Il Peso del Tempo

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    La Storia del Tempo


    XVII






    L’ultima risposta di Boku furono una serie di immagini, climi rigidi ed estremamente freddi in cui il ghiaccio la faceva da padrone se non per una zona in particolare, quella in cui parevano dimorare dei macachi che grazie al tepore delle sorgenti termali avevano un piccolo ecosistema che dava vita ad un ambiente davvero suggestivo. Infine Raizen riuscì ad arrivare all’informazione che gli serviva maggiormente: quella per continuare il suo inseguimento.
    In breve tempo tutte le energie vennero dirette all’originale che in qualche battito d’ali riuscì a rintracciare la posizione della donna favorito della sua visuale, alla fine il suo ragionamento si era rivelato corretto e riuscì a rintracciarla proprio nella zona che aveva impostato mentalmente come possibile direzione di fuga.
    Prima dell’approccio però si dedico ad un autoanalisi, e per quanto le ferite fossero poche il chakra non era certamente il massimo per iniziare uno scontro da zero, avvicinandosi però si rese conto che forse non occorreva, la donna davanti a lui giaceva addormentata oltre che seminuda, del suo fido macaco neanche l’ombra.
    Atterrò a una ventina di metri da lei e prese ad avvicinarsi con la dovuta cautela, sfruttando la sua furtività che già una volta era stata sufficiente a nasconderlo dalle percezioni della donna e dei suoi sottoposti. Cercò quindi nelle vicinanze tracce di eventuali accompagnatori ma pareva non ci fosse nessuno, e reputava assurdo che qualcuno si fosse sprecato in una trappola ad una simile distanza dallo scontro, era probabile che la donna fosse realmente svenuta, tuttavia non percepiva odore di sangue ed avvicinandosi non ne vide nemmeno, eppure i vestiti lasciavano immaginare che qualcosa fosse stato subito, che si fosse curata istantaneamente?
    Scelse di avvicinarsi con un semplice Kunai alla mano, forse poco durante uno scontro, ma sarebbe stato sufficiente a tagliare rapidamente la gola alla donna casomai si fosse mostrata più vigile di quanto non pareva.
    Giunto a poca distanza da lei, quando stava per saggiarne i segnali vitali di base questa si riebbe, e dopo qualche secondo di indecisione tentò di colpirlo con un ceffone che venne incassato più per la sorpresa del ceffone stesso che per la sua pericolosità, non notò infatti alcun tipo di intento realmente lesivo e cosa ancora più strana era privo di qualsiasi tipo di stile, semplicemente la reazione di una ragazza spaventata.

    Umh.

    Si massaggiò leggermente la guancia, riponendo il kunai.
    Si prese a sua volta qualche secondo per riflettere decidendo di dare una seconda opportunità alla donna, per quanto volesse trovare una scusa per eliminare il problema infatti si rese conto che lei aveva agito in protezione dei suoi affetti e non per assecondare i piani di Boku che lì in mezzo sembrava la vera mente, come se non bastasse, al contrario di prima nonostante i picchi emotivi non si sentì alcuna scossa, cosa che lo convinse a scommettere sulla bontà della donna.

    Va bene, non mi avvicinerò, ma cerca di calmarti.

    Disse mettendo le mani in avanti nel tentativo di mostrare quanto fosse inoffensivo.

    Tieni, mi sembra che tu sia un po' a disagio in quelle condizioni.

    Fece un sorriso amichevole mentre le passava il suo smanicato personale, le svariate taglie in più l’avrebbero coperta fin oltre la vita, lasciando scoperte solamente le estremità e per via delle maniche troppo ampie, lateralmente, si sarebbe intravisto parte del seno, ma nel tentativo di metterla a suo agio avrebbe mantenuto gli occhi sul suo viso.

    Io niente, ero di ritorno verso un villaggio che si trova circa ad est rispetto a questa zona quando ti ho trovata, non sembra tu sia qui da tanto.

    Disse restando sul generale in modo da non attirare l’attenzione su eventuali particolari che avrebbero potuto remargli contro.

    Non ricordi come sei arrivata?

    La risposta lo spiazzò leggermente, la donna sembrava non ricordare praticamente niente, sembrava essere un amnesia post traumatica.
    Ne sapeva davvero troppo poco per fidarsi ciecamente, per cui non avrebbe tentato di risvegliare alcun ricordo fino ad essere certo di avere il controllo della situazione, di sicuro aveva un vantaggio: quale che fossero le capacità di recupero della donna grazie al demone le sue erano superiori e sarebbe riuscito a mantenere un vantaggio da quel punto di vista.

    Oh no, non piangere, non c’è bisogno di preoccuparsi, son certo che c’è una soluzione.

    Disse con tono gentile, a quanto pareva aveva mantenuto il carattere infantile, anche se contrariamente a prima adesso aveva realmente un motivo per piangere, ritrovarsi in mezzo ad un deserto senza alcun ricordo doveva essere un brutto colpo da affrontare.

    Ah!
    Stavo per dirti che eri fortunata ad avermi incontrato visto che sono un uomo buono, ma questo mi renderebbe sospetto no?
    Ahahah!


    Rise in maniera cristallina, aveva valutato che alleggerire quella situazione in maniera scherzosa poteva essere la cosa migliore da fare anziché focalizzarsi sul problema.

    Scherzia a parte, non mi costa nulla accompagnarti almeno al primo villaggio.
    Non so se vorrai fermarti lì, ma è a malapena un luogo di sosta per i mercanti di passaggio e non penso ci siano medici esperti.
    Se deciderai di seguirmi però sono certo che da dove vengo sapranno sicuramente aiutarti.
    Ma immagino che decidere di fidarsi non sia semplice.
    Te lo metto in chiaro fin da subito però, dovremmo fare in modo di farti lavorare per pagare le cure.


    Aggiunse l’ultima frase per esser certo di non apparire come un santo apparso dal nulla, un conto era aiutare, un altro offrire tutto in cambio di niente, ed era decisamente sospetto, diverso invece era offrirle un passaggio e poco più, dopotutto era un uomo e lei una donna, un po' di gentilezza poteva starci.



    [La Maledizione degli Ingordi]




    Nel mentre che Hohe interagiva con la strana creatura i due accompagnatori stavano per le loro, Chikyu in una posizione di assoluta concentrazione si preparava probabilmente a dare il peggio di se pur di salvarsi la vita mentre Satoru continuava a stare inginocchiato, forse in un turbinio di emozioni che credeva di aver ormai dimenticato.
    Le valutazioni del kazekage sull’arma erano indubbiamente corrette, ma quando l’avrebbe provata si sarebbe reso conto che, per i giorni correnti, era assai grossolano come strumento, l’unica cosa che faceva infatti era velocizzare, ma un intera giornata passata a lavorare era generalmente costellata di pause, ma soprattutto di nutrimento, mancanze che un corpo poteva sopportare per brevi periodi, ma sicuramente non in maniera continuativa a meno di rimetterci la salute.

    Colui che resta.
    Questo sono io.



    Rispondeva schematicamente a quelle domande, come se si interagisse con un gigantesco archivio per il quale le domande non erano nient’altro che cassetti da aprire e svuotare.

    Si, una maledizione.
    Perchè il tempo può solo scorrere.
    MAI fermarsi o retrocedere.



    Nel pronunciare quel divieto gli occhi si illuminarono di un potere primordiale per spegnersi poco dopo dando solo un assaggio di quello a cui la creatura aveva accesso, sempre che essere uno scheletro animato da chissà quale energia non fosse sufficiente.

    Tu mi chiedi di conoscere.
    Eppure conoscere non ti cambierà.
    Tu hai già scelto quando hai deciso di fidarti della tua maledizione.



    Ma era evidente che quel guardiano nonostante il suo potere avesse una missione ben precisa ed un ruolo cui adempiere, puntò dunque il dito verso Hohenheim.

    Saprai.



    E come da sua natura la creatura non parlò, ma si limitò a riversare la sua conoscenza, forse frutto di tutta la memoria dei Koro passati, nella mente del kazekage, in un flusso di informazioni che l’avrebbero portato al limite delle sua capacità. La mole di informazioni era così imponente che la sua mente sarebbe riuscita a cogliere solamente i dettagli che in quel momento gli risultavano più utili, o quelli che sembravano i sentimenti più forti di questo o quell’individuo mentre per gli altri sarebbe stato necessario a posteri trovare la calma nella meditazione per imprimere al meglio tutte quelle informazioni. [tradotto, consultandoci puoi trovare qualche spunto per eventuali trame future tra questi stralci]
    Ma quella gioia e quella tristezza o il terrore, il più delle volte incontenibile, come avrebbero lasciato l’ apparentemente giovane sunese?
    Sarebbe riuscito a preservarsi?
    E come avrebbe fatto?
    Per il Guardiano non era un problema, avere un servitore non avrebbe migliorato il servizio che rendeva ai suoi creatori, quindi se lo shinobi fosse morto o irrecuperabilmente impazzito a lui non sarebbe importato.
    Se la mente del sunese fosse maturata a sufficienza da resistere a quell’attacco però avrebbe visto svariate immagini dell’area in cui ora sorgeva il tempio, non certamente un deserto, ma neanche un giardino dell’eden, una zona rigogliosa ma comunque aspra, in grado di sostentare un popolo solo se adeguatamente ammansita.
    Si potè accorgere come i suoi avi che in quell’area c’era qualcosa di strano, mentre le immagini di quella pianura erano innumerevoli altrettanto non si poteva dire per gli strani eventi che vi succedevano, come un uccello che per un corto volo aveva sbattuto le ali al contrario, come se fosse stato riavvolto il nastro che lo riprendeva, o delle formiche tornare dentro ad un formicaio in retromarcia od ancora un fiore ripiegarsi nel bocciolo, non erano gli unici episodi, ma pur potendone aver coscienza non sapeva quanti e quali ne erano stati osservati, era certo che in molti meno li avevano visti rispetto a quelli che avevano osservato il circondario di cui avrebbe facilmente saputo ricostruire una visuale in tre dimensioni grazie alla mole di conoscenze.
    Gli indigeni di quel luogo si accorsero presto che ciò che vedevano era sintomo di qualcosa di particolare che agiva solamente in quella zona ed influenzava in base alla sua attività la vita in quella zona, ed in assenza di strumenti adatti ad una maggior comprensione di quel fenomeno iniziarono a farne un culto, vestendo i sacerdoti addetti ai vari riti come loro immaginavano fosse consono vestirsi per servire delle divinità in possesso di un simile potere, ma probabilmente anche per dare un tono alla casta sacerdotale stessa.
    Col tempo la casta dei sacerdoti assunse una propria forza e loro stessi iniziarono ad essere mitizzati, e venendo scelti da prima della nascita per essere allevati esclusivamente col fine di sostituire un sacerdote ormai anziano, alimentando la credenza che fossero un dono divino. Il culto era basato sulla presunta esistenza di divinità in grado di gestire il tempo che si era rivelata a loro mediante gli strani fenomeni per benedirli con il potere che poi ne era scaturito.
    La capacità di riparare gli strumenti, di velocizzare il lavoro come Hohe aveva visto poco prima permise a quella società di fiorire e di arricchirsi ad una velocità incredibile rispetto agli altri popoli limitrofi. Tuttavia il loro controllo su quel potere era estremamente basico, avevano infatti raccolto le pietre nere trovate nel luogo che avevano compreso essere vicino alla fonte e mediante una volontà straordinaria propria di ben pochi elementi, che probabilmente era una delle prime manifestazioni dell’utilizzo del chakra, riuscivano a piegarlo al loro volere aiutando la loro mente forgiando strumenti della forma consona all’utilizzo che ne doveva essere fatto, anche se, in possesso delle giuste doti di artigiano, Hohe avrebbe compreso che non era tanto la forma, quanto la volontà di compiere un azione mediante essa a farla avverare, meccanismo che con il passare del tempo, nella costate ricerca di perfezionamento, permise a qualcuno di acquisire in prima persona una frazione di quel potere.
    L’ingordigia umana però non tardò a spezzare quel delicato equilibrio, e con il tempo i futuri Koro in grado di maneggiare quegli strumenti si moltiplicarono, causando un eccessiva asportazione di materiale dal sottosuolo, che agli occhi di persone scarsamente recettive al chakra poteva sembrare innocua ma invece iniziò ad erodere il tessuto temporale di quella zona. Tutto iniziò con gli ortaggi, nascevano marci, poi dagli anziani che da un rintocco di bastone all’altro si ritrovavano neonati incapaci di camminare il tutto con una frequenza così alta da affollare la mente di Hohe con immagini strazianti di bambini che nascevano con i denti cariati e le rughe attorno agli occhi, di madri diventate nonne durante il parto.
    La situazione degenerò in poco tempo ed in men che non si dica l’intera popolazione impaurita iniziò ad allontanarsi, a fuggire da quel posto ormai maledetto mentre gli ultimi rimasti si resero conto che allontanare ulteriormente quegli artefatti avrebbe solo fatto espandere quel male, per questo raccontarono la loro storia nell’obelisco, dandogli quella forma nel tentativo di scoraggiare eventuali successori a frazionarlo ulteriormente.
    Solo grazie al potere della stasi che Hohe aveva visto poco prima, ed al sacrificio dell’unico paladino in grado di utilizzarlo, diedero vita ad una tecnica proibita in grado di creare una commistione di anime, che probabilmente avrebbe ispirato qualcuno in futuro, e permettendo di legare l’anima dell’allora capoclan a quel luogo, condannandolo ad esaurirne la forza per sostentare la sua forma mostruosa e diventando un ricettacolo per la maledizione, col fine inaspettato di farne un giudice imparziale e ponendo la parola fine a quel calvario.
    Stranamente mancavano precise immagini riconducibili alla pericolosa rappresentazione dell’occhio.
    Una parte della storia però sembrava finire lì, con gli antenati che fuggivano dalla loro casa ed una serie di immagini dei luoghi più remoti nei quali i Koro si spinsero per essere certi di non essere inseguiti da quell’orrore, Kiri, Suna, Konoha, Oto, qualche antenato comparve in ognuna di quelle terre che più tardi sarebbe stata in grado di associarsi nei grandi villaggi odierni.
    Tra quell’evento e il ritorno dei Koro passarono svariate generazioni, e soltanto quando il chakra risvegliò l’atavica memoria della capacità di manipolazione temporale qualcuno riprese la via di casa, incuriosito e spesso entusiasmato da quel potere, ed al contempo attratto come da un richiamo, come una falena da un rogo. Nessuno aveva ormai memoria della prima generazione del clan, ma anche col ritrovamento dell’obelisco in ben pochi si preoccuparono di cosa potesse loro succedere e ben presto lo studio di quel fenomeno mediato dal chakra gli diede un potere che credevano potesse avere ben pochi rivali. Riunendo le conoscenze dei loro antenati riuscirono ad apprenderne i segreti e nemmeno il guardiano riuscì a fare nulla, finendo a sua volta assoggettato dal soverchiante potere di quella nuova generazione, potente quanto folle, diventandone il cane da guardia ma ora i numeri giocavano a suo favore.
    Ma fu un particolare capoclan, in possesso di una particolare pergamena che raccontò gli venne data da un vecchio archivista presso il quale aveva studiato e che pareva lo stimasse particolarmente, a dare finalmente una forma definitiva a quel potere grazie al chakra che ora veniva manipolato con molta più accuratezza un modo del tutto nuovo e ben più pericoloso: simile a quello di Hohenheim.
    Fu dall’unione di due conoscenze così pericolose che iniziò la stratificazione del tempio e la maledizione riprese a rincorrere i Koro nella forma che il Kazekage iniziava a sperimentare.
    Ma quell’unione non generò solamente il tremendo potere dei Koro la pergamena infatti non venne affidata casualmente a quell’uomo, solo lui sarebbe stato in grado di infondere nella pietra che gli venne consegnata più tardi da un uomo avvolto da fiamme verdi che non avrebbe mai più rincontrato ma dotato di un potere straordinario.
    Se la prima volta l’occhio era stato disegnato tra uno dei principali strumenti che permettevano di sfruttare quella forza primordiale ora in tanti si rivolgevano ai loro individui più forti dicendo che è come se questo si fosse aperto nelle loro teste, erano generalmente i più deboli, quelli che non erano totalmente inebriati dal potere e che riuscivano ancora a comprendere come quella maledizione scavasse nella loro mente e come i più forti di loro venivano a patti con essa, a volte lasciandosi manipolare avviando faide da cui solamente le battaglie li distraevano.
    Ma erano deboli e vennero ignorati, tanti di loro si allontanarono, qualcuno prendendo la via della Stasi, altri emarginati come deboli e senza spina dorsale, e nonostante i loro avi avessero cercato di porre rimedio a quello scempio sigillando il potere e con esso la maledizione rilasciarono nuovamente entrambi, dando inizio l’età d’oro per quel clan.
    Una storia di guerre che li vede ingrandire progressivamente la loro influenza, in una serie di vittorie che però verrà arrestata da altri tre clan in grado di rivaleggiare con loro a tal punto da mantenersi in scacco l’un l’altro fino al giorno in cui deponendo le armi si riunirono in un unico grande villaggio: la Roccia degli Spiriti.
    Lo stesso posto in cui un uomo, dai tratti somatici indistinguibili, proiettava sull’intera roccia un ombra a forma di drago che soltanto quando fu davanti ai capoclan si ridimensionò, nell’atto di passargli i progetti per la costruzione di alcuni Golem.
    Già quel ricordo sfuocato da chissà cosa era abbastanza chiaro, ma se non fosse bastato il proseguo della storia avrebbe mostrato che quei golem sarebbero diventate le armi di Iwa grazie all’ingegno dei quattro clan che le costruirono tentando di assoggettare il continente solo per cadere dinnanzi all’alleanza tra i generali e i saggi e costringersi a sigillare nuovamente il proprio potere pentiti dalle loro malefatte, o forse obbligati, o magari entrambi.
    Una storia che attorno a se poteva vedere ovunque, quel silos era infatti uno dei cantieri usati per costruire i golem, forse un prototipo, ma sicuramente in disuso visto il suo stato ma soprattutto come le sue pareti erano state decorate, nello stesso tentativo di dare un monito al pari dell’obelisco.
    Un monito che come allora veniva ignorato.

    Dunque nonostante tutto, nonostante tu sappia hai scelto di credere alla maledizione.
    Hai scelto la via degli stolti e degli ingordi.



    Come prima la sua mano si ritrasse e il tempo prese a scorrere secondo il suo volere.
    L’arena si sgomberò permettendo di vedere tutta quella storia incisa sulla pietra ma alzando una coltre di detriti decisamente pericolosa [ST1] [se non adeguatamente protetto subisci un attacco ad area di potenza pari a 50, come se fossi all’interno di un tornado] che pure si dissolse dopo poco, divorata, o forse rimessa al proprio posto, lasciando la sala intonsa e… sigillata, se un uscita c’era non era visibile.

    La tua fuga non è contemplabile.



    La mano si mosse nuovamente, nel tentativo di dilaniare il piccolo corpo del kazekage con un singolo attacco grazie alle sue dimensioni [SA1][la sola mano è grande 7 unità, quindi 4.5m, la potenza è pari a 50 se colpisce infligge lo status Fragilità puoi percepirlo ma non sai di preciso cosa è, vel nera +6] contemporaneamente l’altra mano si strinse e i gradini sotto i piedi di Hohe, partendo da una circonferenza di raggio pari a sei metri intorno a lui diventarono rapidamente nuovi, [SA2][la creatura riavvolge il tempo attorno a te, influenzando la materia, partendo da questa circonferenza e stringendola verso di te con velocità pari a nera+6] così nuovi da diventare quadrati di pietra sbozzati fino a sparire, il tutto in pochi istanti.
    Che fosse precipitato o fosse riuscito a scamparla il Guardiano non gli avrebbe permesso di trarre respiro, con quelle dimensioni infatti ogni punto del silos era facilmente raggiungibile, dalla sua massima portata in una normale posizione eretta mancavano a malapena 6 metri per arrivare alle pareti, e spostandosi leggermente non lasciava assolutamente spazio per indietreggiare.
    La mano scheletrica a quel punto si sarebbe snudata del suo manto di tenebra e nel punto in cui Hohe si sarebbe trovato si sarebbe aperta una fenditura, aveva un colore indecifrabile e se fosse venuto a contatto con essa ne sarebbe caduto preda, immobilizzandosi. [SA 3 e 4][sta utilizzando frattura temporale, e da una prima frattura ne dirama altre 5 lunghe 10 metri, a raggiera nel tentativo di catturarti, ha furtività pari a 15 e velocità pari a nera +6 e potenza pari a 60]
    Il tentativo sarebbe stato effettuato per ben due volte prima che si ripetesse un attacco identico al primo, come se fosse un replay, nel tentativo di mettere definitivamente KO il giovane Koro [ST2] [mano grande 7 unità, la potenza è pari a 50 se colpisce zone affette da Fragilità rende le ossa estremamente fragili, un qualsiasi impatto superiore a potenza 10 o impasti superiori a 4 tacche, vel nera +6]
    Quel mostro sembrava insuperabile per Hohe, come poteva averne ragione?
    Aveva due compagni di sventura, fino a poco prima, ma Satoru sembrava sparito, e Chikyu non sembrava in grado di prendere decisioni in autonomia, di fronte a quella minaccia.
     
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