Posts written by Ryutsuki Kazekumo

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    Il Drago della Luna
    dalle scaglie cremisi e le iridi ametista


    "Una carnagione diafana incorniciata da una chioma ribella il cui candore è stato macchiato dal cremisi della sua bloodline.
    Le iridi d'ametista racchiudono il riflesso di uno spirito più giovane del corpo che lo ospita.
    All'alba dei suoi quattordici anni, il "Drago della Luna" vive la sua esistenza in continua lotta con la malattia generata dal suo essere un mezzosangue, un esperimento di laboratorio, i cui geni Kaguya si sono risvegliati inaspettatamente quando ancora era un infante, in seguito ad un forte trauma."


    RyutsukiKazekumokiri



    Nuove conoscenze e ritorni graditi... Itai

    La conoscenza di Haru era stata una piacevole ventata di novità dopo quell'interminabile periodo trascorso a combattere l'acuirsi della mia malattia.
    Quelle ore trascorse al porto mi avevano aiutato a non pensare a nulla ed ora mi sentivo come rinato. Ok, ancora risentivo della mia lunga convalescenza, ma per mia fortuna il mio fisico stava cominciando a essere reattivo ai miei comandi. Purtroppo gli addestramenti con Shiltar sama non erano stati ripristinati e cominciavo a disperare di riuscire a controllare i capricci dei miei geni senza risvegliare completamente la mia linea di sangue Kaguya.
    Immerso nei miei pensieri quasi non mi ero accorto di aver raggiunto la zona perimetrale del villaggio.


    - EEEEHI! C'E' NESSUNO LA SOPRA? -

    Per un attimo quasi non credetti alle mie orecchie.
    Non poteva essere... Eppure quella voce io la conoscevo...


    Itai?

    Passo dopo passo il mio incedere si fece sempre più rapido fino ritrovarmi davanti le porte chiuse.
    Senza attendere il permesso da parte di uno dei guardiani sulle mura, scelsi di prendere una scorciatoia.
    Scattai rapido sulle scale, per raggiungere il più rapidamente possibile il parapetto.
    Mi sporsi quel tanto per individuare la persona che aveva richiamato l'attenzione e, prima che una delle sentinelle potesse fermarmi, saltai giù, cercando di ammortizzare la caduta rinforzando la muscolatura irrorandola con il chakra.
    Per quanto l'atterraggio risultò più o meno fluido, non si poté dire dell'impatto che riverberò per tutte le ossa, dando un bello scossone al dolore di fondo con cui convivevo da molto tempo.
    Mi concessi qualche istante per riprendere fiato, stringendo i denti per evitare di lanciare una serie di sonore imprecazioni, che avrebbero fatto impallidire anche il più navigato scaricatore di porto. Mica era colpa mia se avevo appreso in fretta il colorito linguaggio delle persone che lavoravano ai moli.
    Quando sollevai lo sguardo, cercai di rivolgere ad Itai un sorriso, o meglio abbozzai quello che sembrò un sorriso tirato.


    Ciao, è un po' che non ci si vede, cugino! lo salutai con un cenno della mano.

    Purtroppo non avevo un bell'aspetto, con la mia carnagione bianca che contrastava ancora di più con la capigliatura rossiccia, ma sperai che non fosse un motivo di preoccupazione per lui.


    Parlato
    Narrato
    Pensato


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    Il Drago della Luna
    dalle scaglie cremisi e le iridi ametista


    "Una carnagione diafana incorniciata da una chioma ribella il cui candore è stato macchiato dal cremisi della sua bloodline.
    Le iridi d'ametista racchiudono il riflesso di uno spirito più giovane del corpo che lo ospita.
    All'alba dei suoi quattordici anni, il "Drago della Luna" vive la sua esistenza in continua lotta con la malattia generata dal suo essere un mezzosangue, un esperimento di laboratorio, i cui geni Kaguya si sono risvegliati inaspettatamente quando ancora era un infante, in seguito ad un forte trauma."


    RyutsukiKazekumokiri



    Un raggio di sole, un frammento di primavera, un nuovo cammino... Haru

    La mia presenza fu avvertita all'ultimo istante dalla ragazza, come non avesse udito i miei passi, se non quando ormai ero a distanza di poterle quasi sussurrare all'orecchio.
    Per quanto fosse diventato parte di me cercare di fare il minimo rumore possibile, complice il fatto di aver avuto un'assassina come sensei, in genere quando giravo all'interno del villaggio assumevo un'andatura più rilassata.
    Mi resi conto di averla destata dai suoi pensieri, imponendole in un certo senso a forza una presenza che di certo non si aspettava. Fu solo il sorriso che affiorò sulle sue labbra a confortarmi, non facendomi sentire un completo idiota.
    Non proferii parola mentre si rivolgeva a me, lasciando che la mela che le avevo offerto, finisse nella sue mani.
    Aveva un tocco molto delicato, riflettei tra me, e l'aver fatto questa considerazione mi sorprese quel tanto da farmi contraccambiare il suo ringraziamento con un goffo cenno del capo.
    Dannazione, ma che mi stava succedendo?
    La lunga convalescenza doveva aver danneggiato irrimediabilmente i miei neuroni.
    E non mi sarei stupito di aver qualche linea di febbre, visto come stessi morendo di caldo.
    Probabilmente avevo chiesto troppo al mio fisico nelle ore precedenti dando una mano ai lavoranti sui moli.
    Ma di tornare a Palazzo in quelle condizioni preferivo evitarlo, se non volevo finire sotto osservazione per chissà quanto altro tempo.
    In fondo non mi sentivo così male, e lo stesso dolore alle ossa era praticamente inesistente.
    E temevo di aver assunto un'espressione ebete, immerso nei mie pensieri, quando mi accorsi che mi stesse tendendo la mano...
    A malapena avevo inteso il suo nome...


    ...Haru... un nome dai molteplici significati...

    Cercai di accantonare tutte quelle elucubrazioni mentali, stringendole la mano, in maniera un po' impacciata. Non ero abituato a un simile gesto. Mi sforzai di abbozzare ancora una volta un sorriso, accettando molto volentieri la sua offerta di sedermi al suo fianco.
    Avevo proprio bisogno di non pensare a nulla che riguardasse le mie condizioni psicofisiche.
    Per una manciata di istanti chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalla brezza marina, lasciando che al mio udito arrivassero soltanto le parole della ragazza con il sottofondo rilassante dello sciabordio delle onde.


    Non devi offrirmi nulla in cambio... Il mio non era un gesto interessato, anche se... Riaprii gli occhi concentrando la mia attenzione al paesaggio che il calar della notte rendeva ancora più suggestivo … potrebbe essere sembrato il contrario... mi interruppi addentando un morso alla mela rimasta di mia proprietà. Il paesaggio dici? Da quando sono qui a Kiri, appena mi è possibile vengo al porto per immergermi nella sua quotidianità. Mi piace l'aria che si respira e conosco un posto dove c'è una vista fantastica del mare; in particolare all'alba e al tramonto... Era mia intenzione, per l'appunto, dirigermi là, se il mio sguardo non si fosse soffermato sulla tua persona; ma quest'ultimo commento preferii tenerlo segreto.
    E probabilmente fu la cosa più saggia che fossi riuscito a compiere da qualche minuto a questa parte, soprattutto dopo aver udito l'intenzione di Haru di voler frequentare l'Accademia.
    Non so se si accorse del mio sguardo che si rabbuiò all'improvviso, mentre fissavo pensieroso la mela tra le mie mani. Durò solo un istante, ma era l'istante che mi serviva per raccogliere i miei pensieri, per riuscire in qualche modo a risponderle.


    Io non credo al Destino... mormorai, cercandone lo sguardo …anche se la mia esistenza sembrerebbe che percorra una via predestinata sin dalla mia nascita... Nascita... davvero ironico aver nominato quella parola, io che avevo perso dieci anni della mia vita sigillati da qualche parte nella mia mente. Ognuno di noi ha dei sogni, degli obiettivi che dovrebbero essere slegato dal Fato, ma non sempre si è così fortunati. Sinceramente non so se per gli abitanti di Kiri diventare uno shinobi sia la scelta più ovvia, io non ho avuta nessuna opzione se non seguire questo percorso. Ma alla fine non me ne sono mai pentito, e probabilmente, anche se mi fosse data la possibilità di cambiare la mia vita non ne approfitterei. In qualche modo sono diventato un ninja, ma non lungo i canali che tu chiami “Accademia”. Durante la mia infazina sono stato addestrato da una kunoichi e non ho mai frequentato nessun corso per apprendere le arti degli shinobi. Però ho avuto modo di fare un'esperienza simile qualche anno fa, quando mi fu affidato un allievo. Quello che inizialmente partì come un addestramento per migliorare le sue capacità si trasformò in una missione da cui entrambi apprendemmo molto. In conclusione quello che ti posso dire è di fare tesori di ogni singola esperienza, e che esiste una dualità tra allievo e sensei che spesso viene ignorata. “Come l'allievo impara dal sensei, questi a sua volta impara dall'allievo.” enunciai l'ultima frase con una certa enfasi. Quella era una frase che avevo appreso tempo addietro da mia sorella Shinodari... Poi rendendomi conto di aver parlato solo io, mi affrettai ad aggiungere: Ti chiedo scusa, temo di non conoscere le buone maniere. Mi sono lasciato andare ai ricordi e ti avrò annoiata. commentai, mentre venivo tediato ancora da quel fastidioso calore, che sembrava, prediligere la faccia, all'altezza delle guance. Inoltre non mi sono presentato... Mi chiamo Ryutsuki... dissi, rivolendo la mia attenzione al frutto. Ne morsi una parte, mandando giù il boccone, dopo averlo masticato appena. Haru, come mai tu che ami il mare, hai scelto di diventare una kunoichi? Se non sono troppo indiscreto.

    Parlato
    Narrato
    Pensato

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    Il Drago della Luna
    dalle scaglie cremisi e le iridi ametista


    "Una carnagione diafana incorniciata da una chioma ribella il cui candore è stato macchiato dal cremisi della sua bloodline.
    Le iridi d'ametista racchiudono il riflesso di uno spirito più giovane del corpo che lo ospita.
    All'alba dei suoi quattordici anni, il "Drago della Luna" vive la sua esistenza in continua lotta con la malattia generata dal suo essere un mezzosangue, un esperimento di laboratorio, i cui geni Kaguya si sono risvegliati inaspettatamente quando ancora era un infante, in seguito ad un forte trauma."


    RyutsukiKazekumokiri



    Un raggio di sole, un frammento di primavera, un nuovo cammino... Haru

    Non ricordo l'ultima volta in cui ero uscito dalla mia personale prigione all'interno delle mura di Kiri. Forse prigione era un termine che avrebbe potuto dare adito a confusione, e di certo nessuno si sarebbe mai arrischiato a definire in quel modo il Palazzo del Mizukage, ma restare confinato per circa due mesi in un letto attaccato a macchinari che monitoravano le mie funzioni vitali, non era certo un'esperienza che avrei augurato a nessuno. La malattia, che sembrava essere regredita grazie al duro addestramento a cui mi aveva sottoposto Shiltar sama, si era inaspettatamente acutizzata in coincidenza con un periodo buio per Kiri. L'esplosione della vecchia amministrazione, la morte dell'amministratrice in circostanze misteriose, momenti drammatici che avevano scosso gli animi di Kiri compreso il mio; eppure non erano state quelle circostanze, per quanto traumatiche, ad aver scatenato la crisi. Sebbene sia tutto così assurdo anche il solo pensiero, fu l'incontro con quello shinobi, Hakuya san, che riaccese il mio male... Una presenza fugace nella mia vita che era sparita subito dopo aver fatto la sua comparsa ai cancelli del villaggio.

    Oggi era il primo giorno che, finalmente, mi era stato concesso di poter uscire all'aperto; non che non fossi sgattaiolato fuori dalla mia stanza in precedenza, ma mai oltre le porte del palazzo, e neanche una volta mi era stato dato il permesso di allenarmi per recuperare la forma fisica persa durante il periodo di convalescenza.
    Il dolore alle ossa non era scomparso, ma avevo imparato a sopportarlo, a renderlo parte della mia vita, a relegarlo in un angolo della mia mente dove non potesse minare la mia concentrazione.
    Ma al momento non volevo pensare a nulla di spiacevole e godermi la mia libertà ritrovata.

    La prima sensazione che provai, una volta raggiunta la zona dei moli, fu una profonda nostalgia. Il mare, i suoi colori, il suo profumo, e perché no? anche i suoi odori più pungenti, mi erano mancati... Dannazione, se mi erano mancati!
    Avevo percorso tutta la strada che collegava le mura al porto di corsa ed ora il mio fisico stava protestando per lo sforzo a cui sembrava non essere più abituato. Annaspando per recuperare il fiato, mi lasciai cadere su una cassa di legno, che era stata scaricata da una imbarcazione proveniente da una delle isole limitrofe. E se in un primo istante uno dei marinai si era avvicinato con tutta l'intenzione di scacciarmi da lì di malo modo, l'istante successivo aveva riconosciuto in quel volto pallido la persona che spesso lo aiutava a sistemare le merci durante le operazioni di carico e scarico. Ammetto che fu una fortunata coincidenza, poiché per quanto passassi buona parte del mio tempo libero nella zona portuale non conoscevo di certo tutta la gente che vi lavorava. E come sarebbe stato possibile? Non ero nativo di Kiri; bensì una sorta di ostaggio che, in quei due anni circa di permanenza, era riuscito a riscattarsi entrando a far parte dei Kaguya, il clan del Mizukage, giurando sulla propria vita che per nessuna ragione li avrebbe traditi.

    Le ore si erano susseguite inesorabili, permettendo alle prime ombre della sera di fare la loro comparsa.
    Per quanto mi fosse stato intimato di non fare sforzi che mi affaticassero, rischiando di provocare una ricaduta, non resistetti all'impulso di far parte anche per poco tempo della vita che pullulava davanti ai miei occhi, aiutando dove potevo quegli uomini e donne che avevo imparato a conoscere nel corso di quei mesi.

    Dopo aver dato una mano a trasportare a bordo un carico di frutta fresca ed avere ottenuto in cambio una coppia di succose mele rosse, avevo deciso di incamminarmi verso uno dei miei luoghi preferiti, da dove potevo ammirare il paesaggio marittimo ancora per un po' prima di far ritorno a palazzo.

    Stavo costeggiando uno dei moli quando qualcuno attirò la mia attenzione, bloccando il mio incedere.
    Per qualche istante me ne restai fermo a fissare una ragazza seduta sulle rocce con lo sguardo che sembrava perso in quella vastità marina. Aveva un'aria vagamente familiare con i suoi lunghi capelli simili a raggi di sole tinti di rosso, ma forse la confondevo con un'altra persona.
    Ammetto che avessi alquanto idealizzato quella figura femminile, che nella realtà sembrava aver avuto un'intensa giornata a stretto contatto con una delle fonti primarie di sostentamento dell'isola: la fauna ittica.
    Aveva i capelli scarmigliati e l'oro delle sue ciocche era offuscato dalla salsedine e dalla sabbia, il grembiule sporco di residui della lavorazione del pesce e... ed era ora che uscissi il più rapidamente possibile da quella situazione di stallo, dirigendomi verso la giovane pescatrice oppure proseguendo per la mia strada, senza continuare a fare la figura dell'idiota, cosa che in quel momento, per qualche assurdo motivo, mi stava riuscendo egregiamente.

    Incurante del mio buon senso affogato da qualche parte in un barile di aringhe sotto sale poco distante dalla mia posizione, scelsi di incamminarvi verso la ragazza, che ora che la vedevo più da vicino doveva essere quasi mia coetanea.

    Raggiunta la roccia dove aveva trovato posto, mi inchinai leggermente per porgerle una delle due mele che mi erano state donate.


    Una mela per i tuoi pensieri, o forse lo consideri uno scambio impari da parte di uno sconosciuto? considerai, lasciando che sulle mie labbra affiorasse l'ombra di un sorriso. Forse non era il modo migliore per conoscere qualcuno, ma la mia esperienza nelle occasioni sociali consisteva nel tenere a bada le tre piccole furie, e non stavo parlando dei coccodrilli, che Shilatr sama chiamava amorevolmente figli.


    Parlato
    Narrato
    Pensato

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    Mh, prima di venire killata per il post con Ryu a Kiri, ho chiesto il permesso per poter postare in quel topic.^^''
    Mi sembrava corretto avvisare.

    *Fugge a dormire*
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    Requiem di fiori di fuoco



    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Avevo ripreso più volte conoscenza dopo che era svenuto alle mura.
    I risultati delle analisi ancora dovevano essere controllati, ma nulla sembrava indicare un peggioramento della mia malattia.
    Eppure quelle fitte crescenti alle ossa non me le ero sognate.
    Come poteva trattarsi di un fattore puramente psicologico?
    Ero rimasto a letto, prigioniero della mia solitudine, con Ys come unico contatto con il mondo.
    Nessun addestramento per rompere la monotonia di quelle ore infinite, nessuna visita...
    Quella notte avevo dormito a tratti di un sonno agitato.
    Sogni mescolati ad incubi il cui ricordo scompariva lasciandomi una sensazione di gelo, un vuoto che il mio animo non riusciva a colmare.


    Era buio, camminavo lungo gli infiniti corridoi di quella che un tempo era stata la mia dimora.
    Un castello intessuto di tenebra, dove l'oscurità regnava sovrana.
    Eppure qualcosa rischiarava la mia vista, come un faro nella nebbia.
    Si trattava di uno specchio la cui cornice era di antica fattura, un legno pregiato intagliato con cura raffigurante dei draghi stilizzati.
    La superficie oscurava la mia fisionomia, riflettendo una luce che non sembrava avere un'origine definita.
    Ero attirato da quell'unico oggetto sospeso in quel mare di tenebre come una falena con la fiamma.
    Emanava una luminosità ipnotica.
    Eppure passo dopo passo sentivo come se quei gesti, quelle movenze, quell'evento l'avessi ripercorso più e più volte.
    Un deja-vu.
    Compresi, sfiorando il vetro, di trovarmi all'interno di quel sogno che avevo fatto da bambino, quando ancora non lo conoscevo, quando le nostre strade non si erano incrociate.


    Nii san...

    La luce aveva lasciato il posto ad un volto che mi somigliava, una persona che avevo perduto ormai da qualche tempo.

    Eppure quando il riflesso della sua mano, che rispecchiava i miei movimenti, venne a contatto con la mia, percepii una sensazione che credevo di aver dimenticato, la stessa che avevo percepito di recente.


    Chi?

    Una domanda a cui non riuscii a dare alcuna risposta.

    Un forte fragore.

    Lo specchio andò in frantumi spargendo i frammenti di vetro attorno a me come fossero lacrime affilate.
    Dolore...
    Sofferenza...
    Sprofondai nelle tenebre, annaspando...
    Poi qualcosa mi riportò alla realtà.

    Spalancai gli occhi madido di sudore.
    Mi sentivo debole, ma mi costrinsi lo stesso ad alzarmi in piedi, con i muscoli contratti per la tensione.
    La stanza sembrava essere illuminata da una luce esterna.
    Non era luna, ma qualcosa di più forte, di...

    Mi affacciai restando impietrito da quello che gli occhi avevano messo a fuoco.
    Fiamme, gente che si riversava nelle strade e uno spettacolo pirotecnico che stonava con quanto stavo osservando.


    Ma cosa... mi sentivo ancora esausto, ma non potevo restare ad osservare quella scena che non aveva alcun senso logico.

    Mi vestii il più velocemente possibile, uscendo dalla finestra per fare prima.

    Probabilmente Shiltar sama era già in viaggio verso il luogo dell'esplosione, per quanto i fuochi d'artificio stonassero con l'idea di un nuovo attacco al cuore di Kiri.
    Sperai che i gemelli non si fossero spaventati troppo, pregai che non si trattasse sul serio di un attentato.

    Saltai da un tetto e l'altro correndo alla massima velocità consentita, con Ys che si era arrampicato sulla mia schiena.
    Il mio vigile amico, probabilmente preoccupato che le mie azioni non mi provocassero una ricaduta.

    Quando giunsi sul luogo dell'esplosione, restai immobile per alcuni istanti ad osservare le macerie di quella che un tempo era stata l'amministrazione di Kiri.
    Mi guardai attorno cercando di capire se si fosse trattato di una disgrazia, un crollo voluto, uno scherzo di cattivo gusto, un attentato...

    Ys fu il primo a scattare in avanti, abbandonando il suo comodo rifugio.
    Io mi feci strada verso quello che doveva essere l'epicentro cercando di individuare le figure che si trovavano più avanti, distaccate dal resto della gente.

    Avevo percorso una buona metà della distanza che mi separava da quel terzetto, quando un urlo straziò le orecchie, un lamento intriso di un profondo dolore.

    Accelerai il passo riconoscendo nel giovane dal volto stravolto, l'altero responsabile dell'ospedale: Etsuko san.

    Lo sguardo vagò verso la causa di una tale disperazione fino ad incrociare un corpo immobile, protetto da un sudario, che stava per essere trasportato via.
    Chi poteva essere?
    Solo allora mi resi conto della presenza di mio cugino Itai, anche lui sprofondato in un muto dolore, impietrito davanti a quella morte...

    Morte...
    Vittima...
    Amministrazione...
    Il corpo sembrava avere dei contorni femminili...

    Sgranai gli occhi, impallidendo...

    Non poteva essere...

    Mi rifiutavo di crederlo...

    L'avevo vista solo una volta e non mi aveva fatto un'ottima impressione, però... Se davvero era lei, come era potuto succedere?

    Non potevo chiedere ad Etsuko san di confermare i miei sospetti, ne' Itai sembrava essere d'aiuto.
    Se erano rimasti così colpiti da quella morte, allora significava che la vittima era proprio Fujiko san, solo che...

    ...solo che, per quanto il mio modo di pensare al momento potesse sembrare cinico, se quell'esplosione non era stata volontaria, allora potevano esserci altri corpi imprigionati sotto le macerie, non visibili al momento.

    Mi avvicinai al giovane foglioso che avevo incontrato alle mura; Ys gli stava accanto come a farmi da guida.
    Lui era estraneo a tutto questo, non era coinvolto emotivamente, forse poteva aiutarmi.
    Lo so che l'avevo aggredito senza una vera motivazione, ma... era la sola persona a cui potessi rivolgermi... Potevo solo sperare che almeno per il momento potesse soprassedere ai miei modi non troppo educati.


    Hakuya san... lo afferrai per la manica senza troppi complimenti. Aiutami, per favore. Tra quelle macerie potrebbe essere rimasto qualcuno, ma nessuno sembra fare nulla al riguardo... osservai, visibilmente preoccupato che tutta quell'indecisione avesse provocato altre morti.
    Se la kunoichi era in amministrazione, chi poteva escludere che altri impiegati non avessero fatto degli straordinari?
  6. .
    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Una semplice emicrania a suo dire, che doveva essergli passata molto in fretta a giudicare da come sproloquiò nella mia direzione.


    ..Mi permette di rispondere alle sue affermazioni prima di andarsene, Ryutsuki-san?


    Come se avessi avuto altra scelta. Neanche il tempo di respirare che Hakuya san era partito con un discorso così fitto di parolone da vecchio saggio da farmi venire la nausea.
    Oh certo, solo perchè si ergeva a paladino mieloso e affabile, sul serio aveva il diritto di dirmi quelle cose?
    Ma lo lasciai parlare, sfogarsi, neanche fosse mio padre.
    E quando ebbe terminato, lo dedussi dal fatto che prese aria per poter riprendere il fiato, gli diedi una risposta.
    Suppongo gliela dovessi.


    Non mi fido delle persone gentili. La troppa cortesia spesso nasconde un animo più oscuro. Forse non è il vostro caso, forse siete semplicemente quello che avete detto di essere. Una perla rara di questi tempi. Il mondo non si basa più sulla bontà e la diplomazia. Ad essere altruisti, a fidarsi degli altri, condanniamo le persone che vogliamo proteggere ad essere ferite, e degli innocenti muoiono. Mi spiace ma sono tempi in cui Kiri deve imparare a sospettare, non c'è altra scelta. esordii senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Hakuya san volete del rispetto? Volete le mie scuse? Ancora una fitta. D'accordo. Sono stato troppo scortese, ma non intendo giustificarmi. Non mi interessa del giudizio della gente, uno shinobi non dovrebbe avere legami se non verso il proprio clan. Quindi mi scuso se mi sono messo troppo sulla difensiva nei vostri confronti, ma a Shiltar sama devo la mia esistenza, il suo clan è la mia famiglia. Sono stato troppo protettivo? Non mi interessa. Avevo imparato a sopportare il dolore, ma svenire nel mezzo di una conversazione non sarebbe stato il massimo per nessuno. Vi ho sempre guardato in faccia mentre vi parlavo, ma probabilmente eravate perso in altri pensieri, se non ve ne siete reso conto, Hakuya san. gli rivolsi un inchino formale. Con permesso. Se non avesse aggiunto altro, avrei continuato a muovermi verso il cancello, non senza aver fatto prima un cenno a Hirai san di seguirmi.

    Per la mai sanità mentale cercai di ignorare quel bambino molto singolare piovuto dal cielo.
    Alla fine era un problema del foglioso non mio.
    E a giudicare da come stavano interagendo, ad Hakuya san doveva essere risultato un tipo con cuoi valeva la pena fare conoscenza, ignorando i suoi modi scortesi.
    Meglio così.
    Si era trovato la sua guida a Kiri.
    Alla fine aveva due pesi e due misure quel foglioso.
    Per quanto riguardava il rispetto, mi venne da ridere.
    E io che mi ero pure scusato.
    Ero stato davvero un idiota.
    Certo era tutto soggettivo.
    Il suo rispetto andava solo a chi trovasse degno della sua attenzione.
    Un'altra persona che non meritava un secondo incontro.
    Eppure Ys si era fidato, gli era saltato sulle spalle.
    Cos'aveva di tanto speciale Hakuya san?
    Solo che non potevo stare lì a rifletterci su.
    Non potevo attendere oltre.
    Stavo impallidendo, le fitte stavano aumentando di intensità.
    Non comprendevo.
    E come avrei potuto?
    Ero convinto, eravamo convinti che la mia malattia avesse avuto uno stop, se non una regressione e invece...


    Itai, per favore, se non ti fidi vieni a controllare, sennò permetti l'accesso. Probabilmente sarei sembrato il solito ragazzino superbo di sempre, ma non ce la facevo più.
    Ero sul serio al limite delle mie forze, ma ero molto bravo a fingere.
    Dovevo semplicemente attendere che tutti se ne fossero andati e poi avrei chiesto ad Itai di riportarmi a casa.
  7. .
    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Certe persone per quanto cortesi non avevano il tatto necessario per non indagare oltre.

    Yami... era stata una persona a me cara?
    Ironico a dirsi, per quanto non avessi fatto altro che fargli saltare i nervi ad ogni nostro incontro, sentivo istintivamente l'esistenza di un legame che non avevo mai compreso.

    Abbassai lo sguardo verso il terreno, mentre annuivo.


    Onii san... ma non aggiunsi altro.

    Se speravo di poter essere lasciato in pace, mi sbagliavo di grosso.
    Il foglioso aveva trovato un modo tutto suo per trascorrere il tempo in attesa di un qualche segno di vita da parte dei guardiani.
    Per qualche incomprensibile motivo ero diventato l'oggetto delle sue domande.
    Eppure non ero da solo.
    Perchè Hirai san non ispirava la stessa curiosità?

    In ogni caso il foglioso da dove veniva? Sembrava fuori dal mondo.


    Non direi un clan estinto. Se ti sentisse il Mizukage non sarebbe felice di questa tua affermazione, ma forse potrebbe anche riderci su. Sospirai, dubitavo che si sarebbe accontentato di un semplice “si” sul mio essere un Kaguya.

    Vediamo come posso spiegarti. Non si sviluppa una Kekkei Genkai con uno schiocco delle proprie dita, ma non posso spiegarti altro. Non prenderla come un'offesa nei tuoi confronti, ma non sono temi da discutere con degli sconosciuti, non credi? Considerai, cercando di non apparire sgarbato. Parlare del mio clan, ricordare il mio passato, erano argomenti che mi mettevano sulla difensiva. Se accetti un consiglio da un ragazzino, non ti conviene essere troppo curioso, ma se proprio pensi di non poterne fare a meno puoi sempre provare a rivolgerti a Shiltar sama. Potrebbe accettare di riceverti per scambiare due parole, sempre che i suoi impegni glielo permettano. Se poi tu andassi troppo oltre... lo scrutai da capo a piedi con una strana luce negli occhi … potresti fare la conoscenza dei suoi pet. Ora che ci penso toccava a me andare dar loro da mangiare. Se stessi scherzando o meno, Hakuya san difficilmente sarebbe riuscito a capirlo dal tono della mia voce, o dal sorrisetto angelico che era affiorato per un istante sulle mie labbra.

    Ma il mio sorriso mutò in preoccupazione quando mi accorsi che il giovane sembrasse avere qualcosa che non andava.


    Scusa, mi dispiace se sono stato aggressivo. Posso fare qualcosa? Vuoi che chiami un medico? Chiesi, mentre sulla mia spalla sentivo Ys agitarsi come se volesse saltare un'altra volta sul nuovo arrivato.

    Stavo per poggiargli una mano sulla spalla, quando una fitta alle ossa mi bloccò l'azione sul nascere.


    Non può essere...

    Una voce fin troppo familiare interruppe quella serie di eventi alquanto confusi.


    Scusate il ritardo, avete beccato il cambio di guardia

    Itai...

    Sollevando lo sguardo nella sua direzione, mi resi conto che non aveva per nulla una bella cera.

    Che ci fai in giro Ryutsuki-kun?

    Gotcha!

    Hirai fu il primo a rispondere, spiegando il motivo della sua presenza Kiri.
    Argomentazioni che mi aveva già rivelato al porto.

    Invece Hakuya san...

    Capisco che Itai fosse una faccia conosciuta, ma... Nara dono... sembrava un po' troppo amichevole per i miei gusti.

    Celebrità? Mizukage? Turismo?

    Certo che per essere una nullità, ne sapeva fin troppe di cose.


    Ad ogni modo, per rispondere alla sua domanda, il motivo della mia visita è osservare con i miei occhi la celebrità che è il vostro Mizukage, così come per del semplice turismo. Anche se in effetti, credo che il nostro giovane amico qui possa fare le sue veci, se Shiltar-sama non è disponibile.
    In fondo, per un fan come me un Kaguya vale l'altro, volevo solo un autografo e magari fare due chiacchiere.


    Cosa? Cosa? COSAAAAA?

    La mia attenzione si era nuovamente concentrata su Hakuya san.
    Gli scoccai un'occhiataccia.
    Da quando eravamo diventati amici? Le preferenze di Ys non necessariamente erano le mie.


    Itai, devo tornare a Palazzo, non è che puoi pensare tu a loro, turista compreso? Chiesi con espressione seria. Volendo anche facendogli fare un giro delle prigioni, per sicurezza, ma mi trattenni dall'aggiungerlo.

    Ah sì, per rispondere alla tua domanda, ero al porto. Visto che il mio sensei era indaffarato con la politica kiriana, ne ho approfittato per farmi un giro per scacciare la noia. Ammisi con la massima sincerità.

    Stavo per dirigermi verso il portone quando qualcosa piombò dal cielo.

    Un ragazzino, almeno a giudicare da quello che si intravedeva dal suo aspetto trasandato. Ma farsi un bagno ogni tanto?

    Lo so, non era un bel pensiero da parte mia, e in un altro momento sarei stato il primo a cercare di aiutarlo, ma la mia diplomazia era arrivata al limite.
    Quello che volevo ora era di tornare a casa.
    Non volevo allarmare Itai, ma stavo cominciando risentire di tutti i sintomi di una ricaduta. Com'era possibile? La mia malattia sembrava essere sotto controllo.

    Decisi di lasciare il bimbo che si esprimeva con frasi scritte nel cielo a mio “cugino” e all'oggetto delle sue attenzioni, Hakuya san.

    Io non avevo più molta autonomia.
  8. .
    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Dubitavo che la pazienza fosse una di quelle virtù associate all'età adolescenziale.
    Le attese, se non motivate, avevano la tendenza a snervarmi non poco.
    Le sentinelle di stanza da quel lato delle mura non potevano non averci visto, e allora cosa stavano aspettando?


    ..Umm... scusate, ragazzi?
    Avete già avvisato della vostra..


    Uh?

    Ovviamente si, che domande!


    Mi voltai nella direzione della voce per rispondere al suo commento, quando il peso, che fino a quel momento mi stava gravando sulle spalle, ebbe la geniale idea di usarmi come trampolino di lancio.
    Ebbi giusto il tempo di rendermi conto delle unghie che mi artigliavano le carni sotto il vestito per prendere l'abbrivio e poi il mio peloso zaino si trasferì sulle spalle di un giovane che non avevo mai visto prima di allora.

    Probabilmente non seppi mai chi tra i due fosse rimasto più sorpreso dalla reazione del gatto.
    Non comprendevo.
    Non era così socievole con gli estranei, a parte qualche rara eccezione.
    Sollevai lo sguardo verso lo sconosciuto cercando di analizzare la reazione di Ys, ma nulla indicava in lui alcuna somiglianza con onii san.
    Già, che stupido anche solo il pensarlo.
    La gente non ritorna dalla morte.


    Il gatto si chiama Ys. Esordii, con un tono di voce che a mala pena nascondeva il mio stupore Per rispondere alla tua domanda, dubito che ci siamo mai incontrati prima d'ora; mi ricorderei di iridi come le tue, sono rare sai? Le iridi di Shinodari, le mie iridi; lui aveva la stessa nostra sfumatura. Il destino aveva un modo molto subdolo di prendersi gioco dei ricordi, degli affetti... Ti chiedo di perdonare l'entusiasmo del mio compagno, ma non ho idea di cosa gli sia preso. Forse ti ha scambiato per qualcuno che un tempo conosceva, ma quel qualcuno... sulle mie labbra si dipinse un sorriso ironico … quel qualcuno,... faceva male, molto male ...le sue ceneri sono sparse nel vento del deserto di Suna. Per quanto riguarda l'altra persona, era una lei, cosa che suppongo non mi sembra sia il tuo caso. Tagliai corto, forse in maniera non esattamente cortese, ma le mie emozioni stavano prendendo una brutta piega e avevo giurato a me stesso di non rivangare più quel passato.

    Hakuya,... Hakuya Marishiei da Konoha... No, più ci pensavo e più non mi diceva nulla.
    L'unica persona che avevo conosciuto per un breve lasso di tempo era stato Vergil e le nostre strade non si erano più incrociate da quella volta.


    Grazie... mormorai, lasciando che Ys passasse con il suo aiuto dalla sua spalla alla mia.
    Poi ricordandomi le buone maniere...


    Mi scuso per i miei modi forse un po' bruschi di prima. Sono Ryutsuki Kaguya, piacere. Se non ti dispiace eviterei le formalità. Socchiusi gli occhi per un istante A meno che tu non sia una qualche celebrità in incognito... mh, non saprei... il Kage di Konoha? Considerai, cercando di porre quest'ultimo commento sullo scherzoso.

    Attesi che anche Hirai si presentasse a sua volta.

    Il silenzio sembrò avvolgerci per un interminabile momento, fino a quando non fu spezzato ancora una volta da Hakuya.


    Ah, giusto...
    prima che passiamo l'intera giornata qui, non vi ho interrotto prima che chiamaste i guardiani, vero?


    Sospirai.

    No, sanno della nostra presenza. Sono solo un po' cauti con gli stranieri. Dal loro punto di vista, potreste essere entrambi delle minacce per la sicurezza del villaggio. Spiegai serio.

    E in fondo a parte le parole di Hirai e la fiducia che Ys stava riversando su Hakuya, che prove avevo che fossero quello che dicevano di essere?
  9. .
    *Emerge a fatica dal sonno*

    Per via del vostro particolare rapporto con la morte, Etsuko san. sleepy

    Purtroppo sono vittima di un attacco di narcolessia ripetuto, o della mosca del sonno, a scelta; risponderò ai post domani.

    Scusate ç__ç

    *Torna dormire*
  10. .
    Hirai kun ho spezzato il mio post in due parti: Porto e Mura.
    Posta pure la replica direttamente alle mura.
    E' vero che uno dei guardiani alle mura di Kiri verrebbe gentilmente a fare gli onori di casa al nuovo arrivato?
    Sennò tocca scomodare Fujiko san e non è bello per nessuno quando viene scomodata dai suoi affari. :nose:
    Grazie.

    Etsuko, tu mi inquieti. :look:
    Non mi traumatizzare troppo il pg, è ancora piccolo, decisamente molto più piccolo dei 13 anni che dimostra.
  11. .
    Gli avvenimenti si svolgono in un altro flusso temporale rispetto a quello Sunese.

    Prosegue dal Porto

    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Mi chiesi che effetto facesse a chi la osservava per la prima volta l'imponente protezione che circondava Kiri dai pericoli esterni.
    Per certi versi si poteva dire che fosse suggestiva per quanto letale.
    Io non avevo avuto il tempo di fermarmi ad ammirare il progetto architettonico, a causa di questioni diplomatiche “armate”, ma nei mesi successivi avevo imparato ad apprezzare il lavoro svolto per rendere il villaggio il più possibile sicuro, sebbene...


    Non è sempre possibile, vero Shiltar sama? Riflettei tra me, con aria pensierosa.

    Avevo fatto segno al mio compagno di fermarsi, quando ancora mancava qualche metro di distanza dall'ingresso.
    Ero certo che le sentinelle, che pattugliavano i camminamenti, avessero già notato la nostra presenza, ma lo stesso attirai la loro attenzione palesando la mia identità.


    Salve. Sono Ryutsuki Kaguya. Ho con me un ragazzo appena sbarcato da una nave mercantile e avrebbe bisogno di un visto per accedere all'interno del villaggio. Spiegai, mantenendo un tono di voce chiaro e ben udibile anche dai torrioni. Poi mi voltai verso Hirai.

    Allora, una piccola avvertenza. Gli stranieri non possono girare armati all'interno delle mura, comprenderai anche tu il motivo di ciò. Per cui ti suggerisco caldamente di non occultare nulla e di rispondere sinceramente alle domande che ti verranno poste. Lo so, sono cose che uno intuisce da sé, ma ultimamente diciamo che non tira una bella aria per i forestieri.
    Spiegai, con espressione seria, fissandolo dritto negli occhi.

    Rimasi in attesa di un qualche segnale da parte dei guardiani.
  12. .
    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Non gli avevo dato una buona notizia.
    Quel ragazzo era appena approdato, e già gli avevo prospettato il doversi rimettere in viaggio, ma in teoria non c'era tutta questa fretta.
    A differenza delle navi che si facevano i giri per l'arcipelago, quelle dirette sul continente partivano molto più di frequente.
    Probabilmente fu anche il suo pensiero, visto che non sembrò interessato ad andare verso la Capitaneria di Porto per avere informazioni sulle prossime navi in partenza, quanto piuttosto sembrasse più propenso a sbrigare le formalità per accedere all'interno del villaggio.


    Figurati. All'inizio è un po' così per tutti, ma una volta che ti sarai ambientato, non avrai difficoltà a muoverti sull'isola. Considerai, volgendo per un breve istante lo sguardo verso la strada che conduceva alle mura del villaggio vero e proprio. Hirai Momochi, spiace se ti chiamo solo Hirai? Sono allergico a tutte quelle formalità con prefissi, suffissi, onorifici e via discorrendo. A parte quando non mi dovevo rivolgere a Shiltar sama, ma quella era un'altra faccenda. Ho supposto male, che tu voglia stabilirti qui? L'iscrizione in Accademia presuppone che la persona in questione sia uno shinobi appartenente ad uno dei quattro villaggi: Kiri, Suna, Oto e Konoha. Recitai a memoria, contando i nomi con le dita della mano destra. Non ho ricordo di un qualche “ospite straniero”, ma è molto probabile che in Amministrazione siano più al corrente di me su queste cose. Se non lo sa Fujiko san che vive nelle scartoffie burocratiche. Ti chiederai chi sia... Giusto, lei è la nostra amministratrice. Una volta che ti daranno il permesso per accedere al villaggio, posso accompagnarti da lei o da qualche burocrate che si trovi nell'edificio amministrativo per farti consegnare il coprifronte e... mi sa che sto correndo troppo. Ammisi, con un profondo sospiro.

    D'accordo. Andiamo direttamente da una delle sentinelle che pattugliano le mura. Qui mi sembrano troppo occupate a controllare gli affari marittimi. Spiegai, facendo segno di seguirmi.


    Continua alle mura
  13. .
    Parlato
    Narrato
    Pensato


    Era un ragazzo che andava dritto al punto, da come esordì.
    Non mi sembrava un tipo sospetto ed era possibile stesse dicendo la verità sui motivi per cui si trovasse a Kiri.
    La storia che fosse giunto nel paese della Nebbia era plausibile. Per poter accedere all'Accademia era molto più semplice partire a qui, piuttosto che dalle isole dell'arcipelago.

    D'altra parte, dopo gli ultimi avvenimenti, la prudenza non era mai troppa.


    Mh... Corsi Genin, dici? soppesai le mie parole, squadrandolo per un istante. Temo che all'interno del villaggio non ci siano sedi distaccate dell'Accademia, per cui dovrai quasi sicuramente recarti alla sede centrale sul Continente. spiegai, assumendo un'espressione seria.

    Per quanto riguarda invece il tuo soggiorno qui, ti toccherà sbrigare qualche pratica burocratica per avere il permesso di accedere all'interno delle mura del villaggio. Se vuoi ti accompagno io da una delle guardie preposte. mi offrii più o meno volontariamente.

    Avevo buoni motivi per farlo.
    Se il ragazzo era veramente quello che diceva di essere gli sarebbe stato d'aiuto qualcuno che gli facesse da guida; in caso contrario, non potevo assolutamente permettere che mettesse anche un solo piede dentro Kiri.

    Quasi dimenticavo. Ryutsuki Ka... Mi interruppi ... Kaguya. mi presentai con un'aria fin troppo cordiale.

    Kazekumo...
    Avevo evitato appena in tempo di pronunciare quel nome.
    Ormai apparteneva al passato, un passato che intendevo dimenticare.



  14. .
    CITAZIONE (Shiltar Kaguya @ 20/2/2012, 17:46) 
    CITAZIONE (Ryutsuki Kazekumo @ 20/2/2012, 02:20) 
    Ledah san, Etsuko san, Shiltar sama, quando avete tempo, c'è un post tutto per voi in Ospedale a Kiri.

    Ok, lascio postare ai "dottori" poi arrivo con Shiltar.

    :riot:

    Ehm, Shiltar sama, il suo pupillo tredicenne può presentarsi con il nome del clan? :pwn:

    Grazie Etsuko.^^
  15. .
    Ledah san, Etsuko san, Shiltar sama, quando avete tempo, c'è un post tutto per voi in Ospedale a Kiri.
    Hirai san, buona ruolata al porto.^^

    Mh, da domani vedo di tornare pienamente attiva, cercando di recuperare tutti i post, che questo fine settimana in real è stato psichedelico.
130 replies since 16/9/2008
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