Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Amministrazione


    VI



    Tirai un sospiro di sollievo quando riuscii a far comprendere la mia posizione al Jonin sulla definizione di minaccia, fu francamente liberatorio. Allo stesso tempo non potei dare torto al Jonin. Le sorprese erano il nemico principale della nostra professione. Una sorpresa poteva rovesciare un piano, e un piano rovinato compromettere una missione e con essa la vita delle persone. Però allo stesso tempo eravamo anche professionisti e come tali addestrati a sopravvivere, affrontare e risolvere gli imprevisti, oppure scappare salvandoci la pelle da questi ultimi.

    Sì, la nostra non era delle migliori delle posizioni e sì, più si avanzava di grado più il peso della responsabilità si faceva pesante. In primo luogo con un breve discorso mi limitai a rispondere al suo ordine: - Sarà fatto, Jonin. Pulirò come ordinato. – ed avrei esattamente eseguito il compito. Non mi sarei di certo comportato come Hebiko, o meglio non mi sarei abbassato al suo livello. Ero un Chunin e, sì, avrei pulito i bagni, assolvendo all’ordine ricevuto. Ovviamente, e questo sarebbe giunto in seguito, nel caso di commenti inopportuni o sarcastici alle Mura avrei reagito di contrappasso nei confronti di sottoposti o spiritosi. Era così che funzionava, no?

    In secondo luogo condivisi pienamente i giudizi successivi del Yakushi. Era ovvio, insomma. Mai avrei tradito l’Accademia. Avevo già visto cosa il Potere senza regole poteva comportare e sapevo che doveva essere controllato e l’Accademia era senza dubbio lo strumento più efficace; la missione ad Iwa, e le sue conseguenze, del resto erano ancora impressa intensamente nella mia testa. Allo stesso tempo annuii sulla definizione di giusto e legale. Era precisamente quello che pensavo e condivido pienamente. Giusto per me era riprendermi ciò che era di mio diritto nel mio Clan e legale era farlo tramite la mia forza. Una dimostrazione di potenza che avrebbe travolto il Capoclan e lo avrebbe costretto a cedermi il comando. Certo, questi erano progetti… ma che presto avrei tentato di realizzare.

    In seguito la discussione virò nuovamente sull’argomento più spinoso, e decisamente scottante. Il Kokage, la sua morte e la mia reazione. Sbuffai, sinceramente provato dal rispondere a quell’argomento. Che cosa voleva veramente ottenere Febh dalla mia risposta? Che cosa veramente si aspettava da me? Se stava ritornando più e più volte su quel discorso un senso doveva esserci ma in quel momento non riuscii a coglierlo. I riferimenti a Diogene-sama e Villa Mikawa erano evidenti, o ormai conclamati. Forse Febh era riuscito a cogliere qualche informazione, qualche dettaglio su quella riunione. Ma il fatto che in quel momento avevo a disposizione ancora tutti gli arti e la testa significava una cosa sola: non aveva abbastanza dati per giudicare. La mia idea era semplice: stava giocando con me, cercando di spingermi a rispondere e magari lasciarmi a qualche informazione o spiraglio su cui approfondire. Ma questo non lo avrei mai fatto, per nulla al mondo. Ne valeva di quella riunione, che poi alla fine di concreto non portò a nulla. Dunque mi misi per l’ennesima volta il cuore in pace, prendendomi qualche secondo per formulare un discorso completo, e presi a parlare omettendo e saltando ovviamente le provocazioni del Jonin (e spingendomi al massimo come concentrazione): - Bene, Amministratore. Ora che mi dato qualche elemento in più posso abbozzare una risposta che varrebbe anche nel caso fosse stato Diogene-sama. Quindi partiamo dal momento in cui lei ha ucciso il Kokage. Io Kato Yotsuki allo scoprire la notizia mi porrei un problema molto semplice che cercherei di risolvere in tutti modi possibili: perché Febh Yakushi, un Ninja che apprezza lo Status Quo, ha mosso così violentemente il Villaggio di Oto? Le risposte, le mie relative azioni, in questo caso sarebbero semplicemente due. La prima: scopro che il Kokage ha tradito il Villaggio, ucciso qualcuno di innocente, rivelato segreti inconfessabili di Stato dunque è un nemico dell’Accademia. In quel caso avrei appoggiato la sua congiura, Jonin. Nessuna pietà per chi si muove contro di noi. Il secondo caso invece bhè: se io, Kato, venissi a scoprire che ha ucciso il Kokage solo per il gusto di farlo, e senza valida ragione, scapperei il più lontano possibile. Perché da solo, contro di lei, non avrei alcuna possibilità di vincere e perché anche se mi unissi a lei nessuno mi garantirebbe che potrebbe fare lo stesso con me, molto semplicemente. Dunque cercherei di fermarla lo stesso, ma unendo le forze con l’Accademia. – ero sincero, davvero – certo, se conoscessi di persona il Kokage potrei rispondere con molta più oggettività… ma quando sono qui al Villaggio di lui non so nulla. Nemmeno il nome, e viste queste premesse direi che lo ho risposto al massimo delle mie possibilità. -



     
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