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    Ritorno dagli Inferi


    Chapter I

    Lenti, ultimi istanti, prima che l’oscurità mi avvolgesse ineluttabilmente. Ricordi confusi, che annaspavano nella mia mente, ottenebrata dal dolore provocato dalle mie carni lacerate, martoriate profondamente. Solo quella mano tesa, come un’ultima visione di speranza, poi il buio.

    E' questa la fine...?

    L’unica domanda che riuscì a pormi lucidamente, in quegli attimi interminabili, con la vita che scorreva rapidamente via delle mie sanguinolenti membra.
    La sorte mi aveva serbato una fine assai umiliante, pensai; in che modo ho potuto trarre un carattere di debolezza ed inettitudine, da un esempio di forza? Come è stato possibile tramutare un sogno di potere e dominazione, in una realtà di dolore e fallimento?
    Ormai vaneggiavo, mentre un sentimento di pena riempiva il mio cuore: Pena per me stesso, sconfitto inequivocabilmente. La morte, sarebbe stata l’espiazione per le mie assurde velleità, per la mia bramosia. L’ambizione di potere, mossa quasi da istinti megalomani, ma allo stesso tempo consapevoli e precisi, sarebbe stata spazzata via, nella visione più chiara e limpida dell’inadeguatezza delle mie capacità. Non credevo in un destino differente, nonostante mi fossi aggrappato ad un flebile sentimento di speranza, rappresentato da quella figura che mi si era palesata di fronte.
    Chiusi gli occhi, poi nulla più.


    Un senso di vuoto mi pervase poco dopo, come se fossi vittima di una caduta interminabile; Non avevo coscienza di cosa mi stesse accadendo esattamente.
    Ero spaventato, confuso, mentre un calore mai provato investì il mio corpo, sprigionandosi in tutta la sua forza. Che fosse la morte?




    Rapidamente, mi ritrovai solo, catapultato in un’altra realtà. Le ferite che costellavano il mio corpo si rimarginarono e allo stesso modo il dolore, sia mentale che fisico, svanì improvvisamente, quasi non fosse mai esistito, come invenzione immaginaria di una mente ormai degenerata: la mia.
    L’oscurità, dominava sovrana l’ambiente intorno a me. Non c’era possibilità di distinguere nient’altro che un buio incontrastato, silenzioso, privato di qualsiasi forma ed odore. Nel medesimo tempo, anche il terreno presentava una consistenza strana, indefinita, molto simile ad acqua.
    A piccoli passi, procedeva il mio incedere senza meta, in quell'ambiente arcano, totalmente sconosciuto. Vagavo in quel limbo, scosso da dubbi più che leciti, mentre neanche il minimo barlume di luce si stagliava innanzi ai miei occhi. Continuai a proseguire indistintamente, creando delle piccole onde sulla superficie che calpestavo man mano, alla ricerca di un segno qualunque che trasmettesse alla mia mente un’indicazione, anche banale, del luogo in cui mi trovassi.
    Ad un tratto, percepì un'altra presenza nelle vicinanze, senza ben distinguerne le fattezze. Una luce fioca sembrò illuminarne i contorni, ridotti, simili a quelli di un bambino. In quel preciso istante, arrestai il mio incedere bruscamente, esitando a quella visione, assalito da mille interrogativi. Che fare?
    Scrutai a lungo quella figura, finché decisi di avvicinarmi con fare guardingo, mentre progressivamente l’entità sconosciuta, assumeva tratti a me sempre più familiari.
    Giunsi, infine, a pochi passi da quest'ultima e tremenda fu la realtà che si palesò alla mia vista. Non potevo credere a ciò che i miei occhi vedevano, proprio lì, di fronte a me. Come potrei dimenticarlo...
    Le lacrime che colpevolmente bagnavano quelle guance innocenti;
    Il terrore, che lentamente si dispiegava in quello sguardo, consumando l’anima.
    Un bambino...
    Lo conoscevo…ero proprio io.


    […]


    Arrancai allora, totalmente incredulo circa ciò che l’oscurità aveva rivelato. Lo sgomento ben presto lasciò spazio al timore, non più celato sul mio viso, ma ben evidente nell’espressione che assunsi. Le mie aberrazioni mentali presero il sopravvento, conclusi; aberrazioni che sfidavano ogni spiegazione ed analisi.
    Allungai la mano verso il bambino, cercando di sfiorare, toccare, abbracciare quel me stesso triste ed innocente, così lontano nel tempo, ma vicino alla memoria. Ben presto tuttavia, trovai conferma del fatto che si trattasse di una proiezione, un’alterazione della mia mente, mentre le dita attraversavano il suo corpo, senza riscontrare un vero contatto. Non si trattava di un essere carnale, vivo, ma di un’astrazione.
    Rammentavo perfettamente quel momento di cui ora ero spettatore esterno, scolpito in maniera indelebile nella mia testa. Una ferita ancora aperta, sanguinante, che costantemente durante la mia esistenza, annientava l’anima; e proprio quel frangente, nel quale la mia vita cambiò, si ripropose lì, innanzi alle mie iridi. Tremai al solo pensiero, continuando a fissare il bambino, senza proferire alcuna parola.
    E fu in quell’istante che tutto si fece mostruosamente più oscuro, di un buio mai percepito, mai nemmeno immaginato. Istantaneamente, quel vivido ricordo di fanciullezza svanì, lasciando che le ultime lacrime del bambino bagnassero il terreno, provocando delle lievi onde su quest’ultimo. Da lì a poco, vidi il concretizzarsi dei miei incubi più tetri e spaventosi, correlati inevitabilmente a quel momento preciso: la morte dei miei genitori.
    L’oscurità tornò sovrana e prima che realizzassi quanto stesse avvenendo, sentii sprofondare la superficie al di sotto dei miei piedi, subendo una spinta verso il basso.
    Precipitai rovinosamente nel nulla, infinito ed abissale, mentre vidi il riprodursi di quelle scene agghiaccianti nella mia mente. Nelle mie orecchie, le ultime parole proferite da mia madre accompagnavano la visione struggente del suo volto macchiato di sangue. Durante quella caduta interminabile, osservai chiaramente i suoi occhi sgranati, con quella luce che sommessamente le veniva strappata con una violenza inaudita, attraverso molteplici affondi di lama nel petto. Ancora una volta percepii il suo dolore, mentre mio padre, poco dopo, accanto a lei soccombeva agli attacchi del suo aggressore, pronto a depredarne la vita, oltre quei pochi denari che portava con sé.
    Ogni singolo momento che ebbi modo di rivivere, era come subire la stoccata di mille aculei, di infinite spade acuminate.
    Urlai disperato, come se potessi oppormi a quella triste visione, a quel dolore mai dimenticato. Il vero dolore.

    […]

    Trascorsero le ore di un tempo infinito. Ero vicino all’abisso, pronto ad esserne inghiottito, senza alcun appiglio di salvezza. Sentivo il buio della mia anima serrarmi con forza e violenza, offrendomi allo stesso tempo la pace a quelle sofferenze interminabili, come se potesse essere liberatoria da i sentimenti cupi che riempivano il mio cuore. Avrei dovuto semplicemente abbandonare ogni tentativo di opposizione, arrendermi ad un fato inevitabile. La fine di quella caduta così vorticosa, avrebbe rappresentato l’epilogo a quella che era ormai, una non-esistenza.

    Fermati…
    Non combattere, non opporti, concediti pace…
    Presto, il tuo nome svanirà. Il tuo corpo svanirà. Ogni ricordo di te svanirà…
    E’ questa la fine!


    Trovai una risposta alla mia domanda iniziale.
    Quelle parole, così distintamente percepite, interruppero il turbinio di torture che logoravano la mia mente. La visione di quelle immagini del passato scemò, mentre una quiete insperata, sovvertiva lentamente il dolore e l’angoscia. La voce era calda, soave, promettente dolci riposi, in contrasto con la macabra e tombale prigionia che la stessa sembrava offrirmi, ma in maniera celata. Benché di ignota provenienza, era così appagante volerla ascoltare. Voler in ogni modo accettarne i consigli. Cominciai a credere con fede, che assecondarla sarebbe stata la soluzione migliore.
    A poco, a poco, sentivo le forze abbandonarmi. Maturava in me non più dolore, ma quasi un senso di liberazione.
    Allo stesso tempo, l’aere privo di sostanza che mi circondava cominciò a mutare. Il luogo tetro, dal nulla dominante, venne sconvolto da una luce nuova, bianca e forte, così amabile da permettere la garanzia di sentirsi sicuri e protetti. Il mio corpo ne veniva illuminato. E fu in quel momento che lo vidi…

    Padre…





    La caduta fu arrestata d’un tratto. Immobile, il tempo si fermò anch’esso.
    Tra i raggi di quella luce così potente, riuscì a distinguere le fattezze di un uomo a me caro. Proprio quell’uomo che, insieme a mia madre, non riuscì a proteggere a causa della mia pavidità.
    Prima che potessi proferir parola, venni avvolto dal suo abbraccio affettuoso, rassicurante, capace di assorbire qualsiasi paura. Sebbene ne rimasi sconvolto, provando addirittura vergogna al suo cospetto, mi lasciai andare a quel contatto così profondo. Entrambi rimanemmo in silenzio, lasciando che i nostri corpi, così legati, potessero comunicare l'uno all’altro i propri sentimenti. Lo strinsi forte, cercando redenzione alle mie mancanze, alla mia inadeguatezza.
    Mi abbandonai totalmente a quel momento, lasciando da parte il rancore verso quel destino beffardo e nei confronti di me stesso. Il desiderio di vendetta che albergava nel mio cuore, venne sopito. Non sentivo nient’altro. Niente, se non quell’abbraccio così caldo ed avvolgente.

    L’appagamento generato da quel momento di intima condivisione e di raccoglimento ebbe vita breve, tuttavia. Un tonfo sordo, ruppe il silenzio che caratterizzava la poesia di quel frangente. L’oscurità quindi, tornò a spadroneggiare, piegando nuovamente i raggi luminosi che fino a quel momento risplendevano in quello scenario. Subito dopo, sentii le mie carni lacerarsi, come colpite da una lama invisibile, mentre intorno a me riecheggiavano echi sinistri, simili a ghigni. Il mio corpo, non più illibato, tornò ad assumere tratti grotteschi. Le ferite subite nella battaglia contro Aloysius, si riaprirono immediatamente, facendo sì che il sangue tornasse a sgorgare copiosamente da queste. Investito da un dolore cieco, ogni mio movimento fu inibito. La sofferenza divenne chiara sul mio viso, mentre le forme di colui che mi abbracciava, allo stesso tempo mutarono. Non riuscivo a capire quanto stesse capitando, in quella dimensione a metà tra incubo e realtà e allora esitai, inerme e terrorizzato.

    SEI DEBOLE!

    Quella parole sussurrate all'orecchio…
    Non era mio padre colui che mi stringeva a sé, non più.
    L’abbraccio venne sciolto e solo in quell’istante, ebbi cognizione di chi avessi di fronte. Colui che forse, conoscevo meglio di tutti. Colui che avevo odiato, senza dubbio, più di tutti: me stesso.
    Si ergeva innanzi a me con aria sprezzante, ostentando un’espressione di goduria quasi, vista la condizione pietosa nella quale versavo. Un sorriso beffardo, volto a schernirmi, comparve sul suo viso subito dopo. Il riacutizzarsi del dolore provocato da quelle ferite ricomparse, fu niente in confronto all'impeto rabbioso generato da quella visione. Accecato dalla frenesia di quel sentimento, cercai di colpirlo con un pugno, come se potessi cancellare la verità, il mio fallimento; ma, come già mi era capitato, la mia offensiva si risolse in un nulla di fatto. La mia mano attraversò quella figura, senza nuocerle in alcun modo. Quindi si dissolse, come mai esistita, lasciandomi solo nella mia miserabilità, nel mio risentimento e più in generale, nella mia pazzia.

    Cosa mi stava succedendo?
    Svuotato da ogni energia, sia fisica che mentale, caddi in ginocchio, tendendo le braccia al suolo a sostegno del corpo, per evitare di colpire contro il terreno. La superficie riflettente di quest’ultimo, simile ad acqua, mi pose di fronte al mio totale fallimento, rappresentato sul mio viso e sul mio corpo martoriato, stanco e deturpato da ignobili colpi. Mi specchiai per qualche minuto, quasi a contemplare quanto critica fosse la mia condizione e istintivamente, portai una mano al ventre dilaniato, fonte di maggior dolore. Tuttavia, la sofferenza patita per quella ferita, provocata dall’estrazione del Nibi, non superava la collera che ardeva nel mio animo. Rabbia, frustrazione ed odio era quanto covassi, per ciò che mi era stato fatto e per ciò che non ero stato in grado di fare, mio malgrado. Ero stato nuovamente sconfitto, ancora una volta da me stesso, dai miei ricordi, dalla mia incapacità di vendicarmi.
    Ma cosa importava a quel punto? A cosa sarebbe valso perdurare in quella lotta inutile, contro fantasmi del passato?
    Decisi di lasciarmi andare, dunque.

    Lentamente, sprofondavo verso l’oblio, questo lo percepii chiaramente. I sensi cominciarono ad annebbiarsi, mentre il mio corpo andava incontro alla perdita di ogni barlume di energia. Non rimase nulla, se non quel desiderio di rivalsa destinato a rimanere una mera illusione.

    E' forse questa, la fine...

    Dissi sommessamente, fino a sentir cessare ogni battito nel mio cuore.
    Quindi chiusi gli occhi, lasciando che il buio mi accogliesse nel precipizio di un baratro sconfinato.

    L'epilogo?

    […]

    TUM - TUM.

    Cos’era?

    TUM - TUM.

    Ancora una volta…

    TUM - TUM.

    D’un tratto, un bagliore inverosimile sembrò riportarmi alla coscienza.
    Non avevo alcuna cognizione né del tempo, né del luogo in cui mi trovassi. Non ero nemmeno sicuro che fosse aria, quella che “respirassi”.
    Disteso al suolo, inerme, mi sentii come rigenerato all’improvviso, colto da una vigoria inaspettata. I miei sensi intorpiditi, allo stesso modo, rinsavirono, così come venni liberato dalla presenza di qualsiasi ferita sul mio corpo.
    Quel chiarore così potente irradiava il mio spirito a lungo sopito in quel sonno creduto eterno. Non riuscì a distinguere null’altro, se non una visione di luce benefica.
    Tuttavia, ben presto un’entità sconosciuta si palesò ai miei occhi. Il torpore di cui ero stato vittima, mi impediva di realizzare lucidamente quanto stesse accadendo, sebbene apparisse chiara l’imponente maestosità di ciò che aveva rivelato quel luogo senza nome, né tempo. Quella luce così sferzante, improvvisamente, lasciò scorgere due enormi occhi dalle iridi concentriche. Ne rimasi folgorato, alla vista. Impallidivo nell’osservare quanto magnificenti fossero, capaci di instillare il terrore nei cuori dei più temerari degli uomini.
    Essi mi scrutavano in maniera inquisitoria, fino a leggermi nell’anima, senza manifestare alcun dubbio o esitazione. Come avvolti da un’aura divina, si ergevano a giudici solenni.
    Allo stesso modo, nessun suono turbò il silenzio tombale di quella dimensione ed io, come pietrificato, attesi senza muovere alcun muscolo. Come avrei potuto? Nessun uomo, di fronte a quella presenza, avrebbe mai osato farlo.

    TUM - TUM.

    Un’ultimo tonfo, forte, chiaro e limpido mi sconvolse, mentre ciò che mi circondava prese a tremare sensibilmente. Serrai i pugni, ignorando ciò che mi aspettasse e osservando i raggi diventare sempre più luminosi, fino ad accecare. Lo sguardo perentorio e freddo di quella maschera scomparve senza lasciar traccia, permettendo che un mondo di luce mi avvolgesse, inglobando tutto ciò che mi circondava. Non capivo cosa stesse accadendo, ma la vigoria che si scatenò nel mio corpo, faceva ardere il mio spirito nuovamente. Che fosse stata opera di quell’apparizione?
    Subito dopo, un senso di vuoto tornò a pervadermi, come se il mio corpo venisse risucchiato via da quell’aere sconosciuto ed ora luminoso, oltre l’oscurità.
    Ogni frammento di quella dimensione cominciò a dissolversi, fino a scomparire del tutto, come allontanato da una calda brezza. Allo stesso tempo, fui investito da energia allo stato puro, contraddistinta successivamente da un lampo violastro ed arcano, facendo sì che ogni fibra del mio essere sussultasse.
    Ero inebriato da quella forza dirompente a tal punto, che non mi curai più di capirne la provenienza o le cause che l’avessero provocata. Ne volevo di più, molto di più. Febbrilmente la desideravo!

    Quindi, il mio cuore riprese a battere, come non percepivo da tempo immemore; Finalmente, ne avvertivo il moto tumultuoso riprendere nel mio petto, in maniera rigogliosa.
    Contemporaneamente, avvertii i polmoni riempirsi d’aria, ancora una volta e non modo fittizio, così come i miei occhi tornarono a schiudersi a poco a poco, non più nell’oscurità di uno scenario estraneo, ma nella grandezza di una luce ancor più straordinaria rispetto a quella provata qualche istante prima, al cospetto di quell’entità divina.
    Si trattava di una sensazione mai provata, inaccessibile a qualunque essere umano, neanche mai lontanamente immaginata nel più folle dei sogni.
    Sembrò come rinascere.
    Tuttavia, quell’energia nuova che avvertii pulsare in ogni singolo muscolo, non riuscì a soggiogare ogni analisi da parte mia. Benché la desiderassi avidamente, in quantità sempre maggiori, c’erano dubbi urgenti che richiedevano di essere risolti, capaci di turbarmi profondamente.

    Sono vivo?

    Lentamente, quando quel turbinio di emozioni iniziò a placarsi, ogni cosa, allo stesso tempo, cominciò ad assumere una forma distinguibile, sebbene non riuscissi a cogliere in maniera davvero lucida ciò che avessi attorno. I miei occhi, infatti, fissavano il nulla di un soffitto biancastro, senza percepirne i dettagli. Al contrario, il loro uso era diventato lesivo, caratterizzato da un nutrito bruciore.
    Nonostante tutto, sentivo di essere sdraiato in modo supino, su una superficie morbida, quasi confortevole, senza alcun vincolo, così come, ben presto, avvertii che la vigoria che aveva contraddistinto quel risveglio, si ridusse senza appello.
    Successivamente, cercando di aguzzare la vista per quanto possibile, constatai la presenza di qualcun altro in quel luogo, la cui figura si affacciava ad esaminare le mie condizioni, con fare minuzioso. Chi era costui?
    Nulla di ciò che mi stava succedendo sembrava avere un senso e sebbene volessi a tutti i costi scoprire la verità, ciò che mi premeva ancor maggiormente era riacquistare piena autorità sul mio fisico.
    Una strana angoscia si instaurò nel mio cuore ed infatti esitai, mosso dall’incertezza, a muovere un solo dito di quel corpo, in quel momento, intorpidito.
    Man mano, cominciai ad acquisire sempre maggior consapevolezza riguardo il mio stato, mentre sentivo le forze mancare a tratti, come se fossi stato nuovamente svuotato di vitalità. In quel momento, il calore e la pienezza del mio risveglio parevano solo un dolce ricordo, sovvertiti da una debolezza crescente.
    Dunque, i respiri si fecero più lenti, ma trovai comunque le forze per parlare, o per lo meno interrogare quella figura sconosciuta che mi gironzolava intorno.

    Dove sono?

    Dissi, serrando le labbra.



  2. .
    Era qualche giorno che, preso da un attacco nostalgico, bazzicavo nuovamente qui e devo dire che, sinceramente, mi mancavate.
    Ho letto delle varie vicissitudini passate e del cambiamento al vertice appena effettuato, mi dispiace molto. Rivolgo un caloroso augurio a Shiltar, conoscendo la sua grande abnegazione verso il forum e la sua immensa disponibilità verso gli utenti, sono sicuro che farà bene.
    Chiudendo questa parentesi, che dirvi? Sono tornato per sostenere questo progetto di "rifondazione", bisogna ripartire tutti insieme e poi lo sapete, mi mancavate. :ghu:
    Pian piano riprenderò familiarità anche con il GDR, visti i tanti cambiamenti, ma non temete, tornerò a farmi sentire. :guru:

    Un saluto a tutti miei cari! :riot:
2 replies since 5/2/2007
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