La Bilancia NeraQuest C

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  1. Historia
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    Magistra Vitae

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    Il legno della vita


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    Mentre il gruppetto discuteva il da farsi Harumi grattò la sommità del capo di Koinu, che emise un verso acuto, probabilmente gradendo le attenzioni della ragazza. Giunti a poca distanza dalla seconda cerchia decisero di dividersi in due gruppi invece di avanzare baldanzosi verso la non remota possibilità di uno scontro. In fin dei conti erano ninja, addestrati a muoversi nell'ombra, o per lo meno a tastare il terreno con una prudente ricognizione. Questo almeno in teoria, perché nella pratica la maggior parte dei grandi uomini che la circondavano dovevano essere stati assenti a quella lezione. Senza neanche pensarci le venivano immediatamente in mente Febh e Diogene, ma fermandosi a riflettere un momento gli esempi si sarebbero moltiplicati. Richiamata all'attenzione alzò lo sguardo dal suricata e annì un paio di volte. Tutto chiaro, noi rimaniamo qui a proteggere il fortino. Chiamate se avete bisogno di supporto.

    Quel commento generico dovette attivare le sinapsi del sunese perché, non appena ebbe assunto le fattezze di cervo si mise a parlare con lei tramite un sottile filo di chakra. La scenetta fu abbastanza comica da provocare uno sbuffo di risa da parte della jinchuuriki, che provvide prontamente a coprirlo portando il dorso della mano sulle labbra. Scusami, è che non mi era mai capitato di parlare con un cervo. Anche se non poteva esserne sicura vista la sua forma animale, le parve che il giovane stesse sorridendo, e così fece lei in risposta alla sua battuta. Ci conto, e tieni d'occhio anche gli altri mi raccomando. Youshi era già svanito tra le ombre come solo lui sapeva fare, mentre la Vipera, assunta a sua volta forma bestiale, fece strada. Mentre li osservava allontanarsi, Harumi si chinò per raccogliere Koinu e posarlo delicatamente sopra la sua testa. Ora io e te facciamo la guardia a Ukoi e Kiko, se percepisci qualcosa di strano avvisa. Sarebbe stato divertente osservare la faccia di Fudoh, che era rimasto con loro, se si fosse accorto di essere stato escluso dal computo dei presenti.

    Il segnale, simile a quello di una radio, giunse forte e chiaro ad Harumi qualche tempo dopo. Avevano raggiunto il villaggio e si apprestavano ad investigare. La ragazza condivise l'informazione con il compagno kiriano, che aveva provveduto a distrarre la sopravvissuta evocando una tartarughina piuttosto ciarliera. In effetti, facile avesse preso dal suo padrone, che la presentò come figlia di un grosso tizio di Oto. La giovane inclinò lievemente la testa, facendo ondeggiare il suricata, perplessa per il commento. Non aveva mai conosciuto suo padre, e di sua madre ricordava a mala pena il viso, e solo per un miracolo evocato da un demone. Che intendesse Etsuko? O forse Diogene? Mi chiamo Harumi, piacere di conoscerti Myk. Ehm Fudoh-san, cosa intendi con... Non ci fu però tempo di approfondire la faccenda, perché proprio lo shinobi di Kiri si mise sull'attenti, percependo una presenza. La stessa kunoichi appena glielo fece notare si voltò nella direzione dello scricchiolio.

    Davanti a loro era apparso un ragazzino che tutto sembrava fuorché perso. L'espressione sul suo viso non prometteva nulla di buono e d'istinto Harumi fece radunare i cloni illusori a formare una mezzaluna tra loro e il nuovo venuto, fiancheggiandolo con uno per parte. Tuttavia si trattenne dall'afferrare un'arma per evitare di essere percepita definitivamente come una minaccia. Se la connessione con Masayoshi fosse stata ancora valida avrebbe sussurrato poche parole, in modo assolutamente non sospetto vista la situazione, ma a beneficio del collega in remoto. Abbiamo compagnia. Quando quello aprì bocca un brivido freddo corse lungo la schiena della fanciulla all'udire le sue inquietanti parole. Per fortuna con loro c'era Fudoh che, per nulla intimidito, tentò un approccio diplomatico quasi altrettanto non convenzionale. La jinchuuriki riprese fiato, calmandosi, e cercò di indossare la sua maschera più conciliante, per quanto continuasse a percepire pericolo da quell'essere.

    Seguendo l'esempio del kiriano, avrebbe iniziato presentandosi. Io sono Harumi, del Villaggio del Suono. Siamo qui perché è stato chiesto il nostro aiuto. Il ragazzino aveva usato il nome Foresta Sacra, diversamente sia dagli abitanti locali che la chiamavano Foresta della Vita sia dal libro che usava l'appellativo Foresta della Morte. La giovane aveva vissuto abbastanza eventi fuori dall'ordinario da credere all'esistenza degli spiriti guardiani, e le sfuggì un pensiero a voce alta. Sei un kami della Foresta? Un loro emissario umano? Poteva sentire gli sguardi persi dei suoi compagni di fronte alla sua esternazione, ma nel caso avesse avuto ragione si sarebbe pentita di non aver approfondito le leggende di quel luogo quando ne aveva avuto l'occasione. In ogni caso avrebbe tentato di rassicurarlo, e l'avrebbe fatto con la massima sincerità. Non è assolutamente nostra intenzione danneggiare la Foresta in alcun modo. Siamo sulle tracce di chi sta turbando la serenità di chi vi abita e dell'equilibrio che hanno raggiunto con questo luogo. Se avesse fatto parte dei misteriosi assalitori sarebbe stata una autodenuncia. Vero però che era superflua, visto che accompagnavano gli abitanti del luogo, che la giovane osservò con la coda dell'occhio, curiosa di vedere la loro reazione all'apparizione.
     
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