Addestramento sul Campo

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    Addestramento sul Campo


    Quarto Post


    Tentare di muovere le statuine dei tengu si rivelò completamente inutile: non si spostavano in nessun modo. Era evidente che quelle raffigurazioni non costituivano la soluzione del problema.

    Che seccatura!

    pensò il genin lievemente sofferente della situazione.
    Continuando a smanettare con le piccole sculture, il giovane quasi per puro caso sfiorò il braciere rendendosi così conto come esso aveva capacità magnetiche. Pensando d'impulso ad alta voce

    Il braciere è magnetico?!

    ascoltando poi il clone toccò il braciere e subito capì come in realtà si trattasse non di forza magnetica ma bensì di chakra adesivo. Quindi la fiamma teneva fermi i tengu al loro posto?

    Chiave magnetica?!

    se effettivamente il funzionamento era simile la cosa più logica da fare sembrava muovere il braciere o rimuoverlo. Allora Satoru tentò di spostare il porta fiamma in ogni direzione possibile provando anche a sollevare ed abbassare l'oggetto.

     
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    ehm...da qualche parte

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    Nuovo Addestramento

    Demoni e Porte


    La discussione di poco prima finì molto presto, ma Kiyomi non fece molto caso alle parole del'Hokage, limitandosi ad annuire e proseguire il suo cammino.
    All'interno della panetteria, invece, le cose andavano...bhe, peggio, tanto per cambiare. Raizen tentò quasi invano di tranquillizzare la superstiziosa ragazza, ancora dubbiosa su quella missione, dopo aver visto un oggetto animato saltellare per la stanza.
    Va bene, ma prima cosa: non toccarmi i capelli per favore. Secondo...non c'è un secondo, non toccarmi i capelli.
    Purtroppo le ricerche non portarono a granchè, nessun interruttore o leva per spostare la porta, solo pochi, pochissimo indizi che non portavano a nulla, e dopo diversi minuti passati a riflettere e scervellarsi su cosa potesse aprire quella apparente porta, Kiyomi decise di provare qualcosa, visibilmente spazientita.
    Oh, ma che ne so, magari serve del chakra. Non è per niente originale, ma magari è questo il punto, i ninja fanno tutto in un modo solo.
    Dopo essersi allontanata di un passo dalla parete, quindi, cercò di mantenere una postura eretta, prendendo fiato dal naso e dopo un paio di secondi di concentrazione lo espulse con tutta la forza che il suo diaframma le concedeva, infondendo nella sua voce parte del suo chakra e direzionando la nota che ne fuoriuscì e che mantenne per circa 8 secondi verso la porta segreta. La sua intonata quanto poderosa voce avrebbe raggiunto dei decibel decisamente alti per un normale urlo, e probabilmente anche il clone se ne sarebbe reso conto, se le fosse rimasto troppo vicino, e questo, pensò, avrebbe dovuto bastare per sbloccare quel dannato marchingegno, ma se così non fosse stato, avrebbe dovuto pensare ad altro.
    Se infatti quel trucco non avesse funzionato, la ragazza si sarebbe mossa verso la porta, sempre più spazientita, per poi passarci sopra una mano mentre emetteva una lieve dose di chakra, con la speranza di innescare qualche reazione. Se non fosse servito neanche quello, avrebbe tentato l'ultima cosa che le veniva in mente.
    Va bene, proviamo così! A quel punto avrebbe impastato ancora un po' di chakra sul palmo della mano rendendolo adesivo, e dopo aver poggiato la mano sulla porta, avrebbe tentato di farla scorrerla in qualche direzione o di tirarla via.
    Indipendentemente dal risultato alla fine si sarebbe voltata verso il clone, con uno sguardo abbastanza sconvolto. Scusa, ma...eh?...che dici?....cioè, vogliamo fare qualcosa o preferiamo prima prenderci un the? Guarda che per me va benissimo anche il the, ma almeno dimmelo. Alludendo all'effettiva inutilità che quel finto Raizen stava ostentando, per nulla dispiaciuto di lasciar fare tutto il lavoro alla donzella.
     
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    La Radice


    Post Terzo




    Anche Raizen , o meglio il suo clone, sembrava abbastanza convinto della mia teoria: dietro quella parete poteva nascondersi qualcosa appartenente alla radice, fosse essa un ingresso del covo o qualcosa che conducesse ad esso. Certo che è strano tu non mi abbia mandato prima a controllare questo posto. Dissi al Kage mentre portavo la mano destra al mento trattenendolo con indice e pollice, come se fossi pensoso. Oh beh, siamo qui adesso, quindi non vale la pena preoccuparsene. Conclusi quindi scrollando le spalle senza stare a rimuginarci troppo.
    Mi avvicinai alla parete per esaminarla più da vicino; passai le mani sulla sua superficie per tastarne eventuali imperfezioni, cercando su di essa possibili segni di un passato utilizzo che potessero guidarmi all'intuizione del suo funzionamento. Mmm, niente di che. La parete sembrava alquanto regolare, l'unico segno rilevante pareva essere una depressione nel muro di circa cinquanta centimetri di raggio. Qui c'è qualcosa. Dissi rapidamente al clone del decimo, indicando la cosa appena scoperta, prima di rimettermi a cercare altri indizi.
    Più interessanti furono i segni sul terreno che trovai in corrispondenza di un margine della parete. Solchi, evidentemente fatti dal trascinamento di qualcosa di pesante. Sussurrai mentre analizzavo la prova davanti a me dopo essermici avvicinato. Mi rivolsi quindi al kage. Chiaramente si tratta di un meccanismo semplice, direi di cercare una possibile manopola che lo attivi.
    Senza ulteriori indugi cominciai quindi a cercare nella stanza quello che poteva essere un meccanismo di attivazione. Si tratta di un posto inabitato da tempo, questo mi da dei vantaggi. Senza preoccuparmi di nascondere la mia presenza o di non lasciare segni la ricerca sarebbe stata infatti estremamente più facile, avrei infatti cominciato a smuovere le varie librerie presenti in quel posto in modo da far cadere i libri da esse: un meccanismo ovviamente non sarebbe venuto giù e sarebbe rimasto sugli scaffali, permettendomi di identificarlo. Lo stesso discorso valeva per gli altri oggetti presenti: potevo spostare tranquillamente gli oggetti sulla scrivania o lo stesso mobile, così come potevo tranquillamente permettermi di muovere le varie lampade o pestare tutti i punti del pavimento in cerca di un'attivatore a pressione.
    Dopo qualche minuto di ricerca, forse di più, questa diede i suoi frutti: un libro non era infatti venuto giù da una libreria dopo che l'avevo scossa. Forse ho trovato qualcosa. Indicai l'oggetto a Raizen. Te che dici?
     
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    Esperimenti


    IV





    Youkai si ritirò rapidamente dalla botola all'idea di cadere in qualche sorta di trappola, stringendosi il polso. Mmmh... Indagherò ancora un po'. Dubbioso, iniziò la sua ricerca per un qualche tipo di leva o ingranaggio, trovando nuovamente un nascondiglio Senju, un anta che spiccava fin troppo rispetto a quella al suo fianco. Aprirlo nella classica maniera non servì a nulla, ma alzarlo leggermente fece scattare forse un bottone, che azionò i meccanismi della botola. Quest'ultima era ora rialzata, ma sembrava difficile da prendere a mani nude. ...Posso toccarlo adesso? Mugolò, ancora diffidente nei riguardi di possibili trappole. Avuto il via, avrebbe fatto un tentativo a mani nude, avendo conferma che fosse ancora troppo difficile. Mugolò frustrato, cercando di ingegnarsi a riguardo. Iniziò col cercare degli accessori da cucina abbastanza sottili da infilarsi nelle fessure, ed essendo metallo ancora resistenti a sufficienza per il suo esperimento. Trovati due, ne avrebbe dato uno al clone, ordinandogli di imitarlo: infilò la base della posata nella fessura e, se ci fosse riuscito, avrebbe cercato di far alzare la botola piegandola diagonalmente. Ma delle posate erano troppo sottili per uno sforzo simile, e si piegarono rovinando il suo piano. Le gettò via, infastidito, estraendo due kunai e, dandone uno al clone, chiedendogli per la seconda volta di aiutarlo. Con la forza di Raizen, nonostante la resistenza che poteva avere il legno Senju, sarebbero forse riusciti ad infilzare appena la superficie laterale visibile, facendo poi leva piegando il kunai o alzandoli nello stesso momento, per estrarre la botola dal suo incastro.
    C'era però la possibilità che quell'incastro fosse fin troppo sottile e irraggiungibile per un arma simile, e se nemmeno coltelli o shuriken avessero potuto aiutare per l'impresa, sarebbe rimasta un'unica opzione. Con un sospiro, si sarebbe voltato verso il clone: So che non ha chakra. Ma sarebbe almeno in grado di spiegarmi come usarlo? Credo che il chakra adesivo di cui parlava ora farebbe piuttosto comodo.
     
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    Ritorno alle Basi


    -V-






    Il clone guardò Satoru cercare di muovere a destra e sinistra il piccolo disco, poi verso alto e il basso, niente dava alcun risultato.

    No no, è inutile che cerchi di muoverlo, non vedi?

    Il braciere infatti era fisso al suo posto, il genin aveva a che fare con una serratura, e come ogni serratura tentare di rimuoverla dalla porta in cui stava equivaleva praticamente a sfondarla, cosa impossibile se la serratura era saldamente piantata a terra.

    Hai detto che ti ha attratto anche le dita però, non è solo magnetica.
    Alcuni strumenti possono essere caricati dal chakra, lo sai no?
    Basicamente se puoi far fluire qualcosa dentro ad un arma, con le giuste conoscenze puoi far anche in modo che ci resti dentro.


    Annuì tra se e se.

    Credo proprio che ti serva il chakra Repulsivo, devi annullare quello che già c’è.
    Sono un po' arrugginito come sensei, speriamo di essere chiaro.
    Basicamente il primo passo è riuscire a percepire.
    Devi concentrarti sul senso del tatto, più precise saranno le tue percezioni meglio regolerai il flusso, e qui è tutta una questione di flusso.
    I controlli del chakra non sono chiamati così casualmente ma proprio perché essendo così basici e non richiedendo posizioni magiche, si basano esclusivamente sulla capacità di emissione costante e ridottissima.


    Congiunse le mani in preghiera e poi tenendo i palmi uniti le ruotò, fino a che i palmi non avessero combaciato alla perfezione, formando un angolo di novanta gradi tra le dita allineate. A quel punto avrebbe premuto e il tipico suono di ventosa sarebbe uscito dai due.

    Questo simpatico giochetto diciamo che è il punto di partenza, saprai farlo immagino, se non ci riesci torna al villaggio, viviti un’infanzia e poi ritorna qui.

    Ordinò scherzosamente.

    Scherzi a parte, quando premi senti l’aria intrappolata tra le mani esercitare una certa forza, è quella sensazione che ti interessa ed è quella che devi replicare, se noti non è come toccare un vero oggetto, però qualcosa senti.
    Potresti esagerare in un certo momento e spararti via le mani… ma se sei prudente non è difficile.
    Il primo passo è la percezione, il secondo l’emissione.
    Passare subito all’emissione potrebbe renderti il tutto inutilmente complesso.
    La potenza è nulla senza controllo, mai sentito?


    Abbozzò un sorriso e lo lasciò a sperimentare mentre lo osservava, restando a disposizione per eventuali domande.




    [Kiyomi]

    Ritrasse la mano stizzito quando Kiyomi gli vietò di toccargli i capelli.

    Eh, esagerata, ti ci ho messo di peggio sopra, e sappi che non sono messi sto granchè a prescindere da me.

    A quel punto la kunoichi si sarebbe rimessa titubante all’opera, non senza che la voce dell’inutile clone la raggiungesse con qualche commento.

    Ma prima di incerarti la faccia quando eri piccola te l’hanno mai detto che il trucco migliore è un buon sorriso?
    Sembra che ogni mattina ti dai la carica a suon di yogurt e aceto, monti sul tuo ciclo e parti a dire al mondo quello che ti deve.
    Hai la carrozzeria di un pezzo da collezione e l’unica cosa che sai fare è parcheggiarla davanti a qualcuno ammaccandogli i coglioni durante l’atto.
    Non è una cosa sessista eh, pure a me tocca farlo quando non voglio menar cazzotti, credimi che se chiedo qualcosa con la faccia che ho di solito è la prima cosa che mi becco.


    Parlava distrattamente, ma l’esperienza nel campo di Raizen, sia per le sue infiltrazioni che per i luoghi che frequentava non era affatto da ignorare.

    Ci vuole un po' di dannato TATTO.
    Se le cose le chiedi per favore anziché pretenderle otterrai il quadruplo.
    Devi dimostrare di avere un desiderio da soddisfare, se sei gentile ciò che viene percepito è la possibilità di avere un ritorno, le persone normali infatti si aspettano sempre che ad un favore si ricambi con qualcosa.
    Ma se Ordini e Pretendi… beh, è come avere il più bello e potente dei cavalli a disposizione, ma non trovare nessuno in grado di domarlo, per quante lacrime tu possa versarci i suoi muscoli gli serviranno solo per correre sopra alla griglia.


    Fu a quel punto che lei gridò contro la porta, ma per quanto chakra potesse impastare nell’atto, senza alcun tipo di scopo preciso, di certo la porta non si sarebbe smossa, continuando a impedire il passaggio con la sua imponente presenza.

    Per l’appunto.

    Fu sul tentativo col chakra adesivo che al clone si accese una lampadina, ma intervenne solamente dopo qualche tentativo di Kiyomi infruttuoso, il muro suggeriva una soluzione, la sua storia gli era rimasta impressa dopotutto.

    Stai andando dalla parte sbagliata.

    E presogli il polso lo fece scivolare lungo l’arco composto dall’intonaco più liscio, ma nessun effetto si palesò, ma qualcosa nel muro si era mosso o aveva sbattuto, qualcosa di metallico.

    Ow ow ow.
    Allontanati.
    Quello non era il metodo giusto, ma c’eravamo quasi.
    Il chakra adesivo infatti non permetterebbe di far scivolare la mano sul muro, e quello distruttivo lo romperebbe, ma quello repulsivo…


    Indicò l’arco.

    Probabilmente devi spingere su qualcosa che sta li dietro facendo scivolare la mano, dopotutto usare il chakra adesivo come maniglia è un po' sempliciotto no?
    Vediamo di farti capire di cosa stiamo parlando.


    Kiyomi non era Satoru, un uomo, quindi si concesse un contatto fisico, prendendogli la mano e mettendo il proprio palmo a contatto col suo, creando la piccola zona di aria leggermente compressa che gli avrebbe permesso di percepire quella sensazione.

    Bene, se ora lo rifai con le tue mani ti accorgerai di poterlo fare anche da sola.

    E da li fornì la stessa spiegazione data a Satoru, compresi gli avvertimenti.

    Occhio mi raccomando, se la pressione è troppa potresti rompere il meccanismo o spingerlo troppo non attivando la serratura, è probabile che ci troviamo davanti ad un grosso tamburo e che la tua mano repulsiva sia la chiave.
    E no, non posso aiutarti, ho una miseria di chakra e ti servo.
    Se cado in una trappola sei fritta.


    E come per Satoru attese che sperimentasse.




    [Sho]


    L’Hokage fece spallucce.

    Troppe cose da fare.
    Hai avuto il tuo brutto periodo, ti serviva un po' di… decompressione?
    Onestamente sto anche rivalutando la tua posizione come consigliere.
    Non mi serve che tu abbia una spilla sul petto per fare ciò che fai, ma sarebbe importante avere qualcuno sulle mura, da quando Oda non si è più fatto vivo siamo scoperti, terribilmente, e non è il giusto periodo per esserlo.
    Nonostante le migliorie apportate alle mura sembrano quasi essere maledette, quando riesco a piazzarci qualcuno inevitabilmente si ritira.


    Non voleva essere restrittivo, sapeva che Sho reputava un grande onore quello di essere consigliere, ma considerando che vista la sua posizione quella era poco più di una medaglietta appuntata sul petto, la sua reazione avrebbe aiutato Raizen a capire come ragionava.
    Era davanti ad un bivio non da poco: la carriera o il villaggio?
    Mentre l’Hokage parlava e successivamente attendeva la sua risposta Sho non aveva interrotto la sua ricerca, focalizzandosi sulla ricerca di un meccanismo di sblocco.

    Una manopola?
    Serio?
    Ti giuro che se trovi una manopola rintraccio il tipo negli archivi e lo degrado con disonore.


    Eppure la ricerca diede i suoi frutti, a smuovere le librerie qualcosa successe, non tanto per il libro, incastrato poiché troppo grande, ma per la libreria stessa che venendo scossa premette qualcosa, a voler indagare un pulsante alla sua sommità, ma poco importava, con un leggero scossone che fece cadere un po' di polvere la parete avanzò leggermente.

    Ora è pronta per la chiave.

    Analizzando l’unico altro indizio che i due avevano a disposizione ci si sarebbe accorti che per causare quella depressione così sferica non era stata utilizzata alcuna arma, non c’erano infatti segni di un impatto diretto, come scalfitture che potevano evidenziare l’utilizzo di un materiale duro: era il chakra la chiave.

    Oh, sei fortunato signor rimandato.
    È il chakra distruttivo che ti serve.
    Bene, se non altro non devo dilungarmi in spiegazioni fantasiose.
    Hai presente repulsivo e adesivo?
    La questione del minuto controllo, il rilascio graduale?
    Ecco, devi salire al livello successivo usandoli entrambi.
    Accumuli repulsivo, lo tieni a freno con l’adesivo e quando ti serve lo rilasci tutto d’un botto.
    Si parla sempre di quantità minime ma comunque molto superiori a quelle dell’adesivo e del repulsivo, ma da tenere sotto controllo alla stessa maniera in modo da rilasciarle in maniera efficace al momento opportuno.
    Li sta la chiave infatti, nel rilascio.
    Se non è eseguito al momento giusto perde di efficacia, è infatti l’impatto quello che scatena la vera forza.
    Posso darti una mano se vuoi.


    Prese una bacchetta e iniziò a colpire il pavimento ad intervalli regolari.

    Segui il suono, accumula chakra, sentilo e rilascialo, tutto deve essere fatto nell’intervallo di tempo, tra un tocco e il successivo, al momento del tocco il tuo pugno deve già essere sull’obiettivo ed il chakra rilasciato.
    In contemporanea.
    Dimmi tu se smettere o eventualmente riprendere.


    Continuò a picchiettare il suono ad intervalli di tre secondi, se i pugni e il rilascio del chakra fossero stati coordinati Sho poteva reputarsi soddisfatto.




    [Youkai]

    Raizen annuì alla richiesta di Youkai.

    Si certo, è questo il momento di farlo.

    I tentativi però non portarono a nulla di soddisfacente se non sbucciarsi leggermente le dita nel tentativo di afferrare lo spigolo della lastra, non era una questione di forza infatti, per quanto forti infatti non c’era appiglio sufficiente per avere una buona presa.

    Oh!
    E che sono sti modi?!?
    Sono un clone del kage eh!
    Per favore e per cortesia, altrimenti impari a farti dei cloni!


    Non era granchè arrabbiato in realtà, pure a lui capitava di dimenticare le buone maniere quando era sovrappensiero.
    Prese dunque le leve improvvisate.

    Mah, secondo me serviranno a poco, non potendole inclinare torniamo sempre punto e a capo, non riusciremmo a far presa.

    Ed infatti le posate si limitarono a grattare contro il legno, fu sulla proposta riguardo il chakra che il clone si illuminò.

    Oh, esatto, questo ti ci vuole.

    E come gli altri cloni mise le mani in preghiera per poi ruotarle di novanta gradi e stringersi i palmi con le dita.

    Su, stessa posizione.

    L’avrebbe incitato, non avrebbe criticato la sua infanzia se non fosse riuscito al primo tentativo, dopotutto al momento non ne aveva realmente una.

    Tu sei proprio alle basi quindi è probabile ti ci voglia un po' di tempo, gli altri stanno facendo una cosa simile per il chakra repulsivo.
    Quando metti le mani così al centro sentirai una piccola pressione dovuta all’aria prima di farla defluire via, a quel punto sei arrivato dove devi concentrarti, quando cerchi di riaprire le mani i palmi si attraggono… più o meno.
    Il chakra adesivo fa la stessa cosa a livello di sensazioni.
    Ti parlo di sensazioni perché credo che immaginarsi un qualcosa sia il metodo migliore per riprodurlo.
    Il problema del chakra adesivo è che è piuttosto complesso da immaginare, il repulsivo alla fine è una spinta e diciamo che è un po' come soffiare via qualcosa, questione di calibrare e più o meno ci sei.
    Quello adesivo è antipatico invece.


    Molto probabilmente a quel punto Youkai sarebbe stato decisamente confuso, come lo fu Raizen ai suoi tempi, ragione per la quale decise di integrare con un’altra immagine.

    Hai presente quando tieni una bolla di sapone in mano?
    Se la immagini ti aiuterà a capire cosa deve fare il tuo chakra.
    Ecco, se metti un’altra mano sopra la bolla e questa non esplode succede che aderisce ad entrambe le mani e se cerchi di allontanarle si allunga, ma se fosse più rigida sicuramente sentiresti la stessa sensazione che hai ora tra i due palmi.
    Prova a dirmi se riesci a fare qualcosa con questi due sensi.


    E li l’avrebbe lasciato a sperimentare.





    Allora, finalmente siamo giunti al sodo, era necessaria una piccola introduzione perché dopotutto non è solo un addestramento, ma ora... siete nella parte dell’addestramento. XD
    Liberate la fantasia e la voglia di scrivere perché voglio che mi facciate capire come il personaggio arriva a comprendere per bene il vostro controllo del chakra, ovviamente non osate riuscirci al quarto rigo di post, diciamo che sono il vostro subconscio chakrico, se convincete me col vostro ragionamento il tutto funziona.
    Sappiate che in quanto subconscio non sono affatto geniale, niente successo al primo tentativo :guru:
    Ovviamente nel post potete fare anche 200 tentativi, fermatevi pure nel punto in cui credete di aver fatto abbastanza e lasciate la palla a me :zxc:
     
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    Il ragazzetto venne scosso dalla ribellione del clone, osservandolo leggermente confuso. Ma lei ha già detto che era qui per aiutarmi! replicò, facendosi piccolo e mostrandosi insicuro a riguardo. Risolto il problema, avrebbe fatto i suoi tentativi, fallendo miseramente per ognuno di loro. Ed arrivò finalmente il momento di imparare qualcosa di nuovo.
    Youkai seguì i suoi movimenti, posizionando le mani alla stessa maniera, non capendo esattamente cosa dovesse fare. In un primo momento non capì da dove provenisse il rumore prodotto dalle mani dell'Hokage, il che lo fece irrigidire per un momento, fissandolo contrariato. Ew, signor clone. Ma quella che credeva una puzzetta era in realtà il buffo rumore delle mani in quella posizione, ed una volta capito applicò pressione alla stessa maniera emettendo un suonino flebile che lo sorprese. OH!! Per qualche interminabile secondo continuò a produrre quel buffo rumore, facendo scoppiettare l'aria tra le sue mani, divertendosi a variare il suono. Questo finchè il clone non gli avesse urlato addosso, costringendolo a riportare l'attenzione sulla lezione del momento. Mi scusi. Abbassò lo sguardo, colpevole, ascoltando il resto della spiegazione.
    Probabilmente la parte pratica era più semplice della spiegazione, una volta capito il meccanismo giusto. Il rosso arricciò le sopracciglia, mugolando tra se, ripetendo il suono stavolta in maniera meno molesta e più pratica, cercando di capirne al meglio la sensazione, come suggerito dal clone. Unendo i palmi, prima di rilasciare l'aria, poteva sentire che la pelle si univa a ventosa, creando un vuoto che, se mantenuto, tratteneva un palmo all'altro, ma potendosi liberare semplicemente sforzando appena di più il distacco. Quella doveva essere la bolla di cui parlava. Applicare quel ragionamento al chakra sarebbe stato più difficile, ma se non altro aveva una base da cui partire. Questo significa che quando i ninja camminano sulle superfici grazie al chakra i loro piedi fanno continuamente rumore di puzzette??
    Iniziò provando ad unire le sue stesse mani. Aveva parlato di bolla, quindi il primo obiettivo fu quello di creare una bolla di chakra, tra una mano e l'altra, da far indurire come suggerito da Raizen. Fece fluire il chakra nella sua mano, creando una sorta di sferetta, piuttosto instabile, che nonostante i numerosi tentativi sembrava dissolversi in continuazione, sparendo come un piccolo tornado. Ohf! Ma insomma! Riprovò, tentando di crearla a palmi chiusi, ottenendo solamente l'effetto opposto: le sue mani vennero respinte tra loro, e la pressione liberò più aria che in precedenza, scompigliandogli persino alcuni ciuffi di capelli. Quella "scossa" gli servì a capire che stava sbagliando approccio. Una sfera colma di chakra avrebbe solamente respinto le mani, invece di unirle. Quello che doveva creare era del vuoto.
    Facile a dirsi. Creare solamente la superficie di una sfera dal nulla non era semplice. Doveva ragionare come con una bolla. Dapprima letteralmente, unì le mani, lasciando spazio solo per un piccolo foro, soffiandoci poi dentro: rilasciando chakra dai palmi, seguì la corrente dell'aria, creando una vera e propria bolla di chakra. E, come una vera bolla di sapone, fluttuò un po', per poi sparire. Sicuro di essere sulla strada giusta, si esaltò, riprovando ma trattenendola tra le mani, rinforzandone la superficie. Dopo qualche tentativo fallito, fu in grado di creare una sorta di bolla leggermente elastica, che si muoveva tra una mano all'altra, appiccicandosi ad esse. Con espressione convinta, poggiò la sferetta sulla lastra di legno, facendo una leggera pressione a mò di ventosa, e tirando verso l'alto. La palletta si allungò, staccandosi dalla superficie legnosa e restando appiccicata alla sua mano. ...hm? Confuso dal risultato fallimentare, riprovò una seconda, e una terza volta. Tentò anche di aggiungere una seconda sfera per usare entrambe le mani, ma nulla. Aveva tra le mani una bolla di chakra. Poteva sì appiccicarsi alle superfici, ma non era certamente in grado di trattenere il peso di quella botola, figuriamoci di una persona. ...E' sicuro che la storia di una bolla funzioni? Schiacciò la bolla un paio di volte, assicurandosi che non scoppiasse con la facilità di una vera bolla di sapone, ma fallendo comunque lo scopo di trattenere una superficie a se. Lasciò la palletta sulla botola per un po', fissandola accovacciato su di essa. Fece scoppiettare nuovamente le mani tra di loro, ricreando la tensione sulla pelle che gli serviva. E poi capì. ...Ah... Sono io la bolla??
    Forse la sua affermazione poteva non essere troppo chiara per il clone, ma nella sua testa tutto funzionava come doveva. Per ottenere l'effetto adesivo, lui doveva essere una metà della bolla, e la superficie l'altra. Il vuoto all'interno li avrebbero tenuti uniti, così come la bolla di chakra restava unita a meno di essere strattonata troppo brutalmente. Nel far pressione con le mani, solo una di esse bastava per produrre l'effetto ventosa, mentre l'altra poteva restare immobile. Posò una mano sulla parete alle sue spalle, ricoprendo il palmo con un leggero strato di chakra, e facendolo fluire sulla superficie stessa, assicurandosi di lasciare un leggero vuoto al centro. Elasticizzare il chakra gli permise di creare una sorta di effetto slime, permettendogli di allontanare la mano dalla parete ma mantenendone il contatto con il chakra. facendo fluire l'energia in modo più denso, si creò una tensione maggiore, che rese sempre più difficile rilasciare la mano dalla parete. Troppo denso, e l'aria all'interno avrebbe respinto la mano per via della pressione. Troppo fluido, e avrebbe creato lo stesso effetto bolla in precedenza, elastico ma inutile. Cercò di addensarlo a sufficienza per permettergli una presa salda, ma abbastanza morbidezza da staccarsi se usata la forza di un passo più pesante del solito, di uno scarpone metallico più pesante di una scarpa qualsiasi. Tuttavia si sorprese dell'assenza di rumore. Se non esce rumore di una puzzetta vuol dire che sto sbagliando?
    Stavolta sembrava più convinto. Posò entrambe le mani sulla botola, applicando il chakra così come aveva fatto sulla parete e, una volta addensato a sufficienza, cercò di alzarla, per aprire così il passaggio tanto ostico.
     
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    Chakra e Smalti


    Kiyomi fu sul punto di rispondere per le rime, alquanto dusgustata, quando l'hokage fece quella battuta riguardo i capelli, ma quest'ultimo attaccò un gran pippone sull'educazione e come la ragazza avrebbe dovuto migliorare i suoi modi per piacere di più alla gente; il tutto, effettivamente, aveva senso, ma di certo non era nè il luogo, nè il momento per cercare di redimere la giovane, che altro non voleva che finire in fretta il lavoro e tornarsene a casa, ed anche se questa ascoltò molto attentamente il discorso, non sarebbe stato un mistero che a lei non interessassero minimamente quelle frasi bonarie.
    Ohh...sei così carino quando cerchi di farmi la morale, Raizen-kun. Ma le persone non possono essere tutte uguali solo perchè tu consideri "buono" quel tipo di comportamento. Io sono a modo mio e mi piace come mi vedono gli altri. Altrimenti non mi ci impegnerei tanto. Dandogli una piccola pacca su un braccio. Dovresti provare anche tu, è divertente. E detto ciò, si rimise all'opera.
    Sfortunatamente la faccenda sembrava richiedere molto più tempo del previsto: tutti i suoi sforzi vennero vanificati dalla resistenza di quella porta e dal complesso meccanismo che la sigillava, quando infine qualcosa sembrò muoversi e Raizen ebbe un'intuizione. A quanto pareva, doveva esserci una specie di serratura proprio dietro la parete, che andava sbloccata dall'interno oppure grazie all'utilizzo del chakra repulsivo.
    Kiyomi ascoltò con attenzione la spiegazione del jonin, quasi affascinata dagli utilizzi che si potevano fare di quel tipo di chakra, ma ancora una volta avrebbe dovuto fare da solo, perchè a quanto disse il clone, non aveva abbastanza chakra per poter essere utile.
    Ah, ma certo, questa è la parte dell'addestramento in cui io devo capire da sola come fare. E' talmente evidente, manchi proprio di creatività. Ma va bene, non mi lamento, mi piace questa cosa. Allora, vediamo... Non mentiva, quella particolare e complessa serratura aveva davvero attirato la sua attenzione e la sua mente già stava elaborando come avrebbe potuto riprodurla ed utilizzarla a proprio piacimento con le proprie porte di casa, o meglio ancora del proprio negozio.

    Seguendo le istruzioni del Raizen-clone, l'otese cominciò a tastare la parete ed a emettere piccole quantità di chakra alla maniera di come le era stato spiegato, nella speranza di individuare il punto esatto in cui si trovava, ma di certo non era una cosa facile: lì accovacciata a terra e con un palmo schiacciato sulla parete, cercò di concentrarsi e fare come le era stato spiegato, percependo il freddo cemento con ogni centimetro quadrato della sua pelle, dal palmo alla punta delle dita; la fece scivolare su e giù per la parete, cercando di coglierne le sfumature e le imperfezioni, finchè non iniziò ad annoiarsi un paio di minuti dopo.
    Il primo passo avrebbe dovuto essere "percepire" e credeva di star facendo abbastanza quanto richiesto, quindi passò a provare la fase successiva ed emettere minime quantità di chakra. Aveva già imparato a farlo anni prima, imparando l'utilizzo adesivo del chakra, quindi aveva già una certa manualità con l'emettere chakra uniformemente dalla parte del corpo utilizzata; il problema ora consisteva del fare però l'esatto opposto di ciò a cui si era abituata, ovvero usare il chakra per respingere, anzichè attrarre.
    Così come le aveva mostrato Raizen, provò a ricreare la sensazione di aria compressa emettendo in maniera costante una minima parte del suo chakra, respingendolo contro la parete, ma stando attenta a mantenere un basso rilascio per evitare di rompere il meccanismo. Con tutta la fatica che stava facendo e l'impegno che ci stava mettendo, sarebbe stata una vera disgrazia se avesse vanificato tutto distruggendo la loro unica possibilità di entrare.
    Per circa 20 minuti provò e riprovò a comprimere il chakra contro la parete, ma più tempo passava e più la sua agitazione sarebbe parsa evidente; non era facile come se lo era aspettato e la voglia di concludere quel compito e tornare a casa andava crescendo, ma allo stesso tempo avrebbe voluto imparare quel trucco e magari usarlo per il successivo combattimento notturno, che avrebbe dovuto esserci a breve, fino a che, al culmine dello stress, non si alzò in piedi di scatto. Oh, va bene, basta! Non ce la faccio. Che nervi, io...va bene, mi devo calmare. E tu sei utile quando un lucidalabbra secco, per la cronaca. Rivolgendo quell'ultima frase al clone, andò a sedersi nel primo posto decente che avesse trovato, dopo averlo spolverato con una salvietta, e dalla sacca dove avrebbero dovuto, in genere, trovarsi unicamente armi e medicazioni, tirò fuori una flacone di acetone, dell'ovatta ed un paio di bottigliette di smalto per unghie. E qui, iniziò a rimuovere lo smalto color bordeaux dalle proprie unghie.

    Nel caso in cui l'hokage si fosse dimostrato perplesso riguardo quell'atto, la ragazza avrebbe semplicemente risposto, come se fosse la cosa più normale del mondo. E' così che mi rilasso. Vuoi provare? Era una proposta seria, e se l'uomo avesse accettato, la giovane si sarebbe alquanto divertita a fare una rapida manicure a quegli zamponi che si ritrovava. Dopo aver rimosso tutto lo smalto dalle unghie ed aver passato rapida su ognuna di esse, la propria limetta per smussarle leggermente, sarebbe passata a scegliere quale colore applicare, prendendo tra le mani le bottigliette di vetro. Mmmhhhh...che dici, rimetto il bordeaux o meglio nero? Si intonato entrambi al vestito... Che Raizen avesse proposto qualcosa o meno, la ragazza avrebbe passato un altro paio di minuti a pensarci, ma la cosa che avrebbe sicuramente notato il colosso era che a tutti gli effetti, in quel poco tempo che era passato, sembrava realmente più serena e rilassata. Infine, scelse di rimettere lo smalto rosso, iniziando a meditare, nel frattempo, su come aprire il meccanismo.
    Allora, dicevamo...hai detto che c'è un tamburo. Non so cosa diavolo sia, ma immagino un qualcosa che si usa nelle porte per far scattare la serratura. Senza dubbio è una bella trovata. Niente maniglia, niente serratura, apparentemente...dovrò proprio usarlo anche io, magari imparo come si fa appena riesco ad aprirlo. Devo proprio metterlo al negozio. Certo, la porta è di vetro, servirebbe a poco, se qualcuno vuole entrare, ma magari funziona, è comunque una protezione in più. Anzi, sai che ci vorrebbe? Doppi vetri, quelli sì che sarebbero utili. Così magari stavolta non mi spacca la vetrina. Me lo segno. Prese a scrivere con un dito, nell'aria, come se avesse davanti un foglio ed il suo dito fosse la penna. Promemoria: mettere i doppi vetri al negozio. Anzi, no, cancella... Cancellando l'aria con la mano. ...poco eleganti, pacchiani. Ma dei vetri rinforzati, quelli sì che andrebbero bene. Conosco un artigiano a Suna, devo proprio ricordarmi di farmeli fare. Sì, vetri rinforzati più la cosa col chakra, rimarrà di sasso. Ridacchiò un po' tra sè e sè, prima di aver finalmente terminato di smaltarsi le unghie, soffiandoci sopra per farle asciugare. Ahm...che dicevamo? Oh, sì! La serratura. Grazie al suo smalto ad asciugatura rapida, in meno di un minuto si rimise all'opera sulla parete, indiscutibilmente rilassata.
    Ancora una volta, dopo aver poggiato tutta la mano destra sulla parete, iniziò a farla scorrere su di essa, per poi iniziare ad emettere minime quantità di chakra costanti, e stavolta ci fu un lieve miglioramento dopo un po' di esercizio; sprigionando il proprio chakra da ogni centimetro del suo palmo e delle sue dita contemporaneamente, iniziò ad avvertire una certa reazione, come se la parete la stesse respingendo, ma non era abbastanza. Difficile dire quanto tempo passò lì vicino, ma pian piano, la ragazza riuscì sempre più ad ottenere il risultato desiderato, provando ad emettere quantità di chakra sempre maggiori, ed un paio di volte, esagerando, la sua mano venne sbalzata indietro con un brutto rinculo.
    Era decisa a voler imparare quel trucco ad ogni costo, e con calma e pazienza, avrebbe provato a far scivolare la propria mano sulla parete, come quando aveva provato con il chakra adesivo, ma stavolta emettendo il chakra con l'effetto opposto, avvertendo chiaramente la pressione che si andava a creare tra la mano e la superficie, ed aumentandolo sempre più, a piccole dosi, per non rischiare di rompere il meccanismo.
     
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    La Radice


    Post Quarto




    In effetti non è stato un periodo facile, se vogliamo dirla così. Risposi al kage mentre la mano destra passava solo per un attimo sull'addome, dove prima era impresso il sigillo del demone. Lo stesso vale per mio fratello, non penso che possa tollerare ancora le pressioni del mondo ninja la verità è che è sempre stato troppo buono, un uomo migliore di noi, e questo non gli ha mai permesso di fare quello che doveva esser fatto. Non avevo bisogno di riflettere sulla proposta di Raizen. Non mi serve il titolo di consigliere, per le questioni amministrative la tua presenza in amministrazione è sufficiente. Sarò lieto di andare alle mura se questo è quello che serve alla foglia, ma a patto che, una volta riottenuto il cinque code, possa di nuovo rivelare liberamente la mia identità. Voglio che si sappia chi difende questo posto.

    Visto? Te lo avevo detto che questa si sarebbe rivelata un'occasione di apprendimento! Vediamo un po'... Mi avvicinai alla depressione nella parete esaminandola attentamente mentre ascoltavo con altrettanta attenzione le parole di Raizen. Un bilanciamento di forze eh? In pratica la chiave è tutta nella sincronia dell'emissione e del flusso, credo di aver capito.
    Mi distanziai dalla parete e chiesi a Raizen di interrompere i battiti per il momento. Voglio arrivarci per gradi, ho bisogno di dividere il lavoro in più parti per capire. Quell'occasione era preziosa per me, avevo modo di riabituare il mio corpo al flusso del chakra senza l'influenza demoniaca. Dammi qualche minuto. Dissi al decimo mentre mi sedevo a terra a gambe incrociate in posizione meditativa.
    Per i successivi cinque minuti mi concentrai esclusivamente sulla percezione del flusso di chakra all'interno del mio corpo; inizialmente analizzai la cosa nel suo totale e poi passai invece a concentrarmi sulle singole parti del corpo per capire le sensazioni che derivavano dal flusso del chakra all'interno delle stesse.
    Finita questa prima fase conoscitiva cominciai ad alterare il flusso in modo che questo convergesse verso entrambe le mani in maniera pulsatile. Inizialmente la quantità di chakra era bassa, impercettibile dall'esterno, volevo abituare gli arti alla carica che dovevano sopportare in maniera graduale. Con il passare dei minuti la concentrazione di chakra che fluiva nelle mie braccia si fece sempre più grande, tanto da diventare visibile all'esterno come un'alone blu che le avvolgeva per poi scomparire quando interrompevo il flusso. Il ritmo pulsatile che avevo usato fin dal principio aveva abituato le braccia, adesso dovevo abituare la testa alla coordinazione di questo con il movimento. Bene. Dissi a Raizen rimettendomi in piedi. Grazie per la pazienza, adesso puoi riprendere a battere per darmi il ritmo.
    Rivolto verso il kage cominciai quindi ad eseguire in successione pugni frontali che ricordavano quelli del kata, seguendo il ritmo imposto dal juudaime, ma senza imprimervici il chakra.
    Una volta che fui confidente col ritmo preso rievocai le sensazioni conosciute poco prima per coordinare ad esso la pulsatilità del chakra negli arti superiori. Inizialmente non mi preoccupai della gestione del controllo ma piuttosto dedicai alla sincronia del movimento con il rilascio dello stesso.
    Passarono alcuni minuti ed il rilascio sembrava essere allora contemporaneo all'esecuzione del pungo, era quindi giunto il momento di modulare per bene la quantità di chakra. Ad ogni pugno la forma dell'alone che circondava i miei pugni si modificava, divenendo più grande o più piccola e seconda della quantità di chakra immessa. Con il tempo le variazioni divennero sempre minori e la forma stessa cominciava a ricordare quella della depressione sulla parete al mio fianco. Provai ancora ed ancora fino a che le variazioni scomparvero e la forma che il chakra assumeva ad ogni colpo era sincrona con esso e costante nel tempo. Uff.... Sbuffai asciugandomi il sudore sulla fronte, tutta quell'estrema concentrazione mi aveva affaticato. Che ne dici? Mi pare di essere a buon punto.
     
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    Addestramento sul Campo


    Quinto Post


    Nuovamente tutti i vari tentativi messi in opera dal ragazzo dalla giacca rossa furono un totale e avvilente fallimento; evidentemente gli era sfuggito qualche fondamentale dettaglio ma quale? Per sua fortuna il giovane non era lì da solo ed infatti il Raizen clone-sama intervenne e spiegò come in quella situazione bisognava fare ricorso al chakra repulsivo e fin lì per Satoru era tutto ben chiaro.
    Però quando la copia del gigante della foglia si mise praticamente a scoreggiare con le possenti manone il caro genin fu dapprima sorpreso, faticando non poco a trattenere qualche risata, per poi essere abbastanza confuso che cosa c'entrava quel giochino tanto di classe con il chakra?
    Comunque l'unica strada era tentare e poi tentare e dopo tentare e continuare praticamente la speciale attitudine del Kusano; perseverare l'arma di chi ha poco (o nessun) talento.
    Così il diciannovenne pose le mani nella posizione indicatagli e ovviamente un bel niente.

    Emh niente?! Ero negato anche da piccolo con certi giochi manuali...

    - Aveva dimenticato di spingere ops - Mani in preghiera rotazione e questa volta preme: piccola pernacchia.

    Eh...Ahahahahah funziona pernacchia power!

    Come un bambino scemo con orgoglio scoreggio per un bel pezzo pareva letteralmente posseduto da un qualche spirito infantile - Youkai?! no scusate Kuso? - D'improvviso si bloccò e istintivamente si grattò la nuca per poi imbarazzato guardare il clone

    Certo l'aria...

    il viaggio nella follia si era concluso. Satoru ripose le mani in posizione e questa volta si concentrò ripensando alle parole del maestro clone

    Allora devo premere e sentire l'aria?!

    cominciando a premere. Per varie volte premette senza capire esattamente cosa dovesse sentire ma poi aumentando la spinta comprese: era come una corrente d'aria, un soffio leggero, proprio come l'aria che esce da una siringa. Finalmente dopo una buona ventina di minuti e svariati tentativi il foglioso aveva capito la sensazione che doveva cercare di replicare. Ma rifece ancora varie volte il giochino in maniera tale da memorizzare per pene quella sensazione tattile e ricordarla al volo. Fatto ciò ora bisognava passare alla fase dell'emissione come aveva fatto per l'adesivo ma al contrario; respingere e non attrarre.
    L'allievo deciso si portò sul braciere e semplicemente vi pose solo la mano destra che fu attratta, dopo alcuni sospiri di concentrazione cominciò ad emettere chakra cercando di "spingere" e replicare la sensazione precedente. Partendo con una minima quantità de chakra provò e riprovò per almeno una decina di volte non riuscì a replicare la sensazione obbiettivo giungendo all'ovvia conclusione: bisognava variare la quantità di chakra.

    Quindi "l'apprendista" si mise a fare prove su prove continuando ad aumentare a poco a poco la quantità d'energia emessa. Continuando a non risentire "l'obbiettivo" fino quasi a pensare di non avere capito un tubo. Quasi deciso a chiedere aiuto sperimentò qualche altro paio di volte...E sorpresa riuscì a replicare la sensazione che cercare ma non poteva festeggiare la porta non era aperta, il braciere attraeva ancora la sua mano.

    Che cosa fare? Lo shinobi non poteva fare altro che riprendere dalla stessa quantità di chakra emessa nell'ultimo tentativo e continuare ad aumentarne la quantità fino ad annullare la forza di attrazione del braciere. Era la strada giusta? Avrebbe avuto successo? e dopo quanto tempo?

     
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    Un Impasto alla Volta


    -VI-






    Il clone era ancora piccato e guardando di sbieco Youkai gli rispose.

    Certo, per aiutare, ma sono comunque un kage, eh!

    La reazione di Youkai pur lasciandolo sorpreso lo divertì, e non gli levò qualche secondo di svago, dopotutto era utile all’addestramento.
    Iniziò a pensare di limitarlo alla trentesima pernacchia, convinto del fatto che fosse concentrato più sull’ilarità della cosa.

    Yuk… Youkai… Youkai!
    Basta!


    Riportato l’ordine concluse la spiegazione per poi rispondere alle domande del genin.

    No, quello è il chakra repulsivo.
    Ma non succede neanche con quello adesivo comunque.


    Raccolse un sassetto col palmo della mano completamente disteso per dargliene prova.

    Vedi?

    Lo lasciò quindi alle sue prove, dando solo ogni tanto prova di un leggero fastidio, non dovuto ad alcun elemento dell’ambiente circostante, l’abilità di Raizen con i cloni infatti ne aveva rinforzato i legami e poteva succedere che qualcuno di loro potesse essere sensibile a ciò che succedeva all’originale.
    Quando si concentrò nuovamente su ciò che gli succedeva Youkai lo vide con la punta della lingua di fuori che si impegnava a creare una bolla di chakra.

    No, no no.
    Vacci piano.
    Troppo avanzato quello.
    Stai praticamente cercando di fare un Rasengan!
    E quella è roba così avanzata che per portarla a termine ci son voluti due kage ed un sannin.


    Youkai fu pronto e comprese subito il concetto, mentre il clone si rese conto di aver mancato una parte della spiegazione.

    Si, certo, l’unica cosa che ti serve fare è attrarre, la bolla te l’ho citata per farti immaginare meglio il tutto.
    Poi in futuro si potrà parlare pure del resto, ma concentrati sulle basi per ora.


    Il resto degli esperimenti andarono a buon fine.

    Beh, riesci a staccare la mano?

    Rispose quando questo chiese delucidazioni sull’assenza di rumore, confermata l’impossibilità il clone si sarebbe alzato.

    Mi raccomando, continua a tenere attivo il chakra.

    Lui afferrò il polso del genin e tirò, non troppo, quanto sarebbe bastato normalmente per allontanare la mano.

    È una cosa che comprendi meglio se è un esterno a farla.
    Concentrati sulla mano tu.
    Io sto tirando con una forza sempre uguale, ma tu noterai che il tuo chakra è incerto, a volte tira di più, a volte di meno.
    Deve essere regolare, omogeneo, sotto controllo.
    Ora rilascialo.


    Ubbidire a Raizen non sarebbe stato immediato, dopo aver confermato le sensazioni da lui descritte infatti interrompere il flusso sarebbe stato tutto sommato fattibile, ma la mano si sarebbe staccata con qualche istante di ritardo.

    Capirai che questo non deve succedere.
    Quando vuoi che la mano si stacchi si deve staccare.
    Ne un secondo prima, ne un secondo dopo.
    Gestisci al meglio questa cosa, prima di farti sperimentare lo step successivo è meglio che tu sappia gestire l’adesività al meglio.
    Potrebbe tornarti utile un po' di ritmo, pensa a qualcosa e canticchiala, se le mani sono fuori tempo non va bene.


    E con le mani al muro lo lasciò a sperimentare.




    [Kiyomi]

    La risposta di Kiyomi non lo deluse, gli permise però di capirla meglio, reagì facendo spallucce.

    Ma certo, ma certo.
    Dico solo che saresti… più efficace?
    Si, penso sia il termine adatto.


    La proposta di lei invece gli fece sbottare una risata, non felice, forse di rimpianto.

    Dovrei provarci?
    Mh!
    Tu non sai davvero con chi stai parlando cocca.
    Non lo sai davvero.


    E chiuse il discorso senza dilungarsi troppo sui comportamenti che agli occhi di tutti sembravano renderlo quasi peggio di Kiyomi ma di cui non era minimamente consapevole.
    Cosa che forse lo rendeva realmente peggio, ma quantomeno non nei fatti, o quantomeno così pensava e si giustificava.

    Oh, oh mio dio un lucidalabbra secco, potrei morire per il dispiacere.

    Disse in tono teatrale per poi rifiutare la manicure dicendo che farla su un clone sarebbe del tutto inutile.
    La lasciò quindi al suo assurdo rito, non c’era alcuna fretta e dopotutto non le ci volle molto per riacquistare lucidità, ma notò che stava partendo per la tangente.

    No, no.
    Quello che si chiama tamburo è parte integrante di una serratura.
    Una serratura gira solamente quando tutti gli elementi che la compongono sono allineati, quello che si chiama tamburo è il corpo principale a cui devono allinearsi i martelletti in base alla forma della chiave.
    Quando questi arrivano a battere la chiave ruota liberamente ed apre la porta.
    L’ho chiamato tamburo per voler essere preciso, ma se non ne conosci il funzionamento è inutile, immagina solo che devi spingere un qualcosa in modo che si allineai ad un’altra.


    La osservò provare nuovamente, ma i risultati tardavano a venire.

    Mmmmmh.
    No.
    Temo tu mi abbia dato poca attenzione.
    Allora.
    Innanzitutto allontanati da quella porta, che se attivi qualche trappola rischi di lasciarci la testa oltre che i capelli.
    Detto questo.
    Hai presente quando avvicini due magneti con lo stesso polo come si respingono?
    Ecco, è quello che ti serve.


    Nei suoi occhi e gesti non c’era la benché minima espressione di scherno o presa in giro, si stava comportando come un bravo sensei.

    Strisciare la mano non ti farà giungere al tuo scopo, il tuo scopo è soltanto uno: respingere, e devi farlo esclusivamente verso una direzione: lontano da te.
    Ricomincia, ma tieni a mente quella sensazione, puoi paragonarla a tutto, ma devi creare un immagine mentale o non saprai che fare del chakra che emetti.
    Non è come una tecnica, non ti servono elementi, questo è chakra puro a cui non devi dare ne forma ne elemento, esclusivamente uno scopo.
    Prova sul mobile impolverato, saprà dirti meglio quando inizi a fare la cosa giusta, mi raccomando un unico flusso, stabile e uniforme, come se avessi un piccolo cuscino sulla mano… tipo gatto.


    Questa volta l’avrebbe osservata con più attenzione cercando di interromperla il prima possibile se avesse fatto qualche errore.




    [sho]


    L’Hokage fu sollevato dalla risposta di Sho, non sapeva se dalla risposta in sé e quindi per la possibilità di mettere qualcuno a guardia delle mura, oppure perché sapeva di poter contare su qualcuno a cui della scalata sociale non importava niente.

    Di me è sicuramente più buono, su questo non ci piove, e non vorrei.
    Di te non saprei.


    Sarebbe poi giunto alla questione identità lasciando l’argomento a metà, sfilandosi da quei fastidiosi riflettori.

    Per me puoi recuperarla anche subito Sho, è una limitazione che ti ho dato primariamente per la tua incolumità.
    Abbiamo appreso cose differenti dalle lezioni che la vita ci ha impartito.
    Io non sono incline quanto te a fidarmi del prossimo, fosse possibile la situazione con Kiri non sarebbe tesa come è attualmente.


    Mentre il clone terminava di parlare Sho si mise all’opera, ingegnandosi per trovare quell’equilibrio di cui Raizen gli aveva parlato.

    Potrebbe andare bene, ma non lo sappiamo con certezza, e non voglio assolutamente fare una prova sulla parete, l’alone che stai creando è visibile, vuol dire che dentro c’è un botto di chakra.
    Quindi, cala il volume.
    Ti serve una parete, una su cui sperimentare.


    All’esterno c’era ciò che faceva al caso loro: un muro di contenimento in cemento armato.

    Quello fa al caso tuo.
    Sarà difficile danneggiarlo a sufficienza, fino ad ora mi sembra tu abbia lavorato correttamente, l’alternanza, la ripetitività… dovrebbero darti una base conoscitiva sufficiente.
    Ma il vero risultato è nella ridotta quantità e nella capacità di permeare l’oggetto
    Il chakra Distruttivo non ha questo nome a caso, lo deve alla sua efficacia contro gli oggetti.
    Stringi il pugno e tendi il braccio.


    Lo fece posizionare davanti al muro, alla massima estensione di un eventuale diretto, l’equivalente del kata che stava utilizzando fino a poco prima, riusciva a sfiorare il muro, ne sentiva la superficie, ma imprimere forza su di esso sarebbe stato impossibile, la dinamica del colpo infatti gli permetteva di scaricare energia fino a pochi centimetri prima, ma non in quel punto li.

    Ora la tua forza non servirà a niente.
    Tutto è vuoto.
    T u t t o.
    Per quanto i materiali possano sembrarci densi tutto in questo cazzo di universo è estremamente vuoto.
    Il punto di osservazione, la percezione che abbiamo delle cose però ci mettono in condizione di confutare la cosa.
    Esempio banale, le stelle, sembrano tutte uguali, palle di fuoco lontane, eppure qualcuno di quei puntini è un insieme di stelle, le galassie.
    Da lontano un puntino come gli altri, da vicino una miriade di puntini lontani tra loro tanto quanto i puntini che osserviamo da qui.
    Perchè ti parlo delle galassie?
    Perché devi essere il Big Bang.
    Ti infili nel vuoto e al momento giusto spari via tutto.
    Se osservi le cose abbastanza vicino tutto è vuoto.
    Forse ti sembrerà troppo per un utilizzo del chakra così comune, ma lo è solo se lo vedi come un punto d’arrivo e non come uno d’inizio.
    Ed a prescindere da questo immaginare serve sempre.


    Si mise nella stessa posizione di Sho e colpì a rallentatore il muro, commentando ogni momento.

    Stringi, accumuli, visualizzi l’obbiettivo, visualizzi l’aria di influenza, permei e rilasci.
    Devi avere un controllo tale da essere in grado di non farmi vedere il tuo chakra, è un momento davvero breve quello in cui il chakra agisce.
    Hai presente il gas?
    Te apri e lui fluisce, riempie un dato spazio e li si ferma, ma se tu lo accendi si espande e fa il botto.
    Ecco, il tuo chakra è il gas.
    Ora che hai questi due elementi, che sei consapevole dovresti avere tutte le carte per spaccare questo muro.
    Il goal è una crepa, quando ci arriverai passeremo allo step successivo, lavorando sull’entità del danno.
    Se ti serve ritmo o qualsiasi cosa che non richieda chakra fai un fischio.


    Prese qualche metro di distanza per lasciarlo lavorare in tranquillità.




    [Satoru]

    Quando il clone vide Satoru interagire con il dischetto prima di avergli riportato un successo scosse la testa.

    No, no.
    Troppo precipitoso.
    Stai cercando di aprire una serratura troppo sofisticata con un passepartout, anzi, con una ridicola forcina nemmeno fossi in un film d’azione scadente.


    Gli fece cenno di avvicinarsi nuovamente a lui.

    Prima i risultati, prima guadagnati la chiave, poi la usi.
    Ho visto che stavi cercando di lanciare dentro al disco una quantità di chakra non da poco, se quell’affare è in grado di accumulare e tu gli spari dentro tutto quel chakra rischi che continua a replicare il chakra adesivo, ma con tutto quello che ci hai messo dentro potrebbe attrarre così forte che dovrai tagliarti la mano se vorrai staccarti da lui.


    Con un occhiata eloquente gli lasciò intendere la gravità di un tentativo così incosciente.

    Devi capire, conoscere, poi agire.
    Se non percepisci prima di replicare allora non puoi replicare.
    Ho visto che ti sei concentrato sulla sensazione data con le mani, ma poi ti sei solamente limitato a sparare fuori il chakra, hai fatto bene i primi due passaggi, in effetti si tratta di sparare fuori il chakra per respingere qualcosa… ma come?
    È Controllo del chakra.
    Presuppone un’azione continua da parte tua, non puoi solo lasciarlo andare e fregartene.
    No.
    Devi continuare a controllarlo anche dopo che lo lasci andare.
    Immagina di dover creare un cuscino sulla tua mano e doverlo gonfiare con il chakra che emetti.
    Successivamente rimpicciolisci il cuscino, deve essere davvero piccolo, ed il chakra davvero poco, è un po' un circolo vizioso ma se il chakra è poco capirai che il cuscino deve essere davvero piccolo.
    La sua efficacia infatti non è collegata alla sua dimensione bensì al controllo che tu hai su di essa.
    E non limitarti solo al mio esempio, hai un cervello, usalo!
    Qualsiasi cosa possa ricordarti questo effetto può essere sfruttata per piegare la tua emissione di chakra al tuo volere.


    Avrebbe quindi sparso qualche filo d’erba su una roccia piatta e liscia.

    La mano qui sopra a una decina di centimetri.

    Disse indicandoli.

    A questo punto dovresti essere in grado di spostarli, e diciamo che potrebbe andare bene, ma se segui ciò che ti ho detto e non ti limiti solo a sparare fuori il chakra non li sposterai ma li schiaccerai verso il basso.
    Avvicinando la mano probabilmente il tuo scarso controllo li farà spostare, ma tranquillo, affinandolo sarai in grado di premerli nuovamente.
    Quando avvicinerai la mano ad un centimetro riuscendo a premerli senza spostarli potremmo dirci soddisfatti.
    Mi raccomando però, poco chakra, è il Controllo ad interessarci.


    Avrebbe quindi osservato i tentativi, sperando in un successo almeno quanto Satoru.
     
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    ehm...da qualche parte

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    Nuovo Addestramento

    I Tentativi Continuano


    L'otese provò e riprovò, ma stava evidentemente sbagliando qualcosa e Raizen non tardò a correggerla. In primis la corresse sulla definizione di "tamburo", nonostante non trovò molta differenza con quello che aveva detto lei; successivamente, il colosso le illustrò meglio cosa dovesse fare per poter far scattare la serratura, e lì in effetti la ragazza si rese conto di aver immaginato la faccenda in modo diverso.
    Ascoltò con molta attenzione la spiegazione di Raizen, decisa a voler imparare al più presto quella tecnica, e poi, seguendo il suggerimento datole, si diresse verso il mobile pieno di polvere che le aveva indicato ed iniziò a pensare a come riuscire nell'impresa. Forse aveva capito dove volesse andare a parare l'altro, quindi tese una mano aperta a pochi centimetri dal piano impolverato e iniziò a richiamare il chakra sul palmo e le dita.
    Il modo in cui aveva provato prima non aveva dato risultati e, in effetti, guardando attentamente i granelli di polvere, si accorse che questi venivano attratti dalla sua mano e non respinti come invece credeva; involontariamente aveva ripreso ad usare il chakra adesivo senza cambiare nulla, motivo per cui cercò di abbandonare quel procedimento e si concentrò sul cercare di ottenere l'effetto opposto, ma stavolta provando prima con un dito solo, così da concentrare la sua attenzione su una porzione più piccola.
    Provò e riprovò ancora, immaginando e desiderando che il suo chakra facesse schizzare via quella maledetta polvere, in tanti modi diversi di impastare il chakra e per svariati minuti, fino a che non avvertì un lieve formicolio sulla punta dell'indice e proprio in quel momento notò alcuni granelli di sabbia allontanarsi dal suo dito. Per un attimo sobbalzò, forse aveva trovato il metodo giusto e non era proprio un'inetta ad usare il chakra, come stava iniziando a credere. Mpf, ma certo che non sono un'inetta. Io sono Kiyomi Saito, creatrice del marchio Tenshi, non c'è niente che io non possa fare.
    Continuando su quella via, ritentò fino a che il formicolio non si fece più forte e fosse riuscita a mantenerlo per qualche istante, per poi passare a provare con l'intera mano aperta; impastò nuovamente il chakra fino a sentirlo scorrere sul palmo e le dita, ed anche se richiedeva un bello sforzo, decisamente maggiore del chakra adesivo, cercò di mantenerlo fino a sentire nuovamente la sensazione di formicolio. Pian piano la polvere sotto la sua mano iniziò a spostarsi e col passare dei minuti riuscì a mantenere la sensazione anche per diversi secondi di fila. Se tutto fosse andato a dovere, ne sarebbe stata decisamente contenta e soddisfatta, provando così infine a riprodurre quel tipo di chakra poggiando completamente la mano sulla parete.
    Stavolta sapeva di dover mantenere la mano ferma, la serratura doveva essere proprio lì dietro e lei non avrebbe dovuto far altro che far arrivare il suo chakra dall'altra parte del muro e spingere il tamburo, la tromba, il violoncello e tutta l'orchestra per far muovere quella dannata porta invisibile. Fanculo loro e le loro entrate segrete. Bastava scriverci sopra "bagno fuori uso" e nessuno sarebbe entrato. Disse, quasi bisbigliando, mentre cercava di dirottare la sua rabbia su quello che stava facendo.
    Mettendoci un po' tropa foga, però, ottene solo come risultato che la sua mano venisse sbalzata via dal muro, ma era decisamente un passo avanti. Poggiò nuovamente il palmo sopra di esso, ma stavolta iniziò ad emettere chakra prima di avvicinarlo del tutto, e la sensazione che provò fu come quella di un palloncino che si frapponeva tra la mano ed il cemento, che andava via via a farsi più resistente ogni centimetro che la distanza si accorciava, come se lo stesse schiacciando. Senza commettere ancora l'errore di impastare una dose eccessiva di chakra, avrebbe continuato a provare ad avvicinare la mano al muro mantenendo la sensazione di formicolio e dell'aria compressa che si andavano a formare, schiacciandola completamente sopra per qualche istante e ricominciando il procedimento nella speranza alla fine di riuscire a sbloccare quel complesso (per lei) meccanismo.
     
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    La Radice


    Post Quinto




    Forse hai ragione, forse mi fido troppo. Penso però che in questo mondo l'accademia debba essere unita dalla fiducia e non da una tregua armata tra i villaggi. Per quanto riguarda Kiri, potresti mandarci me, alla fine parliamo comunque di mio padre.
    Uscii seguendo Raizen che mi condusse davanti ad un vecchio muro di cemento armato; ascoltai quindi la spiegazione del kage osservandone con attenzione i vari movimenti rispetto alla parete. Tutto è vuoto. Un'affermazione sicuramente strana, ma ben lontana dall'essere priva di senso.
    Allungai il braccio , rimanendo a qualche centimetro dal muro. Devo colmare questo vuoto. Ma non era così semplice. No, devo colmare tutto il vuoto, non semplicemente la distanza che mi separa dal muro.
    Chiusi gli occhi mantenendo disteso il braccio. Tutto è vuoto. Raizen aveva ragione, la materia è composta nella sua maggior parte dal vuoto stesso; gli atomi che compongono anche la più piccola delle parti si relazionano tra loro a livello degli orbitali, lasciando tra un atomo e l'altro una distanza di vuoto che è superiore a quella del loro stesso volume. Tutto è davvero vuoto. Immaginai di ingrandire lo spazio davanti a me come se lo stessi osservando con un miracoloso microscopio. Nella mia mente si formavano immagini sempre più definite della materia, delle molecole, degli atomi, immaginai di essere di dimensioni infinitesimali proprio per poter vedere quel vuoto che dovevo ricercare.
    Fu solo dopo un paio di minuti che la mia mente si abituò ad un pensiero così astratto e riuscii finalmente a raffigurare ciò che volevo, allora rilasciai il chakra dal mio pugno lasciando che impregnasse non solo lo spazio tra me ed il muro, ma anche il muro stesso; il mio chakra non era più come uno strumento solido che mirava a colpire, ma come acqua che mirava ad essere assorbita nel vuoto della materia stessa!
    Aprii gli occhi per osservare il mio braccio disteso, da esso fluiva visibilmente del chakra che ad una prima occhiata poteva sembrare uguale a quello che avevo rilasciato nella precedente pratica, ma non era affatto della stessa qualità. Ora capisco.
    Mantenendo il pugno disteso mi concentrai quindi sulla modulazione della quantità facendo in modo che risultasse invisibile alla vista ma molto più concentrato; ci vollero alcuni minuti ma alla fine ottenni il risultato che volevo.
    Feci alcune prove, sempre a braccio disteso sul'emissione intermittente di chakra, in modo da abituare il mio corpo; quindi passai al movimento completo, il lavoro svolto fino ad ora mi aveva dato la coordinazione necessaria e non fu quindi difficile generare un movimento fluido tra braccio ed emissione di chakra.
    Ed adesso la miccia. Fino ad allora infatti avevo utilizzato il chakra come il gas, esattamente come mi aveva istruito Raizen, ora che avevo capito sia la qualità che la quantità di emissione ero però pronto a generare la scintilla necessaria per lo scoppio.
    Portai indietro il braccio e colpii in avanti con decisione come avevo già fatto molteplici volte se, sempre come le altre molteplici volte, lasciai che il mio chakra impregnasse il vuoto. ORA! Con decisione concentrai il chakra che aveva invaso il tutto in modo da generare in esso la scintilla necessaria a far esplodere il suo potere, ma sarebbe bastato?
     
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    Addestramento sul Campo


    Sesto Post


    Il clone del Kage bloccò immediatamente l'opera del suo "l'apprendista" che a quanto pareva per troppo entusiasmo e poca pazienza aveva saltato almeno un importante passaggio. L'essere di chakra fece notare anche il rischioso accumulo d'energia nella serratura che il ragazzo stava inconsciamente provocando.

    La mia mano...
    Grazie clone-sama.

    Disse dopo aver capito il rischio che aveva scioccamente corso. Poi ascoltò con attenzione il resto del discorso della copia cercando di capire ognuna delle parole da esse pronunciate. Ma in tale maniera si evidenziava uno dei difetti del genin: la scarsa abilità teorica; Infatti non poteva di certo fare parte della categoria dei geni, lui era un tipo portato per la pratica per imparare doveva faticare, provare e riprovare.
    Comunque il diciannovenne pensò ad un qualche altro modo, a lui più affine o più facile, di visualizzare la cosa - il discorso del cuscinetto gli ricordava troppo un certo shinobi fissato con le pulizie - però l'unico esempio che riuscì a visualizzare chiaramente nella sua mentre fu un vecchio mulino ad acqua. Come nell'esempio di Raizen il flusso d'acqua che alimenta il mulino doveva essere continuo e costante; Altrimenti se il flusso era troppo forte il mulino si poteva rompere e l'acqua veniva sprecata. Se il flusso troppo basso il mulino non girava. Proprio come nel controllo del chakra repulsivo la soluzione era un flusso minimo, continuo e costante.

    Satoru senza obbiettare seguì le indicazioni del kage ponendo la mano a 10 centimetri dalle foglie poste sulla pietra e da lì cominciò nuovamente a sperimentare: l'obbiettivo era schiacciare i fili d'erba senza soffiarli via. Per prima cosa doveva trovare una quantità di chakra che non spazzasse via l'erba. In pratica emettere il giusto flusso d'acqua per fare partire il mulino. Così il Kusano fece fluire il chakra nella mano facendo immediatamente volare le foglie.

    Che cactus...

    Ovviamente raccattò l'erba e riprovò diminuendo la quantità di chakra senza però ottenere un cambiamento sostanziale. E quindi la scenetta si ripeté ancora varie volte finchè che l'erba nemmeno fu schiacciata contro la pietra.

    Noo, troppo poco flusso.

    Altri svariati fallimenti dopo riuscì a spingere l'erba sulla roccia senza soffiarla via aveva trovato la quantità di chakra corretta?! Il flusso giusto.

    Ora però doveva avvicinare la mano cioè mantenere costante il flusso di chakra variandolo se necessario, controllo allo stato puro. Allora il giovane si mise di nuovo in posizione di partenza ed emise il chakra nella quantità trovata prima per poi avvicinare la mano molto lentamente e senza la minima sorpresa l'erba si mosse.

    Non era costante abbastanza.

    Di fatto il problema principale era non sparare picchi di chakra ma mantenere costante il flusso al mulino. Il genin provò e riprovò ma a un certo le foglie gli sembrarono delle perfide ballerine ubriache - e lievemente bagasce - lui era ormai convinto che la sua emissione era costante però la dannata erba non si mostrava concorde. Il Kusano fu allora costretto a fare una piccola pausa evitando in ogni caso di chiedere aiuto alla copia volendo farcela da solo.
    L'allievo si sedette a gambe incrociate e tirò fuori da una tasca 2 piccole confezioni di the al limone con cannuccia.

    Clone-sama vuole un the al limone?

    In caso di risposta affermativa avrebbe lanciato una confezione al gigante altrimenti l'avrebbe riposta. Comunque il ragazzo avrebbe consumato lo spuntino velocemente riposando il cartone in tasca.
    Senza darlo a vedere, durante la pausa, il genin aveva compreso di avere dimenticato un piccolo particolare avvicinando la mano avrebbe dovuto diminuire il chakra emesso per "colmare" la distanza. Quindi si rimise a lavoro mettendo insieme quanto imparato: provò e riprovò molte volte migliorando ogni volta il risultato. Alla fine ci sarebbe riuscito? L'apprendita avrebbe continuato finchè il kage non sarebbe stato soddisfatto fermandolo, si spera...

     
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    VI




    Il clone fu pronto a correggere sul nascere i suoi tentativi sbagliati, soprattutto uno dei primi dove stava spendendo il suo chakra per cercare di creare qualcosa di impossibile al suo livello. Oh. Nonostante l'errore, sembrava gli fosse aumentata la stima delle sue capacità. Ancora non conosceva i limiti del chakra, e non aveva idea di quante cose sfruttassero gli stessi concetti o simili per essere create. Forse un giorno sarebbe riuscito a creare anche lui qualcosa di nuovo.

    La cosa gli diede la carica, continuando con i suoi esercizi. Dopo un discreto numero di tentativi, riuscì ad appiccicarsi alla botola. Emozionato, si voltò verso il clone, quando questi lo colse impreparato con una domanda. Ah? Strattonò le mani, restando bloccato. Piagnucolando indifeso, venne presto soccorso dall'Hokage, che gli spiegò gli ultimi passaggi per riuscire nell'impresa. Dopotutto lo scopo era appiccicarsi in modo da poter anche camminare, non solo restare appesi ed immobili. Il contatto fin troppo ravvicinato col clone lo colse di sorpresa. Non che rifiutasse un po' di affetto dal suo adorato Kage, ma fino ad ora lo aveva sempre visto piuttosto distaccato. Mugolò, imbarazzato, stringendo le labbra e sforzandosi di restare concentrato sull'addestramento.

    La breve spiegazione gli fu sufficiente per capire il problema di base: l'incosistenza. Aveva imparato ad appiccicarsi, ed era un bene, ma non controllava lo staccarsi a modo, ed era un male. Mentre Raizen tirava cercando di staccarlo, riusciva a percepire la densità instabile tra la mano e la botola, e quando gli fu chiesto di staccarla del tutto, ci fu un momento di ritardo. E non era ciò che il suo maestro voleva.

    E così finì contro il muro, non per punizione ma per allenamento. Appiccicò le mani ad esso, sfruttando le sue precedenti conoscenze. Sentiva il chakra ribollire sotto le sue mani. Lo vergognava da morire pensare di dover canticchiare di fronte al suo Kage, anche se era stato lui a chiederglielo, più o meno. V-va bene... Conosceva qualche canzone. Parecchie canzoni. Aveva guardato nemmeno lui sapeva quanti musical alla tv, imparando le canzoni dei suoi preferiti. Non che fosse un gran cantante, era solo un qualcosa che lo divertiva. Quando era a casa sua, da solo. Completamente solo. Non di certo di fronte all'Hokage in persona, concentrato su di lui come unico spettatore di quel teatrino.

    Sudava freddo, più in ansia per la richiesta di una canzone che per l'addestramento. Aveva provato a riuscirci senza canticchiare, ma l'ansia aveva solo peggiorato le cose. Inspirò, sforzandosi di tranquillizzarsi. Iniziò a canticchiare a labbra serrate, una melodia molto semplice e banale, che poteva essere al massimo la base per una filastrocca per bambini. Tanto per cominciare, doveva coordinare le due mani, facendo sì che il chakra fluisse alla stessa maniera. Aiutato dalle note, poteva aiutarsi a capire quando era il momento di rilasciare e di riattaccarsi. Grazie alla sua esperienza, il senso del ritmo era ben sviluppato, e più canticchiava, più il flusso diventava omogeneo, seguendo quella semplice canzoncina. Ad ogni strofa staccava entrambe le mani, riattaccandole alla successiva, iniziando dopo breve ad alternare prima una mano e poi l'altra, come fosse un'allegra marcia. Più proseguiva con la sua cantilena, più coordinate e precise diventavano le sue mani.

    Si staccò del tutto dal muro per tentare una vera e propria camminata sul pavimento. Non aveva molti modi di capire se stava mettendo troppo poco chakra sotto ai piedi, ma gli sarebbe stato chiarissimo quando ne metteva troppo, impedendogli una camminata regolare. Iniziò, aiutato dalla canzoncina bisbigliata, facendo diversi passi goffi. Tramite la camminata era decisamente più facile capire quando non era a ritmo, sia per lui che per Raizen. Rallentò il ritmo della melodia, dandosi più tempo per prendere confidenza con il rilascio del chakra al momento giusto. Gradualmente, quando con il ritmo lento notava di essere in grado di camminare in maniera naturale, aumentava la velocità della canzone e, di conseguenza, della camminata. La confidenza crescente data da una camminata sempre più fluida lo mise di buonumore, arrivando a canticchiare la sua canzoncina, invece di mugolarla a bassa voce: Lu lu lu, il chakra è blu. Lu lu lu, lo hai anche tu.

    Avrebbe continuato a canticchiare qualche strofa, almeno finchè non avesse incrociato nuovamente lo sguardo con l'Hokage, rendendosi conto di cosa stava succedendo solo con qualche secondo di ritardo. Gridando per l'imbarazzo, perse il controllo sul chakra, piantandosi sul terreno e cadendo rovinosamente. Con la faccia rossa tanto quanto i suoi capelli, si rialzò di colpo, spostandosi nuovamente verso la botola per ripetere il processo precedente. Hmmmm beh insomma!? Sarà anche ora di vedere cosa c'è qua sotto, no?? Non avrebbe incrociato nuovamente lo sguardo con il clone, mortalmente imbarazzato dalla cosa. Magari essendo un clone, avrebbe dimenticato tutto una volta sparito.
     
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    Abracachakra


    -VII-






    L’Hokage-clone era molto più concentrato di quanto non apparisse e nell’osservare Kiyomi si rese conto che non stava facendo ciò che gli aveva richiesto.
    Si poggiò le mani sugli occhi sfregandoli non tanto per necessità quanto come gesto automatico necessario a riflettere.

    Anffffff
    Non capisco se sono io o tu.


    Si avvicinò maggiormente alla polvere e osservando come questa si spostava scosse la testa.

    Cosa senti nelle dita?
    Lo so che non stai sentendo ciò che ti ho descritto.
    Se sentissi quello non staresti scialacquando chakra come una mucca impazzita.


    E quando quella tentò di abbandonare il suo compito per avvicinarsi alla parete il clone la ammonì.

    Non ci provare nemmeno.
    Ti ho detto che se fai la cosa sbagliata rischi di lasciarci le penne.
    Stai qui e porta pazienza, non siamo delle stupide bestie a cui la natura ha concesso le armi grazie all’istinto, dobbiamo sudarcele.
    Non è rilascio, emissione, è controllo del chakra.
    Ne usi poco, molto poco per effetti grandiosi.
    Se ne usi troppo stai sbagliando.


    Battè sul ripiano, come ad indicarlo.

    Siamo qui per una ragione, qui parte e si conclude tutto.
    Non c’entrano le dita, puoi stare ad osservarle quanto vuoi probabilmente l’effetto più grande che ne otterrai sarà concentrarci del chakra ma paradossalmente senza controllo non saprai modularlo e senza sigilli per le tecniche finirai solo per buttarlo all’esterno come un phon.
    Con-trol-lo.
    Solo questo.
    Hai sicuramente sentito qualcosa, lo vedevo da ciò che facevi.
    Ma non era la cosa giusta, devi cancellare quella cosa dalla tua mente, altrimenti tenderai sempre a sbatterci sopra credendo che quella sia la via da percorrere per la soluzione.


    Vide accanto a se un foglio di carta ingiallita, incartapecorita dal tempo, ma ancora sufficientemente flessibile.
    La mise orizzontale di fronte a Kiyomi.

    Partiamo dalla forma.

    Avvicinò le due estremità del foglio e questo si piegò facendo una gobba verso il basso.

    Ci serve una protuberanza, uno spessore, il chakra di suo non ne ha, se vuoi che lo abbia devi dargli tu questa proprietà.
    Pensa che uno degli utilizzi più avanzati di questo controllo è isolarti dalla pioggia!
    Comunque, a cosa serve?


    Portò il foglio verso il basso, di fatto la polvere non si sarebbe spostata ma il soffice manto si sarebbe appiattito sopra il leggero peso.

    Vedi?
    Non si sposta.
    È accettabile che si sposti quando stai sperimentando, ma non devi pensare che quello sia l’ultimo passo.


    Infine arrotolò il foglio, creando un cilindro, certo non avrebbe respinto chissà quale peso, ma dava un idea di cosa andasse fatto.

    Se ci poggi la mano sopra noterai che se cerchi di schiacciarlo oppone una certa resistenza.
    È questo che ti serve ricreare, certo in maniera più efficace visto che per piegare un foglio ci vuole davvero poco, ma la partenza è proprio questa.
    Creare una corrente è sbagliato, o quantomeno è il primo, mezzo passo.
    Prima la crei, poi la controlli, la limiti.


    L’avrebbe lasciata provare e quando visto lo strato vellutato comprimersi avrebbe annuito.

    Bene, questo è ciò che ti serve, mantienilo per un po' e se sarai in grado di rifarlo possiamo passare alla parte successiva.
    Il rilascio.
    È semplice.
    Non sfrutterò nuovamente la cosa delle mani visto che sembri abbastanza dura, ma tenendo presente ciò che hai fatto finora passare allo step successivo non è difficile.


    Non reputava troppo complesso neanche il passaggio precedente, ma non era il momento di fare ironia.

    Per avere questo effetto repulsivo hai dovuto aumentare la pressione, hai creato una corrente e l’hai tappata.
    Bene, ora non devi far altro che rilasciarla.
    Mi raccomando, non ti serve potenza extra, devi solo eliminare il limite che ti permette di comprimere.
    Controllo, non potenza.
    E stai attenta, causa una discreta spinta.


    Con quell’ultimo appunto l’avrebbe lasciata a sperimentare.



    [sho]

    La smorfia dell’Hokage non richiedeva di certo un esperto per essere decifrata.

    Di uno stronzo Sho, stiamo parlando di uno stronzo.
    Chiama le cose col loro nome.


    Inspirò nervosamente.

    Scusa.
    Solo pensarci mi fa fare un salto indietro nel controllo del demone.
    Però mi hai ricordato una cosa, una cosa che non mi è piaciuta affatto.


    Osservava Sho con attenzione non tanto per scarsa fiducia verso di lui ma per sapere come avrebbe reagito a quelle parole.

    Lui sapeva di te, ma io non so chi glielo ha riferito.
    E con questo intendo dire che sapeva tutto.
    Ho detto a te ed Oda di tenere il segreto, ma lui lo sapeva, e non mi ha rivelato chi glielo ha spifferato.
    Non penso sia stato tu ad averlo messo al corrente, mi avresti quantomeno avvertito, no?
    Ciò mi porta a pensare o che sia stato Oda, ma anche in questo caso non comprendo perché non mettermi al corrente, o addirittura una terza persona, una terza persona decisamente troppo informata.
    Cosa che mi sembrerebbe strana, visto che abbiamo trattato il problema un unica volta in un occasione che rendeva impossibile pianificare l’ascolto.
    E se non è stato pianificato vuol dire che era continuo.
    E questo è solo il primo problema.
    Chiunque abbia riferito a Kensei non l’ha riferito a tuo padre, o meglio, non solo a lui.
    Kensei non è solo sgradevole, Sho.


    C’era dell’indecisione nel suo volto.

    Non voglio che dalle mie parole tu possa intendere che non devi fidarti di lui ma… è il mizukage.
    E il mizukage ha sfruttato quelle informazioni contro di me, più di una volta.
    Non voglio ritrovarmi a gestire fughe di informazioni, non voglio che una visione parziale del mio operato possa essere sfruttata da qualcuno contro di me e io debba essere costretto a rivelare più del necessario per ripulirmi la faccia.
    Non ricopro un ruolo semplice, ed odio ricoprirlo proprio perché mi porta a parlare come qualcuno che non si fida del prossimo, mentre sono semplicemente prudente.
    In questo preciso momento sai cosa voglia dire venir separati dal dovere dalla propria famiglia, non ti dico che so come ti senti, ma mi capita spesso.
    Se andrai a Kiri non sarà per un confessionale, sarà per far capire a tuo padre quale ruolo ricopre.
    Questo non vorrà dire che dovrai tagliarlo fuori dalla tua vita, ma che se gli verranno riferite informazioni sensibili devo esserne messo al corrente, dopotutto è un alleato, o dovrebbe, nascondergli qualcosa non dovrebbe essere utile.
    Con Itai avevamo un ottimo rapporto ad esempio.


    Stava dando un ordine, non restrittivo e poco vincolante, ma era un ordine che aveva un peso non indifferente in una sfera privata oltre che professionale, come avrebbe reagito il jonin?
    La reazione che non si sarebbe tardata a vedere era quella del muro, questo infatti si era crepato come ci si aspettava, per distruggerlo sarebbe bastata un po' di convinzione in più, ma a quel punto non avrebbero avuto più un posto in cui esercitarsi.

    Oh bene!
    Qualche certezza almeno l’abbiamo!


    Disse con entusiasmo.

    Da qui in avanti è solo questione di modulazione, il chakra da usare per effetti maggiori è si superiore, ma sempre irrisorio.
    Certo, a livelli avanzati inizia ad essere dispendioso, ma a quello ci pensi solo se vuoi specializzarti a rompere le cose.
    Devo ammettere che da soddisfazione.
    Dentro avevamo un area di una cinquantina di centimetri che sembrava adatta ad assorbire l’impatto, appena riesci a modulare l’impatto per rispettare quella misura possiamo fare un tentativo.


    Quando si fosse sentito pronto si sarebbero trasferiti alla parete da aprire.

    A questo punto direi che sta tutto a te.

    Avrebbe indicato la porta che, se colpita con la giusta quantità di chakra avrebbe fatto uno sbuffo indietreggiando per poi scorrere verso il basso, rivelando una stretta scala.

    Ahhh… ci dovrò fare manovra.

    Le scale li avrebbero portati ad un corridoio inevitabilmente buio, certo potevano facilmente camminarci dentro, dopotutto era solo un corridoio, ma potevano comunque esserci trappole o luoghi interessanti da esplorare.
    Appena procurata una luce di fortuna i due poterono fare qualche passo nel corridoio, ma quello che la luce gli rivelò era abbastanza inatteso, non era corretto dire che fosse un corridoio era quasi un archivio e la scarsa luce non aiutava a delimitarne i confini.
    Fin dove la luce illuminava però erano presenti delle piccole mensole, grandi a sufficienza da ospitare file e file di piccole boccette e per quanto difficile da immaginare sembrava che ognuna di esse avesse un colore differente, i rari colori rassomiglianti avevano boccette di forme diverse, cosa che accadeva per la maggiore con i liquidi trasparenti.

    Un luogo decisamente poco adatto ad un daltonico.
    E ad un clone di oltre due metri.


    Non in tutte le boccette però erano presenti liquidi, in alcune era possibile vedere della polvere, in altre, le più voluminose un piccolo ecosistema che rendeva la vita possibile anche li sotto.

    Non ho difficoltà ad immaginare cosa siano, ma forse più avanti possiamo trovare cose più precise.

    Ed era vero, precise si, disordinate pure.
    Per quanto le boccette fossero disposte nelle mensole non erano particolarmente organizzate, era palese che chiunque le avesse messe li conosceva tutti i contenuti ma sicuramente non le aveva in alcun modo catalogate, in quelle piccole montagnole di appunti c’era invece una qualche logica… per chi le aveva abbandonate li.
    Per rimettere in sesto quei documenti, dalle prime fugaci occhiate, quello che ci voleva non erano le abilità combattive, ma una buona conoscenza dei principi attivi e dei farmaci.

    Decisamente della roba da dottori.

    Non potè che concludere.

    Mentre tu cerchi di capire che succede qui io faccio due passi in avanti e cerco di capire cosa c’è.

    Solo spostandosi ricordò che erano muniti di un unica torcia.

    Che palle.

    Il destino però si mostrò generoso e sotto i documenti riuscirono a trovare una torcia, certo un po' intermittente, ma sarebbe andata bene per il clone.

    Tu tieni questa che è più stabile.

    E senza dire altro si sarebbe allontanato.



    [Satoru]

    Il clone scosse la testa.

    No no, dar da mangiare a me è come sciacquare la testa ad un asino, conservalo pure per dopo.

    I tentativi di Satoru non furono particolarmente entusiasmanti, il che era un bene, era segno del fatto che prendeva la cosa tranquillamente, e per i controlli del chakra era ciò che ci voleva.
    L’erba però tendeva a volare via, curiosamente lui e Kiyomi apprendevano alla medesima velocità, cosa strana ma non troppo viste le esperienze simili e il medesimo sensei.

    Bene, la cosa che ti manca adesso è contenere quel flusso, abbassando gradualmente la mano hai imparato a spenderne una quantità sempre minore ma per evitare di fare il ventilatore devi isolare quel flusso, puoi farlo in diversi modi, ma quello che ne risulterà sarà comunque un cuscino d’aria.
    Quindi, ora che hai controllo ti manca un vero e proprio limite.
    Per farlo ti serve la sensazione che ti ho fatto provare prima devi creare quello basandoti sulle sensazioni di una singola mano.
    Mi raccomando non affidarti a sensazioni imprecise, formicolii e simili non servono a niente, ti serve qualcosa di concreto, preciso.
    Forse se immagini di fare uno strato di chakra da gonfiare con questo flusso potrebbe venirti meglio.


    Gli avrebbe lasciato qualche secondo per sperimentare la cosa.

    Questo comunque è l’ultimo passaggio complesso, il prossimo è abbastanza elementare, dovrai rilasciare la forza accumulata sotto quel chakra tutto in una volta, ti permetterà di allungare i tuoi salti, come una molla.
    Ti basti sapere che una volta concentrato però non devi rilasciare anche il flusso, solamente ciò che lo contiene, altrimenti avresti un effetto molto ridotto.


    Una spiegazione tutto sommato striminzita, ma forse sufficiente, solo il tempo avrebbe dato conferma.

    Tra tutte le cose su cui ti stai esercitando è quella con effetti più consistenti.
    Quindi stai attento, se non moduli bene potresti finire per sbatterti addosso a qualche muro, o addosso a me.
    E ti servo ancora.


    Aggiunse con un sorriso prima di lasciarlo concentrare.



    [Youkai]

    Quando gli prese la mano e Youkai arrossì si sarebbe fermato, come congelato, ma non nell’espressione che aveva in quel momento, bensì in una neutra, come se fosse caduto preda di chissà che genjutsu.

    Youkai, perché arrossisci?

    Chiese quasi rimproverandolo.

    Rendi questa cosa dannatamente strana.
    Ora siamo a disagio.
    Entrambi.


    Avrebbe porbottato qualcosa prima di riprendere la sua spiegazione
    Quando l’attenzione di Youkai tornò sul clone, concentrato ad osservarne le prove, lo trovò impietrito, era una statua di sale con un espressione del tutto esterrefatta sul volto, e le doti attoriali di Raizen gli permettevano un’espressività fuori dal comune.

    M-m-ma che cazzo!
    Lu lu lu il chakra è blu?!?
    Porca puttana Youkai questo mondo è troppo per te!
    Decisamente troppo!


    Non lo stava sgridando, tutt’altro!
    Era estremamente convinto delle sue parole e vedere come il ragazzetto aveva appreso quell’arte lo sconvolse, come diavolo avrebbe fatto a mandarlo a combattere da qualche parte?
    Le persone come Youkai la vita aveva la brutta abitudine di mangiarle, masticarle e non avere ne
    anche la buona decenza di inghiottirle, le risputava fuori a soffrire.
    Mise le mani sul volto, cercando in qualche modo di convincersi che la situazione in qualche frangente avrebbe potuto giocare a suo vantaggio, solamente dopo aver sfregato qualche volta il viso, come se cercasse di lavare via il ricordo si sarebbe rialzato, forse dopo aver raggiunto un compromesso con la voglia di mettere Youkai in qualche specie di giardino e lasciarlo a giocare al riparo dai pericoli.

    Va bene.
    Va bene.
    Ora dovresti avere un controllo sufficiente da fare il necessario senza rischiare troppo.
    Metti le mani sulla botola, entrambe, e tiri su, semplicemente.
    Dovrai farlo piano visto quanta poca aria passa, altrimenti sembrerà più pesante del necessario.


    Tirata sul la botola Youkai si sarebbe accorto che era una specie di scatolone di legno dal fondo molto spesso, cosa che pur rendendolo resistente ed impossibile da sfilare senza il chakra, lo manteneva assai leggero.
    Dopo un primo gradone di mezzo metro era possibile vedere una scala che scendeva verso un’oscurità insondabile dall’esterno.

    Direi che ci serve un po' di luce.
    C’era una specie di ferramenta abbandonata qui fuori, magari ci trovi qualcosa di utile.


    Quando il genin tornò si sarebbero calati entrambi nella botola ma il corridoio sembrava un semplice corridoio, ne più, ne meno.
    Poterono notare che non era qualcosa costruito per durare poco, nei piani della radice evidentemente non era preventivato che potessero avere una vita più breve di quella del villaggio, le pareti non erano di cemento ma di durevole pietra, non si erano attardati in eccessive rifiniture visto che apparivano abbastanza grezze, ma non c’era alcun problema di umidità o simile, solamente l’aria di chiuso dimostrava quanto tempo quel luogo fosse inutilizzato.
    Dopo qualche minuto di camminata prudente giunsero infine ad un bivio, l’idea più ovvia sarebbe stata quella di dividersi, ma una particolare melodia ricordò a Raizen che forse era meglio evitare.

    Destra o sinistra?

    Una scelta del tutto ininfluente, per quanto ne sapevano, e per quanti segnali desse il posto niente avrebbe fatto scegliere un’entrata anziché l’altra.
    Quando Youkai avesse scelto, e Raizen pregò perché non lo facesse con una filastrocca, si sarebbero incamminati, ma sarebbe passato poco tempo prima che la presenza del clone si facesse sempre più leggera, difficile accorgersene mentre camminavano concentrati su ciò che avevano davanti, ma quando si accorse che non c’era più nessuno accanto a lui era troppo tardi.
    Cosa era successo?
    Erano caduti in una trappola.
    E questa sarebbe diventata visibile sul petto di Youkai, non era facile dire a cosa somigliasse, ma dal pizzicore che gli aveva permesso di avvertirlo incidersi sulla sua carne poteva percepire che non si era fermato solo alla pelle.
    Uno sbuffo di fumo rivelò una figura longilinea poco davanti a lui, aveva un filo di graminacea dra i denti ed era vestito piuttosto all’antica, anche se lo Spiritello non fosse stato troppo aggiornato avrebbe notato che non erano di certo recenti.

    E quindi sei caduto nella trappola.

    Non salutò, ne chiese il suo nome, però pareva guardare verso la sua direzione.

    O meglio, siete.
    In questa trappola si può cadere solo in due.
    Brutta, brutta storia.


    Simulava dispiacere.

    Procedi pure, stare li impalato ti farà solo perdere tempo.

    E il longilineo figuro andò avanti a lui, precedendolo nel corridoio come un cicerone.

    Questa trappola è una delle poche presenti negli ingressi della radice, ma è anche vero che è una delle zone più importanti.

    Era forse un Ambu facente parte dell’organizzazione di cui avevano violato gli ingressi?
    Il suo abbigliamento dopotutto era abbastanza ingeneroso se si cercava di capire i lineamenti dell’individuo, aveva a malapena una striscia di pelle scoperta sotto gli occhi, su cui aveva una cicatrice.

    Non ne abbiamo mai messe troppe perché già gli ingressi non son facili da trovare, inoltre questa non è come le altre, ti lascia qualcosa dentro.

    La luce finalmente si abbattè su un muro: la strada era sbarrata.

    Eccoci qui.
    Bene, mi duole dirti che se cercherai di indietreggiare la prova fallirà… avrai notato dove è messo il sigillo.
    La missione è l’unica cosa che conta, e si può fallire solo quando si muore.
    Ma sacrificare se stessi è troppo semplice, per questo il sigillo vi tiene legati, te e l’Utilizzatore del clone.


    Interrogarsi sul come poteva fare a dedurre che quello fosse un clone probabilmente l’avrebbe portato a poco in quel momento, ma quel sigillo sapeva, o per meglio dire, il suo creatore non era di certo un principiante, dopotutto faceva parte dell’organizzazione più segreta del villaggio.

    A morire non si sa chi sarà.

    Il che rendeva indietreggiare assolutamente inutile, qualsiasi cosa per cui decidesse di sacrificarsi poteva essere vanificata.

    Puoi quindi solo avanzare, e per avanzare devi scegliere se donare o meno metà del tuo chakra.
    Starai pensando che è poco importante immagino, ma dall’altra parte il clone deve fare una scelta parecchio simile… e cosa sceglierà?
    Salvaguardare se stesso oppure cedere una parte di quel mostruoso chakra che possiede?


    Sapeva quindi che dall’altra parte c’era un individuo che possedeva tanto chakra, ma non che fosse sufficientemente esperto da poter trovare una soluzione alternativa.

    Chissà che vorrà fare, se verrà l’originale la situazione sarà decisamente peggiore.

    Un sorrisetto malizioso ed una risatina frivola.

    Scegli dunque, metà del suo chakra o metà del tuo e la porta si aprirà.
    Se può aiutarti questa non è una trappola come le altre, devo permettere l’ingresso anche ad altri membri della Radice, o perché no, qualcuno che voglia le sue conoscenze per il bene del villaggio.
    Dopotutto la Radice è qualcosa che va oltre i suoi membri formali, non è un organizzazione come le altre… Se si desidera la prosperità della Foglia è impossibile non accettare che ci si debba espandere e concedere nuova linfa, nuova vita.
    Nuova… forza.


    Che cosa poteva significare dunque?
    C’era un modo per salvare sicuramente entrambi?
    Forse le scelte andavano ponderate anche in base a quello oppure il sigillo voleva esclusivamente confonderlo ulteriormente?
     
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64 replies since 21/11/2019, 00:58   1082 views
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