Colloquio Privato

Yato e l'Hokage

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    Anti-Virus

    Old Man Raizen
    VIII




    L’opinione di Yato sulla situazione di Tian lo fece sorridere.

    Ho visto divinità venir ingannate, penso che anche le loro decisioni possano subire la stessa sorte.
    Basta avere le giuste conoscenze, e la conoscenza non ci è preclusa.


    Nemico o meno quella era un affermazione che Yato non poteva che condividere se voleva darsi una speranza contro quello che lo aspettava, purtroppo per lui non sapeva che presto quell’affermazione l’avrebbe messo alla prova.



    […]


    L’Hokage annuì, falsamente concorde all’affermazione di Shinryu.

    Vero, vero.
    Anche io sono immortale, sono ancora vivo.


    Fece qualche passo circospetto, osservandolo.

    È su questo che hai puntato quando hai fatto dimenticare della tua esistenza?
    Speravi che ciò che ti ha messo all’angolo subisse la stessa sorte?
    Perché un piano simile funzioni la tua corsa alla conquista deve essere più rapida della nostra evoluzione, malgrado tu abbia buoni argomenti.


    Indicò verso l’alto.

    Io temo che Tian sia ancora fuori dalla tua portata.

    Sentenziò senza ombra di menzogna.

    Escludendo che la sua maledizione sia qualcosa a cui puoi porre rimedio sarebbe comunque inutile controllarlo, la sua interpretazione della pergamena è un antitesi della tua, sempre che a te non sfugga la piena comprensione della stessa e tu lo voglia per essere più completo.
    Ma ammetto che se lo trovassi pesto, demoralizzato e affranto forse riusciresti a fargli le scarpe, tu sei uno di quelli che raccatta gli avanzi e dice di aver abbattuto la preda.


    Indicò nuovamente verso l’alto, e questa volta l’Esuvia, fortezza dall’innegabile potere assunse la forma di un mezzo fallimento.

    Già, mai sentito dell’albero che cadendo nella foresta da solo non fa rumore?
    Te la canti e te la suoni ma nonostante l’oblio non sembri uno di quelli che basa la sua esistenza con l’autoconferma… quantomeno per quanto ne so fino ad ora.
    Forse qualcuno che ha nascosto sotto il tappeto qualcosa di importante però si.
    In effetti mi chiedo, e lo faccio perché nutro una sorta di bieco rispetto per ciò che sei, come mai tu, un prodotto di Indra o supposto tale, sia riuscito a perdurare mentre lui no.


    Poco dopo la sua risposta Yato fece la sua proposta, ritrovando se stesso e Raizen nel mondo interiore per un rapidissimo scambio nel quale stava per dargli del cagasotto per via della sua proposta, fortunatamente elaborata quanto bastava da non danneggiare realmente il piccolo rettile.

    Va bene, ma sarò manesco, sappilo.

    Lo spostamento successivo di Yato annullò la tecnica ma non la recita.

    Debole io?
    Sei sempre pronto a chinare il capo alla soluzione più semplice senza renderti conto che ti accontenti a malapena di un pareggio che ti è stato imposto!


    A entrambi veniva naturalissimo recitare quella parte, tanto che pur sapendo della recita sarebbe stato impossibile comprendere dove iniziava e dove finiva.

    Mi basterebbe cacciarti una mano in bocca e sfilarti quella lingua saccente per renderti una marionetta se non l’ho ancora fatto è perché non è mio interesse!
    ...Tu cosa?


    Yato gli si avventò addosso scartando all’ultimo per poter intercettare Kushami, lui reagì normalmente aumentando la velocità grazie al chakra della volpe che fece scorrere in lui, afferrando le parti di legno ancora connesse al suo corpo per scansarlo dall’obbiettivo, ma non a sufficienza perché il suo colpo andasse fuori bersaglio.
    Kushami non era stata informata, e il suo stupore fu reale ma quella fu anche l’ultima interazione tra di loro, appena la spada gli sfiorò le carni venne pareggiata come suggerito dal labiale di Yato, ma lui finse sbigottimento e rabbia.

    Maledetto.

    Disse con gli occhi sbarrati.

    Infido verme codardo.

    L’avrebbe tirato a se ad una velocità inusitata, facendo sfilare oltre il suo fianco le propaggini artigliate per poi afferrarlo per il collo e sollevarlo come una bambola di pezza, anche se il peso era sostenuto primariamente proprio da qualcuno dei rami di legno.
    A quel punto però il suo piano aveva già preso forma ed avuto successo, nella sua parte fisica quantomeno, per il resto c’era ancora da lavorare. La presa su Yato vacillò ben più di quanto ci si potesse aspettare e se fosse stato sufficientemente rapido nell'osservarlo avrebbe potuto notarne gli occhi che vagavano nel vuoto per un istante prima di rigirarsi verso l’alto, nessuno dei due in quel momento sapeva cosa stava succedendo, quantomeno non mentre succedeva.
    Era il Vuoto.
    Il Nulla più totale circondò la mente di Raizen, riempendola di un assenza così assoluta che definirla in termini umani era impossibile, ne rimase frastornato e per un periodo indefinito terrorizzato in quanto l'abitudine a determinati stimoli era un abitudine così profonda che la loro assenza improvvisa era l'esperienza più vicina alla morte che si potesse sperimentare. Durò tanto e durò poco prima che si ricordasse che il Vuoto non era inafferrabile.
    Ma cosa era il Vuoto per una creatura che avesse coscienza di se?
    Nella sua definizione più superficiale uno spazio delimitato dentro il quale non erano presenti stimoli di alcuna sorta, eppure già in una visione così parziale del Vuoto questa affermazione era sbagliata, c’era aria e il suono poteva viaggiare attraverso essa e non solo, oltre l’aria c’era il muro che rifletteva i suoni generando echi. Se quella delimitazione spariva il vuoto diventava ancora più difficile da sperimentare perchè nuovi elementi riempivano lo spazio e non sarebbe mai stato possibile sottrarsene. Nella realtà di una creatura dotata di pensiero o memoria qualsiasi forma di vita esisteva in un ambiente che le permetta di vivere e la complessità della vita richiedeva troppe interazioni perchè fosse possibile privarsi della loro totalità, per questo non era banalmente il pieno ad essere l’opposto del vuoto, ma la vita.
    Fortuna volle che lui non fosse vita in quel momento, in quel momento era solo mente, una mente così dipendente dalle abitudini della vita, come era normale che fosse, che in loro assenza la prima necessità era rispondere a quell’assenza, non alla comprensione dell’assenza stessa. Tuttavia, in quel vuoto, l’esatto momento dell'apparizione della Montagna corrispondeva alla creazione di un vincolo, un pallino di yang dentro lo yin, piccolo, infinitesimale ma sicuramente presente. Nell’esatto momento in cui il vuoto gli era stato messo attorno aveva smesso di essere tale ma questo era un problema per la definizione di Vuoto, non una soluzione utile a comprenderne la natura, non ancora.
    Se voleva sopravvivere come Raizen Ikigami, no, come Raizen Ikigami Huangdì doveva impedirsi di diluirsi nel nulla e se voleva comprendere il vuoto doveva riuscire a lasciare indietro la sua concezione di vita nonostante questa fosse parte integrante di ogni aspetto di qualsiasi essere vivente. In quel momento era mente e nonostante l’assenza di tutto, persino di ciò che erano i gesti lui poteva comunicare. Avrebbe fatto due cose e quattro cloni nel più classico degli utilizzi della Kagebushin: accumulare esperienza.
    Quattro cloni senza memoria, neanche del più basico dei concetti della vita, mente pura e vuota, con due avrebbe comunicato, gli altri avrebbero avuto esperienza del vuoto senza che niente potesse inquinare ciò che avrebbero provato. Due cloni lo avrebbero salvato dalla pazzia, gli altri gli avrebbero permesso di comprendere.

    Tu chi sei?

    Si rivolse singolarmente ad ognuno dei due cloni adibiti al ruolo di ascoltatori, comunicando mentalmente ciò che il vuoto non permetteva di comunicare in nessun altro modo con le sue capacità.

    Tu sei Raizen Ikigami Huangdì.
    Hai dieci dita, cinque per la mano destra e cinque per la sinistra, tutte sormontate da un unghia nella loro estremità... due gambe..... un naso....... una bocca.......... denti............ capelli..............


    Un eccellente sistema di comunicazione per descrivere ciò che la mente conosceva, il largo e disparato utilizzo di cloni infatti gli aveva permesso di conoscere il suo corpo da un punto esterno meglio di qualunque altro shinobi del continente, non c’era posizione, muscolo e angolatura che il suo corpo potesse assumere che lui non conoscesse: Raizen poteva ricostruirsi sbagliandosi di una qualche manciata di cellule e col passare di quell’eternità anche quelle due menti diventarono suoi cloni nascendo dall’argilla senza forma che lui stesso aveva prodotto. Gli avrebbe passato la sua intera esistenza in un misto di parole, sensazioni e pensieri che avrebbero illustrato il suo stesso IO in via teorica, come qualcosa da studiare, ma non per questo estraneo, erano infatti pensieri e sensazioni che si confacevano così tanto a loro quasi da appartenergli ma la virgola che separava le due esperienze sarebbe diventata la sfumatura che avrebbe permesso la futura integrazione possibile.

    Tu sei Raizen Ikigami Huangdì, vivi nel presente agendo per il domani.
    Valuti il mondo cercando di evitare i preconcetti, le ingiustizie e perseguendo l’Equilibrio.
    Non c’è decisione che tu prenda se non dopo aver sperimentato ogni suo angolo e quando non lo trovi cerchi di immaginarlo in base a quelli in tuo possesso.


    Avrebbe raccontato a se stesso la sua vita, probabilmente fornendone una versione edulcorata tale da renderlo migliore di quanto in realtà non fosse e li dove le parole avrebbero potuto tradirlo generando contraddizioni e incomprensioni che avrebbero dato vita alle divergenze pericolosissime sarebbero subentrati ricordi diretti, sensazioni ed emozioni che avrebbero plasmato se stesso in un opera di autocreazione che avrebbe occupato quello spazio fino a quando quello spazio sarebbe durato poiché nel vuoto di tempo lo scorrere poteva essere determinato solo quando presente un concetto di inizio e uno di fine, ed al momento lui era l’unico concetto, l’inizio era se stesso e la fine sarebbe stata la fine, nell’eternità che intercorreva tra i due punti c’era spazio per qualunque infinito numero di mansioni, da uno a infinito.

    E dunque io chi sono?
    Cosa mi affligge?
    Cosa devo risolvere?
    Cosa definisce Raizen Ikigami Huangdì?


    Lo scambio sarebbe durato senza termine assicurandosi la persistenza della memoria e quindi di se stesso.
    Ma in quell’eternità di nulla cosa potevano fare due le altre due entità consapevoli?
    Pensanti era eccessivo, come si poteva pensare senza fertilità intellettiva?
    Tali erano quei due cloni, senza la guida di Raizen ma con solo il suo nome come seme staminale il primo istinto fu cercare, espandersi fino al contatto con qualcosa, e prima che si strappassero disperdendosi in quell’infinità si toccarono riducendo le dimensioni del nulla, accorgendosi seppur in maniera diversa che qualcosa poteva esistere lì. Un uno nello zero non poteva che restare uno, ma due uno potevano sommarsi e diventare qualcosa, sperimentando un esistenza nel vuoto. In quel modo ogni tocco diventava un barlume precluso alla vista di chi era abituato alla luce, la comunicazione cambiava, diventava tattile esprimendosi in tocchi gentili o forti repulsioni con le sfumature occorrenti a concetti che non fossero di primario interesse, crescendo in una reciproca influenza che li plasmava per rispondere a necessità completamente diverse da quelle di un essere umano. Sarebbe stato strano comprendere a pieno che anche per loro che erano mente pura esisteva il concetto di morte, le creature biologiche non vivevano a sufficienza per accorgersi che la mente poteva morire come il corpo anche se in maniera diversa, la morte della mente era lì: il vuoto. La totale assenza di stimoli, l’immobilità perpetua, il nulla più sconfinato insondabile dalla creatività poiché esso nessuno stimolo poneva dilemmi a cui dare soluzioni sfruttando ciò che era disponibile e andava rielaborato, in quel nulla l’unico e solo problema era l’esistenza oltre il dualismo che erano e che rappresentava il vincolo di partenza.
    Cosa c’era di vincente in quel vincolo?
    Il contrasto.
    La dualità di quel rapporto gli forniva il sostentamento necessario, essendosi sviluppati l’uno come reazione all’altro si erano polarizzati mantenendo la capacità di comunicare e comprendersi perché non potevano distanziarsi l’uno dall’altro: la loro parità e la loro non esistenza oltre quel rapporto li costringeva a trasformare ogni stimolo in due risposte opposte ed una terza di accordo generando una rete che trovava in quelle risposte i suoi nodi diventando in grado di riempire il vuoto con le proprie esperienze. Nell’eternità la scommessa di Raizen prese forma e i nodi diedero vita ad un sodalizio che proprio nella sua unione riusciva a decifrare il vuoto. Grazie all’assenza di preconcetti ed istinti potè accorgersi in maniera del tutto differente rispetto a Raizendi Come poteva esistere nel vuoto.
    Esisteva senza bisogno di esistere, quantomeno per la concezione che un essere fisico aveva del termine, dal suo punto di vista la sua era esistenza a tutti gli effetti anche se definita da necessità completamente diverse, l'interazione in primis e comprensione di quel “nulla” dopo, che ora mettevano in dubbio mediante la sperimentazione, se loro esistevano infatti il nulla era negato almeno in loro stessi, ma l’esterno come funzionava?
    Il rapporto era duale e complesso, l’esterno era sconfinato, così tanto che l’espansione non poteva abbracciarlo perché quanto più comprendeva le sue dimensioni tanto più dovevano crescere e quanto queste arrivavano ai limiti della sua comprensione per riempire lo spazio percepibile questo si ingrandiva in un continuo scambio di basi che non aveva modo di colmare. Compresero che espandersi non era la strategia migliore per comprendere e che il suo unico risultato era un cambiamento piccolissimo considerando il sistema di riferimento... ma non nullo. Nel momento in cui lui agiva il vuoto spariva a contatto con lui ma continuava ad esistere oltre lui impedendogli di sperimentare oltre ad esso.
    Ogni movimento della rete era lento, eternamente lento, eppure i contatti avvenivano ed ognuno di essi dava modo di comunicare qualcosa che in un tempo così dilatato era sempre nuovo ed al contempo delimitava una parte di nulla. Ci volle più di un tentativo per capire che quell'azione era inutile perché in quei limiti era contenuto comunque il vuoto e l'assenza di misura lo rendeva un frattale, infinitamente piccolo ed infinitamente grande. Solo attraverso uno studio eterno capì che il vuoto era dominato dalla stasi originata dall’equilibrio perfetto.
    Ne venne soggiogato e terrorizzato.
    Niente, neanche l'eventuale separazione dalla sua metà l’aveva mai impaurito come sapere che il concetto sul quale aveva basato la sua esistenza, ossia l’equilibrio del compromesso, se esasperato e portato ad uno stato di perfezione avrebbe portato al nulla più totale. Si agitò, urlò come aveva imparato a fare in assenza d'aria, si disperò come nessuno poteva capire perchè lui aveva compreso quel mondo e non si disperava della sua inesistenza si disperava per ciò che sarebbe potuto essere e non sarebbe mai diventato.
    Ma se qualcosa agiva e si disperava, se rifletteva e comunicava era indubbio che stesse modificando anche il suo stato, la sua disperazione non poteva essere uguale alla sua tranquillità: lui era ciò di cui quell’equilibrio necessitava per essere trasformato. Alla fine comprese realmente che lì dove l’Equilibrio era perfetto la minima fluttuazione nella giusta direzione avrebbe dato origine ad un effetto a catena in grado di generare il tutto purchè spinto nel giusto modo.
    Il vuoto prese ad esistere perché ora era compreso: un luogo di insondabile e immutabile equilibrio un grigio di una perfezione inscindibile in cui l’assenza di tutto si trasformava in oscurità per chi era avvezzo alle regole della materia, un luogo in cui era presente tutto a patto di saperlo estrapolare chiudendo il cerchio che permetteva alle cose di nascere nel vuoto e tornare in esso, qualcosa di possibile soltanto nel momento in cui si avesse piena consapevolezza dell’inizio, della fine e dell’eternità compresa tra una fine ed un nuovo inizio di ciò che si voleva creare.
    Nel momento in cui quell’essere duale giunse alla sua conclusione era quasi troppo tardi, se avesse iniziato ad agire l’eternità avrebbe giocato a suo favore e quella goccia si sarebbe trasformata in tutto, in troppo. Raizen non ne era consapevole ma quando il clone si dissolse la sua identità passò a quello che per comodità chiameremo Mente, portando con se ciò che aveva acquisito quando era in vita: Raizen Ikigami Huangdì.
    Due modi diversi di essere si incontrarono, dando a quell’esistenza una consapevolezza ulteriore: di essere parte di qualcosa di ancora più complesso, di un uomo che aveva reagito all’eternità sigillandosi in se stesso, preservandosi grazie al ricordo di sè, cosa stava facendo e perché era lì.
    Quando tutti i cloni vennero rilasciati percepì quel momento per ciò che era ed udì i passi distinti di qualcuno che voleva farsi annunciare da essi. Si voltò verso il Dominio, impassibile e insondabile, forse incapace di parlare l’idioma umano.






    Sei venuto a contrattare?


    L’immagine mentale della Montagna non poteva uscire indenne da quell’esperienza, e malgrado la sua mente stesse salda davanti a Shinryu, davanti al Dominio, negare che il vuoto l’avesse segnato era impossibile. Era un evidenza dalla quale il suo subconscio non gli permetteva di sottrarsi , ma le regole dell’equilibrio volevano che se qualcosa era morto qualcos’altro era sopravvissuto e fatto più forte, che se qualcosa era vecchio e debole qualcos’altro era giovane e forte, e la carne non doveva esserlo nel mondo della mente.

    Il Dominio non mi avrà mai e non avrai mai neanche Tian.
    Siete due facce della stessa medaglia, il vostro destino è coesistere.


    Il singolo clone di Raizen intanto si impegnava sull’altro versante, cercando un contatto con Hakike e trovandosi a dover fronteggiare quella massa velenosa che aveva percepito dall’esterno. Era qualcosa di permeabile tutto sommato, ma per il clone sarebbe stato fatale. Non era una protezione fisica era qualcosa di pensato per isolare la mente e come avrebbe potuto confermare dopo per distruggerla, non sapeva se il fine ultimo era la morte o l’assoggettamento ma a considerare dallo stato del drago non era qualcosa che badasse alla sua incolumità.
    La cascata d’acido costò tutto al clone, il dolore che percepiva non era quello della carne, non era quello il dolore che si percepiva in quel mondo. Il dolore di un cuore spezzato, di una cocente delusione, di una perdita irreparabile i dolori che appesantivano l’anima in vita li diventavano distruttivi lasciando niente più che cicatrici dolorose, dove un tempo c’erano amori, amici e fratelli. Un dolore che anche per l’originale sarebbe stato salato perché i ricordi cancellati non sarebbero tornati ma le sensazioni di quelle perdite si. Qualcosa però sopravvisse, il nocciolo della sua essenza riuscì ad oltrepassare quell’acido nelle parti più importanti del suo corpo, quella che poteva trasmettere un emozione e quella che poteva agire, aiutare.
    Di se non era rimasto che l’intento più forte, le consapevolezze più solide, quelle di essere un frammento che doveva tornare ad un unico e quella di dover aiutare, e con quelle poche briciole ascoltò e il suo occhio ne fu rattristato.
    Non poteva parlare perché la parola gli era preclusa ma lentamente la mano si sarebbe girata, faticosamente e dolorante mentre tremava per la fatica di un simile gesto veicolato esclusivamente dalla pura volontà mostrò il palmo, non ci sarebbero state proposte o soluzioni, non sapeva darle, non aveva conoscenze sufficienti, ma poteva aiutare sapeva di essere lì per quello.
    Ciò che non sapeva era che il corpo a cui doveva fare ritorno poteva essere un ricettacolo anche per quel rimasuglio e che se lui poteva farvi ritorno il drago poteva seguirlo tornando in un luogo dove la sua anima potesse trovare ristoro una volta libera dalla corruzione.
    Bastava un contatto, se lo sforzo di quel cammino fosse stato eccessivo per lui sarebbe bastata l'intenzione di accettare quell’alleanza dando a Raizen la facoltà di evocarlo puro come lo era in quel momento.
    Quando quel dolore fece ritorno nel corpo originale diede la spinta necessaria a sottrarlo da un conflitto che ancora non era pronto a superare ma lasciandolo in uno stato a dir poco pietoso, affaticato e spezzato nell’animo ma tutt’altro che vinto.
    Quando l’Aspetto sollevò quel dito sapeva che il bersaglio sarebbe stato Yato ed anche che gli attacchi delle esuvie erano imparabili con quell’oncia di preavviso. Chiese ai suoi muscoli ben più del necessario ma sarebbe bastato ad avere un contatto con Yato che dopo la loro recita era praticamente a contatto con lui, afferratolo si sarebbe teletrasportato con lui lontano da quel pericolo, vicino al guardiano con l’anima di Ou [SD + Teletrasporto]

    Ora comprendi perché il Dominio è al centro delle mie attenzioni.

    I due iniziarono a calarsi a terra e se non avesse percepito la presenza di Hanabe avrebbe tentato di evocarne l’anima, o una porzione sufficiente a permettergli di ritrovare le sue energie al suo interno, un corpo al cui interno scorreva la stessa essenza che lo animava.
    Intanto nei rami del Senju una sorpresa del Dominio, ben più infida dell'attacco appena evitato stava germogliano, un fiore nero come la pece che gli sottraeva il chakra per nutrirsi accrescendosi a sue spese, tagliarlo sarebbe stato impossibile, sembrava in grado di preservarsi anticipando le intenzioni di Yato con una resistenza pari alla forza che avrebbe usato per debellarlo, dopotutto era parte di se stesso. Raizen non dava segno di averlo notato, se ne sarebbe liberato? Come? [Acacia Oscura]


     
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    È colpa tua. Ratty

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    Dubbio

    Capitolo 9

    Shinryu aveva ignorato del tutto le provocazioni dell'Hokage, convinto di essere in una posizione di superiorità tale da non correre alcun rischio e poter condurre la trattativa a suo piacimento, come fosse un divertente intermezzo tra i suoi compiti, ma sembrò ancor più divertito nel vederlo litigare con me (eravamo piuttosto portati per recitare quella scena...sempre che recitassimo), dopo lo scambio mentale che si era concluso con un mio secco commento dopo che mi aveva ammonito sull'essere manesco. Non che mi abbiate mai trattato coi guanti... Ma era solo nelle nostre menti, mentre all'aria gli insulti iniziarono ad accumularsi in una distorta torre di oscenità unicamente a beneficio del nostro potente avversario.

    La pantomima andò a buon fine, con il drago che sparì senza un graffio, se non estremamente superficiale, mentre l'illusione prendeva il suo posto davanti alla mia spietata logica, reagendo anche al colpo di grazia con cui lasciai la spada piantata nel terreno. L'Hokage seguì la recita afferrandomi per il collo in quella che sembrava in tutto e per tutto un'esecuzione, quasi volesse spezzarmelo con un gesto mentre l'odio inondava il mio sguardo, ma ci fu un brevissimo istante di smarrimento nei suoi occhi dopo la battuta di Shinryu e il suo schiocco di dita.

    Dopo millenni di non-tempo, provato e sfiancato ma non sconfitto, Raizen aveva forse trovato per la prima volta un accenno di ciò che era l'Equilibrio di cui tanto si pronunciava Guardiano. Come se nel non-essere inconoscibile avesse trovato un punto di vista terzo, esterno, che gli permettesse di valutare e accettare l'essere perlomeno a livello intuitivo, e appena per un secondo. Ma in un tempo senza tempo ogni istante è infinito, e quando la mente di Shinryu andò a bussare per tentarlo, non trovò altro che pace ed Equilibrio, qualcosa che aborriva, poiché il Dominio non cerca Equilibrio ma solo sottomissione del tutto. Tu...tale padre tale figlio, eh? Pronunciò schifato, pronto ad abbandonare nuovamente la sua mente al nulla, quando lo stimolo esterno permise all'Hokage di fuggire con più informazioni di quelle che ci si sarebbe potuti aspettare anche se non fu in grado di strappare lo spirito intrappolato in Hakike e portarlo con sé. Dopo la sua furiosa offensiva, per quanto fuori bersaglio, Shinryu si sarebbe voltato facendo per andandosene mentre Hakike veniva pareggiato non avendo altri incarichi

    Comprendo che a stare vicino a voi si rischia solo la pelle. Replicai, per quanto una piccola parte di me gli fosse grata per avermi salvato, ma a dispetto di quanto immaginavamo il teletrasporto non era riuscito a portarci del tutto in salvo, non quanto credevamo! Restammo in guardia accertandoci della scomparsa dell'Esuvia, che tuttavia non aveva dato prova della sua presenza così come del suo allontanamento...ma fu solo quando fossimo stati sufficientemente sicuri che mi accorsi della presenza di quel fiore sulla spalla, originariamente cresciuto sul mio Mokuton e successivamente ritrattosi fino al corpo invece che degenerare come accadeva di norma. Ma cos'è questo? Cercai di strapparlo ma quel singolo movimento mi fece tremare mentre percepito chiaramente il chakra svanire e quel fiore crescere anche se impercettibilmente. L'Hokage non sembrava riuscire a vederlo o forse non lo aveva notato, e si era allontanato per controllare la situazione e iniziare qualcosa che sul momento non compresi.

    Hokage-sama, voi lo vedete? Cercai di produrre del Mokuton in quel punto per separarlo dal corpo ma la piantina sembrava intangibile per la mia arte e nuovamente consumò il chakra, mentre Raizen non sembrava affatto in grado di rispondermi, complice il pochissimo chakra che aveva e la strana reazione simile a una crisi epilettica che lo aveva preso, con del sangue che usciva dal naso e dalle orecchie! Cosa sta succedendo? Mi mossi verso di lui ma il nuovo assorbimento di chakra mi fece piegare un ginocchio. Deve avere un effetto simile al mio! Misi mano a un Kunai, avendo abbandonato la spada poco prima, ma anche tagliare la pianta non diede risultati, nemmeno quando riprovai con la Mortificazione. Dannazione! NO! Il fiore nero cresceva sempre di più e sembrava impervio a qualunque mio tentativo di rimuoverlo, mentre la mia riserva di chakra precipitava.

    Finirà per uccidermi e divorarmi... Quell'inetto dell'Hokage non era stato nemmeno capace di difendermi a dovere, e ora lui stesso giaceva in condizioni precarie, ma mai quanto le mie. Non riesco a credere che una cosa del genere possa fermarmi...non lo accetto! L'Odio avvampava, nonostante la crescente preoccupazione, seguendo i dettami del Maestro, ma anche con quell'energia che pure gestivo a stento non riuscii a rimuovere il problema, trovandomi infine con appena un quarto della riserva restante e il fiore grande quasi come la mia testa. Maledizione... Cosa mi restava? Forse, se avessi avuto Mugen vicino avrei potuto sfruttare la sua energia così contraria al chakra per recidere quel fiore che sembrava nutrirsene...o almeno contaminarlo, ma la spada era lontana e smontata, inutilizzabile! La Maschera del Cinghiale non poteva aiutarmi e nessuna delle mie arti aveva la benché minima efficacia...non restava nulla di me che potesse opporsi a quella condanna a forma di fiore!

    Mentre arrancavo, strisciando verso l'Hokage...mi sovvenne che forse avevo un'altra opzione. Qualcosa che fosse nuovo...i cloni! Ma in che modo poteva un clone aiutarmi? A meno di generarlo in modo che il fiore passasse sul clone stesso, lasciandomi in pace, ma senza tornare da me alla dissoluzione della tecnica. A stento ero riuscito a creare dei cloni stabili e dubitavo di avere ancora le possibilità di farcela, ma c'era forse alternativa? Attingendo alla mia già misera riserva attivai la Fioritura Senju al massimo potenziale possibile, così da affilare la mente e migliorare quanto più potevo il mio controllo sulle tecniche, mentre focalizzavo come creare il clone, proprio come in addestramento, tenendolo collegato a me proprio nel punto del fiore maledetto...ma come spingere quella maledizione a spostarsi dall'altra parte? Divora...il chakra. Ma un fiore si nutre di ciò che prende dal terreno...non discrimina. La sensazione di debolezza e di stanchezza mi avevano ricordato un evento di qualche tempo prima, quando ero giunto in condizioni disastrose per via delle intemperie e per la presenza di un'energia aliena che avevo forzatamente internalizzato, stabilizzandola solo grazie a Fudoh-san e al Maestro. Il seme. Il Freddo. Non è chakra, non del tutto almeno. Ed è dannoso per qualunque cosa. Sogghignai, gettando un'occhiata di sbieco al fiore. Vediamo se anche il mio chakra contaminato dal Freddo ti piacerà...o se sarà letale. Attivai il seme che giaceva vicino al mio tan'tien, in modo che il Freddo un tempo domato iniziasse a scorrere nelle mie vene e nel sistema circolatorio del chakra, danneggiandolo ma anche concedendo le sue capacità. Questo lo sopporti, fiore? Chiesi tra le labbra improvvisamente bluastre e tremanti, come tutto il corpo, mentre l'essenza stessa del Freddo alterava completamente il mio chakra, di fatto instillando anche nel fiore quel potere che dubitavo fosse capace di Dominare, non essendo semplice chakra ma qualcosa di diverso!

    Se anche il fiore fosse sopravvissuto, creare in quel momento un clone che non avesse il Freddo in circolo, collegato nello stesso punto, avrebbe forse spinto la maledizione verso il mio costrutto, unione della Moku Bunshin e della Kage Bunshin...che avrebbe poi consumato fino a farlo sparire, ma trovando il Freddo a opporsi al suo ritorno nel mio corpo! O questo...o sarei morto.

    Intanto l'Hokage affrontava la sua ultima sfida: aveva tentato di utilizzare il Richiamo e le sue arti per richiamare a sé Hanabe, o almeno parte di esso. Ma lui era legato al Contratto di Richiamo di tutti i Draghi, pertanto in realtà la sua tecnica avrebbe richiamato davanti a sé Hakike stesso...pur chiamando il suo nome originale. Una creatura non può opporsi al richiamo se viene fornito abbastanza chakra, e pertanto sarebbe stato Hanabe a doversi presentare andando in contrasto col dualismo tra Hakike e Hanabe. Un ninja di minor forza avrebbe ottenuto solo un pastrocchio e il fallimento della tecnica, ma Raizen conosceva quelle creature e le loro anime meglio di chiunque...e quindi la sua volontà pur con qualche ostacolo avrebbe sicuramente evocato Hanabe, rifiutando quindi Hakike. Ma anche se evocato il possente drago verde, il veleno che era Hakike comunque vi era indissolubilmente legato e da qualche parte sarebbe dovuto andare...trovando sfogo solo nell'unico canale aperto: l'evocatore stesso. Sia il drago appena apparso che Raizen sarebbero stati investiti dal temibile veleno che cercava uno sfogo non potendo apparire come avrebbe dovuto, e il danno per il corpo del Kage che era fortemente indebolito dalle spese di chakra poteva essere fatale! Il suo corpo prese a tremare e sanguinare mentre il veleno divorava gli organi e annebbiava la mente, e al contempo cercava di mantenere la presa sul corpo del drago che appariva per impedire ad Hanabe di emergere e lasciare che restasse Hakike. Raizen sarebbe stato travolto dalla situazione e da dolori lancinanti e indicibili, a rischio della vita. Poteva interrompere il richiamo, certo, ma lo avrebbe fatto? O avrebbe cercato un modo, come era stato con Kushami, per sopportare e purificare quel veleno? C'era una strada?
     
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    Equilibri

    IX




    Il piano con Yato venne concordato rapidamente, sorprendentemente rapidamente in realtà, e si svolse con chirurgico e meticoloso trasporto andando a buon fine, quantomeno per quanto riguardava la salvaguardia di Kushami, i rimanenti scenari restavano partite aperte e negli infiniti istanti di smarrimento dovuti al Vuoto potè anche vedere la frustrazione di Shinryu, qualcosa di cui neanche i millenni di apatia che aveva attraversato potevano privarlo.

    Un’ altra vittoria da rimandare, sembra.

    Il vecchio eremita aveva perso un pò di loquacità, ma le sue sentenze erano stiletti affamati di vergogna e dopo un sorriso malevolo lo scherno lo trasportò in una risata gracchiante mentre la coscienza ritrovata li allontanava. La riunione però non fu affatto priva di difficoltà, già durante l'esperienza del vuoto integrare le due coscienze non fu semplice nonostante fossero state predisposte per quel compito. Integrare il Vecchio Raizen, frutto di consapevolezze completamente differenti e di esperienze di diverse misure più abbondanti somigliava ad un sogno ad occhi aperti che non voleva terminare, una sorta di esperienza a quattro occhi che rendeva difficile comprendere quale punto di vista sulla realtà fosse migliore. Il problema non risiedeva soltanto nella quantità delle esperienze ma nel fatto che alla montagna non tornò la coscienza di un clone ma quella di un Raizen che aveva vissuto una seconda vita che non era definibile parallela, bensì alternativa, e più lunga di quella dell'originale un eventualità fuori da ogni probabilità statistica. Fu un impatto di coscienze che si affrontarono con la sola arma dell'ego, riconoscendosi ma portate per istinto all'autoconservazione e quindi a voler mantenere la propria indipendenza, uno scontro tra l'esuberanza giovanile e la testardaggine senile. Il piccolo gruppetto perse quota, arrivando al suolo mentre ondeggiava come una mosca ubriaca e Raizen farfugliava qualcosa di incomprensibile a volte toccando Yato in maniera compulsiva ma ordinata, quasi in preda ad una visione.
    Quando riuscì a focalizzare quei pensieri, compattandoli quasi, si sorresse il capo, non si capiva se perché dolorante o perché troppo stordito per mantenerlo fermo senza supporti.

    Aaaahhh!
    Maledetto…


    Imprecò a mezza voce.

    Eh?
    Cos’è cosa?


    Si voltò ad osservare il particolare fiore e restandone subito turbato.

    Gli alberi, hai detto di averlo scorto tra di essi.
    Gli alberi che hai toccato durante l’addestramento, temo che fossero in qualche modo sotto la sua influenza


    Aveva tremendi sospetti che quel viscido Aspetto, esattamente come aveva fatto Ozma con lui, si fosse preparato un piccolo piano di riserva, forse incapace di impossessarsi di Yato ma da non sottovalutare.

    Va eradicato con attenzione, se distrutti emettono qualcosa, una sorta di ultimo respiro che se non viene opportunamente attaccato continua a spostarsi da un ospite all'altro, vanno usati due chakra differenti o sarà inefficace, anche se non so se ne sia in grado se il precedente contenitore è sfornito di una minima quantità di chakra.
    Se è lì comunque vuol dire che è anche in contatto col tuo chakra, generalmente gli aspetti non sono in grado di renderti loro pari, ma potrebbero controllare ciò che produci col tuo chakra.
    Forse la tua abilità di Senju ti rende più sensibile.
    Cerca di non fare niente che possa nutrirlo, ci serve un po' più di potenza di fuoco.


    E proprio con l’idea di richiamare al contempo un alleato e un esperto di vita vegetale compose i sigilli della tecnica del richiamo sperando di riuscire a estrarre Henbane da quella coltre di veleno che lo stava consumando, ma così non fù. Non poteva ancora sapere cosa di preciso, ma di sicuro quello che scorreva nei draghi dell’ovest non era solamente un veleno ma qualcosa che trascendeva la carne e corrompeva l’anima e con essa viaggiò, fino a lui, fino al suo corpo. E dove la mente diveniva chakra e questo si diffondeva nel corpo inizio non la corruzione ma l’avvelenamento, troppo intenso in quella dinamica già instabile di suo. Questa volta rovinò completamente a terra, intorpidito dall’avvelenamento ma non incapace di percepire.

    N-No!
    Non i cl-cloni!


    Il suo consiglio strozzato però non riuscì a raggiungere Yato che eseguì la tecnica di fatto creando qualcosa dotato di intelletto ma non di una componente reale che potesse rigettare il Dominio. Il clone era puro chakra ed il modo in cui veniva generato da Yato poteva essere completamente controllato dal Fiore del Male radicato nell’emissione lignea di Yato. Andò tutto come previsto, tranne per il fatto che nascendo nel freddo quel clone non gli era estraneo, anzi ne diventò figlio. Il doppione ligneo del Senju nacque nero come l ‘ebano, con un colletto del medesimo colore ad abbracciarne la testa come se fossero petali e pistillo ma perfetto in ogni altro elemento seppur non completamente somigliante a Yato.

    Hokage-Hokage...Hokage… Hokage…

    Ripeteva come se fosse un pensiero che andava perdendosi in una nuova consapevolezza che non aveva come principale obiettivo la vita dell’Ombra del Fuoco.

    -ge… Hokaje… Hosaje… Hosenju…
    Yato Senju.


    Il freddo cha Yato aveva utilizzato per quell’avvelenamento si era allontanato da lui ed a meno di volerne rilasciare dell’altro poteva percepire il ritorno del naturale tepore di un corpo umano, stessa cosa che si poteva dire dell’ambiente attorno a lui, come se la frizzante aria della primavera venisse privata della sua freschezza.
    KuroYato assunse una posa marziale e portando la mano sul fianco dove non c’era alcuna spada ne materializzò una di Ghiaccio, solido e trasparente come il vetro per poi sparire. Yato ne avrebbe percepito qualche rapido flash, prima alla sua destra, poi sinistra, poi alle spalle e dopo un passaggio sopra la sua testa il clone si fermò alla sua sinistra eseguendo un affondo magistrale diretto al suo torso ad una velocità tutt’altro che da sottovalutare. [ST 1 e 2] Il contatto non solo avrebbe aperto una discreta ferita se fosse andato a segno ma avrebbe forzato il rilascio del gelo intorpidendo i muscoli del Senju e rallentandone i riflessi. [Nota] A prescindere dall’esito dell’affondo se Yato non avesse scollegato il clone questo avrebbe assorbito altri due bassi per poi riempire il terreno attorno a lui entro un metro e mezzo con acuminati paletti, non troppo grandi da impedire movimenti del corpo ma abbastanza da ferire i piedi, come se tentasse di salvaguardarsi da attacchi di spada. [Nota 2]
    La Montagna invece era ancora franata al suolo in una corsa all’ultimo legame chimico per la vita con un evocazione che era sostanzialmente un veleno per l ‘anima. Sapeva di essere per sua stessa natura un antidoto, l’inclusione dei draghi nel suo contratto li riavvicinava alla natura e al rapporto che avevano con essa, già con Kushami però quella dei draghi verdi si era dimostrata una maledizione ostica e particolarmente resiliente da debellare, come se quella primaria fosse più coriacea delle altre o forse perché particolarmente complessa per lui da affrontare essendo i veleni una sua debolezza. Non bastasse il veleno, il contatto era completamente differente, non era fisico quindi soluzioni che lo coinvolgessero non erano contemplabili, bisognava agire su un piano differente.
    Nel caleidoscopio di dolore due elementi iniziarono a prevalere, come se la sua esperienza nel vuoto si stesse rendendo in qualche modo utile assegnando ad Henbane il Bianco e ad Hakike il Nero. Il drago nella sua condizione attuale era un amalgama tra le due cose, certo destinato alla distruzione, con una predominanza di nero, ma la sua esistenza era ormai composta da due parti, era davvero possibile eliminarne una?
    Ci poteva essere equilibrio se fosse esistito solo il bianco?
    La risposta la conosceva: in qualche luogo doveva esserci qualcosa a bilanciare la luce così come Hakike non poteva sopravvivere se sopraffatto dal nero della maledizione non poteva neanche diventare pura luce poiché non avrebbe avuto niente a definirne i confini.

    Bisogna… bisogna…

    Le parole non potevano esprimere, ma la mente avrebbe richiamato Ou, ancora presente nel suo clone.

    Hakike ormai esiste, così come un tempo esisteva solo Henbane, il nostro compito non è cancellare, il nostro compito è equilibrare.
    Una volta l’ho fatto schiudendo un uovo, questa volta lo creerò.


    Sapeva come i draghi davano origine alle uova, non era qualcosa di definibile dalla biologia, come non lo erano loro, le uova nascevano dalla necessità di sfogare un nuovo sentimento che si generava dal legame tra due draghi, era un intenzione più che un atto. Estremizzando il concetto, in un certo momento del loro ciclo di esistenza che includeva anche quello in cui non erano fisici i draghi non erano che energia, impossibile per lui da carpire nella sua natura più intima, ammenochè la sua anima non fosse in comunione con quella di un drago. Il rapporto però non era indispensabile, se un drago aveva qualcosa da trasmettere, una completezza dell'animo tale da reputarne utile la condivisione poteva generare autonomamente un uovo, tutto ricadeva in un unico grande obbiettivo: propagare e vigilare sull’equilibrio.

    Il nostro intento è quello di salvare un nostro simile senza che la sua esistenza causi uno squilibrio ma al contempo separarci da qualcosa che rischia di ucciderci.
    Se è qui non è solo veleno, se è qui è qualcosa legato all’anima e se si lega all’anima dei draghi possiamo trattarlo come se lo fosse.
    Non so se riusciremo davvero a concretizzarlo, ma il nostro obiettivo è separarlo.


    Sarebbe stato Ou a guidarlo nelle rifiniture, per quanto l’energia scaturita dai moti dell’animo fosse il suo pane quotidiano qui si stava parlando di manipolare il concetto di vita spirituale, bisognava affrontare il male accettandolo come parte integrante del bene per uscire indenni da quell’esperienza. Nonostante quell’intercessione tuttavia non avrebbe in alcun modo permesso a Ou di toccare quel miasma o interagire con esso, non poteva nuovamente esporlo ad una forma di corruzione, gli avrebbe quindi fatto creare un clone che eseguisse la tecnica di evocazione, ma non con l’intento di evocare Henbane bensì Hakike, la sua parte nata con l'esposizione al veleno. C'era un paradosso in atto: due frazioni del medesimo chakra stavano evocando ciascuna due parti distinte dello stesso essere in un tiro alla fune che forzava le basi stesse del mondo degli shinobi. Qualcosa di particolare avveniva in quel momento, Henbane era in balia di quel processo e Raizen faticava a comprendere come potesse essere quel momento dal suo punto di vista, risvegliato da un venefico torpore comprendeva che la violenza e la malvagità con cui aveva agito non apparteneva a lui ma ad una sua versione artificiale ma non per questo meno viva.

    Henbane, tu sei vivo, puoi vivere e rinascere.
    Posso darti le energie per combattere, ma devi prenderle!


    Dall’altra parte c’era tutto ciò che poteva essere Hakike: veleno? Coscienza? Istinto?
    Non sapeva cosa fosse ma doveva agire trasformando le sue intenzioni in un mantra di protezione.
    Proteggere Henbane dal veleno, proteggere Hakike dall’oblio, proteggere gli altri draghi dalla corruzione che incarnava. Proteggere. Per questo era necessario rinchiudere. Mentre ogni oncia della sua mente era impegnata ad immaginare come un uovo dei draghi potesse svolgere quel compito, dando una logica ad un processo che per i draghi era istintivo e quindi difficilmente trasmissibile riuscì a trovare un modo per semplificare il concetto. I cloni quando diventavano guardiani non erano che contenitori, così come lo erano le uova che proteggevano una vita in via di sviluppo, quindi il clone stesso poteva convertirsi in un recipiente che sigillasse Hakike.
    Ai draghi stabilire se un incubatore simile potesse essere un uovo e se fosse possibile che un umano ne fosse in grado, posto che Raizen in quel momento fosse definibile come completamente umano.
     
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    Risolutezza

    Capitolo 10

    Il Kage non fu particolarmente utile coi suoi consigli, se non rivelandomi alcuni dettagli sulla natura del Dominio e su come fosse estremamente complesso liberarsene una volta che aveva attecchito, nemmeno fosse il principe tra i parassiti. Lì per lì pensai che avrebbe anche potuto dirmi qualcosa che non sapevo già, ma ero troppo occupato a farmi prosciugare da quel clone e trovare una soluzione, mentre il Kage stesso soccombeva al veleno della creatura che aveva provato a evocare, la cui esistenza era talmente intrinsecamente legata alla corruzione da non poterla separare con un semplice atto di volontà.

    Il suo avvertimento giunse troppo tardi, come quasi ogni cosa che faceva, cercando di impedirmi di usare i cloni che potevano essere una preda facile per il Dominio, già avvelenato dal mio Freddo e forse inizialmente indebolito, che colse l'occasione per trasferirsi interamente sul Bunshin, plasmandolo a sua immagine e usandolo anche per arginare i danni da Freddo per sfruttarli a suo vantaggio! Cosa? Sibilai, stremato, anche se l'improvvisa cessazione dell'energia gelida e del risucchio di chakra mi lasciò un notevole sollievo. Quel clone...è anomalo. Con una testa che sembrava un fiore modificato, il freddo estremo che generava e la pelle nera, quell'entità nata dal Dominio e dal Freddo sembrava inizialmente confusa, come se stesse riorganizzando i suoi pensieri prima di focalizzarsi su di me, manifestando una spada di ghiaccio che non prometteva nulla di buono.

    Non avevo una spada con me, e generarne una col chakra significava, a detta dell'Hokage, solo fornire qualcosa di nuovo su cui il Dominio poteva attaccarsi, ma avevo pur sempre il Kunai con cui avevo provato invano a decapitare il fiore. Mi rialzai lentamente, ancora sotto l'effetto della Fioritura Senju, mentre quello spariva alla vista esattamente come avevo fatto io decine e decine di volte, senza però sapere di essere al momento il mio unico bersaglio [Nota]! Riapparì per brevissimi istanti alla mia sinistra e percepii chiaramente quando si trovava dietro di me, ma l'ultimo spostamento lo portò alla mia sinistra mentre avevo già composto rapidamente due sigilli per approntare la mia difesa sollevando una staccionata di legno nell'istante in cui aveva raggiunto il massimo di spostamenti possibili: non poteva battermi con la mia tecnica [Tecnica 1, Difesa 1]! Anche se il legno emerse più lentamente del suo reale attacco, avevo iniziato a generarlo prima ancora che lui partisse con l'affondo, in modo che il ghiaccio si fermasse su quella copertura, distruggendola (e quindi impedendo che fosse controllata dal Dominio) ma anche sventando l'attacco...e dato che la Crescita Controllata evitava un contatto diretto tra il Mokuton e il mio corpo, non c'era il pericolo che usasse quel legame a suo vantaggio.

    Dimostrando comunque acume strategico quell'avversario che scimmiottava la mia esistenza arretrò, generando una serie di paletti di acuminati come a voler limitare le mie possibilità in corpo a corpo. Anf...anf... La mia riserva di chakra era quasi esaurita, come quella del clone dopotutto, ma perché sprecare così tante energie per una difesa del genere quando la sua stessa esistenza era legata a poche gocce di chakra? Non vuoi che mi avvicini? Se tale era il suo intento, evidentemente dovevo in qualunque modo riuscirci, ma a quale scopo? Distruggere il clone senza fargli esaurire il chakra lo avrebbe rispedito da me, con tutta la contaminazione del Dominio, quindi dovevo fare in modo che terminasse il chakra...o recidere completamente la possibilità di recuperare quel chakra, separando completamente quell'esistenza dalla mia...ma come? Dall'addestramento con l'Hokage era possibile programmare un clone per non corrispondere con il suo creatore, ma solo al momento della sua creazione e non certo una volta generato.

    L'Hokage era a terra, stroncato dal veleno e potenzialmente alla mia mercé, ma in quella condizione non avevo possibilità di porre in atto la mia Missione, dovevo prima provvedere al mio problema e poi avrei affrontato la situazione! C'è qualcosa che ho già fatto, anche se con l'aiuto del Maestro. Sibilai, rammentando quanto era accaduto ad Azumaido mesi addietro, complice il Freddo appena attivato. Quella volta era un'evocazione e Fudoh-san è stato fondamentale...ma ricordo la sensazione. Respirai a fondo, serrando la presa sull'elsa del Kunai che avevo afferrato nuovamente. E basterà. Scattai verso il mio clone mentre dalla pianta del piede emergeva uno spuntone di legno ad accompagnare il mio salto, come previsto dalle arti marziali studiate nel clan Senju, per avventarmi sul clone come per un balzo disperato [Azione 1, Tecnica 2], in un attacco che evidentemente poteva essere bloccato con un banale movimento della sua spada di ghiaccio...se non fosse stato per un singolo ramo che, emergendo dal terreno alle spalle del clone, essendo il mio Mokuton ancora sotto l'influsso della Crescita Controllata, avrebbe cercato di circondare il braccio armato del nemico, senza crealmente colpirlo ma creando un ostacolo sufficiente a rendere vana la difesa più istintiva [Azione 2]!

    La mia lama che volevo piantare nel petto del nemico veicolava la Mortificazione delle Arti Magiche, normalmente inutile contro i cloni in quanto normalmente danneggiabili, ma cercavo di seguire la stessa sensazione di quella volta, quando con quella tecnica, mero Taijutsu impervio ai tentativi di Dominare il chakra, avevo reciso il vincolo di un'evocazione...e ora puntavo invece a spezzare un vincolo molto meno rilevante: quello con il mio stesso chakra [Tecnica 3 a Azione 3]! Bastava un solo contatto, una ferita anche fugace a quel nemico colto forse di sorpresa, per interrompere tutto. Ma sarebbe stato sufficiente?, Avrei tentato un colpo ulteriore, provando un fendente orizzontale contro il nemico per decapitarlo [Azione 4]!

    Poco distante l'Hokage vomitava sangue mentre nel suo chakra e nella sua coscienza infuriava una battaglia terribile, cercando di avere anche Ou come associato. Percepiva chiaramente come Hakike e Henbane fossero profondamente legati, forse oltre le sue possibilità di detossificazione visto il tempo che era passato dalla corruzione di quel drago. Comprese che la completa annichilazione di Hakike avrebbe inevitabilmente eliminato anche l'anima di Henbane, e cercò di mediare una soluzione intermedia, usando la propria natura e quella dei suoi cloni, tollerando nel mentre i terrificanti effetti del veleno. Affidandosi al desiderio di proteggere entrambi, invece che rifiutare completamente la corruzione rappresentata da Hakike, Raizen cercò di replicare il processo che dava vita ai Draghi mediandolo e guidandolo con l'equilibrio come guida. La corruzione di Hakike da una parte, la purezza di Henbane dall'altra, mescolate in parti ineguali ma sufficienti per garantire l'esistenza di entrambi.

    Il suo corpo, aiutato da Ou che come già in passato aveva generato vita e poteva supportarlo anche se senza parole ma con le sue emozioni e sensazioni, iniziò a bruciare il chakra residuo in quantità immense, veicolando quel richiamo in qualcosa di differente. Era come se stesse cercando di obbligare Hakike a generare un uovo invece che apparire. A generare e involvere al contempo, salvaguardando Henbane. Il suo sangue che colava per il veleno cominciò a sollevarsi guidato e amplificato dal chakra fino a condensarsi nelle sue mani, dove l'energia diventava materia e la sua volontà obbligava una forma consapevole: l'uovo stesso. Ma il veleno che scorreva era troppo potente, distorceva i suoi intenti e causava dolori indicibili: ne aveva la certezza, quell'uovo stava marcendo prima ancora di esistere! E tuttavia egli era la persona più vicina a essere il Guardiano dell'Equilibrio e nel suo stesso istinto aveva trovato la risposta prima ancora di realizzarla: proteggere Henbane dal veleno. proteggere Hakike dall'oblio. Proteggere TUTTI dalla corruzione. Non potendo teletrasportare via il veleno come aveva fatto con quello di Kushami, scelse istintivamente di affidarlo all'unica creatura al mondo che poteva sostenerlo senza venirne annientata: Hakike stesso. Allargò le braccia, apparentemente distorcendo l'uovo stesso ma in realtà generandone due, distinti e speculari.

    A destra un uovo ingombro di veleno in cui tuttavia la stragrande maggioranza del chakra dell'Hokage era stata drenata per preservare un frammento per rafforzare il suo desiderio di donare l'esistenza ad Hakike. A sinistra un uovo in cui Henbane stremato poteva rinascere a nuova vita consumando le energie e il sangue del Kage, per quanto una stilla di veleno restasse all'interno, eliminarla del tutto sarebbe stato come annientare Hakike. Mentre io affondavo il Kunai e sferravo l'ultimo colpo, vincente o meno che fosse, scorsi l'Hokage che dissolveva le sue energie, forse con una manciata di chakra residuo ma un uovo di un nero profondo con una delicata filigrana verde nella mano destra...e un uovo verde con decorazioni speculari ma nere nella sinistra. Da un solo drago, di cui aveva annientato l'abominevole esistenza, due draghi gemelli erano appena nati, in un certo senso simili a Toppu e Dageki (o così avrebbe commentato Ou, loro padre) ma anche nati da un miracolo inaspettato e dall'Equilibrio che Raizen aveva scelto e seguito fino in fondo, quasi a scapito della vita.

    Il veleno era divenuto il corpo del nuovo Hakike, ma con la volontà di esistere plasmata da Raizen a supportarne l'anima precedentemente inesistente. Il sangue avvelenato di Raizen era divenuto il corpo del nuovo Henbane, con la sua anima originale ora non più soggiogabile dal veleno. Non erano puri come Kushami, non potevano diventare, a detta di Shinryu, nuovi e incorrotti Re del Faro, ma erano liberi per merito suo. Ou avrebbe parlato e guidato l'Hokage per tutto il tempo, congratulandosi con lui...ma ora cosa restava da fare? E se la mia opera fosse stata insufficiente, anche in quelle condizioni pietose...mi avrebbe aiutato?
     
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    Reborn

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    In risposta a Yato il clone fece solamente roteare abilmente la mano, assumendo una posa di guardia rigida ma ben strutturata, dava l’impressione di lasciare punti scoperti ma erano probabilmente solo abbocchi.
    All’attacco di Yato il clone non avrebbe risposto utilizzando la spada, si sarebbe infatti acquattato, facendo in modo che l’assenza di ostacoli su cui impattare lo facesse per forza cadere sopra gli acuminati spuntoni, tuttavia, durante il movimento la liana prevista da Yato gli si avvolse sul braccio di fatto costringendolo ad una posizione ancora più scomoda e difficile da modificare. Se fosse stato un normale shinobi sarebbe probabilmente rimasto incastrato in quella difesa, ma i suoi piedi ripresero controllo sul legno attorno a lui, facendolo affondare e dandogli maggior capacità di movimento, ma insufficiente a sfuggire dalla minaccia del secondo fendente che riuscì a tagliargli la fronte, scollegandolo dal chakra del Senju e di fatto isolandolo. Al momento quello era più di un clone e nonostante la mortificazione non potesse rilasciarlo, non solo riuscì a sconnetterlo ma parve ridurlo in uno stato comatoso.
    Nonostante la nebbia dell’incoscienza che iniziava a risalire la schiena di Yato tuttavia il chunin potè sentire l’ambiente scaldarsi nuovamente mentre il Dominio tentava di uscire da quel contrattempo forse aiutato proprio da quella fonte primordiale di energia appena scoperta.

    Yato!
    Yato!


    Raizen si rigirava sul terreno come una tartaruga sul guscio, stordito da una dose di veleno ormai eliminata che aveva messo a dura prova il suo fisico lasciandolo stordito e scomodo all’interno del suo stesso corpo, come se avessero messo sopra il suo scheletro un abito di muscoli e pelle di due taglie più grande.

    Non puoi lasciarlo così!
    Si libererà!


    Assunse due tonici per ripristinare il chakra e generata una mano scheletrica grazie al chakra della volpe la lanciò a Yato, appena fosse arrivata a lui gli si sarebbe stretta al polso, rivelando la presenza del suo terzo tonico di ripristino.

    Impasta del chakra, lo scheletro si attiverà permettendoti di emanare una parte del demone e quindi del mio chakra, decidi cosa è più adatto e metti fine alla vita del clone prima che gli venga dell’altro in mente!

    Affidato quel compito a Yato restò a terra, sfiancato, mentre Ou si avvicinava al chunin in caso ci fosse stata necessità di un ulteriore aiuto. Rimase quindi da solo con le due uova, poteva percepire la vita al loro interno ma sapeva bene a cosa aveva dato origine in realtà, una sorta di restart, un bozzolo di cura. Li osservò a lungo cercando di capire se la cicatrice rimasta su quelle due nuove entità sarebbe stata rimossa un giorno o se, come tutte le cicatrici, sarebbe rimasta un monito per il futuro.

    Cosa farai ragazzo?

    Rifletterò per ora.
    Potrei dare una mano ad entrambi ed affrettare il loro ritorno, ma credo che sia giusto che abbiano il loro tempo per respirare isolati dal mondo e che ci siano altri draghi ad accoglierli quando saranno pronti.
    Sono i primi Ou… i primi draghi che sono riusciti a tornare indietro da quella terribile maledizione.
    È già magnifico questo.
    Senza contare cosa sono stato in grado di fare.
    Mi chiedo se un giorno riuscirò anche con Jigoku... ma stiamo parlando di un problema così grande da dover essere affrontato in maniera differente.
    Tu ricordi com’era prima che la furia lo facesse impazzire?


    Quando gli venne data risposta si sarebbe infine rialzato, insanguinato e lordo di fango e polvere.

    Bell’ addestramento! Non trovi Yato?
    Ora torna a Kiri e raccontalo a quell’incapace di Kensei.


    Molto fanciullesco.

    Con le sue spadine del cazzo, e il sanguino, e l’odio da piscialetto.
    E la passione per il bricolage con cui si è rifatto mezzo corpo.


    Mimò movimenti impacciati di una scherma ancor più ridicola. Estremamente fanciullesco.
    Rise da solo, Yato non era capace di farlo e Ou aveva quel tipo di umorismo da padre che lo faceva ridere solamente di assonanze e storpiature di nomi.

    Andiamo và.
    Puoi andare Ou, verrò tra qualche giorno al faro, forse anche con i draghi dell’est.
    Porterò con me questi due ragazzotti e vedremo cosa ci aspetta.


    Il Guardiano si rilasciò con un cortese inchino salutando anche Yato.

    Mai pensato a delle evocazioni Yato?
    Pensa a degli scoiattoli che attaccano dai tuoi rami, incredibili.
    Ma non avvicinarti al clan Inuzuka, sarebbe una bolgia infernale!


    Disse divagando con la fantasia.
    Giorni dopo, passati a ritrovare il suo equilibrio fisico ed eliminare gli ultimi strascichi delle tossine toccò le due uova. Due vite distinte erano nate da un unica esistenza corrotta, due facce della stessa medaglia, cosa sarebbe stato di loro?
    L’ unica cosa che gli veniva in mente erano Dageki e Toppu, sia per il loro essere gemelli sia per la particolare comunione che avevano con Tenma e Q.
    Inspirò lentamente e nella mente gli ritornarono i flash di quei difficili momenti.

    Non divagare troppo nella logica, lascia che sia la forza del tuo sentimento ad aiutarti.
    Se loro lo sentiranno non potranno fare a meno di ascoltarti!


    La voce di Ou gli arrivava ovattata come un ricordo mentre con la forza della mente cercava di tracciare una linea tra ciò che era bene e ciò che era male.

    Menti adulte sono complesse, cerca gli istinti primitivi, la loro origine, fatti seguire a ritroso fino a che non sentiranno bisogno di essere protetti!

    Ogni parola era comprensibile ma cadeva su un terreno poco fertile essendo quella la prima esperienza in tal senso per il Colosso. Cercò però di seguire il consiglio e con quell’obiettivo in mente ripercorse a ritroso ciò che aveva percepito quando aveva fatto schiudere l’uovo di Kushami riuscendo a far regredire quella che per facilità di interazione chiamava energia ad uno stato più primordiale. Le due entità si separarono come acqua e olio, confluendo in quella sorta di contenitori in cui erano stati trascinati con la forza con cui si educano i bambini, gentile in qualche modo ma ferma. Per quanto Raizen potesse esserlo ovviamente.

    Bravo Guardiano.

    Si ritrovò con entrambe le uova in mano, ed il se stesso con i lineamenti di Ou che lo accoglieva dopo un breve mancamento, come se fosse rimasto troppo in apnea.

    Sono… sono apposto?
    Quello di Kushami era un po' diverso, anche quello di Kubomi.


    A ben pensarci considerando quanto la nascita di un drago fosse rara probabilmente Raizen era tra i più prolifici genitori dei quattro clan.

    Sono equilibrati, si.
    Il passato non si cancella con un colpo di spugna, è andato tutto come doveva andare: bene.


    Ou sorrise nuovamente e infondo lui poteva percepire che nelle uova non c’era niente di diverso dal solito, espirò, esauso, e si abbandonò al terreno.

    Ho sempre pensato che fossero insolitamente piccole.

    Beh, è normale se creature delle mie dimensioni dovessero deporre un uovo sarebbe gigantesco, ma come sai non è qualcosa di fisico, anche se è curioso che sia proprio un uovo.
    Forse in quella forma c’è una perfezione che sottovaluti e di cui il nostro istinto è consapevole.
    È forse più sorprendente pensare quanto potenziale ci sia in qualcosa di così piccolo.


    Annuì in silenzio, osservando le uova, erano poco più grandi di uno di quegli strani palloni ovali che aveva visto usare ad alcuni sportivi di Iwa.
    Riaprì gli occhi, constatando nuovamente che tutto procedeva senza errori, avrebbe potuto tranquillamente percepire tracce di corruzione e non ce n’erano.
    Aveva già fatto avvisare i draghi dell’est, si sarebbero potuti muovere attraverso il faro mentre lui avrebbe dovuto ricorrere ad un passaggio per recarsi al nord, non aveva fatto preparare niente di strano lasciando che fossero i draghi a decidere come dovessero accogliere dei loro simili e quando arrivò capì di aver fatto la scelta giusta accorgendosi che un mondo in equilibrio sarebbe stato un mondo migliore. Il cielo che sovrastava la valle del vento era azzurro intenso, sgombro da nuvole se non per quelle su cui saltavano i draghi, ma il tramonto era striato di rosso ed il vento carezzava la pelle in correnti turbinanti col tepore dell’estate alle porte, trasportando l’influenza di entrambi i clan. Era aria di festa, c’era felicità attorno a lui ma anche tensione.
    Il Guardiano dell’Equilibrio venne trasportato nella valle al ritmo di una musica che viaggiava nel vento così come lui si muoveva da un dorso all’altro in un mare di spire che lo accarezzavano con affetto.
    Salì in cima al faro e in una piccola conca priva di particolari dettagli posò entrambe le uova.
    Guardò in alto con speranza, i draghi volavano in grandi cerchi sopra di lui a perdita d’occhio, sorrise, sereno nonostante tutto, nonostante quello non fosse che il primo passo. Non riusciva però a credere che quel momento dovesse appartenergli in via esclusiva in nessun modo, anche perché non era a lui che stavano tornando quei draghi ma ai loro simili.
    Raizen era vicino ai draghi, così vicino da sentirli fratelli, ma sapeva che nel conservare il suo spirito e consapevolezza da umano poteva capirli al meglio delle sue possibilità perché per quanto entrambi provassero ad immaginarsi l’altro non lo sarebbero mai stati, reprimendosi nei limiti di uno stato che in realtà non era limitante. Il vero traguardo era conoscere il prossimo conservando se stessi, in modo da accrescersi con le incertezze altrui, un valore umano inestimabile.

    Coraggio, questo è un passo verso la pace per tutti.

    Il suo corpo per un attimo divenne una porta per tutti i draghi verso le uova e nella sua mano confluirono le zampe di tutti i draghi in una sovrapposizione così forte da brillare di luce propria. Quando la luce scemò tutto era immobile in attesa che i due draghi si rivelassero, facendosi vedere dopo millenni di isolamento.

    Benvenuti, fratelli.
    Raccontateci tutto.


    E con tutto intendeva tutto, cosa ricordavano, cosa sentivano, anche come gli sembrava il vento, l’importante è che comunicassero, tutti volevano sapere com’era tornare al mondo.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Risolutezza

    Capitolo 11

    Con la forza della disperazione avevo sferrato il colpo decisivo, isolando quella bunshin rinnegata dal mio chakra e di fatto condannandola all'oblio...ma non era ancora del tutto sconfitta, capace degli ultimi colpi di coda che potevano essere devastanti o permetterle di fuggire, forte del Freddo e delle mie capacità. Qualcosa che non potevo permettermi e l'aiuto giunse inaspettato nella forma di un rivestimento di chakra da parte dell'Hokage, il cui nauseante chakra si impose sul mio in maniera tutt'altro che gradevole...anche se forse era la mia ostilità nei suoi confronti a rendere più complesso quell'amalgama di energie. Comunque il tonico era qualcosa di assai gradito, tanto che lo assunsi senza tergiversare guadagnando quelle poche energie che potevano essermi utili per un colpo di grazia. Si...Hokage-sama. Avrei detto trovando nuova stabilità mentre il nemico confuso cercava un nuovo equilibrio, ma fui più rapido di lui.

    Seguendo i dettami della Danza della Luna mi avventai nuovamente sul nemico con una velocità nettamente superiore proprio mentre alle sue spalle il Legno generato con la Crescita Controllata ancora attiva cercava di trafiggergli il torace, causando notevoli danni...con il mio Kunai che cercò di portare a termine la decapitazione usando la spinta del legno al contempo per impedirgli di reagire, mentre il chakra del Demone che mi avvolgeva come uno scheletro mi donava una potenza nettamente superiore e inattaccabile dal Dominio, arrivando a una decapitazione inevitabile per quel clone, che venne distrutto in maniera definitiva!

    Mi accasciai, provato da quella terribile ordalia mentre anche il chakra del Kage svaniva. Non è piacevole sentire addosso il demone...non so se per via dell'incompatibilità tra la Volpe e i Senju... Esordii, alla fine sbuffando perché ero talmente stanco da non avere le forze di tenere la guardia alta ...o per quella tra voi e me. Scossi il capo, e stavo per ringraziarlo senza sarcasmo quando lui partì in quarta con la sua infantile e persa in partenza rivalità con il Maestro, cosa che mi lasciò in silenzio per qualche istante. Se non fosse stato per gli insegnamenti del Maestro sarei morto centinaia di volte. Oggi inclusa. Replicai, per nulla in risonanza con il suo acerbo senso dell'umorismo. Ma vi ringrazio per l'aiuto. Ovviamente ero parecchio meccanico nel dirlo, se non altro avevo forse guadagnato dei punti, in un certo senso, dal suo punto di vista. Evitiamo di rifarlo. Piuttosto avrei ingoiato un pipistrello intero.

    Intanto Ou dopo essersi avvicinato per un supporto che non era stato necessario si era interfacciato con il Kage, ricordando come Jigoku fosse giovane, irruento ma pieno di buone intenzioni. Tutto terreno fertile per colui che lo aveva poi corrotto in maniera tanto crudele. Mi congratulo con te, Raizen. Forse può sembrare qualcosa di piccolo aver salvato Kushami e questi due draghi, l'inizio è sempre la parte più difficile, poiché uscire dal nulla e avere qualcosa è il miracolo più grande, e la più grande fonte di speranza. Avrei tanto voluto che tali parole fossero relative al mio avvicinarmi alla Missione, ma così non era, ed ero troppo stanco per lamentarmene, limitandomi a un saluto al clone posseduto dall'aria saggia. Ho discusso con il Sensei al riguardo, ma sono piuttosto esigente in tal senso. Mi ha consigliato un luogo a Suna, credo seguirò i suoi insegnamenti. Replicai, ancora inconsapevole di quanto sarebbe potuto poi succedere. Mi congedai...avrei avuto bisogno di molto riposo.

    [Tempo Dopo]

    Hibachi era presente assieme ad altri Rossi al Faro del Nord, ben accolti dai Draghi Bianchi che danzavano coi loro simili sebbene i movimenti fossero molto diversi: là dove i primi si muovevano con scatti netti e quasi aggressivi, come lingue di fuoco, i secondi seguivano movimenti spiraleggianti come foglie che cavalcano il vento. Coi Re vicini, per quanto Hibachi fosse sicuramente molto più giovane di Ou, Raizen riuscì a convogliare la forza dell'Equilibrio che aveva a malapena iniziato a esplorare, aiutandosi con la lunga esperienza nel nulla assoluto dell'Esuvia, fino a ottenere la schiusa di quelle uova, dalle quali due draghi identici nell'aspetto, verdi con chiazze nere ma con motivi invertiti nelle squame si sollevarono, diffondendo un forte odore di terra bagnata l'uno, e quello ricco anche se pesante della palude l'altro. Henbane e Hakike erano nuovamente in vita, in corpi un pò più piccoli degli originali ma sarebbero cresciuti in fretta, molto più in fretta di Kushami.

    Henbane fu il primo a parlare, dopo aver guardato il mondo e la danza dei Draghi. Dunque...questo è essere vivi. Ero appena un cucciolo quando il veleno mi prese...mi sento come se fossi stato liberato da una prigionia durata secoli. Avrebbe inalato a pieni polmoni prima di guizzare sull'erba che al suo passaggio si faceva più rigogliosa. Libertà...questa è la libertà! Spalancò la bocca in un ruggito deliziato mentre i draghi danzanti in cielo gli facevano eco, per poi tuffarsi nel terreno e riemergere alcuni metri più in là. Ricordo tutto, ma è come se non avessi mai fatto niente...ricordo che da prigioniero vedevo scritte e storie e non avevo mai la libertà di leggerle o soffermarmi! Voglio leggere tutto ciò che esiste! Sembrava che fosse una personalità amante della cultura e forse sedentaria. E assaggiare tutto ciò che esiste! E provare tutto quello che non ho potuto provare! Guardò il suo gemello senza rancore, dopotutto Hakike non aveva avuto scelta esattamente come lui.

    Hakike si sarebbe guardato intorno un pò intimorito, come se si sentisse minacciato, dopotutto era stato un crudele nemico di tutti loro, per quanto non per una libera scelta ma per l'imposizione altrui sulla sua natura. Non aveva reali ricordi ma solo concetti, ed era nato solo e unicamente perché Raizen lo aveva spinto a sopravvivere senza negare la sua esistenza. Io... Esordì, spostandosi vicino all'Hokage. ...io non so se sono Libero. Credo sia la prima volta che penso realmente qualcosa. Prima era come...dover...seguire le parole dettate da altri. Si sarebbe accigliato, cosa strana nella sua fisionomia rettile. Come si può dire? Copione? Una parola apparsa dal nulla. Poi guizzò verso l'erba, che tuttavia in sua presenza si faceva leggermente marcescente e fangosa, con funghi che tendevano a crescere. Interessante! Commentò, dopotutto anche i funghi dovevano esistere, non c'era bene e male per i Draghi della Terra, ma solo coscienza. L'uomo scaccia la mosca ma salva la farfalla, eppure non ci sono reali differenze tra loro, mentre per i Draghi esse avevano pari dignità. E questo cos'è? Con un nuovo rapido guizzo si sarebbe avvicinato a Raizen e ai suoi calzari. Mi viene una parola...stivali? Che bello! Mi arrivano parole dal nulla! Nuovo guizzo. E questa? Ah, una Spada. Sono io o ha qualcosa di familiare? Si era avvicinato a Garyu, ma poi scattò verso Ou. Ooooh, Drago Bianco. Molto, molto interessante! Odori di vento! Era sostanzialmente un bambino iperattivo alla scoperta del mondo.

    E i Draghi danzavano, poiché forse la Danza della Terra si sarebbe unita alla loro.
     
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    un Giorno di Festa

    XI




    La risposta del kage non aggiunse niente di nuovo rispetto a quanto detto da Yato, ma potè aggiungere dettagli.

    Di sicuro non è per il tuo essere Senju.
    Tolti gli Uzumaki, con cui comunque avete una parentela, siete i migliori a limitare i demoni e chiudersi al loro chakra di sicuro non permette di capirlo.
    Ma se reputi melma ciò che sono inevitabilmente il risultato sarà questo, di base è un modo assai preciso per capire cosa l'altro pensa di me, mica per altro, demoni e jinchuriki sono macchine di sentimenti, ego e chakra, quando devi scambiare qualcosa col demone è questo che sfrutti.
    Personalmente ho scelto di comprendere il mio demone, ma c’è chi si limita ad incatenarlo e mungerlo, è fattibile, ma onestamente non so se potrebbe arrivare al mio livello anche se non lo escludo.
    Anche se va considerata una cosa: qualora venga rilasciato il mio sigillo la volpe potrebbe scegliere di aiutarmi, secondo te che fine farebbe un esserino grande quanto l'artiglio del mostro che contiene senza un sigillo a parargli le chiappe?


    Come diceva non reputava niente impossibile, ma reputava il suo metodo oltre che il più efficiente anche il migliore per vivere in pace con se stesso, e finora il tempo gli aveva dato ragione.

    Quando affinerai le tue arti Senju dovremmo allenarci, ho ancora una debolezza ingombrante tra le varie più minute ed è il fatto che per quanto complessa la mia fonte di potere sia legata ad un sigillo che può essere alterato o peggio rilasciato.
    Pensa, avrai una nuova occasione di allungare quelle zampette viscide su di me, chiedi del ramo di tecniche studiate da Hashirama per i demoni, ricordo si dividessero tra immobilizzazione, sopressione e assorbimento, ma erano tutte basate su pilastri che delimitavano una zona entro cui agire..


    Insieme alla parlantina tornarono anche le forze per rialzarsi e tornare a casa.

    E fattela una risata Yato!
    Guarda che soffri inutilmente così.


    Un consiglio che diede in risposta alla barbosa risposta sugli addestramenti di Kensei che aveva appena canzonato.

    Qui non siamo a Kiri, non sbeffeggiamo il prossimo con l'intento di denigrarlo ma per farci una risata sopra, è l'unico vero potere che abbiamo nonostante il chakra.
    Sai cosa?
    Forse parte delle tue fisse arrivano proprio da questa chiusura marziale, il problema è che se sei una macchina prima o poi arriva il giorno in cui assolverai a tutti i tuoi doveri, ma siccome non sei di metallo anziché spegnerti userai una forca.
    Prova a fare una cosa, davanti a me, visto come mi vedi, chiediti: perché non dovrei riderne?
    Non ghignare, non provare una bieca soddisfazione che sfama la tua vendetta, perché se mi vedi inciampare come un allocco non dovresti semplicemente ridere per fare del bene a te stesso, perché ne hai bisogno.
    Non pensare a “quell'orrido incapace buono a nulla spreco di soldi pubblici ha avuto quello che si merita dio mio quanto vorrei ammazzarlo piantandogli un coltello nella giugulare” no.
    Devi poter dire ”guarda ha inciampato, la sua goffa caduta era divertente, ancor di più perché mi sta antipatico ed è un bietolone di due metti”
    Prova, magari scopri che senza tutto questo veleno stai meglio.


    Probabilmente ne avrebbe ottenuto un rifiuto, e rispose facendo spallucce.

    Fa come ti pare.
    Per me prima fai compagnia ad un lampadario meno pensieri ho.
    Attento però, gli assoluti sono sempre esposti al ricatto, all'inganno, alle false promesse.


    Il discorso si spostò sulle evocazioni concluso quello sulla preparazione mentale di Yato.

    Suna?
    Mai sentito niente in merito… ma è anche vero che tra le mie esperienze Suna è tra i territori meno inesplorati.


    I due separarono le loro strade rabbiosi e infastiditi dall'altro tanto quanto lo erano all'inizio di quell'addestramento ma in qualche modo più consapevoli.
    Le notizie su Jigoku erano incoraggianti, ma ancora per il grande drago dell'est non era tempo di libertà.



    […]


    La schiusa delle due uova fu un momento di grande gioia e consapevolezza, un movimento ulteriore sulle lancette dell’equilibrio che persino chi non fosse legato ad esso poteva percepire come come un respiro della natura.
    Quando i due draghi aprirono gli occhi sul mondo fu come sporgersi da un alto promontorio che sovrastava una fresca vallata, si potevano sentire essenze ed aromi intensi della natura uniti al vento e alla promessa di una terra fertile e prospera, una terra a cui non mancavano le note umide e della marcescenza, quelle in cui dominavano funghi e muffe.

    Si, è questa la libertà, potete scegliere e fare ciò che la vostra natura comanda Hanbane.

    Ma tra i due era Hakike quello che forse aveva bisogno di comprendere, gli posò una mano sulla testa con affetto.

    Tutto ciò su cui puoi allungare le mani è tuo se non è giustamente reclamato da qualcuno, tra le più importanti la tua vita e le tue azioni.
    Non temere di esistere, dal momento in cui hai iniziato ad esistere come un drago la tua esistenza è espressione della natura, qualunque essa sia.


    Entrambi sgranchirono zampe e spirito, sgusciando e serpeggiando tra i loro simili e i frutti della loro presenza nella valle, in un tripudio di vita e colori nei quali non faticavano a mimetizzarsi.

    Da tanto tempo i draghi dell'ovest mancano nella bilancia dell'equilibrio e come vedete la terra brama la vostra intercessione.
    Quando questo posto non avrà più segreti per voi vi sposterete a Kurohai, le fiamme hanno bisogno di acqua, ma fino a che il sud non sarà liberato anche voi potrete dare una mano.


    Oltre alla festa niente sarebbe esistito quel giorno, quella felicità era stata guadagnata con sacrificio.


     
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