[Accesso] L'entrata di Suna[Free GdR] [Macro GdR]

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    Nuovo Patto - Vecchio Patto


    V


    La situazione tra i due ninja era in stallo. Sia Diogenes che Hohenheim rimanevano nelle loro posizioni. Il jonin bambino continuava ad attaccarlo mentre l'altro gli rispondeva che il sunese, come tutti gli altri, non capivano semplicemente nulla. Tuttavia, il colosso lo colse di sorpresa parlando di una riunione alla quale sarebbe stato invitato. La riunione di per sè non era importante, quanto il fatto che il jonin sarebbe stato presente in veste di Kage. Questo lo aveva in qualche modo turbato. Come faceva Diogenes a prevedere una cosa del genere? Era un'altro dei suoi vaneggiamenti. Eppure sembrava convinto, più che altro perchè chiaramente doveva sapere che Hoshi non avrebbe fatto in tempo a partecipare all'evento.

    Questa cosa lo preoccupò seriamente, a maggior ragione perchè Diogenes continuò a descrivere la condizione di Hoshi in maniera fumosa e quanto meno criptica. Tuttavia, qualsiasi cosa gli stesse accadendo, non era sicuramente una cosa positiva. Nonostante quella notizia, l'Otese continuava a parlare di collaborazione, di alleanze e di guerra contro un nemico che altrimenti li avrebbe spazzati via dalla faccia de continente. Certamente Hohenheim condivideva quelle preoccupazioni, ma davvero Diogenes non si rendeva conto di stargli chiedendo una mano avendogli già piantato un paletto nel cuore?

    Diogenes con che faccia tosta vieni a parlarmi di alleanze e nemici alle porte? Qualsiasi cosa tu abbia fatto ad Hoshi, hai privato Suna del suo ninja più forte e, quindi, hai reso l'alleanza di cui parli già tremendamente più debole. Non solo, hai uno dei nostri demoni e pretendi di poterlo usare a tuo piacimento, senza averne alcun diritto...

    Come si poteva formare un'intesa quando le premesse erano queste? Quale fiducia ci poteva mai essere?

    Ed ora vieni qui, con un nuovo patto! Sai cosa ti dico? Noi abbiamo già un patto tra i nostri villaggi, ed è l'Accademia. Per te potrà non aver significato, ma per me sì invece. Ed io non mento, non faccio giochetti nè tanto mento tramo alle spalle dei miei alleati. Vuoi formare un nuovo patto? Allora vedi di rispettare quello che già abbiamo! E giusto per essere chiari, ecco cosa devi fare per rispettare la promessa che i nostri villaggi si sono fatti 40 anni fa: 1) Qualsiasi cosa tu stia facendo ad Hoshi, smettila immediatamente. Fai in modo che torni al suo villaggio e che combatta per la guerra che ci aspetta. 2) Ridai a Suna lo Yonbi. Se il demone deve essere usato nella sua forma pura, sarà il consiglio dei Kage a deciderlo e sarà il Kazekage a donarlo alla causa, non Diogenes dei Mikawa.

    Diogenes era venuto a comprare, ed Hohenheim gli aveva detto il suo prezzo.


     
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    Erano ragazzini, Hohenheim come Hoshikuzu...bambini troppo potenti e con troppe responsabilità, capaci solo di far perdere tempo al Colosso dei Mikawa. Era stato così con il Rosso il quale, non solo si era fatto scoprire sotto l'effetto del jutsu illusorio del Garth, ma aveva anche fallito come inventore e fautore dei sogni dell'otese. Non avrebbe ottenuto nulla da quella visita nella sua terra natia: era venuto con idee e proposte che esulassero da ciò che l'Accademia imponeva loro di fare ma il bomberman era ancora legato da spesse catene ai dogmi e ai precetti di quel mostro a più teste che stava, secondo Aloysius, distruggendo i villaggi membri.

    " Qualsiasi cosa io abbia fatto ad Hoshi...E' singolare constatare come prima mi accusi di non sapere nulla e poi metti la mia etichetta su ciascuno degli accadimenti che in qualche modo ti coinvolgono. Il Rosso ha fallito per una sua mancanza, non un mio capriccio: si è riempito la bocca di parole grosse, forse troppo per le sue capacità e probabilmente ora si trova nella Roccia in qualche prigione sotterranea, oppure morto stecchito in una delle tante landa dimenticate di quelle aride terre. Il tempo è finito mesi or sono, non si stringe un patto consenziente ed equo con me senza essere certi di poterne sostenere il peso. Iniziate a programmare un futuro privo della simpatia del moccioso perché ci vorrebbe un miracolo per riportarlo al sole di Suna. E non credere che questo non sia anche per me un peso tremendo: avevo usato tutto il mio sapere e la ma influenza per riesumarlo dalla tragedia di Iwa, avevo investito tutto nel suo genio e nelle sue capacità, avevo pagato a peso d'oro servigi che mai potrò ricevere. Un errore che non intendo perseguire anche con te, alla luce di quanto emerso oggi. "

    Così era questo il destino che aveva attanagliato il manipolatore del vento; un patto con Diogene non rispettato, una sentenza di morte difficilmente reversibile. Quella frase era rivolta anche al marionettista che aveva forse con troppa leggerezza stretto la mano del jonin otese. Quindi Aloysius di alzò dalla sedia e, riponendola in maniera ordinata sotto al tavolo, continuò a rispondere alla secondo punto sentenziato da Hohenheim.

    " Ed ecco cosa penso dell'amato Yonbi. Lo avete perduto e poi siete stati incapaci di trovarne rimedio. Cosa sarebbe accaduto se, per qualsiasi capriccio, avesse deciso di lasciare il deserto e seminare distruzione nel Vento e altrove? Cosa sarebbe accaduto se la vostra debolezza lo avrebbe esposto alla mercé di Ame, Kumo o gli Hayate? Avreste fornito la più potente arma mai vista dall'uomo al nemico, un prezioso che l'accademia al tempo vi donò con la promessa di esserne i custodi. Ebbene AVETE FALLITO. Il Quattro Code resta ad Oto, da chi ha avuto la forza per portarlo al sicuro. Decideremo noi quando sarete in grado di assolvere ai doveri che tale potere comporta. "

    Aveva risposto con la stessa carta usata dal jonin: l'Accademia quaranta anni prima aveva distribuito i codati tra i quattro villaggi rendendone garanti e responsabili. Con quelle parole ora il Suono stava reclamando il diritto di essere il nuovo custode del Gorilla poiché decaduto per incapacità era il diritto di possessione dei sabbiosi.

    " La riunione dei Kage è alle porte. Vedremo in quella sede a chi spetta decidere sull'uso del Cercotero in relazione alle minacce che ci troveremo a fronteggiare. Lo Yonbi rimane un'arma da poter usare in guerra e io ho tutta l'intenzione di sfruttarla. Detto ciò la mia proposta rimane valida: segnala il nuovo contenitore e, quando sarà il momento, fallo trovare pronto per assolvere al suo destino. Suna riavrà, quando ne sarà meritevole, il suo Demone. "

    Aloysius aveva finito. Grosso era il suo rammarico nell'aver trovato una marionetta dell'accademia e non un uomo che ragionasse con la propria testa al comando della Sabbia. Ancora una volta avrebbe dovuto fare tutto da solo, ancora una volta aveva mal posto i suoi sforzi e le sue speranza.

    0AHqM6X



    CITAZIONE
    OT/ Cazzo ma c'era sta giocata appesa! Vai Hohe :guru:/OT
     
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    Come se il tempo non fosse mai passato


    VI



    Le parole di Diogenes gli calarono addosso come un macigno. Hohenheim sapeva che qualcosa di terribile poteva essere capitato al Rosso, ma sentire quella sentenza di morte uscire dalla bocca di Diogenes - proprio da lui, tra tanti - gli gelò le membra e gli strinse il cuore in una morsa terribile. Davvero così doveva finire la storia del più grande tra tutti i ninja di Suna? Morto in un paese straniero, manipolato da chi doveva essere suo alleato, perduto per sempre in un incarico nel quale non si sarebbe mai dovuto buttare. O forse ancora vivo ma prigioniero chissà dove. Una prospettiva migliore, che gli dava la speranza, forse mal riposta, di cercarlo fino in capo al mondo. E chissà se le parole del Colosso erano pure vere! Chissà che quello non fosse un articolato piano per ferirlo, distruggere la sua fibra mentale o condurlo alla pazzia! Questo era il potere di un uomo come Diogenes: forte nelle arti ninja quanto nella gestione e manipolazione delle informazioni.

    Davvero Hohenheim si sentiva sconfitto, ora ancora più duramente che non durante il loro ultimo scontro fisico. Le parole di Diogenes si erano insinuate nella sua mente, lo avevano scalfito e poi spezzato. Prima riportando alla sua mente gli eventi dimenticati della propria morte e rinascita, le terribili azioni che aveva compiuto nell'incubo della resurrezione impura. Quindi avendogli svelato il destino amaro riservato al suo amico più caro e leader della Sabbia. Quanti colpi si possono reggere prima di crollare? Anche per un ninja esperto come Hohenheim, quanti? Forse sarebbe riuscito a mantenere la compostezza nel viso e nel corpo, ma Diogenes avrebbe scorto nel suo silenzio la prova di aver colpito dritto al suo cuore.

    ...

    Le parole gli morivano in gola, permettendo al Mikawa di continuare il suo assalto verbale, ed attaccando l'incapacità di Suna di gestire lo Yonbi. Anche da questo punto di vista, la mancanza di informazioni rendeva il jonin della Sabbia debole. Non sapeva perchè lo Yonbi fosse libero di agire in primo luogo, come era stato perso e ritrovato. Da quando aveva assunto una carica di rilievo, ne monitoravano la permanenza nel territorio del Vento, ma l'ordine di recuperarlo non era mai arrivato, non a lui per lo meno. Sull'ultimo punto, il giovane ninja riuscì comunque a dire:

    Ebbene che allora sia l'Accademia a decidere. Ma, se come dici tu, sarò io a governare sulla Sabbia, allora io sarò il garante della custodia dello Yonbi. Ed io ed i miei compagni di villaggio non falliremo una seconda volta.
    oCUntdn

    Il jonin si alzò quindi dalla sedia, e si distanziò dal tavolo che li aveva ospitati fino a quel momento. Mi sembra che non ci sia altro che dobbiamo dirci, Diogenes dei Mikawa. Come al solito, la tua visita porta più dolore che piacere e qualsiasi intento di collaborazione tu possa mai avere avuto venendo qui, sappi che ha solo sfibrato ulteriormente i deboli rapporti che ci sono tra i nostri due villaggi. Fece quindi un gesto della mano ad indicare la porta. Shunsui chiamòscorta il nostro ospite verso l'uscita del villaggio e assicurati che la imbocchi. Disse in tono glaciale, non staccando gli occhi di dosso al Colosso dei Mikawa. Il tempo della conversazione era terminata.

    [...]



    Se Diogenes avesse deciso di andarsene, Hohenheim avrebbe preso il volo su uno dei suoi costrutti di argilla, mentre Shunsui accompagnava l'Otese alle porte del villaggio. Naturalmente, non si sarebbe sentito tranquillo nel lasciare che il chunin eseguisse quel compito senza supervisione. Quindi li tenne d'occhio dall'alto, fin quando il jonin del Suono non fosse uscito fuori dalle porte del villaggio, e queste non fossero state ben chiuse alle sue spalle. Daishin ormai avrebbe dovuto accorgersi della presenza del Colosso nel villaggio, e probabilmente aveva già messo in piedi tutte le precauzioni necessarie.

    Quindi Hohenheim avrebbe spinto la sua creazione a volare sempre più in alto sopra Sunagakrure. A 500 metri di altitudine, le case sotto di lui sembravano solo delle incomprensibili forme nel grande deserto dell'Anauroch. Era da solo e nella Casa del Vento - così amata da Hoshikuzu - lì dove i venti erano fortissimi ed il loro rombo era sovrano. Fu a quel punto che Hohenheim non potè più trattenersi. Urlò quanto più forte i suoi polmoni gli concedevano, cercando di svuotarsi di tutto il male che gli era stato inflitto in quel breve incontro con Diogenes. Urlò fin ben oltre le sue possibilità, fin quando il dolore che avvertiva nella gola non fu insopportabile, e le corde vocali gli si spezzarono. Potè quindi solo piangere della sorte che gli era stata inflitta, e di quella che era stata inflitta ad Hoshikuzu. Ora era solo lui a sostenere il fardello della Sabbia. Ora era solo lui ad abitare la Casa del Vento.




    Edited by - Hohenheim - - 7/1/2020, 19:48
     
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    Non c'è più tempo


    V



    Shunsui aveva capito che quella conversazione era finita ben prima che Hohenheim si alzasse per dargli l'ordine di scortare Diogenes fuori dal villaggio. Per questo era riuscito a trovare il tempo per fare altro oltre che semplicemente ascoltare la conversazione di quei due ninja estremamente interessanti. Del resto, non gli si poteva affidare un artefatto di tale bellezza, una spada così unica come Mumei, un oggetto così importante da richiedere al Colosso la necessità di stringere un patto mortale, e non dargli un'occhiata approfondita.

    Quindi, mentre Shunsui presenziava l'incontro, al contempo le sue marionette al di fuori della casa avrebbero avuto il tempo ed il modo per analizzare la spada a cui Diogenes tanto teneva. Shunsui aveva grandi capacità come inventore ed artigiano, tanto da poter essere in grado di realizzare qualsiasi meccanismo, arma o armatura, veleno o tonico per le sue marionette. Se quella spada era qualcosa di più che una semplice arma con qualche meccanismo dentro, lui lo avrebbe scoperto, coadiuvato dal suo essere esperto in sigilli.

    Tuttavia, allo scadere del tempo a lui concesso, aveva scoperto non poi molto sulle effettive caratteristiche dell'arma.

    Quando Hohenheim diede l'ordine e Shunsui fece strada al futuro leader del Suono, l'arma era già stata rimessa nella sua bara spaziotemporale all'interno di un rotolo. Da questa parte, Diogenes-sama disse facendo strada mentre le tre figure incappucciate si sistemarono in formazione intorno a loro. Nel cielo, una sagoma scura tradiva la presenza del jonin bambino. Considerando quello che si erano detti, non era strano che Hohenheim volesse tenerli sott'occhio. In realtà, l'intero villaggio era in allerta. Ma, anche questo, Diogenes poteva bene immaginarlo.

    Le porte di Suna si stagliarono dopo breve di fronte a loro, e ben presto le raggiunsero. Varcato il confine che esse delimitavano, Shunsui attese che il portale si chiudesse e quindi porse all'Otese i suoi effetti personali.

    Sembra che il vostro incontro non sia andato nel verso che desideravate. Me ne rammarico. Io invece ho trovato molto istruttiva la visita. Direi che questo non sia più necessario, sbaglio? Disse il chunin sollevando la mano con la quale aveva stretto il Patto di Sangue con il Colosso dei Mikawa. Mumei era stata consegnata senza un graffio al suo proprietario, ed ora il suo dovere era concluso.

    Invidio la conoscenza che avete del mondo, Diogenes-sama. Disse quindi ad un certo punto, lasciando quella frase per metà inespressa nè aggiungendo altro che potesse dare la minima idea al suo interlocutore di dove volesse andare a parare. Invece, Shunsui rimase fermo a sorvegliare la porta, lasciando il tempo al Colosso di continuare quella conversazione, o di prendere la strada del ritorno.



     
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    " Una seconda possibilità è un privilegio che va guadagnato. "

    R10cnBE

    Rispose così difronte alle pretese del jonin, ormai sfibrato dalla discussione con Aloysius. Era palese, sin da quando aveva messo piede in quell'umile casa, che la presenza stessa dell'otese aveva perturbato il suo animo. Il colosso si era giocato tre carte che pesavano come macigni sulle spalle del ninja delle squadre speciali: la fine di Hoshi, il suo passato da cadavere dell'Edo Tensei e il destino dello Yonbi. Argomentazioni che per quanto l'ex kiriano provasse a confutare e portare dalla sua parte, in cuor suo sapeva di peccare; si perché per quanto il Mikawa non fosse certo uno stinco di santo, corrispondeva al vero il fatto che fosse stato proprio l'eccentrico inventore a scegliere consapevolmente il suo destino e che fossero stati i ninja di Suna a perdere il Demone, dimostrandosi carenti. Quanto al passato dell'argilloso, poi, sebbene macchiatosi di indelebili atrocità, il bomberman doveva molto al Garth e ad Eiatsu, il quale gli aveva fatto dono di una seconda vita. Già...quella che il ragazzo stava vivendo era già la sua seconda possibilità.

    E per Diogene la stava nuovamente sprecando.

    Ormai erano tutti e due in piedi attorno al vecchio tavolo in argilla; i due jonin si erano vomitati l'un l'altro parole severe e dolorose ma il rischio di uno scontro sembrava scampato e anche i due genitori del Colosso parvero accorgersene tirando un sospiro di sollievo. L'ultima imbeccata del giovane prodigio della Sabbia decretò la fine della discussione, rivelatasi con grande disappunto del capoclan infruttuosa.

    " Tu sei solo una mela marcia caduta lontano dall'albero, un figlio che si ribella stupidamente al volere del padre forte di convinzioni che solo il tempo gli insegnerà essere fallaci. Io sono venuto qui mettendo sul piatto la verità e lo stato delle cose, tu solo un muro di ignoranza e paura.

    Io sono l'incarnazione del sinolo di Oto e Suna, il ponte tra questi due villaggi...farò grande le mie due case anche senza il tuo aiuto, tu che sei solo un "uomo" di passaggio. "


    Così si chiudevano i rapporti tra il Suono e la Sabbia, con l'odio di Hohenheim e la delusione di Aloysius. Un ultimo sguardo in direzione della madre, la quale aveva gli occhi ricolmi di lacrime, e poi si diresse verso la porta seguendo il guardiano del villaggio; Ferrid invece si alzò di scatto e, ritrovando la forza e il coraggio di altri tempi, alzò la voce indicando con il dito un punto lontano oltre l'ingresso appena aperto:

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    " Non tornare mai più, mostro! Suna non è più il tuo villaggio e questa non è più la tua casa! "

    Che ironico è il fato: un discendente della linea diretta di Sangue, un guerriero spietato e inflessibile, uno scienziato avido e immorale ridotto ad un vecchio storpio dalla malattia. Il ricordo della frusta usata nei primi addestramenti per attivare i geni assopiti del clan, delle notti passate insonni nella spettrale Villa, delle prove mortali e della mancanza di affetto ritornarono alle mante del Colosso in un istante facendogli ribollire il sangue. I vetri rotti della capsula, il suo volto deturpato e segnato da profonde rughe, quegli appunti trovati nel laboratorio segreto e i calcoli rivelatisi sbagliati. Ohhh avrebbe voluto dire molte cose, l'ei fu Siomaru, all'uomo che ora gli stava puntando contro il dito. Tuttavia non si voltò nemmeno e accucciandosi per non sbattere con la testa contro l'uscito della dimora disse con un filo di voce prima di chiudere la porta e lasciarsi tutto alle spalle:

    " Quello che sono è solo merito tuo. Mi hai fatto tu così, padre. "

    :::

    Il tragitto per le mura del villaggio sarebbe stato questa volta rapido e senza deviazioni; Diogene avrebbe seguito il chunin senza proferir parola accertandosi solamente che Mumei fosse ancora lì con lui. Il vincolo che suggellava la sicurezza dell'arma era stato necessario proprio per via della maestria che l'artigiano aveva mostrato in quanto a meccanismi ed equipaggiamenti; Aloysius tuttavia non poteva immaginare fino a che accuratezza la vista e il tatto allenato dello shinobi potesse arrivare. Di fatto risultò lampante al sabbioso che dentro l'involucro metallico era custodito un qualche genere di segreto: il sangue contenuto all'interno si muoveva autonomamente e continuamente si generavano nuovi flussi capaci di muoversi in maniera asincrona e peculiare, come se ognuno avesse una sua personalità...Non c'erano dubbi, quell'elsa era viva! Un altro dettaglio avrebbe fatto letteralmente fremere di curiosità il ragazzo: a detta del Colosso, Mumei doveva avere più di 400 anni e se non corrispondevano a menzogne le dicerie sullo spirito guerriero dei Mikawa e dell'attuale capoclan doveva essere stata impiegata in un numero spropositato di guerre...allora come diavolo faceva il metallo di cui essa era composta ad essere letteralmente intatto?! L'irregolarità del filo della lama non era affatto il risultato di migliaia di scontri bensì la minuziosa attenzione e grande manualità di un qualche fabbro! Non c'era un graffio o una cricca, era come se Lei fosse in gradi di rigenerarsi in qualche modo dopo ogni battaglia.

    Sin dal primo incontro, Diogene aveva etichettato il guardiano come un ninja interessante: oltre ad essere un abile marionettista, dimostrando di saper controllare più marchingegni contemporaneamente, si era gettato a capofitto nel rompicapo del Patto di Sangue per il semplice desiderio di essere partecipe di quella tecnica criptica, oscura e di altissimo livello. Quel genere di amore per la conoscenza era qualcosa di raro e che difficilmente si poteva frenare. Salvo iniziative del sunese, sarebbero arrivati fin sull'orlo dell'accesso al villaggio; era certo che avevano tracciato ogni suo spostamento e annotato ogni sua azione fin dal principio quindi agì solo all'ultimo, nel momento in cui Shunsui avrebbe ridato la leggendaria lama al suo proprietario. In quel frangente, quando il palmo del Mikawa si fosse aperto per afferrare il manico, il chunin avrebbe potuto vedere un bigliettino nascosto al suo interno: sarebbe stato lui stesso a decidere se prenderlo o meno, il Garth si sarebbe limitato ad aprire quello spiraglio verso il promettente shinobi. Accettare o meno il "dono" dello sgradito ospite non avrebbe cambiato il saluto finale.

    " Ci rivedremo Abara, seguirò con attenzione la carriera. "

    Quindi se ne andò, era la terza volta che si lasciava quell'imponente fenditura alle spalle senza sapere se l'avrebbe rivista. Ma il suo passaggio non era passato inosservato e il suo segno era stato impresso nell'animo dell'insofferente artista così come nella curiosa mente del marionettista, il quale se avesse trovato il coraggio per spingersi verso l'ignoto avrebbe potuto leggere il messaggio del tenebroso Otese [Inchiostro di Sangue ]


    Se condividi le parole di Hohenheim puoi fermare la tua lettura qui ma ricorda, il cristallo più puro non nasce tra le sabbie del deserto ma nella roccia più dura.
    ioi.jujjrujiijijri N oio.uujrrojruriuir E



    Le scritte sarebbero svanite insieme a quelle coordinate criptate, impresse solo nella mente di Shunsui.



    Edited by DioGeNe - 8/1/2020, 09:07
     
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    Sapere Rosso


    VI



    Ah...quindi è così... pensò mentalmente il chunin dopo aver analizzato a l'arma leggendaria del Colosso di Oto. Sebbene non avesse completamente inteso il range delle capacità dell spada, aveva avuto un piccolo assaggio della sua vera potenza. La sua ottima fattura tradiva secoli di tradizione ed una perizia che sorpassava innumerevoli volte quella del marionettista. Chissà cos'altro nascondeva. Non c'era da stupirsi che il Colosso ci tenesse tanto.



    [...]


    All'uscita del Gate di Suna, anche il Colosso fu parco di parole. Eppure, se quell'evento aveva insegnato qualcosa, era che, a volte, dire qualcosa in meno poteva causare meno problemi a tutte le parti. Tuttavia. il Colosso aveva molte altre cose da dire a Shunsui, e le materializzò nella forma di un piccolo foglietto sul palmo della mano. Shunsui lo afferrò quando gli ridiede Mumei, senza nemmeno pensarci. Così come per il Patto di Sangue, qualsiasi cosa quell'uomo aveva da dargli, probabilmente il sunese l'avrebbe voluta...al giusto prezzo, si intende!

    Mentre Diogenes si incamminava per la via per l'Anauroch, Shunsui lesse brevemente le parole cremisi che l'otese aveva pensato per lui. Chiaramente, il jonin del suono aveva visto qualcosa nel marionettista che li accomunava: per lo meno l'interesse di continuare una conversazione al di fuori degli schemi di ciò che è lecito o addirittura possibile. Shunsui non si faceva illusioni: Diogenes avrebbe fatto il suo gioco, per i suoi fini. Ma anche lui avrebbe fatto lo stesso.

    Mentre l'inchiostro sul foglio sbiadiva, un familiare calore gli avvolse il petto, espandendosi nel suo corpo. Era la prospettiva di una nuova porta che si apriva, ed il mare di interessanti scoperte che questa poteva sbloccare. Le lettere delle coordinate criptate nel messaggio del Colosso gli vorticavano freneticamente nella mente, come un'ossessione. CI sarebbe voluto un po' per scoprirne i segreti, ma non era questa in fondo la sua passione?

    Il chakra della terra percorse la sua mano ed inondò il foglietto indurendolo, quindi criccandolo ed infine riducendolo ad una manciata di polvere che si sparse nell'aria. Shunsui tornò alla sua posizione di guardia voltando gli occhi al cielo. L'ombra di Hohenheim si era allontanata. Il jonin di Suna aveva probabilmente i suoi demoni da affrontare, così come Shunsui aveva i suoi, mentre quelle criptiche lettere vorticavano nella sua mente instancabile.


     
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    ehm...da qualche parte

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    Rinnovare l'equipaggiamento


    Ritorno alla Sabbia

    Era ormai parecchio tempo che il Mizukiyo rifletteva sull'esigenza di migliorare le proprie armi, visto che le sue stavano diventando obsolete per via della difficoltà sempre crescente delle missioni che gli venivano assegnate, e spesso si ritrovava a parlarne con il suo vecchio amico Izumo, solitamente chiacchierando in fumetteria; il ragazzo aveva deciso di seguire la strada del ninja dopo essere stato licenziato dal suo vecchio lavoro, ma non aveva mai avuto una grande passione per quel mestiere.
    Sai che ti ci vorrebbe? Un tridente.
    Tipo quello di Mizuman? Esatto! Sarebbe fichissimo! Ma hai letto l'ultimo capitolo? ovvio! Te l'avevo detto che Tanara è cattiva.Ma non sembrava cattiva, io pensavo che si sposassero. E comunque, i fabbri di Kiri non fanno queste cose, hanno solo roba standard.
    E allora perché non provi a Suna?
    Perché a Suna?
    Mio padre c'è stato un sacco di volte, dice che hanno aperto dei laboratori in cui fanno qualunque tipo di roba per ninja.
    Sì, va bene, ma un tridente che comanda gli oceani mi sembra comunque un po' esagerato.. Magari ci faccio un salto, ma sicuro che stia solo a Suna, questa cosa?
    Il genin non conservava un bel ricordo del villaggio della Sabbia, essendo quasi morto disidratato solo per arrivarci, ma se avesse potuto ottenere così delle armi molto più pregiate e potenti di quelle che aveva attualmente, ci avrebbe ritentato volentieri.

    Stavolta non si lasciò cogliere impreparato dall'asfissiante caldo di quel deserto e non fece di nuovo l'errore di volerci arrivare a piedi; il suo corpo non era affatto abituato a sopportare alte temperature e l'aria secca che lì si respirava, quindi, nonostante fosse inverno, si vestì molto leggero e si portò dietro svariate scorte di acqua e the freddo, oltre ad un grosso ombrello per ripararsi dal sole.
    Durante il viaggio nella carrozza che aveva affittato, cercò di ingannare il tempo leggendo alcuni fumetti, in particolare i capitoli 4 e 186 di Mizuman, i suoi preferiti in assoluto, mentre difronte a lui, uno dei grossi leopardi con cui aveva già condiviso un'avventura, sonnecchiò quasi per tutto il tempo. Fu quando quest'ultimo spalancò l'enorme mascella per sbadigliare, che Ryuu approfittò dell'occasione per alzare gli occhi dal libro ed interloquire un po' con lui.
    Ehi...mica te la sei presa perché ti ho evocato solo per farmi compagnia?
    Nah...per questa volta non fa niente. Mi serviva un po' di riposo, troppi turni di guardia in questo periodo. E con "questo periodo" intendo da quando sono nato. Il gattone si stiracchiò e sbadigliò ancora una volta, prima di riprendere a parlare con tono pigro, senza disturbarsi ad alzare la testa o aprire.gli occhi. Dirò ad Hikari che ti serviva aiuto per proteggere la tua tana.
    Ancora non mi sopporta, eh?
    No, anzi. Lei e tutto il branco sono rimasti molto colpiti quando hai ucciso il cacciatore. L'altro giorno ho sentito che parlava di te e ti ha definito "quel ragazzetto strano".
    Ah...ma non è molto bello.
    Perché non sai come ti chiamava prima.
    Ryuu non godeva di molta popolarità tra i leopardi di Kiiroshi, specie nell'AltoBranco, ma da un po' di tempo, alcuni membri avevano iniziato ad accettarlo, in particolare Kurobaku e suo fratello, con i quali aveva passato diversi giorni insieme nella foresta, imparando a conoscersi a vicenda; difatti, pur sapendo che Kurobaku fosse un grande guerriero e cacciatore, sapeva anche bene che sarebbe bastata la promessa di qualche giorno di relax e pasti gratis, per garantirsi la sua collaborazione.
    Una volta giunti all'ingresso del villaggio, il genin e l'abnorme felino scesero dal calesse, il primo in canotta, con un piccolo barile d'acciaio sulla schiena ed un ombrello chiuso appeso alla cintola, ed il.secondo con altri 2 barili legati sul dorso. Quest'ultimo seguì il ninja fino alla postazione dei guardiani, attendendo ed osservando il suo evocatore sbrigare il solito rito per entrare in un villaggio straniero.
     
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    Falce dei Kaguya


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    Incontro Casuale


    Alle Mura di Suna



    Era una giornata come tante per la nostra piccola Ryugi: missioni minori per una genin che non aveva ancora avuto modo di farsi notare nel mondo dei "grandi" (anche se confidiamo che dopo le disavventure con scimmie e suricati questo non duri ancora a lungo).
    Quel giorno, in particolare, siccome sulle Mura di Suna non c'era mai un guardiano dai tempi di Hamano Iga, eccetto qualche raro caso in cui si trovava a sorvegliarle un chunin marionettista che lei non aveva ancora avuto modo di conoscere, le fu ordinato di occuparsi di sorvegliarle.
    Una genin. Che non conosceva nemmeno i controlli del chakra. Vi rendete conto sì?
    Comunque, sorvoliamo su questi particolari e raccontiamo un pò la giornata della nostra piccola Nekki, vi va?
    A dirla tutta, fu un pò noiosa: qualche ripasso sulle abilità del suo clan, qualche strategia pensata ed appuntata sulle sue carte ninja, ma più di quello, niente di che... finché non vide qualcuno avvicinarsi dal vasto deserto.
    E con qualcuno, parliamo di un duo piuttosto pittoresco.
    Un ragazzetto, anche magrolino diciamolo, in canotta e con un barile legato dietro la schiena e, vicino a lui, un grosso felino chiazzato con altri due barili legati addosso.
    Il primo istinto di Ryugi fu di suonare l'allarme, dopo aver conosciuto Tasaki di Oto che l'aveva fatta dormire in stanza con due grosse donnole e l'aveva costretta a bere del latte, ma fermò quel istinto, era nel suo villaggio e quello, per quanto strambo non era il chunin sociopatico.
    Il secondo istinto era di chiamare aiuto per sapere cosa fare, ma se voleva dimostrarsi una kunoichi valida della Sabbia, avrebbe dovuto evitare anche quella di azione.
    Così fece seguito la terza opzione, uscire dalla postazione di guardia, che era anche abbastanza fresca, ed avanzare sulle mura, fino a portarsi a distanza di voce: Ch... ch... chi s... s... siete? E ch ch ch... E cosa volete?, domanda semplice, ma ancora dei rimasugli di balbuzia restavano.
    Identificatevi.

    Forse la giornata non sarebbe stata poi tanto monotona.
     
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    Migliorare l'equipaggiamento


    La guardiana carina


    Il caldo continuava ad imperversare e il kiriano sentiva già i suoi liquidi abbandonarlo rapidamente, tanto che dovette cedere alla tentazione e prendere il tubicino attaccato al piccolo barile che aveva dietro la schiena, e portarselo alla bocca aprendo intanto la valvola per far partire il flusso; grazie all'acciaio di cui era composta la botte, l'acqua era rimasta ad una temperatura decisamente gradevole e la sensazione di freschezza lo inondò istantaneamente, tanto che nell'attesa che gli si avvicinasse uno dei guardiani ne ebbe già ingurgitato mezzo litro.
    Alla fine fu una ragazza alquanto carina a presentarsi e chiedergli chi fosse e cosa volesse; domande più che comprensibili e che il genin stava già aspettando, ma fu la balbuzie della giovane a portare il suo volto a schiudersi in un sorriso, non di derisione ma di tenerezza, come se quel difetto di pronuncia le aggiungesse una nota dolce che la rendeva ancora più carina. Prima di parlare, allungò di nuovo la mano dietro la schiena per chiudere la valvola e staccarsi il tubo dalla bocca
    Salve. Mi chiamo Ryuu, genin di Kiri. Ehm-sono venuto per conoscere un armaiolo. Sto cercando qualche arma migliore per il mio equipaggiamento e mi hanno detto che i vostri sono bravi. Disse sinceramente, attendendo poi che, come da procedura, gli venisse chiesto di consegnare le proprie armi.
    Ah, giusto. Ecco qua. Avrebbe detto nel caso in cui gli fosse stato richiesto, slegando dalla cintura la propria sacca porta-armi e la wakizashi. Dove posso lasciarle? Avrebbe aggiunto, con un altro sincero sorriso. Se la ragazza fosse parsa indecisa o sembrasse non avere intenzione di chiederglielo per via della sua inesperienza, ci avrebbe pensato Ryuu stesso a ricordarle cosa fare, dall'alto dei suoi anni passati a fare il guardiano. Ora dovrei consegnarti il mio equipaggiamento, giusto?
    Per comodità non aveva portato con sè la cotta di maglia, ma in quel momento pensò che però sarebbe stata una buona occasione per sfoggiare il suo fisico che andava via via formandosi con gli allenamenti...


    Edited by Yusnaan - 10/2/2020, 20:30
     
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    I doveri della Guardiana...


    Conoscerli aiuterebbe



    Il nuovo giunto, che stava bevendo qualcosa dalla tanica che si portava dietro, si rivelò essere un ninja di Kiri.
    Ryugi aveva sentito parlare del Villaggio della Nebbia, ci era persino stata in una delle sue prime missioni, quando ancora era una ragazzina, ma in effetti non ne conosceva poi così tanti ninja.
    Quel tipo che stava lì a bere e parlava di comprare armi a Suna gli sembrò un pò meno simile all'idea che s'era fatta dei ninja di Kiri, durante le ore passate nella biblioteca di famiglia, con tutti quei libri sulla Nebbia di sangue e su guerrieri folli, come uno degli ultimi Mizukage, l'Ottavo, che si diceva collezionasse i cadaveri dei suoi nemici (cosa più che falsa, se proprio ve lo steste chiedendo come la nostra piccola Nekki).
    Ad ogni modo, le sue elucubrazioni la distrassero quei secondi necessari all'altro per suggerire lui stesso che avrebbe dovuto consegnare le armi.
    Sì, gggg...g... giusto! L... l... le a...armi, grrrrr... grazie., confermò, imbarazzata, mentre l'altro si avvicinava.
    Guardò la wakizashi e la sacca, appuntandosi mentalmente che avrebbe dovuto riporle nell'armeria ed appuntarsi a quale ninja appartenessero, prima di alzare lo sguardo verso lo shinobi kiriano: Che tttt.. tipo di a..armi c..ce...cerchi? Il D... D... DESERT è p... per... per... perfetto, pe... pe... per te, pe... pe... pe... penso., avrebbe suggerito a quel punto.

    Ryugi, dai suoi da poco compiuti quindici anni, non era poi così alta, e forse anche per quello, dopo quelle poche parole, rivolse l'attenzione al mastodontico felino: D... d... deve entrare aaaaa aaaaa anche lui?, chiese ancora, decisamente intimorita da quel grasso gatto maculato (o almeno tale lo definiva, non conoscendo i ghepardi).
     
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    Rinnovare l'equipaggiamento


    DESERT


    Il genin kiriano sorrise di nuovo difronte all'impacciata guardiana, mentre le consegnava le proprie armi, ma non certo un sorriso di derisione; si era trovato già altre volte a parlare con persone balbuzienti e non gli dava affatto fastidio, lasciandole finire pazientemente le frasi come se non avesse davvero un difetto di pronuncia.
    Ahm-in realtà nulla in particolare. O meglio, un'idea ce l'avrei, mi piacciono le armi da corpo a corpo, ma anche delle bombe più pratiche delle solite cartabombe mi tornerebbero utili, le uso spesso. Si sentì un po' strano a dirlo, ed in effetti, forse, non dava una bella impressione dire in giro che gli piacesse far saltare in aria le cose, ma evitò di specificare che cercasse anche qualche artigiano che potesse fabbricargli un tridente come quello del suo eroe preferito, provando un po' di imbarazzo a confessare ad una ragazza quel desiderio forse un po' infantile.
    Solo nel momento in cui la ragazza gli chiese del leopardo, si ricordò che Kurobaku era ancora lì ad osservare la scena.
    Oh! Bè, sì, lui è Kurobaku, mi sta accompagnando e mi aiuta a portare l'acqua. Non sono per niente abituato a questo caldo, se non bevo in continuazione potrei evaporare. Disse, quasi ridendo, ma sapendo che non era poi così lontano dalla realtà. Puoi controllare, se vuoi. Se la giovane guardiana avesse voluto controllare, Ryuu si sarebbe avvicinato all'animale ed avrebbe aperto per un paio di secondi la valvola di ciascun barile, per farne uscire quello che conteneva, e Ryugi avrebbe potuto notare come non contenessero altro che acqua (tranne una, che conteneva the freddo), ma se avesse voluto fare controlli più approfonditi, il genin non avrebbe avuto obiezioni.
    Successivamente, il genin avrebbe ripreso il discorso delle armi di cui era in cerca, particolarmente incuriosito dal DESERT. Ah, che dicevi sul DESERT? Mi sa che mi hanno parlato proprio di quello, ma non ci sono mai stato. Purtroppo conosco poco Suna, dovrò chiedere continuamente informazioni o trovare qualcuno che mi ci accompagni.
    Indirettamente, Ryuu tentò di chiederle di accompagnarlo lì: una guida gli sarebbe stata utile e non gli sarebbe dispiaciuto passare un altro po' di tempo con quella ragazza, che se si fosse proposta di farlo, si sarebbe ritrovata davanti un ragazzo visivamente contento. Sarebbe fantastico.
    Se la kunoichi avesse quindi accettato o avesse rifiutato facendogli notare che fosse impegnata a sorvegliare le mura, il Mizukiyo avrebbe in ogni caso tentato di estorcerle una specie di appuntamento, dandole un punto di incontro per andare poi, insieme, al DESERT. Magari possiamo andarci dopo che hai finito il turno, potrei aspettarti ad un bar o una taverna...se ne conosci una, perchè io no, non mi ricordo niente di Suna.
    In ogni caso, non se la sarebbe presa in caso di un rifiuto o se gli avesse semplicemente suggerito un posto in cui chiedere informazioni, al massimo mostrando un po' di dispiacere, ma era ancora tutto da vedere.
     
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    Ospitalità


    Forse eccessiva



    C'era da dire che quel ninja di Kiri era affabile: sorrideva tanto, poi mostrò che il grosso felino che si portava dietro era una versione un pò inverosimile di un cammello, o almeno quella fu la prima idea che venne in mente alla nostra piccola Nekki, vedendolo caricarsi sulle spalle diverse botti di bevande fresche, tanto che sorrise, un pò timidamente, quando l'altro gli propose persino di bere da quelle botti.
    Nnn... no, grazie, mmm.... mi fido., lo rassicurò, malgrado le parole dell'altro di poco prima sulle cartebomba, ma, in fondo, i Nekki avevano le loro fonti di calore ed esplosioni, in più, lei aveva la passione per usare corde e fili di nylon, come poteva giudicare le strategie altrui in battaglia?
    L'altro, parlando di armi, parve interessato a saperne di più sul DESERT, così la kunoichi cercò di dargli delle spiegazioni: Il D... d...de... Desert è un la... lala... laboratorio di ricerca, mmmm ma ci vendono anche armi. E' stato creato da un jonin fra i più fa... fa... famosi di Suna: Ho ho ho hooooo ho oooo Hoshikuzu Chikuma, mmmmmm ma ora sono altri aaaaa ad occuparsene., spiegò, mentre l'altro ammetteva di conoscere poco il villaggio della Sabbia.

    Come ben sapete, la nostra piccola protagonista è di buon cuore: le piace aiutare il prossimo, specie se può farlo in nome del villaggio della Sabbia e quel ragazzo che voleva andare al Desert avrebbe, ai suoi occhi, aiutato di certo il commercio del villaggio (ricordiamo che il padre di Ryugi è un ninja, ma la madre è una commerciante della Sabbia), inoltre trattare bene un ospite da Kiri avrebbe aiutato anche la fama dal punto di vista accademico di Suna, così, alle parole dell'altro, mosse più volte il capo in cenno affermativo: Sì, c'è una ta... ta... taverna qui vicino. Ci ci ci ci po popo popopo.... possiamo trovare lì fra un paio d'ore ed andare assieme al Desert, con pia pia pia piacere., propose all'altro, pronta, eventualmente a continuare il suo turno per il restante lasso di tempo, prima di accompagnare l'altro fino al Desert, se questi avesse voluto.
     
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    Il Ritorno





    L'aveva letto su un libro una sera qualche mesetto prima:
    "Gli uomini sognano più il ritorno che la partenza"
    Jou non aveva mai negato a nessuno di voler tornare prima o poi a Suna, ma spesso nel profondo si chiedeva che cosa fosse veramente ciò che lo aveva fatto allontanare dal villaggio: era da poco diventato Genin, aveva fatto numerose amicizie ed esperienze interessanti, guadagnava i suoi soldini in maniera losca e non, e aveva una bella casetta in centro a Suna...
    Già casa sua... erano due anni ormai che ogni giorno viveva con il pensiero fisso di quella maledetta finestra che non si ricorda se l'avesse chiusa o meno.
    E conoscendosi non l'aveva chiusa

    Comunque, Jou si convinse di partire due anni fa, era un lungo periodo in cui non si sentiva felice . Il problema è che quando Jou capisce che qualcosa non va decide sempre di fare qualche cambiamento. Solo che quella volta fu drastico.
    Nel giro di due giorni organizzò tutto e se ne andò senza dire niente a nessuno.
    Aveva sempre vissuto nel caldo asfissiante del deserto e nella sabbia delle dune, quindi decise di passare il suo "ritiro spirituale", come piace chiamarlo a lui, nei boschi tra il paese del Fuoco e quello del Vento, a Sud del Paese dei Fiumi non tanto distante dal mare. Aveva conosciuto un tizio a Suna un po' di tempo prima che gli parlò di una casetta abbandonata ricoperta dai rami e le foglie delle piante. Jou decise di andare lì e abitarci, mettendola a posto il necessario e per lo più adattandosi alla situazione.
    La casetta dopo una bella ripulita dalla vegetazione e qualche chiodo e tegola sul tetto, era abitabile. E divenne casa per due anni.
    Gli piaceva l'idea della vita dell'eremita, fino a quando non scoprì una locanda non troppo lontana da dove abitava e quindi di venerdì e di sabato Jou si scordava di essere un eremita e andava a fare baldoria.
    Tra cattive compagnie, qualche allenamento di spada per non arrugginirsi del tutto e un bel po' di risse da bar passarono due anni.
    Due anni che lo stufarono.

    L'idea del tornare a Suna, a casa sua, lo tormentava da un bel po'. Sapeva in sè che quello che voleva veramente era tornare in quell'arido e così inospitale villaggio della Sabbia, e forse era partito proprio per questo.
    Voleva capire veramente quanto fosse importante per lui una casa come Suna, non una baracca in mezzo al bosco.
    Si divertì tantissimo per carità, imparò tante cose sulla natura e sulle piante, e divenne sicuramente più riflessivo e calmo.
    Però il suo posto era in mezzo alla gente del villaggio.

    Zaino in spalla tornò su suoi passi, fece lo stesso identico percorso dell'andata e dopo qualche giorno di viaggio vide finalmente in lontananza quel grosso tumulo in mezzo al deserto che era Suna.
    Un brivido gli percosse la schiena, stava tornando davvero a casa. Non aveva ancora pensato per un secondo alle reazioni che potevano avere i suoi superiori o i pochi amici che aveva. Tutte le sue emozioni e i suoi pensieri erano focalizzati sul tornare a casa, aprire la porta, sdraiarsi e accendersi una sigaretta.
    E scoprire o meno se quella maledetta finestra era stata chiusa o no.

    Mancavano davvero pochi metri all'oltrepassare le mura di Suna quindi si fermò un po' prima, si accese una sigaretta e attese il guardiano che lo avrebbe accolto.
    Il guardiano delle mura, una figura che lo aveva sempre affascinato e spinto a migliorare nella sua carriera ninja, peccato avesse interrotto quest'ultima per il suo viaggio.
    Una volta arrivato , prese in mano il suo zaino per tirare fuori il coprifronte del villaggio e le chiavi di casa sua
    Sono Jou Satoshi, genin del villaggio della Sabbia, assente da due anni. Vorrei tornare a casa, con permesso
     
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    Vecchie Conoscenze


    Il ritorno di un ninja di Suna



    Le Mura di Suna dovevano essere difese e, negli ultimi tempi, ci credereste? Questo ruolo era da tempo vacante.
    Ed un villaggio come Suna, chi mettete a difendere le Mura? Ma ovviamente la genin balbuziente!
    Ora, in tutta sincerità, nessuno aveva effettivamente incaricato Ryugi di occuparsi delle Mura, ma lo aveva fatto un giorno, grazie ad una leggera spintarella del padre nella gestione dei turni e da allora, per darle modo di passare più tempo sul campo che nelle biblioteche, l'intero clan Nekki aveva supportato questo ruolo, ad interim, per la nostra giovane balbuziente.

    Così, anche quel giorno, la giovane Nekki era alle Mura, impegnata a leggere, tanto per cambiare, finché non sentì qualcuno presentarsi al di fuori dei confini del villaggio, un nome che inizialmente non riconobbe, poi quando lo vide il ricordo le tornò alla mente: si erano conosciuti solo una volta, lo aveva scortato ad incontrare suo padre, quando lei era ancora una studentessa, quasi tre anni fa.
    E diciamolo, il nome non se lo ricordava, ma la zazzera? Quella la riconobbe.
    Pppppppppppppp pipipipipipipipipip piapiapiapiapipaipaipaipaipa..., un grosso respiro, Piacere didididididididi di vevevevevevev vederti, Jou-saaaaaaasaaaasaaaasama, esordì, affacciandosi dalle mura.
    Dodododododododododododododododo Doveeeeeee sssssssss sei statstatatstasta stato dududududududududu due aaaaaa anni?,avrebbe chiesto, prima di ispirare di nuovo profondamente, in attesa di una spiegazione da parte dell'altro, non che si sentisse in diritto di impedirgli di rientrare, ma era suo dovere avere questo tipo di informazioni, specie dopo due anni d'assenza.
     
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    La Piccola Balbuziente??





    Fumava tranquillo guardando sempre in alto, aspettando che qualcuno scendesse e domandandosi se fosse cambiato qualcosa all'interno di quelle mastodontiche mura che proteggevano così tanto.
    Suna, un villaggio nato come ritrovo e riparo da viandanti del deserto; dopo un po' questi viaggiatori trovarono un'identità comune e si stabilirono lì in mezzo alle dune, come solo dei pazzi potevano fare. Costruirono le prime mura per ripararsi dalle forti bufere del deserto, ma presto divennero molto di più, divennero un simbolo.
    Le mura sono ciò con cui ogni Sunese è cresciuto, e Jou si ricorda di quando da ragazzino riusciva sempre a trovare un modo per salire le scale sorvegliate e stare anche solo due minuti in cima alle mura a guardare l'orizzonte e il villaggio.
    Si fumò la sua prima sigaretta sulle mura del villaggio.

    Fuori dalla sua visuale sentì una voce timida parlare: Jou fissava in alto come se qualcuno si fosse dovuto paracadutare, in realtà la guardiana si presentò davanti all'afro.
    Ma che cazzo...
    La bimba timida balbuziente che lo aveva aiutato con la storia con suo padre? Quella bambina??
    Ne ebbe la conferma quando cercò di chiedergli dove fosse stato quei due anni, più o meno il tempo che ci mise Ryugi a porre la domanda
    Eh... è molto bello rivederti Ryugi-chan ma questo non è forse il momento di spiegarti tutta la storia Jou fece qualche passo in avanti sorpassando la figura della bambina per cercare di dare una migliore occhiata all'ingresso del villaggio. Sembrava che non ci fosse nessuno.
    Nessuno tranne lei.
    No non è possibile... Si rigirò verso la ragazzina squadrandola per qualche secondo.
    Ryugi-chan, non so come chiedertelo senza essere scortese, ma mi hai chiesto del mio viaggio perchè ti mancavo o perchè stai facendo di guardia all'entrata? Davvero hanno messo te come guardiana di Suna? No aspetta, cosa mi sono perso in questi due anni? L'amministrazione è impazzita?
    Jou non aveva la più pallida idea che Ryugi fosse una Kunoichi e che in quei due anni si fosse allenata duramente mentre lui andava a bere e a fare botte alla locanda.
    Doveva ancora realizzare che in due anni Suna fosse cambiata, e che il villaggio di certo non stava ad aspettare lui per andare avanti
     
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