La Carne immemore dell'Acciaio[Add TS per Pyotr]

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  1. Pyotr
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    Storie di Nomi e Nomi della Storia


    Un passo alla volta



    Gli bastò un secondo. No, forse anche di meno. In un attimo, in un lampo, la mano del kage si pose a difesa del suo colpo, bloccando completamente il suo colpo. Nonostante ciò egli elogiò il colpo del giovane genin, definendo la sua base solida. Un mezzo sorriso si disegnò sul volto del ragazzo, che al contempo provò a ritirare la spada, per riporla nel fodero. Avendo lo sguardo diretto verso il terreno dunque non si accorse inizialmente di cosa stesse trattenendo la spada, che sembrava essere diventata un macigno inamovibile, ma una volta alzata la testa, si accorse che il Kage, in una qualche maniera, stava rendendo difficile ad Akuraguri riavere la sua spada.

    Poi, con quasi nonchalance, l'uomo strinse la lama del genin ed un secondo dopo il ragazzo si trovò a stringere solamente l'elsa, in una pioggia di schegge. Quando il silenzio venne restorato in quella strana scena, con Akuraguri che ancora stringeva l'elsa della sua fu spada, stupito dall'atto, il Kage prese l'iniziativa e fece apparire davanti a sè un bastone di legno, di cui saggiò il peso e l'efficenza con un paio di colpi. Quando però al giovane venne offerto lo stesso pezzo di legno, per un momento si sentì molto strano, senza capire il perchè di quella sensazione.

    Qualche secondo dopo riuscì a comprendere. La punta del bastone era molto più leggera della base dello stesso e gli equlibri che il giovane aveva impresso nel suo corpo fino a quel momento attraverso l'allenamento, erano stati completamente gettati via. Dopo di che il Kage si fece seguire dal giovane, che era ancora completamente ammaliato da quello strano oggetto. Che strano pezzo di legno! Non faceva quello che gli dicevi, anzi, quasi l'esatto opposto. Proprio come Akuraguri stesso. Nonostante il suo interessamento nei confronti di quella strana arma, il giovane ebbe l'accortezza di guardarsi attorno e di notare, sulla cassetta di posta di una casa disabitata, un nome , Keiji Kagome.

    Una domanda iniziò a formularsi all'interno della mente del giovane, ma la sua possibilità di formurarla si spense quando i due arrivarono davanti a tre uomini di legno il cui solo compito era farsi colpire. Mostrato come il meccanismo funzionasse, il Kage ordinò al ragazzo di colpire quei manichini e farli girare, utilizzando la spada, o meglio, il bastone, che gli era stato dato. Un compito abbastanza semplice, all'apparenza, che però, già dal primo tentativo, si dimostrò assai difficile.

    Infatti Akuraguri, avendo provato a tirare un fendente, si ritrovò a mancare il bersaglio completamente e quasi cadere per terra. Questo non gli succedeva dai tempi in cui aveva preso per la prima volta in mano una vera spada ed il suo peso l'aveva fatto precipitare in terra al primo fendente. Quella situazione gli ricordava quei ricordi, quei pensieri, quelle sensazioni. La notte scura era la stessa, la notte scura di Kiri, forse il momento con più luce della giornata. Egli era lo stesso, o forse era cambiato, o forse entrambi.

    L'unica cosa che non era cambiata era la sua voglia di imparare, che possibilmente, aveva raggiunto nuove soglie. Così egli si rimise nuovamente davanti al manichino e con un sospiro di sollievo, provò di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. I colpi diventarono decine e le decine diventarono un centinaio. Ad un certo punto Akuraguri lo sentì. Al colpo 123esimo, egli finalmente colpì il manichino, il cui pezzo colpito girò come un pazzo. Gli ci erano voluti un bel po' di tentativi e una buona mezz'ora di tempo, ma ce l'aveva fatta. Le braccia e le mani gli dolevano tremendamente, ma un sorriso sulla sua faccia raccontava tutta la storia.

     
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