Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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    Ordinaria Amministrazione


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    Avete presente quando vi dicono che non si può parare una katana con il collo? Beh, non è vero. O meglio, è assolutamente vero, a meno che il ninja che avete di fronte non si chiami Febh Yakushi. Harumi spalancò la bocca per la sorpresa nell'osservare la scena dell'amministratore di Oto che incassava impassibile il doppio colpo di lama dell'insoddisfatto, dalla sua opera e dalla vita in generale, Tasaki. L'irruento quanto incauto spadaccino non solo vide il suo colpo completamente vanificato dai misteriosi poteri dell'amministratore nonostante l'avesse centrato in pieno, ma si ritrovò allo stesso tempo legato come un salame da un sottile quanto resistente filo di nylon. Inutile dire che ogni velleità di fuga venne vanificata, nonostante il battagliero Tasaki continuasse a divincolarsi nel tentativo di liberarsi. La ragazza rimase affascinata dalla prontezza del jonin, ma molto di più dalle sue qualità. Con un fischio di ammirazione, non riuscì a trattenersi dal commentare. Che forte! Un giorno deve insegnarlo anche a me, Febh-sama!

    Nel frattempo Harumi si era fatta avanti, constatando i danni all'ufficio e chiamando un impiegato per quantificarli, contestandoli allo sfortunato shinobi incaprettato da Febh. Anzi, ad essere sfortunato era il dipendente terrorizzato, che si precipitò fuori dalla stanza non appena finito. Tasaki era semplicemente uno scriteriato. Ignorandolo per il momento, Harumi fissò i suoi occhi indaco su Febh, dopo il suo rifiuto di accontentarla. L'espressione sul suo volto non mutò, se non per una lieve inflessione degli angoli della bocca. Una vaga insoddisfazione, difficile da cogliere per i meno attenti. Lentamente attraversò la stanza, quasi zampettando in modo grazioso appoggiando il peso sulle punte dei piedi e tenendo le mani congiunte dietro la schiena. Oltrepassò i due uomini in piedi e, dopo aver lanciato una fugace occhiata all'amaca, appoggiò i documenti sulla scrivania di Febh. Li volevo portare ad Hebiko-san in effetti, ma deve essere uscita. Nel suo ufficio non c'è nessuno. Un mugolio di dolore di Tasaki non la interruppe, mentre il consigliere continuava a stringerlo tra i suoi fili. Guardi, ho un'altra proposta per lei, Febh-sama. Mentre prosegue a... Guardò il sangue gocciolante dal corpo del ninja senza particolare sentimento. ...fare amicizia con lui, glieli firmo io i documenti, se mi presta il suo sigillo personale. Così siamo tutti contenti no? Qualcosa le diceva che tanto non li avrebbe letti lo stesso. Se avesse acconsentito, Harumi gli avrebbe elargito uno dei suoi sorrisi, prima di spostare la sedia al momento inutilizzata. Le dispiace se mi siedo al suo posto mentre timbro? In piedi non riesco a farlo bene. Il modo semplice in cui si stava, anche se solo momentaneamente, impossessando di quella che era stata fino a pochi mesi prima la scrivania più importante, nonché più volte rimpiazzata, del Suono, era disarmante. Come se non ci fosse nulla di strano in tutto quello. Non le scoccia se resto qui mentre lei fa educazione vero? In fin dei conti gli aveva già detto che Hebiko non c'era, e lì aveva un compito da svolgere al posto dell'amministratore.

    Lo stesso Yakushi fu in qualche modo turbato dalla flemma della neo segretaria, che non si trattenne dal paragonarla con la sua precedente aiutante, ora promossa a sua pari, Hebiko. Le sembro troppo rilassata? Perché dovrei preoccuparmi? Harumi inclinò la testa poco di lato, perplessa. Secondo me la signorina Hebiko è un po' troppo severa con lei, in fin dei conti non fa del male a nessuno... Ignorò completamente Tasaki alle spalle del suo interlocutore. ...e i lavori vengono fatti lo stesso. Imbevve di nuovo il timbro nell'inchiostro, riprendendo a firmare i documenti. Dopo alcuni fogli, riprese. Lei per il Villaggio è un simbolo. In assenza del kokage, è l'unico a poterci tenere al sicuro. E la gente lo sa. Trattarla come uno scribacchino sarebbe stupido, oltre che una mancanza di rispetto. Stava parlando a ruota libera senza interrompere la sua attività, lasciando correre i suoi pensieri mentre Febh si divertiva con il suo prigioniero. Per l'ordinaria amministrazione ci possiamo arrangiare noi, ormai io e Eiatsu ci abbiamo preso la mano, ed Hebiko-san è una veterana per quanto riguarda le pratiche burocratiche. Appoggiò lo stampo sul tampone, spostando lo sguardo sul consigliere. Mi scusi, non so bene cosa stessi cercando di dire, sono troppo abituata a parlare da sola forse... Quando non si ha nessuno ad ascoltarti, alla fine si finisce per pensare a voce alta. E nella sua infanzia disastrata, era successo anche troppo spesso.

    Ad interrompere le sue elucubrazioni senza costrutto fu Tasaki, il quale a quanto pareva non si era ancora arreso. Certo che gli piace proprio parlare. Gli occhi indaco si posarono su di lui, senza però trasmettergli nessun calore nonostante il viso rilassato. Lo ascoltò, ma poco prima della fine posò una mano davanti alla bocca, nascondendo un sorrisetto, unica traccia di una risatina trattenuta. Non avrebbe risposto al posto di Febh, ma se questi fosse stato zitto o glielo avesse chiesto, avrebbe espresso il proprio parere. Non ha capito proprio niente di Oto, eh? Una reazione quasi divertita, che avrebbe turbato i presenti. Cosa ne era stato dell'insicura Harumi che era giunta al Villaggio del Suono un paio d'anni prima? La distanza con la presentazione avvenuta in quella stessa stanza non poteva essere più grande. Cioè, dice cose anche condivisibili, ma, appunto, siamo ad Oto. E se l'aveva capito perfino lei che la normale logica lì non si applicava, avrebbe dovuto capirlo chiunque. Certo che il mondo era ingiusto, e lì al Suono era a tratti perfino peggio. Volerlo cambiare, renderlo un posto migliore, era un desiderio ammirevole. Harumi non sapeva come farlo, non ne aveva di certo le forze e le mancavano le idee, ma una cosa la sapeva: quel metodo non avrebbe funzionato con Febh Yakushi. La giovane riposizionò le carte firmate dentro la cartellina e inarcò la schiena, stiracchiandosi come un gatto, senza aggiungere altro.

     
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