In cerca del Clan Yakushi

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    Uscito dagli uffici amministrativi, Febh trasse nuovamente di tasca il biglietto con su scritto l'indirizzo. Non era mai stato in quella zona del villaggio, ma più o meno aveva inquadrato dove si trovasse, ossia poco lontano da quella casa-albero dove stava il tizio a sei braccia.

    Di conseguenza mi conviene cominciare proprio da quel posto...

    Attraversare la zona commerciale fu un lampo, a parte una piccola sosta per mangiare qualcosa, visto lo stomaco che iniziò a reclamare cibo. Ed ecco infine che il Genin stava alla base della collinetta sulla cui cima sorgeva la casa di quel Kidomaro, o come diavolo si chiamava..

    Bene...da qui....beh, penso di dover andare per di là...

    Mormorò, non proprio convinto, imboccando un viottolo rivolto a Est. Dopo circa mezz'ora di camminata riuscì a sfuggire al dedalo di viuzze, ritrovandosi davanti a un piccolo spiazzzo erboso....leggermente in salita...proprio come...

    Ma quello è l'albero del ragnuomo!! Ma come diavolo ho fatto a finire di nuovo qui???

    Si passò una mano tra i capelli, confuso...eppure aveva seguito i segnali...o perlomeno così pensava...dopo un'altro tentativo infruttuoso si risolse a chiedere a un passante, che gli indicò la via corretta...si sperava...ringraziato lo sconosciuto, Febh si incamminò lungo la strada.

    Dovrebbe essere proprio dietro a quell'angolo...

    Dieci metri...otto....cinque...due...infine svoltò l'angolo.
     
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    Un palazzo sontuoso, seppur ridotto nelle dimensioni, si presentò agli occhi del viandante. Tre semplici piani, ampi e bassi all'apparenza, si coglievano osservandone la facciata. L'ingresso guardato a vista da un ninja privo di coprifronte, una lancia stretta tra le mani e una spada assicurata al fianco. Rimaneva ritto osservando i passanti, senza disdegnare le bellezze locali, accogliendole e salutandole con commenti tipici di un "Signore".
    Due tabelle ai lati del portone non lasciavano dubbi, Yakushi.
     
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    Ed ecco quindi il palazzo indicatogli...non c'erano dubbi, viste le due ampie tavole con scritto il nome del Clan. Visto così, dalla strada, non faceva grande impressione, certo, era un palazzo di grandi dimensioni, addirittura costruito su tre piani, ma appariva come addormentato, a dispetto dell'evidente pregio delle decorazioni. O forse era solo la mente di Febh a fare brutti scherzi e cercare di distoglierlo da quello che era il suo obbiettivo.

    Non importa...fosse anche una catapecchia...ho preso una decisione e andrò fino in fondo. Alla faccia di quel vecchio rompitasche!

    Pensò tra sè, socchiudendo gli occhi per meglio osservare la guardia all'entrata. fece per avvicinarsi, quando notò che non c'era alcun coprifronte visibile...forse lo teneva in tasca...o magari lo aveva scordato..ad ogni modo quella lancia pareva decisamente affilata...e lo stesso si poteva dire del suo atteggiamento, che sembrava marziale, ma al contempo educato, visti i suoi modi di fronte ai passanti.

    Finalmente la guardia notò il genin, che si era avvicinato a sufficienza, ed era l'unico che la fissava spudoratamente. Ancora pochi passi e il ragazzo si fermò, chinando il capo e dicendo

    Buongiorno, il mio nome è Febh-Oh-Enn, Genin. Vorrei parlare con qualcuno del Clan se possibile...avrei una richiesta da fargli...una richiesta di carattere abbastanza personale.

    Avrebbe insistito su questa linea se gli fossero state richieste ulteriori informazioni, offrendosi magari di depositare le proprie armi all'ingresso, ma arrivando a rivelare la totalità delle proprie intenzioni solo nel caso in cui la guardia fosse stata assolutamente contraria a un suo ingresso nel palazzo, o al chiamare qualcuno del Clan.
     
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    La guardia osservò il ragazzo che si era fatto avanti, assumendo una postura ancor più marziale, apparì come ingrandito. Il petto si presentava ampio e possente, spalle larghe, un'altezza invidiabile e lineamenti del viso estremamente duri e severi. Il solo aspetto di quell'uomo era sufficente a spiegare come avesse fatto ad ottenere il ruolo di guardia. Nonostante tutto attese che il giovane si esprimesse, osservandolo con attenzione, potendosi vantare di una grande capacità di valutazione nei confronti delle molte persone che gli si presentavano d'innanzi.

    Mi dispiace signore, ma dopo i recenti accadimenti ho ricevuto ordine di limitare l'accesso a soli casi eccezionali. La vostra presentazione, mi duole dirlo, vi fa stazionare nei semplici curiosi. Se volesse esplicare al meglio le sue motivazioni potrei far richiedere udienza, altrimenti sono costretto ad invitarla a farsi indietro, questione di ordini e sicurezza.

    Il tono utilizzato nel pronunciare la parola "sicurezza" era quanto di più ambiguo si potesse udire dalle labbra di un uomo. Stranamente, seppur l'analisi della frase facesse intendere che il riferimento fosse rivolto al luogo custodito, la prima idea che poteva colpire il pensiero era come quell'uomo si riferisse spudoratamente alla sicurezza dell'interlocutore. Una minaccia così velata ma estremamente chiara da lasciar sconcertati. La lancia venne passata nella sola mano sinistra mentre la destra discendeva lenta, portandosi al proprio fianco.
    Attendeva chiaramente una risposta prima di decidere il da farsi.
     
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    Alla faccia del gran signore. Con cipiglio militaresco il guardiano si era, se possibile, ingigantito, evidentemente cercava di incutere timore nel Genin, sfoderando un'espressione severa e impassibile, mentre i cuoi occhi parevano intenti a rovesciare come un guanto ogni minimo gesto o atteggiamento o espressione che Febh potesse compiere.

    Ma il ragazzo sostenne quello sguardo, socchiudendo appena un poco gli occhi mentre la guardia spiegava i motivi della sua presenza, e cercava di mettere in chiaro ce bisognava avere un motivo più che serio per chiedere udienza.

    CITAZIONE
    [...]questione di ordini e sicurezza.

    Sicurezza....la mia sicurezza forse? Beh...arrivare qui e poi non concludere nulla non è esattamente nelle mie priorità. Era ovvio che avrei dovuto rischiare per avere quello che voglio...specie se intendo apprendere le tecniche segrete di un clan che non mi è proprio.

    Con questi pensieri, la sua determinazione aumentò ulteriormente. E, ancor sostenendo quello sguardo indagatore, senza distrarsi a seguire il cambio di mano della lancia, Febh si decise a rispondere.

    E sia. Il mio interesse è uno solo. Le capacità del Clan. Pur avendone sentito solo parlare, e in modo molto vago, io voglio tentare di acquisire le vostre conoscenze. E non ho intenzione di rinunciarvi, nemmeno se dovessi perderci un braccio, o anche la pelle. Voglio ottenere un'udienza, per chiedere della mia adozione tra gli Yakushi. Sono disposto a fare di tutto per raggiungere questo scopo.

    Una frase d'effetto. Certamente sentita, ma non venne pronunciata con l'enfasi di una recluta entusiasta che si gloria e trae forza dalle sue stesse parole. Era un tono fermo, calmo e sicuro di sè stesso e delle proprie convinzioni, molto adulto, si potrebbe dire così, e colmo di logia, la spietata logica di chi è pronto a rischiare l'intero capitale su una sola giocata. Era il tono di chi ha scelto una via dalla quale non ha intenzione di togliersi, dovesse essere costretto a camminare usando il mento.
     
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    L'uomo rimase immobile, quasi fosse entrato in trance mentre gli occhi si facevano fini, apparentemente capaci di scrutare ben oltre il mero guscio di carne. Attimi che divennero minuti, un silenzio imbarazzante e i suoni dei passanti che si facevano più ovattati. Tutto divenne più simile ad un sogno, un viaggio onirico con i suoi contorni sfocati ma ritornò tutto alla normalità quando la guardia scoppiò in una sonora risata. Il significato di quel gesto non sarebbe mai stato svelato mentre con un cenno del capo gli cedeva il passo, scostandosi di appena mezzo passo. Due colpi al portone e questo si aprì.
    Appena Febh avesse fatto il suo ingresso altre due sentinelle lo avrebbero affiancato, consce che se era lì aveva già ricevuto il permesso di starci. Una delle due si avrebbe scambiato qualche parola con il guardiano e richiudendosi l'ingresso alle spalle avrebbe raggiunto nuovamente il ragazzo in visita.
    Scortato quindi in una delle sale interne sarebbe stato lasciato solo e dopo pochi minuti un ragazzo, all'incirca ventenne si sarebbe detto, avrebbe fatto la sua comparsa. Abiti semplici e un'espressione felice. Capello rasato, occhi color nocciola, sopraciglia folte e labbra carnose.

    Molto piacere Febh-Oh-Enn, il mio nome è Soryo Hakabana Yakushi. Mi è stato riferito che vorresti apprendere i segreti di questa nobile casata, è vero?

    Rimase in attesa di una risposta, ponendosi a breve distanza dal suo interlocutore.
     
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    Silenzio..assoluto silenzio da parte di quell'uomo che, dopo la fine del discorso, era rimasto praticamente immobile, giusto il volto era cambiato, con gli occhi che parevano parevano più affilati di rasoi mentre sondavano il ragazzo. Fu solo dopo un pò di tempo che la serietà della scena si infranse, completamente spazzata via da una sonora risata, alla quale più di un passante reagì con uno sguardo torvo.

    Febh, dal canto suo, rimase decisamente spiazzato, come testimoniava bene la sua espressione.

    Ecco..decisamente QUESTO non me lo aspettavo...Non capisco nemmeno se ride per prendermi in giro...

    Ma l'altro si spostò, cedendo il passo. Un sorriso affiorò alle labbra del ragazzo..aveva segnato un primo punto..ora stava a concludere la partita. Fece il suo ingresso, subito accolto da altre due guardie e scortato, dopo una breve discussione tra una delle due e l'uomo alla porta, in una specie di saletta d'attesa.
    Mentre camminava, Febh non potè fare a meno di guardarsi intorno, un pò smarrito, come si è sempre, daltronde, quando si visita una casa sconosciuta e di grandi dimensioni. In sostanza, spesso il suo naso finiva rivolto in alto, emntre ammirava i soffitti, i muri...le stesse forme dei corridoi e delle stanze.

    Solo, nella sala d'attesa, avrebbe continuato ad osservarsi intorno...dato che non era stato invitato a sedere rimase in piedi...e si premurò anche di fare una passeggiata lungo i muri, casomai vi fossero trabocchetti o cose simili nascosti. Un rumore lo fece voltare di scatto: la porta si era aperta e un ragazzo, di poco più grande di lui, aveva fatto il suo ingresso.

    Presentatosi come Soryo Hakabana, chiese nuovamente a Febh conferma delle sue intenzioni. Lui annuì.

    Si..non vedo perchè negarlo. Al momento è la mia più ferma intenzione.

    Tacque, scrutando gli occhi scuri del suo interlocutore.
     
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    Sorrise compiaciuto ascoltando le parole del giovane.

    Piacevolmente sorpreso di sentire queste tue parole, ma devi sapere che nessuno condivide i propri segreti con gli sconosciuti. La strada che ti si pone davanti è lunga, dovrai dimostrare di esser degno e sopratutto di meritarti la fiducia di un'intera famiglia.

    Scrutò il ragazzo, cercando di cogliere tentennamenti per i lunghi tempi che si ponevano in previsione.

    Inoltre non sarà impresa facile, nulla di tutto quello che dovrai affrontare da questo momento in avanti sarà semplice.

    Invitò quindi il ragazzo a sedersi su uno dei molti cuscini che facevano da contorno ad un tavolinetto basso.

    Io come te, ero giunto qui pieno di alti propositi ma ormai sono dieci anni che attendo e ancora non sono stato messo a parte di nulla che non fosse più significativo di una ricetta di cucina.

    Il volto sconsolato, occhi fattisi lucidi forse per il rimpianto del tempo sprecato inutilmente, ormai conscio di non poter più tornare indietro ma dubbioso sui progressi del futuro.
     
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    Il suo interolcutore iniziò a parlare, lodandosi con Febh per la sincerità, ma ammonendolo a più riprese sul fatto che avrebeb dovuto compiere un cammino lungo, difficile e forse infruttuoso..poi aggiunse:

    CITAZIONE
    Io come te, ero giunto qui pieno di alti propositi ma ormai sono dieci anni che attendo e ancora non sono stato messo a parte di nulla che non fosse più significativo di una ricetta di cucina.

    Il genin non potè fare a meno di sgranare gli occhi..mentre la bocca si apriva da sola, priva di controllo, mormorando le parole

    Dieci...anni?

    Ed ecco che la determinazione cominciava a crollare come un castello di carte...il ragazzo deglutì...se la sentiva davvero di rischiare di perdere un così grande periodo di tempo nel tentativo di essere accettato nel clan? Lo sconforto stava iniziando a farsi strada,, mentre Febh sembrava come sgonfiarsi...ma poi un unico pensiero gli tornò alla mente...appena il dettaglio di un viso pieno di rughe: la bocca. La bocca di un vecchio distorta in un sorriso sarcastico...un sorriso di derisione...quello stesso sorriso che il dannato vecchio aveva ogni volta che il nipote si dava per vinto durante i loro scontro...odiava quel sorriso. Lo odiava con tutte le sue forze!

    Eh, no...non me ne frega niente, dannato vecchio! Sarò anche uno scansafatiche, ma se arrivo a muovermi per qualcosa allora ci vuole ben altro che due paroline per fermarmi!

    Strinse i pugni, risollevando lo sguardo che nel mentre, un pò spento, era calato verso il basso. Andò a riportare entrambi gli occhi su quel Soryo, serio, parlando con un tono un pò smorto..

    Non metto in dubbio le tue doti, Soryo..posso chiamarti così, vero? Ad ogni modo...non discuto il tuo valore..e se in dieci anni, impegnandoti con tutto te stesso, non hai ottenuto nulla, allora si tratta di una prova veramente difficile.

    Taque alcuni istanti...poi arrivò a risollevare l'intero viso, mentre le labbra si scostavano appena in un abbozzo di sorriso, e fronteggiando lo sguardo dell'altro aggiunse:

    Però....
    Io intendo ottenere quello che mi sono preposto, e dato che non ho intenzione di metterci dieci anni, allora arriverò a impegnarmi dieci, no ,anche venti vlte più di quanto tu non abbia mai fatto! Non mi interessa quanti sacrifici tu abbia fatto, se necessario ne farò molti di più! Io sono una persona che non ha quasi nulla per cui agire, se non il villaggio o la mia incolumità...ma se trovo qualcos'altro per cui valga la pena muoversi...beh...allora mi dispiace per quelli che cercheranno di ostacolarmi, perchè a dispetto della loro forza, continuerei quello che ho scelto di fare anche se l'unico muscolo intatto del mio corpo fosse la lingua!

    E....sappi che ho già cominciato a muovermi.


    Disse la frase tutto di un fiato, concludendo con quell'ultima affermazione che, sebbene all'apparenza potesse suonare come una minaccia, dato il tono non poteva essere altro che un'affermazione, un dato di fatto, una sentita dichiarazione di intenti!

     
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    Il volto del ragazzo rimase immerso nello sconforto per molti attimi, lunghi e pesanti, anche mentre Febh prese parola, i lineamenti non mutarono postura, non un movimento o un cenno di cedimento, una recita perfetta che trovò la sua conclusione con le utlime parole dell'ospite. Sorrise apena, un attimo, lasciando poi il posto ad una serietà ben più dura del volto del guardiano incontrato in precedenza.

    Forse abbiamo trovato qualcuno per cui valga la pena di sprecare qualche mese. Bene Febh, da questo momento servirai questa famiglia, avrai subito la tua iniziazione, dovrai prestare giuramento e non sarà un semplice pronunciar di parole, avrà luogo un patto di sangue a cui sarà legata la tua stessa vita.

    Lasciò il tempo al ragazzo di assimilare le sue parole per riprendere nuovamente.

    Mi duole, ma ti ho mentito poco fa. Il mio nome è sì Soryo, ma il mio unico cognome è Yakushi. Figlio di colui che ti prenderà come allievo. Ora seguimi, è tempo di conoscere la tua famiglia.

    Soryo si alzò,un portamento pieno di nobiltà e sicurezza, appariva quasi diverso dal giovane presentatosi prima, più maturo e consapevole, più vecchio si poteva anche dire. Condusse l'ospite lungo una serie di corridoi e rampe di scale, così articolati da far quasi perde la cognizione del luogo ove ci si trovava. Un susseguirsi di sali e scendi, difficile anche dire a che piano si trovassero e misteriosamente gli spazi interni sembravano più ampi di quello che si sarebbe creduto dall'esterno.
    Ci misero cinque minuti buoni per giungere davanti ad una porta scorrevole a doppia anta, gli intarsi erano eleganti, forme geometriche si amalgamavano a quelli che si sarebbero detto rampicanti di qualche specie.
    Due colpi leggeri e Soryo arpì le porte, lasciando quindi il passo a Febh, seguendolo poi chiudendo le porte e sostandogli sul fianco destro, due passi indietro.
    Nella stanza non c'era nessuno, solo un cuscino e un rotolo, ma una luce oltre ad un serie di pannelli proiettava sei ombre, le sagome di uomini che dall'altro lato sostavano seduti.

    Siediti Febh, apri pure il rotolo che troverai ai tuoi piedi e poggialo sulle tue ginocchia.

    La voce cessò, aveva un suono profondo, basso, pieno di carattere. Attese finchè il giovane non avesse eseguito i suoi comandi per procedere.

    Quello è un contratto, un contratto che ti legherà agli Yakushi per il resto della tua vita. Considerala una sorta di precauzione che vogliamo avere, in caso le tue abilità di recitazione risultassero più avanzate delle nostre capacità d'ossevazione. Se sei certo che il tuo futuro sia con noi stilla il tuo sangue su quel rotolo, una volta fatto, qualsiasi azione sia di danno a questo clan o possa mettere a rischio i segreti di cui si fa custode porterà all'attivazione di questo sigillo. Non credo vi sia bisogno di informarti della sorte che attende un traditore.

    Poi tutto fu silenzio, mancava solo l'ultima scelta del giovane e la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
     
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    Finì il suo lungo discorso...e di nuovo era silenzio. Soryo lo guardava in modo indecifrabile...quindi si fece molto formale. Lo aveva ritenuto idoneo....quindi era una specie di esame? Ad ogni modo parlò di una iniziazione..o comunque di un patto di sangue di qualche tipo...che coinvolgeva la sua vita. Con aria interrogativa, il ragazzo non potè che abbozzare un vago cenno del capo; il suo interlocutore sembrava essere diventato tutto d'un tratto un principe, o roba simile...ad ogni modo era un'altra persona rispetto a prima.

    CITAZIONE
    Mi duole, ma ti ho mentito poco fa. Il mio nome è sì Soryo, ma il mio unico cognome è Yakushi. Figlio di colui che ti prenderà come allievo

    Il figlio del futuro sensei...

    Beh...è un piacere conoscerti nuovamente, allora...

    Mormorò, chinando il cappo, sentendosi come costretto a un atteggiamento un pò più formale dalla situazione stessa...anche se nel galateo non era mai stato granchè, sentiva che usare un pò di rispetto era la cosa migliore. Poi i due si incamminarono per una serie infinita di corridoi...memorizzarli tutti sarebbe stata un'impresa...figuriamoci per uno che era stato reduce da una forte carica di stress come Febh.

    Venne portato fino a una stanza dove sei persone, ben celate da pannelli finemente decorati, lo aspettavano. C'erano un cuscino e un rotolo. Soryo attese a qualche passo da lui. Non sapeva bene che fare, ma dopo appena un secondo o due di silenzio, una voce profonda gli disse di sedere. Era come se glielo avessero ordinato, o intimato, ma con il massimo garbo possibile. Il ragazzo non attese certo una ripetizione, e prese posto, aprendo il rotolo e svelando una serie di simboli, sigilli e Kanji sui quali non aveva certo il tempo, o la testa, di concentrarsi in quel momento.

    CITAZIONE
    Quello è un contratto, un contratto che ti legherà agli Yakushi per il resto della tua vita[...]

    Un contratto..come quello delle creature evocate....suggellando il patto mi troverò in condizione di non poter più tornare indietro...sono di fronte alla classica "ultima chance"...

    Si morse le labbra, lasciando che il tempo scorresse per qualche secondo...non era una decisione da prendere a cuor leggero...ma era arrivato fin lì. Tornare indietro non aveva senso...rapida, una mano andò a recuperare un Kunai, stringendolo con forza, a presa rovesciata.

    Firmando questo contratto col mio sangue, io legherei a voi il mio futuro...chiudendo molte delle strade che ho davanti....ma al contempo avrei davanti a me orizzonti a cui non avevo accesso...

    E...anche se non è proprio la stessa cosa...in un certo qual modo avrei una....famiglia?

    Con la mano libera afferrò la lama della sua arma...e con un unico movimento fluido la fece scorrere, lacerando il palmo a sufficienza da far cadere diverse gocce sulla carta del rotolo.

    E dunque, non apsetto un futuro...ma lo scelgo per mia mano..

    Il sangue si sparse in una fitta ragnatela cremisi, mentre veniva assorbito dalla carta...mentre l'inchiostro si mischiava ad esso, e mentre l'antico sigillo veniva imposto, indelebile, per lagre il Genin al Clan.
     
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    Appena Febh compì l'atto definitivo Soryo si alzò in piedi, silenzioso e veloce, recuperò il rotolo e lo portò via, scomparendo ala vista dell'iniziato. Sul suo viso, i cui occhi per un istante cercarono quelli del nuovo Yakushi, si poteva leggere fiducia, la luce che per prima li aveva animati al cospetto di febh era tornata in tutto il suo splendore. Evidentemente era contento dell'esito di quell'incontro.
    Al contempo anche le sagome poste sui pannelli svanirono, solo una di quelle più laterali rimase ferma nella sua posizione, ora nella stanza vi erano solo un'ombra proiettata ed un ragazzo probabilmente spaesato.

    Avvicinati Febh, vieni a conoscere il tuo "padre".

    Il tono caldo di chi vuole aprire un nuovo tipo di rapporto, privo di quel rigore mostrato poco prima. Il pannello che ne celava la figura si spostò mostrando u uomo anziano, vestito di un kimono di pregevole fattura, nero e verde dai ricami dorati. Capelli spessi e scriziati da striature bianche, un fine pizzetto ad incorniciareil mento e guance leggermente paffute. Gli occhi grigi fissi sul volto del giovane, sereni affossati nelle rughe che li evidenziavano sul volto spazioso.

    Il mio nome è Koijo, il padre naturale si Soryo.

    Sorrise benevolo aspettando che Febh gli si avvicinasse offrendogli poi una delle cinque poltrone ormai vuote.

    Vorrei prima di tutto conoscere il nuovo figlio che ho accolto in questa famiglia, con il benestare degli anziani e l'invito di Soryo mi son fatto carico della tua "adozione".

    Un leggero turbamento avrebbe potuto cogliere chi avesse ripensato al figlio di quest'uomo. Come poteva egli aver suggerito una cosa simile se solo qualche minuto prima, e in nessuna altra occasione, il nuovo Yakushi si era presentato alle porte di quella casata? Inoltre Soryo non aveva mai abbandonato Febh per un istante dal suo ingresso.
    L'uomo attese quasi si aspettasse simili pensieri e non volesse interromperli nella loro evoluzione, ma appena questi fossero giunti alla conclusione di una domanda a fior di labbra la sua voce sarebbe scaturita nuovamente, prepotente a coprire qualsivoglia iniziativa.

    Allora, posso conoscere il come mio figlio sia giunto fin qui?
     
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    Il Ragazzo stava ancora osservando lo spandersi della goccia sul rotolo, rinfoderando il Kunai macchiato del suo stesso sangue, quando si spensero le luci che mostravano le sei sagome. Solo una rimase accesa, continuando a rivelare l'ombra dell'uomo che sedeva nell'altra stanza. Soryo si sbrigò, silenziosamente, a recuperare il rotolo e metterlo da parte, uscendo per qualche secondo dalla stanza, mentre Febh fasciava la ferita alla mano con un fazzoletto, in modo da arrestare la perdita di sangue.

    Rimase solo con la sagoma oltre il pannello per diverso tempo, in silenzio...forse era rimasta accesa perchè era lì che doveva andare? E il fatto che fosse una dlele più laterali cosa implicava? Forse era uno degli esponenti più deboli del Clan? O magari aveva una maggior distanza dal nucleo familiare principale...

    Non sapeva che dire, nè cosa fare, se non fissare imbarazzato nella direzione del pannello, annaspando in cerca di una frase decente da dire...ma gli venivano solo degli enormi giri di parole introdotti da "salve" "Allora, come và?" e roba del genere...decisamente inappropriati.

    Ma dove si è cacciato quel Soryo??!!

    Era uno dei pochi pensieri coerenti...e quando questi fece la sua apparizione Febh si voltò a guardarlo, senza riuscir a trattenere un piccolo sospiro di sollievo.

    CITAZIONE
    Avvicinati Febh, vieni a conoscere il tuo "padre".

    ...padre?

    Non aveva nemmeno la più vaga idea di cosa volesse dire avere un padre. Il vecchio era il Nonno, lo era sempre stato, e non si era mai posto come figura paterna, nè aveva intenzione di farlo. Febh deglutì, rialzandosi. Tutto ciò che potè fare fu annuire, mentre valutava le effettive implicazioni di quella parola...e di tutta la condizione in cui si era infilato, a dire il vero. Cominciava a capire di non aver capito proprio nulla di ciò che lo aspettava...

    In piedi, stava per fare un passo per spostarsi, contando di dover tornare nel corridoio, quando sentì il suono del pannello che si spostava, rivelando un viso severo, anche se non sadico come quello del vecchio nonno. Gli occhi del vecchio che aveva davanti lo fissavano sereni..erano quelli di chi non aveva assolutamente nulla da temere. Era forse questo il fine ultimo delle capacità del Clan? O probabilmente erano solo castelli in aria che la mente del genin stava già costruendo sulla base di una semplice occhiata.

    L'uomo parlò, presentandosi come Koijo, padre di Soryo. La reazione fu di abbozzare un inchino mentre borbottava un imbarazzato:

    Pia..piacere di conoscerla, è..è un onore per me...

    L'altro sorrideva...evidentemente cercava di metterlo a suo agio. Stringendo i pugni, infine, Febh si decise ad avanzare, fino a prendere posto in una delle poltrone che gli venivano indicate

    CITAZIONE
    Vorrei prima di tutto conoscere il nuovo figlio che ho accolto in questa famiglia, con il benestare degli anziani e l'invito di Soryo mi son fatto carico della tua "adozione".

    Febh tacque, ragionando su questa frase..

    Quindi...si è esposto per me? E solo perchè glielo ha chiesto Soryo?....Cavolo...ho già due creditori a quanto pare...e dovrò lavorare parecchio per ripagarli, temo..piuttosto..mi chiama "figlio" con una facilità impressionante....dovrò chiamarlo..padre?...Naa...non so..non lo ho mai fatto...forse in futuro...

    Fu solo in un secondo momento che realizzò di essere arrivato da poco meno di mezz'ora...come faceva Soryo ad aver comunicato col padre, se da quando si erano incontrati erano rimasti sempre assieme, fino alla firma del patto? Un altro segreto degli Yakushi? O forse lo avevano avvisato le guardie..ma anche in quel caso...Soryo non aveva ancora fatto il suo test...quindi...quando diavolo era successo? Febh involontariamente si voltò a osservare il volto, ora più rilassato, di quello che era stato prima un ragazzo dall'aria annoiata...poi un severo insegnante...e ora cosa?

    Decisamente troppe domande...e non sono qui da nemmeno un'ora...di questo passo ne uscirò matto...

    Ma Koijo aveva ripreso a parlare, ribadendo, sebbene in altri termini, più decisi. la sua domanda.

    CITAZIONE
    Allora, posso conoscere il come mio figlio sia giunto fin qui?

    Oh..ecco.si, certo...mi scusi..è che....

    Un attimo di silenzio...poi le parole vennero da sole.

    No. Niente. Vuole sapere come sono giunto fin qui, vero? Beh...ho saputo delle capacità del clan per caso. Dopo la morte di Or...ehm..dopo l'instaurarsi del nuovo Kokage, in giro si parlava di quanto fosse stato abile a sconfiggere Orochimaru..e anche la sua guardia più fidata...ehm..Kabuto..Kabuto Yakushi...

    Un altro istante di pausa, quindi riprese

    Dicevano che quel ragazzo possedeva, come i membri del suo clan, la capacità di guarire anche le ferite più gravi...ed è allora che mi è venuta l'idea. Come potete veder e il mio volto è solcato da tre cicatrici, e anche il mio occhio destro è decisamente anomalo...ebbene...qualsiasi arte medica ha fallito nel cercare di guarire queste ferite...e io non sono una persona che aspira alle arti mediche con l'intento di inventare una cura di mia mano...non se sarei in grado. Quindi ho dovuto cercare un'altra strada...e questa mi ha condotto a voi.

    Può sembrare un motivo sciocco, vista così...rischiare la vita per guarire una cicatrice che deturpa il viso...ma non lo ho fatto certo per bellezza. Questi tagli sono di origine sovrannaturale, o comunque sono stati inferti con qualche strana tecnica, o sostanza. Da ciò che mi ha raccontato mio Non...uhmm...l'uomo che mi ha addestrato, fu un essere dall'aspetto demoniaco a incidermi il volto..un essere che aveva attaccato una carovana scortata da una squadra del suono...e aveva ucciso quasi tutti i membri. Mio...il mio maestro si salvò, con pochi altri, che però fuggirono lasciandolo solo a lottare contro la creatura, e la sconfisse. Io ero l'unico sopravvissuto della carovana.

    Cercò di salvarmi l'occhio, ma gli artigli di quell'essere erano imbevuto di un veleno di qualche tipo, che reagì col chackra, dando questo risultato..l'occhio era salvo, ma le ferite non guarivano più di così. Ed è già da diverso tempo che hanno preso a farmi male...per ora è un dolore sordo...durante la notte perlopiù...ma io credo che ci sia ancora del veleno dentro la carne, e che possa riaprire la ferita, renderla più grave, oppure dolorosa al punto da non potermi muovere. E se accadesse durante una missione, o un combattimento, per me, e forse per la mia squadra sarebbe una situazione davvero difficile, se non letale. E' per questo che vi ho cercato quindi, per riuscire a ridurre del tutto la ferita, prima che sia tardi. E se lo vostre arti non funzioneranno, allora cerchèerò personalmente un modo per migliorarle, al punto da arrivare a guarire del tutto...


    Era stato un discorso lungo...aveva praticamente parlato solo lui, senza interruzioni. Tacque, quindi, attendendo una reazione dal suo interlocutore, da colui che forse sarebbe stato il suo Maestro.
     
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    L'uomo ascoltò con attenzione le parole del ragazzo, il sorriso non abbandonò mai il suo viso cercando di far sentire a proprio agio l'ospite.

    Per la tua ferita vedremo cosa si potrà fare ma prima dobbiamo pensare alla tua istruzione. Anche Soryo ha deciso che è giunto il momento per apprendere ancor più i segreti di questa famiglia potendo aumentare i vantaggi derivati dalla nostra Tecnica ma come lui avrai bisogno di lunghi insegnamenti. A differenza di molti altri ci specializziamo su noi stessi e come sai il nostro corpo è una macchina assai complessa, ma non spaventarti, le mie parole servono solo a farti capire cosa ti aspetterà.

    Koijo si alzò invitando il giovane a fare lo stesso. Lo accompagno a fare un giro del palazzo, mostrandogli i luoghi più importanti e la sua stanza, se avesse voluto risiedere lì. Con un cenno del capo lo salutò dandogli appuntamento per il giorno seguente, nel cortile centrale.

    [...]

    Dopo quello vi furono numerosi incontri, ogni volta il vecchio si presentava gentile e pieno di riguardi per il giovane Febh accogliendolo all'interno di una famiglai molto unita e riservata nei confronti del resto del villaggio. In molti conoscevano la nomea degli Yakushi eppure in pochi potevano dire di averne visto uno.
    Durante i numerosi incontri l'attività del ragazzo all'interno del clan accrebbe, da piccoli compiti di poca importanza a gesti carichi di una fiducia incondizionata all'apparenza, poco vistosa ma presente all'interno dei compiti affidatigli, seppur poco preziosi a livello materiale.
    Nei momenti di relax, passato poco più di un mese, Soryo e Koijo iniziarono ad istruire il ninja sulle modalità d'utilizzo della Tecnica segreta, i trucchi, le accortezze ma mai glie diedero dimostrazione del loro potere o insegnarono i meccanismi d'attivazione.

    Ci fu poi un giorno in cui solo Soryo si presentò all'appuntamento. Il volto era serio ma in fondo allo sguardo, per una persona che l'avesse conosciuto, vi si sarebbe potuto leggere molto orgoglio. Disimpegnandosi da qualsiasi domanda espresse solo poche parole, dicendo che fosse stato il padre a pronunciarle per riferirle poi a Febh.

    Febh, mio padre mi ha pregato di avvisarti che per oggi non vi sarà alcun incontro ma desiderava dirti alcune cose. Presentati quando ti sentirai pronto. Ecco. Ora devo salutarti, ho alcune faccende importanti.

    Si accomiatò lasciando ben chiaro il messaggio alle orecchie del giovane Yakushi. Il prossimo incontro avrebbe portato grandi novità nella sdua vita.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Le parole del suo nuovo "padre" furono molto educate, anche se misero bene in chiaro come sarebbe stato complesso il percorso vero le conoscenze del clan. Eppure Febh si limitò ad annuire, in silenzio, mostrando di aver compreso. Quando si alzarono, l'anziano Yakushi lo condusse per le varie sale del palazzo, mostrandogli le varie aree, qualche stanza, e anche quella che, forse sarebbe stata la sua.

    Iniziò quindi un lungo periodo di "apprendistato", se così si può chiamare. Al servizio della famiglia, il ragazzo ebbe diversi incarichi, tra i tanti: consegnare dei documenti all'amministrazione di Oto (Senza aprirli! Cosa che stremò in maniera impressionante la sua forza di volontà ); ripulire i cortili o le stanze del palazzo, spolverare, andare a far spese (e fu una vera odissea trovare la giusta qualità di Tè per una delle matriarche del clan), oppure montare di guardia ai luoghi della famiglia, o anche far parte di piccole scorte dicui alcuni dei membri si circondavano durante delle brevi escursioni.

    Nel corso di uno di questi piccoli incarichi Febh venne anche incaricato di consegnare una discreta quantità di denaro a taluni mercanti, o di andare a ritirare alcuni oggetti d'arte di valore che la famiglia aveva acquistato per abbellire il palazzo. Gli incarichi più disparati insomma, fino a che, dopo una trentina di giorni, incominciò una sorta di blando allenamento, nel corso del quale Soryo e Koijo mostravano gli esercizi preparatori all'addestramento vero e proprio.

    Non vide mai, nemmeno una volta le tanto rinomate tecniche del clan, ma gli insegnarono alcune delle basi su cui doveva fondarsi; come ad esempio il riuscire a distribuire una quantità minima di chackra [Bassissimo] in tutto il corpo e in modo uniforme, e via via aumentarlo pur conservando la distribuzione; oppure di concentrarlo in punti specifici senza potenziare però il muscolo, semplicemente lasciandolo in una sorta di latenza.

    Fu necessaria una grande pazienza e un enorme sforzo per controllare adeguatamente il chackra in queste piccole imprese, am fortunatamente Soryo era sempre presente quando serviva un incoraggiamento, o quando Febh cominciava a sentire i morsi dello sconforto mentre osservava il muscolo indolenzito dalla troppa concentrazione di energia.

    Infine, un giorno, solo Soryo era lì ad aspettarlo. Non volle spiegarne il motivo, e mentre già Febh pensava a qualche importante missione che aveva coinvolto su "padre" (sebbene non risuscisse ancora a chiamarlo così); il suo compagno di addestramento gli citò, parola per parola, un messaggio dell'anziano Yakushi. Poi andò via.

    Solo, Febh rimuginò più volte su quelle parole.

    Pronto. Pronto a cosa? A vedere finalmente le tecniche di clan in azione? O direttamente ad apprenderle? Finora me la sto cavando bene con la gestione del chackra...però...non sono certo al livello di Soryo...sarò pronto davvero?

    Passò quasi un'ora, valutando le sue capacità, dubbioso. Le guardie lo videro uscire dalla stanza dove si allenava e passare nel corridoio con uno sguardo strano. Assorto. Aveva deciso. A dispetto della completezza o meno delle sue capacità, era tempo di mettersi alla prova!
     
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