Le Vicissitudini di Hebiko Dokujita

A History of Violence

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  1. Waket
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    Ricordati che non sono una Yakushi. Non rischieresti di perdere la tua compagna di telenovela solo per giocare con un paio di animaletti esotici, no? Quasi sudava freddo all'idea di tutte quelle bestie vagamente insettose arrampicarsi addosso, per non parlare del fatto che la sua difesa contro i veleni era pressochè nulla. Di certo avrebbero dovuto lavorarci prima o poi, ma avrebbe sicuramente preferito farlo nei pressi di Konoha... O avvertire Febh che sarebbe stato morso parecchie volte per farla riprendere. Su, su, non fare così. Lo osservò con sguardo dolce, portando la testa verso di lui. Sai bene che per me venire al Palazzo significa giocare una complessa partita a scacchi che quasi sicuramente perderò. In Amministrazione le cose non sono poi così diverse. Ritornò sul suo cammino, fissandolo con la coda dell'occhio, e un sorrisetto gentile ma che nascondeva una punta di sadismo. Non ho solo imparato a difendermi quest'anno, sai? Anche io ho i miei pacchi da ritirare. Come i peperoncini orgoglio del Paese del Fuoco, che Febh già aveva avuto modo di assaggiare una volta, ed Hebiko si era fatta spedire per usarlo a sorpresa in alcuni dei suoi soliti snack. Aveva persino comprato una sorta di piccola piastra per poter aprire i sacchetti delle merendine, condirli con i peperoncini finemente tagliati, e richiudere il tutto come se non fossero mai state contaminate. Certo non era niente confronto ciò che le aveva fatto passare, ma avrebbe segnato l'inizio della loro guerra personale. La Vipera ancora faticava nel tenere lo Yakushi in riga in modo costante, ma l'altro era riuscito a trasferirle parte di sè, e sarebbe stata questione di tempo prima che se ne pentisse. Mutò in un'espressione scherzosamente sorpresa quando l'altro le menzionò un addestramento più mirato per renderla riconoscibile come sua allieva. Oh, ora sono molto curiosa.

    Hebiko continuava a domandarsi quanto Febh fosse consapevole del suo vero ruolo al Palazzo. Ogen gli dedicava (a suo modo, e forse impercettibile per il Consigliere) il suo rispetto, ma non era certa che lo Yakushi ne fosse pienamente consapevole. Apprezzava però che la vecchia lo rispettasse a prescindere. Quello era il traguardo che voleva raggiungere.

    Come dal nulla, un piccolo ventaglio apparse a coprire parte del suo viso, estratto dalla manica con un movimento quasi impercettibile. Il rossore sulle sue guance era evidente, dopotutto dubitava sarebbe mai riuscita ad abituarsi alle "serate tra donne" organizzate dalle due menti più perverse di Oto. Ho un'idea leggermente diversa di divertimento... Detestava quello, e detestava anche l'idea di Febh di prendersi il suo nome originale, così lo definiva. Una stupidaggine dal suo punto di vista, come se lei avesse dovuto prendersi il nome di Orochimaru. Certo, la sua storia era leggermente diversa, ma avendo conosciuto anche il precedente sè, non sarebbe mai riuscita a vederli come un'unica persona. Ma se il nome le aveva provocato un ulteriore imbarazzo, quello che venne dopo la portò la liberare il viso, mostrando un'espressione piacevolmente sorpresa. Oh, Febh! Pronunciò il suo nome con un tono di voce più marcato, evidenziando la sorpresa... E rimarcando anche quale pensava fosse la sua identità. Ma se la ridacchiò appena, visto come il Consigliere faticava nel trasmettere il suo affetto per qualcuno. Mi spiace ti abbiano rovinato la sorpresa. Le tempistiche descritte da Ogen facevano intuire che, probabilmente, vedere l'Hokage in condizioni simili lo aveva colpito nel profondo, e vista la poco velata minaccia di voler attaccare Oto, forse voleva evitare che anche l'altra sua allieva facesse la stessa fine. Certo, se avessi voluto imparare qualcosa di più sulle prese, bastava chiedere. Gli fece gli occhi dolci, chiaramente prendendolo in giro, se c'era una cosa che a Febh non serviva imparare era come migliorare dei jutsu. Socialmente parlando era un'altra storia. Non perdiamo tempo allora, voglio proprio vedere cosa ti sei inventato in tutto questo tempo.

    Alle scuse di Ogen, Hebiko alzò le sopracciglia sorprese, anche se gli occhi non mostravano la stessa emozione. E' giusto così. Annuì solenne, senza perdere tempo a spiegare ulteriormente cosa potesse realmente intendere con una simile risposta. Alla domanda di Ogen avrebbe fatto un leggero inchino, rialzandosi con grazia. Non mi permetterei mai di dettar regole in casa altrui. Divertiti con il tuo ospite. Aveva confidenza a sufficienza da darle del tu, o quantomeno aveva messo in chiaro di sentirsi abbastanza in famiglia da non esagerare con le cortesie. Dopotutto quella giornata serviva anche a dimostrare ciò che aveva imparato durante quel lungo anno di torture, si sarebbe sciolta di più col passare del tempo.

    Pensavo fossi ormai abituato alle abitudini della vecchia. Avrebbe commentato, dopo essersi assicurata di essere fuori dalla portata d'orecchio di Ogen, e rigorosamente di spalle. Osservò i tre bastoni di fronte a sè, già preoccupata della trappola che potevano contenere. Un veleno invisibile? Pericolosi insetti assassini al loro interno? Un materiale terribilmente resistente e difficile se non impossibile da piegare? Avrebbe fatto un profondo sospiro prima di avvicinarsi al primo, prendendolo con la mano con una certa insicurezza. Facendosi coraggio, lo avrebbe stretto nella sua mano, con forza tale da poter frantumare del metallo... distruggendolo senza fatica. Battè le palpebre un paio di volte, controllandosi prima la mano e poi le due metà del bastone a terra, con crescente confusione. Huh? Lanciò anche un'occhiata verso Ogen, cercando di capire se fosse uno dei loro scherzi o allenamenti "con sorpresa", senza ottenere una chiara risposta. Febh le diede l'ordine per il secondo bastone, descrivendo in modo complesso il doverlo prendere in mano. Cosa che fece, ovviamente senza fatica, e con l'espressione così confusa che sembrava una persona che toccava qualcosa per la prima volta. O-kai... Voleva quasi chiedere "così?" ma sentiva che sarebbe stato fin troppo ridicolo. E poi arrivò la richiesta più stramba: stritolarlo, ma senza stritolarlo. Inclinò la testa, studiando il terzo legnetto. Identico agli altri. Si ricompose, sbattendo nuovamente gli occhi ed osservando la sua prova con rinnovata determinazione. Scusami. Fino ad ora mi avete abituata ad allenamenti... Diversi. Trovarmi davanti a qualcosa di calmo e in un ambiente controllato è disarmante. Sospirò, ancora incredula. Era stata abituata fin troppo a dover trovare una strategia in pochi secondi, ed ora un simile puzzle la stava mettendo più in difficoltà del previsto.

    Toccò il legno con la punta delle dita. La sua interpretazione di "toccarlo in un solo punto" era quella di usare meno superficie possibile, sia lei che l'oggetto in questione. Usò il tocco adesivo, avendo così in pugno il bastone senza doverlo realmente tenere in mano. Lo staccò dal terreno, rigirandoselo sulla mano come a dimostrare il suo successo, ma dalla sua espressione ancora non era convinta. No, non può essere questo. Lo sto trattenendo, non stritolando. Lo piantò nuovamente nel terreno, e rimase di fronte ad esso, con le maniche del kimono unite, pensierosa. Poteva stringerlo solo con un dito, ma poteva quello essere considerato il toccarlo in un solo punto? Le altre due prove si erano rivelate semplici dopotutto. Forse la sua intenzione era quella di farle usare il chakra, dopotutto Febh ne vantava un controllo che pochissimi altri shinobi al mondo sapevano replicare. Strinse le labbra, incerta, ma forse era quella la soluzione. Certo, il chakra avrebbe comunque ricoperto una discreta parte della superficie dell'oggetto, ma lei non lo avrebbe toccato in più di un punto. Toccò nuovamente il legno, imprimendovi il chakra adesivo. Aveva un contatto. Ora come stritolarlo?

    Voglio proprio vedere dove andrai a parare con questo addestramento. L'unico modo che aveva per non dichiarare sconfitta era quello di provare con il chakra. La sua abilità nello stritolare qualcosa non era data solamente dall'allenamento ma da un vantaggio fisico: il suo essere fatta di serpenti rendeva le sue strette mortali, ben più di quanto altri shinobi potessero sperare. Forse la forza pura non era il vero obiettivo, ma usare quella sua qualità. Se tutta lei stessa, persino le sue cellule, erano realmente fatte di serpenti, perchè non poteva esserlo anche il chakra? Doveva tentare di usarlo come fossero dei filamenti vivi. Da un po' di tempo era riuscita a fare una cosa simile con i suoi capelli, ancora troppo poco allenati per essere anche solo lontanamente utili a raccogliere una tazza, ma abbastanza movibili da acconciarsi quasi da soli. Doveva solo far reagire il chakra nella stessa maniera: invece di usarlo come un'onda di energia, usarne diversi filamenti, per saldarsi al meglio alla superficie. Per l'imprimere forza... beh, non le era stato richiesto, al momento. C'era da dire che la sua soluzione non era esattamente troppo diversa dal risultato che le dava il tocco adesivo, e la cosa le faceva dubitare fosse l'effetto che voleva Febh. Non capisco. Che intendi con toccarlo in un solo punto? Una stretta richiede per forza un doppio appoggio, altrimenti è impossibile causare pressione.

    Durante l'allenamento l'ospite si fece vivo, fu proprio lo Yakushi ad indicarglielo. Avrebbe ricambiato lo sguardo, squadrando la sua figura e scambiando un vago interesse che, grazie al suo volto ben allenato a nascondere i suoi reali pensieri, sarebbe stato difficile giudicare come positivo o negativo. Ma si sarebbe presto voltata verso Febh. Ignoralo. Se lo Yakushi avesse mostrato confusione, gli avrebbe spiegato rapidamente le sue intenzioni. Ha già mostrato interesse, ed ho ricambiato quanto basta. Se è una persona che vale la pena conoscere, sarà lui stesso a raggiungermi. Probabilmente avrai tempo per spiegarmi qualcosa in più su questo addestramento misterioso prima che il principino venga a disturbarci. Conoscendo Ogen, potrebbe anche essere solamente il "partito della settimana". La distanza non permetteva al duo di pettegoli di sentirli, perciò non avrebbe fatto altro che mostrargli a malapena il profilo, una sorta di invito, anche se la sua mera presenza non sembrava bastasse per farle impressione. Mai una donna come lei si sarebbe avvicinata per prima ad un uomo, a meno di rarissime occasioni in cui era comunque certa di avere il controllo.

    Certo, dentro di sè i suoi pensieri raccontavano una storia del tutto diversa: era ospite di Ogen, e proprio il giorno in cui Febh aveva in mente un addestramento tutto suo, tanto da voler assistere. Dopo un anno di torture, per astuzia ma soprattutto spirito di sopravvivenza, aveva imparato a distinguere quando la vecchia voleva solo mantenere alta la tensione ma era tutto sommato innocua, e quando invece qualcosa bolliva in pentola. Farsi desiderare però era una delle cose più importanti che aveva imparato: la fretta era cattiva consigliera, ed un ospite misterioso si sarebbe sciolto molto più facilmente se si fosse dimostrata difficile da impressionare, al contrario di un qualcuno che si fiondava subito a cercare le sue attenzioni, dandogli più importanza di sè stessi.
     
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