La Bilancia NeraQuest C

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  1. Waket
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    IV




    Youshi si mostrava sempre più curioso nei confronti di Diogene, incalzandola con una domanda. Hebiko non lo conosceva a sufficienza per potergli dare informazioni più chiare, ma sapeva bene che, se si fosse rivelato un buon compagno di squadra, avere l'appoggio di un altro villaggio sarebbe stato un asso nella manica non da poco. Se solo i due avessero saputo del complotto che i loro stessi Kage avevano deciso alle loro spalle... Diciamo che il bene di qualcuno può rappresentare il male di qualcun altro. Un po' come la missione che stiamo facendo ora: l'Accademia riavrà il suo prezioso legno, ma stiamo togliendo preziose risorse ad il popolo a cui spetterebbero di diritto. Non poteva trovare esempio migliore. A Youshi sarebbe stato chiaro, non si sarebbe esposta troppo da quel punto di vista. Sapere che fosse scontenta del suo stesso Kage poteva forse bastare per eventuali accordi futuri, se avesse voluto approfittare della cosa.

    Iniziò a gesticolare animatamente quando si tornò sull'argomento Kato, innervosita al solo pensiero. E' successo che è un pezzente, ecco cosa! Le prime volte che l'ho conosciuto ha sempre cercato di fare il carino, ma aveva una puzza, un nonsoche che non quadrava. E poi ha cercato di soffiarmi il mio titolo da Consigliera! Lui!! Che di politica ne sa quanto un kiriano ne sa di sole!! Sbottò, calmandosi con incredibile rapidità per voltarsi verso Youshi. Senza offesa. Forse non ci era andata troppo pesante questa volta, dopotutto il loro villaggio non si chiamava "della Nebbia" perchè suonava bene. Agitò la mano al cielo, come a voler scacciar via la questione. Mi ha detto in faccia cosa pensava di me, dopo tutto il tempo che aveva tenuto la facciata opposta. Mi conosce a malapena e ha avuto il coraggio di insultarmi, non ritenendomi idonea a quel titolo, e forse nemmeno come kunoichi. Mi interessa poco, dato che è stato l'Amministratore stesso a darmi il mio meritato titolo. Una persona che conta decisamente di più di "Mr Guardiano che si piega di fronte ai superiori ma fa il bulletto con chi è più debole". Non avrebbe sputato per terra, dopotutto era una signora, la sua espressione disgustata avrebbe parlato da sola.

    Il kiriano rimase di sasso alla confessione della Vipera. Si voltò verso di lui, bloccatosi qualche passo indietro, portando le mani sui fianchi. Beh? Non sarai stanco? Roteò gli occhi, sbuffando nel sentire quelle parole. La grandezza di Orochimaru non si limitava ad Oto, dopotutto. Il suo sguardo si inasprì quando l'altro parlò di eredità. Spazzatura, ecco cosa ha lasciato. Rispose secca, con una rabbia più profonda rispetto a quella riservata al suo Kage, con una punta di delusione finale. Le leggende non sono tutte uguali. Aveva sicuramente una conoscenza incredibile, una forza tale da permettersi di creare il suo stesso villaggio... Ma l'ha fondato su spazzatura. E spazzatura è rimasto. Si indicò con entrambe le mani, nervosa. Da dove credi che provenga io?? Così come mezza Oto? La città è nata e cresciuta come un suo gigantesco esperimento. Metà Oto almeno deriva da una o più delle sue follie scientifiche. Chi più, chi meno. Lei, naturalmente, faceva parte dei più. Sono probabilmente l'otese più simile a lui, per quel che ne sappiamo. Il mio vantaggio? Quello di esser quasi diventata un mero contenitore per permettergli di risorgere! Le sue pupille si erano ristrette al punto da diventare una sottile linea scura, mentre la donna si vaceva involontariamente più grossa, allungando appena le gambe per sovrastare il ragazzo. Resasi conto del suo scatto d'ira si ricompose con vergogna, voltandosi verso il percorso. ...Avrà fatto anche cose buone, immagino. Borbottò, parzialmente sarcastica. Solo parzialmente. Lei, dopotutto, era viva solo grazie a lui. Si morse il labbro, nervosa. Credeva di aver superato la cosa, invece ancora la feriva. Non... dovevo dirtelo. Distolse lo sguardo nel dirlo, più dispiaciuta che rabbiosa. E' complicato. Sono... fortunata, nell'aver ottenuto un potere così raro. Questo è quanto. La sua insicurezza tornò a galla. Si era lasciata andare troppo, pestandosi i piedi da sola. Forse quello sfogo le avrebbe fatto bene, in futuro. Dopotutto era la prima volta che ammetteva di apprezzare le sue peculiari abilità.

    L'argomento si spostò sui consiglieri di villaggio. Si sorprese nello scoprire che il kiriano ancora non conoscesse la fama di Febh Yakushi, sbagliandone persino il nome. La descrizione del consigliere della nebbia la fece reagire con... sorpresa, più o meno. E un velo di preoccupazione. Forse è questo lavoro che fa impazzire la gente... Sussurrò, tra se e se, quasi preoccupata per il suo futuro destino. Vorrei dirti che Febh è più normale... Ma credo che se dovesse entrare in ufficio con un gabbiano in testa, sarebbe comunque un evento nella norma. Un semplice commento per descrivere quanto fosse strambo, anche se nessuno dei due aveva conosciuto l'altro di persona, perciò era difficile definire al meglio il tipo di stramberia che li caratterizzava. Lo Yakushi però aveva qualcosa in più. C'è da dire che quando vuole sa essere terrificante. Non vorresti essere suo nemico. Il miglior jonin del tuo villaggio non vorrebbe esserlo. Si voltò verso Youshi, ridacchiando. Mi sorprende che qualcuno ancora non abbia imparato ad averne paura. Se mai ti capiterà di passare a Oto, ricordati di entrare nel giusto ufficio... Sempre che tu voglia tornare a casa tutto intero. Mhmhmh! Rise di gusto, immaginando come potesse essere l'approccio di una persona che ancora non lo conosceva.


    Un brivido le percorse la schiena quando il barbiere accettò di servirla gratis. Si sforzò di sorridergli, accennando un leggero inchino. Onorata. Se le donne del paese si spingevano tanto lontano per una semplice piega, non voleva immaginare il motivo. Per la missione, fallo per la missione...

    Se non altro, era riuscita a scoprire che c'erano due tipi di falegnami: chi si occupava di un legno di qualità, ma meno raro, e i Mori, unici a poter mettere le mani sul legno vivo. Non riuscì a trattenersi nel commentare l'assenza di quel clan da quel barbiere: Mi domando il perchè. Si sforzò di mantenere un tono meno sarcastico, seppur teatrale. Perlomeno per non offendere il barbiere, soprattutto mentre aveva ancora le mani tra i suoi capelli. La questione dei dazi però la insospettì: reagì nuovamente con teatralità, portando una mano alla bocca: Ma è inammissibile! Avete diritto ad una quota, che storia è questa?? Per quale motivo avete rinunciato? Il sospetto che si fosse trattato di una qualche illusione era alto... forse collegata alla perdita di memoria citata dal vecchio jonin. Possibile che la sfruttassero a loro vantaggio, e che il pericolo non fosse la foresta, ma il clan stesso? E mi dica, com'è questo Ukai? E com'erano i precedenti falegnami prima di lui? Da come ne ha parlato fin'ora sembrano tipi nervosi e riservati.

    Sarebbe uscita dalla locanda salutando con un finto sorriso il barbiere, fissando poi Youshi con aria arresa quando questi potè notare lo scarso risultato della sua acconciatura.



    Non dire. Niente. Borbottò, infastidita. Dovrei immergerli in un barile d'olio per togliere questo maledetto effetto paglia che è riuscito a farmi. Dico io, come si fa ad essere così incompetenti ed essere ancora vivi!?


    Ascoltò Ukoi con interesse, interrompendolo qualora avesse dubbi. La storia delle mode le fece alzare un sopracciglio. Paura di venire influenzati? Perchè, come vive la gente del tuo clan? Sapeva bene che ogni villaggio, grande o piccolo, aveva le sue peculiarità e stranezze, ma mai nessuno era arrivato a tanto. Cosa potevano avere di così unico da non voler assolutamente contatti con qualcuno di, forse, più civilizzato?

    Il falegname sembrava volersi trattenere su alcuni argomenti che potevano essere loro vitali. Ukoi-san. Sospirò, consapevole della pesantezza del discorso. Sono certa che lei abbia ottime motivazioni per tenere degli estranei all'oscuro su certe cose. Ma deve capire che noi siamo qui per aiutarla. Se la vostra organizzazione o questo richiamo della foresta dovessero interferire con la missione, senza che noi ne fossimo a conoscenza, le probabilità di riuscita si abbasserebbero drasticamente. La prego, vogliamo fare tutto il possibile per riunirla alla sua famiglia e sistemare questa faccenda, non possiamo rischiare che lei stesso sia la causa del fallimento della missione. Lo osservava, comprensiva ma seria. E' stato lei stesso a chiedere il nostro aiuto, e noi siamo al suo servizio. Il suo Clan capirà che si trattava di un'emergenza. In un certo senso, stanno tenendo in ostaggio la sua famiglia. Non vogliamo fare errori, nè voglio perdere alcuno dei miei compagni in quella foresta. Youshi avrebbe sicuramente potuto aiutarla, premendo sull'argomento a modo suo, per convincerlo a parlare. Era chiaro come fosse fondamentale venire a conoscenza di quelle informazioni.

    Fortunatamente, accettò di pazientare, rimandando la partenza al mattino successivo. Partiremo alle prime luci dell'alba. Non ho intenzione di farle perdere tempo, presto potrà rivedere la sua famiglia. Annuì, seria, per poi voltarsi verso il resto della banda, da poco arrivato alla locanda. Dopo averli portati da parte per spiegargli il piano per la notte, applaudì un'unica volta, accennando un sorrisetto. Ottimo. Tutti a mangiare ora, vi voglio carichi domattina. Ordinate qualche onigiri in più da impacchettare, la colazione si farà in viaggio. Durante la cena avrebbero avuto modi di condividere tutte le loro informazioni, in modo da avere tutti un quadro completo della loro esperienza. Sempre che tutti avessero condiviso ogni cosa, senza tener segreti per sè.


    La notte passò in fretta, ad eccezione del più noioso momento del turno di guardia. Lasciò che Youshi, esperto in ombre, si occupasse di controllare la finestra della stanza del falegname, mentre lei rimase appollaiata di fianco alla sua porta, poggiata al muro a braccia incrociate. Non avrebbe commesso lo stesso errore della sua prima missione.
     
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