La Landa della Cascata Ghiacciata

Lo spirito bianco commentò le risposte del moro, parlando di aprire una strada, una porta per trovare ciò che manca.

Arrivo!

Esso rispose sicuro raggiungendo velocemente il piccoletto al portale, provando a entrare. Immediatamente il liquido fu solido e duro come ferro, poi tutto lentamente divenne grigio come morto. Un forte, atroce, dolore a tutta la testa lo spinse sulle ginocchia urlante con il capo tra le mani. Udì rumore come di prigioni prima di stramazzare al suolo senza conoscenza.

[...]

Il ragazzo si sarebbe risvegliato in uno strano luogo nuovo, mai visto ma allo stesso tempo insolitamente familiare. Un mondo onirico: era circondato d'acqua, pochi centimetri di profondità appena sufficienti a bagnare i piedi fino al tallone. Un lago color verde giada che appariva infinito, numerosi petali multicolore a galleggiare sulla tranquilla superfice. In lontananza tutto intorno un ovattata nebbia bianco grigia. Nel cielo nero perla, senza nubi, solo una grande, bianca e luminosa luna piena.

Al centro della scena: un grosso e antico albero di glicine - fuji alto quasi 30 metri, tronco dalla forma contorta che ricordava una lettera s fortemente stilizzata. Dal robusto fusto centrale si snodavano in ogni direzione numerosi rami intrecciati e nodosi pieni di foglie imparipennate: composte da più paia di foglioline ovali disposte a coppia ai lati della nervatura centrale e terminante all’apice con una sola fogliolina, di colore verde chiaro. Tanti e tanti fiori incantevoli, raccolti a grappoli, molto profumati e colorati nelle tonalità del viola, lilla, rosa e bianco. Dolce e inebriante profumo agrumato e fruttato con sentore del mandarino, del ribes nero e del limone.

Saltellando e danzando sull'acqua, circondata da alcune splendide farfalle blu e viola, sarebbe apparsa una giovane sorridente. Una ragazza bassa e molto minuta; capelli lunghi fino alle spalle di colore nero, che più vicino alle punte sfumavano al viola, che erano raccolti con una forcina a forma di farfalla. Sul davanti i capelli più corti incorniciano il viso e formano una frangia divisa. Ella aveva sopracciglia molto sottili e arcuate per abbinarsi al colore della chioma. Occhi viola. Sfoggiava un'uniforme militare viola scuro con una cintura bianca, dietro la quale c’era un fodero e una lama. Sopra un haori bianco a forma di ali di farfalla. Ai piedi calzini tabi e pantofole waraji. Gli stinchi coperti da leggings di stoffa nello stesso stile dell'haori.

La tipa guardò l'ex Kuro, dritto negli occhi continuando a sorridere dolcemente per poi chiedere

Sei tu? Colui che mi stava chiamando?
Chiamare io?!
Sciocco. Vuoi potere? Quello che hai perso. Senza onore...
Si, il potere, l'onore e lei.
Il potere posso concedertelo. L'onore puoi riottenerlo. Lei lama del nostro clan è perduta.

Si avvicinò al ragazzo, gli accarezzò prima la guancia poi i capelli con fare malizioso e sensuale ma un in qualche modo trasmettendo calore dolcemente consolatorio e confortante

Sarò la tua lei, la tua compagna.
Aspetta frena! Tu chi sei? E dove siamo qui?
Uff non rovinare l'atmosfera. Sono Murasaki Fuji Sennin lama rossa del clan Kenkichi. Questo luogo come dire ... una sorta di santuario, il tempio del profondo della tua anima. Eri già stato qui, questo luogo può mutare in risposta al potere Kenkichi. Questo posto è tuo, mio e nostro del clan ma anche di nessuno. Esiste e non esiste.
Non capisco.
Nemmeno io caro. IHIHIH Lascia la filosofia e la metafisica a Testa di Secchio. Allora mi vuoi? Mi desideri?
Ma che ho fatto di male io?!SI! Voglio il potere. Ti voglio.
Allora il rituale d'unione di sangue. Superalo
Che è? L'ha inventato. Bastarda.Cos'é?
Uff ignorante e noioso. Fallo con me e taci.

Non era poi così gentile sta stron... Fuji estratta la lama con la sinistra si fece, con rapidità e precisione chirurgica, un netto e profondo taglio al polso destro facendo scorrere l'arterioso sangue rosso rubino. Mostrando la ferita e offrendo la spada.

Anche tu. Unisciti a me.

Il povero Chi Shiro, dopo aver sospirato seccato, prese l'arma con la sinistra e dopo aver tentennato 3 volte. Pensando che in un mondo di sogno non esistesse dolore affondò il freddo metallo nelle carni del polso destro, mentre il caldo e bagnato liquido rosso scorreva a fiotta. Il ninja si rese conto che la sua ipotesi sul dolore era errata.

Ahi, Ahio, male

Nascondendo il male con un sorriso figo, più o meno, i giovani unirono i polsi e i fluidi delle vene compiendo il rito. Con quale risultato?