Le Vicissitudini di Hebiko Dokujita

A History of Violence

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  1. Waket
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    Hebiko dedicò un piccolo inchino alla donna, come ringraziamento per il suo complimento. Internamente non potè che provare un leggero fastidio nel sapere che fossero di nuovo gli Yakushi, più precisamente Febh, ad averle dato i veleni e gli antidoti necessari per il loro piano. Febh sapeva sempre rovinarle tutto. A mente fredda però non potè che ammettere come fosse un'ottima strategia, dopotutto il suo fastidio era dato unicamente dal voler far scappare qualcuno al suo interno, perchè proprio quel qualcuno le interessava, era grata nel sapere che i criminali all'interno avevano poche chance di uscirvi. Non credevo fosse realmente possibile dare una libertà controllata, senza pesanti rischi. Eppure sembra che tu abbia pensato davvero a tutto! Impressionante. Sorrise appena, coprendosi rapidamente il volto con il ventaglio, come se si vergognasse della sua espressività incontrollata.

    Usò nuovamente il ventaglio per coprire parte del volto, ma stavolta per coprire il disgusto, e in parte anche il suo ben controllato ma sempre presente terrore per i vari attrezzi di tortura presenti nelle apposite stanze. Non aveva nemmeno bisogno di fingere, e non intendeva nascondere il suo disagio a riguardo, dopotutto voleva lasciare che Meredora fosse la regina assoluta in quel posto... O almeno lasciarglielo credere. Così come quando le fu negato il suo the, dove si lasciò andare ad un deluso sospiro. Questa dovrebbe essere una punizione per i carcerati, non le oneste guardie al lavoro. Alla menzione del caffè picchiettò il ventaglio chiuso sulla sua guancia un paio di volte, con fare pensieroso. Si può fare. Annuì una singola volta, lasciandosi accomodare nella stanzetta che la donna ragno chiamava ufficio.

    Sei crudele, Meredora. Commentò, con una risatina. Sarebbe divertente vederti in azione, ma ho una repulsione per... quel tipo di pratiche. Dopotutto, "torturare" un dipendente troppo pigro era ben diverso dal cercare di ricavare informazioni da un prigioniero con la bocca cucita. Mi rincuora sapere che c'è gente non solo affidabile, ma spietata. Certi criminali non meritano alcuna pietà. Si complimentò, anche se in maniera velata. La Vipera sorrise di rimando, cogliendo il gesto giocoso di sfida. Interrogare una torturatrice... Conosci così tanti trucchi e segreti del mestiere, non mi stupirebbe vederti mettere in trappola il tuo stesso torturatore. Ridacchiò, ascoltando di come altri avessero tentato di flirtare con lei nella speranza di una via di fuga, ottenendo forse una punizione ancora peggiore di quella prevista. Che fosse un velato avvertimento? La rossa non sembrò coglierlo, ascoltando con interesse le sue storie, ed annuendo solenne alle sue osservazioni.

    Riuscì ad arrivare a Sylas, dove iniziò il suo piano per convincere lei stessa a liberare il prigioniero. In un primo momento Meredora rispose freddamente su come ogni cosa fosse stata eseguita nel migliore dei modi, e non lasciasse spazio ai dubbi. Hebiko poteva notare come stesse riuscendo ad avvicinarsi emotivamente alla donna ragno, quando lei, proprio dopo aver ritratto la mano, fece restare la Vipera di sasso. ...Mh? La fissava, sbattendo gli occhi più volte. Si ricompose, posando la sua tazza di caffè con forzata calma, posando quindi la schiena sulla sedia. Ti ascolto.

    Ascoltò con attenzione, assicurandosi di cogliere ogni piccolo dettaglio. Sia sulle ricerche di Meredora, che sul suo arrendersi alle pur sospette prove apparentemente inequivocabili, che però sembravano lasciare enormi dubbi proprio a causa di un'esecuzione così perfetta. Un profumo? Uno ben più particolare di quello che potevano pensare. Aggrottò le sopracciglia nel sentire che non si trattava di un prodotto tipico otese. Oh? Per niente sospetto. Commentò, ovviamente ironica, pur mantenendo un tono serio per via della situazione. Sentirne il nome la portò a fare un grave sospiro. Capisco. Il suo sguardo era apparentemente calmo, ma con le pupille tanto affilate da scrutare l'animo di Meredora. Quindi tu, la Signora delle Prigioni, hai trovato una prova che potrebbe scagionare un innocente da una sentenza di morte, eppure hai deciso di lasciar perdere perchè qualcuno di chiaramente più incompetente di te ha già dato la sentenza, consapevole che sarai comunque tu a fare il lavoro sporco. Non distoglieva lo sguardo dalla donna, giudicandola e senza nascondere come stesse analizzando ogni sua più piccola espressione nel viso. Oggi è toccato ad un cittadino innocente qualsiasi, domani potrebbe capitare a qualcuno ai piani più alti, come un Consigliere che qualcuno non vede di buon occhio. Non avrebbe girato intorno al discorso, fu diretta nel far intendere il problema di quella sua mossa. Certo, sempre se l'esecuzione non renda automaticamente anche te una complice, se chi ha cercato di nascondere a tutti noi quel profumo sospetto non stia aspettando proprio la morte di quel prigioniero. Sarebbe rimasta pazientemente in attesa di una sua reazione, stavolta però fredda ed impassibile.

    Dopo qualche minuto, Hebiko si lasciò andare in un più morbido sorriso, portandosi in avanti sulla scrivania di Meredora, incrociando le mani appena sotto al mento. Ti dico io cosa faremo. La sua voleva essere una generosa proposta. Come Consigliera, io sono la Voce del Kage. Ho il potere necessario per rimandare l'esecuzione a data da destinarsi per ulteriori indagini, prendendomi così la responsabilità dell'esito di questa storia. Si era lavorata Meredora per cercare di ottenere un permesso ben più grande di quello, a confronto rimandare un'esecuzione sospetta di qualche giorno era una cosa da niente. Noi continueremo ad indagare, per capire chi vuole incastrarti e costringerti ad uccidere un innocente. Ho una pista da seguire, ed un amico che sono sicura saprà illuminarci sulla vera natura di quel profumo. Doveva pur dimostrarle di avere in mano la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. E poi... Quando tutto sarà finito, potrai catturarmi e punirmi per i miei "crimini". Le fece l'occhiolino, con un ghigno ammiccante. Cosa ne pensi?


    Se tutto fosse andato come previsto, la sera stessa avrebbe iniziato i preparativi. Doveva contattare Aji Tae, e doveva probabilmente fare una delle cose peggiori possibili, soprattutto con un mercante: indebitarsi. Non aveva nemmeno troppo timore che le dicesse di no (ne aveva, parecchio), ragionevolmente avere un debito non avrebbe fatto altro che dare un enorme vantaggio ad Aji, che poteva chiederle qualsiasi cosa in cambio. Dal canto suo, sperava che quel tipo di informazione fosse "economica" a sufficienza per garantirle che il debito in questione non fosse esagerato, concedendo così ad Aji un'ottima occasione per sfruttare un aiuto gratuito, ma tale aiuto doveva restare equilibrato con la richiesta. Coraggio, coraggio. Quanto potrà valere quell'informazione? L'urgenza la rende sicuramente più importante... Si morse il labbro. Non aveva molte altre opzioni al momento, e non usare il suo più valido alleato sarebbe stato stupido, nonostante il costo. Avrebbe inizialmente usato il coltello regalatole, conficcandolo in una pianta così come ordinatole, chiedendo ad Aji un secondo incontro, magari più privato, lasciando intendere che volesse indebitarsi per una piccola informazione (quella era la sua esca, dopotutto). Se il coltello non avesse funzionato, le sarebbe toccato andare da Ogen, usando ognuna delle sue tattiche di scuse e di sottomissione, chiedendole con umiltà un modo per avere un secondo incontro con Aji. Ho imparato la mia lezione, e ne continuerò a pagare le conseguenze. Ma è anche vero che siamo ora partner in affari, un innocente incontro amichevole non farà che migliorare i nostri rapporti.


    L'omone di Kumo, dall'alto del suo metro e novanta e protetto da possenti muscoli, era comunque visibilmente intimorito dal Consigliere. Sei un pericoloso piccolo uomo. Commentò, nonostante fosse praticamente un insulto, con rispettoso timore, soprattutto dopo la minaccia per niente velata. Aoda stava ancora trattenendo a fatica la sua crisi di nervi, annuendo allo Yakushi. La signorina mi ha raccontato di aver imparato le basi del chakra da uno strano medico, e di averle poi insegnate a sua volta al suo vecchio gruppo. Makoto annuì. Non che fosse molto brava a spiegare, perlopiù ci prendeva a pugni, si lasciava guidare più dall'istinto che dalla conoscenza. Però grazie al suo aiuto eravamo il team più temuto della nostra periferia! Commentò con orgoglio, dopotutto pochi altri potevano vantare di aver ricevuto un addestramento da un vero shinobi, e aveva dato loro, ma ancor di più Hebiko, un netto vantaggio nella zona perlopiù abbandonata a se stessa dove vivevano, nessuno dei civili poteva competere. Oh, eravamo un bel gruppetto! Commentò con orgoglio ed una certa nostalgia. Vediamo... C'era Kenzo, pessimo in combattimento, ma era bravissimo a raccattare aggeggi dalla spazzatura e costruirci aggeggi utili... quando non esplodevano. Junko e Sylas, che si combattevano sempre le attenzioni di Hebiko più di tutti gli altri, Shosuke, il più giovane, praticamente un bambino silenzioso e un po' strano, e naturalmente io. Contò tutti con le dita mettendosi poi in posa orgoglioso quando arrivò il suo turno. Ero bravino anche da giovane, ma soprattutto a Kumo sono diventato un cuoco provetto. Aveva ben poco altro da fare in quel di Kumo, tenuto in disparte dai compiti più importanti, abbandonato costantemente a servire gli altri shinobi con compiti ritenuti meno importanti, e per sua fortuna le sue basi culinarie gli avevano permesso di trovare un posto tranquillo dove sfogare il suo talento. I miei scarafaggi al vapore sono i migliori.

    Il colosso di Kumo portò una mano sotto al mento alla menzione della furtività dello Yakushi, annuendo genuinamente interessato. Ingegnoso... Iniziarono ad incamminarsi in Amministrazione, mentre Febh chiedeva delucidazioni su chi lo avesse convinto ad andare lì. Oh, il mio caro amico F! So che suona strano, ma gli piace farsi chiamare così, anche gli altri del gruppo hanno nomi simili, K, L... Cose da shinobi come saprai bene. Annuì con convinzione. Non ho fatto in tempo a guadagnarmi una lettera anche io, ma francamente non mi interessa. Ho sempre vissuto qui ad Oto, è questa la mia vera casa. Poteva interrogarlo come voleva, era indubbiamente sincero su ogni suo commento. F sapeva che fosse Consigliera, e gli orari a cui lavora. Certo, dato che ci lavori anche tu, forse tu li conosci meglio. E' stato un grande aiuto sai? Me l'ha anche descritta, è cambiata molto da quando la conoscevo! Spero che sotto sotto sia comunque la solita. Era malinconico nel tono, e forse anche preoccupato, dopotutto non era certo che non lo avrebbe rifiutato. Sapere che lei stessa aveva mandato questo Febh a cercarlo gli dava una forte speranza.

    Febh decise di esporre i suoi dubbi sulla sua possibile identità di infiltrato. Hmm, ingegnoso... Lei è davvero un capace Amministratore. Due menti affini. Ci rimuginò un po' su, prima di iniziare a commentare. Beh, so che ora la signorina indossa spesso kimono e abiti eleganti, ma un tempo non era così. Dopotutto nessuno di noi poteva permettersi qualcosa di tanto costoso. Però una volta abbiamo trovato una carovana abbandonata, avevano già rubato parte della merce, ma avevamo trovato alcuni tessuti pregiati un po' rovinati, ed un paio di kimono, con roba varia per il trucco e gioielli. Probabilmente una nobile signora aveva fatto una brutta fine. Junko ha convinto Hebiko a provare quella roba su di sè, per cercare di renderla più femminile. Quando è entrata nella stanza, Sylas si è messo a gridare e Kenzo è svenuto sul colpo. Si è arrabbiata così tanto che ci ha picchiati tutti, non l'ho più vista tentare di essere più femminile per almeno tre mesi. Aggrottò la fronte. Hmm, forse questo era un ricordo più doloroso, che imbarazzante, ho ancora il ricordo dei lividi. Si fece nuovamente pensieroso, per poi schioccare le dita. Oh! C'è stata quella volta in cui era tutta strana quando passava del tempo con Sylas, gli parlava con una vocina più acuta, e sembrava dimenticarsi come fare un sacco di cose che faceva sempre senza problemi, ma noi glielo ripetavamo sempre che sapeva già fare quelle cose. Poi un giorno si è chiusa nella sua stanza a piangere e da lì in poi ha smesso. Sbuffò, con fare nervoso. No no, neanche questo è imbarazzante. Hmmm... Si illuminò di nuovo. C'è stata quella volta che uno shinobi proveniente dal centro di Oto si è fatto vivo in cerca di talenti! Le avevo preparato un piatto abbondante, ricco di carne e carboidrati per darle forza. Quando è arrivato il suo turno di mostrare la sua forza, per schivare un colpo del suo avversario si è abbassata, ricevendo una ginocchiata sullo stomaco, e ha vomitato addosso al sensei. Non è stata scelta quel giorno. Hehe, a momenti nemmeno il ragazzino che è stato scelto voleva seguirlo, puzzava terribilmente. Commentò, tronfio di aver finalmente trovato la storia giusta.


    Sarebbero arrivati in amministrazione non troppo tempo dopo il ritorno di Hebiko dalla casa del the. Non appena entrarono in ufficio, il volto della donna si illuminò sorpreso, non si aspettava tanta rapidità dallo Yakushi. Oh miei kami, lo hai trovato sul serio!! Oh- Ti sei allenato vedo. Se lo ricordava decisamente più smilzo. Si spostò dalla sua postazione, approcciando entrambi. Hebiko!! Makoto era eccitato, era la prima volta che la rivedeva da così tanto tempo. Le prese le spalle, lasciando la donna leggermente interdetta, togliendosi gli occhialetti e fissando la donna con intensità. Hebiko sforzò un sorriso, nonostante fosse genuinamente contenta di vederlo, restava ben poco abituata al contatto fisico. Il colosso di Kumo sorrise, dandole un leggero ma rapido abbraccio, sembrava conoscerla bene pur non resistendo nel concedersi quel piccolo gesto. Sono... Sono contento di sapere che hai persino mandato qualcuno a cercarmi! Era sul punto di piangere. Lo sguardo di Hebiko si spense, tornando seria. Bene. Finalmente ce l'hai fatta. Commentò, lanciando un occhiata anche a Febh. Ora che sei qui non c'è più bisogno di fare le cose di fretta, andate a divertirvi da qualche parte, ho del lavoro da sbrigare. Fece cenno ad entrambi di uscire, spostandosi poi frettolosamente verso le varie cartelle archiviate del suo ufficio, iniziando a frugare in modo scomposto tra i vari cassetti. Allora? An-da-te. Grazie per la visita, ma vi rivedrò più volentieri quando avrò finito il mio turno. Non avrebbe detto altro, non offrì del thè, a malapena li degnava di uno sguardo, troppo impegnata a cercare solo lei sapeva che documento tra i vari scaffali. Makoto rimase leggermente scosso dalla sua reazione, ma dopotutto erano passati anni, si sarebbe voltato invece da Febh che, come suo collega, forse poteva aiutarlo a capire in che modo fosse cambiata.
     
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