Il Tempio del Gelo

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    Me-an


    II - Cisa



    Capisco, tuskur, ma...

    Il tocco leggero della mano di Yusica sulla sua spalla ebbe un effetto calmante, portando Hotene a lasciar inespressa la sua ennesima arringa. Di fronte a loro, Kensei Hito rimaneva immobile, stoicamente fisso nella sua posizione. La degnò di poche e fugaci parole, salvo poi dedicare la sua attenzione alla sciamana del Villaggio. Il racconto correva veloce dalle labbra di Yusica, delineando in breve una situazione complessa e dolorosa per tutti i presenti, e in particolare per la stessa Hotene. C'era stato un tempo in cui lei e Ipokash erano state inseparabili, in cui Munkeke si era preso cura delle due gemelle da buon fratello maggiore. Ma quel tempo era lontano, il ricordo dello stesso cancellato da anni di tradimenti e lotte. Ora giacevano distanti, divisi da kilometri di neve e ancor più rancore malamente celato. Tutto ciò, tuttavia, Kensei Hito lo ignorava, potendo al massimo cogliere il velo di tristezza e rabbia che andò a rabbuiare lo sguardo di Hotene alla menzione di Munkeke e del suo confuso rapporto con i Kamuy di Azumaido.

    Tuskur, possiamo difenderci. Abbiamo resistito in passato, cosa è differente questa volta? Nessuna presenza, wenkamuy o demone potrà mai sopraffarti, ne sono certa. Finché il kotan avrà la sua tuskur, non potrà cadere.

    Aveva voltato il capo verso l'alto, volgendo lo sguardo alla propria maestra. Una poco velata preoccupazione macchiava le sue parole, infondendo un senso di inquietudine anche nella giovane. Possibile che il pericolo fosse così urgente e temibile da giustificare un tale sconvolgimento anche in una combattente d'esperienza quale Yusica? Hotene soppresse un brivido, mentre i suoi grandi occhi viola tornavano su Kensei Hito, questa volta più curiosi che ostili. La maschera che gli celava il volto nascondeva anche i suoi lineamenti, le sue emozioni, qualsiasi cosa che potesse dare una parvenza umana. Eppure la tuskur vi aveva sotto intravisto una natura disposta a prestare aiuto al kotan. Hotene era ancora dubbiosa, ma stavolta avrebbe tenuto per sé le proprie perplessità - comunque leggibili facilmente sul suo volto. Solo il tempo avrebbe potuto dar loro la facoltà di un giudizio completo.

    Cosa succede, tuskur?

    La donna si era come bloccata, congelata in un infinito secondo di stupore. Hotene seguì la linea del suo sguardo fino al margine del bosco, dove una massa informe e caotica si stava lentamente formando. Qualche bambino si avventurò in avanscoperta, salvo tornare poco dopo sui pochi passi, gridando. Prima un solo grido, poi un altro, poi un altro ancora. In breve l'aria fu carica di urla, e finalmente Hotene individuò il pericolo di fronte a loro: gli uomini del villaggio erano tornati, ma non erano soli. Trai volti tumefatti e distorti dal gelo, la ragazza di Azumaido ritrovò anche lineamenti non familiari, mischiati a volti che aveva visto - caldi e sorridenti - molte volte. Un brivido di terrore si impadronì del suo corpo, mentre quelli avanzavano senza sosta.

    TUSKUR!

    Gridò, mentre da quella già si levava l'aura del suo immenso e antico potere. Di fianco a loro, Kensei Hito avanzò la sua proposta per mettere in salvo quante più vite possibile. Non si fidava dell'uomo dietro la maschera, ma le forze nemiche erano troppe e troppo vicine per cominciare a sindacare lì e ora.

    Li porterò al sicuro, nessuno dei nostri bambini deve perdere la vita stanotte. Ma appena sarò certa della loro sorte tornerò qui a combattere al vostro fianco. Tuskur, non posso abbandonarti. Non qui da sola.

    Il suo sguardò si spostò rapidamente dagli intrusi a Kensei Hito, e poi nuovamente ad essi. Certamente la comparsa del nemico era stata fortuitamente vicina al palesarsi dell'uomo. Yusica sembrava fidarsi di lui, ma non potevano escludere un suo qualche coinvolgimento. Hotene non era potente, e gli strumenti in suo possesso erano pochi in una lotta. Ma sarebbe volentieri morta per proteggere la sua maestra.

    BAMBINI, TUTTI CON ME!

    Avrebbe gridato, correndo verso il gruppo di piccoli urlanti e disperati. Il trauma del vedere i propri padri e fratelli ridotti a quello stato ne aveva spento gli occhi, mentre i tremori li pervadevano da capo a piedi. Se necessario, avrebbe preso in braccio uno dei più piccoli, afferrando per la mano chi poteva, dirigendosi poi verso la grande casupola comune, il cisa del Villaggio, dove la comunità si riuniva per deliberare, o trascorrere in compagnia le notti più fredde e inospitali. Quei bambini erano il futuro del Villaggio, e Hotene li avrebbe protetti dal nemico. Qualsiasi esso fosse, e a qualunque costo.
     
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