Posts written by Birbatron

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    Sangue Blu


    Post Ottavo - Survivor



    Non era di certo come se lo era aspettato, vincere: se lo aspettava glorioso, trionfante, ma aveva quel senso di amarezza che solo chi, come lui, aveva combattuto poteva comprendere. Quel senso di pesantezza, quel retrogusto amaro e rivoltante, quel sapore nauseabondo del sangue e quell'odore putrido della codardia, della paura e dell'adrenalina.

    Ora sentiva dolore, ora sentiva le fitte ai polsi e alla spalla, sentiva i muscoli dolere e le braccia pesanti, il fiatone che faticava a calmarsi, quella sensazione di giramento di testa e leggerezza, mista ad una insormontabile pesantezza e spossatezza, quasi volesse lasciarsi andare.

    Gli occhi viola osservavano il corpo ormai inerme del nemico, ma non provava che una sorta di perversa gioia, la gioia dei vincitori, dei sopravvissuti, la gioia sadica di chi è stato costretto a ferire pur di sopravvivere, ed ad una così giovane età pure.

    Così com'erano venuti i sensi di colpa se ne andarono, lasciando spazio ad una leggerezza e contentezza sadiche e ciniche, egoiste ed arroganti.

    Io ho vinto

    Pensò il ragazzo.

    Io sono sopravvissuto, sono salvo

    Non poteva fare a meno che pensarci, vedere quel corpo martoriato e sanguinolento lo riempiva di una consapevolezza tetra, ma nondimeno reale e forte: lui aveva vinto, lui era ancora in piedi, lui era...Vivo.

    E mentre ponderava, a pochi passi dall'ormai incapacitato nemico, un trambusto sembrò arrivare da lontano, quasi Jin non fosse neanche lì presente, se ne accorse solo dopo un po', voltandosi con sguardo vuoto e quasi scosso, ancora in conflitto fra il suo -seppur effimero- rimorso e quella sensazione di sadica goduria, sbatacchiò poco poco gli occhi come per svegliarsi.

    Io...Si. Sono vivo, maestro Ryuuji. Sono...vivo.

    La voce flebile, il tono incerto, lo sguardo a tratti scorreva verso Juto, a tratti si fissava sulla bomba, poi si volgeva a Chojiro ed al maestro, non stava mai fermo. Una luce tremolante negli occhi, cercò di farsi forza e godersi quel trionfo meritato, sorridendo tirato ed annuendo, con ben poca convinzione.

    Io...non lo so maestro Ryuuji, non lo so cos'è successo. Ero andato in cantina, a prendere da bere come mi era stato chiesto, e da lì...non so spiegare. Ho un vuoto, ricordo poco, è confuso e....

    Lasciò la frase a metà, volgendosi verso Chojiro

    Ti sei rimesso, vedo. Mi sarebbe servito il tuo aiuto qua, ma....hai fatto bene a chiamare Ryuuji. E si, è una...bomba.

    Quel tono saccente e sicuro di sé era sparito, lasciando posto ad una voce più sommessa e ancora spezzata dal fiatone e dalla fatica, rotta dalle emozioni contrastanti e dagli eventi, sintomo di una psiche scossa nel profondo: non voleva che finisse così, non la sua prima uscita di casa. Non la sua prima missione, eppure sapeva che era destinato a fare ciò, ma non voleva accettarlo. Non voleva ammettere a sé stesso di non essere altro che un soldato, un'arma umana a disposizione del Clan e del Villaggio, come qualunque altro Shinobi.

    Non processò subito l'ordine di Chojiro, ma non appena ritornò alla realtà estrasse i kunai dal corpo di Juto, mani tremanti ed insicure nel farlo, mentre la sua mente vagava. Si vedeva che non era presente, le parole del Kiriano non le registrò, limitandosi ad annuire appena appena come per riflesso.

    Jin....Jin Hyuuga

    Rispose monotono il giovane della foglia, quando Chojiro gli chiese il nome. Scosse il capo, cercando di riprendere controllo di sé e del suo corpo, giusto in tempo per accorgersi di Ryuuji e delle sue parole, sebbene suonassero leggermente lontane ed ovattate.

    Il nome, però, lo udì bene. Juto.
    Lo fece scattare, lo fece gridare, quasi impazzito.

    Juto! Le cuoche, le cuoche lo conoscevano! Juto!

    Distese il dito verso il verdognolo, mezzo isterico, scemando

    Juto...amore..Hanabira...che tragico.

    E spossato, provato oltremodo dalla fatica di quel giorno, cadde seduto, gambe contro il petto e capo infossato, mani penzoloni sulle ginocchia, il corpo un sobbalzo continuo. Piangeva, piangeva di gioia e disperazione al tempo stesso, piangeva isterico e felice, stanco e sollevato, contento e disgustato. Piangeva per pietà e per il dolore, sia per il suo sia per quello di Juto, sia per quello di Chojiro. Era solo un ragazzino, cresciuto al chiuso in una gabbia dorata, circondato dalla sicurezza delle mura e della guardia del Clan, dei genitori e degli altri membri, dei maestri dell'accademia e della servitù. E quel ragazzo era appena stato gettato fra le fiamme, ed era stato bruciato: nessun allenamento, nessuna disciplina, nessun onere nobile avrebbero potuto preparare quella giovane anima a quello che sarebbe accaduto quel giorno, e la realizzazione fu tale da renderlo umano ed indifeso, bambino come bambino non era mai stato.
    Chakra: 2.5/10
    Vitalità: 6/8
    En. Vitale: 28/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Hanbo × 1
    • Occhiali × 1
    • Gomitiera Imbottita × 1
    • Ginocchiera Imbottita × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 3
    • Shuriken × 2

    Note
    ///

  2. .
    Legenda:
    Narrato
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    Quel brivido lungo la schiena, quella sensazione di bruciore ai muscoli ed ai polmoni, l'aria che si faceva densa e pesante ma , per qualche ragione a lui sconosciuta, non pareva immobilizzarlo come avrebbe previsto. Volteggiava, correva, tutto ciò che aveva fatto a scuola o a casa in confronto impallidiva: mai aveva avuto quella sensazione di bisogno, di vera esigenza di applicarsi e dare il massimo, mai prima d'ora aveva - a conti fatti- rischiato la pelle.

    E se per qualcuno poteva essere un deterrente, per un recluso quale era Jin quella sensazione era stranamente liberatoria: potersi muovere di propria volontà, potersi rapportare con altre persone fuori dalla famiglia e dalla scuola, ma sopratutto avere pieno controllo di sé e del suo destino: questo metteva un sorriso sul volto del giovane Hyuga dai capelli bianchi e gli occhi ametista, ed ad ogni colpo la soddisfazione aumentava, ma non per sadismo. Quasi fossse uno sport, un incontro amichevole di pugilato o karate, oppure una finale di un torneo. Sorrideva perché si sentiva vivo, e sebbene non tutto andò come aveva sperato, non poteva che dirsi felice.

    Il Kunai volò verso il nemico, e quel grido gli riempì i muscoli di energia e sicurezza, tanto da farlo scattare senza esitazione alcuna, forse troppo ringalluzzito dal successo tattico, ma non sembrò ritorcerglisi contro: il nemico era una schiappa nel corpo a corpo, ma riuscì ad evitare un calcio dritto al mento parandosi con le mani, che però non lo salvarono dal calcione dritto al fianco.

    Stava per cantare vittoria il giovane della foglia, quando l'altro prese a correre come un forsennato, farneticando come in punto di morte, dirigendosi spedito verso l'ordigno. Gli dava le spalle, sarebbe stato facile assalirlo nuovamente, ma non aveva più energie per applicare il suo taijutsu, e poi sarebbe anche stato sprecato, contro un avversario ormai in quelle condizioni. Così, mentre l'alto s'apprestava a correre e a dargli le spalle, lesto Jin scattò con la destra verso i kunai e ne estrasse uno [Slot Azione Istantaneo - Estrazione Kunai x2] [Slot Azione 1: AdO attivo]

    Sentiva le voci, ma non poteva aspettare che arrivassero i rinforzi.

    Prese la mira, non che fosse poi troppo difficile, e lasciò che il braccio scattasse prima leggermente dietro e poi avanti, mollando la presa dal kunai e lasciando che questi sfrecciasse a tutta velocità verso il nemico, condensando quel poco di energia rimastagli nei muscoli così che volasse più forte e lontano, non volendo lasciarsi scappare nulla [AdO: Lancio kunai, mira schiena + impasto +1 in Forza -0.25 bassi, Potenza: 8, Velocità: 100]

    Se tutto fosse andato a buon fine, quindi, semplicemente avrebbe iniziato a correre verso il nemico, per assicurarsi di un paio di cose: Che fosse morto o incapacitato, controllare se avesse avuto qualcosa addosso per identificarlo. [Slot Azione II: Spostamento 6 metri]

    Il secondo Kunai, indi, avrebbe avuto un ruolo cruciale: l'avrebbe caricato nuovamente dietro la schiena e poi scagliato, ora più vicino al nemico di prima, puntando alle gambe del malcapitato, precisamente alla zona del polpaccio destro: lasciò quindi che la lama sfrecciasse verso di lui, mirando a recidergli -per quanto possibile- i muscoli del polpaccio destro, volendo evitare una fuga repentina. [Slot Azione III: Lancio Kunai x1, Polpaccio Dx. Potenza: 8, Velocità: 100]


    Vitalità: Invariata
    Energia Vitale: Invariata
    Riserva: 2.50 bassi
    Slot Azione 1: ADO- Lancio Kunai mira schiena + impasto +1 in forza
    Slot Azione 2: Spostamento sei metri
    Slot Azione 3: Lancio Kunai x 1 verso polpaccio Dx
    Equip usato: 2 Kunai, rimanenti: 2



    Edited by DarthFranz - 17/3/2018, 11:04
  3. .
    Legenda:
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    Nessuno sembrava venire a salvarlo, era da solo contro quello che gli pareva essere un mostro invincibile, almeno per i suoi standard: nessun tipo di addestramento lo avrebbe preparato ad una situazione di combattimento, né l'accademia né le lezioni private. Era inesperto, pieno di sé e sfrontato, difatti non riuscì a deflettere la palla di metallo come avrebbe sperato, perdendo il kunai e facendosi male ai polsi nel tentativo.
    Stavolta non poté fare a meno di digrignare i denti, sibilando dolente. Ma il resto aveva dato i suoi frutti, ed ora la marionetta giaceva sfasciata a diversi metri da lui, Jin aveva un sorriso trionfante in volto, carico di quell'orgoglio che solo il retaggio nobile può fornire. Il capo alto, prese fiato per qualche momento, gustandosi -per quanto potesse farlo- quel piccolo trionfo, che s'era guadagnato non senza dolore e sudore.

    Quella sensazione euforica ancora lo pervadeva, quando una risata riecheggiò nell'antro mentre questo andava ad illuminarsi, smascherando un congegno non meglio identificato, ma che di sicuro non poteva permettere nulla di buono, essendo nascosto e sorvegliato con tanta perizia.

    << Nulla che l'accademia non possa insegnare ai miei coetanei.>>
    Rispose secco l'hyuga, al complimento dell'altro: sguardo serio, mento alto, petto gonfio. Il tono era spiccio, di chi non voleva dilungarsi troppo, d'altronde non sarebbe stato saggio iniziare a monologare nel bel mezzo di uno scontro, né dialogare con un potenziale avversario.
    Rimase ad ascoltare passivo, seguendo con lo sguardo i movimenti del figuro, non volendo perdersi una sola mossa: adrenalina, istinto di sopravvivenza, cautela, ed un pizzico di paranoia. Tutto ciò contribuiva a renderlo ben più teso di quanto normalmente non sarebbe stato, e meno confidente nelle sue abilità del solito. Non ne andava fiero, ma ci sarebbe stato tempo dopo per piangersi addosso, ora doveva uscire vivo da quella trappola. E non era né facile né scontato.

    Mentre il figuro ciarlava e ciarlava, Jin scattò verso la sua cintola, estraendo un Kunai da essa. Un singolo Kunai. [Azione Gratuita Istantanea, estrazione Kunai x1]

    Parli troppo, lo sai?

    I polsi ancora dolenti, prese rapidamente la mira e lanciò, mirando alla bocca, come a volergli lanciare un messaggio: non parlare mentre combatti. Avrebbe atteso il momento propizio, ovvero mentre l'avverso si sarebbe cimentato nella formazione dei sigilli per una tecnica. Combinare un'azione piuttosto lunga ad un monologo inutile non è una tattica saggia, ed anche uno studente lo sa.
    [AdO: Lancio Kunai x1 in linea retta, Potenza: 8, Velocità: 100]

    Un gesto simbolico e di distrazione più che di vero assalto, atto ad interrompere le movenze dell'altro, che -secondo Jin- peccò di esuberanza nel sottovalutarlo a quel modo. Avrebbe potuto assaltarlo senza dire una parola, lì si che sarebbe stato spacciato. Ma peccò di esuberanza, e quindi verrà punito, sempre che non riesca a sgusciare via per qualche miracoloso arteficio.
    Cercò quindi di capitalizzare su quell'errore tattico, lanciandosi all'assalto del figuro [Slot Azione 1, movimento verso nemico]
    Incanalando nel frammente l'energie nel corpo tutto, così che questo si faccia tonico e prestante, pronto a smerciare botte e -forse forse- anche qualche ossa rotta.

    Arrestò di getto la sua carica a pochi centimetri dal figuro e caricò tutto il peso sulla gamba sinistra, che sarebbe partita verso l'alto con intento omicida, accompagnata da una rapida rotazione del busto tutto, atta ad allineare il collo del piede con il mento avverso, inclinando l'arto di qualche millimetro verso l'interno coscia per conferire una rotazione al colpo [Slot Tecnica Avanzata: Tecnica della concatenazione dei tre Colpi I: +3 a Velocità. Forza 100, Velocità 175, Calcio piede Dx ascensionale su mento]
    Ma non sarebbe finita lì, per la natura stessa della tecnica. Avrebbe sfruttato la rotazione iniziale per lanciarsi all'assalto una seconda volta, sollevando stavolta il piede opposto così che il collo vada ad impattare contro il fianco avversario
    [Slot Azione 2: Concatenazione dei tre colpi, +3 a Velocità. Vel: 175, Forza: 100, Calcio piede Sx sul fianco Dx]
    Seguitando quindi ad attaccare con ferocia, avrebbe concluso la serie con una rotazione feroce del busto, atta a portare il piede destro fin sopra il capo avversario, calandolo quindi con forza e ferocia di tacco verso il nemico, sperando di aprirgli la testa come uno spaccanoci.
    [Slot Azione 3: Concatenazione dei tre colpi, +3 a Forza, Vel: 100, Forza: 175, Calcio Dx discendente su capoccia]

    Vitalità: 6/8
    Energia Vitale: 28/30
    Riserva: 2.75/10
    Slot Tecnica Avanzata: Concatenazione dei tre colpi (Calcio piede Dx mento, +3 vel) (-3 bassi)
    Slot azione 1: movimento
    Slot azione 2: Concatenazione dei tre colpi, calcio piede Sx fianco Dx, +3 Vel
    Slot Azione 3: Concatenazione dei tre colpi, Calcio discendente piede Dx su capoccia +3 forza
    AdO: Lancio Kunai linea retta



    Edited by DarthFranz - 3/3/2018, 16:02
  4. .
    Legenda:
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    Di male in peggio: Ryuuji gli aveva assicurato che sarebbe stata una missione facile, che non avrebbe rischiato la vita. Avrebbe voluto che lo vedesse ora, solo per potergli dire "Avevo ragione io". Non che fosse importante ora, chi avesse ragione o torto: il tempo per sanare gli animi ci sarebbe stato dopo, o almeno così sperava.

    Schivò i fukibari e i massi, ma si lasciò prendere dall'adrenalina e, troppo sicuro di sé e delle sue capacità, lasciò che la sfera di metallo lo colpisse sulla spalla. Digrignò i denti, ricacciando dentro un urlo di dolore, non volendo dare nessuna soddisfazione al suo avversario. Ci teneva a tenere alto il suo onore, e quindi gonfiò il petto e si preparò ad una seconda serie di attacchi, intenzionato a non lasciarsi colpire neanche una volta: assottigliò lo sguardo e affilò i sensi, cercando di seguire i movimenti della marionetta con i suoi occhi viola. strinse la presa attorno al suo kunai, pronto a non ripetere gli stessi errori della volta precedente: puntò gli occhi sulla sfera metallica, forse temendo una logica concatenazione di colpi con essa, e impastò rapidamente il chakra nelle gambe e nel corpo tutto, potenziandone reattività e prontezza: attese che la sfera fosse diretta verso di lui e poi agì: alzò rapidamente il braccio destro che teneva il kunai e cercò di frapporlo fra lui e la sfera, ma non si limitò a fare ciò: nel distendere l'arto cercò di imprimere una leggera rotazione tramite i piedi e i fianchi al corpo tutto, così che la lama andasse a compiere una breve curva verso l'interno del suo corpo, così che la lama andasse a scivolare di piatto contro la sfera, cercando di sfruttarne la forma ed il moto per reindirizzarla verso l'esterno, così che lo mancasse. [Slot Difesa I, Impasto +1 su Riflessi: 100->125]

    Ma la marionetta non si sarebbe fermata di certo: per qualche attimo parve leggermente impossibilitata a muoversi, e Jin cercò di sfruttare quel piccolo intoppo per allontanarsi con un rapido balzo dalla marionetta, di un paio di metri: non troppo, ma abbastanza per potersi dare spazio di manovra.
    Ecco che quindi il giocattolo tornò all'assalto, più infuriato di prima, lanciandosi all'assalto: quattro occhi rossi risplendevano nel buio, identificando la posizione della creatura inanimata: andò nuovamente ad impastare il proprio chakra nelle gambe e nei muscoli, così che fossero più reattivi e scattanti, cercando quindi di abbassare il corpo tutto in un istante, poggiando tutto il peso su cosce e piedi, per poi rialzarsi compiendo un movimento a "S", cercando di strisciare di lato al pugno, come fanno i pugili, incassando la testa fra le scapole e serrando le braccia davanti al corpo, per pararsi da eventuali contrattacchi e per compattare la figura e renderla più facile da manovrare [Slot Difesa 2, Impasto +1 in Riflessi, 100 -> 125]

    Se fosse infine riuscito a scamparla anche a questa, la marionetta avrebbe chiuso con una semplice pioggia di Fukibari, che sarebbe stata evitata mediante un rapido scatto verso la sua destra, accompagnata da un impasto di chakra e da un breve avvicinamento [Slot Difesa 3, Impasto +1 in Riflessi, 100 -> 125]

    Cosa fare, ora? Non poteva di certo lasciare il kiriano in balia della marionetta, né pareva esserci una via di fuga facilmente raggiungibile: l'unica sarebbe stata verso l'alto, e non aveva le capacità per scalare la fossa rapidamente. Non poteva far altro che combattere e sperare che qualcuno sarebbe arrivato, o che il Kiriano si fosse ripreso in tempo.
    Raccolse quindi le proprie energie e le convogliò nel corpo tutto, irrorando i muscoli con la propria energia vitale: raccolse le gambe e si diede una rapida spinta verso la marionetta, cercando di imprimere una rapida rotazione al suo corpo tramite i fianchi e i piedi, iniziando a sfrecciare -forse- verso il bersaglio: qualora vi fosse riuscito, quindi, avrebbe sollevato dapprima la gamba destra, cercando di sfruttare quel moto rotatorio per fornire la spinta necessaria, per poi lasciarla calare di tallone verso la testa della marionetta, cercando di apportare un colpo dall'alto verso il basso, sfruttando inerzia e peso per calare l'arto con forza [Concatenazione dei tre colpi 1, +3 tacche a Velocità, Forza 100, Velocità 175, Attacco ravvicinato ].
    Qualora avesse connesso, quindi, non si sarebbe fermato: avrebbe cercato di sfruttare l'inerzia del moto precedente per, sempre con lo stesso piede, apportare un colpo simile al precedente ma in direzione inversa, mirando col collo del piede al "mento" della marionetta [Concatenazione dei tre colpi 2, +3 a Forza: Forza 175, velocità 100, Attacco Ravvicinato].
    Qualora anche quello avesse connesso, infine, avrebbe cercato di reindirizzare il moto così che il piede fosse parallelo al terreno, cercando di apportare un semplice calcio frontale mirato al petto della bambola [Concatenazione dei Tre colpi 3, +3 a velocità: Forza 100, velocità 175, Attacco ravvicinato] [Slot Tecnica 1, Concatenazione dei tre colpi, -3 Bassi]

    Qualora fosse riuscito ad attuare la sua offensiva non si sarebbe lasciato intimorire: sarebbe partito alla carica [Slot Azione 1-Movimento] verso la marionetta, cercando di sfruttare anche l'inerzia precedente datagli dalla tecnica, tenendo il kunai ben stretto nella mano destra, pronto ad utilizzarlo: qualora fosse riuscito a raggiungere la bambola avrebbe dapprima cercato di apportare una semplice gomitata: roteò leggermente il busto e cercò di impattare col gomito contro lo "sterno" della bambola [Slot Azione 2, Potenza 10 Velocità 100, Attacco ravvicinato] per poi cercare di concludere con un colpo di kunai al fianco opposto, stendendo il braccio e cercando di indirizzare l'arma verso la zona desiderata [Slot Azione 3, Potenza 8 Velocità 100]

    Vitalità: 7/8
    Energia Vitale: 29/30
    Riserva: 5,5/10
    Slot Difesa 1: Tentativo di deviazione con kunai + impasto
    Slot Difesa 2: Schivata
    Slot difesa 3: Schivata
    Slot Azione 1: Movimento
    Slot tecnica 1: Concatenazione dei tre colpi:
    -Calcio dall'alto verso il basso mirato alla testa, +3 velocità
    -Calcio dal basso verso l'alto mirato alla testa, +3 Forza
    -Calcio frontale al petto, +3 velocità
    Slot Azione 2: Gomitata allo sterno
    Slot azione 3: Attacco con kunai contro fianco

  5. .
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    Forse quel nome non era così importante come sperava, ma non poteva di certo saperlo: in fondo pareva appartenere a qualcuno in grado di provocare grande imbarazzo allo sposo. Ma forse s'era solamente incaponito su qualcosa che, alla fine dei conti, non doveva essere chissà quanto importante.

    Nessuno, difatti, sembrò conoscere quella persona: le gemelline non sapevano chi fosse, e neanche l'ubriaco Kiriano.
    CITAZIONE
    "Se vi siete dati appuntamento in cantina, mi dispiace ma non sono io. E poi che nome stupido... Juto hai detto? Sua madre doveva essere più ubriaca di me quando glie l'ha messo! Hiik."

    Probabilmente da te non riceverò molte informazioni...

    Non poté fare a meno di constatare a voce alta verso il Kiriano, dopo quella risposta. Non che si aspettasse molto visto lo stato in cui era, ma un poco ci sperava.

    [...]

    Caduti in quel passaggio, quindi, non ebbero neanche il tempo di scambiarsi i convenevoli: la marionetta decise bene di bloccargli la via d'uscita verso l'alto, facendo crollare parte della parete addosso ai due. Rapido l'Hyuga lasciò che il chakra confluisse alle mani, per poi essere impastato rapidamente tramite movimenti secchi e meccanici, quasi li avesse imparati a memoria.
    Se fosse riuscito ad accumulare abbastanza chakra lo avrebbe quindi rapidamente convogliato nelle gambe, cercando di potenziare la sua reattività [IMPASTO CHAKRA IN RIFLESSI +1]. Se vi fosse riuscito, quindi, avrebbe semplicemente effettuato un rapido balzo laterale, così da cercare di mettersi fuori portata dai massi rotolanti: avrebbe contratto rapidamente le gambe e le avrebbe in seguito rilasciate, portando le braccia leggermente in avanti per attutire un eventuale caduta sbilanciata [SLOT DIFESA 1].

    Non bastò però, visto che -dopo aver schivato una potenziale morte prematura- la marionetta non esitò a lanciarsi all'attacco, lanciando una seria di 5 fukibari verso di lui.
    Nuovamente andò a raccogliere il chakra e ad impastarlo, convogliandolo alle gambe [IMPASTO CHAKRA IN RIFLESSI +1], per tentare l'ennesimo balzo laterale, volendosi salvare la pellaccia.
    Era carico di adrenalina, quella scarica d'elettricità che ti potenzia i muscoli e che ti rende focalizzato sul pericolo, rendendo la mente rapida ed efficiente.

    Non bastò neanche quello a fermare l'avanzata della marionetta, visto che si girò non appena ebbe schivato quei cinque spilli letali, per mostrargli la schiena.
    La mente viaggiò rapida, e la mano libera andò a scivolare verso l'hanbo, che come sempre era alla sua cintola: lo estrasse [AZIONE GRATUITA ISTANTANEA] ed attese. Osservò con cura la bambola, pronto a sollevare l'asta per pararsi da eventuali armi da lancio o che, ma notò che qualcosa si stava aprendo: forse era l'adrenalina, o forse era semplice paranoia, ma istintivamente portò l'Hanbo così che la punta fosse rivolta verso la schiena del pupazzo.
    E lo sentì: Un *click* ben definito, di qualcosa che si apriva. Convogliò nuovamente il chakra nel suo corpo [IMPASTO CHAKRA IN VELOCITA'+1] così che fosse più reattivo e scattante, e poi agì: tentò di infilare l'hanbo in quell'apertura.
    Caricò il colpo, prese la mira e poi lasciò che il braccio volasse verso l'obiettivo prestabilito: cercò di affondare l'arma con forza e prorompenza in quella fessura, sperando di bloccare qualsiasi ingranaggio vi fosse nascosto all'interno. [SLOT ATTACCO 1, POTENZA 10, VELOCITA' 125]

    Ci mise tutta la sua forza e la sua velocità, e se vi fosse riuscito si sarebbe allontanato il più velocemente possibile, cercando di sfruttare quel piccolo momento per dileguarsi e posizionarsi di lato alla bambola.
    Se ivi fosse riuscito, quindi, avrebbe semplicemente preso il kunai e l'avrebbe lanciato in linea retta verso il collo della marionetta, qualora fosse esposto.
    [SLOT ATTACCO 2, LANCIO KUNAI: POTENZA 8, VELOCITA' 100]
  6. .
    Legenda:
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    Le parole di Ryuuji riuscirono a rassicurarlo un pelo, ma non a placarne la paranoia in toto: sebbene si sentisse protetto dalle guardie non poteva evitare di ricordarsi che lui stesso era una delle guardie della principessa, e che quindi se fossero stati in pericolo sarebbe di sicuro finito nella mischia. Già detto che non era avvezzo a queste situazioni? Il fisico allenato, quelle poche tecniche che conosceva a menadito, eppure non aveva ancora l'anima del guerriero: tutta forma, ma niente sostanza.
    [...]

    Il tempo passò in ogni modo velocemente, e non gli ci volle molto prima di mettersi all'opera: i compiti erano chiari, e lui li avrebbe svolti volentieri. Riuscì anche ad infilarci qualche raccolta d'informazioni di contorno, giusto per renderli meno monotoni e più interessanti. Nessuno avrebbe fatto domande, nessuno si sarebbe adirato troppo, no? Cominciava, piano piano, ad uscire dal suo guscio, a piccoli passi.

    Non c'è bisogno di essere rude signore! E poi sono stato incaricato dalla principessa, non ho la minima intenzione di fare brutta figura.

    Rispose all'operaio più grosso, quello che l'aveva preso di malo modo: tono tronfio e sicuro di sé, occhi viola rigidi e ricolmi di quella fierezza che solo il sangue nobile possono dare. Un fisico non impressionante, altezza poco sopra la media, ma di carattere -almeno pareva- ne aveva da vendere. Mento alto, petto gonfio, parole ferme e che non ammettevano replica, ma non scortesi: quelle di chi sa cosa dice e non ha la minima intenzione di rimangiarsele. Ricolme di una sorta di umiltà, quella che solo chi è sicuro della propria superiorità può permettersi di dimostrare.
    Come di chi si abbassa di proposito al livello dell'interlocutore, ma senza malizia o degrado, mostrando rispetto ma al contempo un animo sicuro e radicato nelle proprie convinzioni.

    Si voltò poi verso il secondo, decisamente più avvezzo alla conversazione e più gentile nei modi, sorridendogli un pelo.

    Suppongo di si. Mi hanno detto di fare bella figura, quindi ogni cosa conta, no?

    Scrollò lievemente le spalle, aggiungendo con un pizzico di rammarico

    Non che voglia di mancare di rispetto a nessuno, sia chiaro, ma girano voci. E pure uno come me, chiuso in casa per volere paternale, è riuscito a coglierle.

    Voleva, in un certo senso, scusarsi di possibili offese alla principessa, in caso vi fossero orecchie indiscrete. Darsi una giustificazione, ed al contempo un tentativo di guadagnarsi la fiducia dei due servitori, lasciando intendere che sapeva, e che non gli andava decisamente a genio.
    Il tono era si rispettoso e dispiaciuto, ma aveva una vena di risentimento ben nascosta, sottile quasi, lasciata trapelare più da piccole espressioni facciali che da vere e proprie parole.

    Beh buon lavoro! Se vi servo non esitate a chiedere di jin Hyuga,
    sarà un piacere darvi una mano!


    Salutò quindi con un breve inchino, avendo cura di lasciare qualcosa da bere e da sbocconcellare agli operai prima di andarsene, avendoli visti stanchi ed affaticati.

    La ricerca dei gatti portò ben altri frutti, fra i quali un nome ed un pettegolezzo di poco conto su un possibile regalo di matrimonio, ma la seconda era decisamente meno interessante.
    Restò nei paraggi, ma capì rapidamente che non avrebbero aperto bocca ulteriormente, e quindi decise di proseguire oltre, tendendo orecchie ed occhi un po' ovunque, ma con evidente poco successo.

    [...]

    Il grande giorno, finalmente, arrivò: durò meno di quanto si sarebbe aspettato, ma la sfarzosità risultò esattamente in linea con quanto s'era immaginato. Rosa, rosa ovunque, e troppe portate. Che volesse fare una bella impressione s'era capito, ma pareva che gli invitati fossero di umore tutt'altro che festivo: sulla pista da ballo c'erano poche persone, perlopiù vecchie impacciate, ed ognuno tendeva a starsene un po' per le sue, con il gruppo con il quale era venuto o coi suoi amici di vecchia data.

    Jin fu costretto ad inseguire le sorelline per la casa, e non volle sprecare tempo neanche con quello.

    Vostro fratello Juto è qui, per caso? Non l'ho visto per tutto il tempo...sono preoccupato!

    Chiese ad una certa, crucciando il volto in un'espressione curiosa ed intimorita, aggiungendo

    Non vorrei che si fosse perso o cosa...non ci farei decisamente una bella figura.

    Grattandosi la nuca con fare nervoso, strizzando gli occhi ed agitandosi un pelo tutto: tremò per qualche secondo, lanciò sguardi a destra e a manca -come se stesse cercando qualcuno- per poi chiamare, in caso non vi fossero state troppe persone nei paraggi

    Juto! Juto!

    Cercando di metterci convinzione in quella farsa, volendo costruirsi una motivazione plausibile per chiedere di quella persona. Probabilmente le due gemelline lo conoscevano di nome, o forse no, non poteva saperlo: era però plausibile che una guardia nuova ed inesperta facesse confusione coi nomi, o che prendesse granchi.
    O almeno, in questo sperava: giocava tutte le sue carte sul fatto di essere nuovo ed inesperto, sperando di riuscire a portarsi qualcosa nella saccoccia grazie all'apparente stupidità e generale inettitudine.
    Non era raro vederlo entrare nelle stanze sbagliate, scambiare persone per altre, e cose del genere. Sbagli calcolati, atti a costruirsi un'immagine precisa.

    Non aveva avuto molto tempo per farlo, ma doveva essere flessibile: se voleva fare bella figura, avrebbe fatto bene a mostrare le sue capacità, come un pavone che mostra la sua coda, anche se ciò poteva costargli un po' di scherno.

    [...]

    Venne mandato infine a prendere del vino, e non obiettò né fece domande di alcun tipo: solamente annuì e si diresse verso la cantina indicatagli dal Sensei, ubbidiente e calmo. Aveva, a quanto pare, deciso di sfruttare ogni singolo incarico per mettersi in mostra, anche se dalle quinte: raccattare informazioni, instaurare rapporti, e chi più ne ha più ne metta. Anche se nessuno poteva vederlo, lui si sentiva realizzato, e sperava che prima della fine del matrimonio sarebbe arrivata l'occasione per mettere a frutto ciò che sperava avrebbe guadagnato.

    Erano tutte bugie bianche in ogni caso, o almeno così la vedeva lui: a chi stava facendo del male?

    Spalancò quindi la porta e discese gli scalini, senza preoccuparsi troppo del fatto che non fosse realmente chiusa: molte persone avranno fatto avanti e indietro dalla cantina, ci si dimentica di chiudere le porte ogni tanto.
    Ma la risposta sul perché fosse stata lasciata semichiusa arrivò rapidamente: un ragazzino ubriaco era seduto sulle casse -o per meglio dire, dignitosamente brillo-, e non pareva essere in condizioni di spiccicar parola.
    Si sbagliava.

    No grazie, non bevo...non ho mai assaggiato, a dir la verità. Conosci un certo Juto?

    Rispose con fermezza, sorridendo pelo pelo, portando istintivamente la mano verso la cintola, dove teneva i kunai. Non ne prese uno, ma la mano era lì, pronta a scattare.
    Notò solo dopo i capelli bianchi del suo interlocutore, e la pelle perlacea: simile a lui in molti aspetti, si potrebbe dire.

    Non pensavo di incontrare un altro albino!

    Esclamò quindi, sorridendo appena appena, aggiungendo

    Sono Jin Hyug...

    Ma non fece in tempo a rispondere, che il pavimento si aprì sotto i loro piedi, e cadde. Cadde per quella che gli sembrò un'eternità, spezzata solo dalla presa fulminea del ninja di Kiri, che gli salvò la vita.
    Atterrarono di botto, ma non sembravano essersi rotti nulla.
    Notò l'apertura, ma anche il guardiano che la stava proteggendo.

    Che cazzo è?

    Domandò verso il ninja di Kiri, aggiungendo

    Scusa per la parolaccia!

    Portandosi la mano alla bocca.

    Tch. Me ne servirà.

    Commentò sarcastico verso il suo interlocutore, chiedendo infine

    Come ti chiami? Io sono Jin.

    Completando la frase che aveva lasciato a metà, portandosi in posizione di guardia.
    Estrasse un Kunai [Azione gratuita] e lo portò davanti alla faccia, punta rivolta verso il basso.
    Portò l'altra mano davanti lo sterno, palmo rivolto verso il basso e leggermente curvo, molleggiato. Gamba destra in avanti, sinistra all'indietro, baricentro ampio e spalle larghe: il busto era rotato così da porre solo un fianco alla bambola, gli occhi fissi su quelli rossi della creatura, le ginocchia leggermente molleggiate, pronte a scattare qualora ne sentissero il bisogno.

  7. .
    Legenda:
    Narrato
    Pensato
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    I vantaggi dell'essere un hyuga erano di certo molti, ma il ragazzino era stato men che meno viziato. Anzi. Sembrava quasi, se non fosse per il cognome importante e per i vestiti di lusso per l'occasione, un ragazzo di una famiglia di ceto medio-basso.
    Non gli era stata concessa nessuna scorciatoia, aveva ricevuto tutto il peso della nobiltà senza i privilegi.

    Non che la cosa gli pesasse, evidentemente: non sembrava avere tempo per preoccuparsi di queste cose. Gonfiò il petto ed attese risposte, crucciando la fronte quando udì il suo istruttore ridere. Non capiva.

    Ho detto qualcosa di sbagliato?

    Domandò incerto, inarcando un sopracciglio con fare curioso: a differenza sua, sembrava che tutti avessero i capelli neri. Jin li aveva bianchi, come quelli di un vecchio o di un albino. Anche il colore degli occhi era stranamente acceso: un violaceo piuttosto chiaro. La pelle quasi candida, una pecora nera in mezzo a pecore bianche. Ne andava fiero, però.

    Ah!

    Esclamò poi, allungando il collo ed osservando la carrozza, con sguardo sorpreso: gli occhi si illuminarono ed una generale eccitazione prese il sopravvento del volto altrimenti rigido del ragazzo.

    Non ho mai viaggiato in carrozza!

    Confessò con un pelo di vergogna, arrossendo e piegando il capo. Lo infossò fra le scapole, come a volersi nascondere, per poi correre veloce verso la carrozza. Vi salì rapidamente, visibilmente eccitato, sedendosi il più possibile vicino al finestrino, qual'ora ve ne fosse stato uno. L'odore del tacchino riempì l'aria rapidamente, e fu quasi con timore che ne chiese un pezzo. Non era abituato, aveva vissuto come un ragazzo qualsiasi fino ad ora, nonostante il retaggio nobile della famiglia. Si cambiò rapidamente nel suo vestito da cerimonia,
    doveva -in fondo- solo infilarsi un kimono di seta blu sopra il mondano abbigliamento da studente: stretto in vita per non impedire i movimenti.

    Ascoltò attentamente le parole del superiore, intervallando ad esse una breve masticata della coscia, visibilmente affamato. Forse non aveva neanche fatto colazione.

    Fare da scorta?

    Chiese sorpreso, indugiando

    Scusi la domanda, ma perché non avete chiamato un genin o un chunin? Non credete...si insomma, che sia troppo pericoloso per uno studente?

    Abbassò lo sguardo, aggiungendo come a voler riparare ad un torto

    Non che non sia onorato! Tutt'altro! E' solo che...hanno attentato alla vita della signora, no? Ho paura di lasciarci la pelle.

    Confessò, calando di nuovo gli occhi e poggiando il capo sullo schienale, visibilmente preoccupato. Non era mai stato messo in una situazione simile, prima d'ora.
    Divertirsi? Davvero poteva?

    [...]

    Arrivarono con quindici minuti di ritardo, ma non ci fece troppo caso: la sua mente era occupata da altro.
    Lo sguardo era teso, e come biasimarlo? Era solo un ragazzino, buttato a forza in una possibile situazione di vita o di morte. O almeno, così lui l'aveva intesa.
    Le iridi saettavano da una parte all'altra, sempre sul chi vive, il corpo tutto era rigido e pronto all'azione. Calmarsi? E come?
    L'edificio era fin troppo protetto, e ciò non faceva che accrescere i timori del giovane studente: quelle mura, anziché ispirare fiducia e protezione, evocavano pericolo. Perché mai, in fondo, avrebbero dovuto erigere mura, se non per difendersi?

    Tutta quella gente. Troppa. Forse era paranoico, forse no, ma sarebbe stato facile infiltrarsi senza farsi vedere. Troppi ospiti.

    Non sarebbe stato meglio fare un matrimonio per poche persone?
    Non voglio sembrare irrispettoso, ma se è come dite...sarebbe facile intrufolarsi. Non credo che ci si ricordi di ogni singolo invitato.


    Vociò verso Ryuuji con tono preoccupato ma nondimeno cortese, abbassando il tono per evitare di farsi sentire dagli altri.
    Era visibilmente preoccupato, ma cercò di ricacciare i timori dentro di sé, non voleva fare brutta figura!
    L'odore delle piante e dei fiori, poi, contribuì a renderlo un tantino più quieto. Le orecchie sempre rizzate, però: non si sa mai.

    Principessa Hanabira.

    Vociò quindi il ragazzino, improvvisando un inchino: mano destra sul cuore, sinistra dietro la schiena, busto leggermente inclinato verso il basso: come gli avevano insegnato a casa.
    Il tono calmo e riverente, lo sguardo carico di orgoglio ma di rispetto allo stesso tempo, sorrise infine, entrando dentro al palazzo.
    Tanto rosa, troppo.

    [...]

    Non ci volle molto prima che gli venissero assegnati compiti. Fu un sollievo per lui: occupare la mente con altre faccende lo avrebbe aiutato a dimenticarsi del vero motivo per cui era qui.
    O almeno, così pensava.

    Non disse nulla a Ryuuji, annuì convinto e sorrise, incamminandosi verso il giardino con aria tranquilla e vogliosa di mettersi in gioco.
    L'aria fresca, il profumo, sempre meglio del rosa accecante all'interno del castello. Lo trovava pacchiano, ma non avrebbe mai osato mettere in discussione i gusti della principessa.
    Non gli ci volle molto per trovare la zona: gente indaffarata ogni dove, ma un piccolo ammasso s'era formato laddove doveva essere montato il gazebo: non è un lavoro per quattro persone, insomma.

    Ivi si diresse, tenendo occhi ed orecchie aperte durante il tragitto: ogni cosa, ogni minimo particolare, suono, odore. Non gli importava cosa nello specifico, lui voleva prestare attenzione a tutto. O almeno, voleva provarci.
    Occupare la mente con altro, evidentemente, non era così utile.

    Salve, serve una mano?

    Chiese quindi, presentandosi con un sorriso ai servitori, alzando pelo pelo la mano sinistra. Non v'era superiorità nel suo tono di voce, e lo sguardo era il suo solito: orgoglioso ma rispettoso, carico di quella fermezza che solo sangue nobile può dare (o una buona dose di disciplina paterna, in alternativa). Il petto si gonfiò un poco, e senza neanche attendere si fiondò nel mezzo dei preparativi, aiutando per come avesse potuto: passare cavi? L'avrebbe fatto. Legare, segare, incollare? Non avrebbe rifiutato. Tirare la stoffa, cucirla, montare i paletti nel terreno? Non si sarebbe tirato indietro. Portare bevande, cibi o quant'altro? Non l'avrebbe considerato sopra di lui.

    E se fosse scappata qualche domanda, non sarebbe stato tempo sprecato.

    Ho saputo della principessa, gran brutta storia. Mi sembra una donna gentile, perché le stanno alle costole?

    Chiese ad uno, mentre gli passava un bicchiere d'acqua

    La principessa è una gran signora, elegante e gentile! Una vera nobildonna!

    Sentenziò verso un secondo, mentre si dava da fare per montare i sostegni della tenda, cercando di carpire informazioni dall'eventuale risposta. L'espressione, il tono, le parole. Sarebbe stato schivo? Accondiscendente? Avrebbe fatto scena muta, oppure -perché no- gli avrebbe confidato qualcosina?

    Questo posto è sperduto! Non potevate farlo a konoha?

    Domandò anche, cercando di integrare ogni domanda nella conversazione come se fosse naturale. Che male c'era, in fondo, ad essere ciarlieri?

    Cercò anche di sfruttare la ricerca dei gatti: un posto sbagliato di qua, uno di là. Magari un'orecchio troppo teso, uno sguardo fugace verso questa o quell'altra zona.
    E se gli avessero detto qualcosa? Non conosce il castello, s'era sbagliato, non avrebbe ricommesso lo stesso errore!

    Uno Shinobi, in fondo, deve essere sempre pronto a raccattare informazioni.

    [...]

    E così la giornata passò, ed arrivò la sera.
    Se avesse avuto qualche informazione degna di nota non avrebbe perso tempo, la sera stessa: si sarebbe annotato tutto su un piccolo diario, ed avrebbe passato il resto del tempo ad analizzare eventuali indizi o tasselli (sempre che ve ne fossero).

    In caso contrario avrebbe semplicemente dormito, preparandosi al giorno successivo.
  8. .
    Legenda:
    Narrato
    Pensato
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    L'accademia non fu particolarmente ostica per lui, ma d'altronde si sapeva: gli Hyuga erano dei geni, il modello da seguire: qualsiasi ragazzino aspirava a loro, o così gli era stato detto dai genitori, riempiendolo d'orgoglio fin dalla più tenerà età.
    Orgoglio che, forse in eccesso, si mostrò nel periodo in accademia: era sempre il primo a farsi avanti, sempre il primo a consegnare i test, sicuro come pochi delle sue abilità.

    In fondo, scorre in me il sangue degli Hyuga!

    Pensava spesso, alzando il capo e sorridendo convinto prima di fare qualsiasi cosa. C'è chi giura che è solo grazie alle sue abilità ed all'amore dei genitori se ha ottenuto così tanti successi, c'è chi invece sarebbe pronto a provare che è solo il suo cognome a dargli peso e propulsione, e che in realtà il ragazzo manca di qualsivoglia talento.

    Invidiosi!

    Si ritrovava spesso a pensare. I meriti erano solo suoi, e dei suoi geni. Ma senza di lui, ne era certo, sarebbero andati sprecati.
    Jin era, ed ancora è, un ragazzo piuttosto alto e ben piazzato, dal fisico allenato e dai muscoli definiti, quasi i genitori lo avessero costretto a rigida disciplina militare dalla tenerà età. Occhi calmi, qualcuno giurerebbe di non aver mai visto una traccia di insicurezza in quelle iridi, volto fiero, sempre alzato e mai chinato.
    Non a caso, quello era il suo motto: "Io non mi piego.". Perché avrebbe dovuto? Cos'avevano gli altri di così importante da far piegare il capo ad un Hyuga? Sarebbe dovuto essere il contrario. Eccome.

    Ma c'è chi avrebbe giurato che, sotto la sua scorza e la sua stizza, si celasse una bomba pronta ad esplodere. Alcuni lo chiamavano "L'uccello in gabbia". Aveva sempre detestato quel nome, come osavano? Ma forse, solo forse, avevano un poco ragione.

    [....]

    Il gufo lo avrebbe trovato facilmente, era nel solito posto: nel cortile di casa, ad allenarsi. Non aveva tregua, era sempre sotto scrutinio da parte dei familiari, doveva dare il massimo.
    In verità trovarlo fuori dalla proprietà sarebbe stato difficile, se non impossibile: le uscite erano poche e centellinate, almeno finché non avesse passato l'esame da Genin. I coprifuoco erano stretti, e mentre gli altri erano a bighellonare e a fare amicizia, lui era in casa a fare ciò che gli era richiesto, senza domandare.

    Non perché non volesse, ma perché non poteva: non gli era concesso contraddire l'autorità patriarcale, in fondo lui doveva sapere quello che stava facendo.

    E' per il tuo bene Jin, lo sai!

    Gli ripeteva sempre la madre, con un sorriso amorevole in volto e gli occhi pieni di lacrime: le piangeva il cuore, ma voleva il meglio per suo figlio, sebbene lo dimostrasse in maniera non convenzionale. C'è chi non lo avrebbe definito amore, ma per Jin era normale.

    Madre, padre!

    Gridò quindi, dando una carezza al gufo e lasciandolo andare, dopo aver sfilato il rotolo a lui intestato: lo stringeva nella mano destra con aria trionfale, una delle poche volte in cui lo si vedeva sorridere. Era giovale, gli occhi strizzati e ricolmi di soddisfazione, le guance rosse per l'emozione, e forse forse una leggera risata venne lasciata fluire, mentre corse dentro casa allo stesso modo di chi corre ad abbracciare un parente assente da anni.

    Sudato, sporco, la canotta era macchiata di terra e chiazzata, i pantaloni erano rotti in più punti, le mani erano rosse e quasi gli dolevano, ma non poteva aspettare oltre. I capelli flosci, l'aria stanca e senza fiato, il viso che da prima era più simile ad un cadavere che ad una persona riprese colore e vitalità, illuminandosi come quando un bimbo riceve un regalo di natale da tempo atteso. Ancora imperlato, puzzava, ma non era importante. Fece leggere il messaggio ai genitori, e lasciò lì il rotolo ad attestare i suoi meriti.

    Orgoglioso di sé stesso, orgoglioso di tutto, corse gli scalini ed andò a farsi un bagno caldo, più presto del solito: se lo poteva concedere. Per festeggiare lo lasciarono uscire per due orette, e gli estesero il coprifuoco di mezz'ora. Era una giornata speciale, più delle precedenti: poté mangiare un po' quello che voleva, fecero persino uno strappo portandogli il dolce a letto. Era esausto, ma felice.
    Ma lo erano di più i genitori.

    [....]

    Il giorno fatidico arrivò, e Jin si alzò ben due ore prima dell'incontro. Spese un'ora ad allenarsi, si lavò e si imbellettò, voleva essere presentabile: nello zaino, oltre al resto delle attrezzature, venne infilato un kimono cerimoniale passatogli dal padre per l'occasione, mentre uscì di casa con vestiti comodi e adatti ad eventuali camminate di lunga durata: oltre ai guanti, alle gomitiere ed alle ginocchiere indossava un giubbotto leggero a mezze maniche, sotto al quale faceva capolino una maglia verde pisello, ed alle gambe dei pantaloni blu comodi. Nulla di sfarzoso per quello. Capelli bianchi spazzolati e messi in tiro.

    Hanbo alla cintola, assieme ai kunai ed agli shuriken, gli occhialini calcati sulla cima del capo, pronti ad essere calati qualora servissero.
    Arrivò una decina di minuti prima del previsto, camminando con aria tranquilla, o almeno ci provava: era visibilmente eccitato, sebbene tentasse di contenere la cosa per darsi un'aria professionale e degna di uno studente d'élite, non voleva deludere nessuna aspettativa:
    era richiesta estrema serietà.

    Fece un bel respiro e cercò quindi di dissipare quell'eccitazione così palpabile ed ovvia, sollevando il capo e sorridendo fiero: gonfiò il petto, strinse lo zaino alle spalle, controllò che l'Hanbo non fosse svolazzante e tuonò, annuendo e allargando le spalle

    Mettiamo in cammino, allora! Sono onorato, non vi deluderò!

    Anche quello, era il suo motto. E la sua più grande debolezza.
  9. .
    20 anni, faccio 4° Liceo.
    Mi hanno bocciato in prima allo scientifico (avevano progettato la cosa dal 3° mese, e l'hanno fatto)
    E in seconda dove sto ora, perché l'ho presa sottogamba come un pirletta!

    Ma ora sto andando bene, ho imparato la lezione!
  10. .
    Non dirò "Secondo me" o "E' solo la mia opinione", perché alla fine sembrerebbe come non prendersi responsabilità per ciò che penso e/o dico.

    Guardando quelle foto non ci ho visto nulla di male, né hanno avuto un effetto shockante.
    Ma dubito che fosse quello l'obiettivo dell'articolo/gallery.

    Non credo neanche che sia da prendere come un progetto artistico, sotto quel nome si possono schiaffare innumerevoli porcate.
    Non che questa lo sia, ma è per evitare un perfect-counter.

    Credo che quella gallery avesse uno scopo illustrativo, più che di rivalsa.
    C'è chi la interpreta come "sessismo al contrario", e mi vien da dire che è riuscita nel loro intento.
    L'intento era semplicemente quello: ribaltare i ruoli.
    Può far piacere come no, ma non credo ci sia dietro nulla di meschino.

    Purtroppo nella nostra società è più facile accorgersi di qualcosa se la si vive in prima persona.
    E ciò è vero per qualsiasi cosa: non è un caso che le pubblicità di save the children o che facciano poco effetto: nessuno l'ha mai vissuta la cosa, e se lo ha fatto preferisce dimenticarsene.
    Nessuno pensa a ciò che è lontano, siamo animali estremamente egoisti, capaci di considerare solo che più ci circonda da vicino.

    Internet ci separa anche da ciò che ci rende emotivi: il contatto personale.
    Certo, ci siamo tutti indignati di fronte ad un video particolarmente osceno (mi viene in mente un video di una signora anziana che prende a bastonate un cane), ma la cosa scema poco dopo, soppiantata dalla prossima news, dal prossimo video o che.
    Quel sentimento di disgusto non rimane, scivola via, giacché non siamo lì. Non ci sentiamo parte della scena, siamo osservatori esterni, e come tali ci limitiamo a guardare senza assimilare, dimenticando il tutto poco dopo.

    Non è un caso, infatti, che on-line il razzismo e il sessismo sia rampante: basti andare su 4chan o r/TheDonald o r/CringeAnarchy.
    Ma anche r/IncelTears o r/beardneckthings.
    Ed è solo la punta dell'iceberg.

    L'internet è anche un posto estremamente positivo, ma facilmente dirottabile.
    Basti guardare sotto il video di YouTube sui rifugiati di guerra. Quella sezione commenti era la cernita delle merde umane.

    Perché nessuno c'è stato, nessuno ha voglia di mettersi nei panni altrui, ed avere un monitor inibisce.
    Io stesso sono inibito ora, un discorso così non lo farei fuori, ma dalla sicurezza del mio laptop posso permettermelo.

    Sono dissociato da ciò che mostro fuori, sono IO, nella mia versione più pura.

    Ed in un mondo basato sulle apparenze e sul guardare al proprio orto, mentre con una mano si indica quello degli altri e si mette una faccina triste o arrabbiata per mostrare supporto (ma senza mai uscire dal nostro ed aiutarli, sia mai, c'ho le mie cose da guardare, e poi potevano starsene nel loro orto anziché venire in quello accanto al mio!) e con l'altra mettiamo pollice in sù a chiunque urli più forte, è necessario portare le cose in prospettiva.

    E se portarle in prospettiva provoca una reazione di disgusto, indignazione o qualunque altra reazione di pancia negativa, allora ha sortito il suo effetto.
    Non tanto perché fosse quello il suo obiettivo, ma perché è riuscita -anche solo per un attimo- a farci mettere nei panni di qualcun altro.
  11. .
    Ciao ciao!
    Come va?

    Sono Francesco e vengo dalla Bergamasca, studio informatica e sono appassionato di disegno (faccio pena), musica (ho una tastiera, imparerò prima o poi..mi sono scoraggiato, mano sinistra non ez quanto credevo), videogiochi e star wars.
    Insomma, le solite cose.

    Ah, manga ed anime, ma credevo fosse assodato, visto il genere!

    Naruto l'ho visto su italia 1 la prima volta, l'ho guardato poco.
    Mi sono appassionato più che altro con i giochi (si, quella ciofeca di gioco per android) e guardando un poco l'anime con mio fratello.
    Ho iniziato oggi il manga e mi sono divorato 33 capitoli, credo di avere dei seri problemi.

    E niente, spero di trovarmi discretamente bene con voi!
11 replies since 26/6/2017
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