La Bilancia NeraQuest C

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  1. Historia
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    Magistra Vitae

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    Il legno della vita


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    Erano delle persone orribili. Tutte loro. Passasse mentire ad Ukoi, ma illudere la ragazza poco più giovane di lei che i suoi cari potessero essere ancora vivi era troppo crudele. E tuttavia Harumi tacque. La missione lo richiedeva, almeno nel caso del falegname. Per Kiko invece il motivo era diverso. L'otese aveva deciso di non negare quanto detto dai compagni per compassione. Quel dolore sarebbe stato troppo devastante per una persona così fragile come pareva essere la sopravvissuta. Kiko era diversa da lei. Non aveva subito fin da giovanissima esperienze traumatiche tali da renderla insensibile verso qualsiasi tipo di sofferenza, fosse fisica o mentale, completamente disinteressata perfino della propria sopravvivenza. Nonostante la giovane avesse trovato finalmente un posto da chiamare casa e delle persone che poteva considerare la sua famiglia, i suoi sentimenti rimanevano intorpiditi quando si parlava di lutto. Perciò preferì non prendere parte a quella recita, né si fece avanti per consolarla. Le mancavano le parole adatte e temeva di peggiorare la situazione.

    In disparte rispetto al resto del gruppo che accerchiava la sopravvissuta, Harumi e Masayoshi scambiarono poche parole e molti sguardi. Dopo una prima risposta, la ragazza inclinò lievemente il capo in attesa che il sunese dicesse qualcosa, ma lui si limitò a fissarla pensieroso. La portatrice dei Due Code a sua volta studiò il volto del ragazzo. I capelli di due colori distinti svettavano su tutto il resto, ma la giovane non li trovava poi così strani. Lei stessa da quando aveva rilasciato il potere del Nibi aveva ciocche argentee mescolate alla sua chioma corvina, solamente che le tingeva su indicazione di Matsumoto. Ad attrarla erano invece gli occhi dello shinobi, che non avrebbero sfigurato su un gatto con il loro verde brillante. Ma forse non era solo quello. Non lo vedeva, ma aveva la sensazione che qualcosa si muovesse dentro l'oscurità delle pupille, un'ombra più scura del nero assoluto. O magari era solo suggestionata dalla situazione in cui si trovavano, con tutti i sensi tesi all'estremo.

    Si riscosse di soprassalto quando lo shinobi si schiarì la voce. A quanto pare erano entrambi strani. Harumi accennò una risatina imbarazzata, ma la soffocò per non mancare di rispetto al lutto di Kiko. Fu Masayoshi a riprendere il filo della conversazione, ponendo alla ragazza una domanda non del tutto inattesa. Il ninja della Sabbia avrebbe visto l'espressione sul viso della kunoichi farsi più affilata, felina, sebbene continuasse a sorridere. Gli occhi guizzarono per un istante in direzione della loro autoproclamata caposquadra senza tuttavia che la testa si muovesse. Verificato che Hebiko fosse fuori portata d'orecchio l'otese incrociò le braccia sotto il petto generoso, facendolo involontariamente risaltare, e si avvicinò al ragazzo di qualche passo per potergli parlare a bassa voce.

    Non è qui per proteggere me. Lo fa per il Villaggio, immagino. Non si fida che sia in grado di cavarmela da sola. Eppure il Kokage la pensa diversamente... Ma tu non devi preoccuparti, Masayoshi-kun, non hai niente da temere... Finché fai il bravo.

    Il discorso, abbastanza cupo all'inizio, terminò con un tono allegro, palesemente scherzoso sia nella voce che nell'aspetto. Un largo sorriso aveva accompagnato la battuta finale e la ragazza sembrava essersi rilassata, né proveniva nessuna sensazione di pericolo dal suo esile corpo. Rimaneva il mistero delle parole della Vipera, ma se il giovane non avesse fatto domande più puntuali o fossero stati costretti a rivelare i loro poteri per far fronte a qualche minaccia difficilmente avrebbe fatto progressi. Nel frattempo Matatabi sonnecchiava tranquillo, fedele fino in fondo alla sua natura di demone gatto.


    Tornati sui loro passi per seguire le tracce, di fianco alla fossa comune Harumi gettò un ultimo sguardo alla montagna di corpi che l'intervento del falegname aveva risparmiato dalle fiamme. Non provava nessuna tristezza per loro. D'altro canto se ne erano andati oltre abbandonando quella valle di lacrime, a voler essere ottimisti. Semmai compativa i vivi che avrebbero dovuto continuare a lottare e a cui era stato aggiunto un nuovo fardello con quella tetra perdita. L'aver trascorso gli ultimi anni a fianco dell'eliminatore del Suono aveva reso flebile in lei la già sottile distinzione tra i due lati del velo. Però finalmente poteva capire la sofferenza di chi rimaneva indietro, ora che aveva trovato qualcuno che desiderava proteggere. Se appena arriva a Oto era pronta a gettare la sua vita, convinta che non avesse né valore né significato, adesso aveva un motivo per cui sopravvivere aveva un senso.

    Grazie alla loro guida, e al fatto che il gruppo che stavano seguendo non aveva fatto nulla per celare il loro passaggio, avanzarono rapidamente nell'intricata foresta. Probabilmente non erano consapevoli che qualcuno stesse seguendo le loro tracce. Avevano ripulito l'insediamento, nonostante li fosse fuggita una persona, e loro erano un elemento estraneo, imprevisto. Certo, fare affidamento su quel pensiero sarebbe stata una leggerezza intollerabile per qualunque ninja degno di quel nome, perciò proseguirono con la massima prudenza, occhi attenti ad ogni ombra e orecchi tesi ad ogni suono sospetto nel folto degli alberi.

    Harumi ebbe però anche di riflettere su quanto aveva udito da Kiko e dalle informazioni ottenute dall'interrogatorio dei compagni. Il vantaggio di essere in un gruppo numeroso stava anche nel privilegio di poter apprendere molto senza aprir bocca. Il loro nemico, perché tale andava considerato, era una figura bizzarra, ma dal potere tangibile. La mente della ragazzina non poté che correre alla riunione, dove era stata mostrata loro la potenzialità del legno vivo. Che anche l'ombrello fosse stato ottenuto con lo stesso materiale? Che fosse in grado di trasmettere o amplificare un'abilità legata al fuoco...o al sangue? Non poteva dirlo con solo gli elementi che aveva a disposizione. E i prigionieri, sempre basandosi sulle parole di Kiko, stavano obbedendo dietro ricatto o sotto qualche forma di costrizione mentale? Centrava qualcosa con il rischio che si dimenticassero della loro missione? La giovane non riusciva ad unire i puntini e questo la rendeva ansiosa. Ukitake ad ogni loro lezione insisteva che la conoscenza permetteva di vincere le battaglie prima ancora di combatterle, ma lei in quel momento si sentiva tremendamente ignorante.

    Giunsero infine in vista del secondo cerchio, come l'aveva definito il falegname. La divisione in squadre venne decisa dalla Vipera, ma Harumi non aveva nulla da ridire, a parte la sua insistenza a farsi accompagnare da Masayoshi, che a lei non sembrava particolarmente versato per la ricognizione. Aveva come l'impressione che desiderasse tenerlo costantemente sott'occhio, ma le sfuggiva il motivo. Tuttavia non espresse i suoi dubbi, limitandosi ad augurare loro buona fortuna.

    Masayoshi-kun, Youshi-kun, fate attenzione per favore, e se avete bisogno di aiuto non esitate a chiamarci. Noi faremo la guardia qui intanto.

    Avrebbe atteso che si allontanassero un poco, poi avrebbe sistemato in mezzo agli zaini Kiko e, unite le dita a formare alcuni sigilli magici [Tecnica]. Quattro copie illusorie si disposero intorno l'accampamento, formando un perimetro a una decina di metri dal centro. Non potevano fare molto, ma avrebbero attirato l'attenzione di eventuali aggressori che per raggiungerli avrebbero dovuto superarle, facendole svanire e rivelando così la loro posizione. O almeno quella era l'idea nella testa della jinchuuriki, la quale sperava vivamente di non averne bisogno. Per ogni buon conto lei sarebbe rimasta a fianco della ragazzina, con i sensi tesi a captare ogni possibile minaccia, come l'improvviso zittirsi della fauna selvatica ad esempio [Abilità]. Nella speranza di non udire grida provenire dal villaggio. O ancora l'odore di morte.

     
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