Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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    Ordinaria Amministrazione


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    Più sfogliava le carte e più l'umore della kunoichi peggiorava. Fuori il sole splendeva, il cielo era terso e gli uccellini cantavano; insomma, una bellissima giornata dal punto di vista meteorologico. Un po' meno sul piano umano, con suoni di colluttazioni e ammazzamenti assortiti che le tenevano compagnia fin da quando aveva messo piede in ufficio. A farla disperare però erano i rendiconti finanziari degli anni precedenti che aveva sul tavolo, uno più disastroso dell'altro. E ci credo che siamo perennemente in rosso, in questo dannato Villaggio non ce n'è uno che paghi le tasse spontaneamente! Ricontrollò la tabella dei contribuenti che si dichiaravano nullatenenti, trovando il numero decisamente irrealistico. A mala pena le pagano gli shinobi perché sono dipendenti pubblici e glieli tratteniamo direttamente dallo stipendio, visto che le ricompense passano da noi, ma chi sa quanti lavoretti in nero fanno mettendosi direttamente d'accordo con i clienti. Prese un altro faldone, preoccupantemente sottile, e iniziò a scorrerlo. Perfino i nostri fornitori non ci fanno la fattura! Si fermò sulla pagina dell'impresa edile convenzionata. Guarda questi! Li chiamiamo per rifare le pareti che Febh distrugge almeno una volta al mese, e a dicembre dell'anno scorso erano solo alla fattura numero cinque! Cinque! Vorrei vedere come fanno a tenere aperti, con così poco lavoro! La ragazza scosse la testa, sconsolata. Qui dobbiamo rivedere tutte le nostre convenzioni, se iniziamo ad evadere anche noi è finita. Vediamo, partiamo da... Ovviamente non c'era un elenco ordinato, e i pochi documenti fiscali presenti erano stati gettati alla rinfusa, mescolando ordini e fatture e confondendo anche gli anni. Dei contratti, poi, neppure l'ombra. Indispettita, finì per prenderne uno a caso, che assomigliava più ad una carta da formaggio che a un documento ufficiale. Allora, vediamo... Questi sono segnati a penna come pompe funebri. Non c'è manco il nome, solo il numero di telefono. Si può sapere intanto perché l'amministrazione ha un accordo con delle pompe funebri? Sollevò la cornetta, digitando le cifre. Al secondo squillo rispose una voce mascolina, dall'aria sbrigativa. Buongiorno, qui Carni Eccellenti da Sasaki, come posso esserle utile? Harumi sbatte la palpebre un paio di volte sorpresa. Ah no mi scusi, devo aver sbagliato numero. Riappese la chiamata. Eppure, le sembrava di aver fatto il numero giusto. Beh capita, riproviamo. Premetti i tasti uno ad uno, prestando la massima attenzione, e rimase in attesa. Salve, qua è la macelleria Sasaki, chi parla? Il tono dell'uomo era sempre cordiale, ma più sbrigativo. Si sentivano diversi rumori di sottofondo, clienti che urlavano ordinazioni e mannaie che battevano sul tavolo per lo più. Ehm, qui è l'amministrazione di Oto, chiamavo per... Non le lasciò neppure finire la frase, interrompendola con fare gioioso. Mi dispiace, non avevo riconosciuto la voce! Le faccio portare il solito? La giovane chiuse gli occhi, preparandosi psicologicamente. Il solito, cioè... Sì, gli arrosticini di lucertola marinati per quel mattacchione del vostro amministratore! O forse volete che le mandi qualcuno per disporre di un corpo? Appena i miei ragazzi finiscono di pulire i polli sono da voi. Lo sguardo della kunoichi iniziò a spaziare sul cielo azzurro, fuori dalla finestra, fin quando dall'altra parte della linea iniziarono a preoccuparsi. Pronto? Pronto, mi sente? Era quasi ora di pranzo, ora che ci pensava. A quanto li fa quegli arrosticini?

    Successivamente, la maccelleria Sasaki e svariati altri esercizi commerciali del paese sarebbero stati colpiti da un'ondata di ingiunzioni di pagamento per mancato versamento dei tributi erariali, ma questa è un'altra storia. Dopo pranzo Harumi si accasciò sulla scrivania, in preda allo sconforto. Più scavava e più magagne venivano fuori, malamente nascosti dietro comunicati ufficiali dai toni tranquillizzanti. Era un miracolo che fossero ancora in piedi, altro che sogni di conquista come paventava il nuovo kage! La fa facile lui... Boffonchiò tra sé e sé mentre faceva rotolare una matita sul tavolo. Il modo migliore per sistemare sto posto sarebbe raderlo al suolo e ricostruirlo da zero. Ah no, ci hanno già provato quelli di Kumo e ora è pure peggio di prima. La kunoichi chiuse gli occhi e spremette le meningi nella speranza di avere una rivelazione, ma niente. Beh intanto mandiamo avanti l'ordinaria amministrazione, vediamo di farci mettere un paio di firme qua sopra... Raccolse una cartellina bella linda e ordinata contenente il risultato dei sui sforzi da una settimana a quella parte e lasciò l'ufficio, diretta verso lo studio di Febh Yakushi. Tecnicamente, Harumi era la segretaria dell'altra consigliera di Oto, Hebiko Dokujita, e avrebbe dovuto rivolgersi a lei per quella formalità. La Vipera del Suono tuttavia non si trovava al momento nella sua stanza, adiacente a quella della giovane, che comunque sentiva la necessità di fare due passi per sgranchirsi le gambe. Prima ancora di raggiungere il jonin, alle orecchie della kunoichi arrivò la voce di un uomo, che non riconobbe, intento a criticare l'operato di qualcuno. Solo quando fu più vicina capì che lo sconosciuto ce l'aveva con niente meno che Febh stesso. La conversazione degenerò rapidamente, prima con la replica piccata dello Yakushi con tanto di minaccia finale, o meglio promessa considerando chi la proferiva, poi con la surreale sfida dello shinobi. La genin non voleva né origliare né farsi i fatti altrui, ma la porta era spalancata e i due discutevano ormai animatamente, con un tono di voce tutt'altro che sommesso. Forse inizio a capire a cosa servisse una convenzione con le pompe funebri. A quanto pareva il Villaggio del Suono ospitava persone di ogni genere, sadici e masochisti compresi. Restava però da decidere se intromettersi o aspettare che la situazione si calmasse. Ovvero, secondo un protocollo molto antico e mai aggiornato che aveva scovato nel manuale del perfetto impiegato amministrativo, constatare la presenza di sopravvissuti, chiamare una ditta di pulizie addetta alle scene del crimine e un imbianchino. Col senno di poi, forse quel protocollo aveva una ragione di esistere. Harumi strinse la cartellina al petto, ferma di fronte alla soglia, trattenendo il respiro. Probabilmente se fosse rimasta completamente immobile nessuno si sarebbe accorto della sua presenza, specie in un momento tanto concitato.
     
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