[News GdR] - L'Erba tinta di sangue

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  1. Shinodari
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    L'Erba tinta di sangue


    La Convocazione
    Intro



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    Si era alzata prima dell'alba quella mattina. La notte era trascorsa in un sonno ristoratore.
    La calma prima della tempesta.
    L'ultimo kata con Ninfea di Giada. La sua katana, la sua legacy.
    La rinfoderò con cura, riponendola sullo stand.
    Non era ancora degna di poterla portare con sé.
    Rivolse un inchino all'altare in onore dei Kami protettori di Suiren, che occupava la parete destra della stanza in cui la ragazzina si allenava.
    Chiuse gli shoji dietro di sé, inspirando l'aria frizzante del mattino. Il sole era sorto e nella dimora si udiva un certo fermento.
    Miyori camminò con passo lento lungo la passerella di legno che collegava le varie camere al giardino sul retro. Si soffermò, per un istante ad ammirare l'albero di ciliegio. Le foglie avevano assunto le tonalità del fuoco, in quel tardo autunno.

    La notizia la raggiunse mentre si trovava in giardino a leggere un libro di poesie.
    Fu Susumu a consegnarle la lettera. Aveva un'aria trafelata, un'ansia che traspariva dai suoi modi informali.
    Miyo chan, un messaggero... L'Uchiha sollevò lo sguardo dalla pagina ...Il Sigillo... è... importante... Poggiò il libro sull'erba, fissando con curiosità il ragazzo.
    Lesse la missiva e il sangue defluì dalle guance. Si alzò in piedi di scatto, lasciando cadere al suolo la lettera.
    Io... scusa... mormorò quasi un flebile sussurro, a malapena udito dall'altro.
    Era stata convocata con la massima urgenza e l'ordine proveniva dall'Hokage in persona.
    Con passo svelto raggiunse la camera da letto.
    Per la prima volta avrebbe indossato gli abiti del suo clan senza lo stemma di Suiren. La sua patria natia sarebbe stata racchiusa in quel tatuaggio sul braccio a forma di ninfea. Lei era un'Uchiha e come tale avrebbe portato onore alla sua famiglia. Lei era uno shinobi e avrebbe seguito gli ordini del suo Kage. La principessa samurai... lo sarebbe stata per proteggere chi non poteva difendersi, per essere leale nei confronti dei suoi compagni.
    Non posso nascondermi...Non questa volta... mormorò a bassa voce, mentre la sua immagine si rifletteva allo specchio, rivelando l'eterocromia delle sue iridi. Il cremisi dell'occhio sinistro contrapposto all'azzurro cielo del destro.
    Indossò gli abiti, fermando i capelli corvini alla base della nuca con un nastro di seta. Ripose il torch in un cofanetto portagioielli, tenendo solo l'orecchino con la goccia rubino. Controllò di avere tutto l'equipaggiamento in ordine.
    Sulla soglia l'attendevano le persone a lei care. Susumu doveva aver avvisato, nel frattempo, Hajime e Toshi.
    Io devo andare. Esordì in tono serio, rivolgendo un inchino formale. Era così minuta davanti ai tre giovani. Non c'era molto da dire. Avevano imparato a proprie spese che le urgenze portavano a conclusioni poco piacevoli. Un conflitto di qualche tipo, era l'ipotesi più plausibile.
    Ognuno dei tre avrebbe voluto trovare un modo per evitare alla ragazzina di ripiombare in quell'incubo da cui l'avevano sottratta tempo prima.
    Nessuno di loro la fermò. Il loro onore, il rispetto per Miyori, impedivano di compiere un tale gesto di codardia.
    Susumu si sforzò di sorridere, ma aveva la morte nel cuore.
    Onii san... Toshi san... Susumu san... Li abbracciò con calore uno ad uno.
    Scomparve rapidamente alla loro vista. Non poteva permettersi di perdere altro tempo.

    Amministrazione

    La sala dove erano stati radunati era ampia.
    Si guardò intorno alla ricerca di volti conosciuti.
    Intravide Kyojuro, ma mentre stava per andare a salutarlo, la sua attenzione fu rivolta verso gli schermi che mostravano immagini del campo di battaglia. Diversi scenari, possibili soluzioni per raggiungere … cosa? Miyori si sentiva stordita.
    C'era qualcosa in quella visione d'insieme che le faceva affiorare ricordi confusi, dolorosi.
    In quel momento l'Hokage prese la parola.
    Ma mano che spiegava la situazione, la memoria prese il sopravvento mostrandole un passato che le aveva inferto profonde cicatrici.
    I Cremisi... Kusa... Erano nomi che assunsero un diverso significato, facendola tornare indietro nel tempo.
    Le pulsazioni cominciarono ad accelerare. Il respiro si fece più corto.
    Il cuore sembrava stretto da un artiglio.
    Lei sapeva, l'aveva provato sulla sua pelle. Conosceva il dolore, la sofferenza, la morte.
    Non poteva non ricordare il destino del suo paese, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
    Questa volta non sarebbe rimasta ad osservare, nessuno l'avrebbe portata via per proteggerla.
    Anche se sono solo una goccia nell'oceano, non posso lasciare nulla di intentato.
    Fu in quel momento che la vide. Difficile non notarla, eppure il suo cuore si era perso in un loop senza senso.
    Arahaki san... Si mosse nella sua direzione. Le gambe incerte, il peso dei ricordi che cercava di inghiottirla.
    Passo dopo passo si sforzò di reprimere tutte quelle sensazioni. Dal passato doveva trarre solo insegnamenti, non lasciarsi sopraffare dai sensi di colpa.
    Si era avvicinata a sufficienza da notare il suo volto.
    Conosceva quel rossore, le guance che sapevano di sale, le lacrime inghiottite.
    Non c'era nulla di cui vergognarsi.
    Arahaki era la sua preziosa compagna. Non importava se la considerasse uno scricciolo, quello che contava ora era di essere al suo fianco.
    La raggiunse prendendo posto accanto a lei. Non disse nulla, un semplice cenno con la testa per salutarla.
    Miyori era lì e non l'avrebbe abbandonata.

    Miyori_Kusa_rid



     
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