Incontro x pic nic x TemporaleFree Yasuke Muramasa x Miyori Uchiha

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    Incontro x pic nic x Temporale


    Primo Post

    Da tempo ormai la posta viaggiava da villaggio accademico in villaggio accademico: moltissime missive ogni giorno venivano inviate e trasportate, con mezzi vari, all'interno del territorio dell'alleanza. Una buona parte di quel traffico, per tante ragioni, interessava Konoha e Suna in particolare tale flusso da qualche tempo era stato incrementato da una nuova fitta corrispondenza. La quale abbastanza stranamente sembrava intercorrere tra Yasuke Muramasa e Sussumu, shinobi al servizio di una famiglia Uchiha. Agli occhi di praticamente chiunque due shinobi alleati che si scambiano lettere può sembrare perfettamente normale ma tra perfetti sconosciuti? Ovviamente era un piccolo trucco, ideato per potere comunicare senza che altri occhi possano interferire ed in realtà lo scambio di testi avveniva tra Yasuke e Miyori Uchiha.

    Varie conversazioni i due si erano scambiati finché il ragazzo si fece avanti chiedendo un incontro (appuntamento?!) con la piccola principessa e finalmente era giunta l'attesa risposta. Una risposta positiva con indicato lungo, data e ora per il ritrovo; l'appuntamento era stato fissato al mattino intorno le dieci, poco fuori le mura di Konoha nei presi di un piccolo ma famoso tempio dedicato alla dea del sole Amaterasu, dieci giorni dopo la data indicata nella busta.

    Yasuke sarebbe partito per la via di Konoha l'alba del giorno prima la data fissata, non sarebbe arrivato assolutamente tardi, avrebbe passato la notte in una piccola locanda trovata lungo la strada in modo da presentarsi lindo, fresco e pulito all'incontro. Stranamente già intorno le nove il biondo sunense era arrivato al lungo sacro, appoggiandosi con le spalle alla colonna rosso arancio del portale tori; in apparenza l'esule della neve sarebbe parso come al solito tranquillo, freddo e distaccato ma in realtà in quella particolare occasione era abbastanza nervoso, il cuore batteva piuttosto forte, le fauci erano secche, le mani sudate e una strana sensazione allo stomaco non meglio definita. Era per caso malato? Il diciannovenne non aveva ancora chiaro cosa gli fosse preso, del resto stava ancora imparando la cosiddetta normalità e anche i normali sentimenti umani.

    Comunque il tempio era ben curato e molto visitato sia da religiosi, credenti locali e o in pellegrinaggio e ovviamente non mancavano turisti e semplici curiosi; insomma attorno al Muramasa vi erano un buon numero di persone a girare nell'atrio dell'edificio di culto. L'area antistante l'haiden, padiglione principale, era delimitato da un tamagaki, staccionata, tutta in legno dipinto in rosso arancio; vi erano posti in linea quattro toro, lanterne di pietra, alte quasi quanto una persona abilmente scolpiti così come due koma-inu, statue guardiane "cane-leone", posti proprio all'ingresso del santuario. L'haiden era una sorta di pagoda di dimensioni estremamente ridotte, massimo una trentina di metri in lunghezza, una quindicina in altezza e una decina in larghezza, tutto realizzato sempre in legno e ancora color rosso arancio predominante. Struttura edificata su una piattaforma rialzata meno di due metri, fatta completamente con blocchi di pietra viva posti a secco quindi ad incastro. Un classico tetto a spiovente con tegole in terracotta marrone scuro, la modesta struttura sembrava uscire letteralmente dalla vegetazione lussureggiante; di fatti tutto il tempio era circondato da una vera e proprio foresta di cipressi.

    Il biondo come suo solito avrebbe indossato una maglietta nera a maniche corte con scollatura a v, dei semplici guanti neri in pelle che lasciavano scoperte le dita, dei pantaloni lunghi bianco sporco e un paio stivaletti neri con fibbie dorate ma diversamente dal consueto portava anche un lungo mantello grigio chiaro.

    Quando la giovane della foglia fosse arrivata il diciannovenne avrebbe rivolto ad essa un sincero e dolce sorriso, arrossendo perfino anche se solo leggermente, poi senza esitare avrebbe tentato di prendere la mano destra dell'Uchiha, chinandosi in avanti baciandole delicatamente le nocche, gesto che sarebbe durato pochissimi istanti. Risollevandosi il sabbioso disse

    Mia principessa sono davvero felice di rivederti...Come stai? Ti trattano bene? La vita a Konoha è bella? Ti sono mancato, tu si...

    Continuando a tenerle la mano, guardandola dritto negli occhi bicolore

    Sei sempre così...Carina! Adoro i tuoi splendidi occhi...Fuoco e cielo...

    provando ad accarezzare la sua guancia con la mancina. Ricordando improvvisamente come non fossero soli

    Vieni! Qui vicino ho trovato un posto più tranquillo con un bel panorama...

    Prendendo l'eventuale borsa o bagaglio della kunuichi, avrebbe fatto strada camminando lentamente al fianco sinistro di lei. Una tranquilla passeggiata sotto il tiepido sole in una bella e serena giornata di fine autunno, col cielo azzurro terso, solcato da rare piccole nuvole bianche del tutto simili a zucchero filato.

    Percossi un paio di chilometri i due si sarebbero praticamente ritrovati in mezzo ad un mare color smeraldo, una pianura pressoché infinita di fresca erba verde resa splendente dai raggi solari, una visione degna di un sogno. A meno di cento metri si ergeva un solitario e imponente albero di canfora, alto quasi quindici metri, con rami spessi lunghi sui cinque metri, nell'aria un delicato profumo di resina. Sul ramo più robusto della pianta era fissata un altalena di corde e legno in ottimo stato probabilmente era lì da poco tempo. All'orizzonte sulla sinistra si potevano scorgere appena dei misteriosi menir in granito chiaro.

    Il principe delle nevi, avrebbe eventualmente deposto le borse, indicando l'altalena con il pollice e facendo l'occhiolino a Miyori

    Vuoi fare un giro? Ti spingo volentieri...




     
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