Il Tempio del Gelo

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  1. Filira
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    Me-An


    IV: Tuskur



    Correva, a perdifiato.
    Il ghiaccio e la neve sottostanti scricchiolarono pericolosaemnte al suo passaggio, mentre il freddo della tagliente aria di Azumaido le bruciava la gola e i polmoni, ferendola ad ogni respiro affrettato. Hotene Nitai, nata e cresciuta in quelle terre gelate, si era sempre considerata una creatura del freddo. Ciò era ben visibile nella sua pelle, perlacea quanto le nevi perenni dell'isola, nella forma affusolata dei suoi occhi, attenti a non assorbire il riverbero accecante della luce riflessa sul ghiaccio, e nella sua statura, contenuta quanto bastava a permettere al suo corpo di nutrirsi dei frutti della sua terra senza desiderare di più.
    Eppure in quel momento, in quell'istante, il freddo la stava tradendo.
    Le lacrime appena versate si erano congelate sulle sue gote, tirando e graffiando la sua pelle. L'aria gelida le mozzava il respiro. Le gambe lottavano contro il peso igombrante di stivali e pelli.

    Tuskur.

    Una voce si fece strada nella sua mente, mentre si muoveva il più rapidamente verso il campo di battaglia. Poteva già udirne i rumori, la lotta, lo stremo.
    Chi-e si muoveva silenziosa vicino a lei. Non parlavano, ma Hotene aveva imparato a conoscere i pensieri dell'animale. Le ultime immagini dei bambini che si lanciavano nella foresta, la certezza della perdita di alcuni di loro, la preoccupazione per Yusica e per la sopravvivenza del Kotan. Era un silenzio carico di timore e aspettative.

    Yume, sono lieta che tu sia di ritorno. Spero che gli akihi siano al sicuro. Che lo sia il nostro futuro.

    Era così, doveva esserlo. Erano gente forte, temprata da madre natura. Non si sarebbero arresi, non avrebbero permesso ad alcun wenkamuy di cancellare la loro esistenza.
    Parve un attimo, o forse un'eternità, ma ad un certo punto gli occhi affaticati della giovane indovinarono la vaga forma di figure in movimento. L'uomo di Kirigakure era ancora lì, a combattere fianco a fianco della tuskur. Quello che seguì fu un misto di sorpresa e sollievo. Non era fuggito, quantomeno. Chiunque fosse, almeno non era un codardo.

    Di certo non sono qui per disquisire di fronte ad una tazza di té, shisam.

    In pochi metri li aveva raggiunti, affiancando Yusica con Chi-e e Yume. Waboose sembrava reggere il colpo, fortunatamente. Avrebbe affidato la sua stessa vita a quei kamuy, era certa che avrebbero combattuto fino allo stremo per proteggere il Villaggio e i suoi componenti.

    Tuskur, gli akihi sono in salvo, ora sta a loro sopravvivere. E a noi lottare, fino alla morte se necessario.

    Annuì, osservando lo sguardo profondo e antico della donna che, più fra tutte, avrebbe chiamato madre. Più di chi l'aveva generata e portata in grembo, Yusica aveva cresciuto e sostenuto Hotene in ogni singolo passo della sua giovane vita. Si augurava di sopravvivere? Certamente. Ma avrebbe dato volentieri un braccio, una gamba, la vita stessa pur di proteggere la Tuskur e ciò che essa rappresentava.

    Chi-e, Yume. Avanti.

    Fece un cenno col capo, ma quelle avevano già intuito. La civetta e il corvo saettarono di fronte alle due donne e al muro di ghiaccio eretto da Yusica, le ali spalancate e pronte a colpire il nemico, e a difendere le due donne di Azumaido.
     
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