[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. Zakira
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    I tre shinobi della foglia raggiunsero le mura del villaggio più importante del Paese del Vento. A differenza di Konoha, Suna era circandata da un’immensa distesa di sabbia, lasciando senza parole la ragazza che osservava il panorama che gli si presentava. Ad accoglierli fu proprio Shunsui, inizialmente irriconoscibile per la maschera da lui indossata. Il capo-villaggio della foglia, dopo la pressentazione del guardiano, chiese di poter parlare in un luogo al fresco, lontano dai raggi incandescenti che investivano l’entrata della città. A seguire anche il consigliere di Konoha chiese al guardiano della città straniera di risolvere la questione riparati dal caldo e la possibilità di ricevere avere una bibita fresca. Asami si limitava solo a guardare i due superiori, dimenticandosi solo per qualche secondo della presenza del suo compagno di squadra. I suoi occhi erano dritti sul consigliere di Konoha che, molto probabilmente, cercava in tutti i modi per sciogliere la tensione che si era creata tra loro quattro. Volle tranquillizzare il sunese che quel giorno, inaspettatamente, dovette fare i conti con l’amministrazione di Konoha riguardo il rotolo proibito che Asami riportò al suo posto dopo quella fatidica missione. Forse, addolcire la richiesta dell’Hokage facendola sembrare più una chiacchiera tra shinobi che come una vera e propria accusa. Tra loro c’era anche la giovane Hoshiyama che si sentiva parte responsabile dell’accaduto. Forse quel giorno doveva portare con sè Shunsui al villaggio della Foglia e chiarire direttamente con l’Hokage ciò che successe quel giorno. Una questione che dal colloquio con il capo-villaggio doveva essere chiarita al più presto. Ma la minaccia di Cantha che incombeva sul continente e che aveva colpito anche gli abitanti del Paese del Fuoco, avevano rinviato il problema e facendo passare più tempo del previsto. Tempo che l’aspirante medico aveva avuto a disposizione per informare il ragazzo del possibile colloquio con l’Hokage. Prepararlo all’imminente confronto. Aveva avuto la possibilità di avvertirlo durante quella bizzarra missione nel Paese della Neve. Non lo fece. Forse per le parole espresse quel giorno dall’Hokage. La possibilità di aver raccontato una menzogna alla sua compagna di missione, rubando il rotolo di sua spontanea volontà e memorrizzando gli innumerevoli segreti al suo interno, aveva preso il sopravvento sul vero giudizio che aveva su di lui.

    §...§

    Lo guardò in volto non appena raggiunse il gruppo appena arrivato. Noostante la presenza del Kage della Foglia, con il suo consigliere, non era minimamente sconvolto, avendo un atteggiamento calmo e illustrando agli ospiti la strada da seguire. Ma in cuor suo la ragazza dalla chioma rossa sapeva di aver deluso profondamente l’amico. Aveva tradito la sua fiducia.

    [...]

    I quattro percorsero un breve corridoio prima di arrivare ad una piccola stanza. Essa presentava svariate sedie e un lungo tavolo. Rispetto all’esterno era un luogo molto fresco grazie anche alle piccole fessure che tempestavano le pareti della stanza e che permettevano l’ingresso della leggera brezza. Dapprima rimase in piedi per poi accomodarsi una volta che gli venne servita l’acqua chiesta dal consigliere Taiga. L’Hokage aveva chiesto al giovane riguardo la missione svolta circa un anno fa. Una domanda inutile poichè al termine della missione lo stesso Shunsui dichiarò ad Asami di non ricordare nulla. Stessa affermazione che la ventenne comunicò al capo-villaggio. Il suo sguardo dal biccchiere si spostò al ragazzo sotto accusa che iniziò il suo racconto. O meglio ciò che Asami gli aveva comunicato appena si riprese. Una storia che l’Hokage già sapeva. Quindi per scoprire qualcosa in più sulla faccenda, l’uomo propose il ragazzo ad un interrogatorio piuttosto inusuale.

    §Mentalmente?§

    O almeno per lei lo fu. A quanto pare il potere del chakra non si limitava alla semplice arte medica o alla creazioni di illusioni. La possibilità di leggere la mente attraverso quell’energia aveva suscitato in lei una curiosità tale da appoggiare l’idea del capo-villaggio. Ma la modalità dell’interrogatorio le aveva fatto cambiare idea sul modo di agire da parte dell’Hokage. Ciò che aveva descritto sembrava più una tortura. Il dolore che gli si provocava, da quanto aveva capito, serviva a fargli perdere la concentazione e quindi la probailità di mentire. Solo perdendo la concentrazione l’Hokage poteva comprendere la verità sulle sue risposte. Il consigliere, assecondando il piano del suo superiore, trasformò una semplice cannuccio in un oggetto per infliggere dolore al povero Shunsui.

    -Aspettate!-

    La sua voce rimbombò all’interno di quella stanza, quasi implorante. Il suo sguardo era terrorrizzato all’idea di torturare il ragazzo per scoprire la verità dell’accaduta e recuperare la memoria perduta. Non voleva credere a ciò che stava assistendo con i suoi occhi. Doveva esserci un altro modo per recuperare la memoria del ragazzo.

    -Non è pericoloso? Si ferirà! Dev’esserci un altro modo… no?-

    Sperava in un metodo alternativo. Una procedura decisamente più delicata evitando il durissimo trattamento che stava per ricevere il sunese. Ma in cuor suo già sapeva la risposta dell’Hokage.
     
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