Adunata Medica

[QdV]

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  1. [Areiz] no [Kudo]
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    CITAZIONE

    Narrato
    "Parlato"
    § Pensato§


    CITAZIONE

    [Village’s Quest]



    Chapter I - Meetings

    La situazione era meno rosea di quanto si aspettasse. L’ospedale era un insieme indefinito di corpi umani in movimento senza meta, in un moto caotico e confuso, indecifrabilmente nevrotico. Fu per lui motivo di irritazione vedere tutto quel disordine, perché voleva solo significare che la situazione era davvero pessima. Una vera emergenza insomma. E tutto dava vita ad una tensione che era avvertibile nell’aria, come un’aura negativa che gravava sui loro spiriti. Subito ne avvertì la presenza appena mise piede nel lungo atrio dell’ospedale. Si guardò intorno attentamente, cercando di carpire qualche informazione importante, che potesse anche solo dargli un indizio su ciò che stava per accadere. Ma fu inutile, dal momento che tutto era un viavai di gente, infermieri e dottori che non si fermavano né per chiacchierare né per riposare. Si passò una mano tra i capelli biondi in un gesto di ansia, ben sapendo ciò a cui andava incontro. Meglio dire che non lo sapeva, ma poteva immaginarlo e questo lo portava a pensare che fossero solo guai. Avanzò lentamente, vedendo il gruppo di persone che avevano risposto all’appello come lui. Subito se ne accorse, perché stonavano in quel quadro fatto di camici bianchi e flaconi di medicine. Erano guerrieri, non dottori. Si vedeva subito. Lentamente si avvicinò. Un rappresentante dell’ospedale era tra loro, che attendeva che qualcuno in più arrivasse. Sembrava stanco ed immensamente preoccupato, anche se non lasciava trasparire molto queste preoccupazioni. Le sue priorità erano rappresentate dal portare al termine il suo dovere, ovvero indirizzare gli adepti alla loro missione.
    Le sue parole furono vaghe, in quanto non diedero informazioni importanti e ciò era un male…


    CITAZIONE
    Allora, non abbiamo tempo da perdere, percorrete velocemente quel corridoio e alla fine dovreste trovare un carro. Saliteci di fretta, è un emergenza. Vi spiegheranno meglio di la.. ah.. Qui gli equipaggiamenti! Saranno solamente un peso..

    Areiz sorrise ironico, impossibilitato a credere a ciò che l’uomo stava chiedendo: posare l’equipaggiamento. Stoltezza, in quanto per un ninja esso è fondamentale. Rimase per un attimo interdetto, cercando di pensare ad un qualcosa. Poi si rassicurò, sorridendo.

    “Come vuole”



    Mormorò per poi dirigersi verso il corridoio. Il suo passo era calmo, così come il suo animo. Ultimamente stava migliorando enormemente grazie ai numerosi allenamenti, e – non senza una nota presuntuosa- avanzò sicuro di poter fronteggiare tutto anche senza le proprie armi, ma solo con le proprie capacità. Dopotutto la forza non derivava da esse in quanto tali, ma dal modo di usarle e saperle adattare alla propria natura.
    Convinto di ciò, si avviò nel cortile interno, attraversando quel corridoio ben illuminato, ma vuoto, privo di quadri, finestre, privo di un qualcosa che potesse dar vitalità. Camminò per qualche minuto, i passi che risuonavano chiari e forti sul pavimento, così come quelli di tutti gli altri che lo seguivano o precedevano. Nessuno parlò, tutti diretti verso quella meta che era stata loro prefissata. Lentamente una luce più forte fece capolino nel corridoio, l’uscita.

    Si avviò al di fuori di essa, poi la sorpresa. Un carro trainato da più cavalli era parcheggiato al centro del cortile. Era grande, con un tendone bianco che copriva la struttura semicircolare della carrozza posteriore, quella in cui immaginava avessero dovuto salire gli aspiranti. Il dietro del carro era formato solo da una porta, sorvegliata a vista da uno shinobi, che ad ognuno che si avvicinava, diede uno zaino d’equipaggiamento, spingendolo all’interno.
    Quando arrivarono a lui, non fece domande, prese solo l’equipaggiamento medico ed entrò. Si sentiva come un soldato dell’esercito pronto a partire per l’Iraq.
    L’interno sembrava come un carro di trasporto dei detenuti, sobrio e spoglio. Si sistemò su una delle panche laterali, poi attese. Il medico che li aveva scortati all’inizio si affacciò dalla porta, mormorando laconiche parole…


    CITAZIONE
    Semplicemente, c’è un emergenza dovuta ad una guerriglia tra civili. Parecchi feriti e i pochi medici presenti non sono in grado di fare nulla; è stato assoldato il villaggio della foglia per riuscire a ristabilire le loro condizioni, per cui non fateci fare brutta figura. Buona Fortuna, ve ne servirà.

    Poi la porta si richiuse, lasciando calare un’ombra minacciosa nel carro, interrotta soltanto dalla poca luce che filtrava attraverso le piccole finestrelle. Prese lo zaino ed esaminò l’equipaggiamento per vedere di cosa erano stati dotati. La risposta fu un semplice Kit di primo soccorso, dotato di tutto ciò che poteva aiutarli a guarire probabili ferite fisiche. Richiuse la sacca di botto, mettendola di fianco alle gambe, poi si passò entrambe le mani nei capelli, coprendo infine il volto. Rimase così qualche minuto, riflettendo sulle possibili cause e conseguenze della sua scelta di imbarcarsi in quella missione. Era stato impudente, ma magnifico. Subito dentro di sé aveva sentito il bisogno di poter dar un contributo al suo villaggio, ed ora ne aveva l’occasione. In fondo doveva molto alla Foglia. L’averlo cresciuto, l’avergli dato una casa anche se era solo, senza nessuno. Intraprendere la strada dello shinobi era stato un modo per ripagare di tanta gentilezza. Quale modo migliore per farlo, se non combattere per esso? Non aveva nessuno per cui farlo, per cui combattere. Poteva farlo solo per se stesso e per il villaggio in sé per sé.

    § La situazione deve essere più grave di quanto si pensi, dal momento che hanno chiamato dei novelli per una missione del genere. Inoltre andremo incontro ad una guerriglia di civili, che per la prima volta impugnano armi di cui non conoscono uso, e questo è pericoloso, perché l’inesperienza può far molti più danni della rabbia, la stessa rabbia che li ha portati a ribellarsi. §



    Qualcuno iniziò a parlare. Fu un ragazzo dall’aspetto ambiguo, ma a prima vista simpatico.

    CITAZIONE

    -Comunque ragazzi, piacere sono Timosaki. Visto che dovremo lavorare assieme mi sembra giusto iniziare a conoscerci. Se volete, chiamatemi pure Timo, suona meglio.
    Vi siete fatti in ogni caso un’idea su questa cosa?


    Poi fu il turno dell’altro ragazzo…



    CITAZIONE

    « Per chi non mi conosce, io sono Taka. Timosaki ti volevo far presente che se ci fosse stato il rischio di rimanere coinvolti non credi che ci avrebbero lasciato l’equipaggiamento? Spero che la mia teoria sia esatta »


    Areiz sorrise. Erano due tipi in gamba – si vedeva. Anche solo il fatto di essere lì a presenziare a quella missione era una prova inconfutabile del loro valore, o almeno del loro coraggio.

    “Molto piacere di conoscerti Timosaki, e lo stesso vale anche per te Taka. Dal momento che nessuno di voi mi conosce, mi presento…io sono Areiz. Credo che la tua teoria sia esatta, Taka, ma non dargli troppa fiducia. Parliamo di ribelli e di guerriglia e questo vale anche solo come suggerimento per farci stare all’erta. I piani alti non pensano ci sia possibilità di scontro, ma dobbiamo comunque prepararci al peggio. In fondo siamo ninjia, e possiamo cavarcela in ogni situazione…dobbiamo cavarcela”



    Si corresse infine ben consapevole della sua forza di volontà a restare vivo il più a lungo possibile.



    Areiz Yondaime Kudo
    Konohagakure no Genin

     
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