Ospedale di Suna

[Gestionale]

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  1. Yami Kaguya
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    ¬ S a n ¬
    "Reveriie"
    How about meet my sensei?
    You would love each other..

    CITAZIONE
    [...]non mi disturba nemmeno se hai intenzione di uscire, fidanzarti, sposarti e fare dieci figli con una delle mie ragazze...ma lasciati dire che se mi accorgo che ti lasci dietro una scia di cuori infranti e che la cosa turba la pace del mio ospedale ti caccio fuori a calci nel culo.

    Se non l'avessi già capito prima con la sua richiesta di evitare formalismi vari, quelle parole erano quantomai chiare nel farmi capire che Reveriie era di mentalità aperta come pochi. Fra quelli che conoscevo poi, forse era seconda solo a Testanera.
    Solo qualche secondo dopo averlo recepito però, pensai che quel discorso mi ricordava qualcosa. Forse quello di un personaggio di un libro che avevo letto...qualcosa sulle geishe, il cosiddetto regalo di compleanno di Saphiria per la mia "scarcerazione".
    Regalo che non avevo mai finito di leggere, ma che mi aiutò non poco a immaginare che Reveriee, prima di fare quel lavoro, avesse fatto affari con i "posti migliori dove trattare con gli uomini", come li chiamava Saphiria.
    "Le sue ragazze", "cuori infranti" e in sostanza il concetto di "protettrice" però, forse non erano davvero derivati da una cosa simile. Se poi quell'impressione si fosse rivelata sbagliata, qualcosa mi diceva che se la sarebbe presa parecchio.
    Insomma, meglio tagliare la testa al toro e chiedere, avrebbe di sicuro reagito in maniera migliore rispetto a un eventuale malinteso protratto per mesi.

    Quindi....lei, prima di venire qui-

    Avevo guardato in giro mentre parlava, ma nel momento esatto in cui ne incrociai lo sguardo, mi ritrovai addosso due lame taglienti, anche se in senso figurato. Quello che probabilmente era il mio istinto di sopravvivenza dunque, mi fece tornare rapidamente sui miei passi.
    Meglio non citare l'argomento e basta.

    ...Sissignore. Farò del mio meglio.

    Iin caso avrei fatto le mie ricerche in seguito, non valeva la pena rischiare un licenziamento prematuro e magari un ceffone solo per mera curiosità.
    E chi poteva sapere, in ogni caso, quali metodi potesse ritenere corretti, la padrona di un bordello, per "mettere in riga" i clienti che molestavano le sue ragazze.
    CITAZIONE
    E poi...[...]...c'è sempre il mio ufficio, casomai avessi bisogno di...compagnia.

    ...Inutile dire, che mentre mi aveva descritto le stanze dell'ospedale, aggiungendoci i dettagli su come spesso avrei potuto imbattermi in una delle infermiere "indisposte", fin lì il massimo a cui ero arrivato come congetture, riguardava solo il pensare che in quel posto il rischio di rapporti non consenzienti fosse probabilmente il più alto di tutte le cinque terre.
    Il pensiero che Reveriie fosse ciò che evitava un simile scenario però, vacillò insieme alla mia compostezza, quando in replica a quell'ultima "proposta" mi girai di scatto nella sua direzione. A quanto pareva ci avevo azzeccato sulla cosa dei bordelli a metà, dato che a giudicare da quelle parole Reveriie non aveva fatto fare tutto il "lavoro" solo alle ragazze.

    Ah...beh io-
    CITAZIONE
    Scusa scusa, stavo scherzando ovviamente. [...] Non ti preoccupare, non sono quel genere di donna, vai pure avanti.

    Prima che potessi finire la frase, Reveriie sbottò in una risata, rendendo chiaro che aveva cercato di metterla sul ridere. In replica, riuscii solo ad abbozzare un sorriso tirato, insieme a un tentativo di coprire la cantonata distoliendo lo sguardo e grattandomi la nuca. Quello rispondeva almeno in parte ai miei dubbi sul suo passato, ma per qualche motivo c'era qualcosa che ancora non mi tornava. E prima di strapparmi i capelli a forza di grattarmi la testa, feci un respiro e quindi cercai di concentrarmi per andare avanti. C'era decisamente qualcosa che mi ricordava Saphiria in Reveriie, ma non capivo esattamente cosa.
    Anche se per ora, l'ipotesi più probabile sembrava essere un'indole simile nel darmi corda per poi ritirare l'esca. L'importante alla fine era che non mi avesse sgamato riguardo ai miei timori, così che afferrare le ragioni dietro a quelle domande continuasse a essere difficile. Sarebbe stato un datore di lavoro da prendere con le pinze, quello ormai l'avevo capito.
    Tuttavia non potei trattenere uno sguardo lievemente dubbioso, quando mi disse che i primi passi li avrei mossi accanto a Sachiko. Ovviamente non potevo nemmeno negare che "senpai" fosse decisamente un titolo più facile
    con cui rapportarsi, rispetto a "Boss" o"datore di lavoro" che fosse. Ma in ogni caso, da come proseguì il discorso realizzai di botto che a quanto sembrava ero stato assunto.
    ...Dunque quella conversazione era stato il colloquio? O solo non le ero sembrato da buttare?

    Oh? Sono assunto allora? Sicura?

    Non che volessi suscitarle dubbi sulla sua decisione, ma come dire... mi sentivo ancora più uno scemo, ad essermi fatto tanti problemi su qualcosa che alla fine era andata talmente liscia da lasciarmi appunto quasi spiazzato.
    Quando però Reveriie concluse di nuovo, una parte di me ebbe l'impressione di aver fatto una figura un pò da poppante. Non che una cosa simile non potesse rivelarsi utile a lungo andare, ma come detto... notavo quella somiglianza con Saphiria, che tendeva a tirar fuori il mio carattere originale, rispetto a quello che avevo finito per mostrare in quel colloquio.
    CITAZIONE
    ...non preoccuparti, non mi approfitterò di te.

    image
    ..Allora vedrò di fare lo stesso e non deluderla.

    Avevo l'impressione di essere finito in un posto leggermente pericoloso, ma dopotutto iniziava a piacermi. Quell'ultimo commento per metà fraintendibile e per metà un'assicurazione di non fare nulla con nessuna delle mie colleghe, era riuscito a divertirmi abbastanza da poter pensare all'ultimo pezzo del puzzle...ovvero quella che era appena diventata Sachiko-senpai, in linea teorica.
    Chissà. Una volta afferrato il grado di pericolosità delle infermiere, quel posto avrebbe anche potuto iniziare a piacermi.
    Ma per il momento, ora che ero dentro poteva essere una buona idea tornare al mio lavoro originale.

    Ah, Reveriie? Posso farle una domanda? In passato le è mai capitato, di incrociare una bizzarra deformazione della pupilla, come una stella a quattro punte, e un'altrettanto bizzarra pigmentazione dell'iride, verso il dorato, in qualche paziente? Durante i primi mesi della mia formazione medica avevo trovato un vecchio taccuino che parlava di quella che presumo fosse una malattia, ma non ho mai trovato altri riferimenti ad essa.
    O forse era un difetto congenito, però mi ha incuriosito. Solo che inizio a credere fosse solo un appunto scritto a caso, dopo tutto questo tempo. O per caso anche lei ha visto qualcosa di simile?


    "La stella sull'oro", come l'avevo chiamata, era ovviamente la mia scusa principale nella ricerca dei portatori di Shukaku. Sarebbe stato quasi da ridere, certo, se avessi trovato davvero una malattia in grado di provocare quei sintomi.
    Ma per il momento cercavo solo testimonianze. E cercai di mantenere un tono curioso e uno sguardo quasi noncurante, mentre lo chiedevo. FOrse l'avrebbe catalogato come "l'interesse dell'ultimo arrivato", se fossi stato abbastanza credibile. E in ogni caso, non era poi tanto rilevante.
    A prescindere dall'intenzione iniziale, se Sachiko si fosse rivelata migliore del resto delle infermiere, sarebbe anche potuta diventare divertente quell'esperienza.

     
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    Ledah riposava decisamente bene, non credeva che i medici si trattassero tanto bene a Suna ma d'altronde, il precedente primario doveva essersi attrezzato in modo tale da potersi rilassare in ogni momento e poter così testare costantemente la professionalità delle proprie infermiere...e non in campo medico.
    Ma aldilà di ciò che poteva essere successo su quei lettini, il medico si ritrovò a cadere in un sonno decisamente profondo, come non gli capitava da lungo tempo a causa dei ritmi derivati dal suo lavoro di ricerca.

    Ed ecco che dopo molto tempo tornò a sentire nelle proprie narici il tanfo acre di una montagna di corpi in putrefazione sulla quale sedeva una figura familiare ma al tempo stesso sconosciuta, dall'ultima volta che l'aveva vista aveva guadagnato molto in definizione ed ora non appariva più come una sagoma avvolta da fiamme azzurre tra le quali risaltavano i sinistri occhi rosso cremisi.
    Adesso quegli occhi erano puntati in quelli di Ledah ma il volto di Passato, quello era il nome che gli era o si era dato, era chiaramente distinguibile e se non fosse stato per la Maschera, che in quella dimensione aveva assunto una manifestazione solida seppur segnata dalle numerose crepe, il ragazzo avrebbe assunto un espressione scioccata.

    post_9_luglio_2011_1_25



    Colui che lo guardava aveva infatti il suo stesso volto, con la differenza che i capelli sembravano persino più disordinati di quelli del ninja e che da essi partivano lunghe orecchie a punta e grosse corna di colore rosso, la pelle era d'un colore celeste scuro e la bocca piena di appuntiti canini.
    Avvolto nelle proprie ali nere, l'essere si lasciò andare ad una risata, dicendo:

    "Da quanto tempo che non ci si vede!
    Sai, io ho guardato con interesse il modo in cui hai sprecato il tuo tempo dietro ai tuoi hobbies umani, si vede che sono cambiato ma non devi temere, io ci tengo che tu rompa quella Maschera quanto lo vuoi tu, d'altronde, noi siamo una cosa sola ed è naturale che i nostri desideri coincidano."


    post_9_luglio_20111_3_25



    Poi prese in mano una testa, la mano era artigliata e presentava solo tre robuste dita, con le quali lanciò verso il chunin la testa che rotolò sino a mostrare la propria identità, possibile che la morte di Kojitsu fosse rimasta impressa sino a quel punto?

    Passato proseguì:

    "E' strano come quest'esperienza ci abbia messi in contatto, non siamo mai stati tanto vicini come in quei due giorni, ma d'altronde, non è stato una chiave di volta solo per noi...sai che Shiraki e Shaina hanno entrambi subito un decisivo cambio nelle loro vite dopo la morte di quel tipo?
    Ma d'altronde, questo potrebbe essere il vero motivo per il quale ti sei tenuto in disparte ed hai cercato di rifiutare ogni missione per distrarti e sfinirti a suon di ricerche, ma come puoi credere che proprio qui a Suna, patria di Kojitsu, ti fosse possibile non reincontrarmi, io sonos tato sempre dentro di te ed è solo un ricordo a risvegliarmi ogni volta e proprio in questo luogo la vita è cambiata sia per Shaina che per Shiraki ed entrambi hanno cambiato il loro destino, io mi chiedo se tu sarai in grado di mutare il tuo..."


    In quel momento, il volto di Passato si fece serio, quasi assorto mentre pronunciava quella che sembrava essere una sentenza di morte:

    "Tu lo sai che una volta infranta quella Maschera sarà stabilita la nostra identità, ma come può una volontà debole come la tua vincere con una volontà temprata nei millenni?"

    Una frase dal significato misterioso, Ledah sapeva che la Maschera agiva da protezione, ma sapeva anche che ad un certo punto bisognava uscire dal proprio guscio ed affrotnare il mondo da soli, quella Maschera era l'ultimo brandello d'infanzia che si portava dietro, distruggerla l'avrebbe portato ad essere completo, conoscere la verità e saperla affrontare per vivere a pieno e non dietro ad una campana di vetro dove i suoni risutavano attutiti in entrambi i sensi.

    Nel mentre, una piccola figura alata arrivò e riportò la testa di Kojitsu sulla pila, dicendo spavaldamente:

    "Non è più così debole!"

    Si trattava di Haru, la cui natura le consentiva d'introdursi nei sogni altrui, con lei aveva vissuto a lungo durante il tempo delle ricerche er era forse la sua più fedele evocazione, un pò scorbutica, ma molto affidabile se s'impegnava ed ora eccola lì a difendere il proprio evocatore da una minaccia ignota e posarsi leggiadra sulla sua spalla mentre Passato si concedeva una risata.
    Haru sussurrò al padrone:

    "La sua presenza oscura ci ha chiamati a te, ma sappi che quello non è certo in grado d'avere incubi di cui nutrirsi, i tuoi sentimenti saranno celati da una Maschera d'indifferenza, ma ne sei provvisto mentre lui non è altro che un'ombra."

    Se una creaturina come quella poteva tener testa ad un mostro come quello, l'umano poteva fare sicuramente di meglio e così disse:

    "Il tuo nome è Passato, ti manifesti saltuariamente ma in fondo non sei altro che una traccia evanescente di un passato troppo lontano da ricordare...la tua volontà non è comparabile a quella di chi possiede un identità reale"
    post_9_luglio_20111_2_25



    La risposta di Passato non si fece attendere:

    "Dimentichi forse che è nel tuo passato che è nata la tua identità?
    Non puoi rinnegarmi, io sono te e tu sei stato me, ricordatelo."


    E con quelle ultime ed enigmatiche parole, la figura scomparve in un vortice che presto sbiadì e si concretizzò in due grandi occhi viola e quel sogno fù nuovamente scordato.

    [...]



    Per un attimo Ledah pensò di ritrovarsi di fronte Shinodari, ma presto cominciò a scorgere ciò che vi era attorno agli occhi e capì d'essere di fronte ad una sconosciuta, in verità s'erano già visti ma in quel momento lui era svenuto e l'evento era legata a doppio filo con la morte di Sayaka, se fosse stato sveglio, forse sarebbe intervenuto in sua difesa rimanendo ucciso a sua volta...il destino sapeva essere beffardo nell'intrecciare tante coincidenze all'interno di un semplice ospedale.

    Ad ogni modo, Ledah mise a fuoco anche il resto dell'imamgine ed arrossendo in maniera visibile considerando il consueto pallore, distinse chiaramente le forme della donna, la cosa non avrebbe causato una reazione simile se non fosse stato per il fatto che persino a lui era chiara l'entità della provocazione contenuta in quel sorriso, nel tono di voce roco, ma che sembrava accarezzare il corpo del ragazzo ed insinuarsi in profondità.

    disegni_post_8_luglio_3



    Shinodari non avrebbe mai rivolto uno sguardo tanto malizioso a Ledah e quest'ultimo si ritrovò come di consueto paralizzato tra degli istinti naturali e l'ostacolo posto dalla Maschera che voleva impedirgli d'esprimerli.
    Ma l'ostacolo della maschera era oramai ridotto e l'otese sembrava quindi un timido liceale più che un pezzo di legno...era un passo avanti in fondo e così, quando la donna parlò dandogli il benvenuto, rosso come un peperone, il medico sollevò il leggero lenzuolo sino a coprirsi il petto scoperto, come se ogni lembo di pelle esposto allo sguardo della donna potesse contribuire a farlo cadere vittima di quello strano incantesimo che sembravano lanciargli quello sguardo seducente e la voce sensuale.

    La cosa bizzarra era che fossero più le intenzioni che le forme sinuose della donna a colpirlo, il medico non poteva deviare lo sguardo da quello della donna, forse in quella sua mente razionale, cercava di trovare una spiegazione logica a quella nuova crepa nella Maschera ma nulla riusciva a spiegare una sensazione basilare, la soggezione di fronte ad un fascino esercitato da una persona su di un altra e che almeno temporaneamente, poneva la prima in posizione di potere sull'altra.

    Rimanendo comunque col volto impassibile nonostante fosse rosso sino alle orecchie, Ledah rispose balbettando come sovente gli capitava in quelle situazioni, dove la parola ed il pensiero sembravano correre a velocità differenti:

    "Oh...ehm...g-grazie..."

    Visto e sentito a quel modo, sembrava quasi un pupazzo rotto, l'espressione stonava con le parole, lo sguardo fisso che sembrava perso nel vuoto al massimo era giustificabile se la donna l'avesse realmente ipnotizzato e persino il balbettio suonava semplicemente come un disco rotto che tornava indietro e poi riprendeva sempre uguale e monotono.

    Revie_distesa_25



    CITAZIONE
    Per i sogni rimando a:
    Solo Due Giorni - Richiamo Incubi

     
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  3. Iron_Malfoy
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    *L'ospedale esternamente si presentava come una struttura imponente. Iron guardò la facciata dove spiccava una croce rossa con al centro la clessidra simbolo del villaggio. A sinistra era evidente l'ingresso per il pronto soccorso.*

    *Entrò senza farsi pregare e lasciò che la vista identificasse i dettagli dell'accettazione, la mappa per raggiungere i vari locali e i dottori che camminavano a passo spedito verso mete precise.*

    "Sembrate egregiamente attrezzati."

    *Sorrise e si avvicinò al banco dell'accettazione.*

    "Buongiorno Signora, sono Iron Tobi Inuzuka Primario dell'Ospedale di Konoha."

    *Lasciò che l'informazione entrasse nella mente della donna e fosse effettivamente compresa.*

    "Sono qui in visita da Konoha e cercavo lo specialista in meccanismi."

    *Almeno valeva la pena provarci. Mentre attendeva che la donna le rispondesse si rivolse ad Hamano.*

    "Quanto pensi ci metteremo per raggiungere il villaggio?"


    *Era indispensabile calcolare il tempo il più precisamente possibile.*
     
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    La figlia del Vento

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    dal cielo e dal mare...

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    "Oh...ehm...g-grazie..."

    *Nella penombra, Ledah sentì risuonare una breve risata. Le labbra della donna si schiusero in un sorriso, scoprendo denti bianchissimi e perfettamente allineati.*

    Non preoccuparti. Non ti mangio mica.

    *Dalla sua reazione, Reverie aveva capito che non si era affatto accorto della sua presenza finché non aveva aperto gli occhi trovandosela davanti, e a giudicare dal colore vermiglio che aveva assunto il suo viso, aveva la netta impressione che il ragazzo non fosse abituato a trovarsi in quel genere di situazioni.*

    Io sono Reverie Lee Flameheart, il primario di questo ospedale. E tu se non sbaglio sei il medico di Oto che ha rimesso in sesto il nostro Hamano. *si tirò su a sedere, incrociando le gambe e poggiandoci su i gomiti.* Allora, come ti chiami? Chi devo ringraziare per l'ottimo lavoro?

    *L'espressione era un po' cambiata, passando da quella provocante di poco prima a una non meno tagliente ma più curiosa, e in effetti era ansiosa di svelare il mistero della persona che aveva davanti, una persona in grado di operare con tale maestria e sicurezza ma che davanti a lei arrossiva come un ragazzino.*

    OT post breve per fare conoscenza ^^
     
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    Ledah sembrò tornare in se dopo la risata della donna che dicendogli "non ti mangio mica" gli aveva dato modo di concentrarsi per un secondo sulla meccanica del modo in cui lei avrebbe potuto mangiarlo, partendo dalla cottura al metodo.
    Un pò come se si trattasse di decidere se mangiarsi solo il petto del pollo e farlo ai ferri per mangiarselo con le posate asieme ad una spruzzatina di limone, oppure se farlo al forno e mangiarlo a mani nude direttamente coi denti.
    Prima d'arrivare a pensare al contorno, Ledah si riscosse ed abbozzò una risposta:

    "Per fortuna."

    Se fosse stato una persona normale, si sarebbe probabilmente dato una legnata sui denti per aver probabilmente distrutto quel poco di feeling che sie ra venuto a creare, ma qui stiamo parlando di Ledah, un tipo che confonde abbracci con stritolamenti.

    Ad ogni modo, la ragazza si mise a sedere più composta e l'otese provò a fare lo stesso, cercando però d'infilarsi la coperta sotto le ascelle e riuscire così a coprirsi il torace scoperto, non era abituato ad essere studiato in quella maniera e lo sguardo indagatore della ragazza lo metteva ancora in difficoltà nonostante avesse cambiato atteggiamento.
    Lui avvertiva ancora il fascino del suo guardo anche se non riusciva a comprenderlo del tutto a causa della propria inettitudine riguardo alle relazioni umane più semplici, ma era certo che in quel momento era Reverie colei che teneva il coltello dalla parte del manico.
    Forse presentandosi come il primario dell'ospedale aveva voluto velatamente sottointendere che l'otese si trovava nel suo dominio ed in quel momento, il medico pensò che si trattasse più di uno strano interrogatorio che di una semplice chiacchierata.
    Ad ogni modo rispose in maniera puntuale e sintetica dicendole:

    "Il mio nome è Ledah e sono il primario dell'ospedale di Oto, più che sistemare il braccio di Hamano, gliene ho fornito uno nuovo."

    Se solo non avesse avuto difficoltà a recepire emozioni, l'otese si sarebbe goduto maggiormente quella situazione così particolare, la penombra accentuava l'intimità della sala.
     
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    dal cielo e dal mare...

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    *Il ragazzo era rimasto immobile per un po', come se stesse pensando a qualcosa di non ben decifrabile, poi sembrò riprendersi e fare un commento alla sua frase che arrivò con qualche attimo di ritardo rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati.*

    CITAZIONE
    "Per fortuna."

    *disse, come se per un attimo avesse preso sul serio l'idea che Reverie avrebbe potuto mangiarlo davvero. Quando poi lei si sistemò meglio sul letto, anche lui si sollevò dalla sua posizione, mantenendo però la coperta a coprirgli il petto, dandole un po' l'idea di una ragazzina alle prese con un maniaco sessuale. O era estremamente timido, oppure c'era qualcosa sul suo torace che non voleva mostrare, ma delle due era più propensa a credere alla prima ipotesi.*

    CITAZIONE
    "Il mio nome è Ledah e sono il primario dell'ospedale di Oto, più che sistemare il braccio di Hamano, gliene ho fornito uno nuovo."

    *Certo che non era proprio portato per la conversazione, o magari lo aveva solo preso di sorpresa e non era ancora del tutto sveglio, ma ancora, rimase abbastanza sconcertata dalla sua apparente mancanza di slanci emotivi, che tuttavia faceva un po' contrasto con le sue reazioni agli stimoli. Chissà se...no, per quel giorno si era divertita abbastanza a mettere in imbarazzo i maschietti.*

    Si, Sachi mi ha raccontato. Molto interessante la tua tecnica, simile a quello che fanno i Marionettisti qui. Grazie comunque per averci restituito un Sand Scorpion tutto d'un pezzo.

    *la donna sorrise ancora, reclinando leggermente il capo. Poi si alzò in piedi, voltandosi a guardare il suo ospite dall'alto.*

    Allora, se ti sei riposato abbastanza mi permetti di offrirti da bere al bar del villaggio? E' un peccato stare chiusi in un ospedale che puzza di medicine in una giornata così bella. *gli fece l'occhiolino* Non preoccuparti, non sbircerò mentre ti rivesti.
     
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    Ledah in teoria non aveva nulla da nascondere sotto quel lenzuolo all'infuori del fatto che i vestiti erano da sempre un ottima barriera, la sua sciarpa gli aveva coperto il volto per anni prima che si decidesse a levarla, un passetto alla volta avrebbe imparato a godere di quell'intimità, ma non era quello il giorno.
    In ogni caso, sul suo torace si trovava anche quella sgradevole cicatrice, qualcosa che a lui non dava problemi, ma che spesso generava disgusto negli altri.

    Ad ogni modo, Reverie lo ringraziò per quel che aveva fatto per Hamano, anche se forse avrebbe dovuto correggerla riguardo alla scarsa applicazione medica del marionettismo.
    In ogni caso, per una volta comrpese che non era il caso di contraddire la sua interlocutrice con chiarimenti supeflui, e così quando lei gli chiese se volesse uscire per bere qualcosa e soprattutto che non l'avrebbe spiato, lui le rispose arrossendo più di prima:

    "In verità, non ho nulla da nascondere, solo che è una situazione che per qualche motivo mi innervosisce..."

    Poteva sembrare strano, ma la voce sembrava aver assunto un tono leggermente diverso dal solito tono piatto, si poteva leggere una traccia d'imbarazzo?
    D'altronde, era stranamente umano persino il suo distogliere lo sguardo, cosa che chi lo conosceva bene sapeva essere anomala, quelli erano tutti presagi dell'imminente frattura della Maschera, quel blocco psicologico che lo rendeva così impacciato riguardo ad ogni relazione umana.

    Quindi il ragazzo decise di fare un gesto più coraggioso del solito e si tolse di dosso la coperta, un'azione quasi istintiva in difesa del raziocinio che gli diceva che nel suo torso nudo non vi fosse nulla di male.
    Reverie avrebbe notato comunque il tatuaggio sul dorso ed i segni delle braccia chirurgiche sullo sterno e se avesse guardato bene, anche qualche piccolo foro tra le costole, dove si trovavano dei minuscoli spara-dardi.

    Ledah_si_cambia



    Indossando nuovamente i propri abiti, l'otese disse:

    "Resta pure, in questo modo potremo andare assieme, dovrei controllare Hamano, ma suongo che se avrà dei problemi saprà dove trovarmi, gli manderò un messaggio con alcune istruzioni e mi farò consegnare i soldi della parcella tramite piccione viaggiatore."

    Ledah lo sapeva che era qualcosa di strano e di sbagliato, avrebbe dovuto ricontrollare il ragazzo, dargli qualche eserciziod a fare di persona eccetera, tuttavia, in quel momento si sentiva meno razionale del solito ed in ogni caso, l'operazione era andata bene e lui era ancora nei dintorni.

    Calcandosi in testa il cappello nero a tesa larga, l'otese disse a Reverie:

    "A posto, possiamo andare."
     
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    dal cielo e dal mare...

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    *Forse le sue provocazioni avevano colto nel segno, fatto sta che il viso pallidissimo del giovane aveva assunto un colorito prima più sano, poi vistosamente scarlatto, mentre le rispondeva con un tono vagamente imbarazzato.*

    CITAZIONE
    "In verità, non ho nulla da nascondere, solo che è una situazione che per qualche motivo mi innervosisce..."

    *A Reverie venne quasi voglia di scusarsi per essere stata così aggressiva, in fondo pensò, capitava spesso che quei ragazzi ninja imparassero a combattere molto giovani e si trovassero del tutto inesperti in...un altro genere di situazioni. Però Ledah sembrò non voler sottostare a quell'imbarazzo, perché di scatto si tolse di dosso la coperta e si alzò dal letto per rivestirsi.*

    *Lo sguardo della donna catturò per un attimo la sua figura, quello che bastava ai suoi occhi abituati a vedere perfettamente nella penombra per registrare i segni particolari del ragazzo. Tatuaggi, e una cicatrice al centro dello sterno molto simile a quella che rimaneva dopo un'operazione al cuore, oltre al fatto che beh, a parte la carnagione che rivaleggiava con le pareti dell'ospedale, non aveva proprio nulla da nascondere riguardo al suo corpo. In ogni caso, dopo quell'istante si voltò dandogli completamente le spalle, le dita intrecciate dietro la schiena che incorniciavano un tatuaggio, messo in risalto dalla linea bassa della cintura dei pantaloni che indossava, la cui parte alta era appena sfiorata dai lunghi capelli biondo miele.*

    CITAZIONE
    "Resta pure, in questo modo potremo andare assieme, dovrei controllare Hamano, ma suppongo che se avrà dei problemi saprà dove trovarmi, gli manderò un messaggio con alcune istruzioni e mi farò consegnare i soldi della parcella tramite piccione viaggiatore."

    *Rimase un attimo perplessa da come l'Otese avesse capitolato in fretta. Pensava fosse più rigoroso come medico, ma in fondo meglio così. Stare sempre chiusi nello stesso villaggio e vedere sempre le stesse facce la faceva impazzire, per una volta che aveva un ospite ne avrebbe approfittato.*

    Nessun problema. Sachi ti ha assistito nell'intervento ed è un'ottima infermiera, ci penserà lei al post-intervento, e se ci saranno complicazioni ci manderà a chiamare.

    CITAZIONE
    "A posto, possiamo andare."

    *Si voltò con un sorriso. Evidentemente, aveva preso un bel po' sul serio le precauzioni per evitare scottature, oppure aveva già sperimentato gli effetti del sole sulla sua pelle chiarissima.*

    CITAZIONE

    Continua QUI


     
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    ..Chi diavolo sei tu?!..
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    Raggiunto l’ospedale il rosso avrebbe portato dentro il corpo del ragazzino dando disposizioni al personale. Subito un equipe specializzata in casi di disidratazione si sarebbe messa all’opera preparando una stanza isolata dove poter operare e mettere a riposare il nuovo ospite. Hoshi non lo avrebbe mollato per un secondo seguendo ogni operazione fino a quando no lo avessero messo a letto a riposare.


    Hohenheim era stato portato in una camera singola piuttosto spartana, non vi era nulla oltre al letto dove stava e la sacca di Sali minerali che aveva attaccata al braccio. Il rosso era li con lui seduto a cavalcioni su una sedia ad osservarlo, non era cambiato di una virgola. Si insomma lui era cresciuto con il passare degli anni, era diventato molto più alto e massiccio inoltre la sua fisionomia era diventata molto più adulta anche se non troppo considerati i suoi quasi 17 anni.

    -Chi diavolo sei tu?!..-


    Il rosso aveva appoggiato il mento sopra le braccia incrociate sullo schienale della sedia. Sarebbe rimasto li con la copia del suo amico fino a quando questi non si sarebbe svegliato. Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo solo, non sapeva ancora chi fosse, ma aveva tutta l’intenzione di scoprirlo presto.



     
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    Quando tornò in se, gli occhi appannati si aprirono sulla vista di lenzuola pulite ed odore di fresco. Aveva la testa leggermente inclinata sul fianco , e quando l’addrizzò sentì un dolore farsi strada alla base del collo, lamentandosi della posizione mantenuta per troppo tempo. La bocca del chunin non era più asciutta, sebbene numerose spaccature si aprissero nella carne per via della disidratazione. Al braccio, un ago stava iniettando una soluzione salina nel suo braccio, facendolo sentire più vigile. Nonostante questo, Hohenheim si sentiva grandemente provato nel fisico, semplicemente privo di forze.
    La stanza in cui lo avevano messo era spartana, ma pochi elementi architettonici, nonché i colori che lo circondarono, gli fecero immediatamente capire che si trovava all’interno del villaggio, il che lo fece immediatamente sentire meglio: alla fine ce l’aveva fatta a tornare.
    Un nuovo dolore esplose alla base del collo quando l’artista ruotò la testa per vedere alla sua destra. Credeva di essere da solo nella stanza, per cui sobbalzò leggermente che la figura di un ragazzo sedeva accanto al suo letto e lo guardava intensamente.

    -Chi diavolo sei tu?!..-


    Il chunin avvertì nella voce di chi gli stava parlando una nota estremamente familiare, una voce che conosceva molto bene, appartenente ad un suo caro vecchio amico: Hoshi! Tuttavia la persona che si trovava d’avanti non era esattamente colui a cui quella voce corrispondeva: era più grande, più maturo e l’uniforme che indossava portava gradi superiori a quelli che appartenevano al Kikuma. Tuttavia osservandolo meglio, la forma assurda dei capelli rossi, gli occhi ridenti e la posa disinvolta immediatamente gli occhi gli si riempirono di lacrime, ed iniziò a piangere sempre più forte come un fiume in piena. Non era Hoshi il problema, perché per Hohenheim era come se i due si fossero visti poco più che il giorno prima, il problema era constatare quanto tempo doveva essere trascorso!!!
    Con un braccio che gli copriva gli occhi gonfi per le lacrime, il chunin disse:

    “ Ma che razza di domande fai, cretino?! Maledizione…”



    Sembrava che il pianto non avrebbe avuto fine molto presto e tra i singhiozzi il chunin non faceva altro che ripetere “maledizione” in continuazione. Sapeva di essere morto, non era una certezza, ma dentro di lui se lo sentiva. Eppure in quel momento era vivo e vegeto…semplicemente non ci poteva credere!
    Mentre un forte mal di testa gli massacrava il cranio, tutti i ricordi dell’ultima sera gli riempivano la testa: tutti i D10 rimasti intorno a lui, la febbre, i tubi che gli uscivano dal corpo…
    Ci vollero 5 minuti perché riprendesse il controllo e tornasse a guardare Hoshi senza coprirsi il volto.

    “ Hoshi dimmi, da quanto tempo è che non ci vediamo?”


    In quel momento Hohenheim appariva proprio un bambino piccolo, con le guance rigate e arrossate. Tuttavia gli occhi tradivano tutt’altra profondità.

     
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    ..Ma allora che ti è successo?!..
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    E così Hohenheim si svegliò. Il rosso era rimasto li ad aspettare tutto il tempo necessario, non lo avrebbe perso di vista per un secondo, non ora che forse lo aveva ritrovato dopo tutto quel tempo che lo aveva creduto morto. Il ragazzino sembrava ancora piuttosto debole, i Sali contenuti nella sacca di trasfusione stavano facendo un ottimo lavoro, ma era ancora presto per dire che il vagabondo fosse completamente fuori pericolo.


    La risposta di Hohe e la sua reazione poi lasciarono un sorriso sul volto del rosso, solo il dinamitardo gli avrebbe risposto a quel modo. Hohe era rimasto lontano da Suna per anni, da tempo la sua storia e le sue gesta erano diventate leggenda. Tra i giovani ninja di Suna le sue gesta venivano raccontate sempre con un velo di ammirazione, il bambino prodigio lo chiamavo. Un ninja capace di sbaragliare qualsiasi avversario con estrema facilità e dalla mente brillante, uno di quei ninja che si diceva nascessero solo ogni 100 anni. Hoshi stesso aveva provato sulla sua pelle la verità che stava dietro a quei racconti, non era mai riuscito a batterlo da quando lo conosceva e la sua scomparsa gli aveva precluso ogni chance di rifarsi. Il rosso avrebbe lasciato sfogare l’amico, per lui quel ragazzo era senza alcun dubbio Hohenheim della sabbia, tuttavia persone più in alto di lui avrebbero sicuramente volute risposte più precise della semplice certezza di aver ritrovato un amico pensato morto ormai da anni.

    -Sono passati quasi 3 anni dalla tua scomparsa!.. ma si può sapere che diavolo ti è successo?!.. dove sei stato tutto questo tempo?!..-


    Il rosso avrebbe preso da sotto la sedia n sacchetto di carta, al suo interno sembravano esserci stipate non meno di una dozzina di mele. Preso un frutto ci avrebbe dato una pulita con la manica per poi lanciarlo all’amico a letto. Quindi presa una seconda mela avrebbe tirato un gran morso mangiandone quasi metà con un colpo solo, la bocca del rosso doveva essere il frutto di manipolazioni genetiche basate sui serpenti, la sua mandibola doveva essere staccata e mobile come quella dei rettili per riuscire a fare tanto. Senza fermarsi il rosso avrebbe continuato a masticare e parlare sputando pezzettini ovunque, Hohe di sicuro si sarebbe ritrovato in una situazione alquanto familiare.

    -Gnam gnam.. qua al billabbo.. gnam.. ti crebabamo.. bubbi.. gnam.. glum.. borbo!.. gnam.. GLUM!!!.. i vecchi del consiglio e anche l’amministrazione vorrà delle spiegazioni.. per ora solo Shaina sa del tuo arrivo.. però sono quasi sicuro che qualche idiota che ti ha visto al gate avrà già fatto rapporto al consiglio!.. sai anche tu quanto siano malfidenti quei vecchiacci bavosi!.. gnam.. cavolo queste mele sono buonissime!.. spero tu abbia una bella storia da raccontare.. perché vorranno sentirla tutta per bene.. eheheh.. glum..-


    Il rosso non era cambiato. Erano passati quasi tre anni da quando Hohe era scomparso ed ora come dal niente era tornato, quasi gli inferi lo avessero rigettato nel mondo dei vivi. Il rosso non poteva certo immaginare che l’amico era effettiva morto e poi riportato alla vita grazie a tecniche proibite. Per come la vedeva lui il giovane Hohe era solo tornato da una lunga e difficile missione in incognito che lo aveva tenuto lontano dal villaggio per anni.



     
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    Quando Hohenheim sentì la risposta del rosso, ovvero che erano passati ben 3 anni dalla sua dipartita, quasi gli tornarono le lacrime agli occhi, eppure questa volta riuscì a contenersi e a ricacciare in fondo alla gola i singhiozzi.

    “ Tre anni…tre anni sono un’eternità. Tu quindi ora hai quanti, 17 anni? Non ci posso pensare…”

    Sebbene la situazione fosse catastrofica, il chunin si sentiva sollevato che ad affrontarla con lui ci fosse Hoshi, davvero molto sollevato. Il Rosso aveva un’innata capacità di tramutare ogni situazione in qualcosa di piacevole,ed una bontà di cuore che sembrava poter riscaldare l’aria di una stanza. Ne avevano passate tante insieme, spalla contro spalla…ma dopo tre anni… chissà quante cose erano cambiate. La vastità di quel pensiero lo sconvolse.
    Il chunin stava tornando ad incupirsi quando Hoshi prese delle mele da un sacchetto che aveva portato, lanciandone una verso Hohenheim. Con qualche difficoltà la prese al volo e ringraziò il compagno, sebbene non avesse fame. Tuttavia, per quanto potesse essere stralunato in quel momento, non potè non scoppiare a ridere quando il suo vecchio compagno di squadra iniziò a mangiare e parlare contemporaneamente, sputando pezzi di mela ovunque. La genuinità di quell’azione riportò il chunin a momento così belli e spensierati del suo passato, che immediatamente si sentì meglio e sollevato. Fu quindi con tutt’altro spirito che iniziò a mordicchiare la mela, trovando nuove energie nel cibo che gli finiva nello stomaco.

    “ Che debba dare delle spiegazioni credo sia il minimo, spero solo che mi accolgano con la stessa buona fede così come hai fatto tu. E’ un bene che stia arrivando anche Shaina: è lei che mi ha fatto entrare a Suna la prima volta, non potrei immaginare nessun altro che lei , ed ovviamente te, ad accogliermi .”

    Il suo volto si fece un po’ più cupo prima di iniziare la seconda parte del suo discorso.

    “ Si Hoshi ho una lunga storia da raccontare, ma fidati se ti dico che non è affatto bella. Ti ricordi quella sera, l’ultima in cui ci siamo visti? Era la festa per i Sand Scorpion: avevamo rimandato molto prima di farla, ma alla fine si stava facendo. Se ti ricordi io ero appena tornato da un lungo viaggio, ero vestito di azzurro e panna e tu mi dicesti che mi ero fatto monaco…mph”

    Disse Hohenheim sorridendo leggermente al ricordo della battuta dell’amico.

    “Il villaggio mi aveva mandato in missione in questo monastero, anche se in realtà si trattava di un allenamento speciale. Sebbene fossi partito con quest’idea, ripensandoci adesso, non so se fu veramente il villaggio a mandarmi in quel luogo. Ad ogni modo completai l’addestramento, incrementai di molto i miei poteri e conobbi infine chi comandava quel posto. Era un gruppo di 9 tra uomini e donne che si facevano chiamare D10.Il capo, in realtà un leader tra pari, si faceva chiamare Amanimaru. Lui mi disse che mi voleva nella sua organizzazione, che mi spiegò non essere filo accademica e mi lusingò grandemente. Comunque non accettai la sua proposta. Dopo poco ci fu un attacco di un ex membro dei D10 e io lo sconfissi. Si attivò un fuinjutsu particolare: era regola dell’associazione che chiunque battesse un membro dei D10 automaticamente diventava parte del gruppo. La tecnica incise sul mio petto un simbolo di appartenenza: …”

    Mentre così diceva si scostò la maglietta dal petto mostrando il numero X , che sembrava marchiato a fuoco sul suo petto.

    “…ero diventato il numero 10. Dopo quell’episodio, qualche giorno dopo, tornai a Suna e qualche tempo dopo ci fu la festa.
    Onestamente non avevo intenzione di far parte di qualcosa come i D10, ero più che soddisfatto della mia carica di Sand Scorpion e della mia forza, nonostante fossi stato battuto pesantemente al Gate da quel Mikawa, quindi non avevo motivo di tornare da loro. Tuttavia c’era un altro aspetto che non avevo considerato. La tecnica che incide questo marchio trasmette anche un virus. Non si sa il perché, si sa solo che tutti coloro che hanno questo marchio si ammalano di una malattia incurabile. Avevo visto i suoi effetti consumare la vita di un altro D10 e lo stesso Amanimaru è morto per quel malessere. Sta di fatti che quella sera, la sera della festa, i sintomi hanno iniziato a manifestarsi ed in poco tempo sono diventati insostenibili…sono quindi tornato al monastero!”


    Il chunin fece quindi una pausa cercando di capire l’effetto di quel racconto sul Kikuma.Quando riprese a parlare le parole iniziarono a scorrere da sole, ripercorrendo gli ultimi suoi ricordi, mentre con la mente rivangava quegli attimi.

    […]

    Era notte. In realtà negli ultimi due giorni era sempre notte per il chunin:i suoi occhi si stavano lentamente spegnendo, tanto da far fatica a distinguere persino i colori. Il suo corpo era da qualche giorno immobilizzato al letto, con cinque o sei cannule che versavano medicinali nelle sue vene. Il chunin aveva capito solo in parte quello che stava succedendo. Sapeva che il morbo dei D10 aveva raggiunto anche lui, però sapeva anche che ci volevano anni prima che questo riducesse il malcapitato in quello stato. Amanimaru ed altri membri avevano vissuto a lungo grazie alle medicine. Tuttavia, per un qualche caso, lui non era stato così fortunato. Quando, qualche giorno prima, era arrivato al monastero con il sangue che colava da occhi e orecchie i più anziani tra i D si erano subito resi conto della situazione e lo avevano messo sotto medicinali. Aveva sentito di voci che dicevano che sì, ogni tanto capitava che il morbo consumasse così velocemente un nuovo arrivato, soprattutto se era particolarmente giovane e quindi non completamente sviluppato.
    Hohenhiem aveva iniziato a capire che la situazione stava diventando grave quando i medici intorno a lui iniziarono a diminuire e la sua situazione non migliorava. Ma ben presto semplicemente non pensò più a nulla: le droghe lo stordivano pesantemente, il che da una parte era anche meglio perché altrimenti il dolore lo avrebbe consumato. Viveva in uno stato di incoscienza, sospeso tra sogno e realtà, viveva per lo più di ricordi, belli la maggior parte, perché ormai il suo corpo non si muoveva più. Più che altro dormiva, dormiva molto. Poi il buio.

    […]

    Quando finì di parlare era passato un bel po’ di tempo. Lo aveva detto che sarebbe stata una lunga storia.
     
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    ..Beh.. ora sei a casa no?!..
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    Il rosso era rimasto a fissare Hohe mentre parlava, era rimasto un nano, lo stesso di tre anni fa. Quando l’amico sottolineò l’età del rosso non resisti ad elargire una sonora risata soddisfatta con tanto di posa trionfale, il Chikuma voleva essere ammirato in tutta la sua altezza. Quando Hohe era sparito i due si contendevano il titolo di nani del villaggio anche se era sempre Hoshi a vincere dato che di pochi centimetri l’altro lo superava. Ma ora dall’alto dei suoi 177cm il Chikuma poteva ammirare l’amico che tirava il collo per guardarlo negli occhi. Aaaah il dolce sapore della rivincita.

    Dopo quel siparietto Hohe tornò ad incupirsi, sembrava che l’esperienza non gli avesse lasciato dei bei ricordi, e come dargli torto. La storia raccontata dal genio dell’argilla aveva dell’incredibile e cominciava esattamente dove il Chikuma aveva lasciato l’amico l’ultima volta, esattamente tre anni prima.

    -Oh si!.. ricordo di quella festa.. WAHAHAHAH.. già quel vestito ti donava un aspetto troppo buffo!!!.. -


    Hohe continuò la sua storia raccontando di come il villaggio lo avesse mandato in un monastero ad allenarsi. Il nome D10 non diceva praticamente nulla al giovane, piuttosto il nome di questo fantomatico Amanimaru lasciò nella sua testa come una vaga sensazione di deja-vu, una sensazione inspiegabile che si spense come si era accesa. La storia del ragazzo si faceva sempre più intricata ed avvincente ed il rosso rimase in silenzio ad ascoltare sgranocchiando voracemente tutte le mele che si era portato appresso. Hohe ne aveva passate davvero delle belle, o forse meglio dire delle brutte.

    -Accidenti che sfiga!.. ti sei ammalato per colpa di quel brutto segnaccio che ti porti al petto?!.. mmh.. ehi non è contagioso vero?!..-


    Hoshi aveva fatto qualche saltello all’indietro con la sedia cominciando a guardare l’amico con sospetto. In realtà il rosso stava solo cercando di distogliere i pensieri dell’amico da quelli più dolorosi, cominciava a capire perché Hohe era scomparso tre anni prima e cominciava a temere di sapere dove portava la sua storia. Il racconto del giovane artista era pieno di dolore e tristezza e a sentirlo sembrava più confuso lui del rosso. Hoshi aveva vissuto qualche anno in più tra il regno dei vivi ed aveva assistito a cose che l’amico nemmeno poteva immaginare. Non era la prima volta che vedeva persone tornare in vita, il più delle volte in forme mostruose e deformi, per quanto ne sapeva all’amico era andata di lusso. Hoshi aveva socchiuso gli occhi per pensare mentre Hohe concludeva il suo monologo, aveva compreso benissimo la situazione e le paure che ora attanagliavano il ragazzino. Dopo qualche secondo di silenzio il rosso si sarebbe alzato avvicinandosi al genio a letto. La sua mano si sollevò appoggiandosi alla magra spalla dell’amico che era rimasto bambino, almeno nel corpo. Il suo volto scuro esplose d’un tratto in un radioso sorriso sincero, sembrava che per il Chikuma non fosse successo poi nulla di così grave.

    -Coraggio Hohe non preoccuparti!!!.. quel che è stato è stato ciò che conta è che ora sei tornato qui da noi.. dai tuoi vecchi amici!!!.. per quanto mi riguarda a Suna ci sarà sempre posto per un tipo tosto come te!.. ai quei quattro vecchiacci del consiglio puoi pure dire che vadano a rompere le palle a qualcun altro.. anzi di loro che sono stato io a dirtelo!!.. pensa a rilassarti e a recuperare le forze Hohe.. e ben tornato a casa amico mio!..-


    Il rosso sarebbe rimasto li con l’amico tutta la serata a raccontare le avventure vissute in quei tre anni che era rimasto assente. Al rosso non importava che aveva fatto Hohe o che gli era successo, non ora per lo meno che era tornato a casa vivo e vegeto da chissà quale oscuro e sconosciuto luogo.


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    -Oh si!.. ricordo di quella festa.. WAHAHAHAH.. già quel vestito ti donava un aspetto troppo buffo!!!.. –

    “Hahah ero sicuro che lo avresti detto, non sei cambiato proprio di una virgola…sei solo più grosso … e non montarti al testa ahahaha”


    Già, era proprio un bene che ci fosse Hoshi lì con lui. Ad alcune persone sarebbe parsa mancanza di tatto il suo modo di prendere così alla leggere i racconti del chunin, ma Hohenheim capiva che l’amico non solo comprendeva perfettamente il suo stato d’animo, ma il suo modo di comportarsi era fatto apposta per cercare di metterlo a suo agio il più possibile; l’Artista sapeva tutte queste cose perché, difatti, lui si sentiva meglio nel vedere quel viso sorridente davanti alla sua faccia per tutto il tempo.
    Ma nulla lo sollevò come quando alla fine del suo racconto, vuotato del peso che si stava portando dentro, carico di tutti i dubbi che quella storia conteneva, il Chikuma gli disse:

    Coraggio Hohe non preoccuparti!!!.. quel che è stato è stato ciò che conta è che ora sei tornato qui da noi.. dai tuoi vecchi amici!!!.. per quanto mi riguarda a Suna ci sarà sempre posto per un tipo tosto come te!.. ai quei quattro vecchiacci del consiglio puoi pure dire che vadano a rompere le palle a qualcun altro.. anzi di loro che sono stato io a dirtelo!!.. pensa a rilassarti e a recuperare le forze Hohe.. e ben tornato a casa amico mio!..-



    Il sentirsi accettato, nonostante quello che poteva essere successo, fu una sensazione bellissima e appagante, che liberò dall’angoscia il chunin. Il bambino poteva sopportare, infatti, che i vecchiacci del villaggio lo considerassero un nemico, ma non sarebbe stato più lo stesso se anche Hoshi lo avesse considerato in egual maniera.
    Da quel momento in poi, la serata trascorse leggera e non si toccarono più gli argomenti legati alle brutte esperienze del chunin. Invece Hoshi riempì quelle ore che trascorsero delle storie e delle avventure che lui, e il Villaggio in generale, avevano vissuto negli anni durante la sua assenza. Invero il chunin si sentì triste nel sentire quali e quanti scontri avvincenti i Sand Scorpio e Hoshi, primo fra tutti, avevano affrontato. In particolar modo, quando il Nano (ex-Nano), gli raccontò dell’attacco all’Accademia tramite i dragoni di argilla, gli occhi gli stavano quasi per uscire dalle orbite. Non solo non si sarebbe mai aspettato che l’Accademia venisse attaccata, ma meno ancora avrebbe pensato che esistessero manipolatori di argilla così potenti in giro!
    Venne anche a conoscenza dei nuovi legami che il Chikuma aveva stretto,ovvero con il venerabile Kazekage, e di quanto fosse diventato importante all’interno del Villaggio .Il Rosso non usò mai paroloni che lo sottolineassero, ma Hohenheim lo aveva capito subito. Questo non poté non riempirlo di gioia, ma anche un po’ di invidia perché, se fosse rimasto in vita anche lui avrebbe fatto strada come il suo amico. Tuttavia era un sentimento positivo, che lo incitava a migliorarsi e ad alzarsi presto da quel letto e non, come invece poteva essere, ad odiare il suo compagno di avventure.
    Già si sentiva più in forze, già i suoi pensieri non erano più oscuri, inondati come’erano dalle radiose fantasie di nuovi avvincenti combattimenti e avventure.
    Nonostante il volere di Hohenheim, alla fine il Rosso dovette andarsene, il che fu anche un bene perché l’adrenalina non gli stava facendo avvertire la stanchezza e il bisogno di dormire che invece aveva. Prima di andarsene però, il chunin rivolse all’ospite i ringraziamenti d’obbligo e una domanda:

    “Hoshi grazie per la visita! Sei sempre un amico ed il migliore. Ti posso fare una domanda? Domani passeresti a casa mia a prendermi dell’argilla? Mi manca troppo la mia arte! Te ne sarei grato!!”

     
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  15. ¬Chris
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    Nemmeno seguendo le indicazioni che chiedevo ogni due o trecento metri mi permisero di trovare facilmente l'ospedale che, malgrado questa premessa, sbucò improvvisamente da dietro un angolo anticipato da una piazza circolare in cui il rumore dell'acqua cristallina della fontana era coperto dal caos della strada.
    Avevo lasciato il cavallo in una stalla a pochi metri dalle mura che due guardiani mi aprirono permettendomi di entrare, avevo visionato i documenti non trovando nulla di errato.
    L'afa e il caldo mi stavano torturando, mi lasciavano boccheggiante e per questo fu come ricevere un pugno quando entrai nell'edificio, munito - grazie a dio - di condizionatore.
    Così mi sarei avvicinato all'infermiera che si dedicava alla prima accoglienza, quindi con un leggero sorriso le chiesi della dottoressa Tamashii le mostrai i documenti dicendole, proprio come dissi ai guardiani, che avevo un appuntamento.
     
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115 replies since 25/9/2007, 22:26   3635 views
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