Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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  1. 'cain
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    Liberazione

    Toccata e Fuga ~ III

    Senza preavviso, un boato percosse la stanza, e il giovane trasalì.

    Era a malapena riuscito a portare a termine il suo discorso, l'onorabile incaricato, monologo coronatosi con l'investitura di tale Kato Yotsuki - che Hikaru, andando per esclusione, immaginò essere lo shinobi dai capelli corvini e dalla severità irreprensibile - al ruolo di Consigliere del Villaggio. Probabilmente nessuno dei presenti ebbe a disposizione il tempo necessario per metabolizzare la notizia: l'atmosfera di sacralità venutasi a creare si frantumò in mille pezzi, che si mischiarono con i detriti che un tempo avevano la forma di un portone coi suoi stipiti, in una pioggia di schegge vaganti che invase le vicinanze dell'ingresso.

    Un'esplosione aveva distrutto l'entrata e turbato la quiete, e Hikaru portò istintivamente le braccia a protezione del volto, rannicchiando leggermente il busto con le ginocchia piegate. E ancora i glutei stretti, dal momento che era molto più impaurito dall'idea di alleggerire il suo intimo fardello lì davanti a tutti che dalla situazione di improvviso ed inaspettato pericolo in cui, presumibilmente, si trovava. Fu graziato in entrambi gli aspetti: le schegge gli arrecarono solo qualche lieve ferita superficiale, e l'onda d'urto e lo spavento non furono in grado di sottrargli il controllo sui suoi impulsi.

    Il polverone sollevatosi bloccò la vista del giovane, inesperto, aspirante ninja, e le sue capacità di reazione quantomeno limitate gli impedirono di essere conscio della rapida successione di eventi che stava prendendo piede. D'altronde in quell'ufficio erano presenti shinobi d'esperienza, soldati forgiati dal fuoco di mille battaglie dalle abilità infinitamente superiori al quelle del novellino. Non ebbe il tempo neanche di guardarsi attorno, non un istante per pensare a come poter essere utile, che tra le urla dei presenti si sentì afferrare da una mano con la presa solida come l'acciaio. Lo scaraventò fuori dalla stanza, attraverso il varco lasciato dalla deflagrazione, e il giovane atterrò di malo modo. Serrò i denti, gli occhi, le mani e i glutei, e contrasse ogni singolo muscolo in suo controllo in un impeto disperato, riuscendo in qualche modo a salvarsi dall'essere steso in terra su una pozzanghera maleodorante. Seguirono immediati degli ordini, semplici e categorici, arrivati chiaramente alle orecchie di Hikaru nonostante fossero disturbate da un fischio irritante.

    Tu! Scendi in strada e trova la rossa, assicurati che il tizio stia bene e falla tornare qui, è un ordine!


    Senza farselo ripetere una seconda volta, si rialzò in piedi e ripercorse al contrario il tragitto che l'aveva portato nell'ufficio di Febh Yakushi fino ad arrivare all'ingresso principale dell'Amministrazione. Si precipitò sul selciato, girando l'angolo dell'edificio per arrivare alla facciata che ospitava la finestra da cui la rossa aveva portato in salvo il nobile, e immediatamente li vide sul prato, con le guardie del corpo ad affiancarli. All'arrivo di Hikaru, il dignitario era intento in un discorso rivolto alla segretaria, che aveva gli occhi degli sgherri del funzionario minacciosamente puntati addosso. Parve al giovane che l'uomo avesse finito di dire ciò che doveva, e - avvicinatosi al gruppo - parlò umilmente, ma con vigore.

    Perdonatemi l'interruzione. Signora... Segretaria - non ne conosceva il nome, e non sapeva se ci fosse un modo più appropriato di rivolgersi a lei - Mi è stato detto di riferirle di rientrare quanto prima. Immagino serva il suo aiuto per risolvere la situazione. 


    Attesa con timore reverenziale un'eventuale reazione della donna, che aveva capito non essere una persona dai nervi particolarmente saldi, si rivolse poi all'inviato del daimyo.

     Eccellenza, sta bene? Per fortuna non è ferito. Mi dica se ha bisogno di qualsiasi cosa. 


    Salvo richieste da parte del nobile, e salvo diversi ordini impartitigli dalla rossa, Hikaru si sarebbe congedato da Sengetsu-sama con un rispettoso inchino del capo, per poi lanciarsi in una nuova corsa alla volta dell'ufficio assalito. La scarica di adrenalina di quei momenti, mista al movimento fisico, avevano compiuto miracoli sulla situazione di emergenza del giovane, il quale però - poco dopo aver superato l'androne del palazzo - bloccò bruscamente la sua corsa, e sentì una rinnovata pioggia di sudore freddo bagnargli la fronte. Aveva finalmente trovato le indicazioni per raggiungere i servizi, e si sentì parecchio ottuso per non averle notate all'inizio della sua visita, essendo abbastanza in bella vista.

    Titubò qualche secondo. Il dovere gli imponeva di tornare lì dove presumibilmente si stava svolgendo uno scontro, ma la necessità lo attirava con forza irresistibile verso la liberazione. D'altro canto, però, lui era solo un novizio, e i ninja che si stavano dando battaglia erano infinitamente più validi e navigati di lui. Difficilmente la sua presenza avrebbe avuto un qualsiasi tipo di peso ai fini della cattura dell'intruso, salvo quello di essere un ingombro per gli shinobi in conflitto. Ci pensò per due secondi di eternità. Gli istinti animaleschi ebbero la meglio sul senso del dovere, e si precipitò verso la porta dei desideri.

    ~


    Libero, leggero, sollevato, praticamente rinato. Non ebbe il tempo di godere di tutte le più piacevoli sensazioni che potevano descrivere l'esistenza di qualcuno che immediatamente riprese la sua corsa attraverso i corridoi, e in direzione dell'ufficio diventato un campo di battaglia. Durante il tragitto estrasse un kunai con la destra, impugnandolo con la punta verso il basso, e - arrivato al varco ancora offuscato da una debole nube di polvere - si posizionò pronto ad agire, osservando la situazione che si era venuta a creare, e in attesa di ordini, sicuro che i presenti - ninja esperti dalle ottime percezioni - avrebbero notato la sua presenza.





     
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