Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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    Post 1 ~ Convocazioni


    Solitamente, nei momenti topici, il clima sembrava voler sottolineare la propria partecipazione con nubi minacciose, oscure e uggiose, alle quali a volte aggiungeva raffiche di vento inquieto o pioggia torrenziale, giusto per strafare. Eppure, in quel momento, il cielo era completamente limpido, anzi era talmente terso da poter ammirare perfino le cime della catena montuosa che si estendeva lontana a sud ovest, nel Paese del Fuoco. Per di più il sole splendeva rovente già dall'alba, ed ora che si trovava quasi al suo apice la calura si era fatta quasi insopportabile. E non era che il primo giorno d'estate. Insomma, le condizioni meteo non rispecchiavano per niente l'umore degli abitanti più illustri della nazione.

    D'altro canto Oto stesso non era esattamente un Villaggio ninja da manuale, tutt'altro. Certo, da quando faceva parte dell'Accademia si era dato una regolata, inserendosi a pieno titolo nel quadro geopolitico del continente, lascito dell'invasione cremisi. Per gestire i problematici confini settentrionali con Kumo, Oto era stato riconosciuto come Villaggio ninja del piccolo, ma prospero Paese delle Risaie, nonostante il suo passato turbolento e i suoi metodi decisamente poco canonici. In parecchi avevano storto il naso, ma alla fine avevano chiuso un occhio: la forza degli shinobi del Suono era temuta, e chi era al potere ne aveva bisogno per conservare la propria posizione. Con una regola non scritta, l'amministrazione civile, che faceva capo al daimyo, aveva da sempre lasciato carta bianca su un'infinita di questioni ai vertici del Villaggio. L'importante era che arrivassero i risultati. Da qualche tempo, però, gli ingranaggi di quella macchina scalcagnata avevano smesso di ruotare come si deve, con il risultato di un evidente perdita di performance. Il rallentamento delle pratiche, il ristagno delle riforme, la diminuzione delle missioni, avevano un'unica origine: la mancanza di un manutentore che operasse una messa a punto.

    A quanto pareva, l'insoddisfazione per le azioni del Villaggio era giunta fino a palazzo, dove diversi fondo schiena grassocci e di sicuro poco avezzi al lavoro manuale si erano mossi a disagio sulle scomode sedie della stanza dove venivano prese le decisioni che contano. Dopo lunghe discussioni, si era giunto ad un compromesso di quelli che scontentano tutti, ma non troppo. Alla fine, era stata inviata un'ambasciata ad Oto, con un messaggio laconico, eppure al contempo decisamente esplicito. E quella stessa comunicazione era giunta a numerosi esponenti del Villaggio in questione, convocandoli nell'ufficio dell'amministrazione del Suono.
    Sotto il solleone, avanzavano lungo una delle vie centrali che si irradiavano dal fulcro del Villaggio del Suono due piccole figure. Pochi le avrebbero riconosciute come le kunoichi che effettivamente erano. La più alta, una ragazza dai capelli neri tenuti corti, stava scostando il collo della camicetta resa aderente dal sudore nella speranza di far passare un inesistente filo di vento. Che caldo... Come fai a resistere, Yakhiru-chan? Ad essere stata interpellata era la bambina che trotterellava allegra a suo fianco come se nulla fosse, fresca come una rosa. Agitando un poco la chioma di un improbabile colore rosa pastello, portò le mani chiuse a pugno ai fianchi e tirò in fuori il petto ancora acerbo, assumendo una posa da grande esperta. E' tutta una questione mentale, Harumiuccia! Se ti convinci che non faccia caldo, anche il tuo corpo smetterà di percepirlo. L'accompagnatrice sorrise debolmente, poco convinta. Se lo dici tu... Per fortuna siamo arrivati! La coppia aveva infatti iniziato a risalire le scalinate che conducevano al palazzo dell'amministrazione, sede di gran parte delle istituzioni del Suono. Se si trovavano lì, era a causa della missiva ricevuta quella mattina, una convocazione rivolta ad una cerchia selezionata di shinobi.

    Villa Mikawa, esattamente come il resto del Villaggio, lavorava da un po' di tempo a questa parte a ranghi ridotti. Nonostante la folla di assistenti del capoclan che vi risiedeva solitamente, la maggior parte di loro era assente ormai da molto, impegnata lontano ad eseguire gli ordini del jonin, raccogliendo informazioni, ordendo macchinazioni e tramando nell'ombra. Spiccava tra tutte la mancanza di Eiatsu, uomo di fiducia del colosso e protettore della piccola Harumi. Incredibilmente, data la sua personalità di ghiaccio che gli faceva preferire i morti di cui si occupava per mestiere rispetto ai vivi, aveva mostrato in più occasioni per l'inesperta jinchuriki segni di quello che poteva essere considerato affetto. A gestire la situazione, suo malgrado, era rimasto Fyodor, il quale se la stava cavando egregiamente considerando il poco personale a sua disposizione. Quando era giunta la lettera, tuttavia, anche il ninja veterano aveva finito per sospirare, scompigliandosi teatralmente con una mano i lunghi capelli lucidi. Che diavolo vogliono questi ora? Non ho tempo per starli a sentire... Gli occhi spirati dello shinobi, in evidente carenza di sonno, avevano scrutato l'ampia sala da pranzo dove alcuni membri della famiglia erano intenti a fare colazione, finendo per posarsi sulla testa di Harumi, intenta ad addentare una fetta di pane tostato. Tu. Guadagnati la pagnotta e vai a vedere cosa vogliono. La kunoichi reagì come se fosse stata colta con le mani nella marmellata, deglutendo vistosamente e fissando alternativamente il cibo che reggeva tra le dita e l'uomo che gli aveva appena dato quell'ordine repentino. Io... ecco... Per me non ci sono problemi, ma è sicuro che vada bene così? Fyodor, che era già passato ad occuparsi d'altro, mosse la mano nell'aria, a significare che considerava l'opposizione della ragazza irrilevante. Portati con te la mocciosa, che sono stufo di vederla ciondolare per casa mentre gli altri lavorano. E per altri intendo IO. Su, andate! E con quello la discussione era chiusa.
    Stanza dell'amministratore, recitava la missiva. Ma da i più quella era conosciuta come lo studio di Febh Yakushi, uno degli uomini più potenti di Oto, se non del continente intero, noto tanto per la sua terribile potenza distruttiva quanto per la sua scarsissima voglia di impegnarsi. I convenuti avrebbero trovato un ambiente stranamente spoglio ad accoglierli. Le pile di documenti che raggiungevano il soffitto, tanto da essere scambiate per colonne portanti, erano state fatte sparire, così come la gran parte degli oggetti bizzarri accumulati nel corso degli anni ed abbandonati al loro destino spesse volte sul pavimento. Tutto raccolto e infilato a forza in una serie di scatoloni, cacciati in un angolo. L'odore della vernice fresca avrebbe reso subito palese che le pareti erano state ridipinte di recente di bianco, mascherando ogni segno di distruzione passata, causata da forze esterne o da un errore di calcolo dello Yakushi. Solo l'imponente scrivania non era stata toccata, ed emanava un'aura di venerabilità, sempre che non si trattasse di semplice suggestione. A stonare era un manichino umano in scala 1:1, seduto dietro al tavolo, cui erano stati disegnati con il pennarello indelebile degli occhiali da vista quadrati. Sopra al petto, attaccato con il nastro adesivo, un lungo foglio scritto in kanji verticali recitava: "Febh Yakushi, lo stupendo amministratore di Oto". Nella testa dell'Oni, probabilmente, grazie a quello nessuno si sarebbe mai accorto della differenza.

    Davanti al mobile, un poco discosti per permettere a chiunque di ammirare Febh in tutta la sua bellezza, stava un drappello di uomini. Tra due armigeri armati di yari, la lunga lancia orientale, si ergeva dinoccolato un dignitario delle corte del daimyo, che non faceva nulla per nascondere il suo fastidio per il trovarsi lì in quel momento. Impeccabile nel suo abito bianco dalle ampie maniche, la fascia al ventre e l'alto copricapo nero tipico della sua carica, agitava lentamente e con grazia un ventaglio istoriato per farsi aria in quell'afosa giornata. Avrebbe atteso pazientemente che i nuovi venuti giungessero poco alla volta, degnandoli di sguardi carichi di diverse sfumature di disgusto, almeno fino a che non fossero comparse davanti a lui le persone che aspettava realmente. Chiudendo il ventaglio con un colpo secco, avrebbe fatto un passo avanti. Finalmente possiamo iniziare, diamoci una mossa e finiamo questa pagliacciata al più presto.

    CITAZIONE
    Giocata per muovere un po' le acque, visto la latitanza dei grandi capi, per assegnare qualche carica provvisoria e iniziare a spendere un po' di soldi accumulati.

    Tutti gli otesi possono partecipare, ma nessuno è obbligato. Vi avviso però che, compatibilmente agli impegni, cercherò di tenere un tempo di posting accettabile, intorno alla settimana. Come sempre, buon game!

     
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761 replies since 30/6/2006, 17:22   15408 views
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