La Fonte dell'Eterna VecchiaiaQuest D

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    Ecce Deus fortior me


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    Poco lontanto dal caotico centro di Oto, era sito un piccolo tempioshintoista apparentemente in rovina. Rampicanti crescevano sulla facciata crepata dalle intemperie e dal tempo, mentre il gracidare di animali sconosciuti riempiva l'ambiente di note melancoliche.
    Tuttavia, rimanendo in ascolto per qualche minuto, qualcuno avrebbe potuto distinguere in lontananza un vociare melodico e ritmato, scandito da quello che pareva un canto in un'antica lingua. Ciò che pareva abbandonato, pullulava in realtà di vita celata, e in sé stesso celava morte incarnata.
    Attorniata da sete e cuscini impregnati di incenso, Izanami giaceva assisa in trono. Il corpo mortale della Dea era abbandonato sulla dura seduta in legno, mentre il capo riversato all'indietro celava due occhi bianchi riversati in una trance spirituale da cui si sarebbe presto risvegliata.
    Così come era iniziato, il canto mistico terminò. Uno dei bonzi del tempio si premurò di risvegliare lentamente la donna, aiutandola a riguadagnare la posizione seduta e rassettandone le vesti in tutta la loro lunghezza. La fronte di Izanami era imperlata di sudore, il respiro rotto dalla fatica della meditazione.

    Dimmi, bonzo, come pensi che proceda il processo di rafforzamento della nostra forma umana?

    Interrogò l'uomo di fronte a sé, mentre quello con timore indietreggiava alla sua postazione, prestando estrema attenzione a non mostrare la schiena alla Dea. Il tempio e la Setta lavoravano da lungo tempo alla ricostituzione fisica della potenza della loro preziosa incarnazione, ma i risultati, e l'uomo ne era cosciente, erano parsi scadenti.
    Alzò una braccio, osservando la propria mano aprirsi e chiudersi ritmicamente di fronte a sé. Era ancora estremamente debole, ma non poteva in tutta onestà accettarlo. I muscoli non rispondevano ai lenti stimoli nevralgici impartiti dal cervello, e perfino le sue ossa parevano stridere ad ogni movimento. Di certo l'incarnazione era un processo complesso, un rituale antico che era stato studiato nei suoi particolari nel tempo dalla Setta. Ma non era perfetto, e una delle sue maggiori controindicazioni risiedeva nel lungo periodo di infermità a cui costringeva il nuovo ospite.

    Mia Signora, il processo è lento e inesorabile, ma in corso. Bisogna avere pazienza, io credo. E' stata la morte stessa a scegliervi come propria incarnazione. Dobbiamo avere pazienza e fede.

    La Dea si limitò a spostare lo sguardo sulla pipa appoggiata su un vicino tavolino finemente intagliato. Pazienza. Cosa ne poteva sapere un semplice mortale della pazienza. Nella patetica vita di un uomo tutto accadeva velocemente, in un continuo nesso di cause ed effetti che pur nella loro chiarezza apparevano ad essi niente più che una serie di eventi non collegati. Inspirò a fondo, meditando su quanto le era ora chiaro.

    Comunque, abbiamo ricevuto un nuovo invito dal Villaggio. Potrebbe essere l'occasione che stavamo aspettando per fortifare le vostre membra, mia Signora.

    Una sonora risata ruppe il silenzio immutabile dell'ambiente. Roca, antica, lontana. La voce di Izanami sembrava provenire direttamente dalle voragini dell'inferno. Ne era trascorso di tempo da quando il Demone di Oto e i suoi accoliti avevano richiesto la sua presenza. Ne erano degni? Certamente no. Ma negli ultimi anni la Dea aveva avuto poche occasioni di divertirsi con qualche piccola cavia umana. Quale migliore occasione?

    [...]

    I geta della donna stridevano sommessamente a contatto con il terreno. Era giunta al Paese del The all'alba del quinto giorno, vestita del suo tradizionale kimono e accompagnata dalla sua lunga pipa. I lunghi capelli neri, in contrasto con la pelle diafana, erano cosparsi di piccole perle che raccoglievano delle morbide ciocche ribelli. Un piccolo parasole portato nella mano sinistra schermava la Dea dai raggi cocenti del sole.
    Stava percorrendo il molo del porto di Kocha nella sua lunghezza, avvicendando lentamente un passo dopo l'altro. In lontananza, le parve di scorgere appena delle figure estremamente giovani. Dovevano essere i restanti sacrifici destinati a quella sciocca misisone. Un sorriso si dipinse sul volto della donna, mostrandone appena i denti. Cosa ne avrebbe fatto di loro, l'avrebbe deciso il tempo.

    Il viaggio sarà lungo e pieno di insidie. Ma il timore della Morte redimerà tutti.

    Sentenziò, parandosi appena dietro ai quattro giovani, due donne e due uomini. Il viaggio sarebbe stato lungo, era vero. Ma erano le insidie del fuoco amico ciò a cui avrebbero dovuto porre maggiore attenzione.
     
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