[Accesso] L'entrata di Suna[Free GdR] [Macro GdR]

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  1. - Hohenheim -
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    Come se il tempo non fosse mai passato


    VI



    Le parole di Diogenes gli calarono addosso come un macigno. Hohenheim sapeva che qualcosa di terribile poteva essere capitato al Rosso, ma sentire quella sentenza di morte uscire dalla bocca di Diogenes - proprio da lui, tra tanti - gli gelò le membra e gli strinse il cuore in una morsa terribile. Davvero così doveva finire la storia del più grande tra tutti i ninja di Suna? Morto in un paese straniero, manipolato da chi doveva essere suo alleato, perduto per sempre in un incarico nel quale non si sarebbe mai dovuto buttare. O forse ancora vivo ma prigioniero chissà dove. Una prospettiva migliore, che gli dava la speranza, forse mal riposta, di cercarlo fino in capo al mondo. E chissà se le parole del Colosso erano pure vere! Chissà che quello non fosse un articolato piano per ferirlo, distruggere la sua fibra mentale o condurlo alla pazzia! Questo era il potere di un uomo come Diogenes: forte nelle arti ninja quanto nella gestione e manipolazione delle informazioni.

    Davvero Hohenheim si sentiva sconfitto, ora ancora più duramente che non durante il loro ultimo scontro fisico. Le parole di Diogenes si erano insinuate nella sua mente, lo avevano scalfito e poi spezzato. Prima riportando alla sua mente gli eventi dimenticati della propria morte e rinascita, le terribili azioni che aveva compiuto nell'incubo della resurrezione impura. Quindi avendogli svelato il destino amaro riservato al suo amico più caro e leader della Sabbia. Quanti colpi si possono reggere prima di crollare? Anche per un ninja esperto come Hohenheim, quanti? Forse sarebbe riuscito a mantenere la compostezza nel viso e nel corpo, ma Diogenes avrebbe scorto nel suo silenzio la prova di aver colpito dritto al suo cuore.

    ...

    Le parole gli morivano in gola, permettendo al Mikawa di continuare il suo assalto verbale, ed attaccando l'incapacità di Suna di gestire lo Yonbi. Anche da questo punto di vista, la mancanza di informazioni rendeva il jonin della Sabbia debole. Non sapeva perchè lo Yonbi fosse libero di agire in primo luogo, come era stato perso e ritrovato. Da quando aveva assunto una carica di rilievo, ne monitoravano la permanenza nel territorio del Vento, ma l'ordine di recuperarlo non era mai arrivato, non a lui per lo meno. Sull'ultimo punto, il giovane ninja riuscì comunque a dire:

    Ebbene che allora sia l'Accademia a decidere. Ma, se come dici tu, sarò io a governare sulla Sabbia, allora io sarò il garante della custodia dello Yonbi. Ed io ed i miei compagni di villaggio non falliremo una seconda volta.
    oCUntdn

    Il jonin si alzò quindi dalla sedia, e si distanziò dal tavolo che li aveva ospitati fino a quel momento. Mi sembra che non ci sia altro che dobbiamo dirci, Diogenes dei Mikawa. Come al solito, la tua visita porta più dolore che piacere e qualsiasi intento di collaborazione tu possa mai avere avuto venendo qui, sappi che ha solo sfibrato ulteriormente i deboli rapporti che ci sono tra i nostri due villaggi. Fece quindi un gesto della mano ad indicare la porta. Shunsui chiamòscorta il nostro ospite verso l'uscita del villaggio e assicurati che la imbocchi. Disse in tono glaciale, non staccando gli occhi di dosso al Colosso dei Mikawa. Il tempo della conversazione era terminata.

    [...]



    Se Diogenes avesse deciso di andarsene, Hohenheim avrebbe preso il volo su uno dei suoi costrutti di argilla, mentre Shunsui accompagnava l'Otese alle porte del villaggio. Naturalmente, non si sarebbe sentito tranquillo nel lasciare che il chunin eseguisse quel compito senza supervisione. Quindi li tenne d'occhio dall'alto, fin quando il jonin del Suono non fosse uscito fuori dalle porte del villaggio, e queste non fossero state ben chiuse alle sue spalle. Daishin ormai avrebbe dovuto accorgersi della presenza del Colosso nel villaggio, e probabilmente aveva già messo in piedi tutte le precauzioni necessarie.

    Quindi Hohenheim avrebbe spinto la sua creazione a volare sempre più in alto sopra Sunagakrure. A 500 metri di altitudine, le case sotto di lui sembravano solo delle incomprensibili forme nel grande deserto dell'Anauroch. Era da solo e nella Casa del Vento - così amata da Hoshikuzu - lì dove i venti erano fortissimi ed il loro rombo era sovrano. Fu a quel punto che Hohenheim non potè più trattenersi. Urlò quanto più forte i suoi polmoni gli concedevano, cercando di svuotarsi di tutto il male che gli era stato inflitto in quel breve incontro con Diogenes. Urlò fin ben oltre le sue possibilità, fin quando il dolore che avvertiva nella gola non fu insopportabile, e le corde vocali gli si spezzarono. Potè quindi solo piangere della sorte che gli era stata inflitta, e di quella che era stata inflitta ad Hoshikuzu. Ora era solo lui a sostenere il fardello della Sabbia. Ora era solo lui ad abitare la Casa del Vento.




    Edited by - Hohenheim - - 7/1/2020, 19:48
     
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