utili ai presenti, se non per trovare gli ingressi della radice e forse orientarsi un minimo al loro interno. Il labbrino sporgente di Youkai indicò un sincero disappunto, aspettandosi che il vero Hokage gli avrebbe fatto compagnia. Certo non poteva aspettarsi che facesse compagnia a tutti (e se lo avesse conosciuto un poco di più, l'originale sarebbe comunque andato a far compagnia alla bella Kiyomi. O forse no, se avesse conosciuto lei ed il suo carattere.). Salutò il clone con un piccolo inchino. Salve signor clone. Io sono Youkai. Yoooouuukai. Scandì il suo nome, dato che secondo Raizen stesso quei cloni erano un po' duri di comprendonio. Al momento di partire, il rosso lo prese per mano, pronto a farsi portare al suo ingresso. Avrebbe chiacchierato un po' col clone stesso, chiedendogli della sua giornata e parlando della propria, passeggiando allegro.
     
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