Posts written by ‡Genkishi™

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    Questioni di famiglia

    Acciuffa il "pollo"

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    Non avrei mai pensato che il modo criptico di parlare sarebbe stato interpretato facilmente. Mi aspettavo una certa titubanza, ma quando la figura del bottegaio riapparve ai miei occhi traboccante di sicurezza, non feci altro se non sorridere un po’. Mi premurai di non far apparire la mia contentezza e non farla trasparire nitidamente, sistemando i capelli in modo tale da coprire il mio viso senza però apparire come un cespuglio.
    Istintivamente compii un passo breve verso quell’oggettino che Shuiici aveva preso appositamente per me: la sua composizione vitrea e trasparente risplendeva nella sua interezza, oltre al fatto che il colorito della sostanza al suo interno mi aveva conquistata. “Diamonds are the girl’s best friends”, anche se nel mio caso non erano proprio i diamanti seppur fossero anch’essi un ottimo modo per guadagnare soldi.


    Veleno di scorpione rosso, il preferito da certi miei clienti. Questo veleno indebolisce progressivamente gli avversari ed inoltre ne acuisce le sensazioni. Ideale per combattimenti e torture, gioia e delizia dei migliori carcerieri di Suna!

    Fui talmente vicina da riuscire a sfiorare quel gioiellino, ma non abbastanza veloce da ricordarmi di non essere sola in quel negozio: una sorta di patina nera avvolse la boccetta e di scatto ritirai indietro la mano, e fui sorpresa nel vedere il mutamento di umore del “sensei”. Non capii se fosse davvero furioso con me o con il suo “vecchio amico”, ma era palese che non fosse affatto entusiasta della situazione. Quella società era davvero bizzarra: fin dalla tenera età i bambini venivano addestrati all’uso delle armi ma per loro i veleni erano proibiti. “Puoi uccidere chi ti pare ma se lo fai con una determinata cosa è meglio” era il messaggio che pareva riassumere uno dei tanti insegnamenti ninja.


    Sai benissimo che la formazione di un ninja all'uso dei veleni avviene dopo il conseguimento del grado genin, e che si tratta di una formazione specialistica che non tutti scelgono di intraprendere. Cosa volevi fare? Rischiare di avvelenare la mia allieva? E tu, Alice. Sono perfettamente a conoscenza della tua formazione attuale, ho parlato con tutti i tuoi precedenti "maestri" e coi tuoi genitori. Non sei ancora pronta all'uso dei veleni.

    Voi insegnanti siete sempre così rispettosi delle regole.

    Non potei far altro che borbottare in quanto un po’ delusa della situazione. La boccetta e il desiderio annesso di toccarla erano svaniti in quella sfera nera, che continuava a muoversi sulla mano del Kurogane. Dimostrò di avere più dominio di quanto non ne avesse il vecchio, che da venditore s’era tramutato in un povero cagnolino spaventato dal rimprovero del padrone. Si agitò un poco nel vedere la sua merce distruggersi nel suo stesso negozio (cosa imperdonabile per qualsiasi uomo sulla terra), cercò di allentare la tensione con un bicchierino ma a poco valse il suo sforzo. Sembrava assalito dal terrore di errare ancora e si dimostrò più che obbediente ad ogni ordine impartitogli.

    Procurale dell'equipaggiamento di base, ma non quella robaccia che spacci agli studentelli. Armi di prima qualità.

    Speravo vivamente non parlasse di droga. Discussero ancora sul fattore monetario e su altre cosette, ma non detti ascolto a quei discorsi in quanto fui subito rapita da uno scaffale pieno zeppo di bozze , ritratti raffiguranti varie parti del corpo con dettagli quali descrizioni, misure e prospettive. Schizzi raffiguranti elementi troppo meccanizzati e troppo dettagliati per essere destinati ad uno scopo medico. Che spettacolo meraviglioso!
    Dopo una manciata di minuti Shuiici fu di ritorno con una vasta scelta di utensili, dai kunai ad un respiratore. C’era di tutto e tutto ciò poteva essere usato in quella sorta di allenamento bizzarro, avrei dovuto prendere qualsiasi oggetto potesse tornarmi utile ma scelsi solo alcuni pezzi del repertorio: due dei marchingegni presenti, del filo di nylon, un accendino, kunai, shuriken e una Kusari fundo. Non presi nient’altro dato che mi sarebbe stato impossibile trasportare altra roba fuori e utilizzarla senza troppi intoppi. Avevo bisogno di essere altamente versatile e capace di provvedere a qualsiasi mancanza, in quanto non sapevo cosa aspettarmi dal test: volevo solo ottenere un buon risultato da sommare agli altri e migliorare nelle arti in cui già ero “esperta”.

    Prima di imparare ad usare i veleni senza ammazzarti da sola direi che è il caso di imparare come si lancia un kunai come si deve, no?

    Scontato ma non di certo illogico. Mi chiese contro cosa volessi allenarmi, raccomandandomi di descrivergli con esattezza le grandezze della forma da creare. Non ci misi molto nel chiedergli di dar vita ad una creatura vivente, abbastanza veloce e leggera da potersi librare e respingere i miei attacchi. Sarebbe stato più difficile con un oggetto in movimento, oltre al fatto che nessun nemico si sarebbe presentato con l’intenzione di star fermo. Un nemico in grado di muoversi su terra era ugualmente poco impegnativo: avrei scelto quindi un falco, l’animale meno raro a Suna.

    Ora va pure laggiù, a circa dieci metri di distanza e cerca di colpire il bersaglio con delle armi a distanza. Ricorda che i Kunai e gli spiedi possono assumere solo traiettorie rettilinee mentre gli shuriken possono assumere anche traiettorie curve. Questa differenza ti sarà molto utile, specialmente se vorrai iniziare ad usare vari meccanismi. E se pensi che imparare ad usare le armi normalmente sia inutile sappi che i migliori marionettisti sono in grado di sfruttare e comprendere ogni arma anche senza le loro marionette. Dopotutto come puoi sfruttare un'arma che non conosci e di cui non sai i limiti? Che sia una marionetta o un kunai, devi sempre essere a conoscenze di tutte le sfaccettature delle armi che utilizzi.

    .:Start:.



    Anche questo insegnamento si dimostrò abbastanza intelligente, anche se le cose da lui dette non erano poi tanto lontane dal mio punto di vista. Mi toccava provare i pugnali ed essenzialmente avevo due modi: cercare di lanciarne alcuni con tempi diversi o lanciarne molti coprendo al tempo stesso un’area maggiore: scelsi di mescolare gli stili in un'unica coreografia.
    Tentai di far si che il vestito non intralciasse i miei movimenti e prima di partire cercai di tirar fuori uno dei miei “elaborati rudimentali”, usando al meglio ciò che avevo scelto. Legai il crine con un “filo” arrotolando l’eccesso dello stesso al kunai che volli usare a mo’ forcina per capelli, in modo tale che nessun ciuffo si contrapponesse sul mio campo visivo. Impugnare uno di quei pugnali non era molto diverso dall’impugnare un cacciavite, seppur in quel caso avessi bisogno di più sforzo e maestria nel controllare in toto le mie mani. Iniziai con un rapido scatto impattando continuamente contro il vento, riuscivo a tagliarlo col mio corpo come fosse un’onda d’acqua infranta da una nave. In un primo momento cercai bruscamente di elevarmi dall’aria di pochi centimetri, lasciando la presa sugli oggetti riposti nella mano destra ovvero due dei tre kunai tenuti ben saldi. La loro traiettoria non avrebbe compiuto parabole, quindi molto probabilmente non sarei riuscita nel tentativo di prenderlo… almeno con quelli. Avevo comunque già pensato a questo inconveniente prima del salto, proprio nel tempo in cui avrei dovuto escogitare una strategia. Il mio salto sarebbe stato un po’ particolare, eseguito in modo tale potermi trovare dal lato opposto del senso di marcia. Dopo appena un secondo dal primo lancio decisi di liberare gli shuriken con la mano sinistra, premurandomi di farlo prima di impattare al suolo. Solo allora provai con un’ultima offensiva, spingendo sulle gambe il più possibile; fu proprio in quel preciso istante che volli usare il famoso “elaborato rudimentale” per provare a prendere la creatura di sorpresa.

    *Spero solo di non cadere nel farlo*

    Sciolsi i capelli e lanciai quella “forcina” assieme al suo simile che tenevo ancora tra le mani, ma il mio controllo sulla traiettoria del primo fu continuo: un filo sempre più lungo si srotolò dal manico, legato all’anello alla sua estremità e viaggiando con esso senza mai staccarsi. Il mio obiettivo finale non era tanto quello di prenderlo, quanto più distogliere l’attenzione di tutti da quell’estensione di nylon che avevo cercato di nascondere al meglio tra i capelli. Con quella avrei potuto controllare la traiettoria del kunai, nel tentativo di riuscire a creare un cappio da cowboy e catturare il tacchino. Speravo solo che la lunghezza, il mio corpo, il vento e la tensione non mi tradissero.






    Sono tornato. Purtroppo penso di aver commesso qualche errorino nell'esecuzione, quindi in caso dimmi su skype cosa c'è che non va (se c'è qualcosa xD)
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    Questioni di famiglia

    Visita guidata allo "zoo"

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    Mi ponevo spesso sulla difensiva, era il mio modo di colloquiare con la gente e di capirne gli scopi. Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare con i suoi modi a di fare, ma la certezza che volesse ottenere comunque il mio consenso era palese. Mi sedetti sul divano per ascoltarlo più comodamente, per capire se effettivamente stesse dicendo la verità o meno. Non avevo delle doti nascoste per poterlo capire, semplicemente mi basavo spesso sull’intuito. La cosa si sarebbe potuta rivelare utile o sarei andata fuori strada. Con la mano agguatai la tazza di thè che mia madre aveva gentilmente preparato per l’occasione. Lei non era nella stanza, ma sicuramente non era molto lontana. Le piaceva spiare qualsiasi conversazione, era molto impicciona.


    Beh, dimostri maggiore maturità rispetto a molti tuoi coetanei Alice-chan. Non sai quanti "voglio diventare Kazekage!" oppure "perché voglio proteggere le persone a me care" o, la più diffusa in assoluto, "perché voglio vendicarmi" ho sentito in questi anni. Mi fa piacere vedere una persona interessata al suo sviluppo e alla sua evoluzione personale, che comprende che per poter prima proteggere o salvare qualcun'altro dobbiamo prima occuparci anche di noi stessi. Non dimenticare tuttavia che noi ninja di Suna abbiamo due scopi principi sopra a tutti: dobbiamo proteggere il villaggio e tutte le persone al suo interno, e dobbiamo essere pronti a dichiarare guerra e a morire per distruggere i suoi nemici. Voglio che tu lo tenga bene a mente. Se non sei disposta a questo, se il tuo benessere e la tua evoluzione personale per te sono più importanti di tutto e tutti... è meglio che non sia io il tuo maestro, anzi è meglio che tu abbandoni il tuo progetto di diventare una kunoichi.


    Pensai di non essermi espressa bene, ma non fu così. In verità mi aspettavo il sermone sui doveri di un ninja, ma semplicemente lo trovavo non adatto alla mia situazione. Dover tornare al punto di partenza, per rispiegare nuovamente il mio punto di vista non sarebbe servito. Era fuori luogo, in quanto sapevo di essermi spiegata nel migliore dei modi. Quali fossero i doveri di un ninja, in quel momento non ne avevo il minimo interesse. Non avrei potuto far nulla in quella situazione, soltanto evolvermi e nel caso fossi riuscita nell’intento, pensare al passo successivo.

    Mi state dicendo che dovrei abbandonare il mio modo di pensare per mettere il bene del villaggio al primo posto? Non voglio mentire. Ciò che per me conta di più, a 13 anni, è capire prima me stessa e solo successivamente gli altri. L’unico modo che ho per mettere il mio lavoro al servizio del villaggio, è ottenere dal villaggio abbastanza competenze per farlo. E per me, tutto ciò rientra nel mero concetto di evoluzione.

    Sollevai lo sguardo in direzione del ventilatore, il movimento di quel coso era identico da mesi ma spesso si rivelava molto più utile di quanto potessi pensare. Fui così assorta dal movimento rotatorio delle pale di legno che a stento mi accorsi che l’ospite aveva ricominciato a parlare. Aveva una parlantina comune, non spiccava particolarmente, il suo tono era stabile. Però a quanto pare sapeva il fatto suo, un qualcosa che probabilmente giocava a suo vantaggio in questa discussione.

    Vuoi sapere se penso che il destino imposto loro sia ingiusto?
    Lo penso, perchè lo è.
    Le rivalità fra clan, specie fra gli Asura e i marionettisti sono sempre stati presenti.
    Ritengo che siano un frammento del passato, ma di un passato che dobbiamo rifuggire ed abbandonare.
    Un passato che non possiamo modificare, ma che possiamo cambiare per il futuro. E tu potresti esserne la chiave, in un certo senso. Sappi che da entrambe le parti c'è desiderio che tu diventi una kunoichi al servizio di uno dei due clan, per rendere evidente la superiorità di uno sull'altro. Io onestamente penso che debba essere tu a decidere del tuo destino, che tu debba scegliere se seguire una di queste due strade, o se intraprenderne una terza tutta tua.

    Ahahah, sto decisamente diventando troppo filosofico oggi.

    Mi spiace molto per i tuoi genitori, ma perlomeno qualcosa di positivo da quella diatriba è uscito. Almeno loro sono ancora vivi. Se fossero rimasti degli shinobi probabilmente saresti cresciuta senza uno di loro, oppure senza nessun genitore. Magari affidata ad una famiglia che non ti avrebbe mai amato, o peggio ancora... al monastero.


    Mah, non mi resta che crederle.

    E invece non credevo alle sue parole. Tutti avevano una scarsa considerazione dei miei, e lui pareva non essere da meno. Nessuno dei precedenti insegnanti aveva elaborato un simil discorso di contorno, con cui pensavo volesse coprire la verità come gli chef fanno con i loro piatti. Condì il discorso con delle parole il cui uso era identico alle spezie, e tentò di aromatizzarne il sapore per renderlo appetitoso. Sventolai la mano sinistra a mo’ di ombrello, sbuffando di prepotenza. Poi, lasciata la tazza sul tavolino dopo averne dato un ultimo assaggio, portai le dita tra i capelli. Arruffai di prepotenza la chioma bionda: dovevo accettare. Dovevo accettare sia perché non c’era più tempo, sia perché ormai avevo compreso che tutta la gente da lì in poi si sarebbe dimostrata uguale. Forse avevo bisogno di una ragazza, magari con una sensei avrei potuto cedere più in fretta. Che fossi una sessista?

    AHHHHH e va bene, le darò fiducia. Spero solo di non dovermene pentire in futuro.


    Mi sollevai dal divano spingendo sul morbido bracciolo, facendo attenzione a non danneggiare il peluche deposto all’angolo. Adoravo quel pupazzo di pezza regalatomi da mio padre in una delle tante fiere, vi ero affezionata e lo trattavo con immensa cura. Un giorno lo avrei imbottito sicuramente di qualche sostanza tossica e lo avrei usato come arma finale contro il mio più potente nemico. Oppure lo avrei usato come tramite per lo spaccio di caramelle, sarei diventata un pusher di mentine perfetto.
    Non avevo voglia di cambiarmi, quindi presi solo l’attrezzatura che valutavo necessaria sperando di non dimenticare nulla. Misi una sciarpa attorno al collo, abbastanza leggera ma utile a coprire il viso dalla sabbia che abitualmente era pronta a insinuarsi in ogni fessura.
    Uscii seguendo il mio nuovo cugino, utilizzando la porta principale. Parve molto cordiale nei confronti dei miei genitori, seppur entrambi fossero così tanto impegnati da non accorgersi del suo saluto. Era un bene che fossero così sbadati e lunatici, perché ciò mio aveva fatta crescere. Per molti bambini, il fatto di crescere con due genitori molto spesso assenti mentalmente, era seriamente un problema. In qualche modo però, il loro lato “impegnato” mi aveva resa più responsabile. Era un sistema perfetto che mai avrei voluto cadesse per mano di qualche complicanza.
    Ritornando alla situazione principale, non ero certa di ciò che volesse farmi fare né di dove volesse condurmi. Una palestra, il deserto, un campo minato? Non volevo certamente esplodere allenandomi, però avevo sentito di gente a cui era capitato e una certa paura l’avevo. Ogni tanto lo notavo girarsi, cosa che mi rese un po’ incerta sulla situazione. Conseguentemente iniziai a fantasticare, cercando di non far trasparire nulla dalla mia faccia da ebete. Forse non dovevo preoccuparmi, ma per me era impossibile evitarlo: era il brutto vizio di famiglia.
    Il tempo passò, impiegato nell’arte della cortesia. Essì, perché capii che con una persona simile era impossibile non incontrare qualcuno che non lo conoscesse. Parenti, cugini, amici, anche i gatti parevano fermarsi a fargli cenno. Tutti gatti persiani, tutti gatti striminziti più numerosi della popolazione del villaggio. Solo in quel giorno feci più palestra di quanta ne facessi in una settimana, a furia di inchini le mie gambe iniziarono a scioperare. La tappa successiva, che poteva essere la prima di quelle importanti, era una sorta di bottega d’armi appartenente alla famiglia Kurogane. Mi raccontò qualche particolare del proprietario, cose generali che avrei dovuto sapere per evitare spiacevoli inconvenienti. Dall’esterno era una normalissima bottega di armi, seppur saltasse all’occhio la cura dei particolari e la vetrina piena zeppa di articoli di ogni genere, in cui mi persi per parecchi secondi. Ero stata risucchiata dalla bellezza degli aggeggi e dalla complessità di alcuni meccanismi che non avevo mai visto e tutto gli avvisi del ninja sulle buone maniere da adottare in questo caso sparirono in una nuvola.

    Shinichi, vecchio bastardo! Sono secoli che non vieni a trovarmi!

    E' sempre un piacere, Suuichi-dono. Purtroppo sono stato molto impegnato di questi tempi... posso presentarle Alice Sumeragi? E' una mia lontana cugina, da parte di madre.

    Il fatto di non eccellere in altezza era un mio chiodo fisso. Incontrare un vecchio alto quanto una porta fu il colmo. Suuichi, Shinici, si chiamavano tutto così in quella famiglia? Era un uomo comune, con qualche pelo in faccia e delle occhiaie molto marcate. A discapito dalla sua aria comune e dei segni stanchezza derivanti dalla scarsità di sonno, pareva essere molto arzillo. Fu abbastanza veloce da sgattaiolarmi difronte, oscurando il mio campo visivo prima di stringermi in una morsa che non avevo previsto.

    Oh no oh no! Ero troppo presa dalla vetrata che mi son dimenticata del resto, e ora quest’uomo pensa che io sia una maleducata! Devo fare qualcosa!

    Mi sollevò in aria, ma essendo troppo minuta dovetti sollevare la faccia per mostrare tutto il mio rammarico. Dovevo scusarmi in fretta per liberarmi di quella costrizione. Dimostrò di avere una forza discreta, in quanto provai un po’ di dolore all’altezza delle braccia anche se era un qualcosa di passabile. Come al solito avevo ingigantito le cose, in quanto il suo sembrava più un abbraccio affettuoso da parte di un parente troppo invadente. Se fosse stata una donna, quasi sicuramente avrei ricevuto dei pizzicotti e qualche commento sadico sulle mie “pianure”.

    Il-Il piacere è tutto mio, non volevo mancarle di rispetto ma e-ero troppo presa dalle sue armi in vetri-ahi!


    Ah ah ah, piacere Alice! E' sempre piacere conoscere un'amichetta di Shinichi. L'ho sempre detto che devi divertirti di più ragazzo, prendi esempio da Asuma! Quello si che è un ragazzo che mi sarebbe piaciuto crescere.

    Per grazia divina mi posò al suolo come un sacco di patate, assicurandosi di non lasciarmi cadere per terra. Un po’ indolenzita, tentai di riprendermi massaggiando un po’ con le mani le parti “lese” ma senza dilungarmi dato che, infondo, non era un qualcosa per cui avrei avuto fastidio per molto tempo.
    Pensai che fossi per dei consigli, ma non ero molto brava. Il mio stile di combattimento era rozzo, non avevo idea di cosa avrei fatto in futuro e non avevo la minima idea di cosa acquistare. Essendo una novizia del mondo ninja, la cosa più semplice da fare era ottenere l’appoggio degli esperti del settore.

    Mi è stato detto dal sensei che voi siete uno dei migliori nel campo delle armi, e da ciò che ho visto in vetrina penso abbia ragione. Non sono molto esperta di questo mondo, ma ho sempre apprezzato i meccanismi segreti e le sostanze chimiche, quindi mi chiedevo se potesse consigliarmi qualcosa che rientri in quella tipologia.

    Proprio come dicono in giro, “il veleno è l’arma delle donne” ma chissà se avrebbe capito. Il vecchio mi guardò pienamente conscio della mia richiesta, e si silenziò a braccia conserte sull’uscio della porta. Sinceramente non temevo scoprisse le mie origini, era risaputo che i marionettisti vivessero di armi e perdere un futuro cliente al primo colpo non era una buona cosa, per qualsiasi venditore.

    Penso di avere qualcosa che faccia al caso tuo.

    E sorrise. Non avevo idea di cosa intendesse, in verità conoscevo la maggior parte degli utensili comuni e i nomi di molte sostante chimiche, ma forse avrei trovato qualcosa che nemmeno i miei genitori eran stati in grado di costruire.




    Suuichi= Forza 150 (6 tacche)
    Danni 20 (10 ferita leggera base di Suiichi + 1 tacca leggera extra (ferita medio-leggera)
    Vitalità: 6 leggere (8 base - 2 tacche leggera)


    Edited by ‡Genkishi™ - 28/11/2015, 14:27
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    Io non lo conosco :rew:
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    Eravamo in tema di cucina no? :guru:
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    :guru:
    Benvenuto :asd:
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    Questioni di famiglia

    La figlia degli esiliati

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    Avevo tra le mani la chitarra usurata che avevo comprato da un rigattiere, le cui corde avevano ancora il profumo delle dita della sua precedente proprietaria. Ricordo ancora il giorno in cui decisi di uscire di casa dopo colazione per dirigermi proprio nella bottega di quell’uomo, avevo con me un portamonete di pezza che avevo ricucito da sola e l’avevo conservato al meglio nella tasca destra del vestito. E’ difficile ricordare esattamente la mia espressione durante tutto il tragitto da casa alla bottega, ma non è per nulla complicato immaginarlo. Non vi ero mai entrata prima di quel giorno, ma stranamente ero sicura di ciò che stavo facendo. Ricordo che la trattativa fu lunga in quanto quel bottegaio da strapazzo sapeva il fatto suo, non fu facile per niente riuscire a strappargli quella chitarra ad un prezzo ragionevole ma alla fine ce la feci. E quando finalmente mi ritrovai quell’oggetto tra le mani, sia per la sua bellezza e sia per la soddisfazione di aver vinto sull’ostinato venditore, non feci altro che sorridere come un’ebete per tutta la restante parte della mattinata. Solo al ricordo mi sfugge una risata. Da quel giorno iniziai a studiare le basi, ad imparare le posizioni delle mani, le varie note e il modo giusto di accordare lo strumento.

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    Quasi riuscivo a percepire lo spirito della sua precedente proprietaria muoversi assieme alle mie mani, l’odore delle sue dita e la passione nei graffi sul “corpo”, il quale aveva perso la lucentezza naturale del legno. Tutto sommato ci misi un po’ ad imparare, ma non si rilevò nemmeno tanto complicato e nel giro di poche settimane ero diventata abbastanza esperta. Anche se, proprio come la verità e tante altre cose, la concezione della bravura è soggettiva. Shiver era la prima canzone a cui stavo lavorando da tempo. Era una canzone dal titolo particolare, avevo letto da qualche parte che il suo significato fosse “brivido” e trovai fosse perfetta. Ebbi un brivido la prima volta che vidi la chitarra esposta in vetrina, e ne avevo uno ogni volta che mi approcciavo a suonarla. Ecco perché quel nome, non c’erano altri significati diversi. La mia stanza aveva un’unica, grande finestra che si affacciava su una delle strade principali del villaggio. Il letto, appostato nelle vicinanze, era un ottima postazione per guardare all’esterno ma preferivo sempre il cornicione o il tetto come punto d’appoggio, proprio perché da lì potevo guardare tutto l’esterno senza limiti.
    Come di consueto anche quella sera stavo provando. Avevo appena finito di cenare, e la brezza fredda notturna mi faceva compagnia assieme alle voci del popolo. I lumi accesi ai lati della strada davano vita a giochi di ombre frastagliate, assieme si mescolavano e quasi parevano volersi staccare dai corpi dei rispettivi proprietari per destreggiarsi in giochi ed effusioni. L’oscurità dei vicoli le avrebbe ospitate se solo lo avessero volute, ma per loro sfortuna non sarebbe mai accaduto. Le ombre non potevano vivere senza il loro proprietario, perché nel tentativo di staccarsi sarebbero morte. Comunque avevo sentito parlare di gente capace di manovrare le ombre, ma erano soltanto dicerie, balle di quartiere. O forse ero io ad essere mal informata. Legai i capelli in un'unica coda, e suonai ininterrottamente fino a mezzanotte, segnando appunti sul mio quaderno delle prove con una matita stemperata di scarsa fattura.

    Non va bene, forse dovrei provare con una nota diversa. Il suono è troppo duro, non è adatto.

    Rimuginavo continuamente su come rendere perfetta la mia prima canzone, e di certo non avevo altro nella testa se non quello.. e l’iscrizione all’accademia, ma nessun sensei si era dimostrato umano. Tutti si erano presentati a casa, con la puzza sotto il naso e quello sguardo pieno di pregiudizi nei confronti della mia famiglia. Tutti conoscevano la follia d’amore dei mie genitori, il fatto che fossero due elementi appartenenti a due mondi diversi costituiva un utile oggetto di chiacchiere. Molti dicevano che, con quel gesto, la dignità delle loro rispettive casate era stata definitivamente macchiata ma trovavo tutte quelle chiacchiere inutili. Se a capirlo ero io, una semplice tredicenne di periferia, perché non potevano capirlo anche gli altri? Bella domanda. Stesa sul letto cominciai a fissare il cielo, scivolando in un sonno profondo con la chitarra accanto allo schienale e il quaderno sotto il cuscino.

    Mi svegliai alle sette. Non mi piaceva poltrire per lunghi tempi, lo reputavo poco proficuo. La colazione era pronta sul tavolo: thè verde, pane tostato con marmellata o burro, latte scremato e cereali. A differenza del pranzo, erano rare le volte in cui trovavo entrambi i miei genitori al tavolo e seppur la cosa non mi facesse molto piacere, ero anche consapevole della situazione. Mio padre era un tipo molto strambo, i suoi orari in bottega erano praticamente impossibili da prevedere. Mia madre invece pareva ancora “umana”, con orari decenti. Preparavo raramente la colazione, ma non si poteva dire lo stesso per altre faccende domestiche: lavavo le stoviglie, pulivo il pavimento, riordinavo gli aggeggi del boss e innaffiavo le piante, in un loop continuo ma mai noioso. Sapevo che, una volta eseguiti quei compiti, avevo piena libertà di fare qualsiasi cosa volessi: potevo leggere, suonare, assistere i miei nel loro stravagante lavoro o inventarmi qualsiasi cosa. Eseguii quei compiti anche quella mattina, poi uscii a bighellonare un po’ per visionare qualche negozio particolare assieme a Nill, forse la mia migliore amica.

    Al mio ritorno mi accorsi della presenza di un ospite, notando all’entrata un paio di scarpe mai viste prima. Non detti molta importanza in quel momento, perché inizialmente valutai l’avvenimento come una comune visita d’affari da parte di qualcuno. Però la cosa si protrasse a lungo, così a lungo che dopo un’ora mi ritrovai un perfetto sconosciuto dinanzi agli occhi di cui non avevo mai sentito parlare. Il tipo partì a razzo, spiazzandomi.

    Ciao Alice. Il mio nome è Shinichi Kurogane e, per quanto ti possa sembrare strano, sono tuo cugino. Molto alla lontana, qualcosa come settimo od ottavo grado, ma sono anche il tuo sensei. Ti insegnerò le basi delle arti ninja e ti introdurrò al mondo delle tue eredità. Non so quanto i tuoi genitori ti abbiano detto, ma è giusto che tu sappia tutta la verità sulle famiglie dei tuoi genitori e sui pericoli che corri nel diventare una kunoichi. Andiamo per gradi però: il tuo nome lo conosco, però dimmi perché hai deciso di diventare un ninja.



    Cugino alla lontana? Sensei? Freni un attimo, non sono abituata a tutti questi scoop in un'unica frase.


    Ero sbalordita all’idea di avere in casa un simile individuo, ma pareva uguale a tutti gli altri venuti fino a quel momento. Visto che aveva fatto così tanta strada, perché non dargli una possibilità?

    Ok. Quindi, se non ho capito male, mi state dicendo che siete un mio parente e siete venuto qui con lo scopo di farmi da sensei. Ho rifiutato tanti insegnanti, ma se siete mio cugino allora la cosa è un po’ più complicata.

    E infatti era proprio così. D’altra parte però, avrei potuto rifiutare anche lui valutandolo sulla base di una singola domanda. Però, come detto, lo avrei accontentato rispondendo alle sue domande.
    Vuole sapere perché vorrei diventare un ninja? Mi pare ovvio. Ho valutato varie opzioni in questi anni, ma ho sempre pensato che intraprendere la carriera di shinobi potesse.. come dire… farmi evolvere. È nel gene dell’uomo evolversi e crescere, ottenere una forte indipendenza economica e uno status sociale dignitoso. Di certo quest’ultimo punto mi interessa meno del primo. Diciamo che l’ho fatto per non dover sputare sul mio stesso riflesso. E, seppur possa rispettare gli ideali altrui, trovavo stupida l’idea di diventare un ninja per diventare un salvatore: insomma, quale bambino della mia età può pensare di salvare qualcuno senza le necessarie capacità?

    Sorrisi. Ero conscia delle mie parole pungenti, ma ero fatta così: amavo la verità e non mi feci scrupoli nel dire la mia opinione. Poi, come ogni persona, ritenevo la menzogna di grande utilità ma quella era meglio utilizzarla in casi di pericolo.

    Comunque, date le circostanze, mi piacerebbe sapere la sua opinione su una cosa. O meglio, la mia è più una curiosità che nasce in virtù del legame che può esserci tra sensei-allievo, legati al tempo stesso dalla parentela. Vorrei sapere.. cosa pensa dei miei genitori. Insomma, dite di essere mio cugino, quindi avrete sicuramente un’opinione apprezzabile su mia madre e mio padre no? Insomma, dite di sapere cose che io potrei non sapere, quindi sono interessata a questo dettaglio.


    Se fosse stato come tutti gli altri, avrei rifiutato la sua proposta senza ripensamenti. Volevo capire quanto fosse leale un Kurogane, non ero un manichino da manovrare a piacimento. Avevo tredici anni, ma non di certo ero scema.




    Edited by ‡Genkishi™ - 25/8/2015, 08:51
  7. .
    CITAZIONE (Arashi Hime @ 23/8/2015, 23:56) 
    Un saluto dalla vacanza, mi mancate ç___ç *partita ieri*

    sto barattolo di piccolo notebook non mi fa accedere a skype, vedrò di risolvere presto il problema >_>
    Salvo le pagine web e posterò approfittando delle ore di viaggio morte.

    La mia loli aspetta solo Shizuka :rew: :rew:
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    Se dovesse cambiare idea, diventando filantropo, sappi che si apprezzano volentieri donazioni :guru:
  9. .
    Benvenuto :sese:
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    In realtà non so ancora dove farò il pg, ci rifletterò sopra :zxc:
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    Uhh si ho skype *w* (Ditemi se c'è un topic specifico o se devo inviare il contatto a qualcuno che non lo usi per porcellate :zxc:)

    Grazie anche a te (stima per l'avatar :rew:)
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    Non siamo molto lontani (sono di Noci :asd: )

    CITAZIONE
    'La miseria, la presentazione più lunga che ho mai visto XD Anche io sono reduce da un paio di Gdr pieni di spacconi e antipatici, ma qui mi trovo bene, come credo ti troverai anche tu :sisi:
    Cmnq Benvenuto! vriydPL E buon divertimento kakashithumbs

    Grazie! Penso che la prima cosa di un gdr sia la gente che ci vive dentro, molto spesso è uno dei fattori per il quale mollo i forum :zxc:

    DioGne (si, è più bello :hero:): non sono il solo a dirlo, è mezza Italia :rew:

    E grazie anche a te Yusnaan :pwn:
  13. .
    Shu ti odio
  14. .
    Bari sud-est (?) :asd:
    Grazie per l'accoglienza :riot:
  15. .
    Il titolo fa cagare, ma meglio sorvolare :asd:

    Vi dico subito che ho problemi mentali visto che mi iscrivo ai gdr venti giorni prima di un esame, se qualcuno conosce un rimedio me lo dica che provo a seguirlo :asd:
    Detto questo, passiamo a ciò che veramente dovrei dire in una sezione simile (stavo per scrivere sessione, maledetta università :sese:).
    Mi chiamo Valerio, ho 23 anni e sono pugliese (non lo avrei scritto nel caso fossi stato molisano/molisino/Melisandre, cioè il Molise non esiste :ahsi: :looksisi: ). Ho da poco terminato il primo anno di Psicologia (solo l'anno, gli esami sono una cosa distinta :sese: ), ma mi piacerebbe finire il tutto entro i 25 anni (un sogno). Scrivo da parecchi anni su gdr vari, ma negli ultimi due la mia presenza di player è calata per via di vari impegni. Non ho un lavoro fisso purtroppo, ma mi piacerebbe trovarne uno per poter gestire la mia vita da solo dato che dipendere dai genitori a quest'età è un po' frustrante. Mi piace fare ciò che fanno più o meno quasi tutti quelli che approdano su un gdr: leggere, guardare roba Giapponese di tutti i tipi (vendo taaanti anime, troppi ç_ç), scrivere e giocare a qualcosa che magari non sia Lol ma che alla fine si rivela essere sempre e solo LOL. Non lo valuto un giocone, anzi meriterebbe al massimo 7 ma giocandoci con amici che ho incontrato sui forum e che conosco da tanto, è diventato più un passatempo. UN po' come quando ci si riunisce nei bar o in qualsiasi altro luogo e si condividono cose. Un tempo ero fissato con la grafica ma purtroppo ho perso la mano, anche se la fissa di trovare schede esteticamente interessanti e prestavolti fighi non m'è passata per niente :asd:
    Mi piacerebbe suonare la chitarra perchè il pianoforte è troppo caro e vivendo in un piccolo paesino, non ci sono corsi seri dove poter apprendere anche solo le basi. Per quanto riguarda la musica non ho un genere preferito, ma tendo ad evitare la musica italiana, quella cosa chiamata "musica House" e alcune robe inerenti al Metal (non lo disdegno in toto :cxz: )
    Che altro dire? sono approdato nel gdr più che altro per sperimentare e conoscere nuova gente, sono reduce da un'esperienza in un gdr pieno zeppo di gente antipatica :asd: Peccato che qui non ci sia la tag, non sono abituato a forum sprovvisti di tag xD Mi ci vorrà un po' prima di fare la scheda, non tanto per i regolamenti ma per il tipo di pg da fare :sese:
    Vabè basta, ho parlato troppo (come al solito). Grazie per l'attenzione :sese:


    Edited by ‡Genkishi™ - 21/8/2015, 13:42
15 replies since 11/8/2010
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