Integrazione Sunese

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    I Luoghi del Delitto

    XV






    La Genin si fermò subito quando sentita la voce risuonarle direttamente nella testa, nella giovane ragazzetta Suna poteva riporre grandi speranze, nonostante la buona volontà e il carattere necessario a compiere indagini di quella portata in prima persona conservava una modestia sufficiente da ascoltare le parole della senpai Kaede che la riportò a riflettere maggiormente sulle sue azioni.

    So che nella zona sono presenti edifici con ampi spazi interrati, è una delle parti più vecchie di Suna e un tempo si costruiva più sotto che sopra il deserto per difendersi dalle sue tempeste.

    Con quell’informazione Ryugi andò a perlustrare la zona, senza trovare particolari problemi nel trovare un luogo sicuro dove effettuare la trasformazione, la gente era preoccupata e qualcuno iniziava ad uscire di casa solo quando necessario. L’inizio di un disagio che da lì a qualche mese qualche nukenin avrebbe cercato di cavalcare.
    Trovare indizi sull’assassino non sarebbe stato possibile, era trascorso troppo tempo e la semplice vita del villaggio aveva da tempo cancellato tutto, ma come Ryugi aveva giustamente predetto poteva esserci altro da ricercare: ciò che non era immediatamente visibile agli occhi. Gli edifici erano ti fattura antica, più grezzi di quelli presenti in centro ma costruiti da mani sapienti che sapevano come combattere il caldo affidandosi alla terra cruda e alle temperature stabili che garantivano gli spazi ipogei. Nel piccolo spazio, necessario a concentrare le ombre degli edifici nella maggior parte delle ore del giorno, si affacciavano diverse finestrelle tutte troppo basse perché potesse passarvi un corpo umano. Tuttavia la tempesta di sabbia del giorno prima aveva sparso uno strato di sabbia che per i meno avvessi al deserto somigliava tanto ad una nevicata, liscia e ben disposta a rendere ogni spigolo più morbido tranne in un punto. Una delle finestre infatti aveva davanti a se un chiaro smottamento, dei detriti di terra compatta frutto di una manipolazione del terreno visto come tracciavano i contorni di un parallelepipedo assai preciso.
    Eccezion fatta per quel dettaglio la zona pareva essere abbastanza silenziosa e priva di minacce, infatti tentando i primi passi fuori dal suo nascondiglio nessuno avrebbe dato segno di notarla, neanche quando si fosse avvicinata ad osservare gli interni dell’edificio. Guadagnata una visuale all’interno dell’ambiente avrebbe visto un ambiente dismesso simile ad un ripostiglio: qualche scopa, delle vecchie sedie impolverate, vedeva anche le parti di una bici e degli indistinti blocchi coperti da teli di plastica, forse poltrone. Il tutto coperto da uno strato di polvere più o meno spesso.
    Doveva scegliere se la situazione poteva essere interessante da esplorare o muoversi verso il prossimo punto della mappa. Se avesse scelto il terzo, in una piccola cantinetta avrebbe trovato un uomo baffuto di mezza età, piuttosto provato, che trascinava una botte di discrete dimensioni, non era strano a Suna, coltivare i vigneti era difficile nel suo terreno aspro e arido, ma i risultati erano vini famosi in tutto il mondo e qualche privato si divertiva a sperimentare.
    Se Ryugi si fosse fatta vedere avrebbe ricevuto un saluto cordiale.

    Buongiorno piccola kunoichi.
    Qualche problema?


    Un sorriso fugace e sarebbe tornato alle sue mansioni. Se l’avesse vista trasformata, inconsapevole della sua reale identità le avrebbe rivolto un saluto coerente con essa, senza però cambiare la domanda finale.
    Oltre la porticina ribassata rispetto alla strada, alla quale si accedeva con una piccola gradinata, l’interno della stanza era piuttosto scuro come si confaceva ad una cantina ma sul fondo, oltre botti e rastrelliere, si poteva vedere una grata ancora più buia che pareva non affacciasse su un ambiente vissuto essendo parecchio scuro.
    Se invece avesse deciso di dirigersi nel luogo in cui era stata attaccata lei, il punto quattro nella mappa , niente era diverso da come lei l’aveva lasciato, compreso il tombino che ome gli aveva detto il poliziotto al suo risveglio era in ombra rispetto alla visuale delle telecamere, mostrando una conoscenza capillare del sistema.
    La scena del crimine era ancora sigillata, cosa che aveva permesso di mantenerla inalterata e proprio vicino al tombino si potevano vedere impronte assai singolari: scarpe, strisciate forse dovute al combattimento, anche se molto poche considerando il numero di persone coinvolte nello scontro e delle impronte di ruote, abbastanza fini, simili a quelle di una bici anche se parallele tra loro anziché in linea. Per quanto le impronte fossero confuse in quanto calpestate da altre, era possibile vedere come fossero entrassero ed uscissero dal tombino.
    Un luogo assai scomodo per delle ruote.
    Se avesse aperto il tombino, qualche istante prima che potesse calarsi al suo interno sarebbe stata distratta da una voce.

    Lei!
    Cosa sta facendo?
    Non vede che quella è una scena del crimine ancora sotto sigilli?


    Era l’Iga, con un vistoso fiatone.

    Si muova verso di me, la informo che userò la forza se non sarà collaborativo, violare quella zona è un crimine, devo portarla in centrale.

    Cosa avrebbe fatto la giocane promessa di Suna?

     
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56 replies since 4/10/2021, 20:34   1442 views
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