Le Vicissitudini di Hebiko Dokujita

A History of Violence

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    Le Situazioni di Hebiko Dokujita

    Capitolo 1

    Il tempo non era stato clemente con Hebiko dopo la disavventura all'inferno. Tornata a Oto, provata su più fronti sia nel fisico che nella mente e conscia dei propri limiti, aveva chiesto e ottenuto quanto era stato precedentemente promesso: un addestramento per migliorare sé stessa. E lo aveva avuto. Suo malgrado.

    Nei mesi successivi, per un anno consecutivo, ogni singolo giorno della sua vita era diventato un vero incubo, di quelli che vorresti tantissimo svegliarti ma quando lo fai realizzi che anche l'esserti svegliata è parte dell'incubo. L'unico momento di pace erano le missioni di alto rango cui doveva partecipare in quanto chunin, con il rischio di perdere la vita o ricevere ferite permanenti. Al confronto del suo addestramento erano preferibili. Ma andiamo con ordine.

    Febh Yakushi era un amministratore pigro, svogliato e sfaccendato, ma aveva anche la straordinaria capacità di fissarsi su determinate cose e non distogliere mai l'attenzione da queste fino a quando non aveva finito. Quindi nonostante la sua proverbiale capacità di dormire durante le riunioni riguardo questioni vitali per il villaggio, era in realtà una persona piuttosto mattiniera, che ad ogni alba si svegliava e ripuliva palazzo Yakushi nella sua interezza, lasciandosi solo alcune faccende per il pomeriggio, dopodichè metteva la sua tuta da ginnastica, caricava una lucertolina in spalla e andava di corsa fino a casa di Hebiko per svegliarla. In media alle sei del mattino. Ogni giorno. Dobbiamo specificare che se Febh Yakushi vuole svegliare una persona sa essere molto rumoroso e molto molesto fino a quando non la sveglia e la butta giù dal letto? Vi lasciamo pregustare il trauma emotivo della giovane consigliera che si trovava con un personal trainer al limite dell'autismo con una spiccata tendenza all'essere inarrestabile. Obbligata a correre per un'ora e mezzo ogni mattina dopo una colazione rapida, il ninja la obbligava poi a un'altra ora di esercizi ninja di base, quali lancio di armi, muoversi con il controllo del chakra, kata di arti marziali semplici per migliorare gli impasti di chakra, il tutto senza mai ricorrere a tecniche più avanzate o capacità troppo fuori dal comune: semplice addestramento di base, nemmeno fosse una genin. Ovviamente tutti i giorni. Con Febh che rompeva le scatole. E le lanciava kunai esplosivi per correre più veloce. O gettava veleni che lei doveva colpire al volo per evitare di finire fuori combattimento e svegliarsi con la faccia piena di pennarelli. O la colpiva con un pungolo elettrico se impastava più chakra del dovuto. Insomma, addestramento di base.

    La mattina proseguiva in amministrazione fino alle 14 per le questioni importanti (una doccia e mezz'ora di pausa erano concesse), dopodiché nell'ufficio di Hebiko arrivava Ogen Yakushi. Ogni giorno. Per un caffè o un the dopo pranzo. A quel punto l'addestramento con Febh e con i pericoli annessi diventava un piacevole ricordo a cui voleva tanto tornare. Ogen parlava di strategia, parlava di manipolazione e parlava degli esseri umani e di quanto siano affascinanti e complessi, quando devono piegare altri esseri umani per i loro scopi. Ogni sua parola aveva almeno tre significati celati e se lei mancava nel coglierli le sferzate tanto verbali che quelle con la pipa con distanziatore sulle dita diventavano incessanti. Ogni istante con Ogen era un continuo mettere Hebiko sotto pressione, giudicando e criticando ogni minimo spostamento di sopracciglio o inflessione errata del tono della voce, senza tema di mettere in atto incredibili umiliazioni verbali e scherzi di pessimo gusto, generando un clima di odio e terrore che voleva obbligare la consigliera a diventare qualcuno capace di fare altrettanto, e di subire senza mai soffrire, di controllare appieno le proprie emozioni. Inoltre Ogen lo trovava incredibilmente divertente, e a volte si portava Kamine per festicciole tra donne che nascondevano più veleno tra le parole di quanto Febh ne avesse nel suo zaino. E Febh era in grado di avvelenare mezza Oto con il suo zaino. Senza parlare del gusto che aveva Ogen nel parlare di uomini e vedere quanto Hebiko potesse imbarazzarsi davanti a commenti un pò spinti.

    Al pomeriggio ancora lavoro, poi nuovamente addestramenti con Febh per migliorare l'uso delle Hebiton, di cui lui stesso era diventato esperto dopo aver razziato gli archivi di Orochimaru, anche se le usava di rado. Poi film e nanna. Per ricominciare tutto. Hebiko avrebbe avuto a stento un modo per svagarsi o riposare. Certo non mancavano inviti a palazzo Yakushi o momenti di svago, specie il pigiama party di Ogen del venerdì ogni due settimane, o anche le serate a guardare soap opera o anche piccole gite a Konoha, ma quell'addestramento avrebbe funzionato o no? Come avrebbe reagito la donna e in che condizioni sarebbe stata dopo un anno di quel trattamento?

    Quale che fosse il suo stato mentale, nell'anniversario dell'inizio di quell'incubo, una mattina lo Yakushi non la avrebbe svegliata come di norma, lasciandole invece una lettera che la invitava a palazzo Yakushi per quel pomeriggio, lasciandola in pace tutto il giorno. Arrivata sul posto, avrebbe trovato Febh nel giardino interno, mentre Ogen era su un porticato poco distante che beveva the osservandoli, ed evidentemente giudicando il comportamento di Hebiko e come si sarebbe posta sia con Febh che con lei. In ogni caso la questione era semplice. Abbiamo deciso che hai finito il riscaldamento. Avrebbe detto lo Yakushi con aria molto soddisfatta, prima di piegare le labbra in un sorriso satanico. Quindi è ora di cominciare il vero addestramento.

    Quali sarebbero state le reazioni di Hebiko?
     
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    Hell on Earth

    I



    Uscita dall'Inferno, Hebiko era certa che il peggior errore della sua vita fosse stato accettare il patto con Amesoko.

    Si sbagliava.

    Il patto con Ogen l'avrebbe condannata a vivere un inferno peggiore di quello da cui era appena sopravvissuta.

    Il primo mese fu un incubo. Hebiko credeva di essere mattiniera, anche se visto l'orario d'ufficio, si era abituata a svegliarsi poco prima delle sette, una doccia calda, una tranquilla colazione leggendo le notizie del giorno e un po' di gossip, ed alle otto puntuali era sulla sua scrivania, a dare ordini a destra e a manca. Ritrovarsi la sveglia ad un'ora prima non era il peggiore dei casi... A meno che tale sveglia non fosse Febh con un secchio d'acqua gelida gentilmente offertogli da una delle sue lucertole, che freezava Hebiko sul posto, mandandola quasi in ibernazione visto il suo sangue freddo. Le prime volte sarebbe toccato a lui gettarla nella doccia (completamente vestita, non avendo il coraggio di spogliarla) con l'acqua calda al massimo per farla tornare in sè, subendo insulti che bellamente ignorava e di cui andava probabilmente fiero. A malapena il tempo di far scaldare l'acqua per il suo the, prendere due snack, e fuori per una "corsa all'ultimo sangue" tra esplosioni e attacchi delle lucertole. La seconda parte era quasi peggiore, doversi allenare usando a malapena il chakra e pochissime o quasi nessuna tattica ninja era quasi umiliante, considerando soprattutto quanto facesse affidamento sulle sue braccia allungabili anche nel quotidiano.

    Il pomeriggio era anche peggio. Arrivata in ufficio era certa che la tortura fosse finita, dopotutto doveva lavorare, per certe persone già quella era tortura. Ma c'era Ogen ad aspettarla. E, grazie alla sua presenza, la Vipera iniziava a dubitare di sapere persino come respirare in modo corretto. Il primo giorno soprattutto, la vecchia aveva a malapena il tempo di tirare fiato, vomitandole addosso una valanga di errori che la rossa non credeva nemmeno fossero possibili. Arrivava persino a criticare il modo in cui poggiava il timbro su un foglio, o il modo in cui girava il cucchiaino nella tazza. Si morse la lingua più e più volte, e persino lì ottenne svariate critiche, incapace di nascondere il fastidio che percepiva. Il duetto con Kamine era un misto di umiliazione ed imbarazzo, dove oltre ad evidenziare i difetti ne esaltavano anche le qualità femminili con termini "poco appropriati al luogo di lavoro", come avrebbe definito lei. Il passo successivo era l'allenamento degli hebiton, e trovava quella parte un'ottima valvola di sfogo visto il pomeriggio che aveva dovuto subire. La fine della prima giornata crollò a letto, esausta, ringraziando che tutto fosse finito. Ma l'incubo era solamente iniziato.


    Abituarsi all'addestramento di Febh fu la parte più facile. Cambiare l'orario mattiniero non era un grosso problema, dopo solamente un mese sarebbe riuscita ad anticipare Febh, facendosi trovare pronta e carica di energie. Pessimo errore. Lo Yakushi sembrava averla presa sul personale, anticipando di sorpresa l'appuntamento di tanto in tanto, ma con irregolarità, sicuro di coglierla sempre alla sprovvista. Le sveglie variavano da rumori molesti, acqua, elettricità, e spesso tutte e tre insieme. Una volta aveva preso tutto il letto e spostato in mezzo al lago del bosco di Oto, aspettando pazientemente poco distante che si svegliasse. Anche alla corsa si era abituata relativamente in fretta, anche se continuava a preferire la sua yoga mattutina, e Febh quando la vedeva troppo a suo agio non faceva che caricare ulteriori munizioni o aumentare la velocità. Ma quello era un allenamento relativamente semplice, e in pochi mesi Hebiko la prese come una sfida personale per sforzarsi a muoversi con più eleganza possibile, nonostante continuasse a schivare un colpo dopo l'altro. Negli ultimi mesi era così offeso di vederla schivare tutto con grazia, al punto da decidere di pugnalarla alle spalle più di una volta, facendola addormentare solo per risvegliarsi con disegnati addosso occhiali e baffi finti. Ogni tanto tutte le sue tute da ginnastica sparivano, e venivano sostituite dai costumi più impensabili, che variavano da costumi pelosi o gonfiabili a outfit che doveva aver combinato un cieco, oppure una lucertola poco affine al gusto umano. Ssalar sceglieva i vestiti così male che uno degli outfit che si era ritrovata una volta era un elegante abito da sera. La corsa con i tacchi era stato un ostacolo non da poco, e a giudicare dalla qualità e raffinatezza di quel vestito, aveva fatto di tutto per evitare qualsiasi esplosione e non rovinarlo in modo da aggiungerlo al suo armadio in modo permanente. L'addestramento stile genin era fastidioso ma gestibile, usare troppo chakra era uno dei suoi difetti peggiori, e dalla quantità di scosse che aveva ricevuto c'era da sorprendersi che non le si fosse fritto il cervello. Avrebbe però imparato abbastanza in fretta, sfruttando i mesi in avanzo per raffinare la precisione, usare il minimo movimento possibile per la massima efficacia, e, come per la corsa, cercando di farlo nel modo più elegante possibile. I suoi lanci mortali avevano acquisito uno strano charme, sembravano invitarti ad essere colpito.


    La sua ossessione per l'eleganza non era casuale. In parte era orgoglio personale, ma per la maggiore le serviva contro il suo peggior ostacolo: Ogen. Il numero di critiche ricevute nei primi mesi sembrava non finire mai, ed ogni tentativo di correggersi apparentemente inutile. Per un periodo aveva preso a muoversi a rallentatore (facendo piovere ulteriori critiche, soprattutto per la lentezza del servizio), accelerando sia grazie agli allenamenti di Febh che all'abituarsi ad un certo gesto piuttosto di un altro. Ad un certo punto del suo addestramento, il suo passare da una stanza all'altra congelava i dipendenti all'interno, non più per terrore, ma ognuno di loro sembrava incapace di distogliere lo sguardo sulla sua figura. Le movenze vennero migliorate ben prima rispetto al tono di voce, spesso ancora troppo aggressivo ed impulsivo. Sarebbe riuscita ad abituarsi anche quello, passando dapprima al trattenersi, reagendo ogni volta con un sorriso, passando poi al sarcasmo, che giorno dopo giorno si raffinava al punto da poter insultare qualcuno e farlo uscire dalla stanza con un largo sorriso sul viso, credendo di aver appena ricevuto un sincero complimento. Ad una cosa non si era abituata: per quanto si sforzasse di mantenere una faccia di bronzo o reagire in modo impassibile alle avventure di Ogen e Kamine con i loro partner (non riusciva a credere come, dopo un anno intero, nessuna delle due avesse mai ripetuto lo stesso episodio), le guance la tradivano colorandosi di rosso. Ma aveva imparato anche a sfruttare la cosa a suo vantaggio: se non poteva eliminare quell'imbarazzo, lo avrebbe usato per apparire più sincera e reagire in modo ancora più naturale. Le sarebbe bastato ripensare ad uno a caso degli episodi raccontatele dalle due esperte per ottenere subito un delicato colore sul viso.


    Terminare l'addestramento con le Hebiton era forse la sua parte preferita. Soprattutto nei primi mesi, rilasciare lì tutta la frustrazione del resto dell'addestramento era quasi terapeutico. In quella parte non c'erano particolari restrizioni, solo il perfezionamento di quelle sue tecniche, per rendere il più utili e mortali possibili. Fortunatamente la risata isterica che le era nata nei primi mesi svanì in fretta, più precisamente nel momento in cui aveva deciso di infilare l'eleganza anche lì. Dopotutto Ogen non si faceva sfuggire nemmeno un dito posato in modo "sgraziato", perciò non poteva permettersi di spegnere il cervello e dar via alla furia nemmeno in quei momenti. Doveva respirare eleganza, doveva diventarlo lei stessa, non doveva più essere una mossa calcolata ma un gesto naturale.

    Dire che in quel periodo fosse stressata era riduttivo. La prima volta che era riuscita a fare una capatina a Konoha, si era fiondata nell'appartamento di Raizen, implorandolo di non farla più uscire da lì e ingozzandosi di gelato e la cucina raffinata dell'Hokage. Un errore fatala che le sarebbe costato il raddoppiare la corsetta mattutina per almeno due settimane. Per non parlare del fatto che la produttività dell'Amministrazione era precipitata nei primi mesi, con Hebiko che a malapena teneva il ritmo con tutto il resto dell'addestramento. I festini a sorpresa con ospiti poco vestiti organizzati da Ogen non erano esattamente la sua idea di relax, e spesso, se non passava la serata a casa sua, essere fuori significava subire un qualche altro tipo di tortura.


    Una mattina aprì gli occhi senza trovare Febh da nessuna parte. Sospettosa, esplorò ogni angolo della stanza, ogni dettaglio, ogni minimo indizio che potesse portarla a credere che quello fosse un sogno, un genjutsu, e che fosse in realtà nuovamente in mezzo al lago. Ma niente, persino Aoda non sembrava trovare anomalie. Trovò la lettera, ancora sospettosa, con l'invito alla Villa nel pomeriggio. Hm. Avrebbe frugato nel suo armadio, estraendovi una scatola con all'interno un houmongi: un tipo di kimono elegante ma non troppo, bianco con delle rifiniture e delicati pattern viola ed argentati. Adatto per visite importanti, ma non troppo da sembrare fuori posto. Era sicura che in quell'invito c'era lo zampino di Ogen, Febh si sarebbe semplicemente presentato bussando in modo molesto o semplicemente facendosi strada al suo interno.

    Un leggero trucco, i capelli raccolti, e con un piccolo anticipo si presentò ai cancelli del Palazzo, facendo un cordiale cenno con la testa e lasciandosi alle spalle una scia di sguardi interessati e curiosi. Febh. Un leggero inchino, abbassando appena la testa, dopotutto i due erano alla pari. In ufficio non si sarebbe nemmeno presa la briga di pronunciarne il nome, lo avrebbe svegliato dalla sua amaca con un colpetto alla testa e dato gli ordini della giornata. Non vedo l'ora di sapere quale delizia di addestramento mi avete preparato per oggi. Commentò, prima di incamminarsi in direzione di Ogen. Tu non vieni? Quale nipote degenere lascerebbe sua nonna a godersi un the in santa pace? Si irrigidì per un attimo nel sentire le sue parole, rilasciando un sospiro per allentare la tensione. Spostò appena la testa, mostrandogli il profilo del suo viso, con l'occhio dorato che lo squadrava. Abbiamo impiegato anche troppo tempo per arrivare fin qui. Era ora di fare un passo in avanti.

    Non aveva ancora concesso un sorriso a nessuno. L'onore di quel gesto era riservato solamente a momenti preziosi. Ogen-sama. Un inchino più sentito, trovandosi di fronte ad un'autorità ben più alta. A giudicare dalla lettera, immagino il divertimento sia finito. Apprezzo di buon cuore la decisione di discutere del prossimo passo davanti ad una tazza di the. "E non durante un festino di spogliarellisti", avrebbe voluto aggiungere, ma non era necessario. Avrebbe atteso l'invito della padrona di casa per accomodarsi, nascondendo al meglio l'impazienza che aveva nel sapere quale altro gioco malato avessero architettato. Se l'avevano addestrata realmente a modo, sarebbe riuscita a rendere pan per focaccia ad entrambi, in un modo o nell'altro. Forse quello sarebbe stato il vero premio dopo un anno di torture, e chissà cos'altro.
     
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    Le Disavventure di Hebiko Dokujita

    Capitolo 2

    Delizia? Commentò lui, con una vena di rammarico. Lo sapevo di esserci andato troppo leggero. Fortuna che il carico di scorpioni da Suna è arrivato ieri senza grossi problemi. Solo due decessi. Disse con entusiasmo mentre lei lo ignorava per muovere oltre, diretta verso Ogen. Pff...a volte penso che sia diventata fin troppo noiosa. E con le mani nella tasca della felpa la seguì avvicinandosi alla capoclan, ma non senza un sorrisetto infame quando notò quella frazione di secondo di sorpresa nell'altra consigliera. Dopotutto non esisteva addestramento che rendesse completamente e totalmente immuni ai traumi. E faremo diversi passi avanti, non temere, finora non hai ottenuto assolutamente nulla che possa qualificarti come mia allieva, se non qualche trucchetto col controllo del chakra.

    Ogen sedeva attenta e cordiale, sebbene contenuta nei toni (ben diversa dai suoi comportamenti durante le serate di svago), e replicò all'inchino con un impercettibile cenno del capo, facendone poi uno anche a Febh, sebbene leggermente più pronunciato. Hebiko aveva imparato a cogliere quelle sfumature e aveva sentito il discorso della capoclan all'Hokage mesi addietro, quando aveva detto che il vero capoclan, sebbene a sua insaputa, fosse il consigliere Yakushi stesso. Anche prima di picchiarlo o sparargli contro dei jutsu punitivi, Ogen restava in qualche modo rispettosa e consapevole del ruolo di suo nipote. Sfumature, appunto. Accomodati, Hebiko cara. Ci sarà ancora molto tempo per il divertimento...divertimento anche più intenso di quello provato finora. Inevitabile la frecciatina sul fatto che Hebiko non si fosse mai realmente lasciata andare durante lo svago. Kaji qui procederà con il trasmetterti uno stile di combattimento di sua invenzione...lo ha creato apposta per te, sai? Cos..! Reagì lui imbarazzato, ormai abituato al fatto che la nonna lo chiamava con entrambi i nomi, ma non intendeva certo svelare di aver fatto qualcosa specificatamente per Hebiko. No, ehi, calma vecchia, io gli stili li creo per me stesso! E' solo un caso che sia adeguato a Hebiko! Va da sé che Ogen aveva accuratamente evitato di chiamare Febh con il suo nome originario per tutti quei mesi, così da sventolarlo in volto a Hebiko come una mazzata a ciel sereno in quell'occasione. Lo hai iniziato a sviluppare dopo la miracolosa guarigione dell'Hokage, mentre lo aiutavi nella sua riabilitazione, e diciamocelo, le prese non sono il tuo forte. Aggiunse con un sorrisetto beffardo, mentre osservava attentamente le reazioni della sua allieva.

    Quanto a me, oggi sono solo qui per bere un the e guardarvi, ricordando magari i tempi della mia giovinezza quando queste vecchie ossa ancora potevano sostenere il peso degli allenamenti. Aggiunse con aria affranta, per nulla compatita dallo Yakushi che era perfettamente consapevole della capacità della nonna di tornare giovane con un semplice pensiero, esattamente come tutti i membri del clan. Certo, che tristezza. Commentò con tono asciutto, mentre l'anziana donna ridacchiava, versandosi un'altra tazza. Inoltre aspetto ospiti, ma nessuno che possa disturbare il vostro lavoro, non preoccupatevi...sempre che questo non crei disturbo alla cara Hebiko. Se voleva accogliere qualcuno mentre loro si allenavano evidentemente c'era un motivo, ma quale? Che quella domanda fosse un test? Cosa poteva rispondere la fanciulla? E' bello vedere quanto tieni alla mia, di opinione. Sbuffò, alzandosi e tornando al giardino, dove tre bastoni erano stati piantati nel terreno, a un metro l'uno dall'altro. Vogliamo cominciare l'addestramento o siamo qui a fare festa?

    Non appena Hebiko lo avesse raggiunto, Febh le avrebbe indicato il primo bastone. Stritolalo fino a spezzarlo. Un ordine semplice, e l'oggetto era di semplicissimo legno non trattato, non sarebbe stato difficile. Dopo aver ottenuto quello che voleva indicò il secondo. Ora stritolalo...senza usare la forza, o comunque non una forza tale da spezzarlo. Cosa significava quella richiesta? Che aveva in mente? Comunque Hebiko facesse, che riuscisse o meno, sarebbe venuto il momento del terzo bastone. Quello invece devi stritolarlo...toccandolo con la mano in un solo punto. Non avrebbe dato spiegazioni, lasciando che la ragazza agisse o facesse domande (che non avrebbero avuto risposta). La stava mettendo alla prova ma senza darle strumenti di sorta. Che cosa voleva che lei realizzasse? O forse voleva che realizzasse di non poterlo fare?

    Le avrebbe dato trenta minuti di tempo per l'intera procedura, invitandola a pensare attentamente e vagliare le sue possibilità e capacità. Verso la fine del tempo, Febh avrebbe fatto un cenno del capo in direzione di Ogen, che era stata raggiunta da uno strano individuo, arrivato probabilmente dai passaggi interni. Vestito sfarzosamente, aveva lunghi capelli argentei e sarebbe potuto essere un modello di grido, ma nella compostezza del suo fisico si leggeva una capacità combattiva degna di nota. Stava sussurrando qualcosa di inaudibile a Ogen, che ridacchiava nel mentre e rispondeva a tono, ma da quella posizione era difficile sentire cosa dicessero. Non ho idea di chi sia quel tizio. L'uomo, va detto, fissava Hebiko spesso e volentieri, come interessato, e qualora i loro sguardi si fossero incrociati le avrebbe dedicato un leggero cenno del capo, un cenno che tradiva apprezzamento e l'intenzione di un saluto. Come si sarebbe dovuta comportare al riguardo?


     
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    Nuove Generazioni

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    Ricordati che non sono una Yakushi. Non rischieresti di perdere la tua compagna di telenovela solo per giocare con un paio di animaletti esotici, no? Quasi sudava freddo all'idea di tutte quelle bestie vagamente insettose arrampicarsi addosso, per non parlare del fatto che la sua difesa contro i veleni era pressochè nulla. Di certo avrebbero dovuto lavorarci prima o poi, ma avrebbe sicuramente preferito farlo nei pressi di Konoha... O avvertire Febh che sarebbe stato morso parecchie volte per farla riprendere. Su, su, non fare così. Lo osservò con sguardo dolce, portando la testa verso di lui. Sai bene che per me venire al Palazzo significa giocare una complessa partita a scacchi che quasi sicuramente perderò. In Amministrazione le cose non sono poi così diverse. Ritornò sul suo cammino, fissandolo con la coda dell'occhio, e un sorrisetto gentile ma che nascondeva una punta di sadismo. Non ho solo imparato a difendermi quest'anno, sai? Anche io ho i miei pacchi da ritirare. Come i peperoncini orgoglio del Paese del Fuoco, che Febh già aveva avuto modo di assaggiare una volta, ed Hebiko si era fatta spedire per usarlo a sorpresa in alcuni dei suoi soliti snack. Aveva persino comprato una sorta di piccola piastra per poter aprire i sacchetti delle merendine, condirli con i peperoncini finemente tagliati, e richiudere il tutto come se non fossero mai state contaminate. Certo non era niente confronto ciò che le aveva fatto passare, ma avrebbe segnato l'inizio della loro guerra personale. La Vipera ancora faticava nel tenere lo Yakushi in riga in modo costante, ma l'altro era riuscito a trasferirle parte di sè, e sarebbe stata questione di tempo prima che se ne pentisse. Mutò in un'espressione scherzosamente sorpresa quando l'altro le menzionò un addestramento più mirato per renderla riconoscibile come sua allieva. Oh, ora sono molto curiosa.

    Hebiko continuava a domandarsi quanto Febh fosse consapevole del suo vero ruolo al Palazzo. Ogen gli dedicava (a suo modo, e forse impercettibile per il Consigliere) il suo rispetto, ma non era certa che lo Yakushi ne fosse pienamente consapevole. Apprezzava però che la vecchia lo rispettasse a prescindere. Quello era il traguardo che voleva raggiungere.

    Come dal nulla, un piccolo ventaglio apparse a coprire parte del suo viso, estratto dalla manica con un movimento quasi impercettibile. Il rossore sulle sue guance era evidente, dopotutto dubitava sarebbe mai riuscita ad abituarsi alle "serate tra donne" organizzate dalle due menti più perverse di Oto. Ho un'idea leggermente diversa di divertimento... Detestava quello, e detestava anche l'idea di Febh di prendersi il suo nome originale, così lo definiva. Una stupidaggine dal suo punto di vista, come se lei avesse dovuto prendersi il nome di Orochimaru. Certo, la sua storia era leggermente diversa, ma avendo conosciuto anche il precedente sè, non sarebbe mai riuscita a vederli come un'unica persona. Ma se il nome le aveva provocato un ulteriore imbarazzo, quello che venne dopo la portò la liberare il viso, mostrando un'espressione piacevolmente sorpresa. Oh, Febh! Pronunciò il suo nome con un tono di voce più marcato, evidenziando la sorpresa... E rimarcando anche quale pensava fosse la sua identità. Ma se la ridacchiò appena, visto come il Consigliere faticava nel trasmettere il suo affetto per qualcuno. Mi spiace ti abbiano rovinato la sorpresa. Le tempistiche descritte da Ogen facevano intuire che, probabilmente, vedere l'Hokage in condizioni simili lo aveva colpito nel profondo, e vista la poco velata minaccia di voler attaccare Oto, forse voleva evitare che anche l'altra sua allieva facesse la stessa fine. Certo, se avessi voluto imparare qualcosa di più sulle prese, bastava chiedere. Gli fece gli occhi dolci, chiaramente prendendolo in giro, se c'era una cosa che a Febh non serviva imparare era come migliorare dei jutsu. Socialmente parlando era un'altra storia. Non perdiamo tempo allora, voglio proprio vedere cosa ti sei inventato in tutto questo tempo.

    Alle scuse di Ogen, Hebiko alzò le sopracciglia sorprese, anche se gli occhi non mostravano la stessa emozione. E' giusto così. Annuì solenne, senza perdere tempo a spiegare ulteriormente cosa potesse realmente intendere con una simile risposta. Alla domanda di Ogen avrebbe fatto un leggero inchino, rialzandosi con grazia. Non mi permetterei mai di dettar regole in casa altrui. Divertiti con il tuo ospite. Aveva confidenza a sufficienza da darle del tu, o quantomeno aveva messo in chiaro di sentirsi abbastanza in famiglia da non esagerare con le cortesie. Dopotutto quella giornata serviva anche a dimostrare ciò che aveva imparato durante quel lungo anno di torture, si sarebbe sciolta di più col passare del tempo.

    Pensavo fossi ormai abituato alle abitudini della vecchia. Avrebbe commentato, dopo essersi assicurata di essere fuori dalla portata d'orecchio di Ogen, e rigorosamente di spalle. Osservò i tre bastoni di fronte a sè, già preoccupata della trappola che potevano contenere. Un veleno invisibile? Pericolosi insetti assassini al loro interno? Un materiale terribilmente resistente e difficile se non impossibile da piegare? Avrebbe fatto un profondo sospiro prima di avvicinarsi al primo, prendendolo con la mano con una certa insicurezza. Facendosi coraggio, lo avrebbe stretto nella sua mano, con forza tale da poter frantumare del metallo... distruggendolo senza fatica. Battè le palpebre un paio di volte, controllandosi prima la mano e poi le due metà del bastone a terra, con crescente confusione. Huh? Lanciò anche un'occhiata verso Ogen, cercando di capire se fosse uno dei loro scherzi o allenamenti "con sorpresa", senza ottenere una chiara risposta. Febh le diede l'ordine per il secondo bastone, descrivendo in modo complesso il doverlo prendere in mano. Cosa che fece, ovviamente senza fatica, e con l'espressione così confusa che sembrava una persona che toccava qualcosa per la prima volta. O-kai... Voleva quasi chiedere "così?" ma sentiva che sarebbe stato fin troppo ridicolo. E poi arrivò la richiesta più stramba: stritolarlo, ma senza stritolarlo. Inclinò la testa, studiando il terzo legnetto. Identico agli altri. Si ricompose, sbattendo nuovamente gli occhi ed osservando la sua prova con rinnovata determinazione. Scusami. Fino ad ora mi avete abituata ad allenamenti... Diversi. Trovarmi davanti a qualcosa di calmo e in un ambiente controllato è disarmante. Sospirò, ancora incredula. Era stata abituata fin troppo a dover trovare una strategia in pochi secondi, ed ora un simile puzzle la stava mettendo più in difficoltà del previsto.

    Toccò il legno con la punta delle dita. La sua interpretazione di "toccarlo in un solo punto" era quella di usare meno superficie possibile, sia lei che l'oggetto in questione. Usò il tocco adesivo, avendo così in pugno il bastone senza doverlo realmente tenere in mano. Lo staccò dal terreno, rigirandoselo sulla mano come a dimostrare il suo successo, ma dalla sua espressione ancora non era convinta. No, non può essere questo. Lo sto trattenendo, non stritolando. Lo piantò nuovamente nel terreno, e rimase di fronte ad esso, con le maniche del kimono unite, pensierosa. Poteva stringerlo solo con un dito, ma poteva quello essere considerato il toccarlo in un solo punto? Le altre due prove si erano rivelate semplici dopotutto. Forse la sua intenzione era quella di farle usare il chakra, dopotutto Febh ne vantava un controllo che pochissimi altri shinobi al mondo sapevano replicare. Strinse le labbra, incerta, ma forse era quella la soluzione. Certo, il chakra avrebbe comunque ricoperto una discreta parte della superficie dell'oggetto, ma lei non lo avrebbe toccato in più di un punto. Toccò nuovamente il legno, imprimendovi il chakra adesivo. Aveva un contatto. Ora come stritolarlo?

    Voglio proprio vedere dove andrai a parare con questo addestramento. L'unico modo che aveva per non dichiarare sconfitta era quello di provare con il chakra. La sua abilità nello stritolare qualcosa non era data solamente dall'allenamento ma da un vantaggio fisico: il suo essere fatta di serpenti rendeva le sue strette mortali, ben più di quanto altri shinobi potessero sperare. Forse la forza pura non era il vero obiettivo, ma usare quella sua qualità. Se tutta lei stessa, persino le sue cellule, erano realmente fatte di serpenti, perchè non poteva esserlo anche il chakra? Doveva tentare di usarlo come fossero dei filamenti vivi. Da un po' di tempo era riuscita a fare una cosa simile con i suoi capelli, ancora troppo poco allenati per essere anche solo lontanamente utili a raccogliere una tazza, ma abbastanza movibili da acconciarsi quasi da soli. Doveva solo far reagire il chakra nella stessa maniera: invece di usarlo come un'onda di energia, usarne diversi filamenti, per saldarsi al meglio alla superficie. Per l'imprimere forza... beh, non le era stato richiesto, al momento. C'era da dire che la sua soluzione non era esattamente troppo diversa dal risultato che le dava il tocco adesivo, e la cosa le faceva dubitare fosse l'effetto che voleva Febh. Non capisco. Che intendi con toccarlo in un solo punto? Una stretta richiede per forza un doppio appoggio, altrimenti è impossibile causare pressione.

    Durante l'allenamento l'ospite si fece vivo, fu proprio lo Yakushi ad indicarglielo. Avrebbe ricambiato lo sguardo, squadrando la sua figura e scambiando un vago interesse che, grazie al suo volto ben allenato a nascondere i suoi reali pensieri, sarebbe stato difficile giudicare come positivo o negativo. Ma si sarebbe presto voltata verso Febh. Ignoralo. Se lo Yakushi avesse mostrato confusione, gli avrebbe spiegato rapidamente le sue intenzioni. Ha già mostrato interesse, ed ho ricambiato quanto basta. Se è una persona che vale la pena conoscere, sarà lui stesso a raggiungermi. Probabilmente avrai tempo per spiegarmi qualcosa in più su questo addestramento misterioso prima che il principino venga a disturbarci. Conoscendo Ogen, potrebbe anche essere solamente il "partito della settimana". La distanza non permetteva al duo di pettegoli di sentirli, perciò non avrebbe fatto altro che mostrargli a malapena il profilo, una sorta di invito, anche se la sua mera presenza non sembrava bastasse per farle impressione. Mai una donna come lei si sarebbe avvicinata per prima ad un uomo, a meno di rarissime occasioni in cui era comunque certa di avere il controllo.

    Certo, dentro di sè i suoi pensieri raccontavano una storia del tutto diversa: era ospite di Ogen, e proprio il giorno in cui Febh aveva in mente un addestramento tutto suo, tanto da voler assistere. Dopo un anno di torture, per astuzia ma soprattutto spirito di sopravvivenza, aveva imparato a distinguere quando la vecchia voleva solo mantenere alta la tensione ma era tutto sommato innocua, e quando invece qualcosa bolliva in pentola. Farsi desiderare però era una delle cose più importanti che aveva imparato: la fretta era cattiva consigliera, ed un ospite misterioso si sarebbe sciolto molto più facilmente se si fosse dimostrata difficile da impressionare, al contrario di un qualcuno che si fiondava subito a cercare le sue attenzioni, dandogli più importanza di sè stessi.
     
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    Le Complicazioni di Hebiko Dokujita

    Capitolo 3

    Idee diverse significano essere aperti a sperimentare, Hebiko. Replicò la vecchia Ogen con un guizzo velenoso della lingua, mentre lo Yakushi non comprendeva appieno di cosa stessero parlando con quello scambio di argomenti, ma l'anziana comunque fece un minuscolo cenno del capo in segno di approvazione, uno dei suoi radi e sporadici apprezzamenti che elargiva solo quando Hebiko si comportava come era corretto. Tu sulle prese non sai nulla. Io sono un genio in ogni campo ninja possibile! E te lo dimostrerò! Intanto Febh dava aria alla bocca come suo solito.

    Si erano allontanati dal porticato dove ben presto Ogen sarebbe stata raggiunta dal suo misterioso e affascinante ospite, mentre il Sensei metteva alla prova la sua allieva con i tre bastoni. Come previsto lei non colse immediatamente ciò che lui le stava chiedendo, frantumando il primo legno senza problemi e usando poi una leva per stritolare e spezzare il secondo senza usare eccessiva forza muscolare. Fu col terzo legno che sorsero i problemi. In pratica stai dicendo che sei tonta e che sai fare solo addestramenti in cui vieni bombardata continuamente così da agire senza pensare? Replicò lui con un sorriso da infame che meritava una dozzina di schiaffi. Anche una scimmia o un bue ottuso come l'Hokage può sopravvivere al mio riscaldamento, ma un addestramento è qualcosa di completamente diverso. Aggiunse, a braccia incrociate, con una parvenza di serietà. Lo scopo qui è diventare qualcosa che non eri prima, non più solidificare quello che avevi già. Che piacesse o no, e che avesse aumentato o meno del 200% i profitti degli psicoterapeutici dell'Accademia, lo Yakushi era un sensei di grande esperienza e, anche se malandati, tutti quelli che aveva addestrato in qualche modo avevano tirato fuori qualcosa di più rispetto a come erano partiti. La Hebiko di un tempo lo avrebbe minacciato, o avrebbe gridato o magari direttamente picchiato, ma davanti a Ogen e al suo ospite, come avrebbe agito la Dokujita davanti a quelle provocazioni?

    Ai tentativi di lei di filare il chakra lui socchiuse gli occhi, per meglio vedere il modo in cui manipolava l'energia. Beh, non a caso sei una mia allieva. Senza che ti abbia dovuto rispondere, hai capito che il controllo del chakra è la soluzione. Poi la indicò. Ma lo stai usando nel modo sbagliato: a quel modo potresti forse legare e tenere saldamente, ma stritolare? Non sei una Hyuga, solo loro potrebbero filare il chakra in modo abbastanza preciso da mantenere una gran forza per stringere...noialtri avremmo fili troppo sottili e deboli, e anche aumentandone la quantità non cambierebbe nulla. Incrociò ancora le braccia, sogghignando. Eppure ci siamo addestrati per mesi...pensavo che per te la risposta fosse ovvia. Anche lui conosceva un gran numero di Hebiton, pur non avendoli usati spesso, e si erano esercitati assieme, ma quello che fece con un quarto bastone, preso e piantato nel suolo appositamente, sarebbe stato qualcosa di completamente diverso.

    All'inizio cercavo anche io di usare il chakra adesivo e quello repulsivo, magari a strati, cercando di scolpirli per avvolgere il bersaglio e stritolarlo, ma era uno sforzo immenso: anche solo estenderlo di pochi centimetri dal corpo è enormemente difficile e oltre le tue possibilità, al momento. Inoltre non era efficiente per nulla. Il mio addestramento con il bue ottuso mentre lui faceva quella cafonata del controllo esplosivo, si basava sul focalizzare come immobilizzare e stritolare il bersaglio col chakra. Scosse il capo. Solo dopo aver studiato a fondo i testi di Orochimaru e imparato le sue Hebiton ho capito che stavo ragionando nel modo sbagliato: nessuno ci insegna come si respira. Non serve a nulla analizzare i flussi di chakra nel dettaglio per ottenere un effetto. Quello che serve è avere chiaro l'effetto, e una potente immagine. Il corpo farà il resto. E nel dirlo sollevò la manica, per mostrare il braccio mentre lo avvicinava al bastone. Per Hebiko e chiunque altro sarebbe stato possibile notare il chakra adesivo che trasudava dalla pelle, in leggero eccesso rispetto al necessario per aderire...ma in un battito di ciglia quel chakra sarebbe apparso come un serpente traslucido che muoveva le sue spire sull'arto del ninja e tra le sue dita...e nel momento in cui toccò il bastone con un solo dito, il serpente si trasferì, appena percettibile, sul bastone stritolandolo fino a spezzarlo. Questa non è una tecnica. Non è una Hebiton. Questo è uno dei segreti del controllo del chakra. Plasma il tuo chakra come se dovessi eseguire una Hebiton, ma non devi realmente eseguirla e non devi usare il chakra del tuo sistema circolatorio: è quello adesivo che emetti con concentrazioni precise e a una data frequenza che devi manipolare. In pratica, impasta una Hebiton fuori dal tuo corpo, senza generare realmente un serpente. Facile a dirsi, ma apparentemente assurdo a farsi...eppure lui ci era riuscito.

    Al suo apice, questa è la capacità che mi ha portato a sviluppare una delle mie tecniche definitive: la Catena di Seiryu...che quando sarai Jonin potrei insegnarti. Aggiunse, con un mezzo sorriso di sfida. Ora...non riuscirai mai a fare come me perchè io sono un genio. Ma possiamo arrivarci per gradi. E a quel punto il mezzo sorriso divenne la stessa sadica smorfia che la ragazza aveva visto ogni mattina da un anno a quella parte. Batté un piede a terra e sotto i piedi della ragazza, che ancora si stava reggendo al bastone, il terreno sparì per via di una botola nascosta, facendola precipitare se non fosse rimasta aggrappata al labile supporto. Reggiti al bastone senza spezzarlo. Se si spezza cadrai di sotto...dove c'è una vasca di materiale dove non vorrei cadere. Ogni dieci minuti Ssalar qui sotto ti aggiungerà dei pesi alle caviglie. La lucertola, con un brillare selvaggio nello sguardo era nel fosso, con una serie di manette pesanti posate in una nicchia. Se il bastone si spezza potrebbe non essere piacevole, quindi dovrai modulare la forza della tua stretta anche grazie al chakra adesivo. Se vedo un arto allungarsi o un serpente te lo taglio. Solo muscoli e chakra adesivo, sono stato chiaro? Lo scopo è farti imparare a esercitare una forza crescente, anche col chakra adesivo, in un periodo prolungato. Trenta minuti dovrebbero bastare...per oggi.

    Dopo quei trenta minuti infernali, comunque fosse andata (in caso di caduta i liquami innominabili avrebbero rovinato il suo vestito per sempre), Febh avrebbe fatto chiudere la botola e rimuovere i pesi, lasciando alla Dokujita il tempo per riprendersi. Solo dopo qualche minuto avrebbe scoperto che l'ospite di Ogen si era avvicinato e stava battendo le mani. Uno spettacolo impressionante. Non capita spesso di vedere Kunoichi di talento spingersi oltre i propri limiti. Sono ammirato. Avrebbe detto, affabile, mentre Ogen era rimasta al suo posto e osservava la scena con interesse. Il mio nome è Aji Tae, e sono perfettamente consapevole di quanto questo sia il momento e il luogo sbagliato per una presentazione, ma noi abbiamo delle questioni di enorme importanza da discutere, consigliera Dokujita. Spiegò, cercando di mantenere un volto gentile e un'espressione ferma, quel genere di atteggiamento che solo un mercante in cerca di affari può dimostrare, ignorando a volte il galateo, ma ottenendo comunque risolutati. Non so quanto ho voglia di vedere un tizio con un pessimo gusto per i vestiti e una specie di feticismo per le piume che distrae la mia allieva. Avrebbe detto Febh, facendosi avanti con tono scontroso. Lo capisco, ma io ho due cose che la consigliera desidera ardentemente, e lei ne ha una che io desidero ardentemente. E il tempo è poco. Non vedo cosa possa volere Hebiko a parte un pò di sana fiducia in sé stessa sapendo di essere una mia allieva. E forse la possibilità di descrivere a tutti le mie gesta. Era leggermente egocentrico, va detto.

    Lui guardò oltre lo Yakushi, cercando Hebiko. Io possiedo informazioni su una persona di nome Naga. E possiedo informazioni su un certo Sylas, che ogni tanto pare pronunciare il vostro nome mentre dorme nella sua cella. La buttò là, indicando poi la fanciulla. Voi invece avete un mio associato sotto custodia, e non mi dispiacerebbe quantomeno parlarci. Cosa avrebbe fatto Hebiko? Era a palazzo yakushi e Aji Tae era un ospite di Ogen. Come si sarebbe mossa? E cosa avrebbe fatto la vecchia in base alle sue azioni? Doveva coinvolgere Febh o appartarsi? E come? In quel momento di grande stress una prova ancora più grande era arrivata...era il momento di mettere alla prova il suo addestramento nelle abilità sociali.

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    La prima Prova

    III



    C'era sempre un certo orgoglio nel ricevere quegli impercettibili complimenti da Ogen. In un certo senso era allenamento anche quello: se non prestava sempre la massima attenzione rischiava di non notarli, e questo l'avrebbe sicuramente aiutata a notare ogni minima reazione facciale di chiunque altro avesse avuto a che fare. E un po' tutti gli addestramenti che comprendevano l'ego avevano una spinta in più... Un po' come quello che le aveva preparato Febh.

    Hebiko fulminò lo Yakushi, controllando il suo tono di voce per evitare scenate di fronte ad ospiti ancora sconosciuti. No, naturalmente. Replicò, sibilando appena. Mi sembra semplicemente sospetto che un qualsiasi tipo di addestramento da parte tua possa essere di natura meditativa o lasciarmi tutto il tempo che voglio per impararlo. La sua espressione mutò in un flirt provocatorio, con un tono di voce timido, un qualcosa di alieno per la vecchia sè.

    Oppure mi stai forse confessando che ti ho addolcito?



    Gli fece occhi da cerbiatta prima di tornare a concentrarsi sul suo lavoro, cambiando completamente atteggiamento in una frazione di secondo, ma osservando con la coda dell'occhio la sua reazione. Un vago accenno di timidezza o sorpresa le avrebbe fatto apparire un ghigno soddisfatto sul volto.

    Era stato abbastanza facile intuire che si trattasse del chakra (dopotutto Febh non mancava di vantarsi dei propri talenti, e lo conosceva abbastanza bene per poter capire quali fossero reali e quali si fosse inventato ad hoc per la persona di fronte a sè), ma non sembrava afferrare il concetto di quel preciso addestramento. Almeno finchè non le ricordò il suo anno infernale. Oooh.... Ma certo, gli Hebiton! Pensavo ti servisse solamente potenziarmi per usarmi come arma a tradimento! Esclamò eccitata, cercando di comprendere come usare al meglio quell'informazione. Dopotutto io sono fatta di serpenti, non è improbabile pensare che anche il mio chakra sia adattato al mio corpo. Se tu sei riuscito ad usarlo come un serpente, immagina cosa posso fare io! Sì, un pochino si stava vantando volontariamente, ma dopotutto era una questione di logica e, vista la sua anatomia, anche un po' di orgoglio.

    Come incantata, osservò l'esecuzione della tecnica, ascoltando con avarizia tutte le informazioni, iniziando già a pensare come replicarle per sè stessa. Sibilò alle sue provocazioni con gioia, raddrizzando la schiena e ricambiando il sorriso di sfida. Sei troppo generoso, prima o poi mi costringerai a ricambiare il favore. E poi il sorriso dello Yakushi mutò. E l'espressione di Hebiko, che ora aveva compreso, si spense all'improvviso. Oh. Ecco il vero addestramento. Tenendosi ben salda al bastone, riuscì a rimanerne appesa quando il terreno sotto ai suoi piedi svanì, facendosi sfuggire solamente un versetto acuto. Hai visto che avevo ragione? Non sei tipo da meditazioni. L'odore che proveniva dal basso non era affatto piacevole, ma dubitava che la punizione si limitasse a quello, soprattutto considerando le abilità generative di entrambi (anche se gli Yakushi erano indubbiamente superiori, la sua Muta aveva poco da invidiargli). Ugh, c'è dell'acido lì sotto, non è vero? Diede un'occhiata veloce, tornando a concentrarsi sul Consigliere, con espressione infastidita. Lo sapevo, tu come tutti gli altri non cercate di far altro se non spogliarmi! Era perfettamente consapevole che non fosse vero. Ma, se Febh aveva realmente buttato nel mischione degli acidi, forse aveva dimenticato che oltre a sciogliere la pelle della sua adorata allieva, anche la delicata seta che la ricopriva ne avrebbe risentito. Cercare di addolcire un addestramento, soprattutto considerando che c'era un ospite nei paraggi palesemente interessato a lei, era fondamentale. Purtroppo, se anche avesse convinto Febh, dubitava sarebbe riuscita a fare lo stesso con Ssalar. Ah, Ssalar, il mio principino. Commentò con voce spezzata. Guarda cosa ti costringono a fare. Non preoccuparti, ti difenderò io da quel mostro, tu pensa solo a... non fare quello che ti ha chiesto. Aveva quasi gli occhi lucidi, pur senza effetto: poteva giurare di percepire il suo sorriso sadico crescere a dismisura. Di certo era offeso perchè per uno degli ultimi photoshoot aveva trovato solo tessuti di bassa qualità. Non avrebbe più fatto un simile errore.

    Aggrappata come meglio poteva a quel misero bastone, dovette concentrarsi su come utilizzare il chakra nel modo indicato. Aveva parlato di istinto, ma era una cosa che lei usava di continuo, e ancora non era mai riuscita ad "inventare" qualcosa grazie ad esso. Di certo non bastava. Facendo dei respiri profondi (a volte soffocati dai fumi provenienti dal basso) chiuse gli occhi, e come faceva durante la yoga, iniziò a rilassarsi per poter percepire ogni parte del suo corpo, sentirne il chakra fluire ovunque. Lei era uno, ma era tanti. Il suo corpo era quello di un singolo "serpente", ma era anche composto da migliaia di diversi serpenti. Il suo chakra avrebbe potuto fare la stessa cosa. Non filamenti però, sapeva che non sarebbe bastato. Doveva sfruttare l'istinto, ma nel modo in cui le era stato ordinato. Controllare l'istinto non era per niente facile, dato che ciò che suggeriva era ovviamente di allungare gli arti e avvolgersi a modo al bastone. No, si erano addestrati anche nell'utilizzare meno abilità possibili. Doveva convincere sè stessa che in quel momento muovere il proprio corpo non era possibile, e che invece solo la sua energia interiore poteva salvarla. Il suo chakra si accumulò in tutto il corpo, facendo apparire per qualche momento la testa di un grosso serpente, l'accumulo di tutto il suo chakra. Lo riassorbì in fretta, concentrando invece solo parte di quel potere nel braccio appeso, usando il chakra stesso non solo come estensione, ma come se fosse il suo stesso arto. Ancora aveva la forma della sua mano, anche se sembravano semi visibili dei piccolissimi serpenti mischiati ad esso, ma una sorta di braccio fantasma composto di chakra era ora avvolto al bastone. Resistere non sarebbe stato semplice, doveva minuziosamente aumentare la presa senza però sacrificare il bastone stesso.

    I primi pesi attaccatele a tradimento le fecero sfuggire un secondo gridolino, quel brusco cambio di peso era decisamente più del previsto. E la presa ne aveva risentito. Il chakra che la manteneva appesa era diventato più instabile e fragile. Aumentarne la potenza sarebbe stato problematico, visto che non solo la sua stretta ma ora anche il peso extra sembravano avere un pessimo effetto su quella sua sottile ancora di salvezza. Tre rapidi sospiri, un cambio di braccio per scaricare la tensione, e rilasciò stavolta più chakra, ricoprendo il bastone quasi della sua interezza, in modo da avere più appoggio e scaricarne meglio il peso. Stavolta era riuscita a mutare quel braccio di chakra facendo apparire delle scaglie. Era sicura che riuscire a dargli la forma di un serpente vero e proprio avrebbe aiutato con la potenza e la precisione di quella sua presa di salvezza. Sbuffando appena, soprattutto per il fastidio di quel peso extra, puntò lo sguardo verso il Consigliere. Sai... Sto iniziando ad annoiarmi. Perchè non mi racconti qualcosa, mentre aspettiamo che tutto questo finisca? Ansimò appena. Aveva bisogno di distrarsi un minimo per non sentire la fatica e smettere di percepire secondo per secondo, rendendo il tempo più dolorosamente lungo di quanto non fosse.

    Altri pesi le vennero attaccati addosso, facendola sudare freddo. Fe-Febh. Il bastone... Non regge il peso extra. Aveva già sentito degli scricchiolìì sospetti, e sospettava anche che Ssalar avesse esagerato con la quantità di peso, o perlomeno sperava che non fosse sua intenzione far sì che il bastone si spezzasse a prescindere da quanto lei fosse stata precisa. Oh no, non oseresti... Oh sì, avrebbe osato eccome. Ne aveva avuto la prova per un anno intero. Ma non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione. Doveva portare pazienza però. Quel peso ancora lo reggeva, ma doveva tenersi pronta per l'inevitabile rottura che presto sarebbe stata causata da quel peso. E, non appena Ssalar si avvicinò per attaccarle le ultime manette ai piedi, sapendo che non avrebbe avuto una seconda chance, si sarebbe lasciata andare all'istinto così come consigliato: avrebbe posato entrambe le mani sul bastone, rilasciando stavolta due serpenti luminosi di chakra, che avvolgevano il bastone e loro stessi, piantando i denti ai limiti della botola, così da scaricare il peso non solo sul misero bastone ma sul terreno stesso, permettendo a quell'unica ancora di salvezza di resistere gli ultimi minuti necessari, mentre lei consumava con minuzia goccia dopo goccia del suo chakra, non una di troppo, non una di meno. Quell'equilibrio era fondamentale per evitare di doversi presentare in condizioni a dir poco orribili verso il nuovo ospite.


    Che avesse salvato la sua dignità o che fosse stata costretta a presentarsi nel peggior modo possibile a chissà chi (e considerandolo ospite di Ogen, un probabilmente importante chissà chi), come previsto sarebbe stato lui ad avvicinarsi, mentre la kunoichi riprendeva fiato, dedicandogli un delicato inchino di saluto e ringraziamento per i suoi complimenti. Grata di averla allietata con uno spettacolo di suo gusto. In piedi, al fianco di Febh, reagì con moderata sorpresa alle parole (e presentazione) di Aji Tae. Vedo che la mia fama mi precede. La stavo aspettando, Aji-san. Non avrebbe impedito a Febh di fare alcuno dei suoi commenti, anche se roteò gli occhi alla sua bizzarra idea di orgoglio della sua allieva. Ma far scontrare il nuovo arrivato con qualcuno che, anche se a modo suo, aveva se non altro fatto intendere che fosse la sua protetta, non avrebbe fatto altro che elevare la sua importanza e sicurezza. Se Aji Tae voleva farle qualche tiro mancino, ora aveva la certezza che lo Yakushi, e forse tutta la casata, sarebbero stati conto di lui.

    Sarebbe stato complesso eliminare del tutto il leggero accenno di sorpresa nelle sue parole. Dopo la loro avventura, sapeva bene che l'Asceso l'avrebbe presto raggiunta, dopotutto Kaji era uscito dall'inferno, ma senza un corpo da possedere era ancora prigioniero della sua spada. Di certo non si aspettava che fosse così informato sul suo conto. Capisco. Ha fatto le sue ricerche. Si sarebbe voltata verso Ogen, anticipando un inchino alla sua richiesta. Se non è troppo disturbo, vorrei far preparare una delle stanze del the. Vorrei concedere al suo ospite parte del mio tempo. Ottenuto il permesso, si sarebbe rivolta invece al Consigliere. Febh, anche tu. Aji Tae non può confrontarsi solamente con metà del suo associato. Non aveva nulla da nascondere, perlomeno non agli Yakushi, al peggio ricordi imbarazzanti delle sue avventure da teenager. Di certo nulla che potesse giustificare il privarsi di due menti informate come i due Yakushi. Se voleva liberare Sylas e trovare una soluzione per Naga, aveva bisogno dell'aiuto di ognuno dei suoi alleati. Oh, naturalmente è libero di approvare o negare la presenza di Ogen nella stanza. Ma sarebbe rude cacciare la padrona di casa dalla propria dimora. Dopotutto è un suo ospite, e stiamo già rubando tempo prezioso che avreste potuto godervi da soli. Attese la sua risposta, voltandosi con grazia per incamminarsi all'interno.


    All'interno, si sarebbe presa tutto il tempo necessario per eseguire a dovere la cerimonia del the. Gli insegnamenti di Ogen l'avevano aiutata a raffinarla, ma la sua passione per la cosa le aveva dato un grosso vantaggio iniziale. Aveva sempre amato il the e il rituale che lo precedeva, una forma di meditazione che la aiutava a rilassarsi. E, visti gli argomenti presentati, fondamentale in quel momento. Con pazienza, avrebbe versato il the a tutti i presenti, una miscela scelta appositamente delle migliori erbe di Oto. Dopo aver preso un singolo sorso, il primo assaggio, un po' per dimostrare all'ospite della sicurezza di quella bevanda, si sarebbe rimessa elegantemente in posa, seduta ordinata di fronte a quel basso tavolino da the. Come ha già detto, è vero che il suo associato è fisicamente sotto la mia custodia. Volontaria o meno, dato che temeva che qualcosa fosse andato storto nel suo piano se era finito incastrato nella sua spada, invece di essere libero all'uscita. Ma non solo io ho in mano il suo destino. Sia Febh, sia il mio adorato compagno, hanno contribuito alla sua liberazione dall'Aldilà. Avrebbe messo in chiaro, osservando con espressione neutra le possibili reazioni di Aji Tae. Dubitava che non fosse preparato ad una simile risposta. Naturalmente nessuno di noi vuole tenerlo prigioniero per sempre. Se permette... Inclinò la testa quanto bastava per far sbucare l'elsa ed estrarre, con innaturale grazie ed eleganza considerato il gesto, la Kusanagi dalla sua bocca. Sapeva bene quanto alcune delle sue abilità potessero essere disgustose, ed aveva imparato come rendere la cosa un trucco da illusionista. Mantenne la spada in bella vista per qualche secondo, posandola infine sulle sue gambe. Ascolterò con attenzione le informazioni che ha da darmi. Se mi soddisferanno, sarò disposta a dare il consenso per il vostro colloquio. La Kusanagi resterà in mano mia. Se il suo interesse riguarda invece la sua liberazione... Lo sguardo si indurì appena. ...allora spero che le sue informazioni siano realmente preziose. Avrò bisogno di una discreta spinta per convincere Febh e non avere guai con il mio compagno per una simile decisione. Assunse un'espressione più preoccupata, con un triste sospiro. L'aria da perfetta vittima che dava l'impressione di non aver controllo sulla situazione senza che Aji Tae cedesse le sue informazioni, quando la realtà che aveva dimostrato era ben diversa. Di certo avrebbe colto il messaggio. Tutto dipendeva da lei, e se la conosceva realmente non solo per nome ma anche per fama, sapeva sicuramente quanta influenza avesse su Febh, e probabilmente anche quanto lui fosse restio su tutto ciò che riguardava Kaji.


    Edited by Waket - 19/1/2023, 19:29
     
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    Le Macchinazioni di Hebiko Dokujita

    Capitolo 4

    Al contrattacco verbale di Hebiko lo Yakushi, che normalmente avrebbe replicato con qualche borioso "io sono già la persona più dolce al mondo" rimase un secondo interdetto battendo le palpebre, non per l'efficacia intrinseca del gesto di lei, quanto più per il fatto che gli aveva ricordato Ogen per una frazione di secondo, con un brivido lungo la schiena. In ogni caso proseguì la sua dimostrazione lasciando che l'allieva comprendesse il senso più profondo di quello specifico controllo del chakra. Io immagino che tu possa identificarti meglio coi serpenti, sicuro, ma se pensi che io ti stia addestrando solo perché mi sei utile allora non hai capito niente di me. Disse con tono un pò scontroso. Io lo faccio perché è estremamente divertente. Avrebbe aggiunto son un sorriso sinistro, e infatti la sua trappola venne messa in atto poco dopo. C'è bisogno di essere molto contemplativi per sopravvivere a questa cosa. Aggiunse gongolando, mentre lei diceva qualche scemenza sugli acidi. Devi lavorare meglio sulle tue provocazioni. Le disse. Là sotto c'è il pozzo nero del palazzo. Con l'aggiunta di un mio piccolo veleno che tende a fissare gli odori e rendere più difficile lavarli via. La sua espressione era tanto angelica quanto più era demoniaco il suo animo. Anche se la persona dall'animo più infrante fu sicuramente Ssalar, consapevole che doveva in qualche modo uccidere la Dokujita se voleva salvarsi.

    Raccontarti qualcosa? Oh, si...se proprio ti annoi posso dirti qualcosa. Un tizio cieco forse originario di Kumo è arrivato l'altro giorno in amministrazione cercando di te. Ma lo ho mandato nei vicoli di Oto perché mi ricordava H, quel tizio dell'attacco di qualche anno fa. Ci penseresti? Non so nemmeno da dove sia venuto fuori ma sembrava innocuo, quindi gli ho voluto fare uno scherzo. Poi corrucciò la fronte. Chissà se è vivo? Vabbè, tanto era sicuramente un mitomane. Scrollò le spalle ignorando il pensiero, mentre forse Hebiko registrava l'importanza della cosa, ma almeno trovò la forza di resistere fino all'ultimo senza spezzare il bastone.

    Una volta libera si trovò però al cospetto di Aji Tae, che pur ignorando la fatica e i segni dello sforzo prolungato, si rivolse a lei con estrema gentilezza, trovando un degno avversario nelle sue risposte. Ammetto che sia stato interessante, ma forse una conversazione placida sarebbe più nelle corde di entrambi, non crede, Consigliera? Disse lui, ignorando i rimbrotti dello Yakushi che al momento non sembrava in vena di giochetti e imbrogli, o almeno così sembrava. Ogen-dono ha già fatto preparare tutto, è già al corrente della mia piccola proposta. La mia...metà? Avrebbe detto lo Yakushi guardando entrambi sottecchi. Mi pare di aver già detto che io sono uno, unico, completo e inimitabile. Ancora non gli andava giù la scelta compiuta da Raizen ed Hebiko. E poi su Aji Tae. E se tu sei qui per quell'alternativa fallata, per me puoi anche fare a meno del the e levarti di torno. Aji Tae tuttavia sostenne il suo sguardo e abbozzò un sorriso cortese. Molte, moltissime somiglianze, e una pericolosa intelligenza nascosta dietro questo comportamento. Chinò il capo verso lo Yakushi. E' mia ferma intenzione togliere il disturbo quanto prima. Andiamo, allora? Ogen in fondo li aspettava, e questo bastava per evitare che Febh bombardasse quel bellimbusto con le sue tecniche.

    [...]

    Febh sedeva scomposto a terra, con l'avambraccio poggiato sul ginocchio mentre Hebiko si esibiva nella cerimonia del The sotto l'occhio attento di Ogen e quello serafico di Aji Tae. Non appena ebbe terminato di servire il The ottenne un minimo cenno del capo da parte della capoclan Yakushi e un suo Mmh... che suonava un pò più duro del solito, segno che la cerimonia aveva delle imperfezioni che, in altro contesto, le avrebbe fatto pesare con delle scudisciate verbali, ma si sarebbe trattenuta vista la presenza dell'ospite. Una notevole eleganza. Disse invece lui, cortese. Continuo a preferire l'alcool. Concluse lo Yakushi, che in realtà preferiva il latte con i cereali, ma voleva darsi un tono. Va detto che Hebiko era stata estremamente abile, ma come sempre Ogen cercava la perfezione, e nonostante tutto il nervosismo della ragazza era in qualche modo trapelato.

    Febh sul momento non capiva come si potesse definire "adorato" un compagno di team, ma in fondo sapeva che Hebiko era molto sentimentale, come quella volta che pianse durante il flashback che spiegava della figlia di Doña Esmeralda Soshi e di come la perse giocando a canasta perché era convinta che quella fosse una mano di poker. Una delle puntate più intense della settima stagione. Ogen non commentò, sorbendo il the, ma un suo sguardo tagliente sembrava voler ammonire la ragazza, come se, a suo giudizio, fosse stata troppo affrettata nel rivelare la sua mano. Aji Tae invece ascoltava con interesse. Naturalmente, avete contribuito grandemente al suo piano, e siete stati determinanti nel nascondere le sue reali intenzioni al carceriere delle Mezze Persone. Condizione alquanto spiacevole, come credo abbiate inteso: non accettati né tra i vivi né tra i morti, ma bloccati da un grosso rettile rancoroso. Per quanto mi riguarda Kaji non sarebbe nemmeno dovuto esistere, è stato un incidente. Eppure esistono molte storie similari. Il Tiranno, per esempio, è un "incidente" frutto di secoli di pratiche del clan Kenkichi, e non soffre della sua condizione, anzi ne è orgoglioso. Commentò, per fare conversazione, rivolgendosi poi a Ogen per complimentarsi delle decorazioni della stanza mentre Hebiko estraeva la spada, così da non metterla in imbarazzo al netto dell'esperienza di quest'ultima. Certo che potevi anche usare un ventaglio. Ruppe invece la poesia lo Yakushi, che ultimamente era sempre piuttosto circospetto in presenza di quella spada, al punto da essere più irritante del solito.

    Aji Tae fu sufficientemente magnanimo da non commentare, seguendo con attenzione le parole di Hebiko e guardando con soddisfazione la Kusanagi. Naturalmente, sono e rimango un mercante, dopotutto. Vorrei però sottolineare una cosa. Sollevò un dito, indicando la spada. Quell'arma non nasce come reliquia o sistema di imprigionamento delle anime. Kaji è entrato là dentro di sua sponte, e ne può uscire in qualunque momento lui lo desideri. Febh replicò, collerico. Ah, deve solo provarci a uscire adesso. Ne basta uno di ME al mondo, e su questo non cambio idea. Appunto, lui è un'alternativa, qualcuno di diverso, ma non siamo qui a disquisire di metafisica, ma a commerciare. Ogen si voltò verso Hebiko che poneva la sua condizione, e poi verso Aji Tae. Spero non vorremo continuare coi convenevoli, Aji Tae-san. Mi pare di aver capito che avete una certa premura, o sbaglio? Disse lei, ottenendo un lieve inchino da parte di lui. Parole sagge, Ogen-dono. Quindi su Hebiko. Io non sono qui per liberare Kaji in quanto egli è già libero, e il corpo che ho approntato per lui è al sicuro. Anche le altre Mezze Persone sono ormai libere di vagare per il mondo, dato che lui è uscito lasciando una sorta di...passaggio. Poggiò una mano sul petto. Io sono colui che credo abbiate conosciuto come Asceso.

    Uno dei Sette della cerchia di quel cretino, no? Corretto. Io sono scappato dall'inferno tramite un...metodo alternativo. Non ripetibile sugli altri, non per le loro necessità almeno. Il mio metodo è stato una combinazione di Edo Tensei e di eredità del Rinnegan, ma non intendo tediarvi coi dettagli. La cosa importante è che vi siamo grati per l'aiuto, e personalmente non ho alcun interesse nel danneggiare Oto, il clan Yakushi o l'Accademia in generale. Dicono tutti così. Anche quel pazzi di Hayate. Ho sentito del loro gruppo, si. Commentò lui, sempre gentile nonostante le maniere sgarbate dello Yakushi. Consigliera Dokujita, sapete che l'uomo chiamato Sylas si trova negli Inferi di Oto da circa sei mesi? Il nome con cui è stato registrato è Shirasu Uzumaki, ma non credo sia il suo vero nome, ritengo si tratti di uno scambio di persona. In ogni caso è accusato di omicidio e le prove sono molto solide, non so se riuscirà a tirarlo fuori anche con la sua autorità. Spiegò. Naturalmente ho avuto queste informazioni tramite un mio fido associato, morto nelle vostre prigioni qualche settimana fa. Posso confermare... Aggiunse Ogen. ...che le informazioni del signor Aji Tae sono in genere molto attendibili. Abbiamo avuto delle collaborazioni in passato, anche se molto fugaci. A volte mi chiedo tu da che parte stia... La fulminò Febh, trovando solo un'espressione inattaccabile da parte di lei. ...poi mi ricordo che stai solo dalla tua. Alzò gli occhi al cielo. Come me del resto. E Aji tae sorrise. Ulteriori somiglianze.

    Quindi su Hebiko. Questa mi sembra un'informazione di valore, per cominciare. Non crede sia il caso di cominciare a cedere qualcosa, Consigliera Dokujita?

     
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    Fiducia

    IV



    Oh, per favore. So bene come tu dimostri affetto. Borbottò, a malapena appesa a quel fragile bastone. Anche se continuo a preferire simili dimostrazioni in privato, e non di fronte a ospiti a sorpresa. Era certa che non fosse colpa di Febh visto il fastidio provocatogli, ma era anche vero che non era disposto ad ingentilire mai niente per dare spazio ad altri, al massimo il contrario. E non poteva permettersi errori.

    Iniziò ad agitarsi ulteriormente quando Febh le raccontò dell'ospite in amministrazione. Coi capelli bianchi!? Sibilò, tentata di salire da quella botola per prenderlo a schiaffi. Perchè quegli idioti insistono a mandare gente da te e non farli aspettare, soprattutto se cercano ME! ...Stavi ancora frugando tra le mie cose in ufficio, non è vero!? Sbuffò, scomodamente appesa e con Ssalar che aveva appena aggiunto ulteriore peso alle sue caviglie. Quel maledetto ha un pessimo senso dell'orientamento, chissà dove diavolo è finito ora! Non appena avremo finito qui, verrai a cercarlo con me. Se lo Yakushi avesse protestato, Hebiko avrebbe alzato la voce, agitandosi per il rischio di mandare all'aria quell'addestramento e finire in liquami poco identificati. Perchè è colpa TUA! Non starò a spiegarti perchè è così importante proprio adesso! Non avevano mai parlato del suo vecchio team. A dirla tutta, non ne aveva mai parlato praticamente con nessuno, era un po' come se avesse lasciato indietro quella parte di sè. Ma prima Sylas e poi lui, il passato stava lentamente tornando da lei.


    Il confronto con l'ospite misterioso sarebbe stato solo in apparenza più tranquillo. Hebiko era in un certo senso a suo agio nelle prove più fisiche, mentre quello era un mondo nuovo per lei, in cui aveva imparato ad entrare lentamente e solo nell'ultimo anno aveva intrapreso con dedizione. Oh, servizio di classe. Ero impaziente di fare la sua conoscenza. Febh diventava spesso intrattabile con qualsiasi cosa riguardasse Kaji, ma la Vipera era pronta a tranquillizzarlo. Lo so. Tu hai qualcosa che Kaji si rifiuta di comprendere, e finchè questo non accadrà, rimarrà niente più che un fantoccio con le tue sembianze. Avrebbe dedicato una lunga occhiata ad Aji Tae, lasciandogli intendere che sapesse bene che Kaji stesso stava sentendo tutto in quel momento.


    Un respiro più duro del solito avrebbe tradito la sua calma, reagendo alla reazione di Ogen. Ringraziava che Febh fosse presente ad allentare la tensione, il suo punzecchiare continuo era una piccola distrazione necessaria per resistere e affrontare a modo simili avversari. Si manteneva leggermente sospettosa della cordialità mostrata dal mercante, anche se poteva trattarsi solamente di abituarsi alle lusinghe da ricevere grazie al suo nuovo portamento. Ascoltò con attenzione ciò che aveva da dirle in risposta Aji Tae, lasciando che lui e Febh discutessero tra loro prima di intervenire. Molto toccante. Commentò rapidamente la condizione delle mezze persone. Con un simile titolo, dev'essere una persona deliziosa. Se posso... come scegliete voi mezze persone i vostri alleati? Devo pensare che abbiate liberato un possibile genocida solo per una piccola qualità in comune, oppure vi assicurate che ognuno dei vostri membri non cerchi di inimicarsi il primo che passa solo per capricci personali? Il suo sguardo cercava di penetrarne l'anima, mandando un ulteriore avvertimento all'ospite ancora nascosto nella sua spada. Chi di voi è il vero capo? Era quieta, controllava il suo respiro, e appariva come se avesse la situazione sotto controllo. Devo pur sapere con chi sto facendo un accordo. Ad esempio, puoi anche proclamarti come la Testa delle mezze persone, ma a quel punto chi ha la priorità, loro, o il vostro padrone? Le sottili pupille avrebbero osservato ogni variazione del suo volto. Ancor peggio se lei è solamente un sottoposto. Come può essere garantita lealtà, se è stata promessa a qualcun altro? La sua espressione si fece leggermente più preoccupata. Un leggero segnale per dire senza bisogno di parole che poteva essere disposta ad aiutarlo a liberarsi dalla sua situazione, ma per farlo aveva bisogno di conoscere meglio la situazione.

    Non riuscì a trattenere il rossore sul viso per via del commento di Febh, usandolo per assumere un'espressione docile ed innocua. Non mi aspettavo nulla di diverso da Kaji. Ma tutto ciò che voglio è proteggerlo. Febh era già abbastanza nervoso, ma sapeva che avrebbero presto dovuto avere un confronto. Avrebbe cercato di tranquillizzarlo, mandando poi un chiaro messaggio a tutti e tre. Non c'è una via alternativa. Ci sono solamente due persone, con una simile anima e delle scelte di vita molto diverse. Non troppo diverso da me, dopotutto. Ma lei lo sa bene. Si riferiva naturalmente a Naga, e visto che Aji Tae lo aveva considerato un argomento da usare come scambio, era più che certa che fosse al corrente della sua situazione. Avrebbe sorriso gentile quando il mercante confessò che tutte le altre mezze persone erano ora libere di vagare nel mondo dei vivi. Immagino che dovremo far riferimento a lei qualora vorremo saldare il loro debito. Avrebbe presto chiarito qualsiasi confusione, comportandosi lei stessa leggermente confusa, come se stesse dicendo ovvietà. E' solamente grazie al mio intervento, di Febh e di Raizen... E Youkai- Borbottò il suo nome, sperava solamente che Raizen stesso si sarebbe occupato della cosa. -che ognuno della vostra combriccola è ora libero. Sarebbe scortese e creerebbe inutili tensioni. Già iniziate da parte vostra, se posso aggiungere... Ma saremo pronti a perdonare, alle giuste condizioni. Dopotutto abbiamo rischiato la vita contro il vostro stesso alleato pur di non chiamare Amesoko con uno schiocco di dita, uscendo da lì senza fatica. Avrebbe sorriso, alzando appena le sopracciglia mostrandosi fragile. Non avere nulla contro noi o l'Accademia mi sembra il minimo dopo tutti i nostri sforzi.

    Fece dei respiri più duri nel sentir parlare di Sylas. Ogen confermava la sua versione, cosa che la rendeva ancora più sospettosa sul come fosse finito lì. Sylas si trovava in ospedale. Come è arrivato da lì ad una denuncia di omicidio? Una domanda che si era lasciata scappare riflettendo tra sè e sè più che verso il suo ospite, tradendo il suo nervosismo. Lo scambio di persona lo giustificava in parte, anche se visto il luogo in cui si trovava c'era di mezzo sicuramente qualcuno in grado di sviare i controlli, e che probabilmente aveva agito dall'interno. Non avrebbe avuto pietà per il colpevole. La mia autorità non serve a soddisfare dei capricci, ma a far luce sulle ingiustizie. Almeno quelle che la riguardavano. Non voglio trarre conclusioni affrettate, ma se è rimasto la stessa persona che ricordo, c'è sicuramente qualcuno che ha commesso un grosso errore, e spero per lui che il suo gesto non rischi di farmi finire in una trappola, o dovrò provvedere personalmente a rimediare i suoi errori. Replicò con un certo astio, dopotutto la versione di Aji Tae confermava i suoi dubbi.

    Mantengo sempre la parola. Febh, ti chiedo di portare pazienza solo per pochi minuti. So che saprai mostrarti superiore. Un complimento necessario per cercare di colpire il suo orgoglio, in modo da guadagnarsi qualche momento senza imprevisti. Raddrizzò appena la schiena, estraendo la Kusanagi e tenendo la lama di fronte a sè, delicatamente posata sulle sue gambe. Una volta apparso Kaji, avrebbe preso parola per prima. Spero che tu abbia avuto modo di riflettere durante tutto questo tempo. Teneva lo sguardo sul suo ospite, nonostante fosse rivolta a Kaji. E' arrivato il momento di fare la tua scelta. Ancora mi fido di te. "Ancora" era la parola chiave. Implicava che gli stava donando fiducia nonostante i problemi con il Vendicatore, ma anche che l'avrebbe persa se avesse deciso di pugnalarla alle spalle per l'ennesima volta. Dopotutto, se aveva realmente sentito tutto il discorso fino ad ora, avrebbe forse capito che non aveva intenzione di mettergli i bastoni tra le ruote, gli aveva promesso che aveva intenzione di portarlo fuori. Ma non avrebbe di certo lasciato a piede libero un suo ulteriore nemico, se non con la promessa di rispedirlo ad Amesoko alla prima occasione buona. Il suo sguardo si spostò su Kaji, lo sguardo di un cerbiatto innocente, di qualcuno che stava donando tutto sè stesso a quella persona. Forse era sempre la somiglianza di Febh, forse il suo modo di parlare, ma la fiducia che stava ponendo in lui era sincera. Doveva solo sperare che la ripagasse.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Le Incertezze di Hebiko Dokujita

    Capitolo 5

    Non stavo frugando. Si chiama inventario. Replicò con aria offesa. E non trovavo il timbro per autorizzare i permessi retribuiti. Cosa? Conosci davvero quel guercio? Aggiunse stupito, per poi arricciare un labbro. Certo che frequenti gente discutibile...nativi di Kumo...blah. In che senso "devo venire con te?" Io non ho fatto nien... ma tacque davanti al ruggito di lei che tanto ricordava i bei vecchi tempi prima dell'addestramento di Ogen.

    [...]

    Placato lo Yakushi con le giuste parole, Hebiko condusse Aji Tae, che restava cordiale e sorridente, all'interno della sala dove offrì il the ai presenti. Sin dall'inizio, in barba all'addestramento ricevuto, fu tendenzialmente ostile e avversa al suo interlocutore, forse rivelando più del dovuto mentre Ogen scrutava il tutto con minuscoli segnali del corpo che esprimevano disapprovazione. A suo dire, Hebiko stava scivolando verso le sue abitudini invece che seguire quanto aveva appreso e dissimulare. Le emozioni avevano il loro posto, e questo non era mai l'inizio di una trattativa, non se non si voleva esporre il fianco, e sebbene la giovane controllasse il suo tono e la sua postura, le sue parole tradivano chiaramente la sua ostilità. Genocida? Il Tiranno è nato ed esistito solo all'inferno. Non ha mai ucciso nessun vivente, credo sia eccessivo parlare di lui come di un genocida, se non scorretto, perfino. Commentò senza rompere la sua maschera cordiale ma di fatto sferzando Hebiko con le sue parole, vanificando il punto mosso dalla ragazza. E credo che abbiate anche frainteso la natura della nostra piccola associazione. Sorseggiò il the. Non esiste un capo. Kaji coordinava il gruppo e pianificava, era la cosa più simile a un capo, ma non lo è più. E non esiste più nemmeno l'associazione. Siamo solo individui con uno scopo comune. Mezzi-individui. Replicò lo Yakushi, caustico, guadagnando un cenno del capo silenzioso da Aji Tae, e la minaccia di una pantofola in volo da Ogen, ovviamente lontano dallo sguardo dell'ospite.

    Il nostro unico scopo era uscire dall'inferno, tutti assieme. Una volta fuori, ognuno può fare quello che meglio crede e ritiene opportuno. Magari anche trovare una cura per la nostra condizione, oppure soddisfare le proprie necessità. Francamente, non mi interessa, ma per uscire serviva la collaborazione di tutti. Disse con molta semplicità. Kaji, la Santa, il Vendicatore, la Strega, il Tiranno, Il Sgnatore, Io. Tutti noi abbiamo i nostri desideri, ma non ho trascorso abbastanza tempo con loro per indagarli, e onestamente non credo sarebbe elegante riferirli, anche se li conoscessi. Posso parlarti di Kaji, però. Bevve nuovamente un sorso. Il suo unico desiderio è esistere e sopravvivere. Puro e semplice. Così forte da raggiungermi nonostante fossi...limitato dalla mia condizione anche se nel mondo dei vivi. Allora è già stato esaudito. IO sono qui. E IO sono Kaji che esiste e sopravvive. Eppure lui ha una coscienza separata, e dopotutto anche lui può avere diritto a cercare la felicità, non credete? Febh sbuffò, e se non fosse stato impossibile si sarebbe potuto dire che stava per sputare fuoco nemmeno fosse un drago, ma in quella si fece avanti Hebiko, arrossita mentre diceva di voler proteggere Kaji. Ogen sorrise appena, approvando la scelta della conversazione, mentre l'Asceso restava per un secondo interdetto. Proteggerlo? Credo che l'unica entità che possa impensierire Kaji sia Amesoko...ora che è lontano dalla sua influenza non ha più limiti. Ma trovo...interessante un simile attaccamento. Era stato preso in contropiede, forse si era prefigurato una scena differente.

    Lei poi si fece avanti, cercando di prendersi il merito, pur condiviso, per la riuscita del piano in cui erano stati in realtà semplici pedine, almeno fino alla scelta ultima, dopo che Raizen aveva mangiato la foglia. Febh stava per intervenire ma un'occhiataccia di Ogen lo zittì: voleva vedere come se la cavava Hebiko, quindi era il momento di mettere da parte l'egocentrismo dello Yakushi, almeno per un pò. Uhm...capisco. Effettivamente avevate la possibilità di fermare tutto, ma avete scelto di non farlo. E ditemi, Consigliera Dokujita...cosa vorreste come pagamento? Era il suo turno di parlare. Sono pronto ad aiutarvi nei limiti delle mie possibilità, ma capirete che non potrei mai accettare un favore a tempo indefinito...un mercante ha bisogno di cose concrete.

    In ogni caso poco dopo avrebbero portato il discorso sul Sylas, raccogliendo la perplessità dello Yakushi. Chi è questo Uzumaki? Non ne hai mai parlato. Chiese accigliandosi, prima di comprendere, ovviamente con le sue peculiari sinapsi quando si trattava di valutare i rapporti interpersonali. Ah...ma certo! Sicuramente un ex fidanzato con cui era finita male, o in alternativa, prendendo ampio spunto da Occhi del Deserto, un lontano parente diseredato e cresciuto dai cincillà. Avrebbe scoperto in seguito che almeno quanto a quoziente intellettivo più o meno si avvicinava a quello dei suddetti roditori. Dalle mie informazioni, dopo aver lavorato alcuni anni in un bordello il nostro comune amico è stato coinvolto in un giro di...servizi personali per ricche signore sole. E malcapitatamente una di loro, che attendeva il misterioso Shirasu Uzumaki quel giorno secondo una sua agenda, è stata trovata morta proprio mentre il caro Sylas era nella sua casa. Non è stato in grado di dare spiegazioni, e ora si trova agli Inferi, essendo accaduto in una cittadina del Paese del Riso. Da quello che mi si dice la Carceriera degli Inferi è molto...gelosa...dei suoi prigionieri. Dovrete essere molto convincente, Consigliere Dokujita. Spiegò Aji Tae, mentre Febh annuiva. Si, mi sembra una cosa complicata, ma faremo il possibile. Va detto che quel ragno pazzo della carceriera fa un pò quello che vuole là dentro...le è stata data massima autonomia, risponde solo al Kage. Poi ci sarebbe quel problemino di quando per colpa mia c'è stata qualche evasione quindi non può proprio vedermi...e detesta l'Amministrazione in generale. Aggiunse come se fosse un problema di poco conto, anche se avrebbe probabilmente subito una sfuriata o un suo equivalente dalla sua collega, alla quale si sarebbe giustificato aggiungendo: Si, ma io ho provato a far pace, ma quando mi ha risposto male le ho bruciato casa. Da allora si è come risentita ancora di più! Non c'è più educazione a questo mondo!

    Al momento di dare qualcosa a sua volta, Hebiko decise, non senza difficoltà, di accontentare l'Asceso e Kaji, tendendo la Kusanagi che conteneva la mezza-anima del giovane. Non apparve nessuno, ma Aji Tae annuì. E' presente, ma come spirito. Senza doti sciamaniche dubito sia possibile vederlo. Febh intanto aveva una pessima sensazione come di formicolìo. Anche io sento lo stesso fastidio di quando eravamo vicini nella gemma. Ed Ogen, che continuava a scrutare e valutare Hebiko, scegliendo di non interferire, annuì. Posso confermare. Non ho doti sciamaniche ma ho modo di vedere molte, molte cose. e quindi con il capo invitò la ragazza a parlare. Dopo le sue parole Aji Tae decise di farsi carico del ruolo di mediatore. Ha detto che comprende, e che è molto addolorato di averti dovuto ingannare, ma quel piano così complesso era l'unico modo per sfuggire ad Amesoko, e non poteva permettersi di comunicarvi tutto o non avrebbe avuto successo. Poteva solo chiedervi di avere fiducia. Fiducia un corno! Replicò lo Yakushi, irritato. Per quanto mi riguarda puoi pure portartelo via ora che ha detto quello che doveva dire! Dice anche che non intende tradire la tua fiducia nuovamente, e che starà lontano, per evitare complicazioni. Poi, con tono più deciso. Mi preme anche informarvi, ma questa è una mia affermazione e non di Kaji, che non rientrerà nella spada. Il suo corpo è pronto e ho con me il medium adatto, appena avrete finito le cose da dire lui andrà dritto al corpo che ho preparato per lui, in un luogo sicuro. Quindi in pratica aveva appena ottenuto tutto quello che voleva! Cosa restava per negoziare ancora o avere ulteriori informazioni?

    [...]

    Comunque fosse andato quello scambio, sarebbe arrivato il momento dell'addestramento successivo, assai crudele anche per gli standard di Hebiko. Ogni mattina devi prendere questa pillola. La ho creata apposta per te: ti toglie ogni forza e la capacità di piegare le dita, che restano rigide e allargate. Per una settimana, qualunque oggetto vorrai manipolare, incluse le posate o i bicchieri per bere, dovrai afferrarlo come afferravi il bastone. Così ti abituerai al giusto impasto per mantenere le prese con il chakra adesivo. Ovviamente Ssalar sarà con te a casa tua per controllare che tu prenda la medicina e che non bari. Un peccato che quella sostanza fosse efficace solo con dosi ripetute, o in battaglia sarebbe stata oltremodo utile. Ssalar intanto aveva qualche giorno di dominio assoluto, dato che Hebiko non poteva materialmente bloccarlo come faceva di solito né fargli indossare i vestitini, avendo le mani bloccate. Ma dopo quella settimana odiosa in che condizioni sarebbe stata la donna? E come si sarebbe organizzata per la questione del cieco di Kumo e di Sylas?


     
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    Dominare il Ciclone

    V



    Parla il nativo della Zanna. Borbottò a bassa voce, in modo che solo Febh e non altre orecchie indesiderate potessero sentire. Sta ad Oto almeno da quando è ragazzino, di Kumo gli è rimasto solo il colore della pelle... E l'astuzia. Non era un complimento. Giustificato o meno, in pochi ad Oto nascondevano il loro odio per Kumo. Lo conosco e basta! E' una storia troppo lunga, e se anche te la raccontassi tutta ne interpreteresti più della metà a modo tuo!


    Una delle prime cose che Hebiko aveva imparato era di leggere i segnali di Ogen. Con Febh era facile capire quando sbagliava, dopotutto c'erano sempre conseguenze più fisiche, ma la vecchia tendeva a punire in modi che la segnavano sul lungo periodo, e riconoscere e correggere gli errori il prima possibile era diventato fondamentale per mantenere la sanità mentale. L'aveva ignorata appositamente: per lungo tempo voleva dimostrarle che non le serviva il suo corpo nè sedurre per portare qualcuno dalla sua parte, e che il potere che aveva era sufficiente. C'erano solo due piccoli problemi in quella sua ribellione: ancora non aveva potere a sufficienza per potersi permettere di farsi grossa senza conseguenze, e probabilmente aveva pesantemente sottovalutato l'ospite di fronte a lei, credendo di avere molto più controllo del previsto sulla situazione. La realtà era che Ogen, dall'alto della sua pluricentenaria esperienza, aveva ovviamente ragione. Tutto poteva essere un'arma, anche il suo corpo. Stava a lei capire come una donna del suo calibro avrebbe dovuto usarlo. In fondo, la capoclan Yakushi, per quanto i suoi addestramenti le sembrassero assurdi e provocatori, non aveva fatto altro che abituarla alla lussuria, ma non le avrebbe mai insegnato a diventare una mera prostituta. No, il suo obiettivo era quello di apparire potente, sicura di sè e del suo essere, fiera... Ma lasciare uno spiraglio di speranza per far sì che gli assetati di potere ed esclusività ne fossero attratti come mosche al miele. Aveva troncato quella speranza, e doveva riuscire a riaprire la strada in un modo o nell'altro.

    Avrebbe colto l'occasione proprio dopo che Aji Tae cercò di giustificare l'innocenza del Tiranno. La Vipera non se l'era bevuta: poco importava fossero anime, rispettare il loro ciclo era compito degli shinigami, non delle mezze persone, degli "invasori", per quanto involontari, non avevano il diritto di decidere del loro destino. Se poteva in qualche modo giustificare un mondo pacifico come quello della Santa, raccontatole da Raizen, più della metà degli altri regnanti non erano che tiranni che agivano per i loro scopi e seguendo le loro idee. Se le cose stanno così... Vi pongo le mie più sentite scuse, Aji-san. Avrebbe fatto un profondo inchino, dando ulteriori spiegazioni dopo essersi ricomposta. Le mie esperienze con le mezze persone sono state... turbolente, per essere gentili. Immagino le avranno tenuto nascoste le vere intenzioni del Vendicatore nei miei confronti, e gli innumerevoli segreti di Kaji non hanno aiutato. Ma lei sembra... diverso. Forse la sua esperienza sulla vita terrena l'ha aiutata ad essere più umano. Arrossì appena, dopotutto si eracostretta a chiedere scusa, e aveva dovuto ammettere sconfitta non solo di fronte e nei confronti di Ogen, ma anche dell'Asceso. Forse l'ho giudicata con troppa fretta, non avrei dovuto farmi influenzare dalle mie pessime esperienze. Spero che avremo altre occasioni per approfondire questo rapporto. Curvò appena le labbra in un leggero sorriso, quasi impercettibile, come se le fosse sfuggito dell'affetto che voleva in realtà nascondere.

    Oh, conosco bene i desideri di Kaji. Un'altra delle ferite che mi sono state inflitte dalle mezze persone, anche se ai tempi non conoscevo tutta la compagnia. Un sospiro pesante avrebbe richiamato il dolore emotivo che ancora provava per quel giorno. Dopotutto in quella situazione entrambi volevamo solamente sopravvivere. La mia era stata una proposta pacifica, volevo aiutarlo a trovare la sua strada, ma non al prezzo di perdere Febh. Lui però aveva deciso di non potersi fidare di me. Per quanto volessi il suo bene, non potevo sacrificare la mia vita per lui. Era certa che l'anima ancora dentro la spada l'avrebbe sentita forte e chiara. Ancora mi chiedo come sarebbero andate le cose se solo mi avesse dato una chance... Quando l'altro nominò Amesoko, certo che la sua influenza non fosse più un pericolo, Hebiko puntò uno sguardo può severo sull'albino. Sottovalutarlo significa essere già vittime delle sue fauci, Aji-san. Sono certa che Kaji lo sappia bene. Non è stato semplice per lui sfuggirgli, e se voi mezze persone siete riuscite ad avere almeno un alleato nel regno dei vivi... davvero crede che un drago millenario non possa averne decine, se non centinaia? Avrebbe fatto una breve pausa viziandosi con il suo the, osservando la tazza fumante, pensierosa. Lo abbiamo conosciuto di persona, sa? Il drago infernale. Nonostante sia un dio, un qualcosa di così immenso e potente che noi meri umani possiamo a malapena immaginare... anche lui ha le sue debolezze. E i suoi vizi. Per quanto i tre grandi draghi sembrino tanto più saggi e potenti dell'intera umanità, sembrano condividere alcuni dei peggiori tratti umani. Orgoglio, invidia... Si fece seria, ma il suo tono era quello di un preoccupato consiglio: Dopo tutta la fatica fatta per uscire, il minimo è assicurarsi di rendere la permanenza nel regno dei vivi più lunga possibile.

    Hebiko si lasciò andare in un tenero sorriso quando l'altro le chiese subito di saldare il suo debito. Oh, quanta fretta, la mia compagnia è così tanto spiacevole? Scherzò, ovattando la sua risatina portando la manica davanti alla bocca. Beh, un'idea la avrei. Posò la tazza ormai vuota, seduta elegantemente sul suo cuscino. Se lei è un mercante, non c'è onore più grande di essere la sua cliente preferita. Lo osservava con aria calma, cercando di leggerne le reazioni. Ma non mi fraintenda: non le chiederò sconti, favori, nè lavori extra. L'unica cosa che voglio per saldare il suo debito è onestà. Io verrò a cercarla, o, se ha bisogno di denaro, o altri tipi di favori, sarà lei a venire da me, e qualsiasi informazione che riceverò sarà ben pagata. In pratica, lei dovrà solo fare il suo solito lavoro, e quando verrò a cercarla vendermi le informazioni che pensa potrebbero interessarmi, senza mercanteggiare troppo sul loro reale valore. RIdacchiò, prendendolo in giro scherzosamente. C'era comunque la possibilità che rifiutasse, al che Hebiko si sarebbe fatta visibilmente più triste, coprendo la bocca con la manica del kimono. Oh. Pensavo stessimo scherzando, prima... Un sospiro avrebbe riportato il suo volto alla normalità, pur mantenendo un velo di tristezza e delusione. In tal caso, non posso accontentare la sua richiesta così in fretta. Avrò bisogno di tempo per pensare.

    Non è un Uzumaki. Rispose più brusca, sforzandosi al massimo per non dare a vedere come quelle novità su Sylas la turbassero. Il respiro si fece più accelerato quando venne a sapere che era finito a lavorare in un bordello, e non bastasse proprio per colpa di quel lavoro era stato poi incastrato nella storia dell'omicidio. Internamente estremamente alterata, avrebbe trattenuto il possibile all'esterno, ma una risatina sarcastica le sarebbe sfuggita. La nostra cara Carceriera non sa nemmeno cosa voglia dire essere gelosi. Si schiarì la voce poco dopo, resasi conto della sua reazione. Vogliate scusarmi. Certo, le aggiunte di Febh non aiutavano a tenerla tranquilla, soprattutto considerato come lo stava fulminando con lo sguardo una parola dopo l'altra. Ma iniziò a farsi più calma mentre ragionava. Di sicuro avrebbe potuto sfruttare un simile odio per creare confusione, e se anche qualche prigioniero fosse fuggito... le colpe non potevano certo essere di nessun altro se non di chi gestisce la prigione stessa. Non preoccuparti, Febh. Credo che questa sia un'occasione d'oro per pensare a come rimediare agli errori del passato. Fammi un favore, assicurati di preparare qualche regalo da portarle, hm? Dopotutto l'Amministrazione è cambiata parecchio, sarà ora di dimostrarglielo. Sarebbe solo cambiata in peggio. Ma il piano era quello. Nessuno doveva passarla liscia se metteva mani su ciò che era proprietà di Hebiko.

    La situazione di Kaji era piuttosto scomoda, e per quanto non avesse modo di non credere alle parole di Aji, avrebbe sicuramente preferito un approccio più diretto. Aggrottò appena la fronte, mentre rifletteva sulle sue parole, domandandosi se la telepatia della spada potesse in qualche modo permetterle di comunicare anche con lo spirito al suo interno. Un tentativo non le costava niente. Scappi, ancora? Come pensi di riuscire a procurarti degli alleati fedeli se non ti prendi la briga di affrontare nemmeno un singolo problema? Avrebbe comunque trovato il modo di comunicare la stessa cosa a voce, anche se usando parole molto diverse, non voleva far intendere agli altri che la comunicazione mentale aveva avuto successo, poteva usarlo come un vantaggio e per testare l'onestà di Aji Tae. La fiducia dev'essere reciproca, per valere realmente qualcosa. E risolvere i problemi è uno dei passi fondamentali per constatare quanto ci si possa fidare l'uno dell'altro. Si sarebbe quindi voltata verso Febh, uno dei passi fondamentali per convincere Kaji era forse proprio quello di convincere lui. So bene che la situazione non ti rende per niente a tuo agio. Ma devi ricordarti che tu hai già vinto: hai un ricco palazzo in cui abitare, persone che ti hanno accolto nella loro vita e che hanno promesso di starti vicino nel bene e nel male, e diventato nel tempo uno dei migliori shinobi del continente, anche e soprattutto ai tuoi agganci. Non ti riempirebbe d'orgoglio dimostrare a Kaji che, nonostante lui fosse nato prima, tu, Febh Yakushi, sia il Kaji migliore? Non era facile chiamarlo a quel modo, ma sapeva che era necessario per entrambi. Era abbastanza sicura che un simile discorso avrebbe ben attecchito sullo Yakushi, e se il carattere di Kaji era almeno simile al suo, era certa che avrebbe smosso qualcosa anche in lui. E' rincuorante sapere che qualcun altro ha preso a cuore Kaji, Aji-san. Commentò, nascondendo quanto fosse stizzita nel sentirgli dare quell'ordine. Ma non nego che speravo di poter passare ancora un po' di tempo con lui. Certo, non sarà semplicissimo comunicare, ma se riuscissimo a risolvere una piccola questione personale, il nostro caro amico potrebbe vantare almeno un alleato in più. E, con l'alleato giusto, si aprirebbe la strada per avere un reale posto nel regno dei vivi, nonostante la sua storia turbolenta. Dopotutto, un corpo in cui vivere non è che un mero accessorio senza un vero posto in cui sentirsi accolti. Sospirò, triste. I miei non sono che consigli. Non posso certo costringerlo, ora è quasi letteralmente uno spirito libero. Una velatissima frecciatina a quelli che sembravano ordini dati da Aji, che, nonostante le sue parole, non aveva nemmeno lui vero controllo su Kaji, a meno che non le nascondesse qualcosa. Ma sa, se dovesse restare, avremo una scusa in più per un secondo appuntamento, no? Sorrise appena, mantenendo lo sguardo sulla spada.


    Hebiko sarebbe stata accompagnata a casa da Febh, dove avrebbe mostrato un atteggiamento drasticamente diverso, anche se l'addestramento aveva comunque ingentilito e reso più eleganti persino le sue sfuriate. Wow. A cosa devo questo onore? Commentò con tono piatto, visibilmente stremata da quella giornata. Si massaggiò la fronte con frustrazione mentre ascoltava le conseguenze di quella pillola, immersa in fin troppi pensieri. Per gli dei, va bene! Scommetto che c'erano modi decisamente meno invasivi per finire a modo questo addestramento, ma lascerò che il principino Yakushi mi droghi a suo piacimento. Borbottò frustrata, prima di puntellargli un dito sul petto e puntargli la faccia disturbatamente vicina alla sua. Ma TU questa settimana fari setacciare tutta la città alle tue lucertole, e mi rintraccerai la persona che mi cercava. Spera che nel mentre non sia ficcato in chissà quale problema, altrimenti non saranno le tue magiche droghe ad impedirmi di strangolarti! Avrebbe quindi aperto la sua porta di casa, facendovi un passo all'interno, con Ssalar ora sulla sua spalla (probabilmente in un misto di depressione per la vicinanza con la Strega e di gioia per vederla soffrire durante l'addestramento), ascoltando eventuali risposte. Se avesse nuovamente chiesto perchè le importava così tanto di un guercio qualsiasi, la sua risposta sarebbe stata solamente MI IMPORTA E BASTA. prima di sbattergli la porta in faccia e chiudere così la loro giornata.


    L'addestramento era stressante, ma per motivi ben diversi da quelli dell'anno appena passato. Nessuno le stava addosso, la svegliava all'improvviso, nè invitava spogliarellisti a tradimento a casa sua. No, ciò che la asfissiava era dover risolvere quel maledetto problema alle prigioni. Certo, una possibilità era quella di impersonarsi detective in qualche modo per risolvere quel caso, dopotutto era più che certa Sylas fosse innocente, specialmente dopo la "fortuita" coincidenza della scoperta di quell'omicidio. Era ovvio che lo avessero incastrato, e se anche lui fosse stato solamente il pollo sfortunato da usare come distrazione e il vero assassino non avesse un particolare odio per la sua persona, non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Oto avrebbe presto imparato che c'era una nuova Regina in città.

    Con i pensieri perennemente concentrati su altro, aveva ormai perso il conto di tutte le tazze e bicchieri che aveva rotto, arrivando alla triste conclusione di dover usare solamente plastica per quella scomoda settimana, non importava quanto cercasse di convincere Ssalar di poter imbrogliare almeno per pulire i disastri combinati. Sospirò, con una singola lacrimuccia. Meno male che ci sei tu a farmi compagnia, non so cosa farei senza di te. In qualche modo riusciva sempre ad avere abbastanza presa per convincerlo a prendersi un bacio sulla fronte, e poco importavano gli insulti che le rimandava indietro, a volte sembrava come non fosse in grado di comprenderlo, o fraintendesse le sue parole peggio di come Febh fraintendeva le relazioni.

    Avrebbe trovato dei momenti più tranquilli durante le giornate per riflettere sull'addestramento, cercando di liberare la mente quanto più possibile dai suoi pensieri. Da quando Amesoko si era ripreso il frammento, doveva ammettere che riuscire a svuotare la testa era diventato incredibilmente più facile, anche se di tanto in tanto non avere più una presenza costante la faceva sentire sola. Si sarebbe limitata ad autodiagnosticarsi una sindrome di Stoccolma, prima che in qualche modo si convincesse che le mancava una vocina minacciosa nella testa. Durante il suo addestramento, la cosa che le aveva impedito di cadere era stata l'istinto. E ora Febh voleva che per una settimana intera usasse solamente quel metodo per fare qualsiasi cosa. Il motivo era abbastanza ovvio, doveva rendere quel gesto così automatico da farlo tanto facilmente quanto respirare. La pratica era un'altra cosa, ma capire l'obbiettivo era un ottimo passo avanti. I primi giorni erano stati abbastanza disastrosi, le minime distrazioni annullavano del tutto la sua presa, rendendola inutile, e guardare la sua mano così stupidamente aperta e rigida non faceva che irritarla ancora di più, peggiorandone la concentrazione. Ma non era la concentrazione ciò che le serviva, doveva solo rendere quel gesto automatico, in modo che a prescindere dal pensiero in cui si perdeva non l'avrebbe lasciata. Dopotutto, nessuno deve sforzarsi di pensare a tenere una mano chiusa su una tazza per non farla cadere, è un gesto automatico, istintivo.

    Da metà settimana, aveva iniziato a capire meglio il meccanismo. I gesti più semplici, come le stesse prese, erano diventati sempre più facili da replicare istintivamente, ma le leve come le maniglie le davano più problemi. Un conto era stringere qualcosa, un altro fare un gesto meccanico che richiedeva diversi livelli di pressione. Ma poteva lavorare anche su quello. Avrebbe preso una semplice pallina antistress (più di una, dopotutto il rischio di farla esplodere inavvertitamente era alto), cosa che non solo sembrava aiutarla ad essere più tranquilla durante quel periodo difficile, sia per lei che per i dipendenti amministrativi costretti ad affrontare una Hebiko più nervosa e meno produttiva del solito, ma anche per mantenere la mano libera costantemente allenata in quel gesto. Spesso notava che, dopo ore ad essersi concentrata a scrivere per ore, la mano libera impegnata con la pallina antistress era in grado di compiere azioni precedentemente più difficili e calcolate con sorprendente facilità. Era sulla buona strada.

    Negli ultimi giorni, i gesti quotidiani erano ormai diventati facili da compiere, come fossero naturali. Doveva ancora abituarsi a gesti più imprevisti, come poteva essere dover prendere qualcosa al volo, cose più complesse come dover piegare un fazzoletto che richiedeva un costante "prendi e molla", e, così come si era allenata con il bastone, prendere cose più fragili senza romperle. Aveva sostituito la pallina antistress con delle uova, sfruttando il disgusto della sensazione del tuorlo spiaccicato tra le sue mani per comprendere al meglio quale fosse il limite massimo. Ma, in alcuni momenti, si sarebbe anche allenata nel fare il contrario, cercando di stringere qualcosa di abbastanza resistente al punto da spezzarlo il più rapidamente possibile. A quel punto, era solo questione di rendere automatici anche quei gesti, al punto che le sembrava quasi di usare la mente per prendere, spostare e stritolare qualcosa. Di sicuro un addestramento che l'avrebbe aiutata anche con la kusanagi, dopotutto doveva imparare a controllare anche quella in modo più istintivo e meno meccanico, viste le sue peculiarità.


    L'addestramento era al suo ultimo giorno, ma aveva anche un'altra missione da compiere. Dal nulla, si sarebbe presentata la Consigliera in persona, alle porte delle prigioni. Accolta forse con incertezza dai guardiani principali, avrebbe chiesto di poter parlare con la Carceriera, concedendole un profondo inchino non appena si fosse mostrata a lei. Per favore, non mi fraintenda. La mia è una mera visita di cortesia. E' un onore incontrarla. Commentò, con tono dolce e pacato, indossando il suo miglior kimono e lasciando che le sue forme parlassero da sole. Oh, il motivo della mia visita non è altro che un invito. In pochi sono all'oscuro del suo astio verso l'Amministrazione, e verso il mio collega... E la comprendo. Dopotutto, tutta Oto era spesso vittima dei disastri dello Yakushi, chi più chi meno. Sono qui solamente perchè molte cose sono cambiate... e stanno cambiando tutt'ora. L'Amministrazione stessa è cambiata drasticamente. Oserei dire in meglio, ma il mio parere sarebbe di parte. Ridacchiò delicatamente, portando la manica del kimono a corprire parte del suo volto. Si era assicurata di tener ben nascoste le sue mani durante quell'incontro, anche sfruttando il suo attuale addestramento, in modo che la manica non si spostasse di un centimetro dalla sua posizione. Dopotutto, noi due non abbiamo mai avuto modo di conoscerci. Nonostante faccio parte di un ambiente che non le sta a cuore, tutto quello che le chiedo è di concedermi una chance. Dopotutto, presto potremmo dover lavorare fianco a fianco, è mio più sincero interesse far sì che possiamo essere entrambe a nostro agio e sperare di poter aprire un rapporto di fiducia. Un velato riferimento ad un Kage assente, e ad un cambio di potere che sarebbe potuto avvenire da un momento all'altro. Posso contare sulla sua presenza, alla Sala del The, questo fine settimana? Domandò, alzando le sopracciglia in un'espressione speranzosa e innocente, come un cerbiatto inconsapevole di aver chiesto al lupo il permesso di entrare nella sua tana.

    Certo, c'era la possibilità che la donna si rifiutasse, magari con la scusa che le Prigioni non erano un luogo che poteva abbandonare così facilmente. Oh. La sua espressione e il suo tono si sarebbero fatti più seri, leggermente corrucciata. Questo è un problema. Se la principale amministratrice delle Prigioni non può garantire la sua sicurezza in sua assenza, devono esserci delle gravi falle nel sistema. Hmm. Una simile situazione mi costringerebbe ad inviare dei miei dipendenti a lavorare qui, in modo da capire cosa sta causando questo grave problema e risolverlo alla radice. Era sua la scelta se decidere che l'Amministrazione mettesse il naso nei suoi affari per una sua ammissione di debolezza, o se accettare un noioso pomeriggio tra donne. Mentre per Hebiko entrambe le strade erano valide. Rifiutare il suo supporto, dopotutto, significava solamente nascondere ulteriormente qualsiasi problema presente. Era certa di averla in pugno, in un modo o nell'altro.

    Se avesse accettato l'appuntamento, che fosse prima o dopo il suo intervento sulla sicurezza, avrebbe mostrato un delicato sorriso solare, dedicandole nuovamente un inchino. E' deciso dunque. Sono impaziente di conoscere dal vivo la nostra Carceriera. E' raro trovare donne del suo calibro di questi tempi. Se ne sarebbe andata a testa alta, sparendo con grazia dalla vista delle guardie. Il piano era appena cominciato. Tieni duro ancora un po', sto arrivando.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Le Strategie di Hebiko Dokujita

    Capitolo 6

    Tentando di tornare in carreggiata Hebiko accennò a dei complimenti e considerazioni mentre chiedeva scusa per il proprio precedente atteggiamento, ottenendo un impercettibile cenno di approvazione da parte di Ogen e una leggera distensione del clima teso che si stava iniziando a diffondere rispetto a prima. Penso sia comprensibile, dopo quello che è capitato, ma noi siamo qui come persone che si incontrano per la prima volta, quindi iniziare dal punto di partenza credo sia la scelta migliore. Concesse, mentre lei continuava. Se può consolarvi, al tempo nemmeno Kaji sapeva di noi. E sospetto che quell'errore pesi ancora sulla sua coscienza. Alla faccia dell'errore. Commentò Febh. IO non lo avrei mai fatto, per questo IO sono la versione migliore di me stesso! Disse con orgoglio, puntando il pollice sul petto. E nonostante tutto esiste sempre margine di miglioramento, come anche la consigliera Dokujita ha lasciato intendere. Concluse Aji Tae, mentre lei passava ad Amesoko, trovando uno sguardo più tetro e cenni del capo in senso affermativo. Bah, a me sembrava solo un grosso ramarro egocentrico. Fu il blasfemo intervento dello Yakushi, mentre la capoclan lo fulminava e il mercante manteneva l'attenziione su Hebiko. Non a caso sono fuggito appena possibile. Noi Mezze Persone, in quanto anomalie del sistema, non siamo graditi ad Amesoko che pure non può liberarsi agilmente di noi. La nostra presenza evidentemente è un'incognita per i suoi piani, quali che essi siano, e per questo ha caldeggiato il sistema dei Regni, per inquadrarci almeno un poco. Sono certo che non desidera affatto averci nel mondo dei vivi, anche perchè la nostra presenza è la prova che non ha fatto bene il suo mestiere. Annuì. Ma ti ringrazio per la tua calda attenzione.

    Venne quindi il momento dei pagamenti, o per meglio dire degli accordi, con Hebiko che fece una proposta audace. In sostanza, un contratto di favore, in modo che voi abbiate sempre la prima scelta, Hebiko-dono? Avrebbe detto, colpito, mentre un lampo nello sguardo di Ogen tradiva un misto di orgoglio e di irritazione, forse perchè la ragazza aveva fatto qualcoda di molto buono, ma che andava oltre le sue aspettative e ciò che aveva preventivato. Oltre alla trasparenza. Una proposta oltremodo interessante, che presuppone una grande dose di fiducia tra noi. Annuì, sollevando la tazza. Beviamo allora, per sottolineare la nostra nuova alleanza. Febh borbottò qualcosa di inaudibile, ma a conti fatti aveva fatto lui stesso qualcosa di molto simile in diverse occasioni...evidentemente l'addestramento, che a monte risaliva sempre a Ogen e Orochimaru, aveva plasmato le loro menti in maniera simile.

    Aji Tae non aveva interessi nelle questioni interne a Oto e attese in educato silenzio durante lo scambio tra Febh ed Hebiko sul carcere e sulle questioni a esso correlate. Un regalo, dici? Uhmmm...ok, mi inventerò qualcosa. L'ultima volta le aveva regalato una cassa di cartabombe che si attivavano quando toccate da ragnatele, con un cartello sopra che diceva "attenzione, esplode"...come poteva immaginare che lei la prendesse come una minaccia e provasse a contenerle proprio con delle ragnatele? La colpa della casa andata a fuoco era quantomeno al 50% di entrambi, se non più della donna. Comunque questa volta avrebbe fatto qualcosa di diverso, per chiedere scusa. Per esempio un paio di galloni di insetticida, che tornavano sempre utili.

    Subito dopo fu il momento spirituale di quell'incontro, con la spada che veniva privata dell'anima di Kaji, pronto a raggiungere una sede distante, in un ricettacolo preparato per l'occasione. Non ci fu risposta nella mente di Hebiko ma sicuramente il suo discorsetto motivazionale fece gonfiare di orgoglio il petto di Febh (che evitò di sottolineare che quell'enorme palazzo doveva anche pulirlo e fare il bucato a tutti). Sono lieto che siamo sullo stesso piano, riguardo al nostro peculiare alleato, Hebiko-dono. Da notare come aveva cambiato il suffisso, dopo la proposta di lei. Credo non sia saggio mantenere un corpo puramente spirituale nel mondo dei vivi...numerose entità cacciano gli spiriti fuori posto, e rischiare sarebbe sciocco. Ma naturalmente ci incontreremo ancora, e sicuramente anche Kaji vorrà vedervi, appena sarà pronto. Le avrebbe fatto dono di un kunai con l'impugnatura simile a un teschio. Potremo parlare tramite questo, quando servirà. Basta conficcarlo in una pianta perchè la mia voce possa raggiungervi. Il loro colloquio si era ormai esaurito, e dopo qualche convenevole si sarebbe infine congedato, accompagnato da Febh che sembrava avere tutte le intenzioni di accomodarlo fuori dalla porta del palazzo con un sonoro calcio nel didietro.

    Rimasta sola con Ogen, si sarebbe trovata inchiodata dallo sguardo dell'anziana capoclan, che era come al solito pronta a esprimere un suo giudizio. Dunque...hai iniziato con una totale ostilità, chiudendoti ogni porta. Avrebbe detto con tono secco, simile a una frustata. Poi hai recuperato, per fortuna, anche se con un piccolo suggerimento, E hai anche posto un buon accordo, cosa che apprezzo. Mi hai stupita. Il suo tono si sarebbe addolcito...e questo in genere era un pessimo segno. E hai anche ottenuto le informazioni che ti servivano su questo prostituto Uzumaki, o quel che è. Bevve un sorso del The. Il The era ovviamente migliorabile, Hebiko cara. Già quella era una frase che preannunciava il disastro. Ma dimmi...le informazioni che Aji Tae aveva su Naga le hai scordate appositamente, o devo pensare alla cosa come a una perdita completa della direzione del discorso, in cui eri talmente occupata dal restare a galla e mantenere le apparenze e fare bella figura con me da scordare cosa era importante per TE? La parola finale fu come un coltello piantato nell'occhio, e ovviamente Ogen la fissava, in attesa di una risposta adatta.

    [...]

    Abbandonata Hebiko alle sue droghe e a Ssalar, dopo essersi preso una ramanzina per qualcosa che in effetti non capiva, lo Yakushi si sarebbe recato nei vicoli di Oto senza perdere troppo tempo, dato che riteneva che il cieco fosse andato a sbattere contro una parete e, simile a un giocattolo a molla, avesse continuato ad andarci a sbattere in continuazione in tutti quei giorni. Non era propriamente esperto di non-vedenti. In ogni caso non trovò alcuna traccia del poveretto, che pure aveva un aspetto ingombrante, e anche diverse sue fonti non avevano idea di dove fosse finito nè lo avevano individuato...cosa che fece sudare freddo il Consigliere: che cosa gli avrebbe fatto Hebiko se non lo avesse trovato? L'unica opzione era verificare nel rione dei cannibali, e poi in quello dei medici illegali...che guarda caso erano confinanti, visti gli interessi comuni e una singolare strategia per riciclare. Non sarebbero stati giorni sereni per la criminalità nei Vicoli di Oto, con uno Yakushi in caccia.

    [...]

    La visita agli Inferi era stata poco produttiva, dato che le guardie all'ingresso le avevano vietato l'ingresso senza un lasciapassare firmato dal Kokage, ma erano state disponibili a portare un messaggio alla Carceriera, che replicò con un semplice biglietto: "Ci sarò". A poco sarebbero servite proteste o minacce: le guardie erano adamantine nel vietare l'ingresso a chiunque, SPECIE ai Consiglieri.
    Pochi giorni dopo, nella Sala da The scelta da Hebiko una donna dall'aspetto marziale si sarebbe fatta strada senza particolare eleganza nè attenzione per quello che la circondava: in alta uniforme, truccata e coi capelli raccolti in maniera ben diversa dal suo solito aspetto, la Carceriera di Oto avrebbe raggiunto la stanza indicatale, restando poi in piedi, sull'attenti, con un'espressione apparentemente sorridente, ma senza un briciolo di positività nello sguardo. Come avrebbe iniziato Hebiko quello scontro?


     
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    VI



    Era fortunatamente riuscita a ribaltare la situazione a suo favore, conquistandosi presto un alleato prezioso. Febh alleggeriva spesso il discorso cercando di concentrare l'attenzione su sè stesso, e sperava che le sue parole stuzzicassero anche l'ego di Kaji stesso, in modo da far sì che il suo discorso attecchisse al meglio, sperando di convincerlo a restare ancora un po', o almeno farlo tornare da lei non appena avesse avuto il suo tanto agognato corpo mortale a disposizione. Non era troppo contenta nel sentire lo stesso Yakushi sminuire il Drago infernale, non quando cercava di far pressione sulla sua pericolosità al loro ospite, perlomeno.

    Hebiko annuì mostrando un leggero sorriso. La fiducia è il più prezioso dei doni, dopotutto. Non potevo chiedere niente di meno. Alzò il suo bicchiere all'unisono con l'albino, concedendogli un rispettoso cenno del capo prima di bere un sorso, consolidando la loro nuova alleanza. Tuttavia, quell'incontro stava rapidamente raggiungendo una fine, troppo rapidamente per le aspettative della Vipera. Non aveva più presa fisica sull'anima di Kaji, ma era sicura che almeno uno dei suoi discorsi lo aveva colpito a sufficienza per convincerlo a tornare da lei. Forse doveva prepararsi al momento, assicurandosi che Febh non fosse nei paraggi. Non poteva permettere che la situazione degenerasse troppo rapidamente.

    Hebiko aveva capito perfettamente che il "dono" non era che una comodità per un contatto rapido, ma un regalo era pur sempre un regalo. Non potè fare a meno di arrossire appena, prendendo il pugnale con entrambe le mani e chinandosi in direzione di Aji Tae. La ringrazio di cuore, Aji-san. Spero che potremo rivederci presto. So che al ristorante in fondo alla via hanno un sakè di veleno di lucertola spinata che è il vanto di tutta Oto. Gli fece l'occhiolino, con le guance ancora rosee, mentre nascondeva il suo nuovo pugnale nelle vesti.

    Come Febh accompagnò (più che volentieri) fuori il loro ospite, il freddo calò nella stanza. Il brivido che venne ad Hebiko le suggerì di chinarsi ginocchia e mani a terra in direzione di Ogen, elegante ma visibilmente frustrata e preoccupata. Sapeva già cosa le avrebbe detto, ma una corretta previsione non ne cancellava la vergogna. Ognuno dei complimenti era una lama che le sfiorava la pelle, pronta ad infilzarla non appena abbassava la guardia. Aveva la bocca serrata, non si sognava nemmeno di replicare prima che la vecchia finisse il suo discorso per intero. Mugolò appena alla menzione di Sylas, ammettendo la sua debolezza, e frustrata per l'insulto del suo the (anche se era quasi certa lo stesse dicendo apposta. Il "quasi" era il problema.). Infine, come previsto, la pugnalata. Non si era risparmiata, chiaramente aveva perso di vista uno degli obiettivi più importanti, e l'esser partita così chiusa e inospitale non l'aveva aiutata a ricevere alcun trattamento di favore. Balbettò una risposta, miserabile considerato il tono. Ho... Calcolato male le mie intenzioni. E forse sottovalutato il mio avversario. Conversazioni di un certo livello potevano diventare vere e proprie battaglie. Rimase chinata, ma rispose con tono più acceso e deciso. Però ho riparato ai miei errori! Averlo come alleato non solo mi permetterà di recuperare quell'informazione, ma anche di ottenerne di ancora più preziose in futuro! Strinse i denti. E' stato un investimento. Era decisa nel dirlo. Ma il mugolio successivo l'avrebbe tradita. ...che non mi sarebbe servito se non gli avessi chiuso le porte in faccia fin dall'inizio. Borbottò, probabilmente ricevendo da lì a poco una pacca sulla testa a ricordarle il suo errore per almeno una settimana.


    Che fosse stato Febh a riferirle il tutto, o le stesse lucertole dello Yakushi a cui aveva ordinato di riferirgli tutto l'accaduto, pena servizio fotografico da principesse, sembrava ci stesse impiegando più del previsto. Stizzita, cercò di ragionare a riguardo, ma se davvero la stava cercando e aveva ormai segnato l'Amministrazione come un buco nell'acqua, non aveva idea di dove poteva aspettarsi di trovarlo. Certo, una la aveva. Iniziò a scrivere freneticamente, ricordando la loro routine di quando erano più giovani. C'era una cosa per cui era conosciuta, colpevole di averle gonfiato l'ego contro avversari che non avevano speranze contro uno shinobi allenato.
    CITAZIONE
    Scandaglia ogni singolo locale dove organizzano combattimenti illegali. Combattimenti UMANI. Vedi di non fartene scappare nemmeno uno: sono certa che lo troverai lì. Non deludermi.

    Hebiko

    Aoda! La serpe alzò il muso, sull'attenti. Segui le lucertole e porta questa a Febh. Assicurati che la legga. ...Fattela leggere ad alta voce. E digli di muoversi. Vorrei recuperarlo prima che anche lui finisca in prigione. Consegnò la lettera alla serpe, che guizzò via seguendo i suoi ordini. Si lasciò scappare un sospiro nervoso. Avrebbe voluto fare di più, ma sapeva che poteva contare sullo Yakushi (quando indirizzato per bene), ma non poteva negare di avere una certa fretta. E poi le aspettava un altro appuntamento importante, forse una battaglia peggiore di quella contro Aji Tae.


    Alla casa del the non sarebbe stata sola. La stanza a loro riservata era il privè più costoso del locale. La donna avrebbe trovato la Vipera a capotavola, di fronte a un tavolino basso da the. Sul tavolo, il servizio da the circondato da pasticcini e stuzzichini tipici otesi, che variavano dalle semplici zampe di ragno candite ai più golosi topi caramellati. Ai lati di quel tavolino, un'elegante geisha che intonava una melodia con il suo shamisen, mentre poco distante un ragazzo dal volto femminile e ricoperto di sete preziose danzava in sintonia con la musica della sua collega. Ah, ben arrivata, accomodati. La accolse con un delicato sorriso, invitandola a sedersi al suo fianco. Non conosco ancora i tuoi gusti, quindi ho preferito prendere entrambi. Non li trovi deliziosi? Sarebbe stata lei stessa a servire il the, e stavolta non avrebbe commesso errori: Aji Tae era già disposto a darle qualcosa, mentre la donna che aveva di fronte era una cassaforte che doveva riuscire ad aprire, una combinazione alla volta. Un qualsiasi errore, e rischiava di lasciarla serrata per sempre.


    Ho scelto personalmente questa fragranza. La uso sempre dopo il lavoro, quando ho bisogno di rilassarmi. Certo, questa è la variante più raffinata... Trovo che sia un modo per condividere parte della mia personalità. Avrebbe bevuto un sorso per prima, un po' per far svanire ogni dubbio su eventuali veleni. Avrebbe poi puntato lo sguardo su di lei, con un certo interesse. Hebiko Dokujita. Probabilmente lo sapevi già, ma preferisco che questa sia una presentazione ufficiale. Dopotutto, è la prima volta che ci vediamo faccia a faccia. Sorrise cordiale, posando la sua tazza. Il kimono che indossava aveva una scollatura importante, che sperava di non dover usare, ma non voleva negarsi alcun vantaggio. Considerando che si dice non passi mai tempo al di fuori della prigione... Che ne dici di iniziare a conoscerci raccontandomi cosa succede al suo interno? Avrebbe atteso per qualche secondo, per poi reagire con un certo stupore e imbarazzo, arrossendo appena. Oh! Oh no no no, non ti ho chiamata qui per parlare di lavoro. Sono più interessata al gossip. Ridacchiò, portando una mano alla bocca. A star lì dentro tutto il giorno ci sarà da annoiarsi, sono certa che di tanto in tanto succeda qualcosa di divertente. O anche di frustrante, le solite cose. Dopotutto, anche senza avere Febh tra i piedi, immagino che qualche imbranato che distoglie l'attenzione dalla monotonia del lavoro ci sia anche lì. Ridacchiò, pendendo appena in sua direzione. Sono tutta orecchi. Voleva sapere tutto. Iniziare a conoscere i suoi colleghi poteva darle un'ottimo vantaggio, soprattutto nel selezionare i punti deboli in quali infiltrarsi. Magari, se fosse riuscita ad ammorbidirla a sufficienza, avrebbe potuto chiederle qualcosa riguardo le sue persone preferite, che fossero colleghi... o prigionieri. Sapere qualsiasi cosa di quel luogo le avrebbe dato quel minimo di vantaggio di cui aveva bisogno per scassinare quella cassaforte. Se si fosse rivelata troppo chiusa o sospettosa, Hebiko sarebbe stata la prima nel raccontare qualche episodio. Dopotutto lavorare con Febh le aveva dato tanto di quel materiale da poter andare avanti a raccontare per anni.
     
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    Le Concessioni di Hebiko Dokujita

    Capitolo 7

    Ogen avrebbe sostenuto lo sguardo di Hebiko con freddezza, limitandosi ad alzarsi, avvicinarsi a lei e versarle il the ormai tiepido in testa, prima di andare via senza una parola, in segno di disprezzo per la sua condotta in quel momento. Avrebbe dovuto lavorare duramente per recuperare la stima della capoclan Yakushi.

    La Casa del The
    La Carceriera annuì senza cambiare espressione all'invito ad accomodarsi, andando a sedere con grazia, nonostante il rigore militare, nel luogo dove le veniva indicato. Trovo delizioso evitare frivolezze. Il The migliore è quello gustato in buona compagnia. Concluse con tono asciutto, come a sottolineare che quel the non era affatto delizioso come suggerito, e per motivi più ampi. In ogni caso mantenne lo sguardo su Hebiko, in attesa che venisse al punto, mentre le veniva servita una tazza e, per educazione, sorbiva una minima quantità. Il mio nome è Meredora, o almeno è così che sono stata schedata dal nostro beneamato Kage. Replicò, poi indurendo il tono. Che viste le recenti ingerenze amministrative, ha aumentato la mia autonomia e capacità decisionale, di fatto permettendomi di gestire le prigioni come è corretto che vengano gestite, senza che un qualunque consigliere possa pretendere di influenzarne il comportamento. Bevve un secondo sorso. Per questo motivo, all'interno tutto funziona come deve. Questo può concludere il mio rapporto. Rimase però interdetta quando Hebiko disse che non aveva alcun interesse nel lavoro, come se non si aspettasse una cosa simile.

    Gossip? Avrebbe ripetuto, colta alla sprovvista. Accigliandosi poi e rivelando evidente irritazione alla menzione dello Yakushi. Non...non vedo come un incontro simile possa avere questo scopo. L'incertezza nella voce era una crepa che Hebiko era riuscita sapientemente a creare. Certo, c'è una certa monotonia, anche considerando che il numero di persone che hanno accesso agli Inferi è decisamente limitato, ma svolgo il mio lavoro con efficienza e, finalmente, libertà. Cercò di ricomporsi, ma dallo sguardo della Consigliera era evidente che realmente il lavoro non era il fulcro di quell'incontro, non al momento almeno. Naturalmente nessuno dei miei fidati sottoposti arriva al grado di fastidiosità, al limite del dolo e persino del sabotaggio del Consigliere Yakushi...ma ammetto che qualche volta rinchiuderei nella fossa delle termiti il mio secondo, Asuma, specie quando inventa scuse fantasiose per avere dei congedi. Stando al calcolo, sua madre sarebbe morta almeno cinque volte nell'ultimo decennio. Il fatto che sia legata all'Edo Tensei ovviamente rende tutto ancora più ridicolo! Ecco uno spiraglio...ma come sfruttarlo? Al racconto di qualche aneddoto sullo Yakushi anche la carceriera avrebbe risposto con episodi di errori nell'ordine del vitto o assurde sovrapposizioni dei turni, o inefficiente manutenzione delle trappole, ovviamente tutte cose che erano state prontamente affrontate e rimesse in ordine prima di qualunque incidente, ma restava sempre il piacere di lamentarsi. E soprattutto si notava chiaramente che ogni menzione su Febh faceva avvampare d'ira gli occhi altrimenti forzatamente placidi della donna.

    Vicoli di Oto
    Questa cosa che devo rimediare a quelli che sono gli errori di Hebiko non è che mi piaccia particolarmente. Che centro io se lei non sa dare indicazioni a uno che la cerca? Inoltre gli avevo dato un foglietto per orientarsi se avesse avuto bisogno di aiuto, mica sono stupido! Certo, il tizio era cieco, ma qui non andiamo ad approfondire eccessivamente. Con Aoda appresso, Febh avrebbe mascherato la sua identità con un naso e dei baffi finti, indossando una banale felpa e dei Jeans senza alcun orpello o segno di riconoscimento, incamminandosi per le vie di Oto. Il vantaggio di quel posto era che c'era un forte ricambio della feccia, quindi molti non lo conoscevano o, cosa assai più divertente, non lo temevano. In ogni caso proseguì, serpente nascosto nella tasca frontale della felpa, verso una delle bische clandestine più note. Versato un piccolo gruzzolo di Ryo per entrare, avrebbe chiesto a chi gestiva le scommesse. Cerco un tizio che guarda tutti gli scontri con interesse. Hebiko era stata chiara sul dire che lo avrebbe trovato là...ma Febh aveva pensato come spettatore! Alto, pelle di Kumo, occhiali da sole...credo scommetta forte e non stacchi gli occhi dallo scontro. Ovviamente avrebbe ignorato Aoda che magari cercava disperatamente di suggerire che Magoo era cieco. Puoi darmi una dritta?
     
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    La Breccia

    VII



    Hebiko pianse quella notte. A lungo. E rumorosamente. Dopotutto non doveva sfogare solo il fallimento di quel giorno, ma tutto ciò che aveva dovuto subire e a cui era sopravvissuta, per vedersi un'occasione come quella sfumare sotto al suo naso. Certo, non era esattamente sfumata tutta: aveva ottenuto quello che poteva essere uno degli alleati più preziosi che si poteva avere, ed avrebbe recuperato le informazioni mancanti il prima possibile. Ma Ogen non accettava risultati mediocri o buoni, pretendeva l'eccellenza in ogni aspetto. Quell'errore l'avrebbe aiutata in futuro. Non avrebbe più sopravvalutato il potere che aveva in mano, ma nemmeno sottovalutato. Avrebbe viziato e coccolato qualsiasi sua vittima, chiudendola sempre di più nella sua trappola.


    Hebiko faceva saettare lo sguardo distrattamente tra i vari pasticcini, ascoltando Meredora presentarsi. Hoh, "schedata". Non m'importa come voglia chiamarti il Kokage. Con che nome preferisci presentarti a me? Puntò il suo sguardo verso la donna, con le labbra leggermente arricciate in un sorriso invitante. Dubitava che avrebbe cambiato nome, ma la sua frase le sarebbe servita per mettere in chiaro la situazione: era il loro momento, nè del Kokage, nè di nessun altro. E presto avrebbe sfruttato a suo vantaggio anche il suo commento su come gestiva la prigione, ma andiamo con ordine. Meredora sia. Avrebbe commentato, una volta che la donna le confermò quel nome.

    Oh, Meredora. Hebiko rise, coprendosi la bocca con la manica del kimono. Da quanto tempo nessuno ti porta fuori a rilassarti? Non farti intimidire dal mio ruolo, se avessi voluto discutere di lavoro non mi sarei presa la briga di organizzare tuto questo. Diede un morso ad uno dei dolci a disposizione, mugolando soddisfatta per il sapore. L'avevo intuito da come sono avvenute le comunicazioni alla prigione, nessuno ti vizia più da parecchio tempo mi sembra. Puoi rilassarti oggi. Commentò, sorseggiando il suo the mentre dava spazio alla donna per ascoltare le sue lamentele. Aveva fatto centro, tutto stava andando liscio. Doveva solo stare attenta a non fare passi falsi. L'avrebbe fatta parlare quanto voleva, invitandola a continuare mostrando le sue reazioni al racconto e invitandola a continuare con domande mirate.

    La Vipera ridacchiò all'ennesima menzione dello Yakushi. Hehe. Non per niente all'Amministrazione mi rispettano, invece di temermi. Non per vantarmi, ma sembrano essere in pochi quelli in grado di domare Febh. Ma per quanto si pensi di aver controllo, resta una mina vagante che richiede infinita pazienza. Sospirò, mostrandosi stressata. Avrebbe riso nuovamente alla menzione della storia su Asuma, scuotendo leggermente la testa. Hehe. Immagino che stia utilizzando la tattica delle mezze verità. Dimmi, anche tu li punisci raddoppiando il lavoro quando tornano? Trovo sempre soddisfacente vederli prendere confidenza quando pensano di avermi fregata, e trovarsi di fronte alle conseguenze al loro ritorno. Si allungò appena in direzione della donna: erano sole (più la compagnia dei due intrattenitori) nella stanza, ma volle comunque condividere le cose quasi sussurrando, come fosse un segreto tra loro due. Figurati che una delle ultime volte, Febh ha detto di esser stato rapito come scusa per sparire e non fare il suo lavoro, con tanto di bigliettino scritto e firmato da lui! Riesci a crederci?? Raddrizzò la schiena, ridacchiando, mentre faceva roteare appena la tazza di the tra le sue mani, osservandone le foglie rimaste sul fondo. Non che fosse un grosso problema, dopotutto l'unica cosa che comporta la sua assenza è il riuscire a portare a termine ogni lavoro in tempi record... Ma il tutto diventa parecchio monotono.

    Era tempo di estrarre una delle sue carte. Sai, non so se la fama mi precede, ma io stessa e molti altri mi ritengono una maniaca del lavoro. Mi piace organizzare ogni cosa nel più piccolo dei dettagli, prevedere ogni possibile problema, ed essere persino pronta ad eventuali emergenze. Conosco lo Yakushi da anni ormai... eppure non riesco mai a prevedere i suoi danni. Non importa con quanto anticipo mi prepari, non importa se ho preso ogni possibile misura di sicurezza, sembra che le raggiri apposta. Commentò con frustrazione, gesticolando animatamente con la mano libera, enfatizzando la cosa. Si sarebbe poi calmata, iniziando il discorso con un leggero sospiro. Eppure... Quei giorni in cui non è tra i piedi, mi manca quel caos. Quell'adrenalina del non sapere cosa aspettarsi, o quella distrazione dalla monotonia del lavoro... Mi fa pensare se sia davvero necessario essere così ossessionati dal lavoro. In un certo senso, mi ha insegnato che gli imprevisti accadono, e che più che esser pronta, devo essere creativa nella risoluzione. E un po' mi ha insegnato anche che il lavoro non è tutto. Prese uno dei pasticcini, gustandoselo in un boccone solo, prima di portare una mano avanti. Non che lui si sia mai accorto di tutto questo, chiariamoci. Sono conclusioni a cui sono arrivata, in un certo senso, per merito del suo caos.

    Allungò le mani verso la teiera, offrendosi di riempire di nuovo la tazza di Meredora prima della sua, sfruttando nel farlo dei movimenti atti a dar risalto al suo corpo e alla delicatezza dei suoi movimenti. Anche io la pensavo come te. "Ho l'Amministrazione tutta per me, posso gestirla in modo perfetto". Eppure, più il tempo passa, più mi rendo conto di essere rinchiusa in una gabbia d'oro. E' tutto lavoro, solo lavoro, giorno dopo giorno. Certo, è soddisfacente... ma c'è anche altro nella vita. Incrociò lo sguardo con la donna, regalandole un dolce sorriso. Come questo appuntamento, ad esempio. Avrebbe preso un sorso, distogliendo così lo sguardo dalla donna e permettendole di non sentirsi intimidita, e di far sì che il suo gesto e discorso appena fatto apparisse sia come naturale, che come invitante ed accogliente. Mi piace sentirti parlare. Ogni tanto non mi dispiacerebbe se la monotonia del lavoro venisse interrotta dalla tua presenza, piuttosto che dal solito disastro dello Yakushi. Commentò con voce invitante. Magari anche a te farà bene staccare un po' da quell'inferno in cui lavori. Certo, supponendo che la mia presenza ti aggradi. Ridacchiò appena, chiaramente aspettandosi una reazione un minimo positiva, e mostrandola appositamente. Voleva mostrarle che si sentiva a suo agio, che per lei l'appuntamento stava andando bene, e valutare di conseguenza le reazioni di Meredora alla cosa. Se fosse riuscita ad averla in pugno, avrebbe potuto osare di più.


    Aoda non sembrava particolarmente entusiasta dell'avventura che li aspettava. Sssir, non penso che sia in grado di leggere alcun biglietto... Annunciò, ancora inconsapevole dell'abilità dello Yakushi di ribaltare qualsiasi discorso. Avrebbe emesso un sibilo acuto mentre veniva messo di malo modo nella tasca della felpa, commentando con un ovattato Rude. per il trattamento subito.

    Il locale in cui era arrivato si trovava in periferia, ben distante dalle zone importanti di Oto, cosa che permetteva loro di fare i loro sporchi affari senza grosse interferenze. Una mazzetta qua e là, ed ecco che si erano garantiti un posto dove fare le loro scommesse senza che nessuno mettesse il naso nei loro affari. Questo fino a che non si presentò un individuo con il naso finto. La persona che pretendeva una paga per l'ingresso osservò l'individuo di fronte a sè, poco più basso ma estremamente più smilzo di lui. Avrebbe alzato uno dei suoi spessi sopraccigli, osservando poi l'importo pagato. Sei anche tu con quegli idioti col nasone, il mentone e gli occhialetti da tonto? Sospirò, ma almeno quello era segno del non esser stato riconosciuto, almeno per il momento. Senti coso, per me puoi anche rimetterteli una volta dentro, ma prima devo vedere il tuo volto. Grugnì, ancora svaccato a braccia incrociate posato al muretto. Non sembrava poi una grande minaccia, nonostante la stazza doveva essere persino più debole di Hebiko, ma dall'entrata si poteva già vedere che, dal numero di persone presenti, un normale assalto non sarebbe passato inosservato.

    Dall'entrata, avrebbe potuto vedere l'interno in modo abbastanza semplice: c'era una grossa gabbia nel centro di uno stanzone enorme, due combattenti mascherati all'interno, e la folla perlopiù ammassata nei dintorni. Avrebbe anche potuto vedere degli spalti, da cui si poteva vedere tutto dall'alto, probabilmente la zona VIP. E, prima che sparisse avvolto dalla confusione, avrebbe anche potuto vedere il suo bersaglio, visibilmente confuso e che borbottava, facendo domande qua e là ad un pubblico che aveva poco interesse nel rispondergli, forse ancora alla ricerca di Hebiko.
     
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    Le Implicazioni di Hebiko Dokujita

    Capitolo 8


    La Casa del The
    Non è appropriato che il capo del carcere si rilassi. Un tempo usavo anche io abiti fluenti ed eleganti...e dei prigionieri sono sfuggiti per colpa del Consigliere Yakushi e dell'Hokage. Questo non capiterà mai più. Non so cosa avesse quella donna di speciale per loro, ma non ci saranno più concessioni. Raizen naturalmente non aveva mai parlato di alcuna donna che aveva portato via dalle prigioni di Oto, e la cosa forse poteva essere un problema per la Consigliera, ma la discussione proseguì, sebbene Meredora si fosse ricostituita un pò con quell'affermazione.

    Si sciolse un pò quando iniziarono a parlare di come gestire il lavoro e le incongruenze. Io il lavoro glielo triplico. Disse, ferrea, bevendo un sorso di the con aria di crudele efficienza, espressione che Hebiko poteva sempre vedere allo specchio dopo aver scoperto i falsi moduli di ferie di Febh e averlo punito di conseguenza. Ha persino finto il suo rapimento per evitare di lavorare? Avrebbe poi sgranato gli occhi, oltraggiata. Se solo non fosse così abile come ninja io lo farei impiccare! Decisamente lo detestava...e in effetti considerati i "regali" che lui aveva mandato per cercare di far pace, la cosa era quantomeno comprensibile. E non credo di riuscire a concepire i vantaggi della sua presenza in una qualunque situazione che non richieda la totale demolizione dell'ambiente circostante. Aggiunse rimbrottando. Certo, sicuramente ho migliorato molto le mie capacità per star dietro ai disastri che mi ha causato... Disse come per ripensamento ...ma rifiuto di credere che sia qualcosa che ha fatto volutamente per la mia formazione! Scosse la testa, il semplice pensiero era assurdo, e sicuramente chiunque le avrebbe dato ragione, Febh per primo.

    Terminando il the ascoltò anche il discorso conclusivo della Consigliera, soppesandone attentamente le parole. Uhm...si, suppongo possa essere corretto. Un minimo di solidarietà in un mondo di incapaci caotici sarebbe quantomeno gradito. Commentò massaggiando la fronte al pensiero di tutte le difficoltà con cui entrambe avevano a che fare. Penso che potremmo avere altri incontri, anche sul posto di lavoro eventualmente, per spezzare un attimo. Sembrava che fosse andato a segno, ma come avrebbe sfruttato quella situazione Hebiko?

    Vicoli di Oto
    Signore, le pare il caso di insultarmi per il mio senso estetico? Avrebbe replicato con tono offeso e a braccia incrociate quando un energumeno gli bloccò l'accesso alla bisca, alimentando al contempo l'ego dello Yakushi che riteneva il suo travestimento l'acme della perfezione. In ogni caso suppongo che possiamo trovare una soluzione...io non cerco guai. Vero, tipicamente i guai nascevano per generazione spontanea intorno a lui. E sono sicuro che anche tu non cerchi guai, quindi, io entro, faccio quello che devo e me ne vado, non è più facile così? Aggiunse mentre le dita da prestigiatore mostravano uno scintillio metallico solo per i suoi occhi: denaro. La migliore di tutte le chiavi d'accesso. [Abilità]

    Se avesse ottenuto così l'ingresso, i suoi occhi sarebbero guizzati in giro in cerca del suo bersaglio, ovviamente riconoscibile per corporatura, carnagione e atteggiamento. Eccolo, Aoda. Sussurrò al serpente, che sarebbe probabilmente spuntato dalla tasca. Che strano, si muove come se fosse cieco. Aggiunse, dando poi un'occhiata all'arena. Quei due tizi mascherati mi sembrano mezze cartucce, non so quanto valga la pena scommettere su uno o sull'altro. Bah...vediamo di avvicinarci. Cercando di non dare troppo nell'occhio avrebbe provato a raggiungere il ninja nero (bastava un pò di denaro per l'area VIP, o no?), e non appena a portata di voce avrebbe detto: Ehi, bellosguardo! Mi manda l'Erede di Orochimaru! E vuole la tua testa! Un modo colorito di dirlo, goliardico nella testa dello Yakushi...ma il poveretto la avrebbe pensata allo stesso modo?
     
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