[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. DioGeNe
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    " Una seconda possibilità è un privilegio che va guadagnato. "

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    Rispose così difronte alle pretese del jonin, ormai sfibrato dalla discussione con Aloysius. Era palese, sin da quando aveva messo piede in quell'umile casa, che la presenza stessa dell'otese aveva perturbato il suo animo. Il colosso si era giocato tre carte che pesavano come macigni sulle spalle del ninja delle squadre speciali: la fine di Hoshi, il suo passato da cadavere dell'Edo Tensei e il destino dello Yonbi. Argomentazioni che per quanto l'ex kiriano provasse a confutare e portare dalla sua parte, in cuor suo sapeva di peccare; si perché per quanto il Mikawa non fosse certo uno stinco di santo, corrispondeva al vero il fatto che fosse stato proprio l'eccentrico inventore a scegliere consapevolmente il suo destino e che fossero stati i ninja di Suna a perdere il Demone, dimostrandosi carenti. Quanto al passato dell'argilloso, poi, sebbene macchiatosi di indelebili atrocità, il bomberman doveva molto al Garth e ad Eiatsu, il quale gli aveva fatto dono di una seconda vita. Già...quella che il ragazzo stava vivendo era già la sua seconda possibilità.

    E per Diogene la stava nuovamente sprecando.

    Ormai erano tutti e due in piedi attorno al vecchio tavolo in argilla; i due jonin si erano vomitati l'un l'altro parole severe e dolorose ma il rischio di uno scontro sembrava scampato e anche i due genitori del Colosso parvero accorgersene tirando un sospiro di sollievo. L'ultima imbeccata del giovane prodigio della Sabbia decretò la fine della discussione, rivelatasi con grande disappunto del capoclan infruttuosa.

    " Tu sei solo una mela marcia caduta lontano dall'albero, un figlio che si ribella stupidamente al volere del padre forte di convinzioni che solo il tempo gli insegnerà essere fallaci. Io sono venuto qui mettendo sul piatto la verità e lo stato delle cose, tu solo un muro di ignoranza e paura.

    Io sono l'incarnazione del sinolo di Oto e Suna, il ponte tra questi due villaggi...farò grande le mie due case anche senza il tuo aiuto, tu che sei solo un "uomo" di passaggio. "


    Così si chiudevano i rapporti tra il Suono e la Sabbia, con l'odio di Hohenheim e la delusione di Aloysius. Un ultimo sguardo in direzione della madre, la quale aveva gli occhi ricolmi di lacrime, e poi si diresse verso la porta seguendo il guardiano del villaggio; Ferrid invece si alzò di scatto e, ritrovando la forza e il coraggio di altri tempi, alzò la voce indicando con il dito un punto lontano oltre l'ingresso appena aperto:

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    " Non tornare mai più, mostro! Suna non è più il tuo villaggio e questa non è più la tua casa! "

    Che ironico è il fato: un discendente della linea diretta di Sangue, un guerriero spietato e inflessibile, uno scienziato avido e immorale ridotto ad un vecchio storpio dalla malattia. Il ricordo della frusta usata nei primi addestramenti per attivare i geni assopiti del clan, delle notti passate insonni nella spettrale Villa, delle prove mortali e della mancanza di affetto ritornarono alle mante del Colosso in un istante facendogli ribollire il sangue. I vetri rotti della capsula, il suo volto deturpato e segnato da profonde rughe, quegli appunti trovati nel laboratorio segreto e i calcoli rivelatisi sbagliati. Ohhh avrebbe voluto dire molte cose, l'ei fu Siomaru, all'uomo che ora gli stava puntando contro il dito. Tuttavia non si voltò nemmeno e accucciandosi per non sbattere con la testa contro l'uscito della dimora disse con un filo di voce prima di chiudere la porta e lasciarsi tutto alle spalle:

    " Quello che sono è solo merito tuo. Mi hai fatto tu così, padre. "

    :::

    Il tragitto per le mura del villaggio sarebbe stato questa volta rapido e senza deviazioni; Diogene avrebbe seguito il chunin senza proferir parola accertandosi solamente che Mumei fosse ancora lì con lui. Il vincolo che suggellava la sicurezza dell'arma era stato necessario proprio per via della maestria che l'artigiano aveva mostrato in quanto a meccanismi ed equipaggiamenti; Aloysius tuttavia non poteva immaginare fino a che accuratezza la vista e il tatto allenato dello shinobi potesse arrivare. Di fatto risultò lampante al sabbioso che dentro l'involucro metallico era custodito un qualche genere di segreto: il sangue contenuto all'interno si muoveva autonomamente e continuamente si generavano nuovi flussi capaci di muoversi in maniera asincrona e peculiare, come se ognuno avesse una sua personalità...Non c'erano dubbi, quell'elsa era viva! Un altro dettaglio avrebbe fatto letteralmente fremere di curiosità il ragazzo: a detta del Colosso, Mumei doveva avere più di 400 anni e se non corrispondevano a menzogne le dicerie sullo spirito guerriero dei Mikawa e dell'attuale capoclan doveva essere stata impiegata in un numero spropositato di guerre...allora come diavolo faceva il metallo di cui essa era composta ad essere letteralmente intatto?! L'irregolarità del filo della lama non era affatto il risultato di migliaia di scontri bensì la minuziosa attenzione e grande manualità di un qualche fabbro! Non c'era un graffio o una cricca, era come se Lei fosse in gradi di rigenerarsi in qualche modo dopo ogni battaglia.

    Sin dal primo incontro, Diogene aveva etichettato il guardiano come un ninja interessante: oltre ad essere un abile marionettista, dimostrando di saper controllare più marchingegni contemporaneamente, si era gettato a capofitto nel rompicapo del Patto di Sangue per il semplice desiderio di essere partecipe di quella tecnica criptica, oscura e di altissimo livello. Quel genere di amore per la conoscenza era qualcosa di raro e che difficilmente si poteva frenare. Salvo iniziative del sunese, sarebbero arrivati fin sull'orlo dell'accesso al villaggio; era certo che avevano tracciato ogni suo spostamento e annotato ogni sua azione fin dal principio quindi agì solo all'ultimo, nel momento in cui Shunsui avrebbe ridato la leggendaria lama al suo proprietario. In quel frangente, quando il palmo del Mikawa si fosse aperto per afferrare il manico, il chunin avrebbe potuto vedere un bigliettino nascosto al suo interno: sarebbe stato lui stesso a decidere se prenderlo o meno, il Garth si sarebbe limitato ad aprire quello spiraglio verso il promettente shinobi. Accettare o meno il "dono" dello sgradito ospite non avrebbe cambiato il saluto finale.

    " Ci rivedremo Abara, seguirò con attenzione la carriera. "

    Quindi se ne andò, era la terza volta che si lasciava quell'imponente fenditura alle spalle senza sapere se l'avrebbe rivista. Ma il suo passaggio non era passato inosservato e il suo segno era stato impresso nell'animo dell'insofferente artista così come nella curiosa mente del marionettista, il quale se avesse trovato il coraggio per spingersi verso l'ignoto avrebbe potuto leggere il messaggio del tenebroso Otese [Inchiostro di Sangue ]


    Se condividi le parole di Hohenheim puoi fermare la tua lettura qui ma ricorda, il cristallo più puro non nasce tra le sabbie del deserto ma nella roccia più dura.
    ioi.jujjrujiijijri N oio.uujrrojruriuir E



    Le scritte sarebbero svanite insieme a quelle coordinate criptate, impresse solo nella mente di Shunsui.



    Edited by DioGeNe - 8/1/2020, 09:07
     
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