Posts written by Shinodari

  1. .

    Semplicemente... Ciao


    Tendere la mano




    La Consigliera Dokujita non sembrava entusiasta della mia presenza nel suo territorio di caccia.
    Anche una mente meno percettiva avrebbe capito che le mie parole avevano avuto l'unico effetto di indisporla ulteriormente.
    La seguii con los guardo quando si spostò nella stanza e afferrò una sorta di agenda su cui cominciò a scribacchiare qualcosa.
    L'aver definito Febh la scelta più sensata provocò una certa ilarità nella kunoichi, per nulla convinta delle mie motivazioni. Riguardo alle sue altre peculiarità, come sospettavo, aveva molto in comune con Kodachi. Sperai non troppo con Orochimaru, ma considerando il proseguimento della sua sfuriata nei miei confronti, supposi che avesse a cuore le sorti del villaggio.
    Se mi lasciassi parlare, potrei anche spiegarti il motivo della mia presenza, che sembra ti abbia sconvolto più del dovuto. Ogni tanto doveva pur riprendere fiato.
    Tu non mi conosci e non può sputare sentenze. Non ci posso fare nulla se ti senti minacciata. Sono tornata e su questo punto dovrai fartene una ragione. C'entra il Kokage? E' uno dei motivi, ma... e lasciami finire... non è come pensi tu. Socchiusi gli occhi, mentre le iridi viravano verso il nero. No, era proprio difficile mantenere la calma con lei. Ho detto forse che volessi essere reintegrata nel ruolo di amministratrice, consigliera o quello che è? Ho detto che sono la pedina del Kokage? Non sai quanto sei in errore. Quello che ho a cuore è il benessere dei cittadini di Oto, punto. Io sono la prima a non volere che gli abitanti del villaggio siano delle pedine sacrificabili. Ma sembravano parole al vento. Si, Ko può sembrare un cucciolo dai gusti costosi, ma sa adattarsi. Commentai Ma cosa c'entra ora il discorso? Considerai un po' confusa dal quell'osservazione fuori contesto o così poteva sembrare.
    Il punto di non ritorno della Consigliera fu raggiunto non appena abbracciai Febh. Un semplice ed innocente abbraccio o, almeno era questa la mia intenzione. Gesto che non piacque affatto alla kunoichi che per tutta risposta lo avviluppò tra le sue spire, costringendolo a sedersi.
    La tensione ormai era alle stelle. Non distolsi lo sguardo dalla Consigliera che sembrava sul punto di annichilirmi, se le si fosse presentata l'occasione propizia. Avevo avuto a che fare con shinobi che avevano le sue capacità, ma al momento non avevo il tempo per sfruttare le mie abilità da sensitivo per capire quanto fosse pericolosa.
    Stavo per replicare a quel fiume velenoso, quando scariche elettriche oscure pervasero l'ambiente. Fu solo un istante tanto che quasi mi venne il dubbio di averle viste, percepite.
    Distolsi lo sguardo dalla kunoichi per dirigerlo verso Febh.
    Era cambiato, non era il solito Febh che ricordavo.
    Era molto più serio, più focalizzato. Quel potere che avevo avvertito... Era come se fosse fuoriuscito da una crepa del suo essere. Ed avevo la netta sensazione che fosse solo una goccia nell'immenso oceano.
    Lo stesso Ko si era rintanato dietro la mia schiena, nascondendo il muso contro la nuca, facendosi scudo coi miei capelli.
    Rimasi impietrita, incapace di continuare il confronto con la kunoichi.
    Ascoltai in silenzio le parole del Consigliere Yakushi.
    Era la prima volta, da quanto ricordassi, che lo sentivo parlare in maniera così matura. Si rivolse per primo alla sua collega, poi il suo discorso fu indirizzato alla mia persona.
    No, non intendevo ridere di lei, ma non mi piaceva che desse per scontato di conoscermi, di sapere le mie intenzioni, di cercare l'oscurità nei miei propositi.
    Il continuo del discorso mi ferì... ancora una volta... ma non potevo biasimarlo.
    Non intervenni, seguendo quel suo altalenare tra me e la sua collega. Collega che aveva un nome, ma che ancora non riuscivo a pronunciare. Chiamare qualcuno con il proprio nome non andava preso alla leggera. Se noi due non trovavamo un punto di incontro, difficilmente saremmo riuscite ad arrivare a quel grado di cortesia.
    Mi presi del tempo prima di replicare. Mi sentivo svuotata e forse questo era un bene. Potevo cominciare a vedere le cose più lucidamente, sotto un'altra prospettiva.
    Consigliera Dokujita, suppongo di essere partita con il piede sbagliato. Avrei dovuto tenere più in considerazione le tue motivazioni. Era quanto di più vicino a delle scuse che al momento mi sentissi di porre.
    Mi lasciai andare ad un profondo sospiro, concedendo alle iridi di riprendere la loro tonalità ametista.
    Febh, non scusarti. Sono io la prima che non si è fidata di se stessa all'epoca. Ti ho caricato di una responsabilità che non volevi. E di questo non ti ringrazierò mai abbastanza. Ero sincera Sono passata in amministrazione perché volevo salutarti. E suppongo per chiederti scusa di essere stata così vigliacca da essere fuggita via, quando il villaggio aveva più bisogno di me. Ammisi. Non sono qui per avere la mia fetta. Desidero solo collaborare per rendere Oto un posto migliore. So che non esistono giustificazioni per la mia sparizione e la mia improvvisa ricomparsa. Sono qui nel bene e nel male. Mi avvicinai di qualche passo alla kunoichi. Non sono tua nemica. Non se abbiamo in comune la salute degli abitanti di Oto. Non intendo scalzarti dal tuo posto, né di portarmi via Febh. Essere tutti noi agli ordini del Kokage, qualunque sia la sua identità, non è facile. Ci si muove in un campo minato. Ci si conficca le unghie nella carne fino a sanguinare. Ci si scontra con dei muri insormontabili. Ad Oto sembra che conti solo l'opinione del più forte. Per un Amministratore ed ora per un Consigliere non ci sarà mai la pace. E' una lotta spesso solitaria per rendere questo posto migliore a dispetto di tutti. Se il Kokage vi ha nominato Consiglieri avrà avuto i suoi motivi. Dubito che non conosca i vostri punti di vista. Le porsi la mano Puoi stringerla come graffiarla a sangue. L'unico mio desiderio è collaborare. Cercai il suo sguardo E' vero anni fa ebbi un colloquio con il Mikawa. Mi diede della vigliacca perché lo informai che me ne stavo andando via. Gli promisi che sarei tornata. Non so spiegarlo neanche io, ma sentivo che dovevo tornare proprio ora. Io e il Kage non abbiamo la stessa visione. Puoi credermi o meno, ma sei io sono una pedina, lo sono allo stesso modo in cui lo siete anche voi. Ma un pedone sulla scacchiera non è detto che sia sempre quello da sacrificare. Può trasformarsi nelle fondamenta di qualcosa di migliore, soprattutto se non è da solo. Sono conscia che questo posto sia cambiato, che entrambi abbiate lottato per raggiungere dei traguardi, che la mia presenza possa essere una nota stonata, eppure anche così... Possiamo trovare un punto di incontro per il bene di Oto?

  2. .

    Fenrir


    QdV

    I-II



    Un Terrore... Nascosto nell'Ombra 2




    Essere svegliata nel cuore della notte era un'esperienza che non mi capitava da anni. Il ritorno ad Oto stava cominciando a ripristinare piano piano le vecchie abitudini.
    Lessi la missiva appena consegnatami. Il messaggero attendeva davanti la porta di ingresso. Dal contenuto della lettera non mi stupii che da lui trasparisse una certa urgenza.
    Avevo ricevuto una convocazione immediata. Il tempo di recuperare il mio equipaggiamento e di dirigermi al gate occidentale. Sollevai lo sguardo dal foglio di carta rivolgendolo verso lo shinobi che stava attendendo.
    Puoi riferire a chi di dovere che sto arrivando.
    Non feci in tempo a chiudere la porta che il messaggero era sparito.
    Con un sospiro misto ad uno sbadiglio mi precipitai in camera a preparare tutto l'occorrente.
    Che succede Shinny? Ko aveva sollevato il muso e mi stava osservando con una certa curiosità.
    Piacerebbe saperlo pure a me. Considerai, mentre afferravo dall'armadio e dai cassetti una combinazione di vestiario che avesse un senso logico dal punto di vista cromatico. Un conto era la fretta e un conto era andare con la prima cosa presa nel guardaroba. E di certo non potevo andare con la mise notturna con cui avevo aperto la porta.
    Sentii il cucciolo stiracchiarsi e sollevarsi dal cuscino accanto al mio, che usava come giaciglio.
    Quando partiamo? Gli scoccai un'occhiata eloquente.
    Tu resti qui, vado solo io. Sottolineai, cercando di far capire al drago che non ammettevo repliche.
    Ma... mi avevi promesso che... Socchiusi gli occhi.
    Cosa non comprendi del “Tu non puoi venire”? Ko potrebbe essere pericoloso. Non ho sufficienti informazioni, anzi non ne ho nessuna, per valutare la situazione. Non posso rischiare che ti faccia male o peggio. Le promesse sono promesse e vanno mantenute. Commentai, sperando capisse.
    Lo vidi assumere un'espressione imbronciata. Ormai riuscivo a comprendere Ko da uno sguardo.
    Non mi piace, ragazza ninja, ma.... ancora una volta la sua espressione divenne seria ...accetterò i tuoi desideri. Posso sapere dove devi andare?
    Gate Occidentale. Nessun'altra informazione, anche se essendo l'uscita diretta verso il Bosco dei Sussurri, un'ipotesi potevo farmela.
    L'ennesima complicazione con qualche esperimento di Orochimaru fuori controllo?

    Raggiunto il gate mi resi conto che qualcosa non andava. La tensione che aleggiava in zona era palpabile. Le mura erano deserte, ad eccezione di un paio?! di guardie dall'aria nervosa, eppure sbirciando oltre l'uscita non sembrava esserci nulla di insolito. Considerando che davanti a me si stagliava il Bosco dei Sussurri, anche il nulla poteva destare preoccupazione.
    Che la situazione fosse delicata l'avevo intuito dalla missiva, convocazione urgente senza altre informazioni sulla missione; quanto fosse grave mi fu chiaro dal trovarmi ad attendere al gate un membro della squadra speciale.
    Pensavo peggio. Fu il laconico commento che lo shinobi mi riservò al mio arrivo. Lasciamo da parte i convenevoli, gli altri ci stanno aspettando. Le farò un briefing strada facendo, non c'è tempo per farle visionare la documentazione cartacea. Mi segua, stia al passo e non si perda.
    Mi rimangiai il velenoso commento che mi stava per uscire dalle labbra. Qualcuno non sembrava approvare la mia presenza.
    Restare al passo non fu così complicato come la mia guida aveva sperato in un primo momento. Conoscevo bene il Bosco dei Sussurri e difficilmente mi sarei persa in un contesto ordinario, diciamo ordinario per quella foresta.
    La segretezza della missione fu messa in luce in tutta la sua importanza quando penetrammo all'interno del bosco.
    Sfruttando le sue abilità comunicative, mi mise al corrente di quanto stesse accadendo all'interno del Bosco dei Sussurri. Un resoconto sintetico ma al contempo esaustivo, diretto esclusivamente alla mia persona. E il tutto mentre saltavamo da un ramo all'altro prendendo una scorciatoia per raggiungere il primo possibile il luogo dove era stato approntato il campo base delle operazioni.
    Fenrir? Sollevai un sopracciglio incredula su quanto stavo ascoltando.
    Non era mai accaduto qualcosa di simile nei primi anni di soggiorno ad Oto. Come era potuto accadere? Sospettavo che lo shinobi avesse omesso qualche importante dettaglio.

    Il campo base era molto organizzato, che faceva presagire come quella non fosse esattamente l'operazione di una notte.
    Più di un'ipotesi considerando la barriera che avevamo attraversato e che nascondeva il reale pericolo agli abitanti del villaggio.
    Fenrir era imprigionato ad una manciata di chilometri dal campo base. C'era stato un incidente che aveva provocato il ferimento di tre membri della squadra D.
    Arto amputato? Ustioni? Comprendo la segretezza della missione. L'infermeria sarà anche ben attrezzata, ma quelle persone dovrebbero essere trasportate in ospedale una volta stabilizzate le loro condizioni. Me ne posso occupare io...
    Non siete qui per occuparvi di loro. Tagliò corto lo shinobi.
    Ah si? E per quale motivo ero stata convocata?
    Servite da supporto. Evitai di palesare la mia perplessità, che probabilmente era condivisa dalla mia guida.
    Supporto? O erano veramente messi male o qualcuno stava ampiamente sopravvalutando le mie capacità. Non stavo mettendo in dubbio la mia abilità medica, non dopo essere stata l'allieva di Sayaka. Ero una discreta sensitiva, ma avevo qualche riserva sul mio apporto combattivo per neutralizzare una creatura che aveva fatto terra bruciata attorno a sé, che aveva spezzato due catene dalle dimensioni importanti e che aveva l'abilità di copiare le capacità altrui. Senza contare le altre “abilità” fuori scala.
    Potrei avere lo stesso le cartelle cliniche o qualunque cosa abbia compilato il medico addetto? Chiesi cercando di mantenere un tono di voce conciliante. E vorrei avere la possibilità di visitarli io stessa. Non per mancanza di fiducia nel mio collega, sia ben chiaro, ma per cercare di ottenere qualche informazioni aggiuntiva. Ero pur sempre una sensitiva oltre che un medico. [sensitivo]
    Alla fine ero arrivata mentre tutti si stavano dando da fare all'interno del campo.
    Fui introdotta a quello che supposi dovesse essere il capo missione. L'ultima volta che avevo avuto a che fare con le squadre speciali era stato all'incirca un decennio prima, anno più anno meno. Salutai con un cenno del capo Tasaki, l'unico che conoscevo tra i presenti.
    Shinodari Kazaekumo, medico e sensitivo, combatto di preferenza sulla media distanza. La mia versatilità si basa sulla creazione di costrutti d'ombra. Posso teletrasportarmi e portare altre persone con me, in caso di necessità. Ho capacità telecinetiche. Riferii. Non dubitavo che fossero già al corrente delle mie abilità, ma tant'era...

  3. .

    L'Erba tinta di sangue


    III



    Tutta quella situazione stava cominciando ad assumere tinte surreali. Il nostro apporto bellico era costituito da quattro shinobi i cui scopi erano di fare gli interessi di Oto, interessi che avrebbero potuto andare in disaccordo con quelli dell'Alleanza Accademica. Non ero sicura di condividere l'ottimismo di Febh circa il nostro potenziale, o per essere più corretti il suo potenziale combattivo... distruttivo? L'averci affibbiato il team kiriano non mi disponeva nelle migliori condizioni. D'accordo forse ero ancora prevenuta dopo tutto quel tempo, ma quella particolare supposizione che si era creata dopo aver unito alcuni tasselli e il ricordare una certa conversazione avvenuta anni prima con il Mikawa, non mi faceva stare tranquilla.
    Il briefing che aveva coinvolto il team Puragu probabilmente non era quello che si sarebbe aspettato Febh. Imbrigliare lo spirito indomito ed impulsivo di Tasaki era davvero possibile? E a dare una specie di colpo di grazia era stata la mia nomina a Consigliera. Non era sicura che fosse quella la reazione che mi sarei aspettata dal mio collega... amico... la cosa non era ancora ben chiara dopo la mia lunga assenza da Oto.
    Aveva assunto una strana espressione. Mi sentii poggiare le mani sulle spalle rivolgendomi parole che avrebbero dovuto farmi piacere. Eppure avevo la netta sensazione che nascondessero un secondo fine. Una sorta di sottotesto nascosto nel dialogo principale.
    Come sempre hai la mia massima e incondizionata fiducia, e mi assicurerò che tu sopravviva a ogni pericolo in questa guerra, a qualunque costo!
    Sapevo che avrebbe mantenuto la promessa, però quelle parole lasciavano l'amaro in bocca. Avrei dovuto essere al suo fianco come kunoichi e non come fanciulla indifesa. Alla fine nulla sembrava cambiato.
    Mi concentrai sul resto del discorso, cercando di memorizzare ogni informazione utile sui miei compagni.
    L'arrivo dello shinobi di Kiri creò un siparietto che, per quanto mi coinvolse mio malgrado, servì ad allentare la tensione.
    Era trascorso più di un decennio dal secondo Torneo di Oto, eppure Febh ancora rinvangava la storia della mia presunta relazione con Yashimata e la gelosia di Shiltar. Possibile che non si fosse mai accorto che ben altri erano gli attriti tra di noi? A quel tempo Yami era ancora in vita e l'allora Mizuklage non era clemente coi i traditori. Scrollai le spalle in segno di resa. Inutile provare a spiegare la realtà dei fatti. Il passato era passato dopotutto, che senso avrebbe avuto rivangarlo? Sapere che Youshi fosse un Tokugawa mi aveva incuriosita. Non era un mistero che a suo tempo avessi cercato informazioni sulle capacità ombrose di Yashimata. D'accordo, rettifico, non era un mistero per tutti tranne che per il Consigliere Yakushi.

    Il mio proposito di mettere a parte dei miei dubbi Febh cercando il momento propizio aveva sortito l'effetto contrario.
    Durante il tragitto fino a Konoha era stato impossibile trovare l'occasione a causa dei Kiriani al seguito.
    Al nostro arrivo l'Hokage l'aveva praticamente monopolizzato, lasciando parte di noi fuori ad attendere.
    D'accordo per essere onesti fummo presenti ad una sessione del briefing, sebbene la parte sull'eliminare i ninja medici per indebolire il nemico non mi entusiasmasse molto. Potevo accettare il rapimento. Cercai lo sguardo di Febh.
    Lo stesso discorso vale per loro. I ninja medici nelle nostre fila rischiano una sorte identica. Considerai pensierosa.
    Non era etico, ma potevamo permetterci di sottilizzare su questo? Colpire rifornimenti ed ospedali per ottenere vantaggio, indebolire il nemico prima di arrivare allo scontro.
    Non era esattamente la mia visione. Avevo fatto un giuramento, come la mia sensei prima di me. Possibile che l'unica soluzione fosse infrangere il mio credo?

    In tutto ciò Ko sembrava essere invisbile come se mi fossi portata un pupazzo e non un cucciolo di drago. Da un certo punto di vista poteva risultare un vantaggio, ma dall'altro... Possibile che un evocatore di draghi non riconoscesse un suo simile? Certo, non ero alla sua altezza, le mie capacità erano ancora in fase di crescita, però i miei alleati potevano essere di aiuto se solo avessero avuto una possibilità.
    Inutile rimuginare sopra a qualcosa di cui non avevo il controllo. Almeno Febh sembrava propenso a non lasciarci indietro.
    Rimasi in silenzio per il resto del viaggio che ci condusse a Kusa.

    11:30



    E come ìn un déjà-vu mi ritrovai ad assaporare le stesse sensazioni di impotenza provate in precedenza.
    D'accordo, era passato un bel po' di tempo dal mio coinvolgimento nella politica, però avere un quadro della situazione dai diretti interessati non mi sarebbe dispiaciuto. Avrei potuto far valere la mia posizione, ma sapevo che non sarebbe stato saggio, non in quel momento di crisi. Alla fine essere stata reintegrata nel mio vecchio ruolo rischiava di creare un conflitto che non potevamo permetterci.
    Lasciai tutto nelle mani di Febh. Dovevo fidarmi di lui, che avrebbe posto le giuste domande e avrebbe ottenuto tutte le risposte necessarie. Una summa di informazioni che mi augurai avrebbe condiviso con il resto del team.

    Il nostro capogruppo ci aveva lasciato delle direttive da seguire durante la sua assenza.
    Le mie erano chiare. Non avrei dovuto utilizzare le mie capacità mediche per assistere i feriti. Non mi piaceva, ma Febh aveva ragione. Il mio dovere era verso il mio gruppo. Inoltre era meglio non palesare le mie abilità mediche, non dopo la possibilità fin troppo concreta di essere noi stessi obiettivi sensibili. Non potevo sapere se non fossero presenti delle spie o dei cittadini “collaborativi” con le forze nemiche.
    In realtà qualcosa al riguardo avrei potuto fare se mi fosse stato permesso di attingere al mio chakra.
    Mi sarei recata nell'ospedale del villaggio in cerca di informazioni come richiesto da Febh.
    Indagine che potevo ampliare analizzando il chakra dei feriti dove fosse possibile. C'era sempre la possibilità che risaltasse qualcosa di estraneo. [sensitivo]
    Avevo un'ora a disposizione per le mie ricerche e la mia raccolta dati.

    12:30



    Un'ora dopo tornai davanti al centro comando come da ordini.
    Ko si agitava sopra la mia spalla destra, segno di evidente nervosismo. Non era facile per lui restare in silenzio. E conoscendolo, sospettavo fosse preoccupato per me. La Shinny di un tempo sarebbe venuta così facilmente a patti con la propria coscienza? Davvero volevo rinchiudere nel profondo del mio animo il mio agire e pensare fuori dai canoni?


    13:00



    Ritornammo al campo base.
    Era giunto il momento di entrare in azione. Dopo la convocazione dei capigruppo da parte dell'Hokage, ricevemmo i rispettivi incarichi.
    A quanto sembrava il nostro team si sarebbe diviso tra le varie missioni.
    Febh ed io avremmo partecipato ad una missione in gruppo con uno shinobi di Konoha.
    Il giovane era una conoscenza del Consigliere Yakushi. Aveva un aspetto giovanile, quasi fanciullesco.
    Si rivolse a Febh apostrofandolo come il “Principe delle lucertole distruttive”, nome altisonante ma molto descrittivo, decisamente appropriato.
    Piacere mio, Youkai Uzumaki. Gli rivolsi un inchino, quando fu il nostro turno di presentarci. Cercai di mantenere un tono di voce cortese. Mi sentii tirare i capelli. Il cucciolo dispettoso che mi grava sulla spalla è Ko. Lo sentii sibilare indispettito.
    Mi aveva promesso che non avrebbe parlato finché non gli avessi dato il permesso.
    Avrei dovuto fingere che si trattasse di una lucertola troppo cresciuta?
    Il successo di una missione si basa sulla fiducia reciproca dei suoi componenti.
    Non è uno dei sottoposti del Principe delle Lucertole distruttive. Ko è un cucciolo di drago. Aggiunsi, non resistendo a sfruttare biecamente il soprannome appena affibbiato a Febh dal giovane shinobi.



    Chiedo scusa se mi sono persa qualcuno.

    Per Max.
    Riassumendo Shinodari a Kusa segue le direttive di Febh di interrogare i feriti per carpire informazioni circa le armi utilizzate dal nemico. In aggiunta analizza il chakra dei feriti dove possibile con le sue capacità da sensitivo che non richiedono consumo di chakra.
    Cercherà di ottenere più dati possibili sfruttando l'ora concessa.


    PNG

    Hiromi Mochi
    Kiyoko Mari
    Kuromi Yakushi




    Edited by Shinodari - 18/1/2022, 16:22
  4. .

    L'Erba tinta di sangue


    Dubbi e paure

    III



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    Durante il viaggio verso il campo base Miyori non era stata l'unica a parlare. La stessa Arahaki aveva rotto il silenzio confessando le sue preoccupazioni.
    La giovane Uchiha assunse un'espressione pensierosa. Si era lasciata prendere dall'enfasi del momento. Aveva cercato in qualche modo di condividere con il suo gruppo la sua esperienza passata. Ingenuamente aveva pensato che quel discorso potesse aiutarli, ma ognuno di loro proveniva da un passato diverso che li aveva resi unici, complementari. Non era detto che potessero comprendere appieno i suoi trascorsi.
    Avrebbe voluto replicare alla compagna, ma non era il momento adatto per continuare un discorso durante la marcia. Le loro energie dovevano essere impiegate per mantenere un passo costante. Miyori stessa aveva bisogno di restare concentrata. Sembrare forti non significava che lei non avesse paura.

    Campo Base



    Raggiunto l'accampamento, Arahaki trovò il tempo per un cambio d'abiti, più comodi considerando che si trovavano in prossimità di una zona di guerra.
    La ragazzina si guardò il suo abbigliamento. Era adatto alla missione, sebbene potersi dare una rinfrescata non le sarebbe dispiaciuto.
    Prima di riunirsi con Kyojuro, Miyori cercò di attirare l'attenzione della kunoichi.
    Era giunto il momento di affrontare il discorso.
    Arahaki, quello che provi è normale. Esordì, mantenendo il tono di voce volutamente basso. Non voleva che altri udissero le sue parole. Coraggio e paura sono due lati della stessa moneta. L'uno non può esistere senza l'altro. Sono rare le persone che non temono e non sono sicura che questo sia un bene. Non provare emozioni ti trasforma in una macchina letale, ma a quale prezzo? Quello che veramente è importante è essere consapevoli delle proprie paure ed affrontarle. Non credere, ma anche io ho paura di morire. Se non non tornassi, non potrei proteggere le persone a me care. Sollevò lo sguardo cercando quello della kunoichi. Nella Landa io ho giurato e la mia parola è una sola. Non posso stare al sicuro sapendo che ci sono persone che stanno soffrendo, che vedranno la loro esistenza distrutta se noi non interveniamo in qualche modo. Ciascuno di noi con le proprie capacità. La strada che abbiamo intrapreso quel giorno ci ha portato qui. E' la via che ci siamo scelti. La ragazzina avrebbe voluto risparmiare alla sua compagna tutto quello, purtroppo solo un ordine di un superiore avrebbe potuto riportare a casa il team 13. L'unica cosa che era in suo potere, era di esserle accanto, di non abbandonarla.

    Riunirsi a Kyojuro aveva riportato il gruppo a ritrovare per un istante una parvenza di normalità, nel bene e nel male. Solo per un attimo Miyori poteva fingere di essere tornata indietro nel tempo, quando le difficoltà in quella prima missione non si erano ancora palesate in tutta la loro drammaticità.
    L'attesa davanti la tenda del loro superiore fu interrotta dalla presenza di un giovane alto, dall'aria possente, di bell'aspetto per chi prestava attenzione ai tali particolari. Miyori aveva altre priorità al momento, doveva focalizzarsi sulla missione o i suoi pensieri sarebbe andare verso un sunese che le aveva messo l'animo in subbuglio. Ed arrossire davanti a tutti, non era esattamente quello che voleva. Si rese conto di stare divagando.
    Lo sconosciuto si era presentato come L'Oni di Konoha, Arataki Itto. Per un momento l'Uchiha aveva creduto che fosse sul serio una creatura leggendaria, per poi rendersi conto, con una sfumatura di delusione che l'unica cosa ad avere in comune con gli Oni fossero le corna del suo coprifrontre.
    Di tutt'altro pensiero fu Arahaki che sembrò apprezzare il nuovo arrivato.
    La ragazzina faticò un poco a seguire il filo logico del discorso, sforzandosi di trovare una connessione tra chiedere un appuntamento... Non arrossire Miyori... essere... parola non riferibile... dare la colpa a Kyojuro, la cui spalla sembrava ancora intatta dopo la pacca di Arataki.
    Chissà per quale motivo la sua compagna finiva sempre per scaricare tutto sul genin che li aveva guidati durante la loro prima missione.
    L'arrivo di Youkai sembrò ristabilire un ordine logico sulle priorità dell'essere shinobi.
    Il loro superiore era giovane, molto giovane. Ad una prima occhiata poteva anche essere suo coetaneo. Era di pochi centimetri più alto di lei e una chioma cremisi incorniciava il suo viso.
    Il tempo per Miyori di porgere un inchino formale, che si affrettò a seguire il gruppo all'interno.
    Fu proprio l'interno a lasciare l'Uchiha perplessa, con una serie di punti interrogativi.
    In un certo senso condivideva il punto di vista di Arahaki circa la confusione che regnava, per quanto non si sarebbe espressa con quelle parole.
    E la presenza di altre due giovani, che li fissavano come se volessero giudicarli, non aiutava a dissipare quell'atmosfera surreale che si stava creando attorno a loro.
    Cercò di non calpestare nulla mentre si muoveva in quel disordine... Organizzato, fu costretta ad ammettere quando vide il loro superiore trovare i documenti che stava cercando in mezzo al caos primordiale.
    Non erano gli unici ad essere entrati nella tenda.
    Miyori rivolse un cenno del capo alla ragazza di nome Yuki.
    Rifocalizzò lo sguardo su Youkai e sulle sue parole di apprezzamento nelle loro capacità, accompagnate da un sorriso sincero. La ragazzina sperò in cuor suo che in qualche modo potessero essere di aiuto alla sua compagna.
    In tutta onestà avrebbe voluto prestare la massima attenzione al brifieng riguardante la loro missione.
    Purtroppo quello che successe dopo le provocò una forte sensazione di disagio. Il rosso non poteva saperlo, ma Miyori non era abituata a quel tipo di contatto per quanto innocente. In fondo le aveva appiccicato sul petto un adesivo con l'effige di una boccetta con la croce rossa, nulla di malizioso. Probabilmente l'identificativo della loro missione.
    Un brivido gelido percorse la ragazzina dall'attaccatura dei capelli fino alla punta dei piedi. Si irrigidì involontariamente e cominciò a sudare freddo. Si dovette sforzare per non lasciarsi scappare un “YKESSSS!”. Non sarebbe stato affatto appropriato. Non prestò molta attenzione a quello che accadde dopo, impegnata a recuperare una parvenza umana.
    Si ritrovò fuori dalla tenda assieme al suo gruppo. Non era sicura che Youkai avesse rivolto ai vari team un augurio di buona fortuna.
    La confusione di dissolse con il commento di Arahaki circa l'incarico affidato loro.
    Miyori si riscosse, emettendo un profondo sospiro.
    Non userei quella parola colorita, ma temo che tu abbia ragione. Non che sia un'esperta sui gradi delle missioni, però sarà meglio non abbassare mai la guardia. In ogni caso restiamo positivi. Si spera che abbiano considerato le reali capacità di ciascun team. Non era il migliore dei suoi discorsi incoraggianti, ma anche lei dubitava che le cose si sarebbe svolte in maniera così semplice, com'erano state descritte sul foglio della missione.

    Ore 13



    Arahaki li attendeva nella parte del campo adibita alla mensa.
    Soffermandosi ad osservarla, poteva condividere il suo stato d'animo.
    Sarebbero partiti non appena avessero fatto un controllo dell'equipaggiamento. La missione richiedeva una certa urgenza.
    Pensi che possiamo chiedere delle provviste per il viaggio? In caso di emergenza. Considerò Miyori rivolta alla compagna. Non potevano permettersi un calo di energie in caso di imprevisti.

    PNG

    Nanako Nara
    Sadako Nara



    Edited by Shinodari - 18/1/2022, 19:58
  5. .

    I Primi Passi Infuocati



    Farewell, for now...

    VII



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    CHU
    Dovere
    e
    Lealtà

    A tutti coloro
    di cui sono responsabili,
    essi rimangono
    fieramente fedeli.



    Se in quel preciso istante si fosse destata, avrebbe potuto confondere tutto quello che aveva vissuto assieme ai suoi compagni, come il frutto di uno dei suoi incubi, sogni che non di rado le facevano visita minando il suo sonno ristoratore.
    Non ci fu alcun risveglio, non nell'immediato, lasciando Miyori ad osservare le gocce di sangue versato che trasformavano l'uomo in una luce dorata, una sfera grande quanto un frutto.
    L'avversario, se si poteva ormai definire tale, prima di mutare forma non rispose alle sue parole, ma sul suo volto la giovane Uchiha riconobbe l'espressione di qualcuno che aveva finalmente fatto pace con sé stesso.

    Riposa in pace... mormorò con un filo di voce, dal timbro vibrante.

    Era ancora scossa da quanto accaduto. In una manciata di tempo aveva dovuto combattere uno dei fantasmi del suo passato. La verità era stata dolorosa, ma il perdono e non la vendetta aveva portato una ventata di aria fresca nel suo animo. Il suo cuore si sentiva liberato da uno dei macigni che gravavano da troppo tempo.
    Le parole di Kenji arrivarono al suo udito come una lama di luce in grado di squarciare il limbo che l'aveva circondata.
    Arrossì lievemente quando si rese conto che le sue parole, il suo giuramento non aveva avuto un unico ascoltatore.
    Non era l'unica luce, però, che era apparsa. La sua controparte oscura si era generata subito dopo, ma prima che potesse agire una mano sbucò dal terreno afferrandola e trascinandola con sé.
    Non era sola, altre mani si stavano prodigando per recuperare tutte le luci, anche quelle dorate. Troppo rapide perché la ragazzina potesse intervenire, ma non abbastanza perché Iro scattasse per recuperarle, salvandole... da cosa?...
    Che stava succedendo? Non era finita? Le emanazioni, o qualunque cosa fossero, non avevano trovato la pace? La Landa non aveva trovato sollievo dalle loro azioni?
    Le successive parole di Iro nei loro confronti erano di gratitudine, di ringraziamento per i doni che loro tre avevano fatto con le loro azioni, con il loro cuore, eppure la parte conclusiva del discorso aveva toni contrastanti, evocava minacce e corruzione che non sarebbero dovute esistere.
    Iro sama che cosa vuoi dire? Aspetta! Permettici di aiut... Le sue parole si persero nel vuoto, Tutto si fece oscuro. L'Uchiha riconobbe quella sensazione e non le piacque affatto. Le sembrò di perdere i sensi, la percezione del mondo. Quando quel disagio terminò, impiegò alcuni istanti per mettere a fuoco, sbattendo le palpebre più volte.
    Era tornata all'interno del bosco, nel luogo da cui tutto aveva avuto inizio.
    Ancora una volta si domandò se gli eventi appena vissuti erano stati reali o frutto di un elaborato genjutsu.
    Diresse lo sguardo verso i suoi compagni. Per quanto tutto ciò fosse stato irreale, portavano i segni delle loro azioni. Le ferite si stavano rimarginando, avrebbero indossato nuovi abiti, ma quello che era stato impresso nel loro animo e nella loro mente non sarebbe stato dimenticato.
    Lei avrebbe ricordato.
    In quella Landa era stata forgiato un nuovo team. Forse al momento nessuno dei tre avrebbe compreso fino in fondo le implicazioni di tale cosa, ma in un futuro non troppo lontano, sarebbe potuto essere la loro forza.
    Kyojuro si rivolse al terzetto con parole di apprezzamento. Vedeva un team degno di tale nome, un gruppo di shinobi che si sarebbero fatti strada. Porse loro quelle che somigliavano a scuse.
    Non doveva essere stato facile per il genin, di questo la ragazzina era convinta.
    L'astio che era stato riversato sul loro capo missione probabilmente era comprensibile. Il loro passato non li aveva preparati a questo, ma erano sopravvissuti.
    Arahaki non perse tempo a redarguire Kyojuro. Non poteva darle torto se considerava il suo punto di vista. E sarebbe stato molto più facile dare la colpa ad una qualche droga psicotropa mescolata alla bevanda che avevano assunto, piuttosto che dare credito alla Landa e a quanto avevano sperimentato sulla loro pelle.
    Non era tempo per riposare per nessuno di loro.
    Arahaki fu la prima a salutare e ad avviarsi verso il villaggio, seguita da Kenji.
    Ascoltò le loro parole di commiato, cui replicò con una nuova sicurezza.
    Arahaki san, la prossima volta ci guarderemo le spalle a vicenda. Non ti lasceremo da sola. Kenji san, non è mia intenzione abbandonare il team. Poi rivolta al genin Non provo rancore nei vostri confronti. La landa ha messo alla prove non solo noi ma anche voi. Non agire non deve essere stato facile. Non scusatevi. Siete intervenuto al momento opportuno e ci avete dato speranza. Le nostre azioni, Kyojuro san, parlano per noi. Io ho fatto un giuramento e quel giuramento vale anche per la Landa. Oggi non eravamo in grado di aiutare Iro sama, questo lo so bene, ma in futuro, se veramente siamo destinati ad essere degli shinobi degni di tale nome, permetteteci di aiutare. Probabilmente se proponessi ora questa cosa ai miei compagni, potrebbero non prenderla troppo bene, soprattutto una persona, ma siamo un team e sono convinta che un giorno se Iro sama vorrà potremo essere al suo fianco. Rivolse un inchino formale. Grazie di tutto. Ho imparato molto e finalmente sono riuscita a perdonare a perdonarmi. Aggiunse con un accenno di sorriso.
    Si voltò verso i due compagni accelerando il passo per ricongiungersi a loro.
    Era stata una giornata densa di emozioni. Per la prima volta aveva fatto parte di un gruppo e le era piaciuto. Non sarebbe stato un cammino facile. Avrebbe dovuto conciliare la sua doppia natura, samurai e kunoichi, ma non si sarebbe tirata indietro.
    Finalmente poteva cominciare a ripagare tutti i sacrifici fatti dalle persone attorno a lei per tenerla al sicuro.
    Ora poteva essere veramente d'aiuto agli altri.


    Sorry per il ritardo. Il real non è stato molto clemente.
    Vorrei ringraziare Il nostro sensei e il team 13 per questa meravigliosa avventura.




  6. .

    L'isola dei felini


    Riunione

    I



    Narrato Parlato PensatoParlato nel linguaggio natio

    Da qualche tempo Tamashii soggiornava in casa di Yasuke e del suo tutore, sempre che l'anziano uomo si potesse definire tale e non un datore di lavoro. Il giovane Chikuma, non volevendo più gravare sulle spalle del nonno e vivere in locanda fino a quando non fosse stato accettato formalmente nel clan, aveva preferito optare per questa soluzione. Il ragazzino per pagare l'affitto svolgeva alcuni compiti più o meno gravosi a seconda delle necessità del momento. Aveva sistemato le sue cose nella soffitta, dove avrebbe dimorato. Per lui non era un problema la sistemazione, la vita da nomade gli aveva insegnato a sapersi adattare. L'importante era avere accanto a sé Koryukaze, la sua lucertola alata, l'attrezzatura per costruire e riparare marchingegni, i suoi immancabili goggles ed i cappelli. Un animo semplice in definitiva.
    Quella mattina avrebbe dovuto assolvere a due compiti. Preparare la tavola per la colazione non richiese molto tempo. Recuperò una tovaglia da uno dei cassetti e la stese sopra il tavolo, facendo attenzione a spianarla per bene. Poi fu il turno dei piatti, bicchieri e posate sistemati con scrupolosa attenzione. Da quando il ragazzino viveva con loro, aveva cercato di dare un ordine agli oggetti di uso comune. Un'abitudine appresa per non perdere le cose quando il clan si spostava nel deserto.
    Fatto! Avrebbe esclamato con una certa soddisfazione nel tono della voce, raggiungendo la cucina e lanciando un'occhiata incuriosita a Yasuke che stava armeggiando con utensili ed ingredienti vari. Per la sua incolumità evitò di fare commenti sul grembiule blu che stava indossando. Non ci stava male, ma forse non era il caso di farglielo notare.
    Il secondo compito era quello più gravoso. Recuperata la sacca con l'attrezzatura e le parti di ricambio, era ritornato nella stanza precedente. La camera aveva una duplice funzione di salotto e di sala da pranzo. Si mise ad osservare con un certo disappunto l'orologio .
    Ci credo che non funziona. Considerò fissando il kunai conficcato negli ingranaggi. Qualcuno ha dei seri problemi con il tempo. Rifletté con un sospiro.
    Si infilò i guanti da lavoro, sufficientemente sottili da non avere ingombro nelle opreazioni di precisione. Indossò gli occhiali di sua invenzione su cui aveva montato una serie di lenti a vari ingrandimenti che ruotavano attraverso una piccola ghiera. Lateralmente la strana montatura aveva una piccola lampadina in caso gli servisse più luminosità durante il lavoro.
    Prese un cacciavite e svitò la parte dell'orologio danneggiata, dopo aver estratto con la massima attenzione il kunai. Meglio evitare altri danni “accidentali”.
    Alcuni ingranaggi dovevano essere sostituiti, difficile raddrizzarli con le pinze. Il Chikuma frugò nella sacca e ne recuperò una manciata che potevano fare al caso suo. Aiutandosi con gli strumenti di precisione ricostruì il delicato meccanismo. La parte esterna era quella maggiormente danneggiata. Il vetro era in frantumi e una delle lancette irrimediabilmente distorta. Sostituire il vetro non sarebbe stato possibile a meno di non recarsi da un vetraio o da un orologiaio. Al momento poteva procedere ad una riparazione di emergenza. Saggiò la stabilità dei frammenti di vetro rimasti attaccati. Ne estrasse un paio conservandoli in una scatoletta. Chissà, in futuro sarebbero potuti tornare utili. Il meccanismo che si attivava ad ogni ora era purtroppo compromesso. Le geishe in miniatura che sarebbero dovute fuoriuscire durante i rintocchi, erano state tra le prime vittime del kunai. Lavorandoci sopra avrebbe potuto restaurarle, ma, anche in questo caso, gli sarebbero serviti materiali che non aveva sottomano. Per il momento poteva inserire una struttura di ingranaggi a coprire il danno. Per la lancetta aveva avuto un'idea un po' creativa: storcere anche l'altra. Il risultato era una coppia di lancette dalla geometria non lineare. Il ragazzino aveva sincronizzato in modo che le punte segnassero l'ora giusta.
    Quando Yasuke fece il suo ingresso con le crepes, Tamashii aveva rimesso in funzione l'orologio. Certo mancava ancora il diaframma che si richiudeva allo scoccare dell'ora, realizzando uno schermo protettivo anti kunai. Forse poteva dotarlo di ruote e farlo muovere erraticamente per la stanza ad ogni ora, per farlo sopravvivere almeno ad un paio di armi da lancio.
    Mi lavo le mani e arrivo! Esclamò scomparendo dal salotto e ricomparendo pochi istanti dopo.
    Buona colazione anche a te. Si mise seduto osservando il collega che sembrava avere un'espressione gentile. Avvolse il dolce in un tovagliolo di carta e diede un morso, cercando di assaggiare anche il ripieno. I suoi occhi si illuminarono. E' buono! Crepes, hai detto? Non le avevo mai assaggiate. E il ripieno, cos'è? Mi piace. Commentò mentre mangiava con gusto.
    Un rumore di ali e Koryukaze si avventò sulla crepes strappandone un morso. Piace anche a te, vero? Sorrise al Coelurosauravus dividendo il dolce a metà.

    La colazione era praticamente terminata quando un sibilo avvisò dell'arrivo di due oggetti volanti, armi?!, che si conficcarono nella parete.
    Il giovane Chikuma si voltò di scatto preoccupato più dell'eventuale danno arrecato alle cose che alle persone.
    Strabuzzo gli occhi notando che si trattava di lettere.
    Messo donna? Che donna? Yasuke, a Suna si usa così consegnare le missive? Chiese pensieroso, mentre recuperava l'altra lettera a suo nome.
    Non aveva terminato di leggere che Muramasa gli ordinò di preparare l'occorrente nel giro di cinque minuti.
    Aspetta, ma almeno potevi farmi finire di leggere? Cinque minuti? Rivolse lo sguardo verso gli oggetti sparsi sul pavimento. D'accordo. Sospirò con rassegnazione.
    In strada un'altra sorpresa aspettava il Chikuma.
    Che vuoi fare? No, aspetta. L'istante dopo si ritrovò issato di peso sulle spalle.
    Guarda che so camminare da solo. Mi vuoi far scendere! Non sono un bambino! Ci stanno guardando tutti! Ehi, Yasuke! Ma mi senti! Il giovane nomade cercava di attirare l'attenzione dell'altro shinobi, peccato che per l'agitazione avesse ripreso a parlare nella sua lingua natia.
    Yasuke si ricordò di rimetterlo a terra solo dopo che si ritrovarono davanti la stanza dell'appuntamento. Rosso in volto, visibilmente imbarazzato, seguì il collega all'interno.
    Il Chikuma si guardò intorno. La sua attenzione venne attratta da un ragazzino all'incirca della sua età. Aveva un taglio di capelli davvero particolare. L'altro ospite presente era un gatto inizialmente addormentato sul tavolo centrale. Sentì Koryukaze scomparire sotto il suo cappello. Scena alquanto comica considerando la coda che sbucava da un'estremità del berretto e il muso affilato dall'altra.
    Sulla lavagna un disegno di un giovane in armatura. Guardando bene sembrava somigliante all'autore.
    Ascoltò i consigli di Muramasa rivolti al disegno, restando leggermente in disparte. Si stava ancora riprendendo dalla figuraccia.
    Quando il gatto sembrò attirare l'attenzione miagolando, il giovane sconosciuto si presentò.
    Piacere Yugi, sono Tamashii Chikuma. Si presentò a sua volta. Scoccò un'occhiata interrogativa a Yasuke. Quel gatto era davvero un'evocazione? A lui era sembrato solo un gatto. Eh si, aveva ancora molto da imparare.


  7. .

    Integrazione Sunese


    Misteri

    III



    Narrato Parlato PensatoParlato nel linguaggio natio

    Tamashii non condivideva l'entusiasmo del ragazzino dalla chioma rossa. Pur avendo promesso che l'avrebbe aiutato a recuperare il “pomello”, era molto dubbioso riguardo tutta la vicenda.
    Seguì con lo sguardo la direzione indicata da Yohao strizzando gli occhi per mettere meglio a fuoco.
    Sbatté le palpebre più volte per sincerarsi di quello che stava vedendo.
    Ma che... Sul serio... difficile mettere assieme una frase di senso compiuto quando la mente si stava focalizzando su come evitare di finire in guai peggiori della parola estortadata per ottenere la fiducia del terzetto.
    Il pomello non era nient'altro che la sfera tenuta in mano da una statua, una delle tante decorazioni che arricchivano la facciata del Tempio di Suna. L'oggetto da sottrarre aveva le dimensioni approssimative di un pugno e si trovava ad un'altezza di circa una quindicina di metri dal suolo.
    Tamashii fissava incredulo uno dei luoghi nevralgici del villaggio mentre ascoltava la spiegazione fin troppo semplicistica sul compito che li attendeva.
    Andare, salire, prelevare e fuggire via. E che ci vuole! Considerò mentalmente, avvertendo una sfumatura stonata nei suoi pensieri. Rivolse lo sguardo verso Muramasa. Era ragionevolmente sicuro che anche lui avesse compreso.
    Non era solo l'incarico di rubare il “pomello”, missione di per sé abbastanza rischiosa per la loro carriera ninja che lo impensieriva. Certo, se fossero stati scoperti, sarebbe stato complicato spiegare il motivo della loro presenza durante la tempesta di sabbia. Raggiungere il Tempio di Suna usando il sotterfugio non avrebbe sicuramente deposto a loro favore. Quello che lo preoccupava era qualcosa di più sottile, che si insinuava nelle parole non dette.

    Yasuke interruppe le sue riflessioni riportandolo alla realtà.
    Si sarebbero occupati loro di elaborare un piano d'azione per rendere fattibile la pericolosa missione.
    Lo shinobi condusse il Chikuma in un punto del locale sufficientemente distante dal terzetto.
    Entrambi erano giunti alla conclusione che c'era qualcosa dietro quella cifra spropositata offerta ad un bambino che viveva di piccoli espedienti. Perché il mandante non aveva richiesto i servigi di un gruppo più esperto per realizzare il furto? Avere informazioni sul mandante sarebbe stato d'aiuto ma Yohao aveva glissato su quella parte. E chi era Ashihei?
    E' un inganno, fin qui siamo entrambi d'accordo mi sembra. Osservò mantenendo il tono della voce basso, imitando il collega.
    Concordò sulla possibilità che si trattasse un oggetto prezioso. Perché no? Niente di meglio che nascondere qualcosa, mettendola in bella mostra. E una parte della decorazione del tempio sarebbe passata inosservata se non si fosse saputo dove cercare. Oppure è semplicemente quello che sembra: una normale palla decorativa. In entrambi i casi... Inutile girarci intorno. Siamo un'esca, una trappola per sviare l'attenzione su qualcos'altro. Fare ulteriori ipotesi non avrebbe portato lontano.
    Yasuke era intenzionato a scoprire l'identità del mandante. Tamashii, dal canto suo, voleva avvisare le guardie di stanza nel gabbiotto. Il giovane nomade riteneva che avessero bisogno di alleati.
    La parte più difficile era di rendere credibile il loro desiderio di portare a termine il furto senza porre scomode domande.
    I due shinobi analizzarono la piazza antistante al Tempio. Era stata progettata fin troppo bene dal punto di vista strategico. d'altra parte la tempesta poteva venire in loro soccorso. La visibilità sarebbe stata scarsa da entrambe le parti e con un po' di fortuna il piano avrebbe potuto funzionare.
    Rubare il “pomello” sarebbe spettato a Yasuke, il più esperto tra i due ninja. Yohao e la coppia di camaleonti avrebbero fatto da diversivo. Un modo di renderli partecipi facendo correre il minor rischio possibile. Tamashii sarebbe rimasto volontariamente in disparte per fungere sia da osservatore in caso il mandante fosse apparso sia per avvisare i marionettisti di guardia.
    Delle disposizioni e dei punti di fuga se ne occupò principalmente Muramasa che conosceva il villaggio. Il luogo di ritrovo a fine missione sarebbe stato l'edificio abbandonato in cui si trovavano.
    Il figlio del vento era preoccupato per il terzetto. Troppo facile sfruttare la disperazione, la povertà per raggiungere i propri scopi. Sacrificare gli “invisibili”. Nessuno ne avrebbe sentito la mancanza, nessuno avrebbe pianto la loro scomparsa.
    Io si. Io sentirei la loro mancanza. Io piangerei per loro. Rifletté tra sé, lasciando vagare lo sguardo in direzione del bambino e dei due camaleonti.

    Prima di dirigersi ai posti concordati, Tamashii prese da parte Yasuke.
    Ascolta, se le cose non dovessero filare per il verso giusto, lasciami indietro. Esordì serio, parlando a bassa voce. Sollevò la testa per fissarlo dritto negli occhi. Il mandante è il nostro obiettivo primario. Se si palesa, non deve fuggire. Io me la saprò cavare. Qualunque cosa succeda intendo avvisarli. Siamo shinobi di Suna, non traditori. E poi non voglio che a quei tre capiti nulla di male. La loro è una vita difficile, non serve che venga complicata ulteriormente.

    Lyshar e Lyshin, vi chiamate così giusto? Si rivolse ai due camaleonti. Abbiate cura di Yohao. Attenetevi al piano e al resto, come ha detto lui, indicò Muramasa ...ce ne occuperemo noi. Aggiunse cercando di essere il più rassicurante possibile.
    Sollevò il lembo della sciarpa per coprire il naso e la bocca. Calò i goggles per proteggere la vista dai granelli di pulviscolo. Si sistemò il cappello in modo da non farlo volare via a causa delle raffiche di vento. Si assicurò che l'equipaggiamento fosse ben saldo ed uscì dall'edificio in rovina.
    Si incamminò prestando la massima attenzione a non finire lungo la traiettoria di oggetti mossi dai capricci del vento. Prima di raggiungere il punto d'appostamento assegnato, si infilò in un vicolo che ad un'occhiata sommaria sembrava vuoto. Non che potesse fare molto vista la ridotta visibilitàPercezione: 6 - 3 = 3. Attivò il rivestimento mimetico posto sugli occhiali per raggiungere il punto d'appostamento stabilito [Slot Azione I]. Si mosse più cautamente per raggiungere il punto d'appostamento stabilito [Note]Direzione est, lato diametralmente opposto a quello da cui si avvicina Yasuke.
    Il ragazzino non vedeva ad un palmo dal naso, la tempesta si era fatta più intensa. Controllò di avere a portata di mano il respiratore. Non era esattamente l'uso per cui era stato progettato, ma in caso di difficoltà respiratorie era meglio di niente.
    Attese che il diversivo avesse inizio.
    Tamashii non si faceva molte illusioni di raggiungere il gabbiotto senza essere individuato. Poteva fare soltanto affidamento sulle condizioni avverse e su quanto tempo il terzetto avrebbe fatto guadagnare.
    Non gli importava essere scoperto dalla guardia o le guardie di sorveglianza, il suo compito era di metterle al corrente di quanto era venuto a conoscenza. Quello che non voleva era di allertare il mandante. Chiunque fosse doveva pensare che il furto si sarebbe svolto come prestabilito.
    Il Chikuma si sarebbe mosso in quella tempesta facendo affidamento sul vento, sul seguirne voce. Essere tutt'uno con quella maestosa forza della natura. Non poteva contare sull'eredità di sangue non ancora risvegliata, ma il vento era l'unico alleato che lo potesse guidare alla meta.
    Si sarebbe incamminato cautamente cercando di sfruttare quel poco di visibilità dovuta alle condizioni climatiche avverse, muovendosi verso la guardiola, indipendentemente se il terzetto fosse riuscito o meno nell'impresa di attirare l'attenzione delle guardie presenti.
    Se fosse riuscito a stabilire il contatto con loro, si sarebbe identificato. Era rischioso, lo sapeva bene, ma non aveva trovato nessun'altra soluzione.

  8. .

    I Primi Passi Infuocati


    Perdonare

    VI



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    MAKOTO
    Onestà
    e
    Sincerità

    Parlare e agire
    sono un tutt'uno.



    Se sguaini la lama potrai rinfoderarla solo se si sarà bagnata del sangue del tuo avversario. Non cercare lo scontro se non desideri trasformarti in un assassino. Il confine tra giustizia e vendetta è sottile. Recidere la vita è una ferita che non si rimarginerà mai, graverà sul tuo animo per sempre. Sei disposta ad affrontare tutto questo Miyori? E' la morte l'unica via?
    Le parole di Hajime echeggiarono all'improvviso nella mente della ragazzina.
    Solo allora si rese conto che gli attacchi portati contro la sua controparte oscura erano mossi dal desiderio di distruzione.
    L'assoluta calma, il respiro controllato avevano congelato i suoi sentimenti.
    Aveva imprigionato il dolore, aveva allontanato la frustrazione di essere rimasta impotente davanti al sacrificio di Arahaki, aveva rinchiuso il suo cuore in una fredda gabbia priva di emozioni.
    Il grido di avvertimento di Kenji non le aveva permesso di metabolizzare, di pensare, di comprendere, di cercare un'altra via che non fosse privarsi della sua umanità.
    Era stato tutto così veloce.
    Aveva estratto il dadao per uccidere, per liberarsi della sua nemesi in fretta. Desiderava porre fine allo scontro per soccorrere Arahaki. In quel momento la sua compagna era l'incarnazione di tutte quelle persone che si erano sacrificate per lei. Per una volta voleva tendere la mano, non limitarsi ad osservare impotente con le guance rigate da lacrime di frustrazione.
    Il passato si era fuso con il presente.
    La lama del dadao aveva assaggiato l'icore oscura del tessuto d'ombra lacerato, ma non era stato sufficiente a cancellarla dalla sua vista.
    Per un istante che sembrò durare più del tempo realmente trascorso, l'alter ego si trovava davanti a lei quasi a volerla deridere dei suoi patetici attacchi. Era ferito ma non sconfitto.
    Perché sei ancora qui? Mormorò con voce priva di inflessione. Le dita erano serrate sull'impugnatura dell'arma quasi a volerla stritolare. Perché non sei sparita?
    Ma che ti urli ragazzina? Ma che dici che sei inutile? Che credevi, che ci morissi in quella palla?
    Le parole di Arahaki raggiunsero il suo udito, destandola da quello stato fuori dal mondo.

    Una prima crepa incrinò la barriera di freddo autocontrollo che aveva eretto nell'ultima parte dello scontro.

    Non c'era più nessuna ombra, la “se stessa oscura” era scomparsa.
    La compagna le aveva rivolto una bella strigliata.
    Arahaki non era messa affatto bene, eppure da quel corpo che doveva essere esausto, scaturiva un'energia, una volontà di non arrendersi a dispetto di tutto.
    Il sorriso che affiorava sulle sue labbra, la posa da culturista che sfoggiava, l'incitarli a toccare quei muscoli che sembravano non soffrire gli sforzi della battaglia, per donare l'ultima scintilla di coraggio, per non farli preoccupare.

    Un'altra crepa...

    Ara... No, non sarebbe stato giusto compatirla, dirle di non sforzarsi ulteriormente. Lei era fatta così, era il suo momento, peccato che il peggio doveva ancora arrivare.

    Ancora una crepa...

    La sua controparte oscura era sparita ma qualcosa di più inquietante l'aveva sostituita.
    Le ferite che aveva inferto alla sua nemesi era state trasferite al prigioniero ricoperto di cicatrici.
    Che cosa? Due semplici parole che fuoriuscirono dalle sue labbra senza che lei potesse fermarle, rispedirle indietro. Un punto interrogativo che sottolineava lo stupore apparso sul volto della minuta Uchiha.

    Le emozioni stavano premendo con forza per fuoriuscire da quelle crepe.

    Arahaki, Kenji scomparvero dai suoi pensieri; in quel momento la sua attenzione era focalizzata solo sull'uomo che aveva difronte a sé.
    Nessun corpo martoriato era legato all'albero, le catene che lo avevano tenuto prigioniero erano cadute al suolo ai piedi del tronco di legno.
    Non è possibile... quasi non udiva la sua voce. Io non volevo farti questo...
    I suoi occhi ora vedevano al di là di quello che aveva creduto di vedere.
    Le cicatrici non sembravano più le tacche di un assassino, i ricordi delle vite recise, piuttosto qualcosa di più drammatico, straziante, come lo erano le sue parole. Lui era la vittima non il carnefice.
    Vide la lama del dadao farsi più tangibile, fendere l'aria nell'ultimo atto disperato di chi cerca la pace non per sé, ma per i suoi cari.
    L'istinto le avrebbe suggerito di mantenere il sangue freddo, ma....

    ...la barriera si era infranta.

    Nessuna lama sfiorò la testa. Miyori aveva sollevato il braccio destro frapponendo il palmo della mano contro il filo del dadao per fermare il colpo. Le dita chiuse sulla lama. Una patina di chakra aveva circondato l'intero arto [Slot Difesa I]Impasto di chakra 0.5
    distributo in modo da avere
    +1 tacca in resistenza,
    +1 tacca in riflessi.

    Velocità 125 - Riflessi 125
    Forza 125 - Resistenza 125

    potenza dadao 15

    danno inferto: 1,5 leggere
    . Il dadao era impugnato solo con la sinistra, la punta rivolta verso il basso.
    Una goccia di sangue scivolò a terra.
    Posso concederti solo questo. Il resto del mio sangue è dedicato a salvare altre vite innocenti che stanno soffrendo per colpa mia. So di avere un'eredità maledetta. Io non posso riportare indietro i tuoi cari, ne' coloro che sono morti per le azioni della mia famiglia. Osservò con un tono di voce triste. Se uno di noi due morisse in questo giorno, la landa si nutrirebbe solo di rancore, ricorderebbe soltanto un dolore straziante che la contaminerebbe ulteriormente. Se la virtù è una fiaccola, noi dobbiamo alimentarla per farla brillare sempre di più. Ferendo la mia oscurità ti ho arrecato ancora più sofferenza. E non ne avevo il diritto. Lo sguardo era fisso sull'uomo Io non voglio combatterti, non è questa la soluzione. La morte non è mai una soluzione. E la vendetta lascia solo un sapore amaro in bocca. Entrambi dovremmo perdonare. La perdita dei tuoi cari, l'assassinio di mio padre, se odiamo alimenteremo solo l'odio, daremo vita ad un ciclo di dolore che non avrà mai fine. Sospirò malinconicamente Mio padre... Io non l'ho mai conosciuto. Mi è stato strappato via, ma era una persona nobile, non un mostro. Lui è morto per permettere a mia madre e a me di vivere. Aprì le dita, mostrando la ferita lungo il palmo della mano destra. Sul mio sangue, sul mio onore, sul mio nome, io Miyori Uchiha principessa di Suiren, ti giuro che combatterò contro coloro che si nutrono delle sofferenze altrui, perché nessuno debba più affrontare un simile destino. Lasciò scivolare l'arto lungo il fianco. Era scoperta, questo lo sapeva bene, ma non intendeva infliggere altra sofferenza Ti prego Iro sama, lascia che questa persona smetta di soffrire, che possa in qualche modo ricongiungersi alla sua famiglia, che il suo animo straziato possa trovare la pace. Fosse anche un ricordo non è stato torturato abbastanza?



    Chakra: 6.25/10
    Vitalità: 6/8
    En. Vitale: 28/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Incassa il colpo
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Dadao × 1 [estratto]
    • Shuriken × 6 [4 rimasti]
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note Ferita ½ leggera spalla sinsitra (taglio)

    Ferita 1,5 leggera palmo mano destra (taglio)

  9. .

    L'Erba tinta di sangue


    II



    In un primo momento non avevo riflettuto sulle implicazioni di quanto avevo ascoltato all'interno della tenda del Kokage durante il briefing, né sullo scambio che avevo avuto in un secondo momento con il Mikawa.
    Non avevo dato troppo peso alla delegazione di Kiri che aveva raggiunto il nostro accampamento invece che dirigersi direttamente alla volta di Kusa.
    Troppe cose mi erano sfuggite di mente.
    Fu il discorso di Febh a scuotermi dal mio torpore, a farmi vedere le cose sotto un'altra prospettiva.
    Le parole che aveva rivolto a Kamine, portavano con loro una serie di interrogativi.
    Kamine era l'unica del gruppo che non conoscevo, cui avevo risposto al saluto presentandomi a mia volta.
    Shinodari Kazekumo, grado chunin.
    Oto era desiderio eppure non sembravamo propensi ad aprirci fino in fondo con gli altri.
    Cosa desideravo? Cosa volevo ottenere a tutti i costi?
    Lasciai rispondere Tasaki. Non si poteva dire che non avesse le idee chiare. Forse erano un pochino distruttive per se stesso, ma andava dritto al punto. Poco male, ero stata addestrata ad operare in condizioni critiche. Non per nulla ero l'allieva di Rengoku. Avrei cercato di mantenerlo in vita.
    Io non parlerei di ottimismo ma di realismo. Lo stesso nome del team la dice lunga al riguardo. Forse “Suicide Squad” sarebbe stato più appropriato. Osservai con una punta di ironia nel tono della voce. Siamo un gruppo che si muove lungo equilibri instabili. Non siamo il team migliore, essere potenti non significa garantire il successo della missione. Concordo sull'avere un capo, ci manca solo che cominciamo a discutere su ogni singolo passo. Aggiunsi dirigendo lo sguardo verso Febh. Forse è meglio che tu lo sappia da me. Il Kokage ha ripristinato il mio ruolo all'interno dell'Amministrazione Otese. Sono il terzo Consigliere. Ero seria, percepivo le mie iridi virare verso il nero. Non intendo restare in disparte. Ci sono cose che un ninja medico non può fare. Tu sai che non sono solo questo, vero Febh? Indicai con lo sguardo il cucciolo di drago che mi volava accanto. Collaborerò con te come ho sempre fatto, hai la mia fiducia, ma non intendo sacrificare nessuna vita se non sarà strettamente necessario. Conosci il mio credo. Lasciai vagare lo sguardo su di loro Per chiarezza di intenti, è vero, io sono nata a Konoha, ma il mio cuore non appartiene più a quel villaggio. Io sono Otese! Non potevo più vivere tra due mondi, non potevo più avere incertezze se volevo essere d'aiuto ai miei compagni, se volevo provare a salvare il maggior numero di vite possibili. Probabilmente restava un controsenso, ma era la mia esistenza. Camminavo nella luce e abbracciavo la mia oscurità. Non aggiunsi altro. Lui conosceva il mio stile di combattimento. Non avrei rivelato altro, non finché non mi fosse stata ben chiara la situazione.
    In dieci anni gli attriti tra Oto e Kiri si erano realmente appianati? Dieci anni fa i due villaggi erano stati sull'orlo di una guerra, mentre ora... Quanto avrei voluto prendere da parte Febh e farmi fare un accurato resoconto di cosa era accaduto in mia assenza.
    In realtà mi sarebbe piaciuto scambiare due paroline anche con il Mizukage, ma avrei dovuto trovare un'occasione più propizia.
    In compenso al nostro gruppetto si aggiunse la delegazione di Kiri formata da una manciata di shinobi, che si potevano contare sulle dita di una singola mano.
    Uno di loro sembrava conoscere sia Febh sia Tasaki e si presentò a noi.
    Shinodari Kazekumo. Mi spiace deluderti, Youshi ma sono solo un ninja medico. Mi presentai. In fondo omettere non era mentire.

    Durante il viaggio Tasaki ribadì alcuni punti riguardo ai Cremisi. Erano la peggiore feccia? Forse...
    Ko, ascolta, ti chiedo di non parlare se non è strettamente necessario. In caso ti presenterò io. Gli bisbigliai. Lo vidi annuire in risposta. Alla fine era taciturno da un po', forse non gli sarebbe costato troppo fingersi una lucertola troppo cresciuta.
    D'accordo nessuno ci avrebbe creduto, ma al momento il cucciolo non sembrava aver attirato l'attenzione.

    Raggiungemmo Konoha in compagnia. Come eravamo finiti a viaggiare assieme ad una ridotta squadra di Kiriani?
    Il nostro arrivo non passò inosservato. Mi mancavano i viaggi alla Febh. Scacciai questa nota nostalgica.
    Forse avremmo potuto evitare la frenata improvvisa e il polverone, ma tant'è...
    Ko che era rimasto seduto in grembo fino a quel momento, si era arrampicato sulla mia spalla destra.
    L'esordio “molto diplomatico di Febh” e il successivo commento di Tasaki sul “Gotta kill'em all” facevano ben capire qual era la via del nostro team.
    Suicide Squad... Suicide Squad... mormorai tra me, assumendo esternamente un'aria serafica.
    L'accoglienza di Konoha fu molto formale.
    L'Hokage rivolse un saluto di circostanza.
    Rivolsi un inchino formale, cercando di bilanciare il peso del piccolo drago, per evitare che scivolasse in avanti o mi artigliasse la spalla per tenersi.
    Condividere la battaglia come se appartenessimo allo stesso villaggio. Non sapeva quanto fosse andato vicino a questa descrizione.
    La domanda di Youshi rivolta all'Hokage, mi incuriosì.
    Per quanto la sua voce fosse calma, aveva tutta l'aria di una provocazione.
    Il Kage inizialmente prese da parte solo Febh, chiedendogli?! di seguirlo.
    E fortuna che dovevamo collaborare come un unico villaggio.
    Un gesto molto cordiale quello di lasciarci lì impalati ad attendere dopo il viaggio fatto per raggiungerli il più rapidamente possibile.
    Sospirai.
    Fui tentata di andare a cercarmi un posto dove sedermi, visto che l'attesa stava andando per le lunghe. Vennero chiamati anche uno degli shinobi kiriani, che avevo come la sensazione di conoscere, ma forse mi sbagliavo, e la stessa Kamine.
    I segreti non erano un buon punto di partenza per un'alleanza.
    Sempre lo stesso kiriano,Youshi, decise di farsi una passeggiata.
    Prima che altri shinobi del villaggio della Nebbia sparissero, cercai di capire almeno come si chiamassero.
    Visto che in qualche modo siamo compagni di viaggio, potrei conoscere i vostri nomi? Chiesi ai rimanenti. Shinodari Kazekumo. Rivolsi loro un cenno del capo. Scoccai un'occhiata eloquente a Ko: non doveva parlare. Non lo presentai di proposito.

    Al loro ritorno il Kage e Febh si esibirono un un magnificente spettacolo di evocazione.
    Sentii Ko fremere tra le mie braccia.
    Lo so... Vorrei anche io, ma se Febh non dice nulla evitiamo, non credi?
    Mi mancavano i miei draghi. Avrei voluto gridare all'Hokage che anche io ero in grado di evocarli, ma certi segreti era meglio non divulgarli per il momento.

    Ci mettemmo in marcia fino alla destinazione finale.
    Ero pensierosa.
    Se ci fosse stata occasione di parlare tra noi, lontani da occhi ed orecchie indiscrete, avrei chiesto spiegazioni sia a Febh sia a Kamine, mantenendo il tono di voce basso.
    Che sta succedendo? Voi che sparite nella tenda dell'Hokage, ninja kiriani che si vanno a fare passeggiatine per l'accampamento a Konoha. Domanda futile alla fine. In fondo io avevo sempre saputo dei piani del Kokage, ma per un patto stringente non li avrei mai potuti rivelare. Non avevo considerato Kiri nell'equazione.

    Raggiunta la base delle operazioni, mi soffermai ad ascoltare le direttive dell'Hokage se ne avessi avuto la possibilità, a meno che Febh non avesse altri piani.
    Forse con l'ospedale avrei potuto dare una mano. Almeno cercare di capire quanti ninja medico fossero presenti nel campo e che assistenza potevo offrire loro.
    Da quanto avevo capito l'Hokage sarebbe andato in avanscoperta solo con Febh.

    Se fossi riuscita a parlare con lo Yakushi prima della partenza.
    Ordini per la tua squadra?
    Lui conosceva le nostre capacità.


  10. .

    L'Erba tinta di sangue


    Il team 13

    II




    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    In quella sala gremita di shinobi un altro ninja aveva attirato l'attenzione dell'Uchiha.
    Yuuhi san...
    Si erano conosciuti per caso in una giornata di autunno.
    Rispose al suo saluto con un lieve inchino del capo. Si domandò se fosse affiliato ad un altro team, se fosse il caso di attirare la sua attenzione e chiedergli di raggiungerla. Si fermò prima di fargli un cenno con la mano.
    Alcuni più di altri apprezzavano la solitudine. Si poteva essere soli anche in mezzo alla folla.
    L'occasione sfumò: Yuuhi aveva rivolto lo sguardo altrove.

    Arahaki aveva scambiato con la compagna un muto saluto.
    Per Miyori andava bene così. Non c'era bisogno di chissà quali convenevoli, non in quel particolare frangente.
    Da sopra le spalle si sente e si vede bene.
    La ragazzina sollevò lo sguardo in direzione della compagna. Si era chinata quel tanto che bastava da permetterle di avere un appiglio per issarsi fino a raggiungere le spalle.
    Arrossii. Ricordava a stento l'ultima volta che Hajime san l'aveva portata in braccio.
    Un tempo avrebbe declinato l'invito in maniera cortese. In fondo solo i bambini avevano bisogno di guardare il mondo dall'alto.
    Soltanto per questa volta osserverò con lo sguardo di quand'ero piccola.
    Grazie... sussurrò visibilmente imbarazzata. Salì sulle sue spalle facendo attenzione a bilanciarsi per non pesare sulla kunoichi.
    Kenji si unì a loro in un secondo momento.
    Scusate il ritardo, mi sono perso qualcosa?
    Fu Arahaki a rispondere per prima.
    Miyori da quella posizione privilegiata era intenta ad osservare oltre l'abbigliamento, oltre l'acconciatura dei capelli.
    Non era la sola ad aver rivelato qualcosa di sé quel giorno.
    La cicatrice che segnava la fronte di Kenji aveva un significato importante. Lei ancora non conosceva a sufficienza quel mondo, ma sentiva che ognuno di loro aveva sacrificato qualcosa per essere lì, per rispondere alla chiamata del Kage.
    Grazie per essere qui con noi, Kenji san. disse semplicemente, schiudendo le labbra in un lieve e fugace sorriso.
    Erano di nuovo assieme.

    Per fortuna di Arakahi, la ragazzina non sentì l'apprezzamento rivolto all'Hokage. Era concentrata ad ascoltare le sue parole.

    Durante il viaggio Miyori era rimasta accanto ai suoi compagni senza perderli di vista.
    Sospettava che per entrambi fosse la prima volta, la prima volta che avrebbero affrontato gli orrori della guerra.
    Cercò il loro sguardo.
    Kenji... Arahaki... esordì all'improvviso fissandoli con le sue iridi bicolore. Non usò alcun suffisso. Io posso sembrare una ragazzina indifesa, ma ho già vissuto tutto questo sulla mia pelle un anno fa. So cosa significa e conosco il prezzo che potremmo essere costretti a pagare. Potremmo non riuscire a salvare tutti, neanche se offrissimo la nostra vita in cambio. E qualcuno potrebbe sacrificarsi per permettere a noi di vivere, anche contro la nostra volontà. Porteremo addosso cicatrici che difficilmente si rimargineranno, quelle dell'animo sono complicate da guarire. Nessuno di noi tre può giurare agli altri che torneremo vivi, però non dobbiamo affrontare tutto questo da soli. Siamo un team, giusto?

    All'accampamento il terzetto fu raggiunto da Kyojuro, il loro precedente caposquadra. Probabilmente Miyori era l'unica a non avere alcun risentimento verso il giovane. La loro precedente missione era stata... come dire?... un pochino turbolenta.
    La ragazzina si sentì poggiare una mano sulla spalla. Si costrinse a non irrigidirsi. Non era abituata.
    Kyojuro san...
    Si preoccupa per me? Sembro così piccola ed indifesa? Rifletté tra se. Lui non poteva conoscere la sua storia.
    Lasciò che terminasse di parlare.
    In un primo momento non aveva fatto caso che il giovane si fosse riferito a loro come un quartetto. L'aveva sempre considerato il loro caposquadra. Poi quella parola assunse un altro significato quando presentò loro Yuuhi.
    Il loro quarto membro...
    Noi ci conosciamo già. Piacere di rivederti, Yuuhi san. Benvenuto nel team 13. Rivolse un inchino al ragazzo.
    Kyojuro san pensavo sareste stato voi il nostro diretto superiore. osservò con aria confusa.

    Una volta raggiunta la tenda in questione, Miyori rimase in attesa.
    Youkai san? Chissà che tipo di persona sarà. considerò con una punta di curiosità, cercando di non pensare alle non troppo velate minacce di Arahaki, se il loro superiore si fosse rivelato l'ennesimo ragazzino.


  11. .

    Yuki no Suiren


    Once upon a time...

    I




    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    Erano giorni che Miyori era immersa nella lettura di un libro di medie dimensioni dall'aria consunta, da cui staccava gli occhi solo per i kata con “Ninfea di Giada” e per mangiare quando l'insistente voce di Susumu la richiamava alla realtà.
    La copertina rigida era stata foderata in un tessuto serico su cui era stato dipinto la copia di un quadro. I fogli ingialliti di carta di riso erano stati vergati a mano in una grafia elegante. Illustrazioni accompagnavano le storie raccontate nel libro.

    Quel giorno si trovava seduta su uno dei rami centrali del ciliegio, che faceva bella mostra di sé sul retro della dimora assegnatale dallo zio paterno. La schiena poggiata contro il tronco, le ginocchia piegate per fare da leggio al volume. Mancavano poche pagine alla fine della lettura.
    Miyori era rimasta stupita quando l'aveva trovato nella biblioteca della villa principale dove risiedeva il resto della famiglia. L'aveva notato casualmente mentre stava cercando un libro sulla storia degli Uchiha. Era ncastrato tra un voluminoso tomo e l'angolo dello scaffale della libreria che stava visionando. Sembrava abbandonato. Nessuno si era mai dato pena di restaurarlo. Una volta che l'aveva preso tra le mani, la sua espressione si era trasformata da semplice curiosità, a puro stupore.
    Era una raccolta di storie su esseri misteriosi che l'autore reputava immaginari, ma che secondo alcune testimonianze orali dimoravano nel deserto dell'Anauroch.
    Miyori li conosceva come Yōkai.
    L'essere su cui si era concentrata era particolare. Aveva delle peculiarità che potevano inquadrarlo più come un Hengeyookai. Ciò che aveva focalizzato l'attenzione della ragazzina proprio su di lui era la sua origine, sembrava provenire dalla zona più antica della foresta di Suiren, dove si narrava dimorassero alcuni Yōkai.

    L'Uchiha chiuse il volume e si alzò in piedi sullo spesso ramo. Diresse lo sguardo verso il basso. Non era un altezza esagerata, all'incirca un paio di metri dal suolo. Tenendo il libro con la sinistra, si diede lo slancio per saltare, atterrando con grazia ai piedi del ciliegio.



    Poggiato il volume sulla passerella che collegava le varie stanze della dimora, si sistemò l'obi, dando anche una rassettata a tutto il vestito.
    Si tolse le scarpe prima di salire sul camminamento di assi di legno pregiato per dirigersi con passo svelto alla ricerca di Susumu.
    L'idea che si era materializzata nella sua mente sicuramente non l'avrebbero approvata Hajime e Toshi, reputandola non adatta alla situazione. Per tale motivo, sapendo che probabilmente si stavano entrambi allenando nel dojo, era corsa dall'unica persona che l'avrebbe spalleggiata.
    Il ragazzo in questione, più grande di lei di un paio d'anni, si trovava nella sua stanza.
    Susumu san, posso entrare? Chiese educatamente la ragazzina davanti la porta chiusa.
    Miyo chan? Si... aspetta un attimo per favore. Replicò il giovane con un tono di voce sorpreso. Dall'interno si sentirono rumori di una camminata affrettata, tonfi, cose che cadevano?!... Poi improvvisamente lo shoji si aprì e fece capolino Susumu. Aveva un'espressione trafelata come se avesse corso.
    Miyori gli scoccò un'occhiata perplessa. Posso? Indicando il ragazzo che si parava sulla soglia, impedendole l'ingresso.
    Ah si, scusa! Esclamò grattandosi nervosamente la nuca con la destra. Entra pure. Aggiunse spostandosi di lato.
    La stanza sembrava innaturalmente in ordine. Guardandosi attorno la ragazzina non scorse neanche la presenza dei libri di medicina su cui studiava lo shinobi. Era come se nessuno stesse abitando la camera. Poi lo sguardo cadde sull'armadio a muro da cui fuoriusciva la manica di una maglia color blu scuro.
    Si diresse verso il mobile prima che Susumu potesse intercettarla.
    E questa... osservò con aria incuriosita, facendo scorrere appena l'anta destra dell'armadio.
    Miyo chan... Spostati!!!
    Eh? L'Uchiha fece appena in tempo a scansarsi di lato, evitando si essere sommersa da una valanga di abiti, libri e un futon che scivolando si era aperto in tutta la sua interezza.
    Susumu san, mi potresti spiegare? Volgendo lo sguardo verso il basso, osservando con curiosità un kunai che sbucava da dentro la federa del cuscino.
    Quello... oppure quello? Osservò visibilmente in imbarazzo, indicando prima l'arma da lancio e poi l'ammasso di cose eruttato dal mobile.
    Entrambe. Ripose, senza distogliere l'attenzione dal cumulo di oggetti presenti nella stanza, ammassati alla rinfusa.
    Il kunai è per sicurezza. Non si sa mai. E prima che Miyori potesse replicare Si, è vero, tuo zio ha assoldato delle guardie a protezione della villa, però... la sua espressione si era fatta seria Nessuno di noi può permettersi di abbassare la guardia. Il resto del discorso, le parole non dette, erano intuibili. Loro tre si sentivano responsabili per lei.
    Capisco... mormorò Ti chiedo scusa per averti disturbato nel tuo orario di riposo. Posso aiutarti a rimettere in ordine? Si offrì, inchinandosi a raccogliere uno dei libri di medicina.
    No... non è necessario... Farò io... Non devi scusarti... Tu non hai fatto nulla... Cominciò a balbettare, affrettandosi a nascondere sotto le coperte indumenti non consoni alla vista della principessina. E poi se sei venuta a cercarmi, ci sarà una ragione, giusto? Aggiunse cambiando discorso, facendo cenno alla ragazzina di accomodarsi su uno dei cuscini accanto alla bassa scrivania.
    Si, avrei bisogno di un favore da te. Annuii in risposta. Si sedette in seizà e poggiò il libro sulla scrivania aprendolo alla pagina in questione. Si tratta di... Cominciò a spiegare.

    COSA? Ma sei impazzita? Miyori lanciò un'occhiata nervosa alla porta rimasta aperta. Per favore abbassa il tono di voce o ci farai scoprire.
    Solo Hajime aveva il permesso di rimanere da solo con la sorella minore. In realtà non erano esattamente parenti di sangue. Il padre della ragazzina l'aveva adottato quando era un bambino, ma era qualcosa di noto solo a pochi. Il clan paterno non l'avrebbe mai accettato in famiglia. Per essere più corretti Hajime sarebbe dovuto essere uno zio per Miyori, ma alla fine, vista la poca differenza di età, circa una decina di anni, lei l'aveva sempre considerato un fratello maggiore.
    Miyo chan, ti rendi conto di quello che vuoi fare? Ti pare un'idea sensata? Sottolineò lo shinobi, richiudendo il libro. E' solo folle l'averlo pensato.
    Non è una pazzia e lo sai bene. Anzi è la nostra unica possibilità. Incalzò decisa l'Uchiha.
    Eh? Fammi capire. Secondo te è sensato andare alla ricerca in uno dei più pericolosi deserti dei territori accademici di una creatura che... Non saprei neanche io come descriverla. osservò fissandola dritto negli occhi.
    D'accordo, posso concederti che ci sia qualche rischio nel mio piano, ma Suiren non può attendere in eterno che diventi la principessa samurai che tutti si aspettano. La gente sta soffrendo ORA! Esclamò decisa con la voce che le vibrava dall'emozione. Non puoi chiedermi di fare finta di nulla. Di ignorare questa possibilità perché non mi è ancora concesso di impugnare “Ninfea di Giada”.
    Susumu fece un sospiro. Se quella creatura... Bakemono... Hengeyookai... quello che sia... é originario di Suiren, la katana ti sarebbe stata utile. Non è quello il legame tra la tua famiglia e il loro popolo? Osservò pensierosamente, grattandosi il mento.
    Si, ma lo è anche la mia iride cremisi. Sai perfettamente che non è la mia eredità Uchiha. Per favore, aiutami. Per Miyori non era stato facile prendere quella decisione. Cosa racconterai ad Hajime san e Toshi san? Ometterò la ragione per cui mi recherò a Suna... La vera ragione... Non le piaceva mentire, ma non aveva altra scelta.
    E tutti i principi in cui credi? Non c'era l'onesta? L'Uchiha annuì E non recedere da una decisione presa... Farò ammenda delle mie colpe al mio ritorno... Non penso mi chiederanno di fare … Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi Naaaaa... No.
    Ascolta Miyori, permettimi di accompagnarti. Mi sentirei più sicuro. le propose il giovane.
    Sai che non puoi. Come lo giustificheresti? Onii san poi si sentirebbe in dovere di venire anche lui... e... Non si è ancora ripreso da quel giorno... commentò, tornando indietro con la memoria agli avvenimenti accaduti un anno prima.
    E vai bene! Si arrese Sususu, battendo il palmo della destra sulla superficie lignea della scrivania. Avrai il mio supporto, ma sappi che non mi piace affatto.



    Il giorno della partenza.
    Il giovane shinobi era stato di parola. Aveva preso accordi con una carovana di mercanti diretti a Suna per permettere a Miyori di viaggiare con loro. Il contratto prevedeva che lei facesse parte della scorta. Toshi e Hajime non l'avevano presa bene, ma difronte al timbro ufficiale dell'Accademia erano stati costretti ad acconsentire alla partenza della ragazzina.
    Non sarò da sola. Farò parte di un gruppo. Ci sarà anche un genin. Aveva cercato di rassicurarli senza troppo successo.
    Si erano salutati con un inchino formale.
    Fai attenzione! Esclamò Susumu.
    Miyori si fermò voltandosi nella sua direzione, annuendo. Solo loro due conoscevano il vero motivo del suo viaggio.

    Suna
    La carovana aveva raggiunto il villaggio dopo alcuni giorni. Era stato un viaggio abbastanza tranquillo. L'episodio di banditismo era stato rapidamente risolto dalla scorta, come un paio di scorpioni troppo cresciuti che avevano fatto visita durante la sosta notturna in una delle oasi.
    Miyori si era accomiata dai mercanti e dal gruppo dei ninja di Konoha una volta all'interno delle mura.
    Non sarebbe tornata indietro con i suoi colleghi. Aveva un permesso che le consentiva di restare fuori da Konoha per un periodo limitato di tempo. Era stata generica sulle sue motivazioni, ma aveva scritto chiaramente che avrebbe soggiornato a Suna.
    Dopo aver preso una stanza in una delle locande presenti nel villaggio, gestita da una simpatica coppia di anziani, si era diretta alla piazza centrale.
    Ora che era arrivata, l'unica cosa che doveva fare era cercare una guida e una scorta.
    Più facile a dire che a fare.
    E adesso? Riflette Miyori seduta su un basso muretto, guardandosi attorno.



  12. .

    I Primi Passi Infuocati


    Nemesi
    V



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha

    JIN
    Compassione

    Se l'occasione
    non si presenta,
    fanno di tutto
    per crearne una.



    Miyori aveva cercato di fermare il colpo, ma la lama del dadao era penetrata nel tessuto d'ombra dell'avversaria. Una lacerazione subita volontariamente che aveva preso in contropiede la ragazzina.
    Per quanto fosse stata educata nell'arte della spada sin da piccola, non sarebbe mai riuscita in tempo a sollevare la lama per parare il dadao d'ombra.
    In quel breve lasso di tempo, poteva solamente affidarsi a quanto appreso nell'utilizzo del chakra. Concentrandosi, lo lasciò fluire in modo da creare una patina protettiva sulla spalla sinistra, riducendo l'entità del danno [Slot Difesa I]Impasto: 0.5 chakra;
    pari a +2 tacche in Resistenza;

    Resistenza Miyori - Forza nemesi= 150 - 100= 50
    Potenza ridotta al minimo: 5

    danno subito: 0.5 leggera (vitalità, energia vitale)
    .
    Strinse i denti per ignorare il dolore. Non sembrava una ferita profonda. Poteva resistere.
    Aveva commesso un grave errore. La “gentile cortesia”, uno dei principi del bushido, le si era ritorta contro.
    Non era finita.
    Nella concitazione Miyori non si era accorta di un'altra ombra rimasta libera.
    Non si era data pena di avere una visione d'insieme del campo di battaglia.
    Era stata troppo occupata a mostrarsi degna della filosofia che seguiva.
    Aveva peccato di presunzione. Una svista pericolosa che le sarebbe costata più di una ramanzina da parte di Hajime onii san, se non fosse stato per il coraggio di Arahaki.
    A quella ci penso io. Se non dovesse andare al meglio, tornate interi a casa e sposatevi, nanetto e nanetta.
    La ragazzina troppo tardi si era resa conto del pericolo.
    Ara_ha_ki... Avrebbe voluto muoversi, correrle dietro e gettarla a terra. Ma era come paralizzata.
    Le lingue di fuoco che avevano inghiottito la sua compagna le avevano fatto riaffiorare con violenza altre memorie legate al suo passato.
    Urla e corpi straziati, case incendiate, la sua colpa. Lei non era riuscita a salvare nessuno. Lei era stata portata via, abbandonato gli abitanti di Suiren al loro destino. Lei era sopravvissuta sulle pelle degli altri.
    Fissava impietrita la scena, il sangue era defluito dal volto facendo risaltare l'incarnato pallido.
    Ara...ha...ki... NOOO!!! urlò con tutte le sue forze.
    La sua compagna si era sacrificata per loro, per salvarli da quell'attacco a tradimento. Quasi non si rese conto del vento caldo che le stava asciugando le lacrime scivolate sulle gote.
    La kunoichi aveva subito ferite da ustione e lei non aveva fatto nulla per proteggerla.
    Sono inutile... Come allora... Io...
    Attenta Miyori, stanno tornando all'attacco!
    Non c'era tempo per lasciarsi andare ai ricordi. La sua avversaria non le aveva concesso tale lusso. Miyori si morse un labbro per recuperare la lucidità persa, assumendo la posizione di guardia intermedia. Il piede destro era in avanti, il sinistro indietro a formare un triangolo. Il dadao impugnato a due mani con la punta rivolta verso il volto della sua nemesi.
    Ruotò l'arma da sinistra verso destra, dall'alto verso il basso per intercettare la lama avversaria, deviando il colpo diretto verso la gamba destra. Accompagnò il movimento ruotando il busto lateralmente di 90°, mentre il piede destro indietreggiava e il sinistro faceva da perno [Slot Difesa II]Impasto:0.25 chakra
    +1 tacca ai Riflessi;
    Riflessi Miyori - Velocità nemesi = 125 - 100= 25
    dadao
    .
    Come se la situazione non fosse critica un altro terzetto di ombre eruttò dalla terra, non distanti da loro. Miyori si sforzò di seguire la danza macabra delle nuove arrivate senza perdere di vista la sua avversaria. Mantenne fluida la posizione di guardia preparandosi ad un possibile attacco su più fronti. Dovette fare affidamento a tutto il suo sangue freddo per non vacillare quando dalla fusione delle tre ombre se ne generò una con il triplo degli arti inferiori e superiori.
    Una lama di fuoco squarciò improvvisamente l'aria, dirigendosi contro l'abominio. La ragazzina fissò stupita Kyojuro, ricoperto di fiamme, tagliare a metà con un unico fendente l'avversario. L'istante successivo non c'era più traccia di quella mostruosità.
    Cosa aveva provocato la sua distruzione? Le fiamme? Oppure...
    Ricordati Miyo chan, il chakra è il tuo alleato più fidato. E' versatile, utile in difesa ma anche in attacco. Le parole di Susumu, echeggiarono nella sua mente.
    Possibile che fosse proprio il chakra la soluzione per sconfiggere la sua nemesi?
    Rinfoderò il dadao, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua controparte oscura.
    Inspirò profondamente, rilasciando il fiato, per entrare in uno stato di calma assoluta. Le forti emozioni le avrebbero solo offuscato la mente e lei aveva bisogno di essere lucida.
    La giovane Uchiha non avrebbe lasciato l'iniziativa al suo nemico.
    Si mosse verso di lei senza mai distogliere lo sguardo, andandole incontro [Azione Gratuita]Movimento gratuito per raggiungere l'avversaria.
    Supposto che rientri entro i 6 metri
    .
    A distanza di attacco la mano destra si strinse sull'impugnatura del dadao, estraendolo rapidamente, vibrando un fendente nel tentativo di colpire il volto dell'avversaria.[Slot Tecnica I]Velocità Miyori: 175;
    Forza Miyori: 175
    . Seguendo i movimenti del nemico, avrebbe ruotato il dadao dall'alto verso il basso per cercare di lacerare la nemesi all'altezza del torace, lasciando fluire il chakra per rendere il suo attacco più letale [Slot Azione I]Impasto 0.5;
    +1 tacca a Forza: 125;
    +1 tacca a Velocità: 125;
    Potenza del dadao: 15
    .

    Se la sua controparte ombrosa non fosse stata distrutta, avrebbe continuato ad incalzare portando un fendente all'altezza della gamba sinistra, sempre ricorrendo all'uso del chakra [Slot Azione II]Impasto 0.5;
    +1 tacca a Forza: 125;
    +1 tacca a Velocità: 125;
    Potenza del dadao: 15
    .

    Se fosse riuscita a sconfiggere la Miyori oscura, la giovane Uchiha si sarebbe guardata attorno alla ricerca di Arahaki, cercando di raggiungerla per controllare la gravità delle sue ferite, confidando nelle competenze combattive di Kenji [Slot Azione III]Movimento verso Arahaki, fin dove riesce ad arrivare..

    Se al contrario la ragazzina non fosse riuscita ad avere la meglio sulla sua controparte, avrebbe compiuto un quarto attacco dal basso verso l'alto, accompagnando il fendente con il movimento del corpo, con lo scopo squarciare il petto della sua avversaria, attingendo ancora una volta al chakra [Slot Azione III]Impasto 0.5;
    +1 tacca a Forza: 125;
    +1 tacca a Velocità: 125;
    Potenza del dadao: 15
    .
    Subito dopo avrebbe assunto la posizione di guardia intermedia, pronta a reagire ad eventuali offensive.


    Chakra: 6.75/10
    Vitalità: 7.5/8
    En. Vitale: 29.5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Incassa il colpo
    2: Parata con il dadao
    3: ///
    Slot Azione
    1: Fendente con  dadao
    2: Fendente  con il dadao
    3: Movimento o Fendente  con il dadao
    Slot Tecnica
    1: Estrazione mortale
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Dadao × 1
    • Shuriken × 6
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note Ferita ½ leggera spalla sinsitra (taglio)

    Ho inserito il consumo di chakra massimo. In caso lo scontro si concludesse prima recupererò l'ammontare di chakra al post successivo.

  13. .

    Integrazione Sunese


    Segui il Vento
    II



    Narrato Parlato Pensato>Parlato nel linguaggio natio


    Il giovane nomade era rimasto perplesso dalle parole pronunciate dal nonno.
    Essere un Chikuma significava scendere a dei compromessi? No, questo si rifiutava di crederlo.
    Seguire il vento? Sì, si sarebbe affidato a lui, a quella forza della natura che l'aveva sempre accompagnato.
    Uscii dalla locanda per fare due passi, cercando di schiarirsi le idee. Koryukaze stava riposando in camera, acciambellato sopra il cuscino del letto.
    Era indeciso su dove dirigersi, se provare ad ottenere informazioni dal clan Chikuma oppure indagare di persona. Fatto sta che, perso nei suoi pensieri, si era ritrovato nei paraggi della piazza principale di Suna.

    Si era alzato il vento.
    Tamashii conosceva bene le avvisaglie dell'arrivo di una tempesta di sabbia.
    Non era preoccupato per il nonno. Non era tipo da farsi sorprendere all'aperto; probabilmente aveva ritardato la partenza.
    Attorno al ragazzino le persone erano indaffarate ad ancorare i tendaggi, a mettere al riparo i loro beni, chi a rincorrere ceste e mercanzie che non erano state protette adeguatamente.
    Mi domando se queste mura possano proteggerci dai capricci atmosferici o mi tocchi sul serio trovare un luogo protetto. considerò osservando il cielo. Suppongo la seconda ipotesi. Mormorò tra sé, notando il fuggi fuggi generale.
    Si calò bene sulla testa il cappello, sistemando gli occhiali in modo da pesare sul tessuto. Non aveva intenzione di perderlo per un capriccio del vento. Certo se il clima fosse peggiorato avrebbe dovuto utilizzare i goggles per riparare la vista, ma al momento poteva rimediare coprendo naso e bocca con la sciarpa che portava al collo.
    La sua attenzione fu attratta da un anziano venditore in difficoltà. Si affrettò ad aiutarlo a raccogliere la frutta che era rotolata a terra, sistemandola nella cesta, provando, poi, a chiudere il tendaggio della bancarella. Operazione non facile con le raffiche che stavano aumentando di intensità.
    Fu proprio un repentino cambio di direzione del vento in quella confusione generale che fece voltare Tamashii. Incuriosito il ragazzino si ritrovò a fissare Yasuke Muramasa.
    Yasuke? Che sta succedendo? Chi ha provocato lo spostamento d'aria? Rivolse rapidamente lo sguardo in tempo per notare un'ombra che si stava dileguando tra la folla. Istintivamente cominciò a rincorrere lo sconosciuto. Suo nonno gli aveva detto di seguire il vento e per quanto fosse assurda la cosa, il giovane nomade l'aveva preso in parola. [Inseguimento]Inizio

    Ladro +1 passo --- Tamashii 0 passi.

    Round 1:

    Ladro: +2 passi--- Tamashii +1 passo;
    +1 Passo ogni 100 Velocità.

    Il Chikuma si fece strada tra i passanti. La sua bassa statura gli venne in aiuto per cercare si svicolare tra la gente.
    Ehm Tama-kun sei tu!? Ma guarda che caso...ahahah...Cosa fai qua? Anche tu insegui quel ladro? Bhe prendiamolo!
    Yasuke l'aveva raggiunto.
    Si sono io. Potrei dire la stessa cosa di te. Tagliò corto, per risparmiare il fiato. I saluti avrebbero dovuto attendere un momento più propizio. Ladro, aveva detto? Chissà cosa aveva sottratto al giovane.
    Se non ci fosse stata tutta quella gente, avrebbe lasciato il compito di apripista al genin, mentre lui si sarebbe posizionato nella sua scia, ma allo stato attuale delle cose lui era quello più avvantaggiato grazie alla sua bassa statura.
    L'unica possibilità per non perdere di vista il furfante era collaborare. Il nomade avrebbe guidato attraverso la gente, mentre Muramasa si sarebbe occupato di controllare eventuali vie di fuga oltre la folla. [Inseguimento]Round 2

    Ladro +3 passi --- Yasuke/Tama +2+1= 3 passi;
    +1 Passo ogni 100 Velocità.

    Potenziamento: Riduce di 1 Basso il chakra e di 1 Leggera la vitalità, per un +1 passo.

    Chakra 10-1=9 Bassi;
    Vitalità 8-1=7 Leggere.

    Fine.

    Tama-kun sui tetti.
    L'avviso del giovane raggiunse il Chikuma che sollevò lo sguardo notando il ragazzino sopra il tetto di una casa, non distante da loro.
    Yasuke era partito con una serie di prodezze acrobatiche che avevano momentaneamente lasciato a terra il giovane nomade.
    E secondo te come dovrei salire fin lassù? Osservò ironicamente, seguendo l'esempio del genin.
    Tamashii afferrò la destra del collega che si era sporto per aiutarlo. Fece leva con i piedi per darsi lo slancio e cercare di raggiungere la sommità il prima possibile. Nell'ultimo tratto si sentì sollevare di peso.
    Ne doveva una a Yasuke.
    La corsa riprese sui tetti delle abitazioni. Il moccioso era fin troppo sgusciante. Tamashii era concentrato sull'inseguimento, cercando di non pensare alla tempesta di sabbia imminente.
    Dopo circa un centinaio di metri il ladruncolo cercò di scomparire alla loro vista, intrufolandosi all'interno di un edificio dall'aria abbandonata.
    Azione che si rivelò fallimentare grazie all'occhio attento di Muramasa che indicò al Chikuma la finestra dove era sparito. Il genin entrò a sua volta non prima di aver messo in guardia il nomade.
    Il locale era immerso nell'oscurità. La struttura doveva aver visto giorni migliori considerando gli spifferi di vento che si insinuavano a forza, creando un'atmosfera lugubre.
    Difficile per Tamashii orientarsi. Se erano caduti in trappola lo avrebbero scoperto ben presto.
    Una cono di luce squarciò all'improvviso le tenebre. Tamashii dovette socchiudere gli occhi per non restare accecato.
    Una voce giovanile risuonò spiegando ai due giovani che avevano superato una prova.
    Ma non era finita.
    Il nomade strabuzzò gli occhi nel rendersi conto che lo sconosciuto li aveva paragonati a dei ladruncoli, perfetti compari per un suo qualche piano segreto.
    L'enfasi del momento fu però interrotta da un secondo fascio di luce che illuminò il piccolo furfante. Un ragazzino poco più piccolo di Tamashii, vestito di stracci, con una zazzera di capelli rossi.
    Le sorprese non erano finite. I due compagni al seguito del ladruncolo non erano umani. Quando il Chikuma si riabituò alla luce, socchiudendo le palpebre, notò che fossero due animali. Una sorta di camaleonti. Entrambi non erano più alti di un palmo.
    Tamashii osservò con un misto di incredulità la scena che stava assumendo sfumature sempre più paradossali.
    Yasuke aveva riottenuto il suo equipaggiamento rubato. Sempre che si potesse parlare di furto visto che si era trattato di un espediente per attirarli lì.
    Il figlio del vento stava cercando di comprendere come fossero passati dalla parte lesa a coloro che avevano rattristato il moccioso, che rispondeva al nome di Yohao.
    Muramasa sembrava volarsene andare via.
    Un sentimento non condiviso dal giovane nomade che sentiva il vento peggiorare di intensità.
    Yasuke, forse non è il caso uscire fuo... Non terminò la frase.

    A tutt'oggi se qualcuno avesse chiesto come si erano svolti i fatti, il Chikuma avrebbe fatto fatica a dare un filo logico alla storia.
    Erano stati incolpati da una coppia di geki parlanti di aver rattristato il moccioso. Il suddetto ladruncolo aveva parlato di una somma consistente di denaro che aveva acceso una strana luce negli occhi del genin. La parte della risata di Yasuke poteva essere collocata prima o dopo tale sviluppo.
    Muramasa aveva preso la parola dicendosi interessato al colpo. Loro due erano le persone che Yohao stava cercando e che si sarebbero accontentati del quaranta percento della cifra pattuita da chi aveva commissionato il furto.
    Tamashii dal canto suo si trovava nella spiacevole situazione di assecondare le manie poco legali del genin. Yasuke aveva un'aria così convincente.
    Fidati di noi. Non puoi trovare di meglio. Aveva esordito, spinto dall'enfasi del momento.

    Se Yohao si fosse fidato di loro, con un sorriso radioso avrebbe mostrato l'obbiettivo della loro missione.
    Un pomello?
    Quella singola parola avrebbe avuto il potere di risvegliare il ragazzino dallo stato stuporoso in cui era caduto.
    Sto per diventare un ladro. Sto per dire addio alla mia reputazione. Mi cacceranno dal clan Chikuma e tutto perché, nonno caro, ho seguito i tuoi consigli? Perché mi hai detto di seguire il vento!? Imprecò mentalmente, emettendo un profondo sospiro di rassegnazione.

    Chakra: 9/10
    Vitalità: 7/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Occhiali × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Shuriken × 6
    • Kunai × 2
    • Dadao × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Accendino × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Sonagli [x5] × 1

    Note
    ///


  14. .

    L'Erba tinta di sangue


    La Convocazione
    Intro



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    Si era alzata prima dell'alba quella mattina. La notte era trascorsa in un sonno ristoratore.
    La calma prima della tempesta.
    L'ultimo kata con Ninfea di Giada. La sua katana, la sua legacy.
    La rinfoderò con cura, riponendola sullo stand.
    Non era ancora degna di poterla portare con sé.
    Rivolse un inchino all'altare in onore dei Kami protettori di Suiren, che occupava la parete destra della stanza in cui la ragazzina si allenava.
    Chiuse gli shoji dietro di sé, inspirando l'aria frizzante del mattino. Il sole era sorto e nella dimora si udiva un certo fermento.
    Miyori camminò con passo lento lungo la passerella di legno che collegava le varie camere al giardino sul retro. Si soffermò, per un istante ad ammirare l'albero di ciliegio. Le foglie avevano assunto le tonalità del fuoco, in quel tardo autunno.

    La notizia la raggiunse mentre si trovava in giardino a leggere un libro di poesie.
    Fu Susumu a consegnarle la lettera. Aveva un'aria trafelata, un'ansia che traspariva dai suoi modi informali.
    Miyo chan, un messaggero... L'Uchiha sollevò lo sguardo dalla pagina ...Il Sigillo... è... importante... Poggiò il libro sull'erba, fissando con curiosità il ragazzo.
    Lesse la missiva e il sangue defluì dalle guance. Si alzò in piedi di scatto, lasciando cadere al suolo la lettera.
    Io... scusa... mormorò quasi un flebile sussurro, a malapena udito dall'altro.
    Era stata convocata con la massima urgenza e l'ordine proveniva dall'Hokage in persona.
    Con passo svelto raggiunse la camera da letto.
    Per la prima volta avrebbe indossato gli abiti del suo clan senza lo stemma di Suiren. La sua patria natia sarebbe stata racchiusa in quel tatuaggio sul braccio a forma di ninfea. Lei era un'Uchiha e come tale avrebbe portato onore alla sua famiglia. Lei era uno shinobi e avrebbe seguito gli ordini del suo Kage. La principessa samurai... lo sarebbe stata per proteggere chi non poteva difendersi, per essere leale nei confronti dei suoi compagni.
    Non posso nascondermi...Non questa volta... mormorò a bassa voce, mentre la sua immagine si rifletteva allo specchio, rivelando l'eterocromia delle sue iridi. Il cremisi dell'occhio sinistro contrapposto all'azzurro cielo del destro.
    Indossò gli abiti, fermando i capelli corvini alla base della nuca con un nastro di seta. Ripose il torch in un cofanetto portagioielli, tenendo solo l'orecchino con la goccia rubino. Controllò di avere tutto l'equipaggiamento in ordine.
    Sulla soglia l'attendevano le persone a lei care. Susumu doveva aver avvisato, nel frattempo, Hajime e Toshi.
    Io devo andare. Esordì in tono serio, rivolgendo un inchino formale. Era così minuta davanti ai tre giovani. Non c'era molto da dire. Avevano imparato a proprie spese che le urgenze portavano a conclusioni poco piacevoli. Un conflitto di qualche tipo, era l'ipotesi più plausibile.
    Ognuno dei tre avrebbe voluto trovare un modo per evitare alla ragazzina di ripiombare in quell'incubo da cui l'avevano sottratta tempo prima.
    Nessuno di loro la fermò. Il loro onore, il rispetto per Miyori, impedivano di compiere un tale gesto di codardia.
    Susumu si sforzò di sorridere, ma aveva la morte nel cuore.
    Onii san... Toshi san... Susumu san... Li abbracciò con calore uno ad uno.
    Scomparve rapidamente alla loro vista. Non poteva permettersi di perdere altro tempo.

    Amministrazione

    La sala dove erano stati radunati era ampia.
    Si guardò intorno alla ricerca di volti conosciuti.
    Intravide Kyojuro, ma mentre stava per andare a salutarlo, la sua attenzione fu rivolta verso gli schermi che mostravano immagini del campo di battaglia. Diversi scenari, possibili soluzioni per raggiungere … cosa? Miyori si sentiva stordita.
    C'era qualcosa in quella visione d'insieme che le faceva affiorare ricordi confusi, dolorosi.
    In quel momento l'Hokage prese la parola.
    Ma mano che spiegava la situazione, la memoria prese il sopravvento mostrandole un passato che le aveva inferto profonde cicatrici.
    I Cremisi... Kusa... Erano nomi che assunsero un diverso significato, facendola tornare indietro nel tempo.
    Le pulsazioni cominciarono ad accelerare. Il respiro si fece più corto.
    Il cuore sembrava stretto da un artiglio.
    Lei sapeva, l'aveva provato sulla sua pelle. Conosceva il dolore, la sofferenza, la morte.
    Non poteva non ricordare il destino del suo paese, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
    Questa volta non sarebbe rimasta ad osservare, nessuno l'avrebbe portata via per proteggerla.
    Anche se sono solo una goccia nell'oceano, non posso lasciare nulla di intentato.
    Fu in quel momento che la vide. Difficile non notarla, eppure il suo cuore si era perso in un loop senza senso.
    Arahaki san... Si mosse nella sua direzione. Le gambe incerte, il peso dei ricordi che cercava di inghiottirla.
    Passo dopo passo si sforzò di reprimere tutte quelle sensazioni. Dal passato doveva trarre solo insegnamenti, non lasciarsi sopraffare dai sensi di colpa.
    Si era avvicinata a sufficienza da notare il suo volto.
    Conosceva quel rossore, le guance che sapevano di sale, le lacrime inghiottite.
    Non c'era nulla di cui vergognarsi.
    Arahaki era la sua preziosa compagna. Non importava se la considerasse uno scricciolo, quello che contava ora era di essere al suo fianco.
    La raggiunse prendendo posto accanto a lei. Non disse nulla, un semplice cenno con la testa per salutarla.
    Miyori era lì e non l'avrebbe abbandonata.

    Miyori_Kusa_rid



  15. .

    L'Erba tinta di sangue


    Intro



    L'eco della guerra aveva raggiunto anche Oto.
    Stavo terminando gli ultimi preparativi prima di partire per il punto di rendez-vous situato nei pressi di Nanaki.
    Ko aveva sistemato i cuscini del letto in modo da creare una cuccia temporanea. Si era acciambellato comodamente e di tanto in tanto sollevava il muso per curiosare.
    Sei sicura? Sollevai lo sguardo nella sua direzione con aria interrogativa.
    Ne abbiamo discusso fino allo sfinimento. Pensavo ti fossi convinto. Replicai, chiudendo il contenitore con il materiale medico necessario per il primo soccorso.
    Non mi hai risposto Shinny. I suoi occhi erano fissi su di me. Era mortalmente serio. Un atteggiamento che raramente avevo visto in lui.
    Incrociai lo sguardo, sostenendolo.
    E' naturale che abbia dei dubbi. Sono tornata da poco e... sospirai ...Sapevo che non sarebbe stato facile...
    Ci sarà anche lui. Che pensi di fare? Incalzò senza staccare il suo sguardo da me.
    Cosa pensavo di fare. Ko si stava riferendo all'attuale Kokage. Non avevamo più parlato da quando ero andata via.. Ci eravamo lasciati... già, come c'eravamo lasciati?... Con una promessa che aveva il sapore di una minaccia.
    Sospirai. Suppongo riprenderemo da dove ci siamo lasciati. Il cucciolo non sembrava molto convinto. Lo so, ma non posso rivelartelo. Ho giurato sulla mia vita... parole che non uscirono dalle mie labbra.
    Ora se hai finito di riposare sui miei cuscini, che ne diresti di sgranchirti le ali, che a breve partiamo?
    Volare? Ma... non mi porti in spalla? La sua espressione era mutata in una di pura delusione.
    Mi concessi un sorriso, stringendo la chiusura dello zaino.
    E va bene, mio cucciolo pigro.
    Non sono pigro, ragazza ninja. Sto meditando e non si può fare mentre voli. Osservò, fingendo di mettere il broncio.
    Mi avvicinai a lui, sedendosi sul bordo del letto. Gli carezzai la testa.
    Era tornato il solito Ko. Gli feci cenno di arrampicarsi sulla schiena.
    Chiusi la porta della villetta alle mie spalle.
    Neanche il tempo di disfare le valigie.

    Accampamento nei pressi di Nanaki

    Prima della riunione



    L'accampamento era in fervente attività.
    Io avevo trovato un angolo defilato tra un gruppo di casse accatastate per fare un discorso serio al mio compagno alato. Il cucciolo si era sistemato sopra una di quelle più voluminose.
    Ko, mi raccomando. Muto. Non fiatare. Non fare battute. Fai finta di essere un pupazzo. Siamo in una situazione critica. Per favore, non facciamoci riconoscere. L'ultima cosa che desideravo era finire al centro dell'attenzione per un'esplosione di innocenza del drago.
    Ragazza ninja, ma io quando... Socchiusi gli occhi.
    Vuoi che te le citi in ordine alfabetico, cronologico oppure dalla più innocua a quella più catastrofica? Osservai, con un sospiro.
    Potrei dire lo stesso di te. Lo sentii brontolare. Appena ritornata ad Oto... Amministrazione... Touché! Mi costrinsi a non arrossire.
    D'accordo, avremo tempo per stabilire il vincitore o la vincitrice della coppa della situazione più imbarazzante. Per ora limitiamoci entrambi a stare zitti e contare fino a 100...mila... prima di dire qualcosa di cui ci potremmo pentire. Affare fatto? Gli tesi la mano destra.
    Inclinò di lato il collo come a soppesare la cosa. Ok! Me la strinse con la sua zampa.

    Tendone principale, lunedì, 6:30



    Cercai di mescolarmi nel gruppo di shinobi che erano stati convocati dal Kokage. Ko era aggrappato sulla schiena, il muso proteso in avanti. Guardandomi in giro riconobbi che pochi volti. Il tempo trascorso lontano da Oto aveva lasciato strascichi. Il Colosso si era mostrato nella sua armatura fulgida, in pieno assetto da combattimento. Non mi sfuggì l'espressione stanca che trapelava dal volto severo.
    Mi domandai se sarebbe stato il caso di dare un'occhiata al suo stato di salute.
    Ninja del Suono, benvenuti a Nanaki. Esordì.
    Mi concentrai sul discorso.
    Un gruppo di altissimo profilo, denominato d'ora in avanti Puragu, si unirà alla compagine del Fuoco per impedire che i Cremisi conquistino Kusa, ultimo baluardo di un Paese che si è semplicemente fidato delle persone sbagliate nella sua storia recente. Partirete oggi stesso e farete rapporto dall'Hokage in persona, che guiderà la missione.
    Mi venne spontaneo chiedermi chi fossero i ninja cui si stava riferendo il Colosso.
    Avevano l'ordine di mobilitarsi nell'immediato. Seguivano i fascicoli da distribuire al gruppo per un approfondimento sulla missione.
    Febh, annuii Shinodari, annuii Tasaki, annuii, lo avevo conosciuto di recente, sembrava essere tornato in forma perfetta, e Kamine, annuii, uno dei volti nuovi andrete voi.
    Fu solo l'istante seguente che realizzai il secondo nominativo pronunciato dal Mikawa.
    Shinodari? Io? EHHH?!
    Ringraziai l'entità mistica sovrannaturale che non fece palesare sul mio volto e su quello di Ko, l'espressione di vivida sorpresa.
    Ebbi l'accortezza di continuare ad ascoltare il resto del discorso, prendendo nota mentalmente.
    Zittii la vocina che stava cercando di dirmi qualcosa cui non volevo pensare.
    Riassumendo... Gruppo di alto profilo... Quattro shinobi... messi a conoscenza solo delle informazioni base per la missione... le priorità... preservare gli interessi e l'integrità di Oto, rallentare... impedire che l'assedio abbia successo, acquisire informazioni sensibili sui Cremisi, limitare i danni per l'Erba. E che ci vuole? Soltanto allora mi resi conto che stavo trattenendo il respiro da un po'.

    Durante i preparativi...



    Il momento del confronto era giunto. Non era stata mia intenzione volerlo procrastinare fino a quel giorno, semplicemente era capitato.
    Avevo chiesto a Ko di restare in disparte e di non ascoltare la nostra conversazione.
    Con mio stupore il cucciolo si era allontanato in volo, dopo aver annuito, senza replicare. Ancora una volta il suo sguardo si era fatto serio.
    E io che avevo ingenuamente pensato che avrebbe fatto una delle sue scene da cucciolo abbandonato.
    Camminavo assieme al Mikawa per l'accampamento. Mi aveva fatto cenno di seguirlo ed io avevo acconsentito. Alla fine era inutile cercare l'occasione adatta.
    Sei dunque tornata per riprenderti Oto. Mi avevi promesso che saresti tornata più forte, è così?
    Dritto al dunque. Sarebbe stata mia cortesia, replicare in maniera sincera, come se avessi mai mentito al Mikawa.
    Riprendermi Oto, dici? Siamo arrivati a questo punto? Replicai, sollevando lo sguardo per cercare il suo. No, non sono qui per questo motivo, hai già troppi nemici, non credi? Sarebbe noioso, averne uno in più. Osservai, seria. Ricordo la promessa che ti feci. Sono tornata più determinata e con più consapevolezza in me stessa. Aggiunsi.
    Mi aspettavo che saresti passata a Villa Mikawa prima ancora che in Amministrazione...una speranza sciocca in effetti, hai sempre voluto più bene a Febh che a me, su questo non ci sono dubbi.
    Mi dovetti sforzare per non far trapelare dal mio volto un'espressione sorpresa.
    Era serio o era una piccola vendetta la sua, per non essere passata a porgergli i miei omaggi?
    Non è che non volessi. Non c'è stata l'occasione. Non è certo la tua nomina ad avermi intimorita nel precipitarmi alla villa senza invito. Considerai. Però... riguardo Febh... Non ti facevo così sentimentale. Se è un modo per dirmi che ti sono mancata... Potrei dire lo stesso di te. Feci affiorare sulle mie labbra un sorriso enigmatico.
    Immagino che ti abbia già riconsegnato la tua scrivania, senza interpellarmi ovviamente...come se potessi o volessi oppormi ahahha
    Ad essere onesti no, non l'aveva fatto. La situazione in amministrazione era stata alquanto... complicata. In effetti, lo era tuttora.
    Forse Febh avrebbe agito come si immaginava il Colosso se fossi tornata prima, ma non dopo tutti quegli anni in cui ero scomparsa dalla vita di Oto. Febh non poteva abbandonare tutto, come invece, egoisticamente, avevo fatto io.
    Ma nonostante abbia distrutto il palazzo 3-4 volte in questi anni Solo? Pensavo peggio. direi che ha tenuto in piedi la baracca dignitosamente. Merito suo, sicuramente la lontananza non ti avrà impedita dal tenerti informata sulle sorti del tuo amato villaggio e le voci di un Kokage assente saranno giunte alle tue orecchie.
    Forse era più saggio per la salute mentale sua e fisica mia, tacere su alcune verità.
    Ad ogni modo, se hai intenzione di rimanere per un po', quella sedia è tua per quanto mi riguarda
    Le sue parole mi presero in contropiede.
    Questa volta non riuscii a mantenere un'aria indecifrabile.
    Era serio? Si, non era tipo da scherzare su certe affermazioni.
    Ed io? Cosa volevo realmente?
    Non pensavo che avrei avuto la possibilità di ricoprire ancora una volta tale incarico. Non credevo di sentirlo dire da lui.
    Ero sempre stata convinta che mi considerasse debole, incapace di sostenere il ruolo che mi ero assunta sin dai miei primi giorni al villaggio.
    Quella frase fu come un pugno alla bocca dello stomaco.
    Mi stava mettendo alla prova?
    Perché ero tornata? Per una volta, riuscivo ad essere sincera con me stessa?
    Quel giorno che ci siamo parlati, arrivai con una bottiglia di sakè e due bicchierini. Esordii Questa volta, potrei offrirti una bottiglia e due calici intessuti d'ombra. Quando mi hai chiesto se sono diventata più forte, era parte della promessa che ti feci. Ho accettato la mia ascendenza, entrambi i clan manipolano l'ombra. Quindi si, sono più forte della dottoressa che conoscevi. Metto la vita al primo posto? Annuii Qualcuno dovrà pur farlo. Intendo intralciare i tuoi piani? Scossi la testa. Penso sia più vantaggioso per entrambi mantenere questa implicita tregua. Io mi assicurerò di mantenere in vita quelli che manderai in battaglia. E... rivolsi lo sguardo verso un gruppo che si stava occupando diligentemente delle sue mansioni. Sono tornata per restare. Avevi ragione quel giorno... Ho abbandonato il villaggio quando più aveva bisogno di me. Tornai a dirigere l'attenzione sul Mikawa. Non commetterò più questo errore. Accetto la tua offerta. Esistevano altri modi per preservare la vita delle persone, oltre che come medico. Tieni i tuoi amici vicino, ma i tuoi nemici più vicino. Giusto Kokage sama?

    In un momento non ben precisato prima della partenza, se il gruppo si raduna.



    Avevo letto con attenzione il fascicolo con i dati sulla missione.
    Ko, aveva sbirciato, da dietro le spalle.
    C'era stata data la possibilità di approvvigionarci come meglio ritenevamo.
    Avevo salutato Febh, risposto al saluto di Tasaki e presentata a Kamine.
    Non era la prima volta che facevo gruppo con Febh, mi ero sempre fidata di lui, ma erano trascorsi degli anni. E le persone cambiano... Una realtà cui non volevo pensare.
    Tasaki... nel momento in cui ci fossimo radunati, ci avrebbe spronato a partire subito per congiungerci il prima possibile con le forze alleate.
    Ma come saremmo andati?
    Rivolsi un'occhiata a Febh. Ci avrebbe trasportato una delle sue evocazioni o avremmo utilizzato mezzi più mondani?

    Shinodari_Kusa_ridotto



    Edited by Shinodari - 12/11/2021, 13:42
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