Le Vicissitudini di Hebiko Dokujita

A History of Violence

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  1. Waket
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    Dominare il Ciclone

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    Parla il nativo della Zanna. Borbottò a bassa voce, in modo che solo Febh e non altre orecchie indesiderate potessero sentire. Sta ad Oto almeno da quando è ragazzino, di Kumo gli è rimasto solo il colore della pelle... E l'astuzia. Non era un complimento. Giustificato o meno, in pochi ad Oto nascondevano il loro odio per Kumo. Lo conosco e basta! E' una storia troppo lunga, e se anche te la raccontassi tutta ne interpreteresti più della metà a modo tuo!


    Una delle prime cose che Hebiko aveva imparato era di leggere i segnali di Ogen. Con Febh era facile capire quando sbagliava, dopotutto c'erano sempre conseguenze più fisiche, ma la vecchia tendeva a punire in modi che la segnavano sul lungo periodo, e riconoscere e correggere gli errori il prima possibile era diventato fondamentale per mantenere la sanità mentale. L'aveva ignorata appositamente: per lungo tempo voleva dimostrarle che non le serviva il suo corpo nè sedurre per portare qualcuno dalla sua parte, e che il potere che aveva era sufficiente. C'erano solo due piccoli problemi in quella sua ribellione: ancora non aveva potere a sufficienza per potersi permettere di farsi grossa senza conseguenze, e probabilmente aveva pesantemente sottovalutato l'ospite di fronte a lei, credendo di avere molto più controllo del previsto sulla situazione. La realtà era che Ogen, dall'alto della sua pluricentenaria esperienza, aveva ovviamente ragione. Tutto poteva essere un'arma, anche il suo corpo. Stava a lei capire come una donna del suo calibro avrebbe dovuto usarlo. In fondo, la capoclan Yakushi, per quanto i suoi addestramenti le sembrassero assurdi e provocatori, non aveva fatto altro che abituarla alla lussuria, ma non le avrebbe mai insegnato a diventare una mera prostituta. No, il suo obiettivo era quello di apparire potente, sicura di sè e del suo essere, fiera... Ma lasciare uno spiraglio di speranza per far sì che gli assetati di potere ed esclusività ne fossero attratti come mosche al miele. Aveva troncato quella speranza, e doveva riuscire a riaprire la strada in un modo o nell'altro.

    Avrebbe colto l'occasione proprio dopo che Aji Tae cercò di giustificare l'innocenza del Tiranno. La Vipera non se l'era bevuta: poco importava fossero anime, rispettare il loro ciclo era compito degli shinigami, non delle mezze persone, degli "invasori", per quanto involontari, non avevano il diritto di decidere del loro destino. Se poteva in qualche modo giustificare un mondo pacifico come quello della Santa, raccontatole da Raizen, più della metà degli altri regnanti non erano che tiranni che agivano per i loro scopi e seguendo le loro idee. Se le cose stanno così... Vi pongo le mie più sentite scuse, Aji-san. Avrebbe fatto un profondo inchino, dando ulteriori spiegazioni dopo essersi ricomposta. Le mie esperienze con le mezze persone sono state... turbolente, per essere gentili. Immagino le avranno tenuto nascoste le vere intenzioni del Vendicatore nei miei confronti, e gli innumerevoli segreti di Kaji non hanno aiutato. Ma lei sembra... diverso. Forse la sua esperienza sulla vita terrena l'ha aiutata ad essere più umano. Arrossì appena, dopotutto si eracostretta a chiedere scusa, e aveva dovuto ammettere sconfitta non solo di fronte e nei confronti di Ogen, ma anche dell'Asceso. Forse l'ho giudicata con troppa fretta, non avrei dovuto farmi influenzare dalle mie pessime esperienze. Spero che avremo altre occasioni per approfondire questo rapporto. Curvò appena le labbra in un leggero sorriso, quasi impercettibile, come se le fosse sfuggito dell'affetto che voleva in realtà nascondere.

    Oh, conosco bene i desideri di Kaji. Un'altra delle ferite che mi sono state inflitte dalle mezze persone, anche se ai tempi non conoscevo tutta la compagnia. Un sospiro pesante avrebbe richiamato il dolore emotivo che ancora provava per quel giorno. Dopotutto in quella situazione entrambi volevamo solamente sopravvivere. La mia era stata una proposta pacifica, volevo aiutarlo a trovare la sua strada, ma non al prezzo di perdere Febh. Lui però aveva deciso di non potersi fidare di me. Per quanto volessi il suo bene, non potevo sacrificare la mia vita per lui. Era certa che l'anima ancora dentro la spada l'avrebbe sentita forte e chiara. Ancora mi chiedo come sarebbero andate le cose se solo mi avesse dato una chance... Quando l'altro nominò Amesoko, certo che la sua influenza non fosse più un pericolo, Hebiko puntò uno sguardo può severo sull'albino. Sottovalutarlo significa essere già vittime delle sue fauci, Aji-san. Sono certa che Kaji lo sappia bene. Non è stato semplice per lui sfuggirgli, e se voi mezze persone siete riuscite ad avere almeno un alleato nel regno dei vivi... davvero crede che un drago millenario non possa averne decine, se non centinaia? Avrebbe fatto una breve pausa viziandosi con il suo the, osservando la tazza fumante, pensierosa. Lo abbiamo conosciuto di persona, sa? Il drago infernale. Nonostante sia un dio, un qualcosa di così immenso e potente che noi meri umani possiamo a malapena immaginare... anche lui ha le sue debolezze. E i suoi vizi. Per quanto i tre grandi draghi sembrino tanto più saggi e potenti dell'intera umanità, sembrano condividere alcuni dei peggiori tratti umani. Orgoglio, invidia... Si fece seria, ma il suo tono era quello di un preoccupato consiglio: Dopo tutta la fatica fatta per uscire, il minimo è assicurarsi di rendere la permanenza nel regno dei vivi più lunga possibile.

    Hebiko si lasciò andare in un tenero sorriso quando l'altro le chiese subito di saldare il suo debito. Oh, quanta fretta, la mia compagnia è così tanto spiacevole? Scherzò, ovattando la sua risatina portando la manica davanti alla bocca. Beh, un'idea la avrei. Posò la tazza ormai vuota, seduta elegantemente sul suo cuscino. Se lei è un mercante, non c'è onore più grande di essere la sua cliente preferita. Lo osservava con aria calma, cercando di leggerne le reazioni. Ma non mi fraintenda: non le chiederò sconti, favori, nè lavori extra. L'unica cosa che voglio per saldare il suo debito è onestà. Io verrò a cercarla, o, se ha bisogno di denaro, o altri tipi di favori, sarà lei a venire da me, e qualsiasi informazione che riceverò sarà ben pagata. In pratica, lei dovrà solo fare il suo solito lavoro, e quando verrò a cercarla vendermi le informazioni che pensa potrebbero interessarmi, senza mercanteggiare troppo sul loro reale valore. RIdacchiò, prendendolo in giro scherzosamente. C'era comunque la possibilità che rifiutasse, al che Hebiko si sarebbe fatta visibilmente più triste, coprendo la bocca con la manica del kimono. Oh. Pensavo stessimo scherzando, prima... Un sospiro avrebbe riportato il suo volto alla normalità, pur mantenendo un velo di tristezza e delusione. In tal caso, non posso accontentare la sua richiesta così in fretta. Avrò bisogno di tempo per pensare.

    Non è un Uzumaki. Rispose più brusca, sforzandosi al massimo per non dare a vedere come quelle novità su Sylas la turbassero. Il respiro si fece più accelerato quando venne a sapere che era finito a lavorare in un bordello, e non bastasse proprio per colpa di quel lavoro era stato poi incastrato nella storia dell'omicidio. Internamente estremamente alterata, avrebbe trattenuto il possibile all'esterno, ma una risatina sarcastica le sarebbe sfuggita. La nostra cara Carceriera non sa nemmeno cosa voglia dire essere gelosi. Si schiarì la voce poco dopo, resasi conto della sua reazione. Vogliate scusarmi. Certo, le aggiunte di Febh non aiutavano a tenerla tranquilla, soprattutto considerato come lo stava fulminando con lo sguardo una parola dopo l'altra. Ma iniziò a farsi più calma mentre ragionava. Di sicuro avrebbe potuto sfruttare un simile odio per creare confusione, e se anche qualche prigioniero fosse fuggito... le colpe non potevano certo essere di nessun altro se non di chi gestisce la prigione stessa. Non preoccuparti, Febh. Credo che questa sia un'occasione d'oro per pensare a come rimediare agli errori del passato. Fammi un favore, assicurati di preparare qualche regalo da portarle, hm? Dopotutto l'Amministrazione è cambiata parecchio, sarà ora di dimostrarglielo. Sarebbe solo cambiata in peggio. Ma il piano era quello. Nessuno doveva passarla liscia se metteva mani su ciò che era proprietà di Hebiko.

    La situazione di Kaji era piuttosto scomoda, e per quanto non avesse modo di non credere alle parole di Aji, avrebbe sicuramente preferito un approccio più diretto. Aggrottò appena la fronte, mentre rifletteva sulle sue parole, domandandosi se la telepatia della spada potesse in qualche modo permetterle di comunicare anche con lo spirito al suo interno. Un tentativo non le costava niente. Scappi, ancora? Come pensi di riuscire a procurarti degli alleati fedeli se non ti prendi la briga di affrontare nemmeno un singolo problema? Avrebbe comunque trovato il modo di comunicare la stessa cosa a voce, anche se usando parole molto diverse, non voleva far intendere agli altri che la comunicazione mentale aveva avuto successo, poteva usarlo come un vantaggio e per testare l'onestà di Aji Tae. La fiducia dev'essere reciproca, per valere realmente qualcosa. E risolvere i problemi è uno dei passi fondamentali per constatare quanto ci si possa fidare l'uno dell'altro. Si sarebbe quindi voltata verso Febh, uno dei passi fondamentali per convincere Kaji era forse proprio quello di convincere lui. So bene che la situazione non ti rende per niente a tuo agio. Ma devi ricordarti che tu hai già vinto: hai un ricco palazzo in cui abitare, persone che ti hanno accolto nella loro vita e che hanno promesso di starti vicino nel bene e nel male, e diventato nel tempo uno dei migliori shinobi del continente, anche e soprattutto ai tuoi agganci. Non ti riempirebbe d'orgoglio dimostrare a Kaji che, nonostante lui fosse nato prima, tu, Febh Yakushi, sia il Kaji migliore? Non era facile chiamarlo a quel modo, ma sapeva che era necessario per entrambi. Era abbastanza sicura che un simile discorso avrebbe ben attecchito sullo Yakushi, e se il carattere di Kaji era almeno simile al suo, era certa che avrebbe smosso qualcosa anche in lui. E' rincuorante sapere che qualcun altro ha preso a cuore Kaji, Aji-san. Commentò, nascondendo quanto fosse stizzita nel sentirgli dare quell'ordine. Ma non nego che speravo di poter passare ancora un po' di tempo con lui. Certo, non sarà semplicissimo comunicare, ma se riuscissimo a risolvere una piccola questione personale, il nostro caro amico potrebbe vantare almeno un alleato in più. E, con l'alleato giusto, si aprirebbe la strada per avere un reale posto nel regno dei vivi, nonostante la sua storia turbolenta. Dopotutto, un corpo in cui vivere non è che un mero accessorio senza un vero posto in cui sentirsi accolti. Sospirò, triste. I miei non sono che consigli. Non posso certo costringerlo, ora è quasi letteralmente uno spirito libero. Una velatissima frecciatina a quelli che sembravano ordini dati da Aji, che, nonostante le sue parole, non aveva nemmeno lui vero controllo su Kaji, a meno che non le nascondesse qualcosa. Ma sa, se dovesse restare, avremo una scusa in più per un secondo appuntamento, no? Sorrise appena, mantenendo lo sguardo sulla spada.


    Hebiko sarebbe stata accompagnata a casa da Febh, dove avrebbe mostrato un atteggiamento drasticamente diverso, anche se l'addestramento aveva comunque ingentilito e reso più eleganti persino le sue sfuriate. Wow. A cosa devo questo onore? Commentò con tono piatto, visibilmente stremata da quella giornata. Si massaggiò la fronte con frustrazione mentre ascoltava le conseguenze di quella pillola, immersa in fin troppi pensieri. Per gli dei, va bene! Scommetto che c'erano modi decisamente meno invasivi per finire a modo questo addestramento, ma lascerò che il principino Yakushi mi droghi a suo piacimento. Borbottò frustrata, prima di puntellargli un dito sul petto e puntargli la faccia disturbatamente vicina alla sua. Ma TU questa settimana fari setacciare tutta la città alle tue lucertole, e mi rintraccerai la persona che mi cercava. Spera che nel mentre non sia ficcato in chissà quale problema, altrimenti non saranno le tue magiche droghe ad impedirmi di strangolarti! Avrebbe quindi aperto la sua porta di casa, facendovi un passo all'interno, con Ssalar ora sulla sua spalla (probabilmente in un misto di depressione per la vicinanza con la Strega e di gioia per vederla soffrire durante l'addestramento), ascoltando eventuali risposte. Se avesse nuovamente chiesto perchè le importava così tanto di un guercio qualsiasi, la sua risposta sarebbe stata solamente MI IMPORTA E BASTA. prima di sbattergli la porta in faccia e chiudere così la loro giornata.


    L'addestramento era stressante, ma per motivi ben diversi da quelli dell'anno appena passato. Nessuno le stava addosso, la svegliava all'improvviso, nè invitava spogliarellisti a tradimento a casa sua. No, ciò che la asfissiava era dover risolvere quel maledetto problema alle prigioni. Certo, una possibilità era quella di impersonarsi detective in qualche modo per risolvere quel caso, dopotutto era più che certa Sylas fosse innocente, specialmente dopo la "fortuita" coincidenza della scoperta di quell'omicidio. Era ovvio che lo avessero incastrato, e se anche lui fosse stato solamente il pollo sfortunato da usare come distrazione e il vero assassino non avesse un particolare odio per la sua persona, non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Oto avrebbe presto imparato che c'era una nuova Regina in città.

    Con i pensieri perennemente concentrati su altro, aveva ormai perso il conto di tutte le tazze e bicchieri che aveva rotto, arrivando alla triste conclusione di dover usare solamente plastica per quella scomoda settimana, non importava quanto cercasse di convincere Ssalar di poter imbrogliare almeno per pulire i disastri combinati. Sospirò, con una singola lacrimuccia. Meno male che ci sei tu a farmi compagnia, non so cosa farei senza di te. In qualche modo riusciva sempre ad avere abbastanza presa per convincerlo a prendersi un bacio sulla fronte, e poco importavano gli insulti che le rimandava indietro, a volte sembrava come non fosse in grado di comprenderlo, o fraintendesse le sue parole peggio di come Febh fraintendeva le relazioni.

    Avrebbe trovato dei momenti più tranquilli durante le giornate per riflettere sull'addestramento, cercando di liberare la mente quanto più possibile dai suoi pensieri. Da quando Amesoko si era ripreso il frammento, doveva ammettere che riuscire a svuotare la testa era diventato incredibilmente più facile, anche se di tanto in tanto non avere più una presenza costante la faceva sentire sola. Si sarebbe limitata ad autodiagnosticarsi una sindrome di Stoccolma, prima che in qualche modo si convincesse che le mancava una vocina minacciosa nella testa. Durante il suo addestramento, la cosa che le aveva impedito di cadere era stata l'istinto. E ora Febh voleva che per una settimana intera usasse solamente quel metodo per fare qualsiasi cosa. Il motivo era abbastanza ovvio, doveva rendere quel gesto così automatico da farlo tanto facilmente quanto respirare. La pratica era un'altra cosa, ma capire l'obbiettivo era un ottimo passo avanti. I primi giorni erano stati abbastanza disastrosi, le minime distrazioni annullavano del tutto la sua presa, rendendola inutile, e guardare la sua mano così stupidamente aperta e rigida non faceva che irritarla ancora di più, peggiorandone la concentrazione. Ma non era la concentrazione ciò che le serviva, doveva solo rendere quel gesto automatico, in modo che a prescindere dal pensiero in cui si perdeva non l'avrebbe lasciata. Dopotutto, nessuno deve sforzarsi di pensare a tenere una mano chiusa su una tazza per non farla cadere, è un gesto automatico, istintivo.

    Da metà settimana, aveva iniziato a capire meglio il meccanismo. I gesti più semplici, come le stesse prese, erano diventati sempre più facili da replicare istintivamente, ma le leve come le maniglie le davano più problemi. Un conto era stringere qualcosa, un altro fare un gesto meccanico che richiedeva diversi livelli di pressione. Ma poteva lavorare anche su quello. Avrebbe preso una semplice pallina antistress (più di una, dopotutto il rischio di farla esplodere inavvertitamente era alto), cosa che non solo sembrava aiutarla ad essere più tranquilla durante quel periodo difficile, sia per lei che per i dipendenti amministrativi costretti ad affrontare una Hebiko più nervosa e meno produttiva del solito, ma anche per mantenere la mano libera costantemente allenata in quel gesto. Spesso notava che, dopo ore ad essersi concentrata a scrivere per ore, la mano libera impegnata con la pallina antistress era in grado di compiere azioni precedentemente più difficili e calcolate con sorprendente facilità. Era sulla buona strada.

    Negli ultimi giorni, i gesti quotidiani erano ormai diventati facili da compiere, come fossero naturali. Doveva ancora abituarsi a gesti più imprevisti, come poteva essere dover prendere qualcosa al volo, cose più complesse come dover piegare un fazzoletto che richiedeva un costante "prendi e molla", e, così come si era allenata con il bastone, prendere cose più fragili senza romperle. Aveva sostituito la pallina antistress con delle uova, sfruttando il disgusto della sensazione del tuorlo spiaccicato tra le sue mani per comprendere al meglio quale fosse il limite massimo. Ma, in alcuni momenti, si sarebbe anche allenata nel fare il contrario, cercando di stringere qualcosa di abbastanza resistente al punto da spezzarlo il più rapidamente possibile. A quel punto, era solo questione di rendere automatici anche quei gesti, al punto che le sembrava quasi di usare la mente per prendere, spostare e stritolare qualcosa. Di sicuro un addestramento che l'avrebbe aiutata anche con la kusanagi, dopotutto doveva imparare a controllare anche quella in modo più istintivo e meno meccanico, viste le sue peculiarità.


    L'addestramento era al suo ultimo giorno, ma aveva anche un'altra missione da compiere. Dal nulla, si sarebbe presentata la Consigliera in persona, alle porte delle prigioni. Accolta forse con incertezza dai guardiani principali, avrebbe chiesto di poter parlare con la Carceriera, concedendole un profondo inchino non appena si fosse mostrata a lei. Per favore, non mi fraintenda. La mia è una mera visita di cortesia. E' un onore incontrarla. Commentò, con tono dolce e pacato, indossando il suo miglior kimono e lasciando che le sue forme parlassero da sole. Oh, il motivo della mia visita non è altro che un invito. In pochi sono all'oscuro del suo astio verso l'Amministrazione, e verso il mio collega... E la comprendo. Dopotutto, tutta Oto era spesso vittima dei disastri dello Yakushi, chi più chi meno. Sono qui solamente perchè molte cose sono cambiate... e stanno cambiando tutt'ora. L'Amministrazione stessa è cambiata drasticamente. Oserei dire in meglio, ma il mio parere sarebbe di parte. Ridacchiò delicatamente, portando la manica del kimono a corprire parte del suo volto. Si era assicurata di tener ben nascoste le sue mani durante quell'incontro, anche sfruttando il suo attuale addestramento, in modo che la manica non si spostasse di un centimetro dalla sua posizione. Dopotutto, noi due non abbiamo mai avuto modo di conoscerci. Nonostante faccio parte di un ambiente che non le sta a cuore, tutto quello che le chiedo è di concedermi una chance. Dopotutto, presto potremmo dover lavorare fianco a fianco, è mio più sincero interesse far sì che possiamo essere entrambe a nostro agio e sperare di poter aprire un rapporto di fiducia. Un velato riferimento ad un Kage assente, e ad un cambio di potere che sarebbe potuto avvenire da un momento all'altro. Posso contare sulla sua presenza, alla Sala del The, questo fine settimana? Domandò, alzando le sopracciglia in un'espressione speranzosa e innocente, come un cerbiatto inconsapevole di aver chiesto al lupo il permesso di entrare nella sua tana.

    Certo, c'era la possibilità che la donna si rifiutasse, magari con la scusa che le Prigioni non erano un luogo che poteva abbandonare così facilmente. Oh. La sua espressione e il suo tono si sarebbero fatti più seri, leggermente corrucciata. Questo è un problema. Se la principale amministratrice delle Prigioni non può garantire la sua sicurezza in sua assenza, devono esserci delle gravi falle nel sistema. Hmm. Una simile situazione mi costringerebbe ad inviare dei miei dipendenti a lavorare qui, in modo da capire cosa sta causando questo grave problema e risolverlo alla radice. Era sua la scelta se decidere che l'Amministrazione mettesse il naso nei suoi affari per una sua ammissione di debolezza, o se accettare un noioso pomeriggio tra donne. Mentre per Hebiko entrambe le strade erano valide. Rifiutare il suo supporto, dopotutto, significava solamente nascondere ulteriormente qualsiasi problema presente. Era certa di averla in pugno, in un modo o nell'altro.

    Se avesse accettato l'appuntamento, che fosse prima o dopo il suo intervento sulla sicurezza, avrebbe mostrato un delicato sorriso solare, dedicandole nuovamente un inchino. E' deciso dunque. Sono impaziente di conoscere dal vivo la nostra Carceriera. E' raro trovare donne del suo calibro di questi tempi. Se ne sarebbe andata a testa alta, sparendo con grazia dalla vista delle guardie. Il piano era appena cominciato. Tieni duro ancora un po', sto arrivando.
     
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